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LAUTONOMIA FINANZIARIA DELLE GIOVANI CHIESE

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LAUTONOMIA FINANZIARIA DELLE GIOVANI CHIESE

IL CASO DELL'AFRICA

7 (2003) I 36- 46

MARIANGELA MAMMI

I

n rapporto all'aspetto finanziario, il caso dell'Africa è emblematico nella riflessione sull'autonomia delle Chiese di recente impiantazione.

Per il continente africano, infatti, specialmente in contesto subsahariano, si tratta di un problema scottante, dibattuto fin dalla nascita di queste Chiese1, la cui soluzione tuttavia appare ancora molto lontana.

Un problema Mons. Robert Sarah, Segretario della Congregazione per l'Evangelizza- molto grave zione dei Popoli, ha affermato nel corso del 2002: "La dipendenza finan­

ziaria delle Chiese d'Africa è un grande problema - e fonte di umiliazio­

ne per gli africani - che frena il progresso dell'evangelizzazione. Io sono Vescovo da molto tempo. Quando veniamo in Europa si è subito presi come mendicanti: 'Cosa possiamo fare per voi?'. E magari veniamo per uno scambio di fede o di esperienze pastorali. Essere Vescovi in Africa è molto umiliante, perché si passa la metà del tempo a chiedere, per mante­

nere le strutture enormi che i missionari ci hanno lasciato, oltre che per far vivere una pastorale in un contesto difficile". Egli aggiunge che negli ultimi anni è stata fatta un'importante opera di sensibilizzazione per mobilitare i cristiani, nonostante la povertà, a dare ciò che possono, e sono stati fatti degli investimenti in vista dell'autofinanziamento, ma le difficoltà economiche della regione non aiutano. Egli conclude dicendo che "ci vorrà ancora molto tem­

po perché la popolazione cristiana africana si trovi nelle condizioni economi­

che e di sensibilità sufficienti per sostenere la vita materiale e apostolica della Chiesa''2•

Con la parola "sensibilità" mons. Sarah tocca forse l'aspetto più impor- 1 Già il Card. C.M. Lavigerie (1825-1892) raccomandava che nelle missioni si arrivasse il più rapidamente possibile a procurarsi di che vivere in loco, così da non dover dipende­

re da un aiuto esterno che poteva venir meno, cf. Jnstructions de son éminence le Cardinal Lavigerie à ses missionnaires, Imprimerie des Missionnaires d' Afrique, Maison-Carrée (Alger) 1927, pp. 111.158.

2 Penso molto a san Francesco ... Dieci domande a Robert Sarah. A cura di G. BARSELLA,

in «Nigrizia» 120 (2002), 9, p. 31.

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Mariangela Mammi, l'autonomia finanziaria delle giovani Chiese

tante della situazione di dipendenza ecclesiale africana, che mette in di- Non può vivere scussione la sopravvivenza stessa della Chiesa in questa regione. Infatti, una Chiesa se l'aiuto esterno da cui essa dipende venisse meno, molte strutture ec- "dipendente"

clesiali non potrebbero più funzionare3Essa lede anche gli stessi requisi- ti "ecclesiologici"4 della Chiesa locale, la quale, per sua natura, per intes- sere delle relazioni fraterne con le Chiese sorelle, non può restare nei loro confronti in uno stato di dipendenza5

L'ECCLESIOLOGIA CHE FONDA L'AUTOFINANZIAMENTO

Il modello di Chiesa locale che ci indica il Concilio Vaticano II sottolinea la dimensione dell'autonomia e dell'essere in comunione con le altre Chiese6• Per quanto riguarda l'aspetto finanziario, Ad gentes dichiara che

"fin dall'inizio la comunità cristiana deve essere formata in modo che possa provvedere da sola, per quanto è possibile, alle proprie necessità"

(AG 15). Non si può parlare di comunità, infatti, senza ordinamento dei servizi, senza determinate funzioni, senza proprie strutture e senza che la comunità tenda all'autonomia, evitando una dipendenza permanente da altre comunità cristiane7.

