Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
Studi sperimentali e protocollo di ricerca
Claudio Zamagni Direttore Oncologia Medica Addarii Policlinico S.Orsola-Malpighi Bologna
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
Contenuto della presentazione
1. Richiamo ai concetti di inferenza statistica (popolazione, campione, stime) (intervallo di confidenza, di ipotesi nulla e di errore di tipo I e II)
2. Studi sperimentali vs studi osservazionali
3. Il protocollo di ricerca
4. La randomizzazione e il gruppo di controllo
(5. La meta-analisi: cos’è, a cosa serve, come si legge)
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
1.
Richiamo ai concetti di inferenza statistica (popolazione, campione, stime), di intervallo di confidenza, di ipotesi nulla e di errore di tipo I e II
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
Processo inferenziale Popolazione
Lo scopo della statistica inferenziale è di ottenere, attraverso lo studio di un campione, conoscenze sulla popolazione da cui il campione è stato estratto
Campione Estrazione di un campione rappresentativo
Inferenza
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Le caratteristiche della popolazione
Le caratteristiche della popolazione oggetto di studio sono di solito espresse attraverso:
•Medie
•Percentuali
•Tassi
•Deviazione standard (varianza)
•Rapporti
•Differenze
• Confronto tra due o più popolazioni
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I valori stimati variano intorno al valore del parametro (popolazione)
Per n grande i valori campionari hanno un andamento campanulare
Tale variabilità può essere ridotta aumentando la dimensione del campione
Il comportamento dei campioni Punti essenziali
n SE SD
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La distribuzione normale
Curva simmetrica a forma di campana
Media
Distribuzione simmetrica
Caratterizzata da due parametri indipendenti: media e SD Al variare di questi parametri la curva modifica la sua posizione
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Esempio: Qual è il livello medio di albumina nel sangue nei pazienti affetti da cirrosi biliare primaria?
Popolazione Pazienti affetti da cirrosi biliare primaria
Parametro Media
Estrazione di un campione rappresentativo della popolazione
Campione
Incognito Sconosciuta
Esempio:
Vengono misurati i livelli di albumina nel sangue di n=100 pazienti affetti da cirrosi biliare primaria.La media campionaria è 34.5
x=media campionaria
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Possiamo dire con certezza che:
• 34.5 è il livello medio di albumina nel sangue nella popolazione di pazienti affetti da cirrosi biliare primaria?
Otterremmo le stesse stime se utilizzassimo altri campioni ?
Intervallo di confidenza
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Abbiamo una fiducia del 95% che la media “vera” della popolazione da cui si è estratto il campione sia compresa fra 30.3 e 38.1
(stima intervallare da 30.3 a 38.1)
38 40 42 44 46
36 32 34
30
L’intervallo di confidenza
34.5
95% CI (30.1 – 38.1)
p < 0.05
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intervallo di confidenza (IC)
Intervallo di valori, calcolato dai dati del campione, che con una certa probabilità (pari al livello di confidenza, es.
95 o 99 per cento) permette di essere nel giusto affermando che il vero valore del parametro studiato è compreso all’interno dell’intervallo stesso.
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Ipotesi ed errori
ipotesi nulla o H0: ipotesi che viene presa come base di partenza in un esperimento clinico, ad esempio "la media di un certo parametro nel gruppo dei trattati è uguale alla media nel gruppo dei non trattati".
Scopo dell’esperimento è quello di confutare l’ipotesi nulla
Ipotesi alternativa H1: ipotesi che viene presa in considerazione in antagonismo rispetto all’ipotesi nulla.
Errore di primo tipo: errore che consiste nel rifiutare l’ipotesi nulla, quando essa è vera. In pratica tale errore comporta l’attribuzione di un effetto inesistente ad un trattamento.
Errore di secondo tipo: errore che consiste nel non rifiutare l’ipotesi nulla quando essa è falsa. La conseguenza pratica di tale errore consiste nel non riuscire ad apprezzare l’effetto di un trattamento
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Errori di I e II tipo
Il trattamento non ha effetto A = B
La verità
La decisione Si rifiuta H0 Il risultato cade nella regione di rifiuto
Non si rifiuta H0 Il risultato cade nella regione di non rifiuto
Errore di primo tipo ()
Decisione corretta
Decisione corretta
Errore di secondo tipo () Il trattamento ha effetto
A > B H0: A=B
H1: A>B
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Errore di I tipo
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2.
