FASE POST-ANALITICA
Valori di riferimento e
interpretazione diagnostica dei
risultati degli esami di laboratorio
FASE POST-ANALITICA
• Validazione dei risultati e analisi della loro coerenza
• Presentazione dei risultati in una forma che permetta una facile interpretazione (referto)
• Invio al paziente o al medico curante
Referto analitico costituito da 4 parti:
1. Identificazione del campione (liquido fisiologico o materiale di partenza) 2. Esame eseguito e risultato (denominazione standardizzate e codice SSN;
natura della misura e unità di misura del risultato analitico) 3. Valori di riferimento
4. Riferimenti tecnici e metodologici
Domande utili all’interpretazione del dato di laboratorio
1. Il dato osservato misura una variazione reale del segnale nella popolazione esaminata rispetto al resto della popolazione?
2. La variazione misurata consente l’allocazione del soggetto nella classe dei sani o malati?
3. Con quale probabilità di errore?
4. Quale decisione operativa prendere dopo aver acquisito il risultato?
Il laboratorista deve fornire al clinico l’informazione caratterizzandola sia dal punto di vista qualitativo (si/no all’ipotesi diagnostica) sia dal punto di vista del peso (quanto è probabile il si/no)
Occorre conoscere:
le distribuzioni dei valori del dato nella popolazione sana e malata
le caratteristiche della performance diagnostica del test
L’importanza del riferimento
Primo step è il confronto dei risultati dei test con “ riferimenti” (set di valori usati dai professionisti della salute per interpretare i risultati ottenuti) che permettano un giudizio e di conseguenza un’azione.
Precisione Esattezza
Intervallo di riferimento
• L’espressione intervallo di riferimento è la più adeguata, in quanto evita confusione con concetto di normalità che
implicherebbe che i valori esclusi siano per definizione anormali.
• In realtà ai valori fuori dell’intervallo si assocerà una
probabilità di presenza di malattia
Intervallo di riferimento
• Gli intervalli di riferimento (IR) misurano la variabilità biologica di un parametro in presenza e in assenza di malattia (variabilità biologica non controllabile, legata alla variabilità della specie).
• Per la maggior parte degli analiti, la variabilità biologica intra-individui è molto minore di quella inter-individui. Quindi si può affermare che:
– l’ampiezza della distribuzione dei valori di riferimento dipende dalla variabilità biologica interindividui
• I valori presenti nell’ intervallo di riferimento sono i valori del parametro biologico più frequentemente riscontrati in una popolazione di
riferimento
.
INTERVALLO DI RIFERIMENTO:
l’intervallo nel quale rientra il 95% dei valori di una
grandezza biologica determinato in una popolazione
di riferimento con caratteristiche omogenee
Individui di riferimento
costituiscono
una popolazione di riferimento
dalla quale è selezionato
un gruppo campione di riferimento sul quale sono determinati
valori di riferimento sui quali è osservata
una distribuzione di riferimento
sulla quale sono calcolati
i limiti di riferimento che definiscono
un intervallo di riferimento
Procedimento per ottenere
l’intervallo di riferimento
Procedimento per ottenere l ’intervallo di riferimento
1. Scelta della popolazione
2. Selezione di un numero ragionevolmente piccolo di soggetti che costituiscono il gruppo campione di riferimento
3. Produzione dei valori: prelievo e misura dei parametri
4. Presentazione dei valori in forma adatta per costituire un
valido termine di confronto (analisi statistica dei dati)
1, 2. Popolazione di riferimento e scelta gruppo campione
Fattori di partizione
• Sesso, età
• Stile di vita e alimentazione
• Condizioni del prelievo (ora, farmaci, fase del ciclo, esercizio fisico, gravidanza)
• Anticoagulanti
• Trasporto e tempo di analisi
La popolazione, non necessariamente sana, definita in modo chiaro secondo i criteri elencati nelle tabelle.
Criteri di esclusione
• Fattori di rischio
(obesità, ipertensione, fattori occupazionali od ambientali)
• Malattie, farmaci
(contraccettivi orali, abuso di alcool, tabagismo)
1, 2. Popolazione di riferimento e scelta gruppo campione
• Si seleziona la popolazione e il gruppo campione in base a fattori definiti (sesso, età, razza ecc.) Questi fattori sono quindi CONTROLLABILI nella determinazione dell’IR.
Variabilità biologica controllabile che influenza i valori di riferimento
3. Produzione dei valori analitici
• Una volta scelta la popolazione di riferimento e il gruppo campione di essa, occorre operare in condizioni di rigido controllo della variabilità
preanalitica e analitica, in modo da non creare un “rumore di fondo”
che altera i segnali biologici di malattia.
