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SAGGIO ECONOMIA NAPOLI REGNO DI NAPOLI / _ A CAMPESTRE E DOMESTICA. Dir PER GLI XII MESI DELL ANNO. PER L ANNO BISESTILE i8ia

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(1)

SAGGIO

*

ECONOMIA

CAMPESTRE E DOMESTICA

PER

GLIXIIMESI DELL’

ANNO

ÀD USO DEGLI AGRICOLTORI, DE’PASTORI, E DI ALTRA GENTE INDUSTRIOSA

Dir

REGNO DI NAPOLI

PER

L’

ANNO

BISESTILEi8ia

.i

NAPOLI

/ _ A

tó. 'ù,y

nella stamperiade’fratelli masi, Largodel CastelloN.20.

Si vendegrani 10 nel Gabinetto Letterario a<S\ Chiara.

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(2)

*4

\

Chi dorme nell

està in

vece

di

mietere

;

e Colui

,

che non fatica nell inverno per timor del freddo

,

merita di mendicare

,

e di non

tro -

#

var pane

.

y>

Salomone

ne’

Proverbi

.

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(3)

A GHI LEGGE

F. N. COLUMELLA ONORATI

Dell

1ordine di s. Francesco, p.p. di eco- nomia rurale nella R. università1 di na- poli, corrispondente della società1 di AGRICOLTURA DI PARIGI, E SOCIO Di ALTRE ACCADEMIE EC.

s,

h legge nel Libro II de’ Paralipomeni, al

capo

26, v. io,

che

Ozia

Re

di

Giu-

da

divenne

ricco assai, e potente, per-

chè

era studioso dell’Agricoltura : erat quippe

homo

Agriculturae deditus Egli

montò

sul

Trono

di suo

Padre

in età di

anni XVI

: abbellì i suoi giardini; fece

ergere

delletorri,e scavare de’pozzine’

diserti, per abbeverare lè

molte

sue.pe-

core

;

ed avea

delle vigne, ^e de’.vigna- iuoli ne’

monti

, e perfin sul

Carmelo.?

Con

siffatte industrie

Ozia

giunse a stato*

di poter

mantenere

sopra trecento mila

combattenti,

per

mezzo de

Jquali sconfis- se i Filistei

, gli

Arabi

, e-gli altri

suok ninùci

.

Di

più

con

le

immense

sue ri<£

V.

•*.V

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r„

t

(4)

chezze

rifabbricò, e

munì

laCittà di

Ge- rusalemme

,innalzando sopra le sue por- le delle torri,

che

arricchì di

macchine,

belliche, per respingere in ogni

tempo

i soldati

nemici

.

Inoltre si legge

nel Tomo

III ,

capo 69

delle Lettere Persiane del celebre

Mon-

tesquieu,

che

1antico

Regno

della

Per-

sia

divenne

ricco, e populato a

motivo

di questp

Dogma

di Religione, predica- to sovente a’Popoli da’suoi

Maghi

, ov-

vero

Sacerdoti; cioè,

che

le azioni

più

grate a

Dio erano

tre: la

prima

dipro- creare

un

figliuolo; la seconda dicoltivare

un campo

; e la terza di piantare un al-

bero. . ,

'

Ciò premesso

, allora nelle nostrePro- vincie si

vedrà

la richezza, e l’abbon-

danza, quando

i Proprietarj saranno ap- plicati allo studio.dell’ Agricoltura, della Pastorizia,e della

Medicina

Veterinaria;

e quando

iSacerdoti nelle loro

prediche

ricorderanno spesso alla gente di

campa- gna

,

che

gratissima,cosa sia a

Dio

ilcol- tivar

bene

la terra, il concimarla a

tem- po

, il fare

una

buondì

seminagione

, il

piantare alberi di egni specie, il raccor- re frutti in

molta

.copia , il fare

buoni

vini, e oli eccellenti; e rallevare ani-

- :

(5)

5

mali la quantità,

con

ingrassarli per uso degii

uomini

. -

Anticamente

questo nostro

Regno

era floridissimo, e ricchissimo,

perchè

i

no-

stri

Maggiori

coltivavano gli studj

geer-

gici, e

non

si

vergognavano

i

Grandi

,

come

oggi, di soprantendere,

e

dirego- lare co’ loro

lumi

filosofici tutte le fac-

cende

rurali. I beni,

che

derivano dal-

1*

ottima

coltivazione delle terre,

sono

i seguenti: primo la popolazione; secondo le arti; terzo le scienze;e quarto il

com- mercio

si interno

,

che

esterno

.

In

quanto

alla popolazione; il cui li- mite

morale

è la miseria; i nostri

mo-

derni Proprietarj sappiano,

che

il

Regno contava

nel Secol

IV

di

Roma

,

secondo

gli Storici i più esatti, io in 12 milioni di abitanti; cioè

due

terze parti pitidel- la popolazione presente.Polibio scriveva

a’

tempi

suoi: Scorrete oggi il Sannio: vi trovate tre milioni di uomini contenti;

cam- pagne

ben coltivate, e abbondanza di tutto ciò, che rende la vita agiata e

comoda

.

