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ORIGINAL INSTRUMENTS CDS DynamicOperaClassic. Dynamic opera and classical music

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Academic year: 2022

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CDS7778.02 Dynamic Srl

Via Mura Chiappe 39, 16136 Genova - Italy tel.+39 010.27.22.884 fax +39 010.21.39.37 dynamic@dynamic.it

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Dynamic opera and classical music DynamicOperaClassic

ORIGINAL INSTRUMENTS

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CDS7778.02 (DDD)

ANTONIO VIVALDI (Venice, 1678 - Vienna, 1741) - 12 Violin Concertos Op. IV

Tot. Running Time 51:41

Concerto No. 1 in B flat major RV 383a 07:54

Allegro 02:55

Largo 02:35

Allegro 02:24

Concerto No. 2 in E minor RV 279 09:23

Allegro 03:58

Largo 02:24

Allegro 03:01

Concerto No. 3 in G major RV 301 08:22

Allegro 02:45

Largo 02:44

Allegro assai 02:53

Concerto No. 4 in A minor RV 357 07:58

Allegro 02:42

Grave 02:52

Allegro 02:24

1 2 3

4 5 6

7 8 9

10 11 12

La Stravaganza

(4)

Concerto No. 5 in A major RV 347 08:56

Allegro 03:32

Largo 02:15

Allegro 03:09

Concerto No. 6 in G minor RV 316a 08:59

Allegro 02:32

Largo 02:57

Allegro 03:30

Tot. Running Time 45:27

Concerto No. 7 in C major RV 185 07:19

Largo 01:54

Allegro 02:06

Largo 01:22

Allegro 01:57

Concerto No. 8 in D minor RV 249 07:32

Allegro-Adagio-Presto 02:17

Adagio 02:00

Allegro 03:15

Concerto No. 9 in F major RV 284 06:56

Allegro 02:41

Largo 01:58

Allegro 02:17

Concerto No. 10 in C minor RV 196 08:09

Spiritoso 02:47

Adagio 02:46

13 14 15

16 17 18

01 02 03 04

05 06 07

08 09 10

11 12

(5)

Allegro 02:36

Concerto No. 11 in D major RV 204 06:06

Allegro 02:31

Largo 01:48

Allegro assai 01:47

Concerto No. 12 in G major RV 298 09:12

Spiritoso e non Presto 02:34

Largo 03:03

Allegro 03:35

13

14 15 16

17 18 19

Anton Martynov M

ODO

A

NTIQUO

Federico Maria Sardelli, Conductor M

ODO

A

NTIQUO

Paolo Cantamessa*, Beatrice Scaldini*,

Giorgio Leonida Tosi, Daniele Del Lungo, Fabrizio Longo, Violins Simone Laghi, Viola

Bettina Hoffmann, Cello Nicola Domeniconi, Double-bass

Simone Vallerotonda, Gianluca Geremia, Theorbos Giulia Nuti, Harpsichord

* First Parts

On original instruments

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VIVALDI. 12 Concerti op. 4

“La Stravaganza”

Non solo Quattro Stagioni…

Antonio Vivaldi appartiene alla ristretta cer- chia degli artisti che potremmo definire “rivo- luzionari fortunati”: quelli, cioè, che pur aven- do apportato radicali innovazioni nell’ambito del loro specifico campo operativo, sono stati accolti fin da subito con entusiasmo, e non hanno dovuto scontare con l’incomprensione e a volte anche l’irrisione il prezzo del loro desiderio di novità. Antonio Vivaldi, certamen- te, non fu l’inventore del concerto solistico. In termini puramente cronologici, la pubblicazio- ne dei concerti dell’op. 8 di Giuseppe Torelli, stampati a Bologna nel 1709, precede di un paio di anni quella dei suoi concerti dell’Estro Armonico op. 3, stampati ad Amsterdam nel 1711. Ma se anche non fu l’inventore del gene- re, Vivaldi fu l’autore che gli diede l’impulso più forte, fino a farlo diventare il prodotto par excel- lence della musica strumentale della prima metà del XVIII° secolo. Senza Vivaldi, la storia della musica europea sarebbe stata radical- mente diversa, e le migliaia di concerti scritti dai musicisti europei a partire da allora stanno lì a dimostrarlo con un’evidenza che non necessita di ulteriori spiegazioni.

