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NUMERO 26 - DICEMBRE 2020 ANGALNEWS. Notiziario di informazione dell associazione Amici di Angal Onlus. Progetto Lubiri a che punto siamo?

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(1)

ANGALNEWS

Notiziario di informazione dell’associazione Amici di Angal Onlus

Progetto Lubiri

a che punto siamo?

(2)

Sommario

Dicembre 2020

Auguri di Buon Natale -

di Mario e Claudia Marsiaj

03 L'Assemblea dei soci -

di Rita Polo

04 Il lungo viaggio dei container -

di Piero Marsiaj

06 Lubiri: il progetto del Mother Hostel -

di Giulia C.

08 Emergenza COVID-19 -

di Giulia Carollo

09 Pediatria: un medico sotto l'albero -

di Giulia Carollo

10 Il diario di Claudia: Qui, quo, qua -

di Claudia Marsiaj

12 Il diario di Claudia: Opar -

di Claudia Marsiaj

13 Goodbye, Brother Elio -

di Mario e Claudia Marsiaj

14 Lettera di un Amico -

di Carlo Piazza

15

Cosa puoi fare tu? 16

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ANGAL NEWS

Auguri di Buon Natale

A

vevamo sperato di mandarvi gli auguri di Natale da Angal come due anni fa, invece siamo anco- ra qui in attesa che la situazione mi- gliori. Ci è dispiaciuto molto non poter partire! Tuttavia, questo lungo periodo in cui nessuno dell’Associazione è sta- to presente ad Angal, ha costituito una specie di banco di prova per la tenuta dell’ospedale e dei progetti sociali.

Il dott. Benard Tugume, attuale su- perintendent e CEO del St.Luke, ha dimostrato di avere grandi capacità gestionali e di essere molto responsa- bile, coinvolto e affezionato ad Angal (sappiamo come le organizzazioni in- ternazionali offrano salari ben più alti del nostro per accaparrarsi medici e infermieri con esperienza!)

Il nostro grazie e il nostro augurio van- no, perciò, ai nostri collaboratori afri-

cani, al team amministrativo, alla ma- tron sister Grace, a Deogratias, che ha gestito correttamente i progetti sociali, a Sister Stella, che ha continuato ad es- sere presente in dispensario per aiutare le persone in difficoltà, a tutto il perso- nale che ha dovuto affrontare una situa- zione difficile senza mezzi adeguati.

Un augurio e uno speciale ringra- ziamento anche a chi ha contribuito dall’Italia a far sì che Angal potesse continuare a svolgere la sua “mission”

dignitosamente ed efficacemente nono- stante le difficoltà economiche.

L’ospedale St. Luke ha superato tante sfide: nella sua storia ci sono stati colpi di stato, ribelli, epidemie, mancanza di medici, scarsità di aiuti! Siamo sicuri che supererà anche questa.

Mario e Claudia

(4)

Dicono che gli occhi siano lo spec- chio dell’anima. Il 10 ottobre 2020, alle 10 del mattino, venticinque anime (con 40 deleghe!) si sono riunite nella Sala Africa dei Com- boniani di Verona per l’Assemblea Generale dell’Associazione Amici di Angal. Le norme anti-Covid hanno obbligato a scegliere una sede diversa dall’amata Torretta e han- no coperto i volti dei partecipanti, lasciando però trasparire l’essenziale.

Occhi e anime. Occhi chiari e sereni come il cielo di quella bella giornata autunnale, occhi scuri di brace come la passione che arde all’interno dei cuori, occhi semplici, buoni e miti che ti scaldano con la loro dolcezza, occhi sorridenti fino a scomparire tra le palpebre arricciate. Anime che si preoccupano di altre anime, lontane migliaia di chilometri ma vicine nello spirito. Anime che go- dono anche nel ritrovarsi insieme, pur distanziate da 1 metro di spazio sicuro, perché così affini nel modo di sentire, nello stabilire priorità, nel guardare al futuro, nel ricordare la vita ad Angal. Anime venute an- che da lontano (Soumia da Aosta, i Sarti e i Foracchia da Modena, Anna da Pieve di Cadore, …) indifferenti alla levataccia e alla lunga strada, pur di risalire i fili di solidarietà che ci legano e di ritrovarsi a condivide- re i nodi della nostra missione.

L’Assemblea si apre in modo insoli- to. E non solo perché la brava Giulia

Lontano da Angal

L'Assemblea

raccoglie il nr. di telefono di ogni partecipante e misura la tempera- tura corporea. È infatti un Notaio, Andrea Fantin, il primo a parlare.