Fattori CONTROLLABILI standardizzando le condizioni di ottenimento del campione biologici e utilizzando metodi il più possibile precisi e accurati
Intervalli di riferimento e precisione
La dispersione degli intervalli di riferimento (IR) di un test è legata alla precisione della procedura impiegata nella sua misura:
più elevata è l’imprecisione più ampio risulterà IR.
3. Produzione dei valori analitici- effetto
dell’imprecisione sull’IR
Intervalli di riferimento e accuratezza
I limiti di riferimento dipendono strettamente dall’accuratezza o bias analitico.
Se un laboratorio commette un errore sistematico significativo oppure indica un IR non appropriato, interpretazione scorretta del risultato e decisioni conseguenti errate.
3. Produzione dei valori analitici- effetto
dell’inaccuratezza sull’IR
4. Presentazione dei valori
I dati ottenuti dal gruppo campione sono sottoposti a:
– Eliminazione dei dati aberranti
– Trattamento statistico per riconoscere il tipo di distribuzione (normale o non normale)
– Determinazione dell’intervallo di riferimento con
statistiche parametriche o non parametriche
Analisi statistica
• Se il campione mostra una distribuzione gaussiana, gli intervalli di riferimento si calcolano con
statistiche parametriche
• Se il campione mostra una distribuzione NON
gaussiana, gli intervalli di riferimento si calcolano
con statistiche NON parametriche
Si applica per il calcolo
dell’intervallo una statistica parametrica:
2 deviazioni standard sopra e sotto la media identificano l ’intervallo di riferimento
Distribuzione di tipo gaussiano.
Intervallo di riferimento
Per convenzione l’intervallo di riferimento comprende abitualmente il 95% centrale dei risultati ottenuti dal gruppo-campione
Statistiche parametriche
n, media, DS, range
Intervallo di riferimento: Media + 1.96 DS; Media - 1.96 DS
Percentili 2.5 - 97.5
Caso I - Distribuzione gaussiana n > 120
Statistiche ‘non parametriche’
n, mediana, min, max,
Intervallo di riferimento: percentili 2.5-97.5
Caso II- Distribuzione non gaussiana
calcolo dei percentili:
individua un valore della variabile che separa la popolazione in
parti percentuali prestabilite
Termini di confronto per la valutazione clinica del risultato alternativi all’IR
• Valori decisionali
• Valori ideali e desiderabili
• Valori precedenti di quel soggetto
• Valori osservati in diverse patologie
• Significato di quel valore integrato con
altri parametri e misurazioni
Valori decisionali
Non sono una caratteristica biologica e sono stabiliti in base all’esperienza clinica e spesso per accordi internazionali
Valori sopra o sotto i quali è raccomandabile seguire un determinato comportamento clinico:
– instaurare o modificare un regime dietetico o terapeutico – richiedere ulteriori analisi di approfondimento diagnostico – emettere un giudizio prognostico
Valori decisionali-
Esempi di 3 diversi livelli decisionali
IR Calcemia: 9-10,6 mg/dl
– I livello decisionale calcemia 7 mg/dl: in presenza di valori inferiori rischio di tetania e convulsioni
obbligo di eseguire altre prove diagnostiche per valutare rischio e misure preventive – II livello decisionale calcemia 11mg/dl: limite inferiore del range di valori
per iperparatiroidismo
eseguire prove di conferma per iperparatiroidismo
– III livello decisionale calcemia 13.5 mg/dl: limite inferiore per coma ipercalcemico
identificare tempestivamente per trattamento di terapia intensiva
Caratteristiche/proprietà Valori di riferimento Valori decisionali
Significato Caratteristica biologica della popolazione di riferimento
Discriminante per intervento medico
Dipendenza Fenotipo della
popolazione
Problema clinico e tipo di paziente
Produzione Analisi statistica Fissati per consenso in base a considerazioni mediche
Presentazione 95% centrale dei valori Uno o pochi valori ciascuno correlati a uno specifico problema clinico
Valori di riferimento e livelli decisionali
Valori ottimali, borderline e cutoffs
• Per i lipidi nel sangue, le tabelle indicano valori ottimali, (associati allo stato di salute sulla base degli studi sul rischio cardiovascolare),
borderline (o limite) e anomali
• Altri valori, come quelli relativi alla troponinaI e al BNP (brain natriuretic peptide) sono dati come cutoffs differenti, utili a distinguere:
– persone sane da pazienti con infarto del miocardio
– persone sane da pazienti con insufficienza cardiaca congestizia.
