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Presentazione della Regione Interamerica

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Academic year: 2022

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1. IL RETTOR MAGGIORE

«VOI CHE CERCATE IL SIGNORE,

GUARDATE LA ROCCIA DA CUI SIETE STATI TAGLIATI»

(Is

51,1)

Presentazione della Regione Interamerica

INTRODUZIONE. 1. STRUTTURA E STORIA DELLA REGIONE. Zona Andina. Ecuador - Colom bia: Ispettorie di Bogotà e di M ed ellin - Perù - Bolivia. Zona M esoam ericana.

Ispettorie di Messico-México e di Guadalajara (MEM-MEG) - Venezuela - Centroamerica - Arttille - Haiti. Zona Nordamericana. Stati Uniti: Ispettorie di San Francisco e di New Rochelle (SUO-SUE) - Canada. 2. LA REALTÀ SOCIOCULTURALE. 3. LA PRESENZA SALESIANA. 3.1 La vita delle comunità. 3.2 La Formazione. 3.3 La Pastorale Giovanile.

Le opere salesiane. Le scuole - Le parrocchie - G li O ratori ed i Centri Giovanili - Lavviamento al lavoro - L’attenzione ai giovani in situazioni di rìschio - Opere di Promozione Sociale - Cura dei m igranti - Le Università. Processi pastorali. Associazionism o Giovanile, il M ovimento Giovanile Salesiano - Pastorale Vocazionale. Volontariato - Formazione dei laici. 3.4 La Famiglia Salesiana. 3.5 La Comunicazione Sociale. 3.6 Le Missioni e l'animazione missionaria.

4. SFIDE E PROSPETTIVE DI FUTURO. 4.1 Testimoniare il primato di Dio tra i giovani nel mondo d’oggi. 4.2 Rigenerare Don Bosco e la sua passione del “Da mihi animas” . 4.3 Risignificare le nostre presenze nella Regione, sospinti dalla opzione per i nostri destinatari preferenziali.

4.4 Crescere in sinergia, mettendo insieme sforzi, mezzi e impegni per realizzare esperienze in collaborazione. CONCLUSIONE.

Roma, 1 M arzo 2006 Carissimi Confratelli,

vi scrivo al te rm in e di u n m ese intenso, ricco di visite e di incontri con Confratelli. In u n prim o tem po sono stato nello Sri L anka per la celebrazione del 50° an n iv ersario della p resen za salesiana. Di qui sono passato in India, a Thanjavur, dove ho p re­

sieduto la conclusione delle celebrazioni per il C entenario del­

l’arrivo dei prim i Salesiani. Successivam ente ho visitato, anche se molto rapidam ente, le Ispettorie di Chennai, Tiruchy, Bangalore e H yderabad e quindi mi sono recato in Cina, anche qui per cele­

brare i cento an n i di presenza salesiana: u n sogno m issionario di Don Bosco che continua ad a sp e tta re la sua piena realizzazione.

Mi sono recato infine fino a Jo h an n e sb u rg in Sud Africa per la

“Visita d ’insiem e” della Regione Africa-Madagascar.

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Sono ta n te le im pressioni rip o rtate e, anche se tu tte assai belle ed entusiasm anti, sono molto diversificate. Forse in a ltra occasione potrò p arlarv en e più diffusam ente. P er ora è suffi­

ciente dirvi che dobbiamo essere riconoscenti al Signore che ci vuole u n gran bene e ci benedice copiosamente. A nessuno sfug­

ge il fatto che il fu tu ro della Congregazione, per quanto rig u a r­

da le vocazioni, si tro v i in A sia e in Africa. La n o stra responsa­

b ilità è di in cu ltu rare fedelm ente il carism a di Don Bosco, che si trad u ce n ell’espansione dell’opera, nella fecondità vocazionale, n ella crescita della Fam iglia Salesiana, nella qualità della m is­

sione educativo-pastorale e, più di tu tto , nella n o stra san tità.

Continuando con la presentazione delle Regioni, questa vol­

ta voglio parlarvi dell’“In teram erica”, alla quale mi sento p a rti­

colarm ente legato p er il fatto di essere la Regione che com pren­

de il paese della m ia origine vocazionale e anche per il particola­

re incarico di Consigliere Regionale che m i e ra stato affidato nel sessennio precedente. N on conosco n essu n a Regione così bene come questa: ricordo tu tte le case e i Confratelli. A loro il mio più cordiale saluto, esprim endo con l’affetto anche il mio desiderio più grande: quello di vederli totalm ente im pegnati a vivere la lo­

ro vocazione salesiana con gioia, con generosità e fedeltà. In que­

sto contesto, m i viene alla m ente il testo del profeta Isaia che, scrivendo al popolo di Israele in esilio, gli ricorda la sua elezione e lo invita a orientarsi pienam ente a Dio contem plando la solidità delle sue origini: «cercate il Signore...» (Is 51,1). Con un paio di im m agini eloquenti, il p ro feta fa un p ressan te appello a rinnova­

re la fiducia in Dio e ad im itare fedelm ente coloro che ci hanno generato nella Fede e nello Spirito: «...guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti» (Is 51,1). Ѐ u n testo molto bello, propositivo ed incoraggiante. Con queste parole sintetizzo quanto Don Bosco vorrebbe oggi dai Salesiani di q u esta Regione.

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IL RETTOR MAGGIORE 5

INTRODUZIONE

A quasi tu tte le 18 nazioni che costituiscono la Regione Inte- ram erica si possono applicare le circostanze che, secondo Don Ceria, favorirono la presenza dei Salesiani in America:

«Nei suoi sogni m issionari Don Bosco vide Salesiani al lavo­

ro per tutta l ’Am erica Meridionale; m a non ve li poté m andare dappertutto egli stesso durante la sua vita. L i aveva m andati nel- l'Argentina, n e ll’Uruguay e nel B rasile; poi negli ultim i anni gli pervennero richieste da cinque delle altre Repubbliche m ostrate­

gli nei sogni, due delle quali soltanto ricevettero ancora da lui operai evangelici, mentre per le tre rim anenti provvide il suo suc­

cessore. Sono le cinque che si susseguono senza interruzione dal Mare delle A ntille al fondo d e ll’Oceano Pacifico, da Sucre a S a n ­ tiago: Venezuela, Colombia, Equatore, Perù e Cile. Di tanto inte­

ressamento dell A m erica L a tin a p er i Salesiani giunsero notizie a Leone X III da parte dei Governi m edesim i, facendo s u ll’anim o del Pontefice tanta impressione, che da questo specialmente egli cominciò a m isurare la portata e l ’efficienza della Congregazione salesiana.

(...) Nel 1888 il Sudam erica ne aveva già 304.000 [em igrati italiani], il qual num ero si sarebbe presto accresciuto. Quelli era­

no tempi in cui la m adre p atria poco o n u lla si curava d e ’ suoi fi ­ gli spinti dai bisogni della vita in straniere contrade. Fu dunque per essi gran fortuna il trovare colà sacerdoti, che li comprendes­

sero e li aiutassero. L ’assistenza degli em igrati entrò, com ’è noto, fin da principio nel program m a m issionario di Don Bosco».1

Probabilm ente, si potrebbero aggiungere altri motivi: l ’effet­

to provocato dalla biografia di Don Bosco scritta da Carlo D ’E- spiney, m en tre lui e ra ancora vivente, la le ttu ra del B ollettino Salesiano in spagnolo, la fam a di Don Bosco trasm essa ai Paesi am ericani da Vescovi che venivano in v isita a Roma, da sem ina­

risti che studiavano nei Collegi Rom ani, specialm ente nel Colle­

1 E. Ce r ia, A nnali della Società S alesiana, SEI 1941, voi. I, pag. 600-601.

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gio Pio Latinoam ericano, da diplomatici che a Roma conobbero Don Bosco e la sua opera e ottennero dai loro governi l’invito a fondare presenze salesiane nei rispettivi paesi dell’America.

1. STRUTTURA E STORIA DELLA REGIONE

D ata la grande v arietà geografica, politica e sociale presente nei diversi Paesi, la Regione Interam erica è s tru ttu ra ta in tre zo­

ne. Tale distribuzione ci sem bra utile per la presentazione della sto ria e dello sviluppo della Congregazione in questo continente.

Zona Andina

La zona A ndina comprende Ecuador, Colombia, P erù e Bolivia.

E cu a d o r

I Salesiani giunsero a Q uito il 28 gennaio 1888, in u n m o­

m ento di profondi cam biam enti nel campo economico, politico, sociale e religioso. F u q u esta l ’ultim a spedizione inviata da Don Bosco in persona.

Dopo due m esi e mezzo di continui sacrifìci, il 15 aprile 1888 si inauguravano i “Talleres Salesianos del Sagrado Corazón” (la­

bo rato ri di a rti e m estieri) n ell’antico “Protectorado Católico”.

Don Luigi Calcagno, cui era stato dato l ’incarico di responsabile della spedizione, fu nom inato direttore della nuova opera. La fon­

dazione risultò ben p resto u n ’eccezionale esperienza educativa e pedagogica: si costruì u n a centrale per l’installazione del servizio elettrico della cap itale ecuadoriana, si presero co n tatti con la Società M eteorologica Ita lia n a per l ’installazione di u n nuovo osservatorio a Quito, si sperim entarono nuove m aterie prim e per l’in d u stria del cuoio. Il tu tto con ottim i risu ltati.