Studi sperimentali vs studi osservazionali
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Studi osservazionali: osservo gli eventi, senza influenzarli con interventi dall’esterno
Studi sperimentali: introduco qualcosa dall’esterno, intervengo
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Esercizio 1
Come progettereste uno studio sul mesotelioma pleurico provocato da una fibra introdotta in commercio nel 1994 e oggi sospetta di avere un’azione cancerogena simile a quella dell’asbesto?
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Studi osservazionali longitudinali
Schema generale del disegno caso controllo: arruolamento di malati (casi) e non malati (controlli); studio retrospettivo della freq uenza dell’esposizione in entrambi i gruppi.
Schema generale del disegno di coorte: arruolamento di esposti e non esposti; studio prospettico dell’incidenza della malattia in entrambi i gruppi;
Determinante (esposizione)
Evento (esito) Caso-controllo
Coorte
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Studio di coorte
• Lo studio di coorte è il tipo di studio dotato della massima validità intrinseca, dopo i trial randomizzati, ai quali assomiglia in tutto, tranne che per la mancanza di randomizzazione
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Fasi della sperimentazione clinica di un farmaco
Fase I
determinare la dose massima tollerata per uno specifico tipo di somministrazione
Fase II
determinare l’indice terapeutico per uno specifico tipo di patologia
Fase III
determinare l’efficacia di un nuovo farmaco (o trattamento) nei confronti di un farmaco (o trattamento) convenzionale
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3.
Il protocollo di ricerca
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Contenuti indispensabili di un protocollo di ricerca (1)
Introduzione e rationale: contiene i risultati di studi precedenti che servono come base dello studio
Obiettivi: riassume i quesiti principali ai quali lo studio deve risponde re
Popolazione in studio: descrive schematicamente le caratteristiche dei pazienti candidati allo studio e dettaglia i criteri di inclusione ed esclusione
Assegnazione al trattamento: specifica come verrà assegnato al trattamento (per randomizzazione, con stratificazione, ecc.)
Trattamento: specifica come verrà somministrato il trattamento (dosi, vie di somministrazione, durata, ……)
Esami di base e follow-up: descrive tutti gli esami (clinici, strumentali, di laboratorio) da eseguire prima, durante e dopo il trattamento
P. Valagussa e G. Bonadonna 1999
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Contenuti indispensabili di un protocollo di ricerca (2)
• Criteri di valutazione: descrive i criteri standardizzati che verranno seguiti per valutare l’efficacia del trattamento (risposta obiettiva, durata della risposta, ecc..)
• Considerazioni statistiche: riassume le tecniche di analisi statistica utilizzate nel calcolo delle dimensioni del campione e le tecniche che verranno utilizzate per valutare i risultati
• Gestione dei dati: riassume i tempi di rilevazione, i tempi di invio delle schede per la rilevazione dei dati
• Schema/sinossi: riassume in forma grafica/sintetica i contenuti essenziali di uno studio
• Bibliografia: contiene tutti i riferimenti bibliografici necessari ad un ’accurata comprensione delle motivazioni dello studio, dei criteri di valutazione e delle considerazioni statistiche
P. Valagussa e G. Bonadonna 1999 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
Studio di fase II
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Pazienti e metodi
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Pazienti: criteri di eligibilità
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Pazienti: criteri di esclusione
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Metodi: trattamento e valutazione effetti collaterali
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Metodi: valutazione della risposta
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Metodi: disegno statistico
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Descrizione dei risultati: effetti collaterali
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Descrizione dei risultati: efficacia
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Descrizione dei risultati: curve di sopravvivenza
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Discussione: analisi dei risultati e conclusioni
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4.