Seduto sul palco, di lui, lontano e mascherato, ciò che ci resta è la voce: chiara, precisa e… giovane (un notaio giovane???). Ci illustra in modo incredibilmente comprensi- bile lo stato dell’arte per il passaggio della nostra Associazione da Onlus a ODV (Organizzazione di Volonta- riato) che potrà avvenire solo quan- do la Legge Italiana avrà completato il suo lungo e tortuoso percorso di aggiornamento e di adeguamento alle nuove norme europee, anch’esse in ferie, con la prossima entrata in vigore del RUNTS (Registro Unico del Terzo Settore). Si parla di alme- no 1 anno o più, durante il quale conviene mantenere l’attuale Statu- to per non perdere i benefici fiscali riservati alle Onlus con la vecchia legge.

Al termine della riunione verranno comunque presentati i punti salienti della bozza del nuovo Statuto in at- tesa di una discussione approfondita in futuro.

Congedata la questione formale, Piero Marsiaj, nostro Presidente, prende saldamente le redini della riunione per trasportarci ad Angal.

Piero, dati alla mano, mostra che l’Ospedale S. Luke, guidato da un

ottimo direttore nostrano ugan- dese, il Dr. Tugume (succeduto al Dr. Santini), se la sta cavando bene, tanto da risultare al 3’ posto nella classifica dell’UCMB tra gli ospedali diocesani Ugandesi. Ne siamo felici,

(5)

Alcuni dei soci che hanno partecipato

Un momento dell'assemblea svolta nella Sala Africa, Verona

pur consapevoli delle nubi minac- ciose portate dal Coronavirus e dalla situazione finanziaria, sempre piut- tosto difficile nonostante tutti gli sforzi (i nostri per raccogliere fondi;

i loro per risparmiare, riducendo sprechi e inefficienza).

E le due nubi sono parzialmente collegate tra loro. Grazie a Dio (e alle strette misure anti-contagio), in Uganda il Covid è in ritardo. I nu- meri hanno iniziato ad impennarsi solo dalla fine di agosto, mentre, fino a quel momento, la pandemia si era mantenuta molto in sordina.

Sono piuttosto curiose comunque le ampissime fluttuazioni giornaliere

nel numero di contagi che fanno dubitare un po’ dell’attendibilità dei dati raccolti. Il tasso di positività e la mortalità sono tuttavia ancora ben lontani dai valori europei. Angal risulta per il momento intonsa ma l’ospedale è all’erta e patisce già economicamente il calo degli accessi e dei ricoveri per le patologie meno gravi, tanto da vedersi costretto a licenziare 25 persone. Anche così il bilancio ospedaliero dell’anno fi- nanziario appena trascorso è risulta- to in perdita.

E si viene pertanto ad affrontare lo spinoso cruccio del Fundraising.

Da qualche anno il contributo della nostra Associazione al Budget del St Luke si è molto ridotto. I bandi nazionali ed internazionali a cui possiamo partecipare, cercando di competere con una sarabanda di altre organizzazioni, richiedono sempre obiettivi specifici e non sono quindi utilizzabili per coprire le spese correnti; Piero ricorda che il 50% del bilancio ospedaliero è volto a pagare il personale e questa voce di spesa non attira e non commuove i donatori quanto i bambini magri.

Occorrono idee e partecipazione da parte di tutti. Magari solo piccole ma continue preziosissime gocce, come quelle date dai RID mensili.

Oppure i saltuari piovaschi di qual- che simpatizzante tesserato che vie- ne tenuto informato sulle attività ed ha interessi specifici. Con la certezza che le spese di gestione della nostra Associazione sono le più basse che si trovino in giro, addirittura inferiori al 10%.

Ci sono comunque anche notizie positive nei risultati del Fundraising.

E ci vengono illustrate in concreto con bei filmati. Il primo riguarda la costruzione dell’Ostello per le madri in attesa del parto, chiamato Lubiri, finanziato dall’Unione Buddhista Italiana e da Salvagnini S.p.A.: sopra una fantasiosa impalcatura crea- ta coi barili sormontati da assi di legno, si esibiscono solerti operai in caschetto fucsia che, pietra su pietra, stanno tirando su i muri dell’edifi- cio. Il secondo riguarda la Fattoria Cardellino (progetto ATLA): un gruppo di ragazzi senza arte né parte sta trasformando un pezzo di terra irregolare e pieno di sterpaglia, in un magnifico orto. E sia questa fattoria che l’ospedale potranno tra poco be- neficiare dei materiali inviati tramite i Container Salvagnini che final- mente sono arrivati a Kampala.

