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4. Il cantiere Benetti di Livorno: contesto di riferimento

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4. Il cantiere Benetti di Livorno: contesto di riferimento

4.1 Cenni all’attribuzione dei costi e codifica delle commesse

Solo per familiarizzare un po’ con la terminologia adottata nelle pagine che seguono, è opportuno riportare alcuni cenni preliminari riguardo alla codifica delle commesse, e in particolare delle imbarcazioni cui verrà fatto riferimento da qui in avanti.

Tale codifica è strettamente legata ai criteri gestionali impiegati presso la Azimut Benetti S.p.A. - Divisione Benetti in merito all’attribuzione dei costi, ovvero le basi su cui poggiano:

- il sistema organizzativo aziendale, dato che l’organigramma Benetti rispecchia in buona misura le competenze contabili;

- il sistema informatico aziendale Visual Manufacturing (VM), nel cui database sono presenti le codifiche delle diverse commesse, le voci di costo, i capitoli di spesa, e in cui i criteri di attribuzione di cui sopra trovano applicazione.

Innanzi tutto, va chiarito che qualsiasi costo per l’Azienda viene sostenuto a fronte delle seguenti commesse:

- commesse di produzione; - commesse varie;

- commesse di manodopera (MO) indiretta; - commesse di regia.

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In particolare, le tipologie di costo sono (tab. 6):

Tabella 6: Tipi di costo

Esse trovano collocazione:

- nei costi diretti, se il costo in questione viene sostenuto per:

o commesse di produzione;

o commesse varie.

- Nei costi generali, se invece il costo si riferisce a:

o commesse di MO indiretta;

o commesse di regia.

Poiché in questa sede interessa solo fornire una spiegazione circa le differenti codifiche che identificano gli yacht (cui fanno capo le giacenze dei materiali che si intende tracciare1), basti sapere che queste si riferiscono sempre a commesse di produzione, ed in particolare a:

1

Il magazzino, cioè, è gestito a commessa: quale che sia l’ubicazione fisica del materiale, esso è associato contabilmente ad una ben specifica commessa / imbarcazione. Ciò significa che per le lavorazioni su uno yacht possono essere utilizzati esclusivamente i “suoi” materiali. A dire il vero, contabilmente esiste pure un magazzino generale, comprensivo del magazzino resi e di tutti quei materiali di consumo (minuteria, cavi, alcune vernici, solventi, ecc.) utilizzabili indistintamente per qualsiasi commessa; ma esso costituisce solo una piccola frazione delle giacenze presenti in cantiere (si tenga conto, inoltre, che quando un codice viene prelevato dal magazzino resi per essere montato su un’imbarcazione, esso deve prima essere trasferito contabilmente al

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- navi di nuova costruzione;

- garanzia (compreso il completamento lavori alla consegna); - Service – refitting.

4.1.1 Commesse per nuove costruzioni

Il codice che distingue ogni nuova costruzione è composto:

- per scafi metallici, dalle lettere FB seguite da un numero progressivo di tre cifre (esempio: FB222);

- per scafi in vetroresina, dalla lettera B seguita da un’altra lettera che identifica la lunghezza (L per 24 m, T per 30 m, C per 35/37 m, V per 43 m, ecc.) e da un numero di tre cifre che identifica la costruzione (esempi: BC010, BV001).

Va comunque sottolineato che la Business Unit (BU) Benetti di Livorno si occupa della realizzazione delle sole imbarcazioni con scafo metallico (gli yacht in vetroresina vengono costruiti nei cantieri di Viareggio e Fano).

La stragrande maggioranza dei materiali a magazzino nel cantiere di Livorno fanno capo proprio alle commesse del tipo FBXXX.

4.1.2 Commesse per garanzia

I costi di garanzia (compresi quelli relativi al completamento lavori alla consegna) sono gestiti tramite l’apertura di una commessa di produzione identificata come segue:

- per scafi metallici, dalle lettere FG seguite dal numero di costruzione (ad esempio la commessa FG222 corrisponde alla garanzia della commessa FB222);

- per gli scafi in vetroresina, dalle lettere BG, VG, TG, rispettivamente per le costruzioni BC, BV, e BT, seguite dal numero di costruzione (ad esempio, la commessa BG012 corrisponde alla garanzia della commessa BC012, la TG002 alla garanzia della BT002).