L ’opera dei Salesiani a Q uito si andava am pliando poco a po­

co. Ci si curò d ap p rim a dei giovani apprendisti della Scuola di A rti e M estieri, in seguito dei carcerati del “Panóptico” (carcere

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IL RETTOR MAGGIORE 7

di sicurezza). Si attivò la promozione dei Cooperatori Salesiani, per giungere poi alla cura della classe operaia con la creazione del Circolo Cattolico degli Operai, il 15 aprile del 1894. F in dal­

l ’anno 1893, le case salesiane dell’Ecuador, che form avano u n a V isitatoria, furono erette in Ispettoria, anche se il decreto cano­

nico si pubblicò solo il 20 gennaio 1902.

Il governo dell’Ecuador, desiderando esten d ere ad a ltre p ro ­ vince del Paese il gran bene che i Salesiani realizzavano a Q ui­

to, aveva emesso u n decreto - in d ata 8 agosto 1888 - in cui si di­

sponeva l ’insediam ento di due nuove fondazioni, a Riobam ba e a Cuenca. Nel 1891 si fondò a Riobam ba l ’is titu to “Santo Tomàs Apóstol”; due an n i più tardi, la Scuola di A rti e M estieri a C uen­

ca. Le seguirono nel 1896 le case della Tola, a Quito, e il novi­

ziato a Sangolquì, u n paesino vicino alla capitale. Come m issio­

nari, i Salesiani non tard aro n o ad e n tra re n e ll’O riente ecuado­

riano, in zona amazzonica: Slgsig fu il punto di p arten za di q u an ­ ti giunsero al V icariato di M éndez e G ualaquiza. Il 17 agosto 1903 si collocò la p rim a p ietra del tem pio di M aria A usiliatrice a G ualaquiza.

D urante la rivoluzione liberale, di ten d en za anticlericale, la presenza salesiana soffrì notevolm ente. Solo nel 1903, dopo il pe­

riodo più diffìcile e violento, si potè rip ren d ere il lavoro in te rro t­

to; cominciarono a rito rn are nel Paese i Confratelli che erano sta ­ ti esiliati e si riaprirono le case di Quito, Riobam ba e C uenca e, un anno più tardi, fu fondato a G uayaquil l ’is titu to “Domingo Santistevan”, che divenne, in questo modo, il prim o centro edu­

cativo e pastorale salesiano del litorale. D u ran te il periodo rivo­

luzionario l’Isp etto ria potè fare affidam ento su tre insigni supe­

riori: D. Luigi Calcagno, prim o ispettore, che fu poi espulso dal Paese nel 1896; D. Antonio Fusarini, secondo ispettore, la cui m e­

m oria rim arrà indissolubilm ente legata alla sto ria dell’opera sa­

lesiana a Riobamba; e specialm ente Mons. Domenico Comin, te r ­ zo ispettore, che governò le case salesiane p er due periodi (dal 1909 al 1912 e dal 1916 al 1921) e fu consacrato Vescovo come Vicario Apostolico di Méndez e G ualaquiza nell’ottobre del 1920.

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Term inata la P rim a G uerra Mondiale e indebolitosi il regime liberale, nel Paese cominciò u n nuovo periodo di storia. La Con­

gregazione riuscì a consolidarsi, specialmente a partire dagli anni

’30, orientandosi decisamente all’educazione della gioventù nella

‘S ierra’ (altipiano andino) e nella ‘C osta’ (pianura costiera), ed alla promozione ed evangelizzazione nelle missioni amazzoniche.

Il lavoro educativo urbano si consolidò notevolmente, data la grande richiesta dei settori popolari giovanili, cui la Congregazione rivol­

se la sua attenzione preferenziale. Così pure si poterono organiz­

zare nuove spedizioni missionarie che permisero finalm ente di co­

minciare la desiderata opera di evangelizzazione della popolazione Shuar. Anzi, si giunse ad ottenere, m ediante un accordo col gover­

no, il riconoscimento ufficiale della tu tela salesiana sul territorio ed anche, m ediante u n sussidio ufficiale, u n im portante appoggio economico per le istituzioni educative salesiane amazzoniche.

A seguito alla Seconda G uerra Mondiale (1939-1945), che im ­ pedì ai Salesiani la com unicazione con il centro della Congre­

gazione in Italia e ridusse di conseguenza l’invio di nuovo per­

sonale, la presen za salesiana nell’Ecuador si vide c o stretta ad organizzarsi più autonom am ente, aprendo case proprie p er la formazione dei giovani Confratelli. Dopo il Concilio Vaticano II ed i Capitoli G enerali della Congregazione che ne accolsero i conte­

n u ti innovatori, l ’Isp etto ria conobbe profondi cam biam enti. Le missioni salesiane furono le prim e ad essere toccate da grandi tra ­ sformazioni: venne organizzata u n ’azione pastorale d iretta alla form azione di m in istri originari del te rrito rio e prom ossa u n a liturgia con delle celebrazioni religiose in arm onica simbiosi con i valori cu ltu ra li nativi. L ’organizzazione della Federazione dei C entri S h u ar ne costituisce u n esempio rilevante.

Nel 1961 l’Isp etto ria fu divisa in due, con le rispettive sedi a Quito e a Cuenca. La divisione durò solo 12 anni, fino al 29 agosto 1973, e servì, tr a l ’altro, al definitivo consolidam ento del Vica­

riato di Méndez, con l’apporto di nuove energie. Alla fine degli anni ’70 e inizio ’80 si aprirono nuovi fronti di lavoro: le missioni andine di Zum bagua, Salinas e Cayambe, e il lavoro con i ragazzi

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IL RETTOR MAGGIORE 9

di stra d a a Quito e Guayaquil. Ad essi occorre aggiungere, negli anni ’90, la nascita dell’U niversità Politecnica Salesiana con sedi a Cuenca, Quito e Guayaquil.

Colom bia: Isp e tto rie d i B ogotà e d i M ed ellin

La presenza salesiana in Colombia è fru tto di un sogno di Don Bosco, che nel 1883, la n o tte precedente la festa di S an ta Rosa da Lima, vide u n a cartin a dove “in grande era rilevata la diocesi di Cartagena. E ra il punto di p a rte n z a ”.2 Don Bosco, che in Colombia era già conosciuto come tau m atu rg o , non tardò ad essere scoperto come grande educatore della gioventù. E così, con la mediazione del generale Jo aq u ìn F. Vélez, suo rap p resen tan te presso la S an ta Sede, il governo colombiano invitò i Salesiani in Colombia, al fine di provvedere a ll’educazione religiosa, scienti­

fica ed artistica della gioventù.

M andati da Don Rua, i prim i Salesiani giu n sero sul suolo colombiano il 31 gennaio 1890, sbarcando a B arranquilla, sotto la direzione di Don Evasio Rabagliati. Pochi giorni dopo facevano il loro ingresso a Bogotà, dove il 1° settem b re si apriva la prim a scuola di educazione tecnica nel Paese, il Colegio Salesiano Leon X I II de Artes y Oficios, che divenne u n p u n to focale di irrad ia­

zione culturale in Colombia.

Poco a poco la presenza salesiana cominciò a crescere e mol­

tiplicarsi. Già nel 1896 fu e re tta l’Ispettoria, sotto il patrocinio di San P ie tro Claver. E l ’an n o 1905 n acq u e il prim o ram o del fecondo albero della Famiglia Salesiana, l ’istitu to delle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e M aria, fondato ad Agua de Dios da D. Luigi Variara, continuatore delle gesta eroiche di D. Michele U nia a favore dei lebbrosi.

Con 31 case sparse su tu tto il territo rio colombiano, nel 1957 l’Opera salesiana si moltiplicò dando vita alla nuova Ispettoria di Medellin.

2 MB XVI, pag. 389.

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La C ongregazione S alesian a h a avuto in Colombia opere carism atiche di riferim ento, come la presenza a favore degli am ­ m alati di lebbra ad Agua de Dios e a Contratación, o l’opera del- l’Ariari, che continua ad essere u n contesto di sfida per la Chiesa, trattan d o si di u n a delle regioni del Paese più flagellata dalla vio­

lenza. G razie al lavoro realizzato dai Salesiani d u ra n te questi ultim i q u a ra n t’anni, il Vicariato è diventato Diocesi e dispone di u n gruppo di sacerdoti locali. P er tale motivo, i Salesiani sono andati gradualm ente ritirandosi e consegnando le parrocchie al clero diocesano, p u r essendoci ancora alcuni luoghi che richiedono la generosità apostolica dei figli di Don Bosco.

