• Non ci sono risultati.

Introduzione. Don Pino

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Introduzione. Don Pino"

Copied!
13
0
0

Testo completo

(1)

Introduzione

La storia dell’umanità è stata sempre segnata da avvenimenti che l’hanno sconvolta, messa in ginocchio, ridimensionando l’ardire dell’uomo di sentirsi padrone della storia, della vita delle persone, di interi popoli. Ma anche carestie, terremoti, maremoti. Il tempo presente che noi stiamo vivendo da più di un anno ci sta invitando a ritornare con i piedi per terra e ad alzare gli occhi verso il cielo, desiderosi di luce, di eternità, di Dio.

Questa via Crucis, seguendo il Vangelo di Marco, vuole essere un meditare pensando all’umanità di Gesù, dei suoi discepoli, degli uomini di potere, dei sacerdoti, degli uomini comuni. Una storia che rispecchia la nostra, quella attuale, il momento presente pieno di sofferenza e paura ma nello stesso tempo aperto alla speranza della vittoria: curare l’anima con il vaccino dell’amore e della fratellanza per guarire da ogni altro tipo di pandemia.

Una Via Crucis che attinge alle meditazioni, ai messaggi, alle preghiere che ho scritto durante tutto l’arco dell’anno. Solo alcuni stralci riportati per meditare durante il Venerdì Santo.

Uniti nella comune preghiera.

✠ Don Pino

(2)

CANTO D’INIZIO

C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

T. Amen.

Prima stazione

La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate (Mc 14,34)

Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un pò innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu».

Meditazione

È triste vivere l’ora del dolore, del dramma del momento presente e non sentire la presenza di un affetto, di una mano che stringe la tua, di una spalla sulla quale poter poggiare la propria testa. È triste non sentire il conforto almeno della preghiera. È ciò che chiede Gesù: ha bisogno di essere aiutato e sostenuto. L’amarezza dell’isolamento e della solitudine gli fa sudare sangue.

Mai come in questi giorni la scena del Getsemani sta mostrando la sua attualità. Ciò che aspetta Gesù è davvero duro, tragico: senza nessuna colpa sarà caricato di una croce da portare e sulla quale essere immolato. Penso in questo momento ai tanti, come medici, operatori sanitari, infermieri, forze dell’ordine, che non trovano nemmeno il tempo per dormire pur di sostenere e accompagnare quanti muoiono crocifissi nel letto d’ospedale, giaciglio di croce. Sovente essi stessi rimangono crocifissi, nel dono della propria vita.

Preghiamo

Signore, facci comprendere che la bellezza che salva il mondo è l’amore che condivide il dolore.

Benedici gli sforzi di quanti si adoperano per la nostra incolumità:

illumina i ricercatori, dà forza a quanti si prendono cura dei malati, concedi a tutti la gioia e la responsabilità

di sentirsi gli uni custodi degli altri.

Dona la tua pace a chi hai chiamato a te,

allevia la pena di chi piange per la morte dei propri cari.

Fa’ che anche noi, come il tuo Figlio Gesù, possiamo passare in mezzo ai fratelli sanando le ferite e promuovendo il bene.

Intercedano per noi Maria nostra Madre

e tutti i Santi i quali non hanno mai smarrito la certezza che tutto concorre al bene per coloro che amano Dio.

Amen

(3)

Seconda Stazione

Quello che bacerò, è lui: arrestatelo (Mc 14,44)

E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno:

«Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Allora gli si accostò dicendo:

«Rabbì» e lo baciò. Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono.

Meditazione

Che triste storia quella di Gesù! Che triste storia quella che stiamo vivendo in questo tempo! Che triste la giornata di oggi, non solo per noi cristiani, ma per l’umanità intera! E’ come se la vita ci avesse traditi! Il bacio freddo del tradimento si fa sentire!

