1. LerisorseforestaLiin CaLabria
I dati presentati dalla recente pubblicazione dell’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio (infC, 2005) confermano che la Calabria è una regione a tipica vocazione forestale ed in particolare il suo coefficiente di boscosità risulta sensibilmente superiore a quello nazionale (brunori, 2007). Questa su- perficie si divide in Bosco, secondo la defini- zione FAO, a cui afferiscono i boschi alti, gli impianti di arboricoltura da legno e le aree tem- poraneamente prive di soprassuolo, con un’e- stensione pari a 468.151 ha (76,4%) e in Arbu- steti e formazioni forestali minori, costituite da boschi bassi, boschi radi, boscaglie, arbusteti, aree boscate inaccessibili o non classificate e con
una superficie pari a 144.781 ha (23,6%). I mo- tivi di questa situazione di preminenza vanno ricercati nella particolare vocazione silvana della regione e, nella sua storia più recente, contrasse- gnata da un’intensa opera di ricostituzione e di ampliamento della superficie boscata, attraverso numerosi interventi di rimboschimento che, a partire dal 1957, hanno interessato una super- ficie totale di 150.000 ettari. Le specie forestali interessate maggiormente da tali interventi sono le conifere, quali il pino laricio (30.000 ha), distribuito sul gruppo montuoso della Sila, sull’Altopiano delle Serre e sull’Aspromonte, i pini mediterranei (22.000 ha), ricadenti nel piano basale costiero ionico e tirrenico fino ad un’altitudine di 900 m s.l.m. Tra le latifoglie, gli eucalipti sono stati introdotti su circa 26.000
– L’Italia Forestale e Montana / Italian Journal of Forest and Mountain Environments 66 (6): 491-497, 2011 © 2011 Accademia Italiana di Scienze Forestali doi: 10.4129/ifm.2011.6.01
LA CALABRIA E LA FILIERA FORESTA-LEGNO
(*) Docente di “Gestione dei Cantieri Forestali”, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroforestali e Ambientali (DiSTAfA), Facoltà di Agraria, Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria, Loc. Feo di Vito - 89122 Reggio Calabria; [email protected]
(**) Professore Ordinario di “Meccanizzazione Forestale”, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroforestali e Ambientali (DiSTAfA), Facoltà di Agraria, Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria, Loc. Feo di Vito - 89122 Reggio Calabria; [email protected]
(***) Dottore Forestale; [email protected]
Il lavoro fornisce un importante panorama sulla filiera foresta-legno in Calabria. In particolare, la ricerca analizza i recenti dati dell’inventario forestale e mette a confronto diversi studi condotti in Calabria sulla meccanizzazione forestale e sui processi di lavorazione del legno. Dopo aver descritto superfici, potenzialità produttive e condizioni di servizio del patrimonio forestale, sono stati esaminati i principali sistemi di lavoro adottati nelle tipiche utilizzazioni in Calabria mettendo in evidenzia importanti aspetti nell’ambito delle produzioni legnose a fini energetici. Infatti, in Calabria in pochi anni si è avuto un crescente aumento di macchine e attrezzature specifiche per il settore energetico con conseguente miglioramento in alcune realtà del livello di meccanizzazione. Nella stessa regione sono in funzione ben cinque centrali elettriche alimentate a biomasse ed altri impianti per la produzione di energia elettrica sono in costruzione. Le attuali centrali hanno un consumo annuo di circa un milione di tonnellate di cippato di origine agro-forestale e stanno condizionando tantissimo la filiera legno- energia. Questo nuovo sbocco economico, insieme alla multifunzionalità del sistema bosco, può favorire lo sviluppo di nuovi posti occupazionali attraverso una adeguata e minuziosa pianificazione forestale per salvaguardare e sviluppare l’intero territorio calabrese.
Parole chiave: filiera foresta-legno; meccanizzazione; biomasse.
Key words: forest-wood supply chain; mechanization; forest biomass.