Quindi

meraviglia

non

ha, se i Sanniti,

secondo

Strabone

,misero

una

volta in ar-

mi un

esercito di

80

mila fanti, e di 8*

mila

cavalli. Nulla dico delle altre anti-

«che Città nostre> eh’

erano

populatissi^

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(6)

6

me

.

E

valga per tHtte la sola Città di Brindisi,

che

ne’

tempi

antichi contava

centomila

abitanti, e

che

oggi

ne

conta

appena

seimila

.

E

passando alle arti; le quali, secon-

do

Senofonte,

hanno

per lor

madre

, e

per

nutrice 1’Agricoltura

;gli Storician- tichi

ne

assicurano,

che

siccome in Bo-

viano

,in

Benevento

,e in

Caudio

erano in vigore le arti di

comodo;

cosi in

Ca- pua

, in Sibari, e in

Taranto

fiorivano quelle di lusso.I Tarantini dalla conchi- glia,dettamurice,estraevano il colortur-

chino

; e dall’altra, appellata porpora,

cavavano

il color dello scarlatto.

Le

por-

pore

di

Taranto non

erano inferiori a quelle di Tiro, e di

Sidone.

I trappeti,

che

si

lavoravano

a

Pompei, secondo

Catone, indicavano il sublime dell’arte .

Cosa direm mai

delle scienze? Basterà l’accennar solo i

nomi

di Archita

Taran-

tino^,

ch’ebbe

per suoi discepoli, secon-

do

Snida,

Empedocle

,

Eudosso

di

Gnido,

Filolao Crotoniate, e altri,

con

Platone stesso; di Liside

pur

di

Taranto, che

fu

maestro

di

Epaminonda Tebano

,di Ocel- lo

Lucano, che

scrisse de Universi natu- ra;di

Timeo

di Locri ;e di Birsone, di Eraclea,

da

cui Dialoghi Platone , ai

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(7)

riferir di Ateneo, tolse cose assai

.

Quan- do

Platone si recò in Sicilia

,

passando per

la nostra

Magna

Grecia,

comprò per 4o mine

Alessandrine di

argento un

Li-

.

bro composto da

Filolao Crotoniate,dal- la quali’

opera

poi ricavò il

sue Timeo

.

Cosi Ermippo

.

La

sola

Lucania vanta

le

due

più illustriScuole dei

Mondo

,VÌLlea- tica cioè in Velia nel

Cilento,

e la Plt~* tagorica in

Metaponto,

oggi

Torre

di

ma-

re, verso il Jonio.

Non

solo la

Geome-

tria, la Fisica, e Y

Astronomia ebbero

lor principio dall’Agricoltura;

ma

bensì la

Poesia, che nacque,

e

che

fu nudrita tra V

amenità

de’

campi:

essa perdette la sua

innocenza,

al dir di Esiodo, passane

do

dallo stridor dell’aratro allo strepito delle

armi

.

Resta

a parlar

brevemente

del

com-

'

mercio

si interno,

che

esterno presso gli antichi abitatori del nostro

Regno

.

Ap-

pio Claudio fece costruire là via rotabile detta

Appia

,

da Roma

fino abrindisi:

essa,

che cominciò

circa

l’anno 44°

> e'1 cfie

terminò

nell’

anno 545

, era lunga- miglia

295

in circa, e larga

palmi 26

.

Strabone

ne

fa sapere,

che

il terzo ra-

mo

di detta strada e Regio per Brutios, et

Lucano

s

,etSamnites

ad Campaniam Ap

-

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(8)

$

piae jungitur.

Dunque

quasi tutte le no*, stre Provincie

aveano

le strade rotabili

,

e

per conseguenza

un

florido

commercio

interno.

Ma

a que’tempi, secondoSira- bone, erano pur navigabili

non

soloil

Liri, o sia Garigiiano, e il Sarno

,

o sia il.fiume di Scafati;

ma ben anche

F Of- fanto, FAciri, e il Siri nellaLucania

.

, In quanto al

commercio

esterno,ino-

stri Maggiori si gloriavano dell’

emporio

di Pozzuoli, il più celebre

dopo

quello di

Deio

; e per

mezzo

del quale si

gode- va

, secondo Suetonio, delia fortuna. Ci- cerone

chiama

celeberrimo ilporto di

Gae-

ta,e di navi

sempre

abbondante.

La

Cit- tà di

Cuma,per

l’opportunità del

mare

,

divenne

la potenza più formidabile tra tutte le Nazioni ,che fiorivano a’ tempi:

suoi. Esiste

anche

oggi il porto in

Co-

trone, e quello di

Taranto

era si rino-

mato

e celebre, che per

mezzo

di esso si

commerciava

e

con

l’Istria, e

con r

Epiro,e

con

1*Acaja,e

con

la Sicilia,

e con

FAffrica.