Il ritmo della nostra vita è cambiato. Ci sentiamo, a causa delle restrizioni imposte per la pandemia, spogliati: i sarmenti della nostra libertà, dello stare insieme, dell’abbracciarci, darci la mano, persino sorridere sono stati...potati. Il desiderio di ritornare con tralci nuovi che si intreccino in un unico abbraccio lungo i filari delle strade e delle nostre case, mostrando il sorriso di grappoli belli e gustosi, è immenso.

Questo è il tempo in cui maggiormente l’amore deve mostrare la sua circolarità, il suo volto fatto di gesti concreti, proprio perché siamo coscienti che la vera emergenza continua a muoversi dentro questi confini.

Preghiamo

Signore, veniamo alla scuola del tuo Amore, per imparare a camminare

da uomini tra gli uomini, per capire il più alto senso della carità

nel servire i fratelli, per ascoltare te, che dici:

“Non c’è amore più grande: Dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).

Signore, eccoci con te per le strade del mondo, per sentire l’eco del dolore

sostando e rimanendo accanto incontrando quello sguardo

desolato ma consolato che sembra dire senza parole:

Grazie a voi,

grazie a Dio che vi ha mandati.

Signore, sempre con te accanto, guardiamo attorno a noi l’umanità ferita e malata mentre il nostro cuore carico del tuo amore batte forte

con il solo desiderio:

sostenere e accompagnare.

(4)

Terza Stazione

Non conosco quest’uomo di cui parlate (Mc 14,71)

Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: «Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo che voi dite». Per la seconda volta un gallo cantò.

Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte». E scoppiò in pianto.

Meditazione

Quanti rinnegamenti! Quante bugie! Quanti interessi personali o di gruppo! Chi ne paga le conseguenze e soffre è sempre l’uomo, la maggior parte degli uomini.

Il tempo difficile che stiamo vivendo ha messo in ginocchio l’economia mondiale, lasciando a casa milioni di persone con famiglie sull’orlo del fallimento. L’apertura graduale di alcuni settori del lavoro è stato sicuramente un segno di speranza ma nello stesso tempo questo comporta nuovi atteggiamenti e nuove strategie. Non potrà essere più come prima. Ogni lavoro è importante e ogni uomo che svolge il suo compito avendo a cuore il bene della terra e di chi la abita, contribuisce a lasciare la terra migliore di come l’ha trovata e gli uomini più responsabili.

La crisi di questo tempo è diventata sofferenza per tutti. Oltre alle perdite di vite umane, ognuno ha perso qualcosa: siamo tutti più poveri, ma possiamo diventare più ricchi se puntiamo all’essenziale che è la presenza del divino nell’umano.

Alla luce di queste considerazioni il tema principale non è solo quello di risollevare l’economia del nostro paese, quanto restituire dignità a chi chiede di lavorare e guadagnare onestamente, con il sudore della fronte, il pane da mangiare. Ecco perché bisogna riportare la dignità del lavoro e del lavoratore in primo piano. Le scelte politiche spesso sono state e forse lo sono più drammaticamente in questo momento, tese ad assicurare interessi diversi: tutto rischia di essere strumentalizzato. È il tempo, invece, di ritornare al cuore del vero significato del lavoro, secondo l’intento di Dio.

Preghiamo

Signore Gesù, sommo ed eterno sacerdote, sostieni la missione dei tuoi preti,

guidati dalla tua luce, per essere oggi i tuoi occhi

in mezzo a tanta fragilità bisognosa di trovare forza

per rialzarsi

e anelare a te che sei la Vita.

Signore Gesù, sommo ed eterno sacerdote, benedici le fatiche dei nostri sacerdoti,

incoraggiali negli insuccessi, rafforzali nelle loro cadute:

per te e nella tua Chiesa

in loro ognuno possa scorgere il tuo volto, pienezza dell’amore.

Signore Gesù, sommo ed eterno sacerdote, aiutaci ad aiutare i nostri sacerdoti

perché siano santi gioiosi capaci, con la tua grazia, di farci innamorare di te per essere insieme a loro il volto vero della Sposa che va incontro allo Sposo.