Le fortune musicali di Vivaldi autore di concerti furono strettamente legate a quelle del suo principale editore, Estienne Roger, un francese nativo di Caen che nel 1685, all’epoca della revoca dell’editto di Nantes, si era trasferito come molti altri ugonotti francesi nella più libe-

ra e democratica Amsterdam, dove aveva avviato una fiorente attività di editore musicale, utilizzando il più moderno sistema dell’incisio- ne su lastra, che aveva rapidamente surclassa- to la stampa a caratteri mobili, allora in uso a Venezia. Roger fu il primo a dare alle stampe, nel 1711, L’Estro Armonico op. 3, la raccolta che impose all’attenzione dell’Europa intera il nome del Prete Rosso. La splendida icasticità dei temi, la semplicità della struttura, il senso esemplare della concisione formale, la fre- schezza ineguagliabile dell’invenzione melo- dica fecero di quei dodici, mirabili concerti, uno dei primi grandi best seller dell’editoria settecentesca: come i musicologi vivaldiani hanno appurato, non meno di venti edizioni di questa raccolta si contarono infatti tra il 1711 e il 1743, in un’epoca in cui l’acquisto delle pubblicazioni musicali era cosa costosissima e certo non alla portata di tutte le tasche.

L’Estro Armonico fece sensazione, ma più ancora fece scuola all’Europa intera, e spe- cialmente nei paesi di lingua tedesca, dove molti compositori, tra cui anche Johann Sebastian Bach, si diedero a trascrivere, imi- tare e copiare le opere del musicista italiano.

Susciterebbero forse tenerezza, se non pro- vocassero ancor oggi profonda irritazione, le penose acrobazie intellettuali con cui gli austeri musicologi tedeschi di fine Ottocento/primi Novecento, catafratti nel loro nazionalismo, cercavano di spiegare il per loro inspiegabile interesse bachiano per il Prete Rosso. Ma Bach, che era molto più intelligente dei suoi esegeti, sapeva benissi-

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mo che i concerti vivaldiani contenevano, in forma per così dire paradigmatica, la ricetta della nuova musica strumentale.

L’Estro Armonico conteneva una prefazione dedicata Alli dilettanti di musica nella quale Vivaldi dichiarava testualmente: “Confesso bene che se per il passato le mie composizio- ni oltre i loro difetti ànno ancora avuto il disca- pito della stampa, hora il loro maggior avan- taggio sarà quello di essere scolpite dalla mano famosa di Monsieur Estienne Roger.

Quest’è una ragione per la quale ho studiato di satisfarvi con la stampa di Concerti e mi fa coraggio di presto presentarvi un’altra Muta di Concerti a 4.”. Vivaldi fa qui evidentemente accenno ai dodici concerti della sua successi- va op. 4, che già nel titolo (La Stravaganza) sembrano fare da pendant a quelli dell’op. 3 (L’Estro Armonico), e la cui uscita sembra dare per imminente. Tuttavia, il “presto pre- sentarvi” della prefazione si dilatò, per ragioni che ci sono per il momento sconosciute, a svariati anni. La data di pubblicazione de La Stravaganza non è nota; la data del 1714, ini- zialmente avanzata, sembra aver recente- mente ceduto il posto a quella del 1716, rite- nuta oggi come più probabile dalla maggior parte degli studiosi vivaldiani. Come che sia, passò più tempo di quanto Vivaldi aveva pre- visto. La nuova “Muta” di dodici concerti, ad ogni buon conto, fu accolta con non minore successo, ed ebbe anch’essa numerose ristampe. All’epoca, com’è noto, i compositori (e gli editori con loro) non avevano pratica- mente nessuna arma legale per impedire che

un’opera da loro pubblicata venisse illegal- mente ristampata in un altro paese (o anche nella loro stessa nazione, purché l’editore fraudolento avesse l’accortezza di dichiararla stampata, sul frontespizio, in una città stranie- ra). La Stravaganza ebbe dunque svariate ristampe senza che Vivaldi e Roger avessero ciò che loro spettava. Ma era comunque il segno tangibile di un successo senza precedenti.

Per entrambe le raccolte Vivaldi scelse come dedicatari due illustri personaggi, che di solito contraccambiavano la dedica (che, secondo il costume dell’epoca, doveva essere prima opportunamente richiesta) con una generosa sovvenzione in denaro. L’Estro Armonico era stato dedicato al gran principe Ferdinando de’ Medici, figlio primogenito del granduca Cosimo III di Toscana e di Marguerite-Louise d’Orléans, morto prematuramente nel 1713 e noto musicofilo. La Stravaganza fu dedicata invece ad un gentiluomo veneziano, Vettor Dolfin (1686 - 1735), musicista dilettante cui Vivaldi aveva impartito in precedenza delle lezioni di violino.