Citazione - Proto a.r., ZimbaLatti G., teti N., 2011 – La Calabria e la filiera foresta-legno. L’Italia Forestale e Montana, 66 (6): 491-497. doi http://dx.doi.org/10.4129/ifm.2011.6.01
ha, soprattutto lungo la fascia ionica; ciò allo scopo di fornire, con turni molto brevi (10-12 anni), grandi quantitativi di legno all’industria cartiera. In misura minore sono stati impiegati il cerro, il castagno, l’abete bianco e le conifere esotiche (pino insigne e pino strobo).
Nell’ambito della categoria boschi alti predo- minano, come boschi di conifere, le pinete di pino nero, pino laricio e pino loricato che, con un’estensione di 74.625 ha, corrispondono al 15,9% della superficie totale dei boschi della regione. Infine, tra le conifere le pinete di pini mediterranei occupano una superficie pari a 15.298 ha (3,3%). Tra i boschi di latifoglie, le categorie più diffuse sono le faggete (77.237 ha), i castagneti (69.370 ha), i boschi di rovere, roverella e farnia (46.641 ha), le leccete (43.656 ha) e i boschi di cerro, farnetto, fragno e vallo- nea (42.909 ha). Con un valore pari a 133.174 ha, i cedui costituiscono il 28,4% dei boschi della Calabria con prevalenza di quelli semplici o senza matricine che si estendono su una su- perficie di 71.982 ha cui seguono i cedui matri- cinati (52.237 ha) e i cedui composti (8.955 ha).
Le fustaie, invece, si estendono su una superfi- cie complessiva di 254.471 ha rappresentando il 54,3% della totalità dei boschi regionali, con una leggera prevalenza di quelle di tipo dise- taneo (136.190 ha) rispetto al tipo coetaneo (103.355 ha). I tipi colturali speciali (castagneti da frutto, noceti e sugherete) rappresentano nel complesso la categoria meno estesa con una superficie inferiore al 2% dei boschi regionali (2.612 ha). Relativamente all’esistenza di forme di pianificazione forestale, il 97% dei boschi è soggetto a tale forma di regolamentazione ed analizzando le singole tipologie di pianifica- zione, si rileva che le Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale (PMPF) interessano il 95%
dei boschi, mentre le altre due forme di piani- ficazione sono meno diffuse. Infatti, la pianifi- cazione di orientamento (piani sovraziendali o interaziendali, di riordino, piani di parco) inte- ressa appena l’1% delle aree a bosco, mentre quella di dettaglio (piani aziendali o di assesta- mento forestale) riguarda lo 0,6% circa. In que- sto contesto, la Regione Calabria si è dotata del proprio Piano Forestale Regionale 2007-2013 in cui i concetti di gestione forestale sostenibile
riassumono i principi fondamentali della selvi- coltura sistemica quali il mantenimento del si- stema bosco in equilibrio, la salvaguardia della biodiversità ed i criteri d’intervento nell’am- bito delle aree protette o Rete Natura 2000. Le Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale, revisionate recentemente con D.G.R. n. 218 del 20/05/2011, codificano una serie di norme e comportamenti da tenere in aree sottoposte a vincolo idrogeologico (superfici boschive e non) e rappresentano, ad oggi, l’unico stru- mento normativo regionale in materia forestale.
Un importante aspetto considerato in questa indagine è la disponibilità al prelievo legnoso.