(5)

Quarta Stazione

Tu sei il re dei Giudei?

(Mc 15,2)

Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato. Allora Pilato prese a interrogarlo: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici».

Meditazione

Gesù, tu sei il Re dei Giudei nel freddo impregnato di dolore di tante famiglie che sperimentano la sofferenza della malattia o della perdita di una persona cara; nella solitudine di chi è costretto a rimanere in quarantena o nelle case di riposo senza poter ricevere una visita, un sorriso, una stretta di mano; nel buio di cuori smarriti per la paura del futuro perché hanno perso il lavoro o chiuso l’attività commerciale; nel coraggio, non senza paura, di medici, infermieri, farmacisti che con amore continuano a lottare per non consegnare a sorella morte tanti fratelli e sorelle; nei tanti operatori Caritas e non che, su tutto il territorio, sono quotidianamente pronti a venire incontro alle vecchie e nuove povertà che questa pandemia ha notevolmente accentuato, seminando amore e raccogliendo germogli di gratitudine.

E intanto viviamo l’attesa di chi sa che senza Dio, nonostante si rimanga immuni o si guarisca, l’esistenza perde senso, i rapporti umani si spezzano, le distinzioni si accentuano, il bene comune lascia il posto a forme di egoismo e personalismi che escludono gli altri.

Preghiamo

Gesù, condividendo le nostre ansie e preoccupazioni, hai sperimentato il dolore, l’ingiustizia, la morte che hai distrutto con la tua risurrezione (Gv 3,16).

Tu che hai offerto te stesso per ognuno di noi (Gl 2,20), donaci il tuo amore.

Questo tempo di paura e tensione, riempilo della speranza che vacilla,

della certezza che non siamo soli, della gioia che allontana la tristezza.

(6)

Quinta Stazione

Salve, re dei Giudei!

(Mc 15,18)

Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

Meditazione

La pandemia, che ancora sta letteralmente flagellando il mondo, soprattutto dove c’è più povertà e solitudine, ci ha messo di fronte al grigiore dell'esistenza, spesso vissuta senza Dio. Troppo spesso ci siamo sentiti padroni della vita e noi stessi ci siamo messi al posto di Dio, perdendo. Viviamo una indescrivibile sofferenza che, come una amara medicina, va distruggendo le nostre certezze. Questo microscopico virus ha messo in crisi tutti. Siamo coscienti che non possiamo rimanere nel chiuso delle paure né fingere che non stia succedendo niente. Questo è il momento in cui siamo chiamati ad abbandonare tutto ciò che non trasmette vita, il desiderio di non costruire insieme, rifugiandoci nella tentazione di agire per interessi propri. Questo è il momento in cui, come Noè, nel tempo dell’alluvione della pandemia, siamo chiamati a capire e decidere cosa portare sull’arca.

Preghiamo

Signore, sostieni la nostra missione, accanto a chi cura il male fisico,

a chi libera dal male spirituale, perché toccando ogni miseria

serviamo con gioia per contribuire a costruire un mondo pieno di ponti,

un mondo d’amore.

Signore, vogliamo essere carità sempre, con il cuore spalancato

e le mani sempre aperte per accogliere ogni dono,

ascoltare ogni grido, comprendere ogni povertà,

sostenere ogni dolore illuminare ogni sconforto.

(7)

Sesta Stazione

Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene (Mc 15,21)

Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

Meditazione

Tanti nostri fratelli e sorelle, improvvisamente, si sono trovati a portare una croce che non era loro, non conoscevano. Per noi, la maggior parte dei contagiati o morti, sono dei “tali”, dei cirenei, nel senso che non sappiamo chi siano, non conosciamo i loro volti, ma sentiamo la loro sofferenza e quella dei loro cari che vivono l’ora dell’impotenza, della crudeltà della vita. In certi momenti è tutto così inumano! Nemmeno un funerale!