I Salesiani di Bogotà (COB) già da parecchi anni hanno aper­

to opere di grande significatività, prendendosi cura dei ragazzi di strada, conosciuti come “gam ines”, giovani in situazioni ad alto rischio a causa della violenza (Tibu, San Vicente del Caguàn) o em arginati che si am m assano in quartieri periferici (Ciudad Bolì- var); giovani che a causa dell’impoverimento familiare non avreb­

bero accesso ad u n a educazione di q ualità (nei ‘colegios conce- sionados’). M erita u n a speciale m enzione il movimento a favore dei ragazzi di strada, oggi presente in ta n te Ispettorie del mondo, che nacque a Bogotà sotto l’impulso di D. Saverio De Nicolò, il quale, identificato questo tragico fenomeno sociale, seppe ideare u n a proposta educativa efficace ed esem plare.

Anche i Salesiani di Medellin (COM) hanno saputo potenziare opere sociali che realizzano l’opzione preferenziale per i giovani più poveri. V orrei qui rico rd are in n a n z itu tto la “C iudad Don Bosco”, come pure, negli am bienti afro-colombiani di Buenaven- tu ra e di Condoto, la cu ra dei giovani a rischio nel “C entro de C apacitación D on Bosco” di Cali, la p ro p o sta di rieducazione dei giovani dissociati dal conflitto arm ato nel “Hogar San Ju a n Bosco” di A rm enia, e la qualificazione per il lavoro che si offre in molte opere.

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Perù

Nel 1886 il Presidente della Repubblica del P erù visitò Val- docco e, incontrandosi con Don Bosco, gli chiese dei Salesiani per la sua Patria. U na richiesta simile era g iu n ta a Don Bosco da al­

cuni Cooperatori Salesiani a cui egli rispose, nel 1887, pregandoli di m ettersi d ’accordo con D. Giacomo Costam agna, che avrebbe visitato Lima nel 1888.

Nel 1890 Don Angelo Savio arrivò alla capitale del P erù per esplorare il terren o p er la d esid erata fondazione, en tran d o in com unicazione con u n a istitu z io n e d en o m in a ta ‘Sociedad de Beneficencia’, che aveva l ’intenzione di stab ilire nella città u n Istitu to per ragazze, d iretto dalle Figlie di M aria A usiliatrice, ed u n a Scuola di A rti e M estieri affidata ai Salesiani. In ta n to Don Rua aveva ricevuto due lettere, u n a di Mons. Macchi, Delegato Apostolico nel Perù, e l ’a ltra del Card. R am polla, a nom e del Santo Padre, insistendo sulla presenza dei figli di Don Bosco nel Perù. Di fronte a queste richieste, il 6 giugno 1890 fu approvato dal Consiglio Superiore, con alcune modifiche, il progetto che aveva p re sen ta to la ‘Sociedad B enèfica’, an ch e se la risp o sta definitiva di Don R ua veniva rim a n d a ta fino ad avere l ’appro­

vazione d e ll’Arcivescovo di Lim a; q u e sta g iu n se n el m aggio 1891.

Il gruppo fondatore, Salesiani e Figlie di M aria Ausiliatrice, partì da Torino il 16 agosto ed arrivò a Lima il 27 settem bre 1891.

I Salesiani, due sacerdoti (D. Antonio Riccardi e D. Carlo Pane) e u n coadiutore (il Sig. G iovanni Stolli), si dedicarono, all’inizio, ad assistere le nove Figlie di M aria A usiliatrice che com inciaro­

no la loro opera il 15 ottobre. Loro stessi poi poterono aprire un oratorio l ’8 dicem bre 1891. Q uasi u n anno più ta rd i iniziarono l’internato. La presenza salesiana, n a ta a Lima, q u artiere di Ri- mac, con O ratorio e Laboratori di A rti e M estieri, presto si fece presente ad Arequipa, al sud del Paese (1896); più ta rd i a Brena, quartiere di Lima (1897), e quasi contem poraneam ente nel por­

to del Callao, a poca distanza da Lima.

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Vista la rap id a crescita, Don Rua aveva eretto l ’Ispettoria di San Gabriele Arcangelo, con sede a Santiago del Cile, che com­

prendeva le case del Cile e del Perù, m a davanti all’im possibilità di u n a v e ra anim azione e governo e m antenendosi il ritm o di sviluppo delle opere, nel 1902 venne e re tta l’Ispettoria di S anta Rosa, con sede a Lim a-Brena, p er Perù e Bolivia.

L’a p e rtu ra delle m issioni n ella “Valle Sagrado de los Incas”, dopo la ch iu su ra delle opere di Puno e Yucay, in cui si svolgeva u n lavoro d ire tta m e n te a favore dei giovani indigeni dell’a lti­

piano peruviano, fu u n passo im p o rtan te per dare all’Isp etto ria del P erù u n volto salesiano più integrale; u n obiettivo simile h a re a lizz a to l ’o rganizzazione dei cen tri di qualificazione p er il lavoro a p a rtire dagli anni ’70, così come l’iniziativa delle Case di accoglienza “Don Bosco”. Inoltre, la fondazione di “Bosconia”

a P iu ra, il rilancio dell’O ratorio del Rimac, l’irrobustim ento del MGS, l ’a p e r tu r a della m issio n e a S an Lorenzo (2000) nel- l’A m azzonia peruviana, stan n o contribuendo ugualm ente a pre­

sen ta re u n ’im m agine più com pleta della proposta salesiana nel Perù.

B o liv ia

Don Giacomo C ostam agna visitò la Bolivia nel 1889, e n tu ­ siasm andone le a u to rità , che chiesero la fondazione dell’opera salesiana nel Paese. D ovettero però trasco rrere alcuni anni fin­

ché Don Rua, nel 1895, firm ò a Torino u n co n tratto per aprire due in te rn a ti di A rti e M estieri. Don Costam agna, a quel tempo orm ai Vescovo, viaggiò a Sucre e a La Paz per stabilire in en­

tra m b e le c ittà il “Colegio Don Bosco”, u n in te rn a to con s tr u t­

tu re p er a rtig ian i e stu d en ti e con oratorio festivo; a Sucre, inol­

tre , si aveva la cu ra di u n tem pio. Le due case ebbero u n m agni­

fico sviluppo fin dai prim i a n n i e i Salesiani si conquistarono le sim patie della gente. Furono in teg rate nell’Ispettoria peruviana:

la lo n ta n a n za del governo ispettoriale non favorì i rip e tu ti te n ­ ta tiv i di a p rire nuove opere in Bolivia. Solo nel 1943 si fondò la Scuola A gricola di C hulum ani e i due sem inari diocesani, quello

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IL RETTOR MAGGIORE 13

di “San J e ró n im o ” a La Paz e quello di “S an L u is” a Cocha- bamba. Nel 1955, anno in cui si lasciarono i due sem inari dioce­

sani, l’a p e rtu ra di u n proprio a sp iran ta to a Calacoto favorì le vocazioni locali. L ’anno seg u en te si ap rì la scuola agricola di Fatim a, a Cochabamba. Nel 1960 iniziò la scuola agricola della M uy u rin a a M ontero (S an ta C ruz); nel 1963 il “Colegio Don Bosco” di Cochabamba.

A causa dell’esiguo num ero di opere e di personale, la Bolivia salesiana tard ò a costituirsi in Ispettoria; la sua erezione, col t i ­ tolo di “N o stra Signora di C opacabana”, ebbe luogo il 9 G ennaio

1963, con D. P ietro G arnero come prim o ispettore. S fo rtu n a ta ­ m ente D. G arnero dovette lasciare la Bolivia dopo appena u n a n ­ no e mezzo, essendo stato nom inato ispettore di San Paolo nel Brasile. Come suo successore fu nom inato D. José G ottardi, m a a n ch ’egli non potè consolidare le opere perché dopo u n anno e mezzo di governo fu inviato come ispettore nell’Uruguay. La pre­

senza salesiana nella Bolivia trovò u n a certa stab ilità con D. Jor- ge Casanova, proveniente dall’A rgentina, che potè com piere fe­

licem ente il suo sessennio come ispettore. Sotto il governo del suo successore, D. Rinaldo Vallino, proveniente da G uadalajara (Messico), si iniziarono nuove opere: la m issione di Kam i e di Independencia, su ll’altopiano, e quelle del “Sagrado C orazón” e di “San C arlos” n ell’O riente.

Dopo il sessennio di D. Vallino, l ’Isp etto ria cominciò ad ave­

re superiori che uscivano dalle file delle sue stesse com unità. Il prim o fu Don Tito Solari, che e ra venuto in Bolivia p er il ge­

mellaggio t r a l ’Isp etto ria V eneta e quella della Bolivia. T erm i­

nato il suo m andato, Don Solari fu consacrato Vescovo A usilia­

re di S an ta Cruz e, qualche an n o più tardi, Arcivescovo di Co­

chabam ba. D u ra n te i sessen n i di D. C arlo Longo, di D. Jo sé Ramón Iriarte e di D. Miguel Angel H errero l’Ispettoria continuò a crescere in opere e in Confratelli. Dal gennaio 2005 a capo del- l’Isp etto ria vi è D. J u a n Pablo Z abala Torres, prim o isp etto re di origine boliviana.

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Zona Mesoamericana

C om prende Messico, Venezuela, Am erica C entrale, Antille, Haiti.

M essico: Isp e tto rie d i M essico-M éxico e d i G u a d a la ja r a (MEM-MEG)

I p rim i Salesiani giunsero nel Messico il 2 dicem bre 1892.