Infatti, il 90% della superficie boscata risulta disponibile al prelievo legnoso in quanto non soggetta a limitazioni delle attività selvicolturali dovute a norme o vincoli (es. riserve integrali) o a cause di tipo fisico (aree inaccessibili). La provvigione in Calabria è basata sul criterio minimale il cui valore è maggiore o uguale a 200-250 m3 a ettaro se il bosco è costituito pre- valentemente da specie a temperamento inter- medio mentre aumenta a 300-350 m3 a ettaro se invece è edificato da specie che sopportano l’aduggiamento (Regione Calabria, 2008). Que- sti valori rappresentano i limiti insuperabili af- finché, pur nelle diverse condizioni stazionali, compositive e strutturali e delle reali necessità dei singoli popolamenti, si possano conservare e aumentare la biodiversità e la complessità del sistema. Per la Calabria vengono stimati dall’In- ventario Nazionale dei valori incrementali per la macrocategoria bosco pari 5,4 m3 ha-1. In particolare, valutando l’incremento corrente delle principali categorie forestali e conoscendo l’estensione delle stesse, si può affermare come la Calabria ha enormi potenzialità in merito alla massa legnosa utilizzabile annualmente. Il pa- trimonio boschivo regionale è in misura preva- lente di proprietà privata, con un ammontare di 270.611 ha pari al 57% della superficie a bosco;
la percentuale dei boschi pubblici è, invece, pari al 40% mentre il solo 3% della superficie non è stata classificata per tale carattere. Nell’ambito delle forme di proprietà privata, quella indivi- duale (di singoli individui e di imprese fami- liari) è di gran lunga prevalente con oltre l’88%, mentre i restanti boschi appartengono a società
miste, imprese ed altri enti privati. Riguardo alla proprietà pubblica, prevalgono le proprietà di Comuni e Province (52,5%) seguite da quelle del Demanio statale e regionale (33,6%), men- tre solo il 5% circa appartiene ad altri enti pub- blici (marCianò e stiLLitano, 2008).
2. LeimPreseforestaLiediPrima
LavoraZionein CaLabria
In regione operano all’interno della filiera legno circa 2.500 imprese, suddivise tra im- prese boschive e di prima trasformazione. Tali imprese calabresi sono dislocate nelle cinque province in modo eterogeneo: infatti il 37%
delle ditte ricade nella provincia di Cosenza, il 26% nella provincia di Reggio Calabria ed il restante 37% si divide tra le province di Catanzaro, Vibo Valentia e Crotone (Fig. 1) (ZimbaLatti et al., 2005). Dai dati illustrati in Figura 2 si evince un netto divario tra il nu- mero delle imprese dedite alla silvicoltura e alla utilizzazione di aree forestali rispetto a quelle impegnate nella lavorazione degli assortimenti legnosi e nella loro trasformazione in prodotti commerciabili. Questo significa che in Calabria le imprese boschive, noti i dati sui volumi di le- gname lavorati annualmente, non riescono a ga- rantire un costante approvvigionamento di ma- terie prime alle industrie di trasformazione che
Figura 1 – Imprese della filiera foresta-legno in Calabria.
– Timber industry enterprises in Calabria.
Figura 2 – Numero di imprese della filiera foresta-legno nelle cinque province calabresi - dati 2010.
– Number of timber industry enterprises in the five provinces of Calabria - 2010 data.
spesso, sono obbligate ad acquistare e lavorare legname proveniente principalmente dai Paesi dell’Est Europa (Proto e ZimbaLatti, 2008).
A tal proposito, la Regione Calabria ha istituito recentemente un albo regionale delle imprese boschive. Esso intende soddisfare le esigenze pubbliche e private dei vari enti che interessano il settore agro-forestale. La realizzazione dello
stesso consente di avviare corsi specifici con il rilascio di patentini e l’iscrizione al suddetto albo è condizione necessaria per concorrere alle aste ed alle gare per l’acquisto dei lotti boschivi posti in vendita dai Comuni e dagli Enti nell’am- bito regionale. In Calabria, il periodo lavorativo medio delle imprese boschive è di 198 giorni/
anno; precisamente il 58% delle ditte lavora per 100-150 giorni/anno, il 16% per 150-200 giorni/anno, il 14% per 200-250 giorni/anno, mentre il restante 12% per più di 250 giornate.