Questo è il momento della condivisione del dolore che va servito. È il momento in cui la corresponsabilità ci deve far sfuggire la tentazione del pensare solo a se stessi e alle proprie cose e capire che bisogna fare un passaggio molto importante: dall’io al noi. Non esiste l’io senza il tu, e quando ognuno si rapporta con un tu esiste il noi, cioè un bene superiore: il bene comune.

Preghiamo

Dio, nostro Padre,

ti affidiamo in particolare i giovani con i loro problemi

aspirazioni e speranze siano promossi nella scuola e nella vita

infiammando d’amore questa terra infettata da una guerra invisibile.

Signore Dio, per intercessione di Maria, sede della sapienza,

illumina il mondo della scuola:

nella diversità di ruoli ognuno agisca

nell’aperta e responsabile collaborazione per il bene presente,

già futuro.

(8)

Settima Stazione

Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti (Mc 15, 24)

Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere.

Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra.

Meditazione

Spesso la vita è drammatica, è vile, ci tradisce, ci vende, ci abbandona lasciandoci al nostro destino. Mentre si acclama, subito dopo si condanna. Solo la forza dell’amore ci rende pronti a sopportare il dolore e, pur trascinandoci a fatica per le strade dell’umanità, saremo capaci di portare una croce che avvertiamo in tutto il suo drammatico peso.

Una condizione che condurrà fino al Calvario per essere crocifissi e morire.

Impotenti, ci sentiamo in parte Giuda che tradisce Gesù; in parte Pietro che lo rinnega diverse volte; in parte Giacomo e gli altri discepoli che lo abbondano al suo destino; ma ci sentiamo anche in parte Giovanni che, nonostante la sua giovane età, non lo lascia solo nemmeno quando viene crocifisso. Lì ai piedi della croce, con Giovanni, riceviamo anche noi Maria come nostra Madre. Sono le parole testamentarie di Gesù prima di morire: “Ecco tua Madre!”.

Preghiamo

Gesù, bevanda di salvezza, mi struggo dal desiderio

di gustarti ancora offro questo morire dentro per riaccendere la speranza

del tuo popolo provato.

Gesù, Parola fatta carne, di’ alla mia vita raggomitolata nella paura

che questa prova nasconde un bene sospirato

che presto trionferà.

Gesù, che mi hai mostrato il Padre, ai piedi della croce,

contemplando il tuo sacrificio, consegni il tuo Spirito per trovare una forza incrollabile

e alzare gli occhi al cielo.

(9)

Ottava Stazione

Salva te stesso scendendo dalla croce!

(Mc 15,30)

I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: «Ha salvato altri, non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

Meditazione

Stiamo vedendo anche in questi giorni che chi non è toccato dal dolore si comporta da irresponsabile, vanificando tutti gli sforzi e le rinunce degli altri. Chi è nel dolore desidera poter vegliare la persona cara, guardarla, piangere con lei. Maria, la madre di Gesù, Giovanni il discepolo che amava, la Maddalena e le altre donne, tutti gli altri discepoli che poco alla volta erano ritornati insieme, non avevano più la possibilità di stare accanto al figlio, al maestro, all’amico.

Quante famiglie in questi giorni vivono questo atroce dolore! Questo dolore investe non solo quanti hanno perso una persona cara a causa del coronavirus, ma anche quanti hanno perso congiunti per altre cause: tutti allo stesso modo hanno avuto spesso un rito funebre non confortato dal pianto dei propri cari.

Preghiamo

“Gesù, se tu fossi stato qui!”

Piango senza poter gridare il dolore che mi lacera dentro

mentre camion portano via, corpi senza vita,

affetti spezzati senza un fiore da regalare.

“Io sono la risurrezione e la vita!”

È difficile credere ma in te ripongo ogni lacrima amara ogni parola soffocata

ogni mia speranza.

E alzo gli occhi al cielo per fissar la tua Luce.

“Gesù, anche tu piangi?”

Togli il macigno che chiude ogni tomba

e mostri la forza dell’amore.