I lavori eseguiti durante il periodo di garanzia sono da imputare a diversi capitoli, a seconda che risultino a carico dell’armatore, del cantiere (in questo caso possono essere diversi reparti / Funzioni ad originarli), da addebitare a terzi o che siano costi straordinari.

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4.1.3 Commesse per Service – refitting

Il codice delle commesse di Service -refitting è del tipo SXYYY.ZZ, in cui:

- per le navi costruite da Azimut - Benetti:

o la X individua la linea di prodotto, e precisamente “F” gli scafi metallici, “C” i Benetti Classic, “T” i Benetti Tradition e “V” i Benetti Vision;

o YYY indica il numero progressivo di commessa (per la FB230 è YYY=230);

o ZZ indica un ulteriore numero progressivo per la particolare imbarcazione (esempio: SF230.02 contraddistingue la commessa 02 di Service – refitting relativa alla commessa di costruzione FB230).

- Per navi non di costruzione Azimut - Benetti:

o X = R;

o YYY hanno lo stesso significato sopra indicato;

o Identico discorso vale per ZZ. Inoltre alla sigla farà seguito il nome della nave o della Società richiedente. (esempio: SR001.01 indica il primo refit del motoryacht – M/Y – Karima, SR001.02 il secondo, e così via).

Le commesse di Service – refitting possono essere collocate nei bacini e/o in banchina a Livorno o in altri porti commerciali.

4.1.4 I repertori

Solo per chiudere la breve parentesi relativa alla contabilità in Benetti, basti aggiungere che lo svolgimento di qualsiasi commessa di produzione avviene tramite l’esecuzione, totale o parziale, di determinate attività, raggruppate per motivi pratici in 5 elenchi (repertori) ciascuno dei quali si articola in capitoli (tab. 7):

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Tabella 7: Repertori e capitoli

- Per i capitoli da 01 a 09 le attività sono identificate da numeri, raggruppati per decine, che individuano i cosiddetti articoli. L’inizio della decina (per esempio 10, 20, ecc.) accomuna i 9 articoli seguenti, raccogliendo tutti i dati ad essi pertinenti. Per molti articoli, a scopo descrittivo, sono riportate pure attività di maggior dettaglio identificate con un ulteriore numero progressivo, le voci.

- L’esecuzione delle attività elencate nel repertorio comporta, per ciascuna commessa, i tipi di costo riportati in tab. 6.

I repertori, con i relativi capitoli, articoli e voci, costituiscono lo strumento di preventivazione, lancio in produzione, acquisto, consuntivazione per tutti i tipi di costo: le ore di MO interna2, i

2

ai fini della contabilità industriale, il costo orario della MO interna viene assunto pari alla retribuzione totale (corrente + differita) e viene correntemente indicato come “costo industriale”.

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materiali, gli appalti, gli acquisti in opera, le spese dirette sono tutti imputabili solo per capitoli, articoli e voci.

Le attività / interventi da imputare a tali entità contabili sono:

1. per il repertorio “scafo”:

o nel caso di scafi metallici:

 taglio;

 montaggio;

 saldatura;

 sagomatura;

 tracciatura;

 molatura, scriccatura, ecc.;

o nel caso di scafi in vetroresina:

 laminazione;

 formatura;

 giunture;

 carrozzeria (lucidatura). 2. Per il repertorio “allestimento”:

o tracciatura;

o saldatura;

o carpenteria di allestimento (sistemazione di particolari di allestimento, di attrezzature, apparecchiature, macchinari, ecc.);

o spostamento di liquidi;

o assistenza di cantiere agli appalti e agli acquisti in opera;

o esecuzione di prove e collaudi. 3. Per il repertorio “interventi ausiliari”:

o carpenteria in legno (taccate, puntelli, invasature, seste, simulacri, ecc.);

o tracciature e rilievi;

o ponteggiatura (scafo e allestimento);

o spostamento di liquidi;

o assistenza di cantiere agli appalti e agli acquisti in opera e ai tecnici esterni;

o esecuzione di prove e collaudi;

o impianti provvisori, compreso servizio antincendio;

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o movimentazione interna di materiali;

o lavori marinareschi.

Per meglio comprendere l’articolazione in attività e con la struttura dei costi proprie del cantiere Benetti di Livorno, è bene familiarizzare con la sua struttura organizzativa: per questo motivo, in APPENDICE A sono riportati, rispettivamente, l’organigramma complessivo e quello della sola Funzione Logistica (LOG), principale referente per il progetto di tracciabilità.