E ran o tre sacerdoti: D. Angelo Piccono, capo della spedizione, D. Raffaele Piperni e D. Sim one Visintainer, più u n coadiutore, il Sig. P ietro Tagliaferro, ed il chierico Agostino Osella.

E rano sta ti chiam ati p er interessam ento del cooperatore sa­

lesiano D. Angel L ascuràin che dal 1890 seguiva u n piccolo Col­

legio a C ittà del Messico. Poco dopo, già nel 1893, i Salesiani si trasferiro n o al q u artiere di “S an ta J u lia ”, nella periferia, dove costruirono u n grande Collegio p er artigiani e studenti. Nel 1894 D. P ip ern i passò alla c ittà di Puebla, dove fondò la seconda ope­

ra salesiana. La te rza fu fondata, nel 1901, nella città di Morelia e la q u arta, nel 1905, nella c ittà di G uadalajara. Dal 1902 queste q u a ttro case form arono l ’Isp etto ria di “N ostra Signora di Gua- dalupe”. M a l’opera salesiana nel Messico non si potè sviluppare nei prim i cin q u an t’anni: p rim a a causa della rivoluzione (1910­

1920) e, dopo, a m otivo d ella persecuzione (1926-1929) e del periodo di leggi anticlericali (1930-1940). Di fatto, nel 1937 erano rim asti solo 13 Salesiani in tu tta la Repubblica. Solo a p artire dal 1941 la presenza salesiana risorse e si sviluppò con insospet­

ta ta vitalità, in modo che in soli 22 a n n i (1941-1963) si m olti­

plicò, arrivando a 35 case e 400 Salesiani.

Tale prodigiosa crescita portò, nel 1963, alla suddivisione in due Ispettorie: nel sud, con sede a C ittà del Messico, lT spettoria

“N ostra Signora di G uadalupe” (MEM); nel nord, con sede a Gua­

d a la ja ra (MEG), q u ella di “C risto Re e M aria A u siliatrice”.

La p re sen z a sale sian a n e llT sp e tto ria di Messico-México (MEM) h a u n a particolare rilevanza p er il lavoro m issionario nel

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sud del Paese (Oaxaca), dove si lavora con i Mixes, con i Chinan- tecos e con alcune com unità Zapoteca. A p a rtire dal 1962 a rriv a­

rono i prim i Salesiani nella zona e nel 1966 venne e re tta la P re ­ la tu ra M ixepolitana, incominciando così il processo di incultura- zione del Vangelo e la costruzione di u n a Chiesa con volto in d i­

geno, in sintonia col Concilio Vaticano II e col M agistero della Chiesa. P u r trovandosi sotto la giurisdizione di MEM, questo la ­ voro m issionario fu affidato ad e n tram b e le Ispettorie. A ttu a l­

m ente, nella stessa P relatu ra, l ’Isp etto ria di G uadalajara h a u n a com unità (San Antonio de Las Palm as) sotto la propria respon­

sabilità diretta.

Nel 1979 l ’Isp etto ria MEM avviò u n a presenza a San Cristó- bal de Las Casas (Chiapas), con u n a proposta oratoriana, te n e n ­ do anche in conto la cura di alcune com unità indigene della zona.

N ella decade degli anni ’90 cominciò u n progetto di o ra to ri a Mérida.

Fin dalla su a creazione l ’Is p e tto ria di G u ad alajara (MEG) si è m o strata m olto sensibile p er q u anto rig u ard a la form azione dei giovani Confratelli, preparando personale e costruendo case proprie.

A m età degli an n i ’80 cominciò a p ren d ere corpo l ’aspirazio­

ne di vari Salesiani di a p rire O ra to ri quotidiani n ella zona di fro n tiera con gli S ta ti U niti p er p o ter seguire i giovani a rischio, provenienti d all’in tern o del Paese e da tu t t a l ’A m erica L atina;

sorsero così le opere di T ijuana, Mexicali, Los Mochis, Ciudad Ju àrez, Nogales e u ltim am en te C h ihuahua, A cuna e Laredo.

Da vari a n n i le Isp e tto rie m essicane sono in crescita p ro ­ gressiva di id e n tità e di senso di a p p arten e n z a m ediante diver­

se iniziative: A ssem blea della C om unità Isp etto riale (ACI), S et­

tim ane di Form azione P erm an en te, N atale Ispettoriale, E serci­

zi Spirituali Ispettoriali. In ciascuna delle due Ispettorie, inoltre, vi sono presenze che si prendono cu ra di ragazzi a rischio, come la Casa N azaret (MEM) e la C ittà del Ragazzo (MEG).

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Venezuela

Nel febbraio del 1894 Mons. Giulio Tonti, Delegato Apostoli­

co nel Venezuela, inviato dal governo, chiese a Don R ua la fon­

dazione di qualche opera salesiana a Caracas e a Valencia. Già prim a, Mons. U zcàtegui, il E A rteaga ed i Cooperatori Salesiani venezuelani avevano chiesto a Don Bosco di inviare i suoi figli nel Venezuela.

Il 29 novem bre 1894 arrivarono al Venezuela i prim i sette Salesiani. N on furono facili gli inizi dell’opera a Caracas, a cau­

sa di divergenze col governo. I Salesiani, guidati da D. Enrico Riva, fondarono u n a piccola opera che col tem po crebbe e giun­

se ad essere il gran d e Collegio di S. Francesco di Sales di Sarrià.

P o sterio rm en te nacquero, a fianco del Collegio, le Scuole G ra­

tu ite Don Bosco. Agli inizi del 1900 si incominciò la costruzione del S an tu ario in onore di M aria Ausiliatrice. A Valencia, si era aperto nel 1894 il “Colegio Don Bosco”, già iniziato sotto la di­

rezione di D. B ergeretti. Nel 1902 si fondò l ’opera di San Rafael (Stato di Zulia), che, su indicazione di Don Albera, fu poi t r a ­ sferita a M aracaibo. Nel 1914 nasceva l ’opera salesiana a Tàri- b a (Stato di T àchira) con il “Colegio San Jo sé ” ed u n a cappella in onore di M aria A usiliatrice. Dal 1927 si stabilirono le tappe della form azione a La Vega; nel 1938 il noviziato si trasferì a Los Teques.

La presenza salesian a n e ll’a ttu a le S tato dell’A m azzonia da­

ta dal 1933, quando l ’Isp e tto ria ricevette la P re fe ttu ra Aposto­

lica di F u erto Ayacucho. Il m om ento di crescita, in opere e p er­

sonale, si colloca nelle decadi degli an n i ’50 e ’60. Si fondarono case a M érida, Coro, Ju d ib an a, P u erto La Cruz, Los Teques. Si costruirono grandi edifici p er opere educative. Si sviluppò la P re ­ fe ttu ra Apostolica di P u e rto Ayacucho, con nuove presenze n el­

l’Alto Orinoco: Isla del R atón, M anapiare, La Esm eralda. Nel 1953 la F re fe ttu ra diventò Vicariato. Le FMA, che erano giunte nel Venezuela nel 1927, si integrarono nel lavoro missionario nel V icariato a p a rtire dal 1940; attu a lm en te vi hanno 6 com unità.

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IL RETTOR MAGGIORE 17

La Chiesa, specialm ente p er mezzo della Congregazione Sale­

sian a e dell’is titu to delle Figlie di M aria A usiliatrice, h a con­

trib u ito in gran m isu ra alla form azione dello Stato dell’Amaz- zonia, m ediante cen tri scolastici ed opere di evangelizzazione presso le diverse etn ie che dal secolo XVIII, dopo l’espulsione dei Gesuiti, erano rim aste abbandonate. Negli anni ’50 i Sale­

sian i com inciarono u n itin e ra rio di evangelizzazione con gli Yanomami.

L ’o rien tam en to del Capitolo G en erale Speciale, n el 1972, introdusse cambi consistenti nella configurazione dell’Isp etto ria e nel servizio pastorale che prestava. Si aprirono opere di in seri­

m ento nelle zone popolari: la com unità “P rim ero de N oviem bre”

a P etare e la parrocchia di “San F élix” nello S tato Bolivar. La m aggior p a rte delle opere scolastiche si orientò al servizio dei ragazzi di estrazione popolare, potendo contare su u n a sovven­

zione dell’AVEC (Associazione V enezuelana di Educazione C at­

tolica). Da quell’epoca i form andi sono t u tti venezuelani e si è irro b u stita la presenza di C onfratelli venezuelani n e ll’insiem e dellTspettoria.

Nel 1976 fu fondato l ’ISSFE (In stitu to S uperior Salesiano de Filosofìa y Educación), affiliato alla U n iv ersità Pontifìcia Sale­

siana di Roma, per la form azione dei giovani Salesiani. Nel 1991 si è cominciato il processo di creazione del “In stitu to U niversi­

tario Salesiano Padre Ojeda”. Il Consiglio N azionale delle U ni­

versità lo approvò il 7 febbraio 1996.