Non è dato sapere se, quando nella prefazio- ne dell’Estro Armonico accennava ad una nuova “Muta” di concerti, Vivaldi si riferisse ad opere che aveva già scritto, in tutto o in parte, o che aveva semplicemente in animo di scri- vere. Quel che è certo è che i dodici concerti dell’op. 4 differiscono sensibilmente da quelli dell’op. 3, essendo praticamente tutti, con la sola eccezione del Concerto n. 7 in Do mag- giore RV 185, che è scritto per due violini e violoncello obbligato, dei concerti per violino

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solo, archi e basso continuo: cioè quanto di più vivaldiano, nell’ambito della musica stru- mentale, Vivaldi avesse mai scritto fino ad allora. I concerti dell’Estro Armonico, come ben si sa, presentano invece destinazioni soli- stiche diverse (quattro violini e violoncello, quattro violini, due violini e violoncello, due violini, violino solo). Da un certo punto di vista, i concerti dell’op. 4 potrebbero essere considerati come dei veri e propri modelli esemplari del concerto solistico vivaldiano.

Anche se studi recenti hanno definitivamente smontato l’infamante accusa di Igor Stravinskij, secondo cui Vivaldi avrebbe scrit- to per quattrocento volte lo stesso concerto, dimostrando anzi come la struttura a ritornello tipica dei primi movimenti dei concerti del Prete Rosso non si ripeta mai due volte ugua- le nei suoi innumerevoli concerti solistici, uno sguardo anche rapido al brano che apre La Stravaganza op. 4, in Si bemolle maggiore RV 383a, ci mostra in modo esemplare tutti gli ingredienti più tipici del concerto vivaldiano, dal carattere lapidario e incisivo del “motto”

con cui esordisce l’Allegro iniziale, alla chia- rissima struttura formale basata sulla simme- trica alternanza di tutti e solo, alla meraviglio- sa invenzione del Largo, e cantabile centrale, al festoso virtuosismo dell’Allegro finale. Sono dieci minuti di musica in tutto, ma assoluta- mente perfetti. Ben se ne accorse anche Johann Sebastian Bach, che lo trascrisse adattandolo al cembalo (è il Concerto in Sol maggiore BWV 980). Un altro concerto della raccolta, il n. 6 in Sol minore, fu pure arrangia-

to per cembalo dal Cantor, questa volta senza alterare la tonalità originale (è il Concerto BWV 975). Con i concerti della Stravaganza op. 4, in altri termini, Vivaldi porta a definitivo e trionfale compimento il processo di sistema- zione formale e stilistica del concerto solisti- co, offrendo all’Europa intera un modello tal- mente funzionale da restare praticamente inalterato, con la sua struttura in tre tempi e la successione veloce/lento/veloce, nei due secoli successivi.

Danilo Prefumo

Nato a Mosca, Anton Martynov ha iniziato lo studio del violino all’età di cinque anni. Ha fre- quentato la Scuola e l’Accademia Gnessine sotto la guida di Elena Malkina, Irina Svetlova, Valentin Berlinski e Vladimir Spivakov, prose- guendo poi gli studi a Brescia con Dora Schwarzberg ed al Conservatorio di Milano con Gigino Maestri.

Vincitore del Concorso Internazionale di Stresa nel 1994, è divenuto membro del Quartetto Anton a Parigi e solista dell’Orchestra Sinfonica di Milano diretta da Riccardo Chailly.

Da molti anni collabora con Philippe Herreweghe e suona regolarmente come soli- sta con “Les Musiciens du Louvre” di Marc Minkowski. La sua conoscenza di diversi stru- menti oltre al violino (viola, pianoforte, clavi- cembalo e organo) e della composizione lo ha portato alla direzione d’orchestra.

Ospite di numerosi festival in tutto il mondo, si è esibito a fianco di musicisti quali Martha

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Argerich, Boris Berezovsky, Andreas Brantelid, Gérard Caussé, Henri Demarquette, Ivry Gitlis, per citarne solo alcuni.

Martynov è il direttore artistico delle stagioni

“Rive Gauche Musique” fin dall’anno della loro creazione (2009) e co-direttore artistico del festival “Le Printemps du Violon à Paris”.

Insegna violino al Reale Conservatorio di Mons (Belgio) e al CNSM di Parigi. Suona uno violino Nicolò Gagliano del 1732.