4.2 Codifica dei materiali

Il fatto che Benetti non solo rappresenti il maggior costruttore di yacht in acciaio al mondo, ma che realizzi l’intero processo produttivo dalla costruzione dello scafo all’allestimento completo dell’imbarcazione, basta a immaginare quanto possa essere vasto e diversificato l’insieme dei materiali impiegati nel cantiere, e quanto sia dunque vitale per l’Azienda riuscire ad identificare in modo chiaro e univoco tutti questi materiali.

Ebbene, ad ogni materiale (pompa, frigorifero, kit di timoneria, profilato in acciaio, barattolo di vernice che sia) che circola all’interno del cantiere è associato un codice univoco3, che rimane il medesimo dal momento della sua creazione “contabile” (coincidente con il lancio dell’ordine al fornitore, dunque ancora prima che l’oggetto faccia il suo ingresso nel cantiere) a quello del suo scarico (sempre contabile) dal magazzino per il definitivo imbarco sulla commessa di destinazione. Tale codifica non cambia neppure qualora il materiale necessiti di un trasferimento a terzi (ad esempio in conto lavorazione, o per essere sostituito).

Come anticipato nel precedente paragrafo (vd. nota 36), gran parte dei codici Benetti vengono gestiti a commessa: ad ogni imbarcazione fa capo un magazzino contabile, ovvero un certo numero di articoli impiegabili solo per quella commessa. Quindi l’ERP aziendale, quando interrogato in merito alle giacenze di magazzino, offre delle viste organizzate per commessa di riferimento, come quella di cui è riportato un estratto in fig. 31 (essa si riferisce alla FB241, e risale al 12 ottobre 2007):

3

Si ricordi che quando si parla di codice (e codifica) si fa riferimento di solito – e questo caso non fa eccezione – non ad un solo e determinato oggetto, ma soltanto a “quel tipo” di oggetti, tutti perfettamente identici (non simili) fra loro. In caso contrario, invece che di codice, sarebbe più corretto parlare di numero di matricola.

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Figura 31: Codici in giacenza per la commessa FB241 (da Visual Manufacturing)

In ogni riga compare per primo il codice, seguito da una breve descrizione (fra parentesi), dall’unità di misura atta a misurarne la quantità e, infine, dal valore associato.

Le problematiche specifiche connesse alla gestione del magazzino verranno affrontate nei capitoli successivi, ma intanto la fig. 31 dovrebbe consentire di familiarizzare con la codifica Benetti.

Come si può notare, quasi tutti i codici sono del tipo XXXX.YYYY.NNN, in cui:

- XXXX sono le prime 4 lettere del nome che identifica la particolare tipologia di oggetto / materiale, o comunque una combinazione di lettere che possa risultare il più possibile esplicativa in tal senso: PORT sta per “porta”, PORL per “portello”, MANM per “manometro”, POAS per “porta asciugamano”, ecc.);

- I campi YYYY seguono la stessa logica, ma si riferiscono al fornitore o, più spesso, al costruttore (non necessariamente coincidenti). Ad esempio ZANS sta per “Zanussi”, e lo si può trovare nella codifica di un qualche elettrodomestico, mentre LOLA sta ad indicare la “Lolamat”, Società tedesca fornitrice unica di una particolare tipologia di pannelli e profilati per la compartimentazione delle imbarcazioni. Fornitore e costruttore non coincidono soprattutto nel caso di articoli legati alla strumentazione e all’elettronica di bordo, in cui il fornitore si limita ad assemblare componenti di

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diversa provenienza: ad esempio, per il materiale fornito dalla Arimar e dalla Telemar, oltre ad articoli codificati rispettivamente ARIM e TELE (ma in generale non è detto vi sia per forza una codifica associata al fornitore), si possono incontrare stringhe del tipo PANA (Panasonic), FURU (Furuno), ERIC (Ericsson) e decine di altre codifiche. - NNN è una sequenza di tre cifre che identifica, per la tipologia di materiale