Gli RCT (trial randomizzati e controllati), la randomizzazione e il gruppo di controllo
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Studi controllati randomizzati
• Disegno prospettico (longitudinale)
• Servono a valutare l’efficacia di un intervento sanitario (trattamento)
• Si valuta l’eventuale differenza negli esiti tra coloro che hanno ricevuto l’intervento e coloro che non lo hanno ricevuto
• Il ricercatore è uno sperimentatore: interviene nell’assegnare il trattamento
N. Magrini, EBMaster 2005-2006
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RCT: quando sono utilizzati? Valutazione di efficacia di ...
• farmaci
• altre terapie (es. chirurgiche)
• interventi preventivi clinici (es. screening)
• interventi preventivi non clinici (es. educazione sanitaria)
• organizzazione dei servizi sanitari
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• Placebo
• Nessun trattamento
• Differente farmaco attivo
• Differenti dosi o schemi terapeutici dello stesso farmaco
Scelta dei trattamenti nei RCTsui farmaci
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Il gruppo di controllo
• Nel 1930 per verificare se il supplemento di latte portava a un maggior accrescimento di peso e statura si realizzò nel Lanarkshire si sperimentò la somministrazione nelle scuole di 3/4 di pinta di latte al giorno a 10.000 ragazzi;
altri 10.000 ragazzi nelle stesse scuole non ricevevano questa somministrazione.
Inizialmente fu deciso di effettuare l’assegnazione dei bambini all’uno o all’altro gruppo in modo casuale in alcune scuole, e in ordine alfabetico in altre. Si decise poi, per evitare una sproporzione numerica tra i due gruppi, di affidare agli insegnanti il compito di integrare l’uno o l’altro gruppo con altri bambini.
Verosimilmente a causa del senso di umanità degli insegnanti, che li portava ad assegnare al gruppo cui era destinato il latte i bambini più malnutriti, il risultato finale fu che il gruppo di controllo risultò superiore in una misura corrispondente a circa 3 mesi di crescita ponderale e 4 mesi di crescita in statura.
G. Formoso, EBMaster 2005-2006 (modificato)
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Randomizzazione
E’ l’assegnazione casuale dei pazienti di un trial ad uno dei bracci del trattamento (disegno parallelo), o ad una certa successione di trattamenti (disegno cross-over).
La randomizzazione ha lo scopo di rendere tendenzialmente simili i gruppi per le loro caratteristiche, soprattutto per i fattori prognostici e di risposta alla terapia in esame, sia quelli noti e misurabili, che quelli ignoti e non valutabili, eliminando i bias di selezione nella assegnazione dei trattamenti
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Cochrane
“L’idea di base, come tutte le cose buone, è semplice. Gli studi randomizzati affrontano il problema della confrontabilità di due gruppi a rovescio: l’idea non è di preoccuparsi delle caratteristiche dei pazienti ma di essere sicuri che la divisione dei pazienti nei 2 gruppi sia fatta in modo indipendente dalla volontà dello sperimentatore.”
N. Magrini, EBMaster 2005-2006
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Randomizzazione: 2 fasi
1
afase: produzione di una sequenza di assegnazione dei trattamenti non prevedibile
2
afase: occultamento di questa sequenza agli sperimentatori che reclutano i partecipanti allo studio
Altman DG et al. Ann Intern Med 2001;134:663-94
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Tipi di randomizzazione
1. Semplice
sequenza singola di assegnazioni casuali
2. Ristretta
definisce diverse procedure controllate per raggiungere un bilanciamento tra gruppi, in termini di dimensioni o altre caratteristiche
A blocchi (bilanciati di 4 -10 pz)
Stratificata (per età, gravità, ecc.)
N. Magrini, EBMaster 2005-2006
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La randomizzazione centralizzata è quella preferibile
Nei lavori scientifici la esplicitazione dei metodi usati per l’assegnazione dei trattamenti è spesso inadeguata
Tecnica di randomizzazione
Altman DG et al. Ann Intern Med 2001;134:663-94
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La tabella 1 degli studi riporta le caratteristiche dei due gruppi alla partenza che dovrebbero risultare simili per i principali fattori prognostici (caratteristiche dei pazienti)
Ha funzionato la randomizzazione?