Federico Maria Sardelli ha fondato nel 1984 l’orchestra barocca Modo Antiquo. È direttore principale dell’Accademia Barocca di S.

Cecilia e dell’Orchestra Filarmonica di Torino.

È regolarmente ospite dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, la Orquestra de la Comunitat Valenciana, il Gewandhaus di Lipsia, la Staatskapelle Halle, la Kammerakademie Potsdam, la Moscow State Chamber Orchestra e molte altre.

Ha inciso per Naïve, Deutsche Grammophon, Sony, Dynamic, Brilliant. Ha al suo attivo più di quaranta incisioni discografiche, sempre in veste direttore e di solista. Due volte nominée ai Grammy Awards (1997, 2000). Ha diretto e inciso le prime rappresentazioni mondiali di numerose opere vivaldiane inedite.

È membro del comitato scientifico dell’Istituto Italiano Antonio Vivaldi presso la Fondazione G. Cini di Venezia. Numerosissime sono le sue pubblicazioni musicali e musicologiche, edite da Bärenreiter, Ricordi, SPES, Fondazione G.

Cini. Federico Maria Sardelli è il responsabile del Vivaldi Werkverzeichnis (RV).

La Regione Toscana lo ha insignito, «per l’e- clettismo artistico e lo spessore culturale evi- denti», della sua più alta onorificenza, il Gonfalone d’Argento. Il suo romanzo L’affare Vivaldi (Sellerio) ha vinto il Premio Comisso per la Narrativa ed è diventato un bestseller, tradotto in molte lingue.

Federico Maria Sardelli è anche pittore, inci- sore ed autore satirico.

Fondata da Federico Maria Sardelli nel 1987, l’Orchestra Barocca Modo Antiquo unisce musicisti dotati di virtuosismo strumentale e conoscenza dei linguaggi e delle prassi ese- cutive storiche. Modo Antiquo si caratterizza per un’interpretazione robusta ma filologica, informata ma lontana dalle mode effettistiche contemporanee.

Presente nei principali festival e teatri del mondo, la sua discografia conta più di qua- ranta CD, fra cui si trovano molte prime regi- strazioni mondiali, pubblicate per Naïve, Sony, Deutsche Grammophon, Dynamic, Brilliant, Tactus.

Modo Antiquo è l’unico gruppo barocco che ha ricevuto ben due nomination ai Grammy Awards: nel 1997 (Concerti con molti Istromenti di Vivaldi) e 2000 (Concerti Grossi Op. VI di Corelli).

Modo Antiquo è protagonista della rinascita dell’opera vivaldiana dei nostri tempi con prime registrazioni e rappresentazioni teatrali delle opere: Arsilda, Tito Manlio, Orlando Furioso RV 728, Orlando Furioso RV 819, Atenaide, Motezuma, Tigrane, etc.

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Impegnato nella divulgazione delle opere più rare e inedite di Vivaldi, Modo Antiquo ne inci- de sistematicamente le ultime scoperte in prima mondiale.

VIVALDI. 12 Concertos Op. 4

“La Stravaganza”

Not only the Four Seasons…

Antonio Vivaldi is one of those few artists who could be defined “successful revolutionaries”:

figures, in other words, who made radical inno- vations in their specific fields of action which were welcomed with enthusiasm and did not pay the price of their desire for novelty with incomprehension and derision. Vivaldi, as a matter of fact, did not invent the solo concerto.

In purely chronological terms, the Concertos Op. 8 by Giuseppe Torelli, printed in Bologna in 1709, precede by a couple of years the publica- tion of Vivaldi’s L’ Estro Armonico Op. 3, which appeared in Amsterdam in 1711. But although he wasn’t the genre’s creator, Vivaldi was the composer who gave it the strongest impulse, making of it the product par excellence of early 18th-century instrumental music. Without Vivaldi, the history of European music would have been radically different, and the thou- sands of concertos written by European musi- cians since then are evidence enough of it.