Ad gentes, a proposito del fine proprio dell'attività missionaria, l'evan- Nell'«ad gentes»

gelizzazione e l'impiantazione della Chiesa, parla della crescita di Chie- i fondamenti se autoctone "ricche di forze proprie e di una prop1ia maturità, le quali, teologici fornite adeguatamente di una gerarchia propria unita al popolo fedele e di dell'autonomia mezzi appropriati per vivere pienamente la vita cristiana, portino il loro

contributo a vantaggio di tutta la Chiesa" (AG 6). Si aggiunge che queste Chiese, che godono già di una certa stabilità e solidità, debbono essere aiutate affinché tendano a provvedere a se stesse e a portare aiuto alle altre (cf. AG 19). C'è, quindi, una necessità intrinseca all'essere Chiesa

3 In Africa nera nessuna Chiesa locale può coprire regolarmente neppure i costi ordinari senza l'intervento esterno, cf. A. BABÉ, Eglises d'Afrique! De l' émancipation à la respon­

sabilité, Bruylant-Acadernia, Louvain-La-Neuve 1998, p. 50.

4 Cf. Eglises locales en dialogue. Insondables et imprévisibles voies de l'avenir (Symposium di Maria Laach, 31 ottobre-5 novembre 1982), Ed. du Secrétariat de la C.E.Z., Kinshasa 1984, p. 25, cit. in S. KALAMBA NSAPO, Les ecclésiologies d'épiscopats africains sub-sahariens. Essai d'analyse de contenu, Société ouverte, Bruxelles 2000, p. 163.

5 Cf. I. MATONDO KwA NzAMBI, Construire ensemble l'Eglise. Lettre pastorale sur Eglise locale et finances, in «Spiritus» 33 (1992), p. 394.

6 È interessante dare uno sguardo alle prime comunità cristiane in relazione a questo aspetto, cf. M. MAMMI, L'autofinanziamento della Chiesa in Africa. Un cammino di cre­

scita ecclesiale, in «Ornnis Terra» (it.), 19 (2001), pp. 172-173.

7 Cf. A. SANTOS HERNANDEZ, Teolog{a sistematica de la misi6n. Progresiva evoluci6n del

concepto de misi6n, Editoria! Verbo Divino, Estella (Navarra) 1991, pp. 362-363.

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che richiede l'autonomia in vista di una comunione "alla pari" con le altre Chiese, in un dare e ricevere reciproco e che apra alla missione8. Il principio Inoltre, le Chiese locali devono essere in grado di esercitare tutti gli aspetti trinitario dello della propria autonomia9 per un principio ecclesiologico fondamentale:

scambio libero la piena realtà della Chiesa di Dio si manifesta e si esprime concretamen- e reciproco te in ogni comunità locale in comunione con la Chiesa universale. Que­

st'ultima, infatti, vive sensibilmente nella Chiesa locale che celebra il servizio divino con il proprio Vescovo. Nella Chiesa poi, in virtù dell'ec­

clesiologia di comunione e della cattolicità, le singole parti portano i pro­

pri doni alle altre e a tutta la Chiesa, di modo che il tutto e le singole parti si arricchiscono sia per l'apporto delle altre, sia per il proprio sforzo. Ne derivano vincoli di intima comunione tra le Chiese, circa i tesori spiritua­

li, gli operai apostolici e le risorse materiali (cf. LG 13)10

In questa ottica va letta per l'Africa l'analogia della Chiesa come Fami­

glia di Dio. Essa deve avere come modello la Famiglia trinitaria, in cui vi è la perfetta unità di Persone differenti e in cui in piena libertà ognuna di esse è costituita come un completo dare e un completo ricevere11 Il principio Da un punto di vista teologico l'autofinanziamento si fonda anche sulla

eucaristico teologia eucaristica. L'Eucaristia, momento più elevato di unione eh� il dell'offerta dei Corpo mistico può sperimentare con il suo Capo sulla terra, è al centro

«propri» doni dell'attività missionaria della Chiesa attraverso la quale Dio porta a ter­

mine la storia della salvezza (cf. AG 9). Tutta la creazione è presente, in qualche modo, nel pane e nel vino offerti come elementi naturali coltivati dall'uomo. In essi tutti i valori naturali, culturali, umani, sono aperti a un'integrazione in Cristo. L'Eucaristia è l'alimento per il lavoro di oggi, anticipa il banchetto di domani ed è il simbolo della possibilità di trasfor­

mazione e comunione nell'attesa di Cristo12La sinassi eucaristica è pos­

sibile perché l'uomo porta all'altare un po' di pane e un po' di vino, il frutto del suo lavoro, simbolo della bontà della natura e dell'offerta ri- 8 L'impiantazione della Chiesa andrebbe approfondita anche dal punto di vista del diritto missionario. A questo proposito ricordiamo che giuridicamente la relazione con la sede petrina di una Chiesa pienamente costituita passa attraverso la Congregazione per i Ve­

scovi e non la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, come è il caso delle diocesi africane: cf. S. REccHI, L'implantation des Eglises nouvelles et le problème de l' autofinancement des Eglises d'Afrique Centrale. Une approche à partir du can. 786, in

«L'année canonique» 43 (2001), p. 421.