XXXX.YYYY, il particolare modello, la variante o versione, o comunque un articolo che è unico per caratteristiche funzionali, dimensionali o per prestazioni Si prendano ad esempio in considerazione i codici EVEN.G&RA.017 e EVEN.G&RA.018, realizzati dalla Gianneschi di Lucca (G&RA sta per “Gianneschi & Ramacciotti”, ragione sociale dell’Azienda fino al 2004): si tratta in entrambi i casi di elettroventilatori elicoidali (reversibili, con griglia di alimentazione 380 V / 3 F / 50 Hz), differenti però per potenza nominale (rispettivamente 5,5 kW contro 4 kW), velocità di rotazione della girante (1450 RPM contro 1400 RPM), portata e pressioni massime consentite. Ad ogni modo, non esiste alcuna correlazione tra le cifre NNN e le caratteristiche “fisiche” del codice. Inoltre, il fatto che i materiali vengano gestiti per la maggior parte a commessa (ogni imbarcazione ha il “suo” magazzino) non deve far pensare che codici identici ma facenti capo a commesse diverse siano codificati diversamente: semplicemente, invece che “8 unità di frigoriferi Zanussi FRIG.ZANS.003 a magazzino”, vi potranno essere 3 FRIG.ZANS.003 nel magazzino (contabile) della FB239, 4 in quello della FB242 e uno in quello della FB247.

Non tutti i codici, comunque, sono del tipo sopra descritto: in fig. 31, infatti, si possono leggere codici come:

- PRF.P.AL.3.000.030.04, indicante un profilato (PRF) piatto (P) in lega di alluminio 5083 (ALL) di sezione pari a 30 x 4 mm;

- TUB.O.AL.4.220.207.06, che identifica un tubo (TUB) di sezione circolare (O) in lega di alluminio 6060 (AL) le cui specifiche dimensionali sono individuate dalla sequenza di cifre finale.

Ad ogni modo, da qui in avanti verranno presi in considerazione solo i materiali a codifica XXXX.YYYY.NNN, e non solo in quanto essi costituiscono la frazione di gran lunga prevalente (sia quantitativamente che per valore di acquisto). L’aspetto più critico della gestione delle giacenze in ottica tracciabilità, infatti, è rappresentato dai cosiddetti codici “kit”

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o multi-componente (vd. par. 5.4 a riguardo), cioè quelli individuati da un codice unico ma formati da più componenti che possono essere movimentati separatamente fra i magazzini e la produzione, oltre che approvvigionati in momenti successivi; ed è chiaro che tubi, barre e profilati non rientrano in questa categoria di articoli.

4.3 La gestione delle giacenze: quali aree per lo stoccaggio

4.3.1 Premessa

Il cantiere Benetti è il maggior costruttore di yacht in acciaio al mondo. Il processo produttivo ha inizio con la realizzazione dello scafo e si conclude con l’allestimento completo dell’imbarcazione, per cui risulta subito chiaro quanto possa essere vasto e diversificato l’insieme dei materiali impiegati. Tutti questi materiali vengono immagazzinati all’interno del cantiere.

Il magazzino centrale (o generale, MAG GEN) si sviluppa su circa 6.000 m2, e costituisce indubbiamente la principale area adibita allo stoccaggio. Esso è corredato, oltre che da alcuni depositi esterni distribuiti in diverse zone del cantiere e attualmente in via di sgombero / smantellamento, da tre magazzini periferici locati nei capannoni di allestimento.

4.3.2 Il magazzino generale

Attualmente lo spazio nel MAG GEN (fig. 32) è suddiviso in cinque aree principali (fig. 33): scaffalatura, pitture, terra, sotto e sopra soppalco e magazzino tubi.

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Figura 33: Aree del magazzino generale

- L’area “scaffalatura”, in cui vengono collocati tutti i materiali palettizzati con dimensioni massime di 120 x 300 x 150 cm, consta di 864 posti pallet ripartiti (in maniera non necessariamente ordinata, e non in proporzioni uguali) tra le varie commesse ed il magazzino resi (MAG RESI). È organizzata in 4 scaffali (T, U, V, Z), ognuno dei quali si articola in 36 sezioni (in lunghezza) e 6 livelli in altezza, per un totale, appunto, di 4 x 36 x 6 = 864 vani o posti pallet. Ubicazioni possibili di un codice in quest’area sono ad esempio V 24/1, in cui 24 rappresenta la sezione e 1 il livello, oppure Z 3/5. Di seguito si riporta una sorta di “vista” dall’alto delle scaffalature (fig. 34), realizzata su un foglio Excel e periodicamente aggiornata dal personale del magazzino per avere un’idea immediata della ripartizione degli spazi a scaffale (dove non è indicata alcuna commessa, i vani devono considerarsi liberi su ogni livello).