Domande utili all’interpretazione del dato di laboratorio
1. Il dato osservato misura una variazione reale del segnale nella popolazione esaminata rispetto al resto della popolazione?
2. La variazione misurata consente l’allocazione del soggetto nella classe dei sani o malati?
3. Con quale probabilità di errore?
4. Quale decisione operativa prendere dopo aver acquisito il risultato?
Il laboratorista deve fornire al clinico l’informazione caratterizzandola sia dal punto di vista qualitativo (si/no all’ipotesi diagnostica) sia dal punto di vista del peso (quanto è probabile il si/no)
Occorre conoscere:
le distribuzioni dei valori del dato nella popolazione sana e malata
le caratteristiche della performance diagnostica del test
Attendibilità vs Validità
Attendibilità (o affidabilità): capacità del test di offrire sempre lo stesso risultato nel corso di misurazioni ripetute Validità di un test: capacità del test di distinguere in una popolazione i soggetti sani da quelli malati.
LOGICA E INTERPRETAZIONE DEL TEST DI LABORATORIO
La performance di un test diagnostico si valuta attraverso indici noti come caratteristiche diagnostiche del test
SENSIBILITA’ DIAGNOSTICA: frequenza di positività del test nei soggetti affetti da malattia
SPECIFICITA’ DIAGNOSTICA: frequenza di negatività del test nei soggetti non affetti da malattia
VALORE PREDITTIVO DI CONFERMA DIAGNOSTICA DI UN TEST: frequenza di soggetti affetti dalla malattia tra i soggetti con positività al test
VALORE PREDITTIVO DI ESCLUSIONE DIAGNOSTICA DI UN TEST: frequenza di soggetti non affetti dalla malattia tra i soggetti con negatività del test.
LIKELIHOOD RATIO: rapporto per misurare la forza
dell’associazione tra valore del test e presenza (o assenza) di malattia
Caratteristiche diagnostiche e di
ausilio decisionale
Problema nell’ attribuzione diagnostica del risultato di laboratorio
• Errore è considerare il limite superiore e il limite inferiore dell’intervallo di riferimento (sani) come barriere rigide all’interno delle quali il paziente è considerato normale e al di fuori delle quali è considerato anormale e quindi affetto da patologia.
• La scelta del cut-off di un parametro tra sani e malati non è facile perché spesso la distribuzione dei risultati della popolazione sana è in
parte sovrapposta con quella della popolazione malata.
• L’attribuzione del risultato di laboratorio alla popolazione sana o malata può avvenire solo su base statistica
Raffigurazione dei tre casi estremi del significato diagnostico di un test
1. test ideale con sensibilità e specificità clinica del 100%
2. test inutile con specificità e sensibilità del 50%
3. test usuale che presenta una certa zona di sovrapposizione fra valori normali e patologici, la sensibilità e la specificità clinica è intermedia tra 50 e 100 %
Test utilizzanti grandezze continue
Per trasformare una variabile quantitativa continua in una variabile dicotomica: malato o sano, il clinico utilizza un cut-off.
La validità diagnostica di un test è funzione delle frazioni delle popolazioni di sani e malati nelle 4 caselle della tabella espressa come sensibilità e specificità
diagnostica del test.
Valutazione delle caratteristiche di un test di laboratorio
Uso tabelle 2 x 2 per definire la correlazione tra il risultato di un test e la presenza di malattia
Sensibilità = VP + FN VP x 100 Specificità = VN + FP VN x 100
Sensibilità e specificità diagnostica
Sensibilità e specificità sono valori convenzionali che dipendono dall’operatore.
Scelta del punto di cut-off che distingue tra soggetti affetti e non affetti da malattia non sempre coincide con i limiti dell’intervallo di riferimento ed è spesso problematica.
bassa specificità: aumento FP
malati bassa sensibilità: aumento dei FN
Il valore del “cut-off point” ottimale può essere scelto in modo da ottenere un compromesso tra max sensibilità e max specificità
massimizzare i pazienti classificati correttamente (VN e VP)
minimizzare i pazienti classificati in modo errato (FN e FP).
Effetto dello spostamento del limite del range di riferimento sulla sensibilità e specificità del test
malati
Valore di cut-off ottimale
Valore di cut-off ottimale
(no FP)
Curva ROC (Receiver Operating Characteristic)
• cut-off point in A: 0 FP e un basso numero di VP (max specificità con elevati FN);
A
• Le curve (ROC) consentono di valutare come cambiano sensibilità e specificità al variare del cut-off selezionato.