Le condizioni climatiche, non certamente proi- bitive durante la stagione invernale, spingono le imprese a non svolgere alcuna attività in bosco in tale periodo dell’anno per sole due/tre setti- mane. Nelle segherie calabresi, invece, poiché sono pressoché assenti tali vincoli, la media delle giornate lavorative è di gran lunga supe- riore ed è pari mediamente a 250 giorni/anno, corrispondenti a 2000 ore/anno, con massimo anche di 275 giorni/anno. Le ditte boschive impiegano un numero molto ridotto di operai;
infatti, in media, dispongono di 2,6 unità e nel 90% dispongono di una sola squadra di operai (Tab. 1). Le caratteristiche delle squadre per le utilizzazioni, comunque, dipendono spesso dai tipi di intervento da realizzare in bosco. In- fatti avviene che, nei particolari contesti in cui si lavora, il numero degli addetti vari e la loro esperienza in campo influisca sulla costituzione di tali squadre. Considerato il personale totale che opera all’interno delle imprese boschive ca- labresi, il 65% è costituito dagli addetti a tempo determinato; il 53% degli stessi rientra nella fa- scia di età fra 36 e 50 anni (Tab. 2). All’interno delle segherie, invece, lavorano in media circa 11 addetti; in particolare, il 20% delle aziende ha da 1 a 8 addetti, il 64% da 9 a 12 ed il rima- nente 16% da 13 a 20.
Tabella 1 – Organizzazione in squadre del personale delle imprese forestali.
– Team organization of forestry enterprises staff.
n. disquadredioPerai imPreseforestaLi
(%)
1 squadra 90,6
2 squadre 4,7
≥ 3 squadre 4,7
Totale 100
Tabella 2 – Distribuzione del personale delle imprese forestali nelle diverse categorie.
– Distribution of staff in forestry enterprises in different categories.
distribuZioneneLLediverseCateGorie %
Tempo indeterminato 35
Tempo determinato 65
Totale 100
Età degli addetti a tempo indeterminato
≤ 25 anni 2,6
26 – 35 anni 15,4
36 – 50 anni 64
50 anni 18
Totale 100
Età degli addetti a tempo determinato
≤ 25 anni –
26 – 35 anni 5
36 – 50 anni 53
50 anni 42
Totale 100
3. LeutiLiZZaZioniforestaLiin CaLabria Per trarre utili indicazioni in merito ai sistemi adottati per le utilizzazioni in bosco, è necessa- rio considerare i principali caratteri stazionali in cui si trovano ad operare le imprese boschive in Calabria. Il 52% della superficie boscata si trova su terreni con pendenza compresa tra il 20% e il 60% mentre valori di pendenza infe- riori al 20% si riscontrano in circa 88.000 ha di bosco. Per quanto riguarda l’accidentalità dei boschi calabresi, si evidenzia come il 57% delle aree boscate risulta essere non accidentato mentre il 43% della superficie varia tra l’acci- dentato e il molto accidentato. Infine, secondo il grado di accessibilità delle aree forestali, ov- vero la possibilità di raggiungere fisicamente il bosco e la facilità di accesso (presenza di via- bilità), la maggior parte della superficie risulta accessibile (88%). Il territorio è caratterizzato, soprattutto nelle aree dove prevalgono i cedui e dove nel passato sono stati realizzati interventi di rimboschimento e di ricostituzione boschiva finanziati della I e II Legge Speciale Calabria, da una vasta rete di piste forestali a fondo natu- rale. Purtroppo, queste reti viarie non sempre sono agevolmente percorribili per carenza di manutenzione (barreCa et al., 2008). Il livello di meccanizzazione nelle utilizzazioni forestali
è tuttora ad uno stadio iniziale in quanto mac- chine e attrezzature utilizzate sono, nella quasi generalità, mutuate dal settore agricolo (baL-
dini et al., 2002). Poche sono le imprese che possiedono gru a cavo e forwarder nonostante l’orografia dei boschi calabresi si presti bene al loro impiego. Relativamente alla tipologia di la- voro effettuato, il 12% delle imprese boschive esegue l’abbattimento, l’allestimento e l’esbo- sco del legname mentre il restante 88% invece effettua anche il trasporto, completando così tutto il ciclo produttivo dall’operazione di ab- battimento della pianta fino al trasferimento del legname agli impianti di prima trasformazione o per la vendita diretta nel caso della legna da ardere. Gli assortimenti prodotti sono costituiti da legname da lavoro e legna da ardere nel 65%
delle imprese boschive; il 26% delle imprese si dedica invece alla sola legna da ardere mentre il restante 9% ricava solo legname da lavoro.