9 Sul concetto ecclesiologico di autonomia, cf. I. ND0NGALA MADUKU, Pour des Eglises régionales en Afrique, Karthala, Paris 1999, pp. 137-163.

10 Si può dire che l'Africa viva già lo scambio interecclesiale nei primi due elementi, ma nell'aspetto finanziario la relazione è ancora a senso unico.

11 Cf. E. GRASSO, Dialogue avec l'Afrique. Essais théologiques sur l'actualité, Presses Universitaires d' Afrique, Yaoundé 1997, p. 91.

12 Cf. J. L6PEZ-GAY, La missione come aiuto scambievole fra le Chiese, in J. L6PEZ-GAY - M. ZAGO e altri, Chiesa locale e inculturazione nella missione, EMI-Urbaniana University Press, Bologna-Roma 1987, pp. 9-10.

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Mariangela Mammi, [autonomia finanziaria delle giovani Chiese

chiesta a ognuno. È in questo ambito che l'uomo e il suo lavoro, i frutti della sua capacità intellettiva, volitiva ed organizzativa, la pazienza e la fatica del suo impegno quotidiano per la trasformazione delle risorse natu­

rali acquistano una dignità nuova. Questa sottolineatura risulta importante per l'autofinanziamento ecclesiale in contesto africano. Il sacrificio della Messa appare veramente come fonte e culmine dell'impegno dei cristiani africani che si riuniscono attorno all'altare: consegnando il loro contributo materiale, nella povertà ma anche nella fedeltà laboriosa che Dio santifica, partecipano di una costruzione umana e divina, la Chiesa, da cui ricevono, in cambio, il pane della vita per riprendere il loro cammino.

È evidente il legame con la natura da dominare, da plasmare, da rendere Riscoprire produttiva e da offrire. L'uomo, con la dignità del proprio lavoro, trasforma per l'Africa se stesso e il mondo, partecipa all'opera della creazione e diventa partner la teologia di Dio. Una teologia del lavoro e della creazione, da riscoprire per l'Africa, del lavoro e fonda una teologia dello sviluppo umano che ricorda all'uomo il suo dirit- della creazione to/dovere di portare a compimento tutte le sue capacità e rendere fattiva

l'universale destinazione dei beni. Il vero progresso per l'uomo, tuttavia, non si limita all'aspetto economico, ma implica una crescita umana e cultu- rale, l'apertura a Dio e agli altri. Lo sviluppo viene dalla formazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità, compito che la Chiesa svolge rivelando ai popoli il Dio che cercano, la grandezza dell'uomo amato da Dio, l'uguaglianza di tutti gli uomini figli di Dio, il dominio sulla natura, il dovere di impegnarsi per uno sviluppo integrale e solidale (cf. RM 58).

Inoltre, l'uomo che si impegna personalmente per maftriser a servizio del bene comune la natura consegnatagli da Dio non fraintende più l'on- nipotenza divina come fosse una forza che sostituisce l'azione umana. La responsabilità dell'uomo, infatti, si deduce teologicamente dalla logica che Dio ha seguito nella creazione e nella redenzione: in essa non vi è l'idea di un Dio tappabuchi per ogni situazione drammatica o conflittua- le. Il Dio di Gesù Cristo non dispensa dalla croce, dalla fatica della ricer- ca, dalla sofferenza di errori e fallimenti. Un autofinanziamento nella maturità ecclesiale richiederà sacrifici e costanza, sarà graduale e non riguarderà tanto un percorso di mero progresso socioeconomico, quanto una dinamica di evangelizzazione e di reale inculturazione.

L'inculturazione, in questo senso, rappresenta la garanzia per la Chiesa Mettere radici di far parte di un contesto culturale e per il popolo di appartenere alla nella propria famiglia di Cristo. È una sfida che interseca la necessità dell'autofinan- terra

ziamento come problema della nascita di un nuovo modello di Chiesa che non sia estraneo alla gente, ma sorga dal cuore e dall'esperienza sto- rica delle comunità africane 13•

13 Cf J. KALAMBA MUTANGA, La dépendance matérielle des Eglises du Zai"re et les pers­

pectives de leur "auto-financement gradué". Essai critique d'ecclésiologie africaine, Publications Universitaires Africaines, Kinshasa-Munich 1993, p. 21.

