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Academic year: 2021

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SISSA – International School for Advanced Studies Journal of Science Communication

ISSN 1824 – 2049 http://jcom.sissa.it/

JCOM 5 (1), March 2006  2006 SISSA

Comment

Cui prodest Michel Foucault?

Yurij Castelfranchi, Nico Pitrelli

Abbiamo bisogno di scomodare il pensiero di Michel Foucault per mostrare il volto politico (e non neutrale), parziale e locale (e non universale e a-storico), attivo (e non meramente traduttivo) della comunicazione della scienza? Abbiamo bisogno dell’opera del controverso intellettuale francese per contestare la ansiosa ricerca, quasi fosse il Sacro Graal, delle best practices nella diffusione della cultura scientifica?

Se rileggiamo le pagine che Foucault ha dedicato alle parole e alle cose, alle archeologie e genealogie dei saperi, alla biopolitica, abbiamo pochi dubbi. Due elementi, da un lato la centralità del discorso e dei

“regimi di verità”, dall’altro il concetto di biopotere (un “potere sui corpi”), permettono di riflettere tanto sulle specificità importanti che la scienza moderna ha rispetto ad altre forme di produzione e organizzazione del sapere, quanto sul ruolo centrale della sua comunicazione.

Secondo la lettura foucaltiana della storia dell’Occidente, con la nascita del capitalismo e delle identità nazionali gli stati moderni fanno ricorso non più tanto alla minaccia della morte per mantenere il potere, ma alla statistica e alla probabilità “per controllare le popolazioni”. Se anticamente (per esempio, nella patria potestas dei romani), uno dei privilegi caratteristici del potere era il diritto di decidere la vita e la morte – era cioè “un potere di prendere la vita o lasciare vivere” – successivamente la sottrazione passò ad essere non la forma principale del potere, ma un elemento fra molti. Il potere passò ad “amministrare la vita”, a definirla, a dettare persino le regole del “prendersi cura di sé”.

Il biopotere si specchia oggi nelle politiche pubbliche sulle tecnologie riproduttive, sull’ingegneria genetica, sugli embrioni, sulle cellule staminali, sulla clonazione. Argomenti di estrema attualità, pratiche e tecniche scientifiche in cui Foucault individua il processo di riduzione del corpo vivente a corpo oggetto da classificare, regolare, controllare, sottomettere alle esigenze del mercato.

In questo commentario di Jcom, Mario Colucci prende spunto da diversi scritti di Foucault per chiarire cosa vuol dire “medicalizzazione” e mostrare come lo sconfinamento della medicina oltre i suoli limiti, la traduzione in termini medici di problemi che dovrebbero essere affrontati con misure sociali sia avvenuto attraverso la costruzione di un consenso pubblico.

La presunta oggettività del corpo malato con la conseguente necessaria distanza fra curante e curato sono gli ingredienti necessari su cui si basa l’immagine salvifica della medicina. Qual è il prezzo da pagare per l’ideale di una società totalmente sana ce lo spiega molto bene Pierangelo Di Vittorio, individuando conturbanti analogie tra visioni futuristiche letterarie e l’analisi storica della nascita della salute pubblica da parte di Foucault.

D’altro lato, per Foucault, a partire dal momento in cui (sul finire del Rinascimento) le parole si separano dalle cose e il segno diventa centrale nella costruzione delle rappresentazioni, il discorso assume un ruolo centrale. Non è mera attività, a posteriori, di un soggetto che comunica con altri soggetti. Al contrario, è ciò che costruisce la soggettività. Nasciamo immersi in epistemes che definiscono le condizioni di ciò che può essere pensato, il congiunto dei discorsi possibili in una data epoca. Viviamo immersi in regimi che stabiliscono cosa sia vero e cosa falso, e sono tali discorsi che costituiscono la nostra soggettività. Secondo tale visione (controversa e criticata), per Foucault il discorso del mercato diventa il luogo della verità sul mondo sociale, mentre quello delle scienze individua il regime di verità sul mondo naturale. Nel suo corso sulla Nascita della biopolitica, inedito sino a poco tempo fa e discusso nel commento di Flavia da Silva Medeiros, Foucault analizza, per la prima volta, il mondo contemporaneo, incontrando differenze profonde fra il capitalismo della Rivoluzione Industriale e il neoliberismo odierno.

Per chi, come noi, è interessato al ruolo della comunicazione della scienza nei processi di costruzione di significato pubblico della scienza, il pensiero di Michel Foucault fornisce alcuni spunti interessanti di

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Y. Castelfranchi, N. Pitrelli 2

riflessione. Se la verità sociale è definita dal mercato e quella naturale dalla scienza – e se tecnoscienza e mercato diventano motore l’una dell’altro – ne consegue che la comunicazione pubblica della scienza e della tecnologia assume ruoli e funzioni che vanno molto oltre quello della divulgazione o della democratizzazione del sapere. La comunicazione diventa, fra le altre cose, un attore centrale per la costituzione degli individui e per la “amministrazione” della società.

Foucault sembra ad alcuni ideologico, radicale, esagerato. Ma rileggerlo oggi ci offre una prospettiva

“laica”, e allo stesso tempo impegnativa, per ripensare la comunicazione della scienza. Chi si concentra solo su come migliorare le tecniche di divulgazione rischia non solo di non raggiungere l’obiettivo, ma di partecipare, consapevolmente o meno, all’affermazione di rappresentazioni culturali che, queste sì, hanno più il sapore dell’ideologia che della partecipazione al dibattito democratico.

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