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RCT: cieco vs aperto
• Studio aperto: ricerca clinica in cui sia i pazienti che i medici sono a conoscenza del tipo di trattamento che viene utilizzato in ogni soggetto
• Studio in cieco: ricerca clinica in cui i medici e/o i pazienti non sono a conoscenza del tipo di trattamento che viene utilizzato in ogni soggetto
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“Cecità”: di chi?
Molti studi sono descritti come “doppio-cieco”.
Anche se questo termine significa che né il medico né il paziente conoscono il trattamento assegnato è ambiguo per quanto riguarda la cecità di altre persone in particolare coloro che valutano gli esiti.
N. Magrini, EBMaster 2005-2006
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
“Cecità”: di chi?
• Gli Autori dovrebbero dichiarare chi era in cieco (pazienti, sperimentatori, valutatori, monitor, statistici) e i meccanismi della cecità
(equivalenza dei trattamenti).
• E’ importante per valutare correttamente esiti soggettivi (dolore, sonno)
• E’ meno importante (o addirittura non etica con placebo iniettivi) per esiti oggettivi come la mortalità o un dato di laboratorio indipendente
N. Magrini, EBMaster 2005-2006 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
Randomizzazione: ricapitolando ...
• Una corretta randomizzazione consente di avere due gruppi simili e confrontabili
• rappresenta la componente principale degli RCT di buona qualità
• la randomizzazione è più importante della cecità!
N. Magrini, EBMaster 2005-2006
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“Un RCT dove avere una potenza statistica sufficiente per individuare la minima differenza clinicamente rilevante tra i gruppi messi a confronto. Il calcolo della dimensione del campione fissati e deve essere parte essenziale della pianificazione del RCT.”
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Requisiti fondamentali di una sperimentazione randomizzata
Obiettivo ben definito Quesito clinico importante Numero adeguato di pazienti Corretta analisi statistica
Quindi non è sufficiente la randomizzazione per avere uno studio di buona qualità!
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Il principio di incertezza nei RCT
Il principio di incertezza è alla base degli studi controllati randomizzati: si assegna in modo casuale un trattamento o l’altro quando non si sa quale sia l’alternativa preferibile
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Eticità della randomizzazione
I pazienti possono essere coinvolti se il medico è
sostanzialmente incerto su quale dei trattamenti in esame sia il più efficace rispetto al quadro clinico presente
Nessun paziente dovrebbe essere coinvolto in RCT se il medico e/o il paziente pensano che uno dei trattamenti in esame sia inappropriato (meno efficace e/o più rischioso) rispetto ad altri trattamenti disponibili (nello trial stesso o nella pratica corrente) o rispetto al NON trattare
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Placebo
Sostanza riconosciuta universalmente come inerte e senza effetti biologici; tale sostanza viene somministrata in una forma simile in tutto (colore, odore, sapore, ecc) al farmaco di cui si sta indagando l’efficacia, ma priva del principio attivo.
Viene usato per stimare l’effetto del principio attivo, al netto dell’effetto di natura psicologica, legato all’atto terapeutico (c.d. effetto placebo)
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Dichiarazione di Helsinki (ott. 2000)
• I benefici, i rischi, gli aggravi e l’efficacia di un nuovo metodo devono essere valutati in confronto con quelli dei migliori metodi preventivi, diagnostici e terapeutici attualmente in uso.
• Ciò non esclude l’impiego di placebo, o l’assenza di trattamento, negli studi dove non esistono metodi comprovati di prevenzione, diagnosi o terapia.
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Indica un errore sistematico che si traduce in risultati distorti del processo di inferenza.
Si può verificare a vari livelli e per vari motivi, ogni volta che tra i due o più gruppi studiati si producono delle differenze sistematiche
. nell’arruolamento (selection bias);
. nella somministrazione degli interventi, trattamenti o esposizioni (performance bias);
. nella proporzione dei soggetti persi di vista o comunque di esclusi dal trattamento (attrition bias);
. nella valutazione degli outcome, per misclassificazione, per differente attenzione nell’osservare, ecc (detection bias).
