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Commento all’editoriale pubblicato sul n.3/2007. Perché diminuiscono gli anziani nelle strutture residenziali?

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CONTRIBUTI DEI LETTORI

I luoghi della cura

ANNOVI - N. 1 - 2008

bbiamo letto con grande interesse nel numero di settembre 2007 della rivista “I luoghi della cura” lo stimolante e provocatorio editoriale di Cristiano Gori ed Antonio Guaita “Perché diminuiscono gli anziani nel- le strutture residenziali?”. Si tratta di un dato che, se confer- mato, non può che lasciare perplessi in relazione al fatto che recenti documenti ministeriali hanno stimato una rilevante carenza di posti letto in numerose regioni italiane.

Come geriatri che operano a livello ospedaliero, o territoriale, in Umbria concordiamo con gli Autori nel ritenere che la si- tuazione abbia notevoli elementi di diversità tra le regioni, in relazione alla profonda differenziazione delle risposte assisten- ziali a livello residenziale. In tale settore, infatti, fino a tempi mol- to recenti, non erano neppure disponibili delle definizioni di LEA; motivo per cui la denominazione delle strutture e delle prestazioni è stata oggetto di una estrema diversificazione. Per quanto riguarda, ad esempio, la nostra regione, sono denomi- nate Residenze Protette (RP) quelle destinate ad accogliere anziani cronici stabilizzati, di regola non autosufficienti, spesso per il restante periodo della loro esistenza; Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), invece, quelle che hanno il compito di rico- verare temporaneamente, fino ad un massimo di 3 mesi, pa- zienti portatori di patologie cronico-degenerative, non curabi- li a domicilio e bisognosi di assistenza continuativa (Piano Sa- nitario regionale 2003-2005).

Una disamina della realtà umbra, caratterizzata da una sostan- ziale stabilità del numero di posti letto a fronte di un continuo e progressivo aumento della domanda di ricovero in residen- za, indica che la ragione principale è da individuare nella caren- za di posti letto autorizzati dalla Regione Umbria come conse- guenza di una precisa scelta di politica sanitaria a favore della domiciliarità. Questo è quanto viene ribadito anche nell’ultimo Piano Sanitario Regionale 2003-2005 (il nuovo è in corso di elaborazione) che recita infatti testualmente: “l’idea che il Piano persegue è chiara: finché si può è fondamentale vivere nel proprio quartiere, nella propria strada e in un ambito familiare conosciu- to” (Piano Sanitario regionale 2003-2005).

Da qui la situazione attuale che vede l’Umbria con un nume- ro di posti letto pari al 12 per mille ultra 65enni (Cecchetti et al., in press) (si tratta in pratica esclusivamente di RP), ri- spetto ad un fabbisogno stimato del 43 per mille, con lunghe liste di attesa che inducono gli anziani e le loro famiglie a ri- cercare soluzioni alternative come il ricorso a badanti, spes- so più di una, in relazione a rilevanti bisogni assistenziali, o a

forme pubbliche o private di custodia, in strutture che non sono generalmente in possesso dei requisiti necessari per svolgere la funzione di Residenze Protette.

Per quanto riguarda la possibilità che i servizi di assistenza domiciliare possano avere vicariato la residenzialità, non è questa, almeno nella regione Umbria, una spiegazione plausi- bile poiché l’assistenza domiciliare, anche quella definita inte- grata, fornisce prestazioni che non hanno le caratteristiche quantitative e qualitative, soprattutto per la mancata assicu- razione di una continuità assistenziale sette giorni su sette, da costituire una reale alternativa alle Residenze Protette.

Uno dei possibili motivi all’origine del paradossale trend di ri- duzione degli ospiti delle residenze è la crisi economica in at- to, che può aver indotto alcune famiglie a scegliere di mante- nere al domicilio il proprio anziano titolare di pensione o di più pensioni (lavorativa o di vecchiaia; indennità di accompa- gnamento; il cosiddetto assegno di cura in Umbria, un’eroga- zione pari a € 418,33 mensili riconosciuta a soggetti con gra- ve disabilità), in quanto fonte di reddito per la famiglia di ap- partenenza. Si tratta di un fenomeno che, come operatori sul campo, osserviamo non di rado.

In conclusione, la situazione attuale della residenzialità ci porta ad affermare che l’offerta è largamente insufficiente rispetto al- le necessità della popolazione. Esiste oggi una distanza tale tra realtà e bisogni che solo chiare scelte politiche, che individuino risorse specifiche, ad esempio attraverso la creazione di un fondo per la non autosufficienza nazionale e regionale finanzia- to in misura adeguata, possono contribuire a ridurre.

BIBLIOGRAFIA

Cecchetti R, Dell’Aquila G, Ruggiero C, Gasperini B, Senin U, Costanzi E, Eusebi P, Cicioni C, Casucci P, Catanelli M, Romagnoli C, Cherubini A. per il gruppo di studio Progetto regione Umbria. Misurazione degli indicatori di esito della assi- stenza erogata nelle strutture residenziali di lungo assistenza per anziani non au- tosufficienti. In press.Piano Sanitario regionale 2003-2005. Bollettino Ufficiale del- la Regione dell’Umbria. Supplemento ordinario al Bollettino Ufficiale – serie ge- nerale n 36, 27 agosto 2003.

Antonio Cherubini1, Simonetta Simonetti2, Rita Morucci2, Giuseppe Menculini3

1Istituto di Gerontologia e Geriatria, Università degli Studi di Perugia

2AUSL 2, Distretto di Perugia

3Residenza protetta Creusa Brizi Bittoni, Città della Pieve

Commento all’editoriale pubblicato sul n. 3/2007

Perché diminuiscono gli anziani nelle strutture residenziali?

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