Ricordi ad ogni uomo

che il pungiglione di chi semina morte è stato spezzato.

(10)

Nona Stazione

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

(Mc 15, 34)

Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

Meditazione

Dal Getsemani alla crocifissione: un tratto della vita molto sofferto. Tutto è stato così assurdo! Tutto è ancora così assurdo! Gesù trova la forza nel cercare il Padre: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». In questa intimità c’è l’abbandono ma anche il grido di dolore nel cercare il volto del Padre. Tutto si compie non nel nulla ma nella salvezza che quella morte procura per gli altri.

Guai a noi se quanto stiamo vivendo, una volta che tutto sarà finito, dovesse cadere nell’oblio. Se i sacrifici che stiamo facendo, compresa la rinuncia forzata alla partecipazione alla vita sacramentale, non si trasformeranno in aurora di risurrezione, nuovo modo di rapportarci con la vita, con la storia, con gli altri, con le cose, con gli affetti, con le scelte che siamo chiamati a fare, rimangono vanificati.

Già oggi, da qui, bisogna ripartire con la consapevolezza che il futuro è già in atto, che dopo tre giorni Cristo ha distrutto la morte. La Pasqua allora sarà vera e autentica se entreremo in questa logica che è la logica di Dio: ha preso su di sé tutti i nostri peccati e li ha crocifissi lasciandosi crocifiggere, per rendere ogni uomo libero.

Preghiamo

Tu, Regina della Chiesa, sei la nostra Madre:

sotto il tuo manto troviamo rifugio e sicurezza.

A te ci affidiamo, Vergine della Bruna, gementi e sofferenti

come te, ai piedi della Croce, e mentre avvertiamo l’impotenza crediamo che il tuo aiuto ci soccorrerà.

Tu, Madonna della Bruna, sei il nostro rifugio sicuro,

a te, salute degli infermi, consegniamo quanti stanno lottando,

per curare, aiutare, sostenere con la forza dell’amore

i contagiati

da questo male invisibile e letale.

(11)

Decima Stazione

Il centurione concesse la salma a Giuseppe d’Armatea (Mc 15, 45)

Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro.

Meditazione

I corpi dei nostri cari defunti sono degni di rispetto e di venerazione. La Chiesa li ha sempre onorati con le esequie, e con dei gesti quali l’incensazione, la benedizione delle tombe, la cristiana e riverente sepoltura.

In questo tempo di pandemia, tanti corpi di nostri fratelli e sorelle, morti per il coronavirus o per altre cause, non stanno ricevendo degna sepoltura. Grazie all’attenzione continua, dettata dall’amore e dalla fedeltà al proprio ministero pastorale, i nostri sacerdoti non mancano di elargire la benedizione e la celebrazione delle esequie, se pur con numero limitato di fedeli.

Per noi cristiani il corpo, santificato dal Battesimo e dal contatto con Cristo nell’Eucarestia, è tempio dello Spirito Santo ed è destinato alla resurrezione ed alla gloria.

Preghiamo

Gesù, Medico delle anime e dei corpi,

Samaritano che curi ogni ferita versando l’olio della consolazione

il vino della speranza, illumina le menti

guida le mani spalanca il cuore

di quanti hai ricolmato di doni per alleviare le pene

di tanti fratelli.

Gesù, Medico delle anime e dei corpi, per mezzo di Dio, uomo tra gli uomini,

benedici la missione quotidiana di quanti si chinano

sui letti del dolore per infondere speranza

respiro di vita amore, solo amore per aprire la notte del dolore

alla luce pasquale.

Gesù, Medico delle anime e dei corpi, crocifisso e risorto,

che conosci il soffrire e hai vissuto il morire consola quanti curano i corpi

davanti alla sconfitta per chi non ce la fa, e asciuga le loro lacrime

silenziose e nascoste ingoiate ma sempre amare.

(12)

Undicesima Stazione

Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?

(Mc 16,3).

Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole.

Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?». Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E' risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto».