Quando

i

Romani

, Li- vio scrive, soggiogarono

Taranto,

vi

prenderono

libbre 83 mila di oro, e ta- lenti tremila di argento, oltre alle sta- tue, a i vasi, alle pitture ec. lavorate dagli Artefici ipiù chiari dell’antichità.

(9)

E non

senza stupore si

veggono

a’dino-

stri i vestigj dell'antico

Romano

potere nel

famoso

porto di Brindisi,

donde

si.

spedivano verso la

Grecia,

verso l’Asia,

e

per tutte le costiere di

Oriente

le ar-

mate Romane

.

T

ralascio gli altriantichi porti di

Pompei

, di Stabia

, di Salerno, di Palinuro, di

Busento

, di

Ercole,

di Scilla, di

Lubio

ec.

Volete,

o Proprietarj, far rinascere nelle diverseProvincie e lapopolazione ,,

e le arti, e le scienze, e 1

commercio

tanto interno ,

che

esterno de’ nostri

Maggiori

? Applicatevi allo studio del-

l’Agricoltura, dalla quale si

ottengono

tutti que’ vantaggi. Allora 1’Agricoltura sarà perfetta in

uno

Stato,

quando

i pa- droni de’fondi saranno Agricoltori.

Ab- biamo

tante opere georgiche si antiche

che moderne: ma

chi

mai

legge Libri siffatti? I Proprietarj

non

li

curano,

e i

contadini

non

l’

intendono

.

La

cognizio-

ne

delle terre,

che

possedete,quella del- le piante,

che

volete moltiplicare ,

e

quella dell’atmosfera, in cui vivete, vi faranno

prima

tentare dellesperienze,

e

poi vi

metteranno

in istato di operare

con

sicurezza in tutte le faccende della

campagna

. Sarete voi il maestro, e il villano scolaro vostro

.

(10)

IO

Ben veggo

,

che

la vostra delicatezza

mal

soffre a’ di nostri il

nome

di Agri- coltore. Imitate

almeno

l’esempiodi

At-

tilio Sannita, il quale cosi favella a

un

di presso sull’Agricolturaalgreco Cleobo- lo ,

che

poi

ne

passò la novella a Pla- tone;

siccome

si

può

leggere nel

Libro

intitolato; Platone in Italia, traduzione dal greco di Vincenzo

Cuoco

:

Milano

1806: in 8°.

=

Io voglio mostrarvi,

o Cleobolo

,

che nè

per P

uomo

v’ègloria,

per laPatria utilità

maggiore

diquel- la,

che

loro viene dall’Agricoltura

.

99 Io sono stato giovane,e

ho provato

tutte le passioni de’giovani:

mio Padre mi avea

lasciato

molte

terre,

che abban-

donai alla cura de’ servi ; i quali altro interesse

non aveano che

quellod’ingan-

narmi; mi davano con grande

spesa,

una

rendita

meschina.

Io

non

le visitavamai.

Chi mi

voleva,

mi dovea

cercar ne’

Con-

cili, ne’ Circoli, e tra coloro,

che

reg-

f

evano

la

somma

deliecose ...

La

patria a avuto delle guerre,e io

non

sonosta- to l’ultimo a

pugnar

per lei:è stataagi- tata da’ torbidi interni,e io

ho avuto

la

mia

parte nelle fazioni.

Che conservo

io

mai

di tutto questo?

La

sola

memoria.

E

qual altro piacer

mi rimane

?

Quello

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(11)

solo di far del

bene. Ritornando dunque a

9 miei

campi

, operai

come

appresso . »

»

Vedete

quelle tre casette,

che

sono sulle falde di quel colle

,

che

ci sta di-

rimpetto

?Esse sono abitate da tre fami- glie , tra le quali io

ho

diviso quel ter-

reno

,

che prima

era tutto

mio

. ..

Quel

suolo era

prima mal

coltivato:io

non ne

ritraeva

che

scarso incerto prodotto,

ed

intanto eranvi nella

mia

Patria molti uo-

mini

, i quali per vivere

non avean

bi-

sogno

di altro

che

di lavoro.

Ho

detto loro: coltivate la

mia

terra, io vi darò gli animali necessari al lavoro: voi vive- rete colle vostre famiglie, e

mi

darete

una

porzione del frutto di quella terra, eh’io vi darò

... La mia

rendita è cre- sciuta,

ed ho

di più. le benedizioni di venti infelici,

che

forse senza

me

sareb-

bero

morti per

fame

.

Non

passo

mai

per quelle

Case

,

che

i fanciulli

non mi

cor-

rano

innanzi,e

non mi

bacino le ginoc- chia, e

non mi chiamino

loro

Padre

, e loro

Giove

:

non

passa giorno festivo

,

eh’essi all’alba

non venga

n tutti da

me, e mi

arrechino i primi frutti della sta-

gione

,

ed

i fiori

più

scelti, e le più te-

nere

giuncate... Io intanto quasi arros- sisco di queste tante loro benedizionib

(12)

12

perchè

poi, in verità,

che

altro

ho

fat- to io per essi, se

non

quello ch’era uti- le a

me

stesso?>*

»

E

più appresso parlò a questo

modo.