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A metà degli anni '70 l' AMECEA si esprimeva in questi termini: la Chiesa di Cristo è universale e allo stesso tempo è una comunione di piccole Chiese locali, comunità di cristiani radicate nella loro società. Esse sono destinate a crescere per mettere stabili e solide radici nella vita e nella cultura dei popoli. La Chiesa, infatti, come Cristo stesso, si incarna nella vita del popolo. È guidata da persone del luogo, incontra e risponde ai bisogni e ai problemi locali, trova in se stessa le risorse necessarie alla sua vita e alla sua missione; è in grado quindi di avere propri ministri, proprie attività missionarie e di autofinanziarsi14. Una Chiesa che si so­

stiene principalmente con le proprie risorse ha posto le basi per un' auten­

tica Chiesa africana 15•

La, «sindrome Di versi documenti del magistero locale africano hanno trattato l'argo­

della dipendenza» mento dell'autofinanziamento, e questo dibattito si snoda anche attraver­

mina tutta l'azione so tutti gli atti del Sinodo per l'Africa. Tuttavia, sebbene la Chiesa in della Chiesa Africa mostri segni evidenti di grande vitalità e di crescita numerica, sul piano economico essa rimane affetta da una "sindrome della dipenden­

za" che mina alle radici la credibilità del messaggio di liberazione che la Chiesa annuncia. Come contribuire allo sviluppo integrale del continente se essa stessa non è capace di autofinanziarsi?16 Già nel 1974 i vescovi si chiedevano come si possano richiamare le élites al potere ad uno stile di vita sobrio e adeguato alla realtà in cui vivono, se all'interno dell'ambito ecclesiale si seguono modelli che superano le possibilità economiche della gran parte della popolazione17• E come domandare trasparenza nella ge­

stione della cosa pubblica, se la Chiesa ai suoi vari livelli non si munisce degli organi di gestione e di controllo e non vi è sufficiente formazione su questo aspetto degli agenti pastorali?

La, facilità Il modello di Chiesa fondato dai missionari venuti dai paesi ricchi si è ingannatrice ispirato a quello occidentale, con i suoi mezzi sproporzionati al contesto del ricorso al africano. Sebbene ciò sia avvenuto in buona fede e con la convinzione di sostegno esterno una maggior efficacia, strutture e attrezzature messe in uso richiedono il contributo straniero per essere mantenute. L'affluire di risorse dall'ester­

no ha contribuito a creare la mentalità che questi beni debbano essere sovvenzionati da chi li ha introdotti e ha dimostrato la facilità del ricorso

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14 Cf. AMECEA (AssoCIATION OF MEMBER EPISCOPAL CoNFERENCES IN EASTERN AFRICA), Guidelines for the Catholic Church in Eastern Africa in the 1980 s, in «African Ecclesial Review», 16 (1974), pp. 9-10.

15 Cf. On Self-reliance. Pastora! Letter of the Catholic Bishop of Kenya, Paulines, Nairobi 2001, p. 6.

16 Cf. G. KEMBO, La prise en charge des Eglises locales par elles-mémes, in M. CHEZA, (edité par) Le Synode africain. Histoire et textes, Karthala, Paris 1996, p. 173.

17 Cf. Les travaux de la 6' Assemblée du SCEAM (Symposium des Conférences Episcopales d'Afrique et de Madagascar). Justice et évangélisation, in «La Documentation Catholique»

78 (1981), p. 1012.

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Mariangela Mammi, l'autonomia finanziaria delle giovani Chiese

alle donazioni esterne. Ciò non ha permesso un maggior impegno di re­

sponsabilità e presa in carico da parte della popolazione locale che ri­

schia di non sentire la Chiesa come propria casa18Le cause però non sono solo esterne all'Africa 19• Basti accennare agli aspetti negativi della cultura della cueillette africana, al suo immobilismo e attendismo, ad una malintesa solidarietà che non permette l'ascesa economica e sociale di una persona senza che tutto il gruppo familiare faccia valere i suoi diritti e richieda la ridistribuzione della ricchezza accumulata, impedendo un possibile reinvestimento.

UNA NUOVA SENSIBILITÀ PASTORALE

Da tutto quanto è stato detto finora discendono alcune linee pastorali.

L'Africa che sperimenta grande miseria, cattiva amministrazione, instabi­

lità politica e disorientamento sociale, guerre e disperazione, in un mondo controllato dalle nazioni ricche e potenti, deve essere aiutata a raccogliere le proprie energie per porle al servizio del bene comune (cf. EA 40-41).