Vivaldi’s fortunes as a composer of concertos were closely linked to those of his main editor, Estienne Roger, a Frenchman from Caen who in 1685, at the revocation of the Edict of Nantes, had moved, like many other French

Huguenots, to the freer and more democratic Amsterdam, where he had established a flour- ishing activity of music publication, using the more modern etching system, which had quickly outclassed the movable type one then used in Venice. Roger was the first to print, in 1711, L’Estro Armonico Op. 3, the collection that made famous throughout Europe the name of the Red Priest. The wonderfully vivid themes, simple structure, exemplary formal conciseness and peerless freshness of melodic invention of these beautiful twelve concertos made them one of the first great best-sellers of 18th-century publishing. Vivaldi scholars have ascertained that between 1711 and 1743 no less than twenty reprints of this work were issued, at a time when music pub- lications were quite expensive and certainly not something everybody could afford. The Estro Armonico caused a sensation but, what is more, it set a precedent in Europe, espe- cially in the German-speaking countries, where many composers, Johann Sebastian Bach included, began to transcribe, imitate and copy the Italian musician’s works.

The awkward intellectual acrobatics of some austere German musicologists, at the end of the 1800s/beginning of the 1900s, who, in their protective nationalism, endeavoured to find an explanation for Bach’s interest in the Red Priest, which they considered incompre- hensible, would arouse pity, if they were not still outright irritating. Bach, who was a lot cleverer than some of his scholars, knew very well that Vivaldi’s concertos contained, in

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paradigmatic form, the recipe for the instru- mental music of the future.

L’Estro Armonico had a preface dedicated to amateur musicians in which Vivaldi declared:

“If in the past my compositions, in addition to their own faults, also suffered the disadvan- tages of printing, now their greatest advan- tage will be that of being etched by the famous hand of Monsieur Estienne Roger.

This is one reason that has led me to satisfy you with the publication of Concerti and encourages me to offer you soon another col- lection of Concerti a 4”. Vivaldi here evidently hints at the twelve concertos of his following Op. 4, which even in the title, La Stravaganza (The Extravagance), seems to be a compan- ion to Op. 3 (L’Estro Armonico or The Harmonic Inspiration), and the publication of which he seems to announce as imminent.

However, the “soon”, for reasons that we do not know, turned into several years. The date of publication of La Stravaganza remains doubtful; initially it was thought to have been 1714, but 1716 has now been indicated as more probable by most Vivaldi scholars. Be that as it may, more time elapsed than the composer had envisioned. The new collection of twelve concertos, at any rate, was no less successful than the first, and it too was reprinted several times. At the time com- posers (and their editors) had no legal means to prevent illegal reproductions of their works abroad (or even in their own country, if the fraudulent editor had the shrewdness of declaring, on the title page, that they had

been printed in a foreign city). La Stravaganza was reissued several times to the detriment of Vivaldi and Roger, who did not get what was owed to them. Nonetheless, it was a tangible sign of unprecedented success.

For both collections Vivaldi chose as dedica- tees illustrious figures, who generally recipro- cated the dedication (which, according to the custom of the day, first needed to be approved) with a generous sum of money.

L’Estro Armonico was dedicated to Prince Ferdinando de’ Medici – first-born son of the grand duke Cosimo III of Tuscany and of Marguerite-Louise d’Orléans – a well-known lover of music who had died prematurely in 1713. La Stravaganza was instead dedicated to a Venetian gentleman, Vettor Dolfin (1686 - 1735), an amateur musician to whom Vivaldi had given violin lessons.

We do not know if Vivaldi’s hint about a new col- lection of concertos, in the preface of L’Estro Armonico, referred to works he had already composed, completely or in part, or works he was planning to write. What is certain, is that the twelve concertos Op. 4 differ considerably from those of Op. 3, being – with the only exception of No. 7 in C major RV 185, which is for two vio- lins and obbligato cello – all written for solo vio- lin, strings and basso continuo: which is as typ- ical Vivaldi as it comes, in instrumental music, at least up to that date. The concertos of L’Estro Armonico are instead destined for different solo instruments (four violins and cello, four violins, two violins and cello, two violins, violin solo).

From a certain point of view, the concertos Op.

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4 could be considered archetypes of Vivaldi’s solo concerto. Recent studies have definitely demolished Igor Stravinsky’s slanderous accu- sation according to which Vivaldi would have written the same concerto 400 times over and demonstrated that the refrain structure typical of the Red Priest’s first movements is never repeated twice identically in his numberless solo concertos. Even a quick glance at the opening work of La Stravaganza, in B flat major RV 383a, will reveal all the typical ingredients of Vivaldi’s concertos at their best: the lapidary and incisive character of the initial Allegro’s

“motto”; the extremely clear formal structure, based on the symmetric alternation of tutti and solo; the beautiful creativeness of the central Largo, e cantabile; the feisty virtuosity of the final Allegro. Ten minutes of music, all in all, but absolutely perfect music. Johann Sebastian Bach realised it and transcribed this work for the harpsichord (Concerto in G major BWV 980). Another concerto of this collection was also adapted by the Kantor for the harpsichord, this time keeping its initial tonality (Concerto BWV 975). With La Stravaganza Op. 4, in other words, Vivaldi triumphally completed the pro- cess of defining the formal and stylistic layout of the solo concerto, offering Europe such a func- tional model that it virtually remained unaltered - with its structure in three movements in fast- slow-fast succession – for the following two centuries.