L’abbattimento è nella generalità dei casi ese- guito con motoseghe di varie tipologie. Nei cedui e nei primi diradamenti di fustaie preval- gono sistemi di esbosco basati sull’impiego di trattori agricoli, muniti di rimorchi monoasse di tipo agricolo e poco adatti all’uso forestale.
Il poco utilizzo di trattori forestali e l’utilizzo di cavalli e buoi ancora in molte realtà è indice di un livello di meccanizzazione insufficiente (ZimbaLatti e Proto, 2009). Nei diradamenti le operazioni di sramatura ed allestimento sono eseguite con motoseghe mentre le operazioni di concentramento ed esbosco vengono prevalen- temente condotte con trattrici agricole munite di verricello, non sempre adeguate alle dimen- sioni del legname da esboscare. Nel caso parti- colare dei diradamenti, trattandosi di materiale di poco pregio, e quasi interamente destinato alla cippatura per scopi energetici, il prezzo di macchiatico assume un valore inevitabilmente negativo quando, al costo d’utilizzazione, viene aggiunto quello di trasporto che, in questi ul- timi anni è diventato sempre più oneroso. Nelle utilizzazioni in fustaie e con legname di dimen- sioni medio-grandi non è difficile assistere ad operazioni di concentramento ed esbosco con animali e talvolta con trattori cingolati provvisti di verricello anche su forti pendenze (Zimba-
Latti e Giametta, 2002). Da anni, inoltre, in
tale settore è in corso un decremento nell’occu- pazione; ciò può essere spiegato con la scarsa propensione della popolazione a cercare lavoro in questo settore poiché considerato da molti a basso status, ad alto rischio e a scarso red- dito. La difficoltà nel reperire la forza lavoro e la bassa produttività spesso non consentono alle aziende margini di profitto sufficienti ad incentivare adeguati livelli di professionalità e di meccanizzazione. Infatti, moltissime aziende lavorano con operai extracomunitari ed è si- gnificativo che in tali contesti si registrino si- tuazioni di irregolarità contrattuale. Si può dire che nel caso delle imprese boschive esiste una sorta di circolo vizioso: il basso livello di mecca- nizzazione e le ridotte attività rendono debole la richiesta di forza lavoro professionalizzata;
tale basso livello dell’offerta di lavoro aumenta le difficoltà nel reperire forza lavoro adeguata, indebolendo l’incentivo alla modernizzazione del settore (ZimbaLatti e Proto, 2009).
4. iLsettoreenerGetiCoin CaLabria
Anche in Calabria l’impiego di fonti ener- getiche alternative ai combustibili fossili ha assunto, in questi ultimi anni, un crescente interesse. Il settore delle biomasse provenienti dalla filiera-legno risulta essere di fondamentale importanza per il settore delle energie rinnova- bili della regione per la particolare vocazione forestale del territorio. Purtroppo ad oggi pochi imprenditori hanno cambiato sistemi e metodi di utilizzazione, approvando nuovi pro- cessi di trasformazione al loro ciclo tecnologico con investimenti mirati nel settore energetico.