In questo "raccogliere le proprie energie" si delinea laself-reliance20, quella dinamica in cui la comunità, con un'azione libera e ragionata, tende a far leva soprattutto sulle proprie forze e le proprie risorse, per plasmare il proprio ambiente culturale e umano e soddisfare le necessità materiali e spirituali. Il suo momento preliminare è la formazione, in vista della cre­

azione di quadri locali che assumano completamente la responsabilità delle situazioni. La formazione in vista dell'avvicendamento (relève) è prioritaria, ma non è nell'ottica di un moratorium21Il primo passaggio per dar vita ad una prassi ecclesiale di autofinanziamento è senza dubbio formare le persone a una nuova mentalità e sensibilità, mettendo in di­

scussione la scala dei valori ereditata da costumi ancestrali più o meno autentici o da mutazioni sociali moderne. Avviare qualunque progetto senza tener conto di questa priorità significa costruire sulla sabbia qual­

cosa che prima o poi crollerà.

18 Troppo spesso il contributo finanziario dei fedeli non dura nel tempo se non viene imposto, cf. Chrétiens 2001, nous nous prenons en charge, lettera di mons. Jean-Claude Bouchard alla Chiesa di Pala (Ciad), settembre 2000, p. 9.

19 Anche per gli stessi africani "è finito il tempo della ricerca tranquillizzante di un bouc emissaire al punto ai distanziarsi dalle proprie responsabilità storiche", S. KALAMBA NsAPO, Les ecclésiologies d'épiscopats africains ... , p. 40.

211 Cf. R. HECKEL, Self-reliance: contare sulle proprie forze, Pontificia Commissione Iustitia et Pax, Città del Vaticano 1978 (anche in Enchiridion Vaticanum, VI, Dehoniane, Bolo­

gna 1980, pp. 510-563).

'1 Cf. E. GRASSO, Un 'analisi del moratorium, in E. Grasso, Il Vangelo sulle strade del­

l'uomo. Ripensare la missione dal Sud al Nord del mondo, EMI, Bologna 1992, pp.

121-137.

La, «self-reliance»

delle comunità cristiane

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Formazione è in primo luogo accompagnamento alla libertà e al risveglio delle capacità sopite, è un richiamo alla razionalità e ad una pastorale dell'intelligenza che faccia della ragione umana uno strumento efficace sia per il dominio della natura e delle risorse umane che per l'approfondi­

mento della fede. Tale risveglio delle coscienze si attua nell'incontro con Gesù Cristo e il suo Vangelo che capovolge le logiche e gli atteggiamen­

ti. È l'ascolto della parola di Dio annunciata dalla Chiesa che porta a quel cambiamento interiore da cui scaturisce l'impegno sociale. Un autentico sviluppo nasce pertanto da una reale evangelizzazione (cf. RM 58-59).

L'autonomia Solo nella responsabilità può esservi una giusta autonomia. Responsabi­

richiede lità verso se stessi (il proprio autofinanziamento22), ma anche verso gli responsabilità altri e dando prova di "maternità ecclesiale", contribuendo al manteni­

mento delle strutture ecclesiali e dei ministri, spesso usciti proprio da quelle comunità23. Questo richiamerà anche i sacerdoti, autoctoni e non, a "render conto" delle loro attività e a dare la preminenza alla formazione alla presa in carico, attenti a non esercitare neppure il ruolo di dispensatori di risorse o di agenti insostituibili, soprattutto se stranieri.

L'Assemblea plenaria dell'AECAWA nel 1998 diffuse un messaggio sull'autofinanziamento, in cui affermava che sono i membri ordinari del­

la Chiesa locale che devono contribuire al sostegno di essa, a motivo della loro fede, impegno e preoccupazione24•

Manca Ciò che oggi manca è la riflessione e l'inventiva piuttosto che i mezzi, i la creatività quali "non verranno meno a coloro che rifletteranno per trovarli. Occorre più che i mezzi quindi sforzarsi risolutamente di inventare i mezzi appropriati all'Africa.

Un popolo o una Chiesa incapaci d'inventare sono incapaci di crescere e di compiersi"25•

Ciò implica un'effettiva self-reliance in solidarietà con il popolo, cioè la sua partecipazione integrale ai progetti, alle decisioni, alle previsioni e

22 Un adulto in Africa è colui che è capace di prendere in mano la sua vita, attraverso il suo lavoro, ed è responsabile di una famiglia e di un posto nella società, cf. "Chrétiens 2001, nous nous prenons en charge ... ", p. 5. Per iBeti del Camerun, ad esempio, si passa allo stato adulto quando si è capaci di sposarsi, di costruire una casa per la propria famiglia, fare una piantagione, essere padre di almeno un figlio, cf. PH. LABURTHE-TOLRA, Les seigneurs de la forét. Essai sur le passé historique, l 'organisation sociale et les normes éthiques des anciens Beti du Cameroun, Publications de la Sorbonne, Paris 1981, pp. 270-271.