Ed è con queste immagini africane negli occhi che ci si saluta. Imma- gini di un mondo povero che sta cambiando un po’ anche grazie a noi. Dagli occhi al cuore.

Rita Polo

• 12 settembre Chiesa parrocchiale di San Bortolo (VI). Messa in ricordo di Mariarosa Stocchiero ha riunito i parenti, gli amici e alcuni rappre- sentanti dell’associazione Amici di Angal della quale Mariarosa è stata cofondatrice e sostenitrice assieme a Pepi e ai figli, soprattutto dopo aver condiviso per un periodo la vita e i problemi dell’ospedale ugan- dese. Per Angal è stata raccolta una somma come segno di continuità di quello che per tanti anni è stato l’obiettivo di Mariarosa: aiutare una struttura a servizio dei più poveri.

• 10 ottobre Assemblea dei Soci, Sala Africa, Comboniani di Verona.

EVENTI e INCONTRI

(6)

di Piero Marsiaj

Spedire due container carichi di materiale in Uganda non è una cosa semplice, si sa. Quando decidemmo di cimentarci con questa impresa, due anni fa, però, non avremmo mai immaginato che fosse così complicato. Il fatto che la Salvagni- ni, azienda che da molti anni ci so- stiene in vari modi, ci avesse donato i due container e avesse stabilito che sarebbero poi restati in Uganda a disposizione di Angal, ci dava l'im- pressione di essere a metà dell'opera.

Quanto ci sbagliavamo!

Il materiale per riempirli è arriva- to in momenti diversi e da svariati donatori. Molto materiale sanitario è giunto da un ospedale in dismis- sione vicino ad Avellino, mille lenzuola e camici sono stati donati da una clinica di Merano grazie all'interessamento del Dr.Gallmet- zer, apparecchi medici di diverso tipo dagli Ospedali S. Bortolo di Vicenza e Borgo Trento di Verona, vario materiale da Como procura- to dal Dr. Nessi, poi sedie a rotelle, ausili per disabili, guanti in lattice, computers, stampanti donate da Salvagnini. Negli ultimi due mesi è arrivato anche parecchio materiale

per la fattoria Cardellino. Pompe per l'approvvigionamento di acqua donate da Pedrollo S.p.a. di San Bonifacio (VR), pannelli solari, at- trezzi agricoli e meccanici, perfino un motocoltivatore nuovo di zecca donato dalla famiglia di Ivan Miaz- zi, nostro socio che si è prodigato a raccogliere tantissimo materiale a tempo record.

Catalogare il materiale e organiz- zarlo per la spedizione nello spazio e con il personale messo a disposizione dalla Salvagnini, ha richiesto mesi.

Anche Transpack, l'azienda che ha magistralmente impacchettato tutto in sacchi-barriera per proteggere gli oggetti delicati dall'aggressione della salsedine durante il viaggio in nave, e ha sistemato tutto nei contai- ner, ha lavorato gratuitamente.

Quando i container il 13 luglio sono finalmente partiti dalla sede di Salvagnini a Sarego sembrava la fine di un incubo. Ma mancava un bel pezzo di questa odissea. I due con- tainer, sigillati e con i documenti in ordine, bolle, fatture, certificazioni di conformità dei container, ecc.

erano stati affidati alla Matecho, ditta di trasporti internazionali di Livorno che da decine di anni lavo- ra per spedizioni al Lacor di Gulu

Il lungo viaggio dei

CONTAINER

verso Angal

Uno dei due container nel piazzale di Salvagnini SPA, Sarego (VI)

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Il lungo viaggio dei

CONTAINER

Lo staff Salvagnini carica i container sul TIR diretto a Genova

Materiale accuratamente impacchettato e ordinato, Sarego

per conto della Fondazione Corti.

Appena ci hanno comunicato il nome della nave su cui avrebbero viaggiato abbiamo iniziato a seguir- la con il sito marinetraffic.com tra- mite il quale è possibile sapere dov'è localizzata qualsiasi nave al mondo.