Nel 1994 la presenza salesiana nel Venezuela h a com piuto i 100 anni. In questa occasione hanno preso avvio due progetti che hanno voluto costituire u n a risposta a nuove situazioni di sfida al servizio dei ragazzi e giovani più bisognosi: la “Red de Casas Don Bosco” per la cura dei ragazzi a rischio, che h a già sette case, e la “Asociación p a ra la Capacitación J u v e n tu d y T rabajo” che offre qualificazione lavorativa a giovani e ad u lti descolarizzati, in 60 centri di qualificazione nell’am bito nazionale, includendo anche opere di altre Congregazioni Religiose.

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C entro A m erica

E u n 'Isp e tto ria che com prende sei Paesi: Guatem ala, El Sal­

vador, H onduras, N icaragua, Costa Rica e Panam à.

I prim i Salesiani giunsero al porto di La Libertad (El Salva­

dor) il 2 dicem bre 1897. E rano stati inviati da Don R ua su r i­

chiesta del generale Rafael G utiérrez, P residente della R epub­

blica. La dom anda si basava su u n desiderio esplicito di Leone XIII. Q uesta p rim a spedizione salesiana in America C entrale era costituita da D. Luigi Calcagno (superiore), D. Giuseppe Misieri, D. Giuseppe M enichinelli, i coadiutori Stefano Tosini e Basilio Rocca e i giovani chierici Pietro M artin, Costantino Kopsik e Lui­

gi Salmón.

In u n prim o m om ento i Salesiani si incaricarono della “Finca Modelo”, nella capitale San Salvador, u n a scuola agricola di pro­

p rietà governativa che aveva 120 stu d en ti interni. La presenza salesiana durò due anni; poi m otivi di in stab ilità politica ne pro­

vocarono l ’estinzione. I Salesiani si incaricarono allora di u n a istituzione che raccoglieva 20 orfani nella vicina città di S an ta Tecla.

II 4 gennaio del 1903 giunse a San Salvador la q u arta spedi­

zione di m issionari salesiani. Quello stesso anno fu e re tta l ’I- sp etto ria C entroam ericana del Santissim o Salvatore, che com­

prendeva le cinque Repubbliche dell’Am erica C entrale e il te rri­

torio di Panam à, che in quello stesso anno si era costituito in sta ­ to indipendente dalla Colombia. Da S an ta Tecla partirono suc­

cessivam ente gruppi di Confratelli, fondando case e opere sale­

siane in H onduras (Comayagua, 1905), Costa Rica (Orfanotrofio di Cartago, 1907), P anam à (1907), N icaragua (1912) e G uatem a­

la (1929). Nella stessa Repubblica di E l Salvador i Salesiani inau­

gurarono nel 1903 il “Colegio San Jo sé ” nella città di S anta Ana e nel 1904 il “Colegio Don Bosco” di Avenida P eralta a San Sal­

vador. Il 29 maggio del 1912 E l Salvador ricevette la visita del prim o Vescovo salesiano e fu tu ro Cardinale, Mons. Giovanni Ca­

gliero, in qualità di Delegato Apostolico.

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IL RETTOR MAGGIORE 19

Essendo costituita da sei Paesi (Guatem ala, El Salvador, H on­

duras, Nicaragua, Costa Rica e Panam à), l ’Ispettoria presenta u n quadro di grande com plessità. Le fro n tiere rendono difficile il flusso di persone e di m ateriale; le m arcate divisioni sociopoliti­

che favoriscono differenze culturali e u n accentuato sentim ento nazionale: sei sistem i educativi, sei legislazioni lavorative, sei si­

stem i m onetari, sei frontiere, sei Conferenze Episcopali. L ’Ispet- toria ha 24 com unità: 6 nel G uatem ala, 7 nel Salvador, 2 in H on­

duras, 3 nel N icaragua, 4 in Costa Rica e 2 a Panam à; esse svol­

gono attiv ità di case di form azione (compreso u n centro regiona­

le per coadiutori), missioni, centri accademici, istitu ti tecnici, p a r­

rocchie, oratori, cen tri giovanili e due università.

A n tille

La presenza salesiana nelle A ntille, dopo u n prim o ten tativ o fallito a Curagao e in Giamaica, si stabilì a Cuba, dipendendo in u n primo m om ento dall’Isp etto ria salesiana “T arragonese” del­

la Spagna. Successivamente, nel 1924, passò a dipendere dall’I- spettoria del Messico. Tre an n i più tard i, a causa della persecu­

zione religiosa a ttu a ta nel Messico, l’ispettore portò la sede del- l’Ispettoria a La H abana. L’erezione canonica dellTspettoria del­

le Antille avvenne il 15 settem bre 1953, d u ra n te il retto rato di D.

Renato Ziggiotti, sotto il patrocinio di Don Bosco, con sede a La Vìbora (Habana, Cuba). In seguito alla rivoluzione c astrista la sede ispettoriale fu tra sfe rita al “Colegio Don Bosco” nella Re­

pubblica Dominicana, presso cui rim ase fino al 1993, quando poté disporre di u n a sede propria.

Cuba

I prim i Salesiani, guidati dal Beato D. José Calasanz, giunse­

ro a Camaguey il 4 aprile 1917, p er p re n d e r cura della p arro c­

chia di N ostra Signora della C arità. Li aveva preceduti, due an n i prim a, Mons. Felice G uerra, che, nom inato prim a A m m inistra­

tore apostolico di Santiago de Cuba e poi Vescovo della m edesim a città, fu il prim o salesiano ad arriv are a Cuba.

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Alla fondazione di Cam agùey seguirono quelle di La H abana (“Institución In clàn ”) e di Santiago de Cuba (1921). Nel 1929 si fondò u n a casa di form azione p er aspiranti e novizi a Guanaba- coa. Nel 1931 si acquistò la chiesa dell’ex-convento delle Carm e­

litane a La H abana, convertita im m ediatam ente nella Chiesa di M aria Ausiliatrice. Guines fu fondata nel 1936. Nel 1939 si com­

pletò il progetto del grande Istituto di A rti e M estieri a Camagiiey.

Nel 1943 fu b e n ed e tta la p rim a p ietra della chiesa di San Gio­

vanni Bosco a La Vìbora, te rm in a ta nel 1947, quando si stabilì presso di essa la casa ispettoriale. Nel 1943 nacque la presenza di M atanzas, come casa di noviziato. Nel 1955 ebbe inizio l’opera sa­

lesiana ad Arroyo N aranjo (Habana); la Scuola Tecnica di S anta C lara nel 1956.

Dopo il trionfo della rivoluzione castrista, nell’anno 1961, fu­

rono nazionalizzate tu tte le scuole salesiane; i Confratelli si vi­

dero obbligati ad em igrare o furono co stretti a vivere in am bien­

ti parrocchiali e nelle chiese, in mezzo a grandi difficoltà. In qual­

che presenza rim ase solo u n salesiano; a Camagiiey si dovette la­

sciare la parrocchia, che fu poi rip resa nel 1988. In questi ultim i an n i la presenza salesiana si è a n d ata consolidando nell’am bito parrocchiale, con l ’arrivo di nuovi Salesiani e - elem ento di g ran ­ de speranza - col sorgere di vocazioni locali.

Motivo pu re di incoraggiam ento p er la presenza salesiana a Cuba è che, tr a i grandi C onfratelli che vi hanno lavorato, si può annoverare la figura di D. Jó zsef Vàndor, salesiano originario del­

l’U ngheria, m issionario straordinario, di cui è in corso la Causa di beatificazione.

Repubblica D om inicana

L’arrivo dei Salesiani a Santo Domingo è legato alla figura di D. Riccardo P ittin i, il quale nel 1933, essendo allora ispettore de­

gli S tati U niti, fu inviato da D. Pietro Ricaldone a studiare le pos­

sibilità di fondare u n a scuola di arti e m estieri in Santo Domin­

go. In seguito alla relazione favorevole che presentò al R etto r Maggiore, la p resen za salesiana divenne re a ltà il 26 agosto 1935.

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IL RETTOR MAGGIORE 21

I Salesiani cominciarono così a p ren d ersi cura dei ragazzi poveri della città. D. P ittin i fu nom inato dalla S an ta Sede Arcivescovo di Santo Domingo: in quel tem po la diocesi com prendeva il te rrito ­ rio di tu tta la Repubblica Dominicana.

Come Arcivescovo di Santo Domingo, Mons. P ittin i nel 1938 eresse la parrocchia di S. Giovanni Bosco, da cui in seguito ebbero origine le case salesiane di “Cristo R ey” e del “Sagrado Corazón de Je su s” (Villa Ju an a). Quello stesso anno i Salesiani accettaro­

no la Colonia Agricola di Moca, che il governo cedette alla Con­

gregazione; qualche anno più tardi, sem pre a Moca, ricevettero la parrocchia del “Sagrado Corazón de J e s u s ”, trasfo rm ata in S an ­ tu ario Nazionale da D. Antonio Flores. Nel 1947 si aprì l ’aspi- ra n ta to di Jarabacoa. L’oratorio di M aria A usiliatrice a Santo Domingo cominciò nel 1944. Nel 1952 Mons. P ittin i creò la nuova parrocchia di “M aria Auxiliadora”. Il “H ogar Escuela Domingo Savio” di Santo Domingo si aprì nel 1955.