23 Il mantenimento dei sacerdoti deve essere affidato, infatti, alla responsabilità delle rispettive comunità cristiane, cf. CONGREGAZIONE PER L'EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI, Gui­

da pastorale per i sacerdoti diocesani delle Chiese dipendenti dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, Città del Vaticano 1989, p. 46 (anche in Enchiridion Vaticanum, Xl, Dehoniane, Bologna 1991, p. 1641).

24 Cf. Message on Self-reliance of the 8th AECAWA (Association of the Episcopal Conferences of Anglophone We�t Africa) Plenary Assembly (August 22-31, 1998, Kumasi, Ghana), n. 9.

25 E.-J. PENOUKOU, Les enjeux du Synode africain, in «Etudes», 372 (1990), p. 841.

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Mariangela Mammi, l'autonomia finanziaria delle giovani Chiese

alla contribuzione, poiché non è dignitosa una domanda di autonomia su mezzi che altri, dall'esterno, provvedono a raccogliere. Al contrario, cia­

scuno deve essere disposto a pagare un prezzo che permetta di gustare e difendere il dono della libertà, della responsabilità e delle realizzazioni compiute.

Questo comporta anche la ricerca di uno stile di vita rinnovato e di un Stili di vita legati modello ecclesiale che tengano presenti la scelta preferenziale per i po- alle condizioni veri e le possibilità economiche locali26Ciò vale anche per gli istituti di economiche locali vita consacrata, in cui va sottolineata la necessità di creare una cultura del

lavoro anche manuale e una certa austerità di vita come espressione della radicalità evangelica27• Allo stesso modo si suggerisce di rivedere il mo- dello di seminario28, poiché gli elevati costi della formazione sacerdotale superano largamente le possibilità locali29, scoraggiano la partecipazione dei fedeli e contribuiscono a creare una mentalità da assistiti.

Lo sforzo di autofinanziamento della Chiesa va collocato nella lotta per L'auJ:ofinonvamento lo sviluppo sociale e lo sradicamento della povertà30, poiché si tratta di va collocato due dimensioni che debbono andare necessariamente insieme. L' autofi- dentro la lotta nanziamento della Chiesa deve affiancarsi a un impegno per lo sviluppo contro la povertà di tutto il popolo di Dio che si organizza in piccole comunità cristiane. La

Chiesa è ricca in risorse umane che debbono creare attività produttive agricole e industriali, anche in forma di piccoli progetti che mirino ad assicurare il necessario e che abbiano un impatto per la società, per la riduzione della disoccupazione e della povertà delle famiglie, diminuen- do le disuguaglianze sociali.

In una dinamica di autofinanziamento, inoltre, è assolutamente necessa­

ria la pianificazione, affinché le azioni e le verifiche si basino su dati reali, su tutte le opportunità, e permettano di raggiungere risultati a bre-

26 Sull'impatto negativo della ricchezza dei missionari sull'evangelizzazione nel Sud del mondo, cf. J.J. B0NK, Missions and Money. Affluence as a Western Missionary Problem, Orbis Books, Maryknoll (NY) 1991.

27 Cf. Economia e missione nella Vita Consacrata oggi, 60° Conventus Semestralis del­

l'Unione Superiori Generali, Il Calamo, Roma 2002, p. 38.

28 Cf. R. LUNEAU, La formation du clergé autochtone dans l'Afrique francophone d'aujourd'hui: quelques questions, in Les cadres locau.x et les ministères consacrés dans les jeunes églises XIX-XX.e S. Actes de la XVe Session du CREDIC à Louvain-La-Neuve (Belgique) 1994, CREDIC, Lyon 1995, pp. 139-145.

29 La Pontificia Opera Missionaria di San Pietro Apostolo nel 1999 ha inviato sussidi a 79.069 seminaristi nel mondo, di cui 49.813 in Africa, e a 910 seminari, di cui 442 in Africa. Tra i seminari africani non vi sono esempi importanti di autofinanziamento, ma

"siamo ad uno stadio di infanzia". Cf. Autofinanziamento, il cammino di una Chiesa re­

sponsabile. Intervista a mons. ]osé Antonio Galvez y Santos, Segretario Generale della Pontificia Opera Missionaria di San Pietro Apostolo, in «Missione Redemptor hominis», 58 (2001), p. 8.