Danilo Prefumo

(Translated by Daniela Pilarz)

Born in Moscow, Anton Martynov began to study the violin at the age of five. He frequent- ed the School and Academy of Gnessine under the guidance of Elena Malkina, Irina Svetlova, Valentin Berlinski and Vladimir Spivakov, then furthering his studies in Brescia with Dora Schwarzberg and in Milan with Gigino Maestri.

The winner of the Stresa International Competition in 1994, he became a member of the Anton Quartet in Paris and a soloist with the Orchestra Sinfonica di Milano conducted by Riccardo Chailly.

For many years he has been collaborating with Philippe Herreweghe; he regularly per- forms as soloist with Marc Minkowski’s “Les Musiciens du Louvre”. His knowledge of sev- eral instruments other than the violin (viola, piano, harpsichord and organ) and of compo- sition has led him to conducting.

The guest of numerous festivals all over the world, he has appeared alongside such musi- cians as Martha Argerich, Boris Berezovsky, Andreas Brantelid, Gérard Caussé, Henri Demarquette and Ivry Gitlis.

Martynov has been the artistic director of the

“Rive Gauche Musique” seasons ever since their creation (2009) and co-directs the festi- val “Le Printemps du Violon à Paris”.

He teaches violin at the Royal Conservatory of Mons (Belgium) and at Paris’s CNSM. He plays a violin by Nicolò Gagliano from 1732.

Federico Maria Sardelli was the founder, in 1984, of the Modo Antiquo baroque orchestra. He

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is the main conductor of the Accademia Barocca di S. Cecilia and of the Orchestra Filarmonica di Torino, and a regular guest conductor of the Maggio Musicale Fiorentino Orchestra, Orquestra de la Comunitat Valenciana, Gewandhaus of Leipzig, Staatskapelle Halle, Kammerakademie Potsdam, Moscow State Chamber Orchestra, and several other orchestras.

He has recorded more than forty albums, as soloist and conductor, for Naïve, Deutsche Grammophon, Sony, Dynamic and Brilliant.

Nominated twice for the Grammy Awards (in 1997 and 2000), he has conducted and recorded numerous première performances of unpublished Vivaldi operas.

A member of the Scientific Board of the Istituto Italiano Antonio Vivaldi at the Cini Foundation in Venice, he has published numerous scores and musicological essays for Bärenreiter, Ricordi, SPES, and the Cini Foundation. Federico Maria Sardelli oversees the Vivaldi Werkverzeichnis (RV).

The Toscana region granted him its highest award, the “Gonfalone d’argento”, «for his manifest artistic eclecticism and cultural insight». His novel L’affare Vivaldi (Sellerio) won the Premio Comisso per la Narrativa and has become a bestseller, translated into many languages.

Federico Maria Sardelli is moreover a painter, an engraver and a satirist.

Founded by Federico Maria Sardelli in 1987, the Orchestra Barocca Modo Antiquo is formed of musicians who possess both instru-

mental virtuosity and the knowledge of histor- ical styles and performing practices. Modo Antiquo is typified by interpretations that are vigorous but philological, informed but far from the modern pursuit of the effect.

The orchestra has appeared at the most important festivals and theatres throughout the world, and recorded over forty CDs, many of which are world premières, published by Naïve, Sony, Deutsche Grammophon, Dynamic, Brilliant and Tactus.

Modo Antiquo is a protagonist of the current Vivaldi renaissance, having premièred on stage and in recording operas such as Arsilda, Tito Manlio, Orlando Furioso RV 728, Orlando Furioso RV 819, Atenaide, Motezuma and Tigrane.

Committed to the divulgation of Vivaldi’s rarest and unpublished operas, Modo Antiquo regularly records the latest rediscoveries as world première recordings.

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On the next pages:

Modo Antiquo (© Klaus Zappes)

Federico Maria Sardelli (© Michele Borzoni) and Anton Martynov (Yves Dimant © 2018)

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