Nel 1956 il “Colegio de A rtes y Oficios” che funzionava p re s­

so il “Don Bosco” si trasferì p er co stitu ire l ’a ttu a le “In stitu to Tècnico Profesional Salesiano” (ITESA), e al suo posto si orga­

nizzò u n a scuola secondaria. L ’o p era salesian a di Mao ebbe in i­

zio nel 1960. Nel 1968 si eresse la com unità salesiana del “Co­

razón de J e s ù s ”. Il 1974 segna l ’inizio della com unità salesiana di La Vega e della parrocchia “Domingo Savio”. N ell’anno 1978 si avvia la presenza salesiana n ella c ittà di B arahona. Nel 1982 lo Studentato Filosofico salesiano, che da Aibonito (P uerto Rico) e ra sta to tra s fe rito alla H a b a n a (C uba) e poi a V illa M ella, fu p o rta to p ro v v iso riam en te n e lla C asa d ella C alle G alvàn.

Nel 1984 si eresse il noviziato “S agrado C orazón de J e s ù s ” a Jarabacoa, come p u re la C o m u n ità salesian a di “C risto R ey”.

Nel 1987 si a ssu n se l ’is titu to P olitecn ico di S an tiag o de los Caballeros (IPISA).

Negli anni ’90 l ’Isp etto ria delle A ntille h a dato avvio nella Repubblica Dom inicana ad u n g rande lavoro a favore dei ragazzi di strada, che si è venuto consolidando ed estendendo.

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Puerto Rico

La presenza dei Salesiani a Puerto Rico fu sollecitata già nel 1933; m a solo nel 1947 D. P ietro Savani potè assum ere la p a r­

rocchia di “San Ju a n Bosco” a Santurce. Da questo posto comin­

ciò a curare u n O ratorio negli a ttu ali te rre n i di Cantera, dove già nel 1949 si iniziò la costruzione di u n a piccola cappella, che sa­

rebbe poi d ivenuta l ’a ttu a le parrocchia-Santuario di M aria A usi­

liatrice. Più ta rd i si ap rì il collegio per p rendere cura dei ragazzi della zona con scarse possibilità economiche.

A ttualm ente P u erto Rico h a 6 case: Parrocchia e O ratorio - C entro Giovanile di Aguadilla (1996), la casa di esercizi, l’antico sem inario di A ibonito (1961), la parrocchia “San Francisco de S ales” e l ’O ratorio - C entro Giovanile di Catano (1968), la p a r­

rocchia “San J u a n B a u tista ” e il Centro Giovanile di Orocovis (1978), la p a rro c ch ia “S an J u a n Bosco” con Scuola e O pera sociale di Paim era, San J u a n , Calle L utz (1947), la parrocchia

“M aria A uxiliadora” con il “Colegio y O ratorio Juvenil San J u a n Bosco” di San Ju a n , C an tera (1952).

H a iti

La sto ria della p resen za salesiana ad H aiti si confonde, fin dagli inizi, con u n a istituzione, la “Ecole N ationale des A rts et M étiers” a Port-au-Prince, più conosciuta col nome generico di

“S aint J e a n Bosco”. N ell’ottobre del 1934 il Presidente Vincent, che aveva visto l ’opera realizzata dai Salesiani nel Paese vicino, invitò Mons. P ittin i, Arcivescovo di Santo Domingo, a fondare a Port-au-Prince u n ’opera simile a quella che i Salesiani dirigevano nella capitale dom inicana. L ’anno seguente il R ettor Maggiore m andò a P ort-au-Prince u n V isitatore Straordinario, D. Antonio Candela, che insiem e a M ons. P ittin i ed alle a u to rità haitiane stilò gli accordi di base p er la nuova fondazione. Il R ettor Mag­

giore delegò D. M arie G im bert, francese di origine bretone, ex­

isp ettore di Lyon, affinché im piantasse il carism a salesiano ad H aiti. Sbarcò nel Paese il 27 maggio 1936, in compagnia di u n

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IL RETTOR MAGGIORE 23

coadiutore italiano, il Sig. Adriano M assa. In seguito a ltri Con­

fratelli vennero a com pletare la com unità.

I laboratori, d iretti dai giovani m aestri salesiani italiani, di­

namici e com petenti, diedero im pulso alla scuola fino a risu ltare la miglior scuola professionale della Nazione. L’arrivo di rin fo r­

zi di personale, provenienti dal Belgio, aiutò a pensare alla p ro ­ mozione di vocazioni locali. Il prim o salesiano haitiano, D. Serges Lam aute, professò nel 1946. L ’anno seguente il Sig. H u b ert Sa- non, primo coadiutore salesiano haitiano, fece la sua p rim a p ro ­ fessione a Cuba. Nel 1948 u n gruppo di cinque giovani fu invia­

to in Francia p er farvi il noviziato e gli studi di filosofia.

Si dovette atten d ere fino al 1951 p er vedere i Salesiani a p ri­

re u n ’opera a Petionville e il 1955 per tro v arli a C ap-H aitien nel­

la “Fondation V incent”, con la prim a parrocchia dedicata a San Giovanni Bosco in territo rio haitiano.

Dalla sua fondazione, H aiti formò p a rte successivam ente del- l’Ispettoria Salesiana Messico-Antille con sede a La H abana; più tard i fu p a rte dell’Ispettoria delle A ntille - insiem e a Cuba, R e­

pubblica Dom inicana e P u erto Rico - con sede a Santo Domingo.

A partire dal gennaio 1992, H aiti è d iv en tata u n a V isitatoria, con sede a Port-au-Prince. Le presenze sono attu alm en te 10; le case di formazione tre: il prenoviziato, il noviziato e il postnoviziato.

Grazie alla testim onianza dei pionieri l’opera salesiana è ben im piantata, con presenze significative in am bienti m olto poveri e bisognosi. Oggi Don Bosco e il suo carism a appartengono ad Haiti.

Zona Nordamericana

C om prende le Isp e tto rie degli S ta ti U n iti (SUE-SUO) e il Canada.

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S ta ti U niti: Isp e tto rie d i S an F rancisco e d i N ew R ochelle (SUO-SUE)

Sta ti Uniti Ovest (SUO)

La prim a com unità salesiana si stabilì a San Francisco l’i l m arzo 1897, su invito dell’allora Arcivescovo Mons. Patrick W.

Riordan, per seguire gli em igrati italiani e i loro figli, nella p a r­

rocchia dei Santi Pietro e Paolo. I Salesiani erano quattro: D. Raf­

faele Piperni, d irettore, D. Valentino Cassini, il coadiutore Nico­

la Imielinski e u n chierico, Giuseppe Oreni. Il piccolo gruppo ebbe u n ’accoglienza poco entusiasta, m a grazie alla guida dinam ica di D. P iperni la chiesa dei S anti Pietro e Paolo cominciò la sua len ta ascesa verso la significatività e la ‘leadership’ nel N orth Beach.

Dopo il grande terrem oto, che il 18 aprile 1906 devastò la città, si dovette p e n sa re alla rico stru zio n e della chiesa che di fatto venne com pletata nel 1924.

Accanto a questo tem pio e con ugual fam a vi è il “Salesian Boys and Girls C lub”, fondato nel 1921. Esso divenne rap id a­

m en te u n centro p er i num erosi ragazzi del quartiere, a ttra v e r­

so lo sport, la m usica ed altre attiv ità culturali, religiose e socia­

li. Cinque anni più ta rd i furono aperte la scuola parrocchiale ed u n a ‘High School’. Dopo soli 15 mesi dal loro arrivo a San F ra n ­ cisco, i Salesiani videro la necessità di provvedere u n ’a ltra p a r­

rocchia a favore degli italiani che lavoravano al sud della città.

N acque così nel 1898 la chiesa del “Corpus C hristi”, sem pre al servizio della co m u n ità italian a. P iù ta rd i si costruirono u n a scuola ed u n centro giovanile.

Nel 1902 i Salesiani presero a loro carico la parrocchia porto­

ghese di “San Jo sé ” a Oakland. La fecondità del lavoro fece sì che nel 1915 si sentisse il bisogno di costruire ad O akland u n ’a ltra chiesa, dedicata a M aria Ausiliatrice.

Nel 1902 venne co stitu ita l ’Isp etto ria degli S tati Uniti, con sede a San Francisco, con D. Michele Borghino come primo ispet­

tore. All’inizio l ’Isp e tto ria com prendeva solo cinque case: a San

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IL RETTOR MAGGIORE 25

Francisco la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo e quella del “Cor­

pus C hristi”; a O akland la parrocchia di “San Jo sé ”; a New York la parrocchia di M aria Ausiliatrice e quella della Trasfigurazione.

Nel 1905 la sede ispettoriale si trasferì a Troy, N.Y.; in seguito, nel 1908 passò a H aw thorne e nel 1916 a New Rochelle. Tale cam ­ bio di sede potè influire sul fatto che non vi furono altre fondazioni all’Ovest fino al 1921, quando i Salesiani accettarono il collegio di Watsonville in California. Nel 1923 essi giunsero a Los Angeles, dove assunsero la cura della chiesa di San Pietro. L ’anno seguente a Los Angeles si avviò u n a seconda parrocchia, dedicata a M aria Ausiliatrice. Il 28 maggio del 1926 fu e re tta l’Ispettoria di San Francisco, sotto il patrocinio di S. A ndrea Apostolo.