30 È questo un aspetto molto sottolineato dalla lettera pastorale dei vescovi del Kenya del 2001 On Self-reliance, già citata.

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ve, medio e lungo termine, attraverso l'impiego delle forze umane e delle altre risorse di cui l'Africa è ricca31.

Amministrazione La Chiesa, poi, è chiamata a gestire saggiamente i suoi beni con tutti gli saggia e strumenti giuridici di cui dispone e attraverso un'amministrazione re­

trasparente dei sponsabile e trasparente.

beni della Chiesa Occorre quindi rendere operativi gli organismi e le procedure che la giu­

risprudenza ecclesiastica prevede anche in questo ambito. È importante che soprattutto i pastori avvertano questa necessità. Va detto che molti vescovi hanno parlato dell'urgenza dell'autofinanziamento, esprimendo preoccupazione e indicando delle linee di movimento32. Tuttavia, la mag­

gior parte delle conferenze episcopali africane non ha ancora deliberato nulla, ad esempio, in merito all'aiuto economico o di giornate di lavoro che i fedeli devono dare a sostegnò della propria Chiesa33.

Va anche ricordato che nel 1984 i vescovi africani, riprendendo il de­

creto Ad gentes, ribadirono la necessità dell'autofinanziamento e auspicarono la creazione in seno alle Chiese in Africa di un vero servi­

zio finanziario, incaricato di organizzarne e promuoverne la vita mate­

riale. I vescovi videro in questo un'esigenza ecclesiologica fondamen­

tale34. È un'indicazione importante che andrebbe ripresa, forse a livello locale, studiandone la fattibilità e soprattutto gli ostacoli che finora non l'hanno resa operativa.

Progetti pastorali Infine, ritorna la necessità della comunione ecclesiale, anche sotto forma e coinvolgimento di aiuti economici, ma alla luce di un autentico annuncio evangelico reci­

delle comunità proco. Tutti i popoli si devono confrontare con il messaggio evangelico, locali la cui originalità radicale comporta delle rotture rispetto a tutte le culture.

Gli aiuti alle giovani Chiese, ancora oggi necessari, dovranno tendere ad avviare attività che possono divenire autonome (Cf. EA 104). Va rivista la politica degli aiuti. Proprio perché molti costi sono coperti da progetti di organismi di cooperazione occidentali, si è spesso scelto di avere al­

l'interno delle Chiese locali un "esperto" che sapesse redigere dei buoni progetti, meglio se un missionario proveniente da paesi occidentali e che gode di maggior fiducia e accesso privilegiato alle risorse. La difficoltà a

31 Cf. P. A. KALILOMBE,A Call to Self-reliance of the Church in Africa, in «African Ecclesial Review» 44 (2002), pp. 12-13.

32 L' AMECEA nel 2002 ha inserito la self-reliance tra gli obiettivi prioritari della sua missione e ha inoltre predisposto un piano affinché tale principio si applichi anche alle sue stesse strutture, cf. AMECEA, Pastora/ Resolutions (14th P lenary, Dar es Salaam, Tanzania, July 14-28, 2002. Deeper Evangelization in the New Millennium).

33 Cf. S. RECCHI, La législation complémentaire des Conférences épiscopales et l'inculturation du droit canonique en Afrique, in «L'année canonique», 42 (2000)s, pp.

313-330.

34 Cf. L 'Eglise et la promotion humain en Afrique aujourd 'hui. Exhortation pastorale des Evèques d 'Afrique et de Madagascar ( Kinshasa, 15-22 juillet 1984 ), in «La Documentati on Catholique», 83 (1986), pp. 271-272.

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Mariangela Mammi, l'.autonomia finanziaria delle giovani Chiese

trovare finanziamenti per progetti pastorali, rispetto a quelli di sviluppo sociale (più favorevolmente accolti dall'utenza occidentale a cui si rivol­

ge la raccolta), aumenta il pericolo di modellare il progetto in base al desiderio del donante. Davanti ad una necessità è più facile chiedersi quale tipo di progetto redigere e non come affrontare la situazione insie­

me ai fedeli, sensibilizzandoli al problema35.