• Permettono di definire il “cut-off point” migliore, quello che minimizza gli errori diagnostici
Curva ROC
• spostando verso sinistra il cut-off si riduce la specificità con incremento dei FP
Curva ROC
• e aumento dei VP
Curva ROC
• spostando ancora a sinistra il cut-off si avrà aumento FP
Curva ROC
• e aumento di VP (max sensibilità con aumento FP)
Curva ROC e scelta del cut-off point
la freccia verde indica il punto discriminante che minimizza la frequenza degli errori diagnostici.
= punto in cui la tangente alla curva presenta un coefficiente angolare di 1 (inclinazione a 45° sull’ascisse)
Scelta della soglia del valore di colesterolemia discriminante per l'ipercolesterolemia familiare (FH).
Distribuzione dei livelli di colesterolo sierico in un gruppo di soggetti normali ed in un gruppo di eterozigoti per FH
Curva ROC e potere diagnostico dei test
• Utilizzata anche per confrontare nello stesso grafico differenti test diagnostici
• Il potere diagnostico di ciascun test è espresso dall’area sotto la curva (AUC, area under the curve)
– AUC = 1 test discrimina perfettamente sani e malati – AUC = 0.5 test non informativo – AUC tra 0.5 e 1 potere diagnostico
che si accresce proporzionalmente
Cut-off point o soglia discriminante
• Altri fattori intervengono nella scelta del valore discriminante fra popolazione sana e malata:
– distribuzione delle due popolazioni
– caratteristiche della malattia da diagnosticare inclusa la sua evoluzione e la sua gravità – possibilità di terapia
– costi della diagnosi
• Tali fattori condizionano le necessità di sensibilità e specificità di un test clinico con conseguente spostamento del “cut-off point”.
QUANDO E PERCHÉ SCEGLIERE TEST SENSIBILI O SPECIFICI ???
Test sensibili in epidemiologia clinica
ridurre il numero di FN aumentando quello dei FP
• Un test sensibile dovrebbe essere scelto quando le conseguenze di una mancata diagnosi sono particolarmente gravi (diagnosi precoce di malattie ad esito mortale, che possono essere efficacemente curate).
Accettabile un alto numero di FP
• I test sensibili sono utili anche durante il processo diagnostico iniziale, al fine di ridurre l’ampio ventaglio di possibilità (diagnosi differenziale).
In tal caso, il test sensibile viene applicato soprattutto allo scopo di escludere una o più malattie.
• Infatti, un test sensibile è di maggior aiuto al clinico quando fornisce un risultato negativo.
Test specifici in epidemiologia clinica
ridurre il numero di FP aumentando quello dei FN
Un test specifico è particolarmente utile:
• per ridurre i FP quando la prevalenza della malattia è alta
• quando il risultato falso positivo risulta particolarmente
dannoso (sotto l'aspetto organico, emotivo ecc.).In sostanza, un test molto specifico è di maggior aiuto al clinico
quando fornisce un risultato positivo.
Valore predittivo
Il VP rappresenta la probabilità di essere affetti dalla malattia in caso di risultato positivo al test (VPP) o la probabilità di
essere sani in caso di risultato negativo al test (VPN).
Sarò un positivo vero ?
Sarò un positivo falso ?
Sono risultato test positivo
Sarò un negativo vero ?
Sarò un negativo falso ?
Sono risultato test negativo?
Valore predittivo
A. popolazione selezionata in cui è noto il numero di sani e malati
B. popolazioni generali non selezionate in cui il numero di sani e malati è noto solo in termini epidemiologici (prevalenza della malattia)
Il VP di un test diagnostico va considerato in 2 diversi contesti:
Contesto pratico di interesse Valutazione delle caratteristiche di
un test di laboratorio
VPP = VP + FP VP x100
VPN = VN + FN VN x100
Calcolo del VP- Contesto A
FN
FN
Calcolo del VP- Contesto B
Si utilizza il teorema di Bayes che si basa:
sulla prevalenza della malattia sulla sensibilità del test
sulla specificità del test
(prevalenza) (sensibilità)
(prevalenza) (sensibilità)+ (1-prevalenza) (1-specificità)
VPP =
Probabilità a priori della presenza di malattia = prevalenza
Probabilità a priori dell’assenza di malattia = prevalenza di non malattia = 1-prevalenza Probabilità della presenza di malattia per un certo valore analitico osservato = sensibilità Probabilità che il test dia un risultato negativo in assenza di malattia = 1- specificità
La base teorica del teorema di Bayes è complessa, ma ci consente di raggiungere conoscenze non raggiungibili in altro modo
• supera la logica dicotomica del test (malato-sano) dato dal valore discriminante del “cut-off point”
• dimostra la centralità della prevalenza della malattia (probabilità a priori)
• consente di esprimere in termini probabilistici la presenza di malattia per un certo valore del test (probabilità a posteriori)
Essenziale per capire come un test possa modificare le probabilità a priori della malattia
VP e Prevalenza
Confronto fra popolazioni con diversa prevalenza di malattia
I risultati sono stati ottenuti applicando un medesimo test con sensibilità e specificità del 90% a due ipotetiche popolazioni di 100 individui ciascuna, con una prevalenza della malattia in esame rispettivamente del 10% e del 50%.