Avete

voi osservato que’tigli

,

che adom- brano

la

mia Casa? Uno

di essi

ha

gli

anni

miei:i miei Genitori lo piantarono nel giorno, in cui

nacqui;

l’altro era stato piantato nel giorno delle loro noz- ze. Quella vite, ch’ora

ha

steso tanto

i suoi

rami

, e

che con

i suoi

pampani

riveste tutto l’internoportico dellaCasa;

fu piantata da’ miei Genitori nel giorno delle

mie

nozze..

.E

di questi

due

pini,

uno

fu piantato per lanascita diAttilia

,

e l’altro per la nascita di...»

Finalmente

il saggio Sannita dice

a

Cleobolo:»

Voi

Greci credete

che

l’uli-

vo non

prosperi alladistanza diLjomiglia dal

mare

:

tempo

fa io

credevamo ancor

noi, e gii abitanti delle Mainardi,e del- la Majella eran costretti.a

comprar

l’olio dagli abitatori delle terre vicine al

ma-

re. Il

mio amico

Licinio

ha

volutointro- durre l’ulivo nella sua Patria. Egli era cittadino di

Venafro. Dopo lunghe

ricer-

che

,tra le tante varietà di questa utile pianta,

ne ha

trovatafinalmente

una

ca- pace disostenere il freddo delle

paterne

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(13)

i5

montagne;

e l’olio di quest’ulivo

non cede

all’olio de’Salentini,e de’Taranti- ni. In passando per

Venafro,voi

vedre- te le pietrose falde delle

Ma

inardi rico-

perte dell’albero sagro a

Minerva

. Di-

mandate

a quegli abitanti qual

nome

es- so abbia? Tutti vi risponderannoLicinio.

E quando

sarete al sesto miglio di là

da Venafro

, sulla via,

che conduce

a

Ca- pua

, nel sito

appunto

,

ove

il

Durone

scarica le

poche

sue

acque

nel

Volturno,

* voi vedrete

una colonna

, sulla quale vi leggerete le parole seguenti: Questo

mo- numento

,ibuoni cittadini di

Venafro

barino innalzato all ottimo loro concittadino Q. Li- cinioy il quale, il

primo

,

ha

introdotto nelle tèrre

Vena

frane

V

utile ulivo

... Fin

qui Attilio a Cleobolo. »

Ora tornando donde partimmo

, nelle nostre Provinoie nulla

mancherebbe per

gli

comodi

della vita,se tanti Proprietà- rj,

che vivono

oziosi, imitassero l’esem- pio di Attilio, e

leggendo

i

buoni Auto-

ri di

Economia

rurale, e istruendo op-

portunamente

i contadini, e i pastori nelle faccende diverse; e

chiamando

tan- te

povere

famiglie a parte delle loro in- dustrie.

E giugnerebbe

al

sommo

la fe- licità nostra, se a’tanti benefattori della

(14)

*4

...

Patria, e a coloro,

che

utili cose o in-

ventano

, o introducono,

o pur

le anti-

che

perfezionano, si ergessero de’

monu- menti

,

come

i

Venafrani

a Licinio. L’ o- dio paesano:, e la gelosia, e l’invidia de*

contemporanei hanno sempre avuto

luo-

go ne

:petti

umani

;

ma

oggi, pare,

che

il

Mondo

di ogni

ben

fare, e di

ogni ben

dire si sia quasi rimasto. Innalzerò io

dunque

, per eccitar ne'popoli i veri sensi di gratitudine,

due monumenti

,il

primo

per parte de’Salernetani,e P altro

a nome

de’Gioachinopolitani(i),adiversi individui,

che

o

nuove macchine

inven- tarono , o la cultura di piante utili in- trodussero.

Eccone

il

primo

:

A

Niccolo.

Bottiglieri inventore del molino per sepa- rare il riso dalla pula: iSalernetani questo

monumento

a

memoria

de* posteri

hanno

eretto. Il

secondo

. sarà il

seguente: I

Gioachinopolitani con animo grato

hanno

posto questo

monumento

agli ottimi Sacer- doti Vincenzo eFrancesco

Gargano

ea

Fra

PfLcifico

da

Ceppaioniper essere stati i pri-

mi

a introdurre nell'

anno

1787 la cultura della

bambagia

in queste

campagne

.

. f .*

-

(0

Popoli della

Torre

della

Nunziata.

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(15)

i5

,

In tal

modo

e col

mezzo

delle cogni- zioni

opportune,

e

mediante

i

premise non

in argento, e in oro ,

almeno

in

onorificenze, e in segni

,

vedrem

noiri-

nata

nel

Regno

la floridezza de’

tèmpi

antichi.