Partita con una settimana di ritardo dal porto di Genova la nave ha toc- cato probabilmente tutti i porti fra l'Italia e il Kenya passando da Cipro, Turchia, Port Said, Canale di Suez, Gibuti. Quando è passata al largo della Somalia abbiamo immaginato un improvviso attacco dei pirati che si sarebbero spartiti i nostri palloni da calcio (di cuoio) destinati a Opìo, che coordina le squadre di Angal, e avrebbero buttato a mare il resto, evidentemente per loro inutile.

Quando la Jolly Perla è entrata nel porto di Mombasa il 21 agosto per passare i container sui camion ab- biamo tirato un sospiro di sollievo.

Arrivati a Kampala a metà settem- bre sono iniziate le formalità do- ganali cui è seguita, il 13 ottobre, la richiesta di saldare le tasse di impor- tazione, una vera "mazzata". Pazien- za - abbiamo pensato - con questo si concluderà il calvario. Ma anche qui ci sbagliavamo. Dopo la doga- na è iniziata l'ispezione dell'URA,

l'Uganda Revenue Authority (Agen- zia delle Entrate) che ha ri-aperto i containers per fare una seconda ispezione. È di qualche giorno fa la comunicazione che a seguito dell'ispezione i computers usati, seb- bene ricondizionati, in condizioni ottimali e certificati, non possono essere importati in Uganda, e che i guanti monouso sono scaduti (poco importa che potrebbero essere tran- quillamente utilizzati in condizioni non-sterili). Facciamo ammenda sia per la falla nel controllo delle scadenza effettuato in Italia, sia per la mancata conoscenza delle regole sui PC usati. Ora dovremo procedere a pagare per la loro distruzione e dare finalmente il via libera per il trasporto del resto ad Angal.

Come proseguirà questo viaggio?

Arrivati ad Angal i container ver- ranno scaricati e il loro contenuto affidato ai responsabili dell'Ospedale per l'inventario e lo stoccaggio. Uno dei due container, svuotato, sarà trasportato alla Fattoria Cardellino e scaricato per diventare un magazzino per i prodotti della terra e per conser- vare in sicurezza gli attrezzi. Aveva- mo sperato di mostrarvi in questo numero le foto dell'arrivo, ma è un appuntamento solo rimandato.

L'ispezione dei container a Kampala L'URA verifica tutti i colli spediti

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LUBIRI

I lavori edili sono cominciati a metà luglio. Da allora, solo le piogge han- no rallentato la costruzione del nuo- vo Mother Hostel. Oggi, gli operai di Fratel Gianni sono arrivati al tetto!

L'obiettivo del progetto, finanziato dall'Unione Buddhista Italiana, Salvagnini S.p.A. e Amici di Angal, è garantire la piena sicurezza di madri e neonati, in una regione in continua crescita demografica, dove il 50% delle donne partorisce senza adeguata assistenza sanitaria.

Il primo risultato del progetto "Dare sicurezza alla vita, dare vita alla sicurezza" è stato quasi raggiunto.

I lavori di costruzione sono al 75%.

A metà luglio gli operai avevano liberato il terreno dalla vegetazione e iniziato gli scavi. A fine luglio le fondamenta erano state completate, le cassaforme create e posizionate nel suolo per versarne all'interno il cemento. La sub-struttura dell'ostello a metà agosto era

pronta, così gli operai hanno potuto procedere alla costruzione dei muri esterni dell’edificio che hanno eretto rapidamente.

A settembre il cantiere pullulava di mattoni di terra argillosa, di quel colore rosso caratteristico del nord ovest dell'Uganda. Settimana dopo settimana, mattone dopo mattone, gli operai di Fratel Gianni, supervisionati dall'ingegnere locale e dal sempre presente Dottor Tugume, sono arrivati a posizionare il tetto.

Ad oggi sono stati spesi 19.700 € sui 89.774 € totali previsti.

Terminata la costruzione della struttura si passerà alle rifiniture e agli impianti per poi procedere ad acquistare letti e dotazioni per equipaggiare l'ostello, la sala parto, la sala operatoria, il reparto di Maternità ed essere finalmente in grado di accogliere le madri già dalla prossima primavera!