Bias
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Validità di un RCT
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Validità di un RCT
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RCT: studi di superiorità, equivalenza, non inferiorità
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Esercizio 2
Valutazione di uno studio di terapia
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CH EC K-L IS T PER LA VA LU TA ZION E DI U N O STUD IO DI P RE VE NZ IONE O TE RA PIA (1) REFERENZA:
I r i s u l t a t i d e l l o s t u d i o s o n o v a l i d i ?
1
L’assegnazione dei pazienti ai trattamenti era effettivamente randomizzata?
I gruppi erano simili all’inizio dello studio?
2 Sono stati valutati tutti gli esiti clinicamente rilevanti?
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CH EC K-L IS T PER LA VA LU TA ZION E DI U N O ST UD IO DI P RE VE NZ IONE O TE RA PIA (2) I r i s u l t a t i d e l l o s t u d i o s o n o v a l i d i ?
3
I trattamenti previsti e la lunghezza del follow-up sono adeguati per rispondere al quesito clinico?
Il trattamento del gruppo di controllo è il migliore disponibile?
4
Sono stati valutati tutti i pazienti entrati a far parte dello studio?
…e sono stati analizzati nel gruppo in cui erano stati assegnati (analisi “intention-to- treat”)?
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
CH E C K-L IS T PER L A VA LU T AZ IO NE DI UN O ST U DIO D I P R E V E N Z IO N E O TE R A P IA (3) Q u a l i s o n o i r i s u l t a t i ?
5
Le misure statistiche utilizzate sono adatte ad esprimere le differenze tra i gruppi a confronto e il loro impatto clinico?
Viene adeguatamente valutata la rilevanza clinica di differenze statisticamente significative?
I r i s u l t a t i s o n o u t i l i ? 6
I pazienti dello studio sono paragonabili a quelli osservabili nella realtà clinica?
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
5.
La meta-analisi: cos’è, a cosa serve,
come si legge
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
E’ un approccio quantitativo per la combinazione sistematica dei risultati di ricerche precedenti, con lo scopo di giungere a conclusioni sintetiche sull’entità di un effetto clinico.
E’ quindi una metodologia statistica per combinare i risultati di studi condotti su argomenti analoghi.
Rappresenta l’ultimo “step” del processo di revisione sistematica della letteratura
Meta-analisi
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
Media pesata
Esempio: L’esame di chimica farmaceutica è composto da due esami:
- chimica farmaceutica 1 - chimica farmaceutica 2 Risultati degli esami:
- chimica farmaceutica 2 = 30 - chimica farmaceutica 1 = 18
Che voto dare all’esame complessivo ?
Media semplice
2 24 18 finale 30
Voto
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Per studiare tutto il programma di chimica farmaceutica 2 ci si impiega in media 40 giorni mentre per chimica farmaceutica 1 20 giorni
Chimica farmaceutica 2 è due volte più difficile.
… però le due materie non hanno lo stesso grado di difficoltà…
… bisognerebbe che la media desse un peso maggiore al voto di chimica farmaceutica 2
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
3 26 78 1
2
1 18 2 finale 30
Voto
Voto chimica farmaceutica 2
La media pesata
Voto chimica farmaceutica 1
Peso chimica farmaceutica 2
Peso chimica farmaceutica 1
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LA META-ANALISI NON SI EFFETTUA SOMMANDO SEMPLICEMENTE GLI EVENTI E IL NUMERO DI PAZIENTI
OSSERVATI NEI VARI STUDI
I risultati sono combinati facendo la media pesata dei risultati ottenuti in ogni singolo studio.
Il peso è proporzionale alla dimensione del campione.
Meta-analisi
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
Domanda: la profilassi antibiotica riduce il rischio di sviluppare infezioni nosocomiali nei pazienti in terapia intensiva?