Le

nostre selve

verranno

conser-

vate,

se esistenti , e ripristinate , se di- strutte;e tutti gli alberi boschivi

educa-

ti

secondo

le leggi silvane . Il taglio di essi sarà

meglio

diretto; e il

legname da

costruzione, e la legna

da

fuoco, e

da carbone con

le fascine

non mancheran- no

nelle contrade differenti.I nostri po-

meti abbonderanno

di ogni sorta frutti

,

tanto

estivi,

che

invernali,* e gli olive- ti,

ben

governati ,

ne daranno

olio in quantità,

che

col

mezzo

dell’arte siren-

derà

ottimo, fino,

ed

eccellente,

come r

antico hiciniano- Dalle nostre

vigne

si

raccorrà

uva

di ogni specie; e i nostri vini, col soccorso della

Chimica pneu- matica

, e degli strumenti opportuni, a

nuova

vita

chiameranno

e ilfalerno, e

r ammineo

,e’l

cecubo;e

quanti altri

mai vennero

celebrati

da

Orazio,da Virgilio,

e da

Marziale.

Ne’

nostri orti si coltive-

ranno non

solo tutte le piante olitone,

che

si gustano oggi nella Capitale;

ma

fcensi e i fioris e i’erbe medicinali,ele

* *

(16)

j6

piante tintorie, e quelle del tabacco. I nostri

campi

finalmente

abbonderanno e

di cereali, e di piante

leguminose,

e di tigliose

,e di

bambagia; compreso anche

il prato artificiale

,per lo foraggio e

ver- de

, e secco per lo bestiame

minuto

,

che

grosso.

La

Pastorizia poi unita

con

araichevol

nodo

all*Agricoltura,

ne som-

ministrerà

;oltre alla

gran

massa di leta-

me

,

che

sparso a

tempo

su leterre, lie- to

rende

il bifolco ; e lana, e cuoj,

e

pelli

, e latte, e' carne, e sego, e for-

maggio

, é salame, e

sugna

,

e

lardo,

e

polli, e

mele

, e cera, e seta; percioc-

ché

tutti gli animali utili,

cominciando

dal

bue

fino al bigatto, si vogliono edu- care nelle case di

campagna. La

Pasto- rizia culta , e stazionaria farà rinascere lo studio fino

adì

nostri negletto, del- la

Medicina

Veterinaria,

che ha

per ob- bieitoe la conservazione, e la guarigio- ne-di tutto ilbestiame.

E còn

ciò,o

mio Lettore,

vivi felice..

Di Napoli

il-dì 4 di

Agosto iSn.

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(17)

*7 Eclissidel Sole (i).

;

In quest1anno bisestile 1812 vi saranno al- *

«un» eclissi del Sole,

ma

invisibili

.

Eclissidella

Luna

.

Avremo

due eclissi totali della

Luna

. Il primo a1 27 di Febbrajo , visibile in Napoli per alcuni minuti .5 cominciando alle ore 11 , e min. 35, confinire alle ore 14? e min. 4* 5

ed il secondo^a122 di Agosto,invisibile inNa- t poli, con aver principio alle ote 18, e m.53,

e con terminare alle ore 22, e i»in. 3o.

Feste mobili.

Settuagesima Ceneri Pasqua

Rogazioni 4»

Ascensione Pentecoste SS. Trinità

Corpo

di Cristo Avvento

Domeniche

di Pentecoste

?6 di Gennajo 12 di Febbrajo 29 di Marzo 5, 6 di Maggio

7 di Maggio 17 di. Maggio.

24 di Maggio 28 di Maggio 29 di

Novembre

XXVII

.

b

(1)

Le

Lunazioni ci sonostate somministrate dal Signor Aureliano Maria de Fusco, P. di dVIatem. nelle Scuole Militari»

«

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(18)

iB

Computo Ecclesiastico.

Numero

d’oro 8

Ciclosolare* 29

Epatta , *7

Indizione

Romana*

i5

Lettere Domenicali e d

Letteradel Martirològio s p^c.

Quattro tempora.

In“Primavera 19, 21, 22 di Febbrajo NelP'Està’ 20, 22, 2.3 di Maggio

INeli Autunno * 16, 18, iqdi Settembre Nell’Inverno 26, 28, 19di Dicembre.

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(19)

i; y

»• • i

19 -

TAVOLA

I.

Per

V

alba della mattina,eperlonascimento del Sole

Mesidell’annoI Alba della matt.) Nascim. del. sole Genti.Da 1 a 4

Da 5aii

Da 16a 24 Daa 5a 3i

Febb.Da I a 7

Da 8 a 12

4Orevi eZ quar* Ore 14e,mezza

5 12 e mezza 14eunquarto 12 e unquarto

12

11 etrequarti 11e mezza Da i3 a 18 .

n

eun quarto Da 1^ a$4 ileunquarto Da25.a28

n

.