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Figura 34: Ripartizione degli spazi nell’area scaffalatura (inizio settembre 2007)

- Nella zona “pitture” vengono stoccati tutti i prodotti impiegati per le attività di stuccatura, pitturazione e spruzzatura degli yacht. In questo caso non esiste alcuna codifica che specifichi la precisa ubicazione all’interno dell’area.

- Nell’area denominata “terra” (terra 2/1, 2/2, 2/3, 2/4 e terra 3/1, 3/2, 3/3, 3/4, 3/5), così come nel “corridoio S”, vengono stoccati senza alcuna logica tutti quei codici che per peso e/o ingombro non possono essere ubicati altrove.

- Tutti quei materiali che superano le dimensioni massime per l’ubicazione su scaffalatura, vengono stoccati nelle aree denominate “sotto soppalco” e “sopra soppalco”, sovrastante la prima e da essa accessibile agli addetti al magazzino tramite una scala. È in quest’ultima zona che viene immagazzinata la quasi totalità dei codici del MAG RESI. Il soppalco si estende per un totale di 900 m2, anch’essi ripartiti tra le varie commesse. Come per le scaffalature, dei fogli Excel riportano il dettaglio del

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materiale che occupa queste aree, raggruppato per commesse (quello in fig. 35 si riferisce al sotto soppalco).

Figura 35: Ripartizione degli spazi nei sotto soppalchi (inizio settembre 2007)

- Nel magazzino tubi, costituito da due speciali scaffalature (A e B) e dallo spazio fra esse interposto, vengono collocati, come intuibile, profilati, tubi e barre in acciaio, nonché altro materiale particolarmente ingombrante e poco idoneo allo stoccaggio nella zona “terra”.

A queste aree si aggiunge l’ex “Coni” (collocato in prossimità del portellone a destra in fig. 33, “sotto” il magazzino tubi), in cui sino al marzo 2007 venivano stoccati tutti i profilati in legno e i materiali per coibentazione, nonché parte del materiale necessario al Service e al refitting degli yacht. Tale area risulta attualmente libera.

4.3.3 “Cagnari”, piazzali e depositi esterni

Vi sono inoltre altre aree, esterne al MAG GEN e da esso distanti anche molte centinaia di metri (si ricordi che il cantiere si estende per circa 260.000 m2), che però a livello di gestione contabile delle giacenze fanno capo ad esso:

- “cagnari”4;

4

In realtà, nel gergo marinaresco, il “cagnaro” è una particolare copertura quadrangolare realizzata in tela olona e adoperata principalmente per la temporanea chiusura dei boccaporti delle stive o altro, in caso di pioggia o per qualsiasi altra interruzione delle operazioni.

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- depositi / magazzinetti adiacenti ai capannoni in cui vengono effettuate le lavorazioni, come ad esempio l’ex capannone crollato di fronte ai capannoni di allestimento o l’ex officina “Orlando Servizi”, situata nella stessa zona.

- altri piazzali / spazi esterni adibiti a deposito.

Tali aree, talvolta prive di tettoia e comunque aggredibili dall’ umidità e dalle intemperie (oltre che dalla salsedine) vengono utilizzate per lo stoccaggio di materiale di varia natura, difficilmente immagazzinabile nel MAG GEN (e tanto meno nei magazzini periferici) e per il quale non si impone necessariamente una collocazione del tutto “protetta” (sia dagli agenti atmosferici che da furti).

L’esempio più tipico è rappresentato dai pannelli Lolamat, ovvero materiale di compartimentazione in laminato leggero multistrato che vengono accatastati in alcune delle aree sopra elencate.

In realtà tali pannelli, come pure il restante materiale stoccato all’esterno, alla lunga rischia di deteriorarsi, il che è assolutamente da evitare se si pensa che il costo di questi articoli (ogni mese ne giungono camion pieni direttamente dalla Germania) è nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro. Ecco perché negli ultimi mesi ha avuto inizio, seppur lentamente, la liberazione di dette aree: risale ad esempio alle prime settimane di ottobre il definitivo sgombero di tutti i “cagnari”.