Processo di revisione sistematica
16 studi Meta-analisi: esempio
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014 Studi
Trattamento Profilassi antibiotica
Controllo
N° pts con infezioni
N°
pazienti Rischio infezioni
N° pts con infezioni
N°
pazienti Rischio infezioni
1. Abe le 13 58 0.22 23 30 0.77
2. Aerdts 1 28 0.04 29 60 0.48
3. B lair 12 161 0.07 38 170 0.22
4. Bola nd 14 32 0.44 17 32 0.53
5. Cockerill 4 75 0.05 12 75 0.16
6. Finch 4 20 0.2 7 24 0.29
7. Jacobs 0 45 0 4 46 0.09
8. Kerver 5 49 0.1 31 47 0.66
9. Palo mar 10 50 0.2 25 49 0.51
10. Rocha 7 47 0.15 25 54 0.46
11. Sanchez 32 131 0.24 60 140 0.43
12. Stoutenbeek 61 202 0.3 99 200 0.5
13. Ulrich 7 55 0.13 26 57 0.46
14. Verwaest1 22 193 0.11 40 185 0.22
15. Verwaest2 31 200 0.16 40 185 0.22
16. W inter 3 91 0.03 17 92 0.18
Profilassi antibiotica in terapia intensiva
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
Profilassi antibiotica Controllo N° pts con
infezioni N°
pazienti
N° pts con infezioni
N°
pazienti
1. Abe le 13 58 23 30
2. Aerdts 1 28 29 60
3. B lair 12 161 38 170
4. Bola nd 14 32 17 32
5. Cockerill 4 75 12 75
6. Finch 4 20 7 24
7. Jacobs 0 45 4 46
8. Kerver 5 49 31 47
9. Palo mar 10 50 25 49
10. Rocha 7 47 25 54
11. Sanchez 32 131 60 140
12. Stoutenbeek 61 202 99 200
13. Ulrich 7 55 26 57
14. Verwaest1 22 193 40 185
15. Verwaest2 31 200 40 185
16. W inter 3 91 17 92
Rischio Relativo RR 0.29 0.07 0.33 0.82 0.33 0.69 0.11 0.15 0.39 0.32 0.57 0.61 0.28 0.53 0.72 0.18
Profilassi antibiotica in terapia intensiva
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Infezioni nosocomiali Profilassi vs controllo
Risk ratio
.01 .05 .2 1 5
Study
Risk ratio (95% CI)
0.29 (0.17,0.49) Abele
0.07 (0.01,0.52) Aerdts
0.33 (0.18,0.62) Blair
0.82 (0.49,1.37) Boland
0.33 (0.11,0.99) Cockerill
0.69 (0.23,2.01) Finch
0.11 (0.01,2.05) Jacobs 1
0.15 (0.07,0.36) Kerver
0.39 (0.21,0.73) Palomar
0.32 (0.15,0.68) Rocha
0.57 (0.40,0.81) Sanchez
0.61 (0.47,0.78) Stoutnbek
0.28 (0.13,0.59) Ulrich
0.53 (0.33,0.85) Verwaest1
0.72 (0.47,1.10) Verwaest 2
0.18 (0.05,0.59) Winter
Ampiezza intervallo di confidenza Stima
puntuale
A favore del trattamento A favore del controllo Risultati non statisticam ente significativi Linea di non differenza
Forrest plot
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Forrest Plot
Heterogeneity chi-squared (Q) = 35.18 (d.f. = 15) p = 0.02, I2=57.4%
Test for overall effect Z=10.08 p <0.00001 R isk ra ti o
.0 1 . 05 .2 1 5
S tu d y % W e ig h t
R isk ra tio (9 5 % C I) 0 .2 9 ( 0 .1 7 ,0 .4 9 )
A be le 6 .9
0 .0 7 ( 0 .0 1 ,0 .5 2 )
A er d t s 0 .5
0 .3 3 ( 0 .1 8 ,0 .6 2 )
B la ir 4 .9
0 .8 2 ( 0 .4 9 ,1 .3 7 )
B ola n d 7 .1
0 .3 3 ( 0 .1 1 ,0 .9 9 )
C oc ke rill 1 .6
0 .6 9 ( 0 .2 3 ,2 .0 1 )
F inc h 1 .6
0 .1 1 ( 0 .0 1 ,2 .0 5 )
J ac o b s 0 .2
0 .1 5 ( 0 .0 7 ,0 .3 6 )
K er v e r 2 .5
0 .3 9 ( 0 .2 1 ,0 .7 3 )
P alo m ar 4 .8
0 .3 2 ( 0 .1 5 ,0 .6 8 )
R oc h a 3 .4
0 .5 7 ( 0 .4 0 ,0 .8 1 )
S an c he z 1 4 .5
0 .6 1 ( 0 .4 7 ,0 .7 8 )
S to u t en b e ek 2 9 .1
0 .2 8 ( 0 .1 3 ,0 .5 9 )
U lr ic h 3 .3
0 .5 3 ( 0 .3 3 ,0 .8 5 )
V er v a es t1 8 .0
0 .7 2 ( 0 .4 7 ,1 .1 0 )
V er v a es t2 1 0 .3
0 .1 8 ( 0 .0 5 ,0 .5 9 )
W in te r 1 .3
0 .5 0 ( 0 .4 3 ,0 .5 7 ) O ve r a ll ( 9 5 % C I)