In alcune realtà sono stati così favoriti: sistemi con esbosco ad albero intero ed allestimento all’imposto, uso di forwarder anche per la rac- colta di ramaglia e cimali, cippatura sul letto di caduta o a bordo strada con cippatrici auto- nome, integrazioni tra ditte di utilizzazione con imprese specializzate nell’allestimento di can- tieri di cippatura e di raccolta di biomassa ed è aumentato l’interesse periodico d’interventi di utilizzazione di boschi di proprietà pubblica, precedentemente ignorati perché costituivano solo una voce di spesa. Alcune cooperative e
consorzi forestali sono nati con la finalità di convogliare le biomasse prodotte e raccolte dalle imprese consorziate per poter garantire l’offerta, su base contrattuale, di un prodotto di adeguata qualità alle centrali termoelettriche calabresi (Proto e ZimbaLatti, 2008). Gli im- pianti esistenti in Calabria per scopi energetici che utilizzano biomasse attualmente sono 5. Le aziende appartengo a diversi gruppi aziendali, e sono collocate tutte tra le province di Cro- tone e Cosenza. Queste centrali hanno un con- sumo annuo di circa un milione di tonnellate di cippato di origine agro-forestale, fornito sia dai sistemi di approvvigionamento locali e sia da ingenti importazioni internazionali, e hanno una potenza netta erogabile sulla rete di circa 90 MWe. Le centrali si avvalgono generalmente di ditte esterne per le operazioni di cippatura e di movimentazione delle biomasse e del cip- pato all’interno delle aree di stoccaggio ed at- tualmente il prezzo di conferimento in centrale del cippato si aggira attorno ai 38-40 €/t.
In Calabria, secondo i dati riportati nel Piano di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013, il poten- ziale energetico complessivo da biomasse vege- tali è stato valutato in 152 MWe. I dati del PSR riportano, inoltre, un valore del potenziale pro- duttivo legnoso regionale in circa 1,5 milioni di metri cubi per il quale sembra possibile la ripartizione nei seguenti segmenti di mercato:
55% (825.000 m3) destinato al mercato delle biomasse per grandi centrali termoelettriche e per impianti termici domestici; 20% (300.000 m3) al mercato della legna da ardere per camini e forni; 10% (150.000 m3) per prodotti di pa- leria agricola e per ingegneria naturalistica; 8%
(120.000 m3) per il comparto industriale dei segati e tranciati e circa il 7% (105.000 m3) alla produzione di pannelli lamellari e di carbone vegetale.
Dalle precedenti considerazioni, emerge chiaramente l’importanza del ruolo strategico del settore forestale nello sviluppo del com- parto bioenergetico e nelle politiche ambientali ed economiche della Calabria. Da tale presup- posto deriva la possibilità di promuovere la cre- azione di iniziative di filiera legno-energia per il cui sviluppo sarà necessario incrementare la disponibilità di biomassa forestale, incentivare
accordi tra i produttori forestali e le imprese di trasformazione presenti sul territorio ed infine migliorare la competitività della biomassa in termini di prezzo.
5. ConCLusioni
Il settore forestale calabrese sta attraver- sando una significativa fase evolutiva di svi- luppo, anche se permangono esigenze di mi- glioramento su molti aspetti. È noto come le risorse forestali della Calabria rappresentano un patrimonio che, per capacità e potenzialità produttiva, sono tra le più consistenti d’Italia ma la capacità economica ed il livello profes- sionale non sembrano tuttavia ancora adeguati agli investimenti in macchine e tecnologie che la moderna selvicoltura richiederebbe e solo poche realtà imprenditoriali hanno avviato un importante percorso di innovazione, anche e soprattutto grazie ai finanziamenti comunitari e regionali. Rispetto ad altre regioni a forte voca- zione forestale in cui si sono già avviati processi di integrazione tra i vari segmenti della filiera bosco-legno, in Calabria questo legame tra ri- sorse boschive, imprese boschive e impianti di trasformazione non riesce a decollare. Uno dei punti critici è la difficoltà di mantenere legati i diversi segmenti della catena, oltre a quello di dare valore alla risorsa ambientale, tramite valorizzazione della materia prima e delle sue lavorazioni (ZimbaLatti et al., 2005). Infine, ri- conoscendo che la funzione produttiva in molti ambiti è divenuta ormai secondaria alla multi- funzionalità del settore forestale, è necessario ancor più un adeguato riconoscimento da parte della politica e della comunità al fine di garan- tire le caratteristiche multifunzionali del bosco (CieLo et al., 2004).