La presenza a Richm ond risale al 1927. I Salesiani vi com­

prarono u n a pro p rietà che divenne uno stu d en tato per i fu tu ri Salesiani. Nel 1960 i giovani Salesiani si trasferirono a W atson­

ville e il centro scolastico fu aperto agli stu d en ti della contea di West C ontra Coast.

L ’opera di Bellflower iniziò nel 1938, anno in cui si costruì la

“St. Jo h n Bosco High School”. Nel 1954 si costruì la parrocchia S. Domenico Savio, cui si aggiunse u n a scuola parrocchiale.

Nel 1952, su richiesta del Card. Jam es F. McIntyre e con la collaborazione di D. Felice Pena, aprì le sue porte a Rosemead il

“Don Bosco Tech”. A ttualm ente esso è u n centro di form azione professionale ed u n “Ju n io r College” con u n program m a di cinque anni che po rta al ‘Associate of Science D egree’.

La casa di form azione “San G iuseppe” a Rosemead, fondata nel 1958, era dedicata alla form azione dei Coadiutori. Nel 1989 vi si stabilì il Noviziato. In seguito, cercando di dare u n a risposta ai m u ta ti segni dei tem pi, la casa am pliò i suoi servizi p er la formazione di anim atori giovanili.

Dal 1965, nella zona est di Los Angeles, i Salesiani assunsero la cura della Chiesa di S an ta M aria che, co stru ita nel 1898, era a servizio degli em igrati irlandesi che abitavano in quella zona del­

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la città. A ttualm ente si prende cura di u n a com unità di em igrati messicani. Vi sono inoltre altre due opere significative: il “Sale- sian Boys and Girls Club” (una estensione della scuola salesiana) e il “Salesian Family Youth C entre” fondato nel 1998. Nel 1978 inoltre i nostri Confratelli, su invito del Vescovo Joseph Drury, presero la cura della parrocchia di San Luigi Re di Laredo.

Di questa Isp etto ria fa p a rte la “Don Bosco H all” di Berkeley che da teologato si è trasfo rm ato in centro di form azione p er­

m anente dal 1984, con u n program m a di studi ed esperienze for­

m ative nell’area della Salesianità. I corsi hanno norm alm ente la d u ra ta di u n anno.

Nel quadro dell’impegno m issionario promosso dal Progetto Africa, la S ierra Leone fu affidata alle due Ispettorie degli S tati Uniti, che hanno u n a presenza a Lungi (parrocchia “Holy Cross”) e u n centro tecnico agricolo a San Agustìn, che attualm ente for­

m a p arte della nuova V isitatoria dell’Africa Occidentale.

S ta ti Uniti E st (SUE)

Mentre a San Francisco, nel 1897, iniziava l’opera salesiana, al­

l’E st degli S tati U niti l ’Arcivescovo di New York da tempo stava cercando di avere i Salesiani nella sua diocesi. Il Card. Joseph Mc- Closkey li aveva chiesti due volte a Don Bosco, attraverso il suo vescovo coadiutore Michael A ugustine Corrigan. Alla m orte del cardinale, nel 1885, Mons. Corrigan fu nom inato Arcivescovo di New York e si propose di far venire delle Congregazioni religiose che si p ren d essero cu ra degli em ig ran ti nella sua diocesi.

Si diresse a Don Bosco, m a occorsero dieci anni dopo la m orte del Santo e num erose lettere a Don Rua, prim a che i Salesiani potes­

sero rispondere positivam ente al suo invito a stabilirsi a New York.

Finalm ente, il 28 novem bre 1898 giunsero D. E rnesto Cop­

po, D. M arcellino Scagliola, il coadiutore Faustino Squassoni ed u n laico non identificato. La loro prim a casa fu un edificio della 12th E ast S treet. Gli inizi furono lenti e difficili, m a lungi dallo scoraggiarsi, quei prim i Salesiani continuarono la loro opera di

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IL RETTOR MAGGIORE 27

cura degli em igranti visitando case, curando am m alati e orga­

nizzando missioni.

A ttorno al 1920 i Salesiani stav an o già lavorando in a ltre parrocchie per em igrati italiani: quella di St. Michael a Paterson (N J), di Holy R osary a P o rt C h ester (NY) e di St. A nthony a E lizabeth (NJ). Il prim o lavoro, in q u e sta p a rte o rien tale del Paese, così come a ll’Ovest, fu a favore degli em igrati italiani a cui offrirono ogni tipo di attenzioni.

La prim a scuola fu fo n d ata a Troy (NY), nel 1903, ed era destinata a studenti che potevano avere qualche interesse per il sa­

cerdozio. In seguito i Salesiani cercarono u n altro luogo e lo trova­

rono a H aw thorne (NY), dove costruirono u n nuovo edifìcio, più vicino ad altre opere e con abbondanza di spazio. La scuola ricevette il nome di “Columbus In stitu te”. Ebbe u n tale successo che dopo poco tempo cominciò il primo anno di ‘High School’, con l’in ten ­ zione di aggiungere u n nuovo corso ogni anno. Nel 1912 il num ero di italiani e polacchi crebbe tanto che la scuola si sdoppiò. Nel 1915 la sezione polacca fu situ ata a Ram sey (NJ); inizialm ente cono­

sciuta col nome di “Don Bosco Polish School”, porta ora il titolo di

“Don Bosco P rep ”. Dal punto di vista vocazionale, Ramsey è uno dei collegi più fecondi di tu tta la Congregazione, potendo contare tra i suoi alunni più di 160 vocazioni sacerdotali o religiose.

U na grande tragedia colpì il “Colum bus In s titu te ” la m a ttin a del 11 dicembre 1917, quando il fuoco d istru sse l ’edificio. U na nuova scuola fu allo ra c o stru ita a N ew R ochelle (NY), su u n terreno comprato nel 1919. Gli stu d en ti di filosofia e teologia non ebbero u n a sistem azione finché non arrivò come ispettore D. Ric­

cardo P ittini, che comprò u n a p ro p rietà nella contea di Sussex (NJ). Ivi realizzò il suo sogno di dotare l’Isp etto ria di u n a casa di formazione. L’edificio fu inau g u rato il 12 giugno 1931. D u ran te c in q u an t’anni “N ew to n ”, come e ra chiam ato, costituì il cuore dell’Ispettoria.

In ta n to alcune delle p rim e p arro cch ie si m oltiplicarono.

A Paterson la parrocchia di St. M ichael diede origine a quella di

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St. Anthony. N ella co n tea di W estchester (NY) Holy R osary originò la parrocchia di Corpus Christi. A ltre parrocchie furono accettate a Tam pa (FL), M ahwah (NJ), B irm ingham (AL) ed u n a anche nelle Baham as.

Dopo rip e tu te richieste di Mons. Neve, u n a nuova casa sale­

sian a fu a p e rta in Florida, a Tam pa, nel 1928: la casa “M aria A usiliatrice”. Nel frattem po cominciava u n a nuova Scuola Media a Goshen (NY) nel 1925. L ’orfanotrofio “Hope H aven”, nell’ar- chidiocesi di New O rleans, iniziò negli anni ’30. Due centri di for­

mazione professionale, il “Don Bosco Tech” di Paterson e quello di Boston, divennero stru ttu re modello per i Salesiani Coadiutori.

U n centro giovanile a E a st Boston fece conoscere Don Bosco in qu esta zona etnica.

Molte case, tr a quelle sopraindicate, continuano a funzionare e in tan to l ’Isp etto ria h a aperto nuove scuole e centri giovanili: la

“Archbishop Shaw H igh School” a M arrero (LA), u n a parrocchia a H arlem (NY), il “Salesian Boys and G irls Club” a Columbus (Ohio), il S an tu ario M ariano a West H averstraw (NJ).

Nel m arzo 1997 u n gruppo di Ex-allievi salesiani del Messico, che vivono a Chicago, si presentarono a ll’ispettore chiedendogli di aprire u n a casa salesiana nel loro quartiere. Il R ettor Maggio­

re, D. J u a n E. Vecchi, aderì alla proposta e il 31 gennaio 1998 si assunse la cura pastorale della parrocchia di San Giovanni Bosco, che era s ta ta co stru ita e dedicata a Don Bosco proprio al tempo della sua canonizzazione, nel 1934. Nel luglio 1998 altre due ope­

re furono affidate allT sp etto ria nella diocesi di St. P etersb u rg (FL): la “St. P e te rsb u rg Catholic High School” e la parrocchia del Buon Pastore a Tam pa. Per ultim o, nel 2003 si è in au g u rata u n a presenza a W ashington.

C a n a d a

I Salesiani sono e n tra ti nel C anada dagli S tati Uniti: da San Francisco sulla costa del Pacifico e da New York sulla costa del­

l’Atlantico. L a fam a di Don Bosco aveva preceduto i suoi figli.