Grazie ai Partner

Gli operai durante il posizionamento del tetto dell'ostello, 4 novembre 2020, Angal

La costruzione dei muri esterni avveniva a settembre, Angal

Le fondamenta pronte per le gettate di cemento, agosto 2020, Angal

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primi due casi. Lo ha fatto egregia- mente grazie alla preparazione dello staff e all'attuazione dei protocolli sanitari. Potrebbe far sorridere l'idea di due soli casi di Coronavirus in un ospedale africano, paragonati ai numeri che si registrano in Italia e in Europa. Ma quando le condizioni

La situazione ad Angal e Parombo è sotto controllo. Il contributo di tanti Amici ha permesso di distri- buire alla gente e soprattutto agli assistiti dei Progetti Sociali masche- rine, bacinelle per il lavaggio delle mani, disinfettanti e sapone, per poter proseguire in sicurezza le tante attività sul territorio.

L'ospedale St. Luke che, fino ad ot- tobre non aveva registrato pazienti Covid-19, a inizio novembre ha do- vuto fare i conti con la gestione dei

E M E R G E N Z A

Covid-19

Il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana

Nell'ultimo notiziario vi raccontavamo del prezioso finanziamento, concesso all'ospedale di Angal dalla CEI, per gli interventi di emergenza per fronteggiare la pandemia.

Crescono i contagi in Uganda.

A metà novembre il paese conta 16.020 casi e 145 decessi.

Un aggiornamento da Angal.

L'ospedale, ricevuti i fondi, ha provveduto immediatamente a inoltrare l'ordine per tutto il materiale preventivato al Joint Medical Store di Kampala.

Mascherine, maschere respiratorie, guanti, sacchi, igienizzanti, stivali, saturimetri e termometri a infrarossi venivano consegnati ai primi di luglio. All'appello mancano, purtroppo, alcuni strumenti fondamentali:

monitor per i parametri vitali, 4 concentratori d'ossigeno, 5 bombole d'ossigeno e 1 ventilatore respiratorio.

Il JMS, scusandosi con il Direttore dell'ospedale per il ritardo, causato dalla carenza di materiale e dalla grande richiesta, consegnerà a giorni il restante.

del secondo paziente hanno co- minciato ad aggravarsi e le bom- bole d'ossigeno quasi scariche non potevano sostenerne la respirazione, il direttore dell'ospedale ha deciso il suo trasferimento al più attrezzato ospedale Lacor di Gulu.

Giulia Carollo

L'arrivo della prima parte del materiale, St.Luke Hospital Angal Il trasferimento del paziente in

condizioni difficili al Lacor Deogratias illustra l'uso dei dispositivi

per l'igienizzazione alla comunità, Angal

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La Pediatria

del St. Luke Hospital

L'ospedale St. Luke di Angal è organizzato in quattro reparti, di cui la Pediatria è il più affol- lato e col maggior numero di posti letto.

Da giugno 2019 a giugno 2020 i bambini accolti sono stati 4.827, per un'età compresa fra i 28 giorni di vita e gli 8 anni.

La maggior parte di loro resta ricoverato in ospedale in media per 4 giorni e mezzo prima di tornare al proprio villaggio.

"Il tasso di occupazione dei posti letto è del 106%", ci scrive il dottor Tugume e - continua -

"il turnover tra un paziente e l'altro è - 0,3".

Cosa vogliono dire questi dati?

Significa che è raro vedere uno dei 56 letti del reparto vuoto. È molto più probabile vedere bimbi sistemati per terra su stuoie, perché sui letti non c’è più posto.

Questo succede soprattutto nei "mesi della ma- laria", ovvero tra luglio e settembre, quando le infezioni da malaria sono più frequenti.

La principale causa di ospedalizzazione dei pic- coli pazienti è proprio la malaria e le sue com-

plicazioni, seguita da infezioni settiche, polmo- niti gravi, diarrea con disidratazione e anemia.

183 sono, purtroppo, i decessi registrati nell'ulti- mo anno. Le cause di morte sono legate princi- palmente all'anemia, come conseguenza della malaria, e alla polmonite.

A prendersi cura dei malati durante la degenza c'è uno staff tutto locale così composto: 1 me- dico, 14 infermieri, 3 addetti alle pulizie e 2 cuoche impiegate nell'unità nutrizionale.

Riuscite ad immaginare quanto può costare in media la degenza di un bambino?

Ce lo riferisce il direttore dell'ospedale. Nel 2019 sono stati spesi per 4.827 pazienti pediatrici:

• 47.872€ per i farmaci

• 38.254€ per i salari dello staff

• 4.782€ per elettricità, acqua, forniture 90.908 / 4827 = 18,83 € per ogni bambino.

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Se 20€ è il costo da sostenere per curare un bambino, per una fami- glia di Angal questo costo è spesso proibitivo. Per alcuni corrisponde allo stipendio di un mese.