SUMMARY
Forest-wood supply chain in Calabria (Italy) The present study provides an important review of wood chain in Calabria. In particular, the research analyses the latest forest inventory data, and compares different studies carried out in Calabria on forest mechanization and timber processing. After describing
the areas, the productive potentialities and service conditions of forest, the main working systems adopted in the wood for typical utilizations in Calabria have been examined, highlighting the most important aspects in the framework of firewood. Indeed Calabria, in a few years, has experienced an increment in the amount of machines and specific equipments for energy sector with a consequent rise in mechanization level in some situations. In the same region, there are five wood biomass electric power plants. Other plants for electric energy production from biomass are under construction. The existing plants have an annual consumption of about one million tons of woodchips from agro forest supply, and are really influencing the timber-energy chain. This new economic issue, together with wood multi-functionality, can promote new employment through an adequate forest planning aiming to preserve and develop in a sustainable way the whole Calabrian territory.
BIBLIOGRAFIA
baLdini s., PiCChio r., CeCChi P., CaLvani P., 2002 – L’evoluzione delle utilizzazioni forestali in Italia:
macchine, infrastrutture, formazione. Mondo Macchina, 7/8: 18-27.
barreCa L., marZiLiano P., menGuZZato G., PeLLe
L., rueLLo G., sCuderi a., 2008 – Caratteristiche dei sistemi forestali. In: “Sviluppo rurale integrato e sostenibile nelle aree marginali in Calabria. Il caso della Comunità Montana Versante Tirrenico Meridionale”, a cura di G. Gulisano e C. Marcianò, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Forestali ed Ambientali, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, Editrice Kalìt, ISBN 978-88-903483-6-5.
Brunori A., 2007 – L’Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio. Alberi e Territorio, 9: 24-30.
CieLo P., CorGnati m., Gottero f., Zanuttini r.,
2004 – La filiera foresta legno in Piemonte. L’Italia Forestale e Montana, n. 6.
INFC, 2005 – Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio. Sintesi metodologica e risultati.
Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste.
MarCianò C., StiLLitano T., 2008 – Il valore potenziale dei sistemi forestali e potenzialità delle biomasse legnose a fini energetici. In: “Sviluppo rurale integrato e sostenibile nelle aree marginali in Calabria. Il caso della Comunità Montana Versante Tirrenico Meridionale”, a cura di G. Gulisano. e C. Marcianò, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Forestali ed Ambientali, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, Editrice Kalìt, p. 261-310. ISBN 978-88-903483-6-5.
Proto A.R., ZimbaLatti G., 2008 – L’impiego delle biomasse in Calabria per la produzione di energia elettrica. Alberi e Territorio, 4: 12-17.
ReGione CaLabria, 2008 – Prescrizione di Massima e Polizia Forestale. Dipartimento Agricoltura Foreste e Forestazione, Catanzaro.
ZimbaLatti G., Giametta F., 2002 – Prospettive di meccanizzazione delle utilizzazioni forestali in Calabria.
In: Atti del Convegno “Il ruolo della meccanizzazione per il rilancio della selvicoltura in Calabria”, Reggio Calabria, 24 aprile 2002, p. 57-66.
ZimbaLatti G., Proto A.R., 2009 – Cable logging opportunities for firewood in Calabrian forest.
Biosystem Engineering, 102 (1): 63-68. http://dx.doi.
org/10.1016/j.biostystemseng.2008.10.008
ZimbaLatti G., Proto A.R., 2009 – Produzione e prima lavorazione del legno in Provincia di Reggio Calabria.
Volume pubblicato dalla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Reggio Calabria, 180 p. ISBN 978-8890-4039-4-1.
ZimbaLatti G., Proto A.R., AbenavoLi L., 2005 – Impianti e cicli produttivi in segherie calabresi. In: Atti VIII Convegno AIIA, Catania, 27-30 giugno 2005, p.
217-280.