• La prevalenza della malattia ha un peso rilevante nel calcolo del valore predittivo
Influenza della variabilità analitica e
preanalitica sulla potenza diagnostica di un test
AB= in assenza di variabilità analitica e preanalitica
A’B’= in presenza di una variabilità analitica determinata
Per aumentare il valore predittivo occorre ridurre l’imprecisione analitica
RAPPORTO DI VEROSIMIGLIANZA (LIKELIHOOD RATIO)
• Il rapporto di verosimiglianza (likelihood ratio, LR), sia di tipo positivo che negativo (LR+ e LR-), è un’altra misura della prestazione di un test che supera l’interpretazione dicotomica (SI/NO).
• Integra positività del test e intensità del segnale ed esprime quante volte è più probabile osservare un determinato risultato in presenza di malattia rispetto alla probabilità di osservare lo stesso risultato in
assenza di malattia.
• Essendo un rapporto fra Sensibilità e Specificità, non varia in
popolazioni diverse e non risente della prevalenza della malattia.
LR+ rettifica la previsione e la trasforma in probabilità post-test.
LR+ vanno presi in considerazione quando sono nel range di 2 o più, e sono utili dal punto di vista clinico quando sono maggiori di 5.
Un test con un LR+ di 24 significa che un risultato positivo del test è 24 volte più probabile che provenga da un soggetto affetto dalla
condizione in esame piuttosto che da un soggetto non affetto.
Contributo dell’interpretazione diagnostica dei test all’outcome del paziente
• Gli argomenti di logica diagnostica del test interessano sia clinici che laboratoristi.
• Il medico richiede un test per il suo paziente al fine di ridurre il livello di incertezza diagnostica, prognostica, terapeutica.
• Il laboratorio dovrà fornire non soltanto un numero, ma l’insieme di tutte le informazioni che possono facilitare la migliore utilizzazione del test.
• La soddisfazione del cliente (medico-paziente) è prevista dalle norme ISO 9000 per tutti i prodotti o processi di laboratorio
.
…. il referto interpretativo unico mezzo per consegnare al clinico l’effettivo prodotto di laboratorio
Medicina di laboratorio approccio “Evidence Based” (Buona pratica certificata)
• Coscienzioso, esplicito e giudizioso uso dei test di Medicina di Laboratorio per assistere la formulazione delle decisioni riguardanti la cura dei singoli pazienti.
• Ricerca evidenze scientifiche per il miglioramento dei test stessi e del processo complessivo: analisi delle fonti di variabilità, della performance analitica, della performance clinica.
• Feed-back del processo in base alla valutazione degli effetti
Quesito Medico
Ricerca evidenze disponibili per il miglioramento del test
uso dei “database” o algoritmi comuni
Valutazione critica
evidenze raccolte Esecuzione del test
Valutazione delle decisioni e degli effetti conseguenti all’integrazione del dato di laboratorio nel processo clinico
Auditing
Modifica pratica
insoddisfacente
soddisfacente
Se aumenta la resa informativa del test migliora il risultato per il paziente!!!
Riepilogo dei fattori che concorrono alla qualità dei dati di laboratorio
Scelta appropriata del test di laboratorio per il particolare tipo di patologia
Conoscenza e controllo delle variabili pre-analitiche che possono influenzare il dato
Traguardi analitici (precisione ed accuratezza) misurati attraverso il CQI e la VEQ
Criteri di utilizzo clinico (sensibilità, specificità, potere predittivo, rapporto di verosimiglianza)
Tempi di risposta
Sensibilità= a/(a+c) Specificità= d/(b+d)
VPP= a/(a+b) (probabilità a posteriori) VPN= d/(c+d)
Efficienza= (a+d)/(a+b+c+d)
Likelihood Ratio = Sensibilità/(1-Specificità)
Malati sani tutti
Test + Test -
a c
b d
a+b c+d
tutti a+c b+d a+b+c+d
Ricapitolazione del calcolo delle principali caratteristiche diagnostiche del test
(1395)
(2142) (475)
(713)
VERIFICA
Calcolare sensibilità, specificità, VPP.