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MARTIN HEIDEGGER (1889-1976) prof.ssa Patrizia Ferri

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Academic year: 2021

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MARTIN HEIDEGGER (1889-1976) prof.ssa Patrizia Ferri

•Esistenzialismo come clima culturale

•Polemica nei confronti dell’ottimismo ottocentesco

•Kierkegaard Renaissance

Heidegger è un esistenzialista? Lettera sull’umanismo (1947)

Heidegger trae ispirazione dalla coscienza intenzionale di Husserl e dal metodo fenomenologico di andare “alle cose stesse” per descriverle nella loro datità originaria:

a-letheia (verità come non-nascondimento)

Però Heidegger ritiene che gli aspetti contraddittori dell’esistenza non possano essere affrontati adeguatamente restando nell’ambito della fenomenologia, il cui campo d’indagine rimane il problema del fondamento del sapere e la gnoseologia.

Tentativo di riproporre nel mondo contemporaneo quel problema che in altri tempi fu centrale nella filosofia: il problema dell’essere. Se ci chiediamo “cosa è x?”

rispondiamo con una definizione, ma se ci chiediamo “cosa è l’essere?” questa operazione non è attuabile dal momento che l’essere è lo sfondo di manifestatività, l’orizzonte all’interno del quale possiamo elaborare qualsiasi definizione.

La domanda sull’essere non può portare ad una definizione, ma ad una chiarificazione interrogando quell’ente che si pone la domanda circa l’essere: l’uomo

Analitica esistenziale come propedeutica all’ontologia ESSERE E TEMPO (1927)

Dasein (Esserci) come esistenza (ex-sistentia, trascendenza )=>analogie e differenze con Kierkegaard (l’esserci non è il singolo kierkegaardiano perché la sua caratteristica fondamentale è il legame con l’essere non la sua singolarità irripetibile).

L’Esserci è essere-nel-mondo => radicalizzazione dl pensiero di Husserl (l’Esserci non è il soggetto che conosce il mondo, ma è sempre in originario rapporto con il mondo) Mondo non è una “cosa” già data, che sta là fuori, non è la somma di tutti gli enti, ma è un esistenziale, modo di essere dell’Esserci (ribaltamento della prospettiva ontologico-metafisica tradizionale: per Heidegger le cose sono quello che sono solo all’interno di un mondo, e si dà un mondo solo in quanto l’uomo è, alla sua radice, essere-nel-mondo)

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Come si presentano le cose all’uomo in questa sua apertura al mondo?

Il pensiero filosofico considera l’ente come “semplice-presenza”, ma il modo originario in cui l’ente si manifesta è la sua utilizzabilità (ente come mezzo). Il modo originario in cui l’Esserci incontra l’ente è il “prendersi cura” nel suo “esser-presso”

l’ente .

Il mondo è una totalità di rimandi e di significati (ogni mezzo rimanda all’altro):

ciò che si manifesta come originario non sono i singoli utilizzabili, ma la globalità delle loro relazioni => l’Esserci è colui che sa interpretarle => il Circolo ermeneutico e la Comprensione

L'interpretazione, che è promotrice di una nuova comprensione, deve aver già compreso l'interpretando. […] Il procedimento dimostrativo scientifico non può incominciare col presupporre ciò che si propone di dimostrare. Ma se l'interpretazione deve sempre muoversi nel compreso e nutrirsi di esso, come potrà condurre a risultati scientifici senza avvolgersi in un circolo, tanto più che la comprensione presupposta è costituita dalle convinzioni ordinarie degli uomini e del mondo in cui vivono? Le regole più elementari della logica ci insegnano che il circolo è circulus vitiosus. […] Ma se si vede in questo circolo un circolo vizioso e se si mira ad evitarlo o semplicemente lo si "sente" come un'irrimediabile imperfezione, si fraintende la comprensione da capo a fondo. […] L'importante non sta nell'uscir fuori dal circolo, ma nello starvi dentro nella maniera giusta. Il circolo della comprensione non è un semplice cerchio in cui si muova qualsiasi forma di conoscere, ma l'espressione della pre-struttura propria dell'esserci stesso.

(cit. pp. 193-194)

L’Esserci come situazione emotiva:

L’esistenza inautentica (la pre-comprensione si adegua alla modalità comune di intendere le cose): deiezione, la chiacchiera, la curiosità, l’equivoco

L’esistenza autentica: l’angoscia (≠ paura => Kierkegaard) rende l’uomo consapevole del nulla su cui è fondata la sua esistenza. L’esserci è un progetto-gettato, che si trova ad esistere senza averlo deciso e che poggia su un’assenza di fondamento.

La Cura come “aver-cura” degli altri e essere-per-la-morte

La morte non come evento empirico, ma come possibilità dell’impossibilità dell’Esserci

Temporalità dell’Esserci

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Le strutture esistenziali mostrano il senso originariamente temporale dell’Esserci: il prendersi cura degli enti, l’esser-presso l’ente rivela il presente, la situazione emotiva rivela la gettatezza (il passato), la Cura e l’essere-per-la-morte rivelano il futuro.

Essere e Tempo opera incompiuta perché il linguaggio della metafisica non può più essere utilizzato per esprimere tematiche che esulano da tale orizzonte.

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