Marz.Da 1 a 7

n

Da 8 a52 io e trequarti

Da i3a17 io emezza

n

etre,quarti Da 18 a221 ioe unquarto{

n

emq?zp..j

Da23a2 5

Da 26a 28

Da 29 a5i Aprii.Da..1 a 4 Da< 5a 9

Da io a i5

Da 16aao

Da21a26 Da27 a 3o

9 e tre quarti,

9emezza 9 e un,quarto,

8 e tre.quarti» 8e mezza.;

8e unquartot

7 etre quarti 7 emezza 7 eunquarto

Da ioa 3 o

a,

6etre quarti 6emezza 6e unquarto 6emezza 6 etrequarti

il eun..quarto 11 eun^.quarto

loe.tré,quarti loemezza io e un. quarto Jo,

1

9 etrequarti 9e trequarti 9e mezza 9eunquarto 1 e tre quarti 8etre quarti 8 emezza 8 emezza 8e trequarti

7e unqjiarto

| 9eun quarta

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(20)

Mesidui’anno Agos.Da i a 5

Da 6 a 12

Daj3 a ly Da18 a 24 Da25a 3i

Sett.Da

ia

4

j

Da 5 a 8 Da 9a 12 Da*i3 a16

Da

lya2o

Da

21 a26 Da27 a3 o Otto.Da 1 a 6 Da y a12

'

Da

i3 a18

Da

19 a23

Da

24a 28 Da29a 3i

Nov.Da 1 a 4 Da 5a 11

'

Da

12 a 18

Da

19a26

*'

Da

27a3o

Dice.Da 1 a io

* Da11 a 3i

20

Alba sella matt.

ye mezza ye trequarti 8

8

eunquarto 8emezza 8 etrequarti 9

9

eun quarto 9emezza 9 e tre quarti io

io eunquarto io emezza 10e trequarti 11

11

li eunquarto lie mezza 11 emezza 11 e tre quarti 12

12

èun quarto 12emezza 12 emezza 12e trequarti

Nascim. delsoie 9

eun quarto 9emezza 9 etre quarti 10

io cun quato io emezza 10etrequarti 11

il - lienn quarto liemezza 11 etre quarti 12

12

eun quarto 12 e mezza 12 etrequarti 13

l

3

e unquarto l3e unquarto

l3emezza<

13etre quarti J4;

14 e unquarto 14e unquarto

i4emezza

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(21)

I* 1

*"21

TAVOLAI!.

Persapere

V

età della

Luna

intutto

V

anno

Giorni. > Or*. Minuti.

I . B B B B O B B . 48

2. b m B I B B . 36

3 . 9 9 B 2 B B a4

4. B 3 B . 12

5. B B 4 B B B . 00

6. B B B 4 B B B . 48 :

7 B B B B 5 B B B . 36

8. B B B 6 B B B . 24

9 B B 7 B B B . 12

IO. B 8 B B . 00

il. B B 8 B B B 48

12. # B B

9 B B B . 36

l3 . B B B IO 'B =4 '

14 . B B B B 11 B B B . 12

i5. B B 12 B B . OOV

z6. B B B B 11 B B B . 12 17 . B B B IO B B B' 24 18. B B B B 0 B B B . 36 V

*9 B B B B 8 B B B . 49

20 . B B B 8 B B B ; 00

21. B S B B 7 B B B ; *ar r.

22. « B B 6 B B B .• 24

s3» B 5 B B . 36

24* B B B B 4 B . 49

25. B B B 4 S . 00

26. B B 3 B B . .12

27 B # B B •2 *S B . 24

28 * B .1 B . 36,,.

,29. B4 0 B S ..48

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(22)

»

rsar

T A V O L A

HI.

.

Per

lo mezzogiorno, eperlamezzanotte.

Mesideil’anxo GertqDa i a12 'Dai3a3i

FebJ»r.D.a I ai5

jDa16 a24

rrDa25 a28 Marzo.Da 1 a 5

' Da 6 a i5

Da 16 alo

irDa 27a3i

Apri.Da 1 a io

i'Da ila20

< Da21 a3o

Mag.Da 1 a12

Da i5 a 3i

GiugiDa J a 3 o

LughDa J a12

? Da 1,3a 3i

AgosDa Ja i5

;;Da 1.6 a25

c Da 2.6a 3i

SetteDa 1 a 5

ì Da 6 a 16

V Da 17 a27 t^Da28a 3 © Otto.Da 1 a io

1 Da 11a 20

r Da 31 a 3i

Noré.Da .1 ai5 8>Da 16 a 3 o Dice.Da 1a3i

Ore.dimezzogioii.

Ore 19.

18 etre quarti l3 emezza 18 èun quarto 18

l8

ìy e tre quarti ìy cmezza 17«unquarto ìy eun quarto

17 16

e trequarti 16 e mezza 16e;unquarto 16. .

16.. .

16<eiun quarto 16« mezza 16 etre .quarti

17: jyfeunquarto ìymezza iyìetre quarti lyetrequarti 18' .18 eun quarto 18»mezza 18<etrequarti

*9

)RE DIMEZZA NOT.