Meditazione

Le donne vanno a visitare il sepolcro, a cercare il Crocifisso. Allo stesso modo continuiamo a rivedere le immagini di questi giorni, a ripensare alle statistiche del diffondersi della pandemia che, per quanto la scala dei contagi dia segnali di miglioramento, ci terrorizza e siamo combattuti da una parte dal desiderio di voler uscire di casa e dall’altra dal dovere di rimanere chiusi come segno di responsabilità e di bene comune.

I giorni di calvario e di dolore non si possono cancellare facilmente. Le decine di migliaia di morti in tutto il mondo, il sacrificio di tanti medici (solo in Italia oltre cento deceduti nel curare tanti ammalati), di paramedici, di sacerdoti, diaconi, suore, fanno ritornare in mente quanto Gesù aveva insegnato ai suoi discepoli: “Non c’è amore più grande di colui che dà la vita per i propri amici”.

Quanto abbiamo da imparare da questi fratelli e sorelle! Fare tesoro di una eredità così ricca, intrisa d’amore vero, diventa per tutti monito per guardare al futuro non rimanendo fermi ai piedi del crocifisso.

La nostra fede c’impone di fare delle scelte: il venerdì santo ci appartiene, anzi appartiene a tutti, perché tutti proviamo sentimenti di impotenza, di dolore e di rabbia di fronte a momenti così tristi, come quelli di questi giorni. Ma la nostra fede è pasquale: vittoria su ogni forma di morte.

Preghiamo

Mio Signore e mio Dio, tu, vivo dinanzi a me!

Prostrato tra lacrime di tristezza

piango di gioia sfiorando il tuo corpo trafitto

che ha distrutto la morte.

Mio Signore e mio Dio, tu, presenza di pace!

Le tue ferite quali canali di grazia riaccendono la speranza negli occhi spenti di uomini

delusi e tristi.

Mio Signore e mio Dio, godiamo del tuo Spirito effuso!

Nelle chiese domestiche rendiamo grazie al tuo dono fecondo

unico corpo

(13)

come tralcio alla vite.

Mio Signore e mio Dio, tu, presenza viva tra noi!

Come compagno di viaggio cammini con noi e parli ai cuori affranti

infiammandoli del desiderio di te.

Mio Signore e mio Dio, or io, credo in te incarnato!

Come uomo soffrente e gemente io grido il mio dolore vittorioso sulla morte,

cibo di vita eterna.

Maria, salute degli infermi, prega per noi!

Padre nostro.

Benedizione finale.

Intronizzazione della Madonna della Bruna 23 giugno 2020

Riferimenti

Documenti correlati

In particolare l'Open government prevede che tutte le attività dei governi e delle amministrazioni dello stato debbano essere aperte e disponibili, al fine di favorire azioni

ghiere perché accolga questo suo servo buono e fedele nel gaudio eterno, che ben m erita chi, com e lui, h a speso tu tta la vita nella continua donazione

Guida per il docente con Didattica Digitale Integrata Plus 608 HUB Young online e offline DVD-Rom con i contenuti digitali per il docente - Volume 3.. pagine

favorevole, questo dialogo tra i soggetti più direttamente coinvolti può consentire di non cedere al pessimismo, o alla tendenza ad isolarsi, rinunciando ad investire sulle

Miguel Induráin, membro della giuria, aveva spiegato le ragioni di questa scelta: «In riconoscimento dell’opera a favore della pace dei Maristi azzurri in una delle zone più

Ad ogni modo, la pandemia-sindemia 6 da Covid-19 ha provocato una grave situazione sanitaria mondiale con pesanti ripercussioni sulla vita sociale, lavorativa ed economica

■75 Riguardo alia mancia si prescriveva che essa fosse da impiegare non solo per soddisfare i piaceri della gola, ma anche per Tacquisto di «oggetti utili,

− Assistenza giuridica al direttore generale, direttore tecnico e direttore amministrativo, nonché alle strutture centrali e periferiche dell’Agenzia. − Assistenza al