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IL RETTOR MAGGIORE 29

Dopo la canonizzazione di Don Bosco, i due principali modelli di san tità sacerdotale proposti ai sem inaristi erano il C urato d ’Ars e Don Bosco. Ancora in vita, il Santo educatore di Torino era co­

nosciuto, so p rattu tto nel C anada francofono, grazie al Bollettino Salesiano francese, il cui prim o num ero risale all’anno 1881. La celebre biografia di D. A. Auffray contribuì pu re grandem ente a far conoscere il Santo al clero francofono. Nel settem bre del 1893 vi era già più di u n centinaio di C ooperatori nel Canada. A ndan­

do a Roma, m olti Vescovi canadesi passavano da Valdocco chie­

dendo la presenza salesiana nelle loro diocesi.

Come negli S tati U niti, a motivo dei bisogni spirituali degli em igrati italiani, l ’Arcivescovo di Toronto affidò ai Salesiani la parrocchia di S a n t’Agnese nel 1924. P urtroppo, nonostante che i Salesiani avessero saputo creare u n a parrocchia modello per la diocesi, nel 1934 u n a parte delle parrocchie dellTspettoria di New Rochelle furono consegnate alle rispettive diocesi, giudicando che esse non corrispondevano allo spirito del F ondatore. Anche la parrocchia di S a n t’Agnese subì questa sorte, dolorosa ta n to per la diocesi come p er la piccola com unità salesiana.

G razie a questo episodio si può com prendere come il vero inizio dell’O pera Salesiana in C anada venga considerata l’ap er­

tu ra dell’istitu to Don Bosco di Jacquet River (N.B.) nel 1947. Sul­

la costa occidentale, la prim a fondazione fu la “St. M ary School”

a Edm onton, nel 1951. Ad essa seguì l’assunzione della parroc­

chia del Sacro Cuore a Vancouver nel 1953. L ’aspirantato fu aper­

to a Boucheville, vicino a M ontreal, nel 1959, e tre anni dopo fu trasferito a Sherbrooke. P urtroppo q u est’opera fu ap erta nel mo­

m ento in cui cominciava u n periodo di crisi p er le vocazioni.

Le due fondazioni sulla costa dell’A tlantico furono in seguito abbandonate a causa di profondi cam biam enti nel sistem a scola­

stico. I Salesiani rito rn aro n o a Toronto nel 1977 e il loro lavoro fu così apprezzato che si chiese loro di farsi carico anche di u n a parrocchia. L’obiettivo di queste due opere n ell’O ntario era quel­

lo di a ttra rre vocazioni del setto re anglofono.

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L ’est del C anada fu u n a delegazione dell’Isp etto ria di New Rochelle a p artire dal 1961 fino all’anno 1988, in cui fu eretta la V isitatoria, sotto il patrocinio di San Giuseppe. U na dozzina di anni più tardi, l ’Ispettoria di San Francisco consegnò alla Visita­

toria anche le opere di Edm onton e nel 2002 quella di Surrey (B.C.) In questo modo la Visitatoria canadese si estese “a m ari usque ad m are”. R esta certo che il Canada salesiano deve molto, per il suo sviluppo, alle ‘Ispettorie m adri’ di New York e di San Francisco.

A ttualm ente la presenza salesiana nel C anada è, fondam en­

talm ente, parrocchiale. Ma si deve n o tare che nelle parrocchie l ’attenzione p re s ta ta ai giovani è preferenziale e l ’abbandono di certe opere è avvenuto in base a questo criterio.

2. LA REALTÀ SOCIOCULTURALE

Come possiam o renderci conto, nella Regione troviam o due re a ltà assai diverse: gli S ta ti Uniti e il Canada al Nord, stati fra i più ricchi del pianeta, che sono riusciti ad avere u n a significati­

va distribuzione della ricchezza tr a la popolazione, senza negare la presenza d ’im p o rtan ti gruppi di poveri, so p rattu tto negli Stati U n iti; e i p a esi la tin o a m erica n i al Sud, con enorm i d isu g u a­

glianze socio-economiche.

L ’Am erica L a tin a è u n continente ricco di risorse naturali, m a dove la m aggioranza della popolazione è povera, sì che il 45%

della popolazione to tale si tro v a sotto la soglia della povertà. Le m inoranze indigene (40 milioni, che rappresentano circa l ’ll%

del to tale della popolazione) si sentono escluse dallo sviluppo sociale e devono lo ttare per il loro riconoscim ento come popoli, la loro autonom ia, la loro cultura, lingua e terre. Gli afroam ericani sono m olto p iù n u m ero si (100 m ilioni) degli indigeni, ma, in genere, si trovano in peggiori condizioni, e an ch ’essi com battono per la loro id e n tità e dignità. Ѐ appunto questa inum ana povertà la ragione di u n continuo flusso m igratorio verso gli S tati U niti e l’E uropa, particolarm ente Spagna ed Italia.

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IL RETTOR MAGGIORE 31

Come è stato detto e rib ad ito dalle C onferenze Episcopali Latinoam ericane (Medellìn, Puebla, Santo Domingo) le cause di questo im poverim ento si devono cercare nella s tr u ttu r a socio­

economica che non fa giustizia a tu tti i cittadini, nella corruzione e nel debito estero. A questo si aggiunge il volto più inum ano del­

la globalizzazione, quello che h a so ttra tto allo S tato capacità di intervento e h a lasciato che l ’economia prendesse il sopravvento sull’insieme dei fatto ri che regolano la vita sociale. Inoltre, l ’ap ­ plicazione dei pro g ram m i e le condizioni im p o ste dal Fondo M onetario Internazionale hanno contribuito ad approfondire i m eccanism i di esclusione sociale p reesisten ti, ad indebolire la legittim ità dei governi, ed a ren d ere più conflittuali le relazioni con ampi gruppi di popolazione nella regione.

È vero che c’è u n a crescita macroeconomica, m a la ricchezza non viene distrib u ita equam ente. Anzi, si propizia u n a concen­

trazione della ricchezza in poche m ani, a scapito dell’impoveri­

m ento della m aggioranza. Gli obiettivi concordati da Presidenti e Prim i M inistri di tu tta l ’America, a M iami, di rid u rre la po­

vertà, l’analfabetism o e le m alattie en tro l ’anno 2015 sem brano molto distanti.

Con riferim ento alla democrazia, quasi tu tti i paesi latinoa­

m ericani hanno governi civili, liberam ente eletti, m a in parecchi paesi della regione c’è insoddisfazione popolare nei confronti dei governanti, proprio p er la len ta crescita economica, p er l’allar­

gamento delle disuguaglianze, ed il logoram ento dei sistem i legali e dei servizi sociali.

La realtà culturale della Regione In teram erica è molto com­

plessa; ci sono varie “m atrici” culturali: la sassone, con predo­

minio so p rattu tto in USA e Canada, la latin a (spagnola e france­

se), l’indigena e l’africana. Dall’a ltra parte, i movim enti m igratori hanno provocato u n a grande interrelazione tr a le diverse cu ltu ­ re, creando u n vero mosaico cultu rale più che u n “m elting p o t”

negli S tati U niti e Canada.

Con u n a popolazione altam en te giovanile, i giovani form ano

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la fascia più n u m ero sa ed anche la più esposta, sia per la velocità e profondità dei cam biam enti culturali, sia per la m ancanza di opp o rtu n ità di sviluppo di tu tto il loro potenziale. U n esempio triste e preoccupante è rapp resen tato dal fenomeno sociale delle

“p an d illas” (gangs) o bande, sem pre più diffuso e minaccioso, come lo stan n o a dim ostrare quelle chiam ate “M aras” dell’Ame­

rica C entrale. Nel caso della Colombia u n num ero non indiffe­

ren te di giovani (uomini e donne) è en trato a far p arte dei gruppi arm ati.

Dal p u n to di vista religioso, n ell’Am erica del N ord la m ag­

gioranza è p ro testan te, m en tre al Sud l’America L atin a è quasi com pletam ente cattolica. Negli S tati U niti più della m età dei cat­

tolici è di origine ispanica, fru tto dell’emigrazione. Nel continente am ericano si tro v a più della m età dei cattolici del mondo intero.

U na seria m inaccia per la Chiesa in Am erica è la rapida crescita delle sette e dei gruppi evangelici ai quali aderiscono, ogni anno, m olti cattolici.

Le q u a ttro Conferenze G enerali dell’Episcopato di America L atina e dei C araibi ed il Sinodo dei Vescovi di tu tto il continente am ericano sono sta ti u n im p o rtan te punto di riferim ento per la vita e la m issione della Chiesa, in modo particolare per l’opzione preferenziale p er i poveri e p er i giovani. Per il mese di maggio 2007 si è già an n u n ciata e convocata la V Assemblea del CELAM, che avrà luogo in Brasile.

3. LA PRESENZA SALESIANA

La Regione Interam erica, n a ta nel 1996 dalla riorganizzazione delle Regioni fa tta dal CG24, h a voluto rispondere allo spirito del­

l ’E so rtazio n e A postolica Ecclesia in Am erica, che chiedeva di vedere il continente am ericano come u n tu tto , con le sue diffe­

renze ma, nello stesso tempo, con le sue inter-relazioni.

Nella Regione ci sono 12 Ispettorie e 2 Visitatorie, in 18 paesi.

M entre due Ispettorie sono plurinazionali (ANT e CAM), altre sei

Riferimenti

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