L'ospedale nella propria "mission" si prefigge di curare tutti, dando la pre- cedenza alle fasce sociali più deboli, a partire dai bambini.

Quindi si fa carico delle spese di tutti i piccoli pazienti e chiede ai loro geni- tori soltanto 3 € per l'intera degenza.

È una cifra simbolica, che non copre le vere necessità del reparto.

Mantenere i costi di ricovero bassi è l’unica possibilità per garantire a tutti l’accesso alle cure.

OBIETTIVO per il Natale garantire le cure ad almeno

800 bimbi nel 2021.

Costo totale: 16.000€

Nei "mesi della malaria" le spese del reparto passano da 1.600€ a 9.000/12.000€. Dare all'ospedale la certezza di distribuire farmaci a tut- ti i pazienti che ne hanno bisogno è fondamentale.

Con 10€ è possibile garantire i farmaci necessari per 1 bambino.

Metti sotto l'albero di Natale...

MEDICO, 8 € LETTO, 2 €

FARMACI, 10 €

Il rapporto tra medico e paziente nel reparto è di 1 a 50. Senza di loro, senza i medici, guarire è davvero impossibile.

Con 8€ garantisci il personale sanitario per un piccolo malato.

Servono energia, acqua, lenzuola per prendersi cura di un bimbo malato, per rendere accogliente e sicura la sua permanenza nel reparto.

Bastano 2€ per garantire un letto per un paziente.

10 € + 8 € + 2 € =

20 €

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1. Dona qui e aiuterai la Pediatria 2 volte. Unicredit dividerà tra le associazioni più votate e sostenute 200.000€. Cerca il progetto Pediatria di Amici di Angal e dona: https://www.ilmiodono.it/

2. Puoi fare un bonifico o eseguire un bollettino sui conti riportati nell'ultima pagina della rivista, causale "Pediatria"

3. Dona rapidamente tramite Paypal all’indi

rizzo Internet

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Il diario di Claudia

L’arrivo in ospedale di un grosso fuoristrada aveva attirato subito una piccola folla di curiosi.

Ne era scesa una altrettanto imponente infermiera e dopo di lei un gruppetto formato da una giova- ne donna con un neonato legato sul dorso e uno attaccato al seno, seguita da un ragazzino di 8 o 9 anni che portava, strettamente assicurato alle spalle, un terzo piccolissimo esserino.

Tre nuovi pazienti destinati alla Nutrition Unit;

troppo gravi i 3 gemellini per poter essere assistiti presso il dispensario in Congo, gestito dall’infer- miera che aveva deciso di portarli all’ospedale St.

Luke.

Opìo, (così viene chiamato il primo nato), Odongo (il secondo), e Okello (il terzo), avevano già sei mesi e pesavano poco più di 6 chili in tre. Il bambino di 9 anni, Robert, era il primo figlio della donna;

dopo di lui erano nati due gemelli, che non erano sopravvissuti, poi i tre arrivati ad Angal. A questo punto, spaventato dal numero progressivo dei parti, il marito l’aveva abbandonata.

Robert era il miglior babysitter che si potesse im- maginare, custode assoluto del suo fardello, felice dei tre pasti al giorno che spettavano anche a lui.

Nonostante l’applicazione di tutti i protocolli

previsti per i casi di malnutrizione severa, dopo un paio di settimane non si vedevano ancora miglio- ramenti apprezzabili nei gemelli; uno, soprattutto, Okello, il terzo nato, era sempre più debole.

Emito thò” sta per andarsene, ha affermato una sera la mamma, “non arriverà a domani”. Era rassegnata, ma desiderava che il bambino fosse battezzato.

Era già tarda sera! I Padri si erano già ritirati, il catechista era andato a casa. Con grande emozio- ne l’ho battezzato io! “Come vuoi chiamarlo?”

ho chiesto alla mamma. “Desidero dargli il tuo nome: Claudio, anzi Bishop Claudio”. Il giorno dopo Bishop Claudio Okello stava meglio, aveva superato la crisi.

Dopo qualche mese tutti e tre i gemelli avevano acquistato peso e la mamma aveva deciso che era tempo di tornare al suo villaggio.

Un’altra piccola folla di curiosi ha assistito alla loro partenza sul grosso fuoristrada guidato dall’impec- cabile infermiera tedesca, da noi avvertita.

Non ho più saputo nulla di loro, ma ...chissà!