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
Alcuni ricercatori hanno mostrato che gli studi che forniscono risultati statisticamente significativi hanno una maggiore probabilità di essere pubblicati*
Revisioni sistematiche e meta-analisi
Le revisioni sistematiche si basano soprattutto su studi pubblicati
* Publication b ias in clin ical research. Lancet 1991; 337: 867-72
Factors in fluencing publication of research results: fo llow -up of app lications subm itted to two institutuional review board. JAM A 1992;263:374-8 Publication b ias: evid ence of delayed publication in a cohort study of clin ical research projects BMJ 1997; 315:640-5
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
Gli autori degli studi che non forniscono risultati statisticamente significativi sono meno motivati a spedire l’articolo alla rivista scientifica
Gli editori che ricevono studi con risultati non statisticamente significativi sono meno propensi ad accettarli per la pubblicazione
Cause del Publication Bias
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
La mancata pubblicazione di studi con risultati non statisticame nte significativi può inficiare i risultati di una revisione sistematica
Il funnel plot è un metodo grafico per valutare la presenza di bias di pubblicazione (esistono anche altri metodi statistici)
Questi metodi hanno dei limiti metodologici
Prevenzione: registro degli studi clinici
Revisioni sistematiche e meta-analisi
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
Esercitazione 3.
Progettare un RCT
Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
Contenuti indispensabili di un protocollo di ricerca (1)
Introduzione e rationale: contiene i risultati di studi precedenti che servono come base dello studio
Obiettivi: riassume i quesiti principali ai quali lo studio deve risponde re
Popolazione in studio: descrive schematicamente le caratteristiche dei pazienti candidati allo studio e dettaglia i criteri di inclusione ed esclusione
Assegnazione al trattamento: specifica come verrà assegnato al trattamento (per randomizzazione, con stratificazione, ecc.)
Trattamento: specifica come verrà somministrato il trattamento (dosi, vie di somministrazione, durata, ……)
Esami di base e follow-up: descrive tutti gli esami (clinici, strumentali, di laboratorio) da eseguire prima, durante e dopo il trattamento
P. Valagussa e G. Bonadonna 1999 Claudio Za magni Bo lo gna 31 gennaio 2014
Contenuti indispensabili di un protocollo di ricerca (2)
• Criteri di valutazione: descrive i criteri standardizzati che verranno seguiti per valutare l’efficacia del trattamento (risposta obiettiva, durata della risposta, ecc..)
• Considerazioni statistiche: riassume le tecniche di analisi statistica utilizzate nel calcolo delle dimensioni del campione e le tecniche che verranno utilizzate per valutare i risultati
• Gestione dei dati: riassume i tempi di rilevazione, i tempi di invio delle schede per la rilevazione dei dati
• Schema/sinossi: riassume in forma grafica/sintetica i contenuti essenziali di uno studio
• Bibliografia: contiene tutti i riferimenti bibliografici necessari ad un ’accurata comprensione delle motivazioni dello studio, dei criteri di valutazione e delle considerazioni statistiche
P. Valagussa e G. Bonadonna 1999