4.3.4 I magazzini periferici

I tre magazzini periferici aggiungono un totale di 285 m2 al MAG GEN, e sino alla fine del 2006 costituivano solo dei locali di supporto alla produzione, ovvero siti dove depositare temporaneamente materiali già ritirati dal MAG GEN ed in attesa di essere imbarcati. Solo dai primi mesi del 2007 essi hanno iniziato a costituire un effettivo ampliamento del MAG GEN (finalità per cui erano stati inizialmente progettati), anche in seguito all’installazione di nuove scaffalature le quali, oltre a razionalizzare gli spazi (intesi come m2 di superficie), hanno consentito di sfruttare tali locali pure in altezza.

Ogni magazzino periferico serve due commesse, dato che in ciascuno dei 4 capannoni di allestimento (denominati E1, F, E2 ed E3) sono presenti due imbarcazioni. È importante rilevare che il capannone E3 è attualmente sprovvisto di qualsiasi tipo di servizio, compreso un magazzino a piè d’opera, motivo per cui al momento tutti i codici relativi alle commesse FB242 e FB245 (in via di allestimento proprio in E3) sono stoccati nel MAG GEN o nei

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piazzali / magazzinetti esterni. Ecco dunque riportati i capannoni provvisti di magazzino periferico, insieme alle rispettive commesse:

- capannone E1: FB239 e FB243;

- F: FB241 e FB247 (si tratta del capannone più esteso, in cui vengono realizzati gli yacht oltre i 50 metri di lunghezza);

- E2: FB237 e FB238.

In ciascun capannone è presente inoltre un fork-lift elettrico per la movimentazione della merce.

Come accennato, le scaffalature montate nei magazzini periferici sono state introdotte solo da pochi mesi: per queste, la Benetti si è rivolta ad un fornitore con esperienza trentennale nel settore dell’arredamento aziendale, soggetto che già aveva lavorato per il cantiere realizzando i sistemi di scaffalatura nel MAG GEN.

In particolare è stato deciso di optare per un sistema di scaffalature componibili ad incastro BI-BLOC (fig. 36), impiegato in ambito industriale per lo stoccaggio di materiale su unità di carico palettizzate. Tale sistema consta di due elementi fondamentali, le spalle ei correnti, permette di coprire una gamma di portate da 5.000 kg a 26.000 kg per spalla e consente di lavorare con luci libere superiori ai 2700 mm.

Figura 36: Scaffalatura BI-BLOC

Per ogni magazzino periferico è stata calcolata la capacità massima ammissibile compatibilmente con la metratura ed i vincoli strutturali, e tenendo conto dello spazio di manovra del fork-lift.

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In particolare, poiché l’altezza del soffitto è la stessa (circa 5 metri), in tutti i magazzini è stato deciso di adottare moduli BI-BLOC di dimensioni 2700 x 1000 x 4000 mm.

Ciò che varia da magazzino a magazzino è invece la metratura, il che determina una diversa capacità in termini di posti pallet:

- LIV-E1 (il prefisso “LIV”, aggiunto al nome del capannone, identifica il relativo magazzino): con la sua superficie di 75,56 m2, è il più piccolo dei tre magazzini periferici. Il sistema di scaffalatura BI-BLOC ha permesso di ricavare 64 posti pallet, ripartiti più o meno equamente tra le due commesse FB239 e FB243 e identificati in modo univoco da un codice del tipo X Y/N, in cui la prima lettera indica la scaffalatura, la seconda la posizione ed il numero (progressivo) il livello in altezza. A tale proposito si noti che tutte le scaffalature impiegate nei magazzini periferici presentano 4 livelli di altezza, contrariamente a quelle – i cui vani sono peraltro più capienti – montate nel MAG GEN (a 6 livelli).

- LIV-F: proprio come il capannone in cui si colloca, tale magazzino è il più esteso dei tre (112 m2). I posti pallet sono in questo caso 108, ripartiti fra le commesse FB241, FB247 e – sino a fine settembre 2007 – FB240 (tale imbarcazione, varata nell’estate 2007, ha lasciato il posto alla FB247 solo da pochi mesi, e i suoi pochi codici ancora stoccati nel LIV-F erano in attesa di trasferimento al MAG RESI). Le ubicazioni a scaffale sono codificate in maniera analoga al LIV-E1 (come pure al LIV-E2), ma rispetto al caso precedente le scaffalature sono 4 (A, B, C, D) invece di 3 (A, B, C).

- LIV-E2: tale magazzino si sviluppa su 97,40 m2, e le scaffalature in esso montate (4 pure in questo caso) hanno consentito di ricavare 100 posti pallet, che attualmente accolgono il materiale delle commesse FB237 e FB238.