In qualche Diocesi del Congo ci sarà forse un gior- no un Vescovo di nome Claudio?!

di Claudia Marsiaj

Qui, quo, qua

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La malaria cerebrale, soprattutto nei bambini, può essere devastante.

Angal si trova in zona malarica. Per questo, durante i “safari sanitari”

nei villaggi, oltre a confrontarsi con le mamme sul problema nutrizione, si affronta quello della prevenzione di questa piaga che rappresenta la seconda causa di morte nei bambini al di sotto dei 5 anni.

La malaria cerebrale può causare cecità, sordità ed essere causa di disabilità permanenti, soprattutto neurologiche.

Opar era un bambino di 5 anni in- telligente, vivace, pieno di voglia di vivere, di giocare, di correre, come tutti i bambini. Poi, la piccola, sub- dola, spesso mortale, odiosa zanzara che trasmette la malaria, si è portata via la possibilità di correre, giocare, perfino di parlare di Opar. Ma Opar aveva, anzi ha un fratello fantastico,

Opar

Opar e il fratello, Angal

La malaria all'ospedale St. Luke

• è la prima causa di ricovero all'Ospedale

• è la prima causa di mortalità nei reparti e negli ambulatori/dispensari

• è la malattia diagnosticata con più frequenza

che si è preso cura di lui. Ha conti- nuato a fargli fare a casa gli esercizi imparati in ospedale, a condurlo puntualmente ai controlli; per anni l’ha portato a spalle. Ora Opar riesce a camminare in modo scomposto, ma cammina!

Non riesce a controllare bene nem- meno le braccia, ma le muove, non riesce a parlare e sbava, ma capisce e riesce a farsi capire.

E sorride, sorride sempre e ogni vol- ta che torno ad Angal mi riconosce.

E la sua saliva si mescola alle mie lacrime quando ci abbracciamo.

Claudia Marsiaj

I Bambini sono più a rischio In aree con elevate condizioni di trasmissione, come la regione del West-Nile dove si trova Angal, l’esposizione continua alla malattia sviluppa, in particolare nella popolazione adulta, un'immunità parziale.

Non si tratta di una protezione completa, sicura, ma riduce il rischio di contrarre la malaria in forma grave. A morire di malaria, in queste zone, nella maggior parte dei casi sono i bambini al di sotto dei 5 anni, che non hanno ancora sviluppato questa immunità.

(14)

Alcuni mesi fa, come altre volte, era accorso in aiuto ad Angal per siste- mare il nuovo apparecchio radiolo- gico. Il giorno 11 di novembre alle 10 di sera il Coronavirus, dopo 20 giorni di lotta, ha avuto la meglio su di lui. Con queste righe vogliamo ricordare fratel Elio Croce a tutti gli amici che l’hanno incontrato a Gulu

Goodbye, Brother Elio

Fratel Elio al Lacor Foto della Fondazione Corti Fratel Elio Croce sulla sua Toyota Foto della Fondazione Corti

Il vecchio Toyota di Elio è stato di volta in volta veicolo di soccorso, ambulanza per trasportare feriti o malati, carro fune- bre per evitare alle famiglie l’immane spesa di traslare il loro caro, ma anche allegro pulmino per i bambini del St. Jude, taxi occasionale che raccoglie per strada donne cariche delle taniche d’acqua, o anziane con piedi stanchi e impolverati.

- Dominique Corti

o ad Angal, che hanno conosciuto la sua grande generosità, la dedizione ai più sfortunati, il suo amore per gli orfani, i disabili, i bambini mutilati dai ribelli, attualmente 200, che ha accolto alla Children’s Home, il co- raggio che l’aveva spinto ad accorrere dove i ribelli avevano massacrato interi villaggi, per salvare i feriti. E

tutto con estrema semplicità, come fosse normale routine. Fr. Elio era un uomo di pace, rispettato sia dai ribelli che dai soldati dell’esercito regolare.

Di fronte a un ferito non si chiedeva da che parte stesse. Per questo l’o- spedale Lacor nei lunghi anni della guerriglia era diventato una specie di zona franca, dove durante la notte si affollavano più di 10.000 persone, in cerca di protezione. Qualche granata sparata dai fucili, ogni tanto cadeva all’interno del recinto, raccontava, ma non ha mai fatto nessuna vittima e nessun danno; la devozione alla Madonna metteva tutti al sicuro. La sua fede nella Provvidenza era incrol- labile. Mancherà a noi, mancherà a tantissime persone.