Non va sottaciuto neppure il fatto che la prassi consolidata di dover rac- L'autofinan:d,amento cogliere aiuti di ogni sorta "per le missioni" ha contribuito a ridurre sol- cambierà anche tanto a questo l'attività missionaria delle Chiese ricche e che è mancata l'ottica

anche una certa critica verso la società occidentale, per continuare ad missionaria avere i sussidi36Non è retorico chiedersi cosa i sostenitori farebbero se delle Chiese ''ricche"

non ci fossero più tante necessità, quale riflessione ciò comporterebbe nelle relazioni tra coloro che solitamente danno e coloro che ricevono37 Varie realizzazioni concrete si stanno sperimentando in Africa per giun- gere ad una maggiore autonomia finanziaria. Essa può essere innescata a cerchi concentrici, a cominciare dalle piccole comunità e dai gruppi ec- clesiali che, autofinanziando le loro attività, non pesano sul bilancio par- rocchiale, anzi cercano di contribuirvi. La parrocchia a sua volta tenderà all'autonomia e ad inviare una quota alla diocesi. È anche importante definire come primo obiettivo la copertura delle attività ordinarie e solo in un secondo tempo le altre, attraverso la previsione di fondi di ammor- tamento38.

L'autofinanziamento implica saper identificare, sfruttare e gestire effica­

cemente le risorse spirituali, umane e materiali delle Chiese locali in Africa, in uno spirito di interdipendenza ecclesiale che abbia come obiettivo la responsabilità e non la dipendenza. Solo dopo aver valutato le possibilità interne e aver coinvolto tutti nel cercare le soluzioni ci si potrà rivolgere all'aiuto esterno. A condizione, però, che le comunità, in Africa come in Europa, acquistino una nuova sensibilità. Ciò permetterà di valorizzare gli sforzi già fatti e quelli da fare per una Chiesa autenticamente africana, portatrice di vita per il bene di tutto un popolo.

35 Cf. R. KlMARYO, A Call To Africa To Shake OffThe Dependent Syndrome, in «African Ecclesial Review» 39 (1997), p. 30.

36 Cf. J. J. BoNK, Missions and Money ... , pp. 28.75-76.

37 Cf. G. V AN RHEENEN, Using Money in Missions: The Good, the Bad, the Ugly, in

«Evangelica! Missions Quarterly» 38 (2002), p. 45.

38 Per suggerimenti più concreti rimandiamo all'inchiesta sull'autofinanziamento delle Chiese in Africa condotta dal MAC/RCA (Meeting for African Collaborati on o Rencontre de Collaboration Africaine), un gruppo di studio formato da alcuni superiori e superiore generali di istituti religiosi presenti in Africa e dai vescovi del Consiglio permanente del SCEAM.

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SOMMARIO

0 'autonomia finanziaria delle giovani Chiese è,

� per ognuna di esse, un importante obiettivo da raggiungere. La questione è particolarmente urgente per le Chiese in Africa. Esse vivono una dipenden­

za strutturale che rappresenta un vero ostacolo al­

i' evangelizzazione. Il modello ecclesiologico de­

finito dal Vaticano II pone in stretta relazione la ricerca dell'autonomia con la comunione ecclesia­

le, anche sul piano materiale. Una teologia eucari­

stica e una riflessione sul lavoro e lo sviluppo com­

pletano le basi su cui costruire una nuova sensibili­

tà pastorale, di cui l'Africa ha urgente bisogno. Essa avrà come fulcro la responsabilità verso se stessi, la propria Chiesa, la propria società.

Una rinnovata formazione volta alla presa in cari­

co del proprio destino dovrà modificare i modelli, gli stili di vita e anche le strutture che finora non hanno permesso di sfruttare le tante risorse di cui l'Africa gode a beneficio del suo popolo e per il bene di tutta la Chiesa.

SUMMARY

Jiiil inancial autonomy for the young Churches is,

U

for each one of them, an important objective to be reached. The question is particularly urgent for the Churches in Africa. They are living a struc­

tural dependence that constitutes a real obstacle for Evangelisation. The ecclesiological model defined by Vatican II puts the search for autonomy and ec­

clesial communion in very close relationship, even on the material plane. A Eucharistic Theology and a reflection on work and development complete the base on which to build a new pastora! sensitivity, which African needs urgently. As its fulcrum it will have a responsibility towards oneself, one's own Church, one's own society. A renewed formation directed to the taking up of one's own destiny should modify the models, the life-styles and even the structures that, up to now, have not permitted the utilisation of the many resources that Africa enjoys, for the benefit of its people and for the good of all the Church.

MARIANGELA MAMMI è membro della Comunità Redemptor hominis e ha conseguito la Licenza in Missionologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma.

Communauté Redemptor hominis - Socialestraat, 3 - 3600 Genk (Belgio) Tel./Fax [0032] 89.38.12.86 - e-mail: grh@skynet.be

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