Nonostante l’installazione delle nuove scaffalature, che ha indubbiamente segnato una svolta positiva nell’approccio alla gestione delle giacenze in Benetti, i risultati ottenuti fino al settembre 2007 in fatto di saturazione dei posti pallet, nonché il livello di rotazione delle scorte (e non solo per il fatto che nella cantieristica i tempi produttivi siano più “dilatati” che in altri settori), erano ancora lontani dal poter essere considerati soddisfacenti.

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4.3.5 Ulteriori aree per lo stoccaggio nei capannoni di allestimento: i soppalchi

Consapevoli dei benefici che l’Azienda avrebbe potuto trarre dall’impiego dei tre magazzini periferici (già esistenti precedentemente), i responsabili della Logistica avevano pensato, già nei primi mesi del 2007, a ricavare ulteriori spazi nei capannoni di allestimento da adibire allo stoccaggio di materiali.

Dopo alcuni sopralluoghi erano stati individuati alcuni locali allora – e in parte tutt’oggi – in disuso, adibibili ad ampliamento dei magazzini periferici. In particolare, l’attenzione era stata focalizzata su una terrazza locata al terzo piano di ogni capannone, direttamente servibile dal rispettivo carroponte.

Da rilevare che F si distingue da E1 ed E2 solamente per l’altezza, limitata dalla presenza di un ulteriore piano.

Attualmente, solo nella terrazza dello stesso capannone F sono state allestite delle scaffalature (le stesse BI-BLOC installate nei locali al piano terra), per cui quest’area è l’unica che già adesso potrebbe accogliere il materiale. Ma poiché l’idea è di stoccarvi i codici di valore più elevato, prima di trasferirvi qualsiasi articolo l’intenzione è quella di dotare il locale di telecamere di sorveglianza.

Aspettando di installare nuove scaffalature anche nei locali al terzo piano dei capannoni E1 ed E2, stanno inoltre procedendo i lavori in E3 che consentiranno, entro il febbraio 2008, di ricavare pure in tale capannone un magazzino periferico e la solita terrazza al terzo piano. Considerando di sfruttare tutte le potenziali aree di stoccaggio nei 4 capannoni, è stato stimato che entro la fine del prossimo inverno la loro capacità totale sarà pari a 1.200 posti pallet, dunque di gran lunga superiore a quella del MAG GEN (area scaffalature), di 864 posti pallet. Ciò consentirà di trasferire nei nuovi locali una gran parte dei codici stoccati attualmente nel MAG GEN, passo necessario per poter procedere, entro l’ottobre 2008, alla demolizione dello stesso magazzino (vd. par. 7.1).

4.3.6 L’ubicazione dei codici a magazzino: alcuni esempi

Solo a titolo esemplificativo, si riportano di seguito due “screenshots” dei fogli Excel impiegati dal personale del MAG per registrare le ubicazioni dei codici (funzionalità, questa, purtroppo non prevista dall’ERP adottato in Benetti: Visual Maufacturing). In particolare, tali estratti si riferiscono al materiale per la FB247 (commessa in fase di allestimento nel

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capannone F), ubicato rispettivamente nel MAG GEN (codificato in VM come MAG-LIV, fig. 37) e nel LIV-F (fig. 38):

Figura 37: Ubicazione di alcuni codici della FB247 nel MAG GEN

Figura 38: Ubicazione di alcuni codici della FB247 in LIV-F

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- la riga relativa al codice Lolamat ANGL.LOLA.012, come già detto utilizzato in notevoli quantità (si consideri che questi 350 pezzi sono destinati alla sola FB247), il quale contabilmente viene considerato sì ubicato nel MAG GEN, ma che in realtà viene stoccato in una delle aree esterne, indicate genericamente con la dicitura “cantiere” o con altre simili.

- Il fatto che un codice, presente anche in una sola o poche unità (due, in questo caso), ma costituito presumibilmente da più componenti separati e posti in scatole o su pancali differenti, possa occupare anche numerosi posti pallet (addirittura 3 sezioni x 6 livelli = 18 vani, nell’esempio cerchiato).

Figura

Tabella 6: Tipi di costo
Tabella 7: Repertori e capitoli
Figura 31: Codici in giacenza per la commessa FB241 (da Visual Manufacturing)
Figura 32: Il magazzino centrale visto dall’esterno
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