Mario e Claudia Marsiaj Il 10 ottobre ci avevano comunicato che era risultato positivo al Covid, ed era in isolamento all'Ospedale Lacor di Gulu. Ma quella settimana stessa, il 16 ottobre, era stato trasportato a Kampala, al Mulago, l'ospedale uni- versitario della capitale. Le sue con- dizioni erano evidentemente apparse già gravi. Ma nonostante gli sforzi e l'assistenza, Brother Elio, vera e propria istituzione dei Comboniani in Uganda, nostro caro e vecchio amico, in Uganda da 50 anni, si è dovuto arrendere. Ora è in viaggio.

Che la terra ti sia lieve, fratello Elio.

(15)

Lettera

di un amico

Ad eccezione dell'Assemblea dei Soci del 10 ottobre 2020 non è stato possibile organizzare altre occasioni di incontro con Voi, Amici di Angal.

Però un amico ci ha scritto, fatelo anche voi!

Sono attivo da più di 40 anni come socio degli Amici di Aber prima ed ora degli Amici di Angal, e dopo molti anni in cui per me è stato impossibile ho partecipato il 10 Ottobre all'Assemblea Generale, te- nutasi nella Sala Africa dei Comboniani di Verona.

Desidero riportare le mie impressioni, senz'altro molto positive, perché mi è piaciuto molto respirare, non senza una piacevole nostalgia, la stessa aria di sempre, di intensa motivazione ed interesse incondi- zionato verso l'Altro, inteso come il popolo africano in difficoltà per malattia e povertà, ma anche perché nello stesso tempo ho scoperto con entusiasmo in sala anche tanta nuova modernità ed efficienza, espressa con un attualissimo taglio manageriale:

sono state esaurientemente illustrate con dovizia di dati attraverso slides e video le attività degli ulti- mi anni, mostrando i bilanci sempre positivi, con orizzonti di investimento duraturo e lungimirante, lontano da ogni spreco e da ogni azione superflua, ma con perfetta ottimizzazione di tempi e risorse.

Ho inoltre percepito ancora molto forte la prover- biale attenzione a lavorare con gli africani e non solo per loro, privilegiando al massimo la loro continua crescita culturale, sanitaria e manageriale, volta a favorire una loro progressiva autonomizzazione.

Mi ha molto colpito ed emozionato vedere l'espe- rienza cinquantennale di Mario e Claudia Marsiaj, che conobbi nel 1980 e mi affascinarono già allora proprio per questo loro fondamentale indirizzo etico sociale, perfettamente condivisa ed amalgamata con quella più giovane ed attuale del loro figlio primoge- nito Piero, attuale Presidente dell'Associazione, che li

accompagnò in Africa fin dalla sua prima infanzia e dimostra oggi di saper cogliere e vivere con impegno e passione la loro testimonianza, interpretandola con forte rispetto e valorizzazione.

Ciò che mi ha maggiormente colpito è stato il video illustrativo sulla costruzione del nuovo Ostello di ac- coglienza delle mamme gravide e di bimbi malati, che arrivano all'Ospedale camminando per molte ore, ed hanno assoluto bisogno di essere ospitate: lo considero un esempio raro e prezioso di come può funzionare una vera attenzione sanitaria ed umana alla perso- na ed al territorio, di cui spesso siamo scarsamente dotati anche nel nostro ricco Continente, che ne parla molto ma attuando poco. Basti pensare alla chiusura progressiva di molti nostri ospedali secondari ed alla riduzione graduale di risorse dei distretti e della me- dicina di base, che in occasione dell'attuale pandemia ha contribuito al difficile contenimento preventivo.

L'esperienza non governativa in Africa per me è sempre stata un esempio illuminante, non sempre conosciuto ed ascoltato alle nostre latitudini ove si sono privilegiati continui tagli economici, di ottima medicina preventiva territoriale, in grado di filtrare le urgenze prima dei loro accessi in ospedale. Forse la gestione delle frequenti pandemie africane avreb- be potuto insegnare qualcosa di più anche ai nostri manager sanitari.

Un grande grazie e complimenti sinceri, quindi, non solo dal punto di vista umano ma anche da quello scientifico, a tutti quanti operano in Uganda con tanta passione altruista volontaria.

Carlo Piazza

Foto di gruppo:

alcuni dei soci che hanno partecipato il 10 ottobre all'Assemblea Generale, a Verona

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