Ore y 6etre quarti 6emezza 6eun quarto 6

6

5etrequarti 5emezza 5 eunquarto 5eunquarto 5

4 etrequarti 4emezza 4e miquarto 4

4

.4eun quarto 4e mezza 4etrequarti 5

5 .

.5 eunquarto

.5e.'mezza

,5e'tre quarti .5 e, trequarti

6. .

.6e unquarto 6.e;mezza .6e«trequarti

7

'

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(23)

GB N

2?)

N A

J

O Ha

giorni Solari 3i

,eLunari2g.

Quattro sono le Domenichedi questo mese, che comincia di Mercordì, cioè alli 5,falli 12, alli 19, ealli 26, in cui cade la Settuagesi

-

ma

* Nel giorno 1 del mese, eh’ è la Circon- cisione del Signore , e nel giorno 6,,,eh’

è

1’Epifania , occorrono due leste di obbligo doppio. Alli 5 è la Vigilia senza''digiuno.

Età

della

Luna

Alli 6Ult. qu. or. 4? min. 5, not. seg..

- 14Lun. nuo. or. i5, m. o.

- 21 Pr. qu. or. g, m. 25.

- 29 Lun. pie. or.

7/m. 7. * .

Alli 24 ilSole entra nel segno àiAquario 5

or. 10, m. 27.

Fiere

f«.

*

3 Giulianova, prov. di

Teramo

. ,

12 a117 S. Fili, prov. di Cai. ultr.

...

13 a116 Roccagloriosa, prov.,di Salerno 17 Buccino, e Fena, prov. dell1,Aquila.,

A-

tri

, prov. di

Teramo

, e Biseglie prov..di j

Bari, per giorni 8.

27 S. Apollinare inTerralav.

4

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(24)

Opere delmese.

Questo mese suole per lo piu essereil più freddo della stagione. Nell’anno scorso alli a5

il termometro del

Reaumur

segnò inNapoli il gr. 1 sopraal gelo.

E

poiché iterreni a base arenosa, e isassosi y in confronto degli argil- losi, più prontamentesi riscaldano , e si raf- freddano, e a grado maggiore$ perciò ne’ pri-

mi

si può seminareil gran tardivo, Forzoee.,

« si possono piantare ipiselli,le favepiccio- le, le vecce ec.

Nel mese , che corre , si possono mettere nel semenzajoi semi dellesorbe,dellepesche, le noci , le mandorle , e lesusine , ovvero prugne ; e si può innestare ogni albero , che la

gomma.

Se la terranon è molle, si posso-

no

piantare nell’orto le erbe della stagione.

Cominciano le gelate nel mese corrente»

Se

il gelo giova alle terre, rendendole porose ,

«sso suol nuocere alle piante , facendole

mo-

rire , se le sorprende assaiumide. Tuttele piante succolenti, come leviti ,i noci, i fi- chi ec.\ e quelle, che vegetano interreni u- midi , e bassi , ed esposti al borea, vivono soggette a tali danni . I Fisici hon hanno an- coracalcolate tutte le attrazioni , che possono aver luogo ne1 vegetabili, sottoil punto della congelazione. Si"sa , {che gli agrumi soffrono assai al grado 6 sopra il gelo•. che ne’ pae- si freddi del Nord come nella Moscoviaec.

ne’ qualiil termometro segna uelT invernofì-

Digitizedby Gelagli

(25)

no a’ gr. 20 sotto ilgelo, nonvivono chei solialberi lineari, come i pini ec. , mancan- doall'atto gli alberi frondosi.

Ecco il

modo

di usare iparageli, de’quali

si fa Autore il Cav. di Biencberg di Praga .

Con

fune di sparto , e di altre erbe , non escluse quelle di canape ec. , si leghino i

tronchi sotto i rami principali degli alberi fruttiferi : 1’estremità opposta dellafune, at- taccata a grossa pietra si facciacalare dentro

un

secchio pieno di acqua : il freddo che ten- de sempre ad equilibrarsi col calorico , passe- ra naturalmentedall’atmosfera all’albero, da questo alla fune, e dallafune all’acqua5con- tenendo queste tre sostanze un calore rela- tivo più grande di quello dell’ aria atmo- sferica. Si avverta, che un solvaso diacqua col mezzo delle funi può servirò a molti albe- ri

5 e che ilvaso sia bene isolato , cioè , che non siacoperto da’ rami degli alberi , che si vogliono preservare dalgelo , nèdagli alberi vicini. Io ne hofatto la sperienza, che sem- pre mi è riuscita^ siccomeriesce in Prussia, nella Pomerania, inSassonia, e in molti luo-

ghi della Polonia. * ' / •.

À

preservare poi dalgelo le pianteda orto, nate nel semenzajo, si cuopranor con lunghe paglie : esse serviranno di conduttore al gelo, che andraa sciogliersinelle sponde delle aiuo- le.

Anche

Pirrigazioneè un rimedioallepian- te del

campo

controallegelate. I Genovesinel cominciar dell’inverno, mettonq Àbjèrrajuolo

(26)

26

alle piante de’limoni ec., operando nel

mode

seguente: Aprono con la zappa unsolco cir- colare intorno a siffatti alberi , lungi dalla ceppaja palmi 3 in 4: dentrodi esso mettono

un

mezzo barile, o ancor piùdi latrina,det- ta pozzo nero , che cuoprono di terra dòpo giorni 2, o 3 ; difendendo in tal guisa dal freddo , e dal gelo iloro agrumi. Se vedi i grani come gelatinel

campo

, nulla temere , perchè virenderanno del frutto.

In questo mese si va al bosco , esi taglia illegname, da formarne gli strumenti rustici

,

come

aratri , carri , forche , pale, rastrelli

,

erpici, etuttii manichi da zappe, da vanghe ec..

E

in quanto all’aratro , la stiva , eil

dentale d’ordinario si formano con legno di

olmo, iltimone, e le orecchie di castagne

; e il giogo di faggio , o pur di tiglio. Intorno alla figura delleorecchie, ovvero rovesciatoi

,

si è sperimentato , che nelle terre forti la se- micicloide oppone minor resistenza , e nelle terre leggieri la semiellisse. Ogni legname da costruzione, dopo il taglio , si scortecci, esi

metta nell1acqua ocorrente , o stagnante, o

purdentro terra, ovvero inluogo , ove non entrino nè Sole, nè pioggia, nè vento impe- tuoso5 perchè si ristringa, e perchè non tarli, e non si fenda. Anche si pnò tagliare ognile-

gname

da fuoco, e da farne carbone.

Inoltre sipossono compraretutti glianima- lidomestici

, e pigliarei salvaggi ; e traspor- tare le api>emutare inluoghi sempremiglio"

DigitizedbyGoogle

(27)

27

ri , e più oaldi ,e meglio esposti, ne' qualii fiori non mancano

.

Finalmente si dia un’ occhiata al pollajo ,

cominciando in questo mese le galliue a far le-uova.

Non

manchi ilsabbione , nel quale le galline si possano involgere : sianvi delle

-ceste-semipiene di fieno, e non giù di paglia}

. in cuiannidano più insetti ,»*che nel primo

j

perdeporvi le uova:i graticci larghidilegno mobili sono da preferire allepertiche, per lo riposo di esse :> si cambii spesso il fieno de’

»»nidi

5 e si lavino i graticci, e le ceste eon acqua calda, dove abbiano bollite le frondi di tabacco, e di sassifraga s il che giova contro a i pidocchi, o sicno pollini .

Non

soloise- mi-delie uve rendonosterili le gallinej

ma

bensì gli spinaci , le spoglie di tuttii grani

; - e del riso.ì filugelli morti mangiati da esse ,

danno cattivo sentore- alle uova 5 e le fave rendono fragile il lor guscio. Evvi chi assi- cura , clicle bucce del cacao abbrustolito

, e lapasta delle mandorle amare*dopolapres-

- sion dell’olio, sieno un mortai veleno per le

- galline. Tutti i grani , e spezialmente l’orzo

*-con isemi di canape-rèndono feconde le gal- line.

E

giova ancora ad esse la crusca delle pannocchie deifrumentone , dopo di averne

-

*tolti i grani

, diseccateal Sole, o al forno , e macinate 5 e in ultimo fatta bollire quanto -bastai Le uova si possono conservar fresche anche per un1 anno , mettendole dopo nate nell’ olio di lino.

E

volendole usare, si alza-

(28)

,

28

no leuova dal vaso con cucchiajo pertugiato, e con la cenere calda si nettano , restando bianche

come

prima 1\ olio poco si diminui- sce. Varrone scrive, che quelli , che voglio- no conservare lungamentele uova

j le stro- picciano col sale ben pesto\ ovvero le lascia-

.no nella salamoja per ore 3 , o4 ?indi

Ra-

sciugano , e dopo le mettono nellacrusca, o nella paglia.

Visita,.tuttii membri del podere , o buon Villano , e ripara i danni de’venti , e delle piogge,con dare scolo principalmentealle ac-

.que stagnanti Visita ancor sovente le stalle, e nonfar mancare ilcibo d’inverno alle be- stie utili, e soprattutto a ibovi aratori , che sono ifidi tuoi compagni. Nel giornorinnova

1’aria delle stalle , che ancor profumerai con aceto di tempoin tempo 9 e nella notte ripa- rale,controal freddo

.

Proverbj contadineschi

Se Gennajo mett’erba : se tu hai grano, e tu lo serba. Perchè scarsa sani laraccolta.

.

La

buona greppia

( mangiatoja) : fa la

buona bestia.

Sott’acqua fame : e sotto neye pane.

Mezzo Gennajo: mezzo pane , emezzo pa- gliajo, .

In questo mese ilgiorno cresce

min

. 4^*

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