2 -‐ MATERIALI E METODI
2.1 -‐ AREA DI STUDIO
L’area di ipotetico impianto del campo eolico è quella denominata Mortaiolo, situata in comune in Collesalvetti (Li), non lontano dalla frazione di Guasticce (Figura 9).
Figura 9: Vista satellitare dell’area di studio (cerchiata in rosso).
Come si può evincere dalla Figura 10, l’area risulta essere non lontana da due siti della rete Natura 2000, e precisamente il SIC Padule di Suese (o della Contessa) e Biscottino (Codice BioItaly IT5160001), e il SIC Selva Pisana (IT5170002) rispettivamente SIR-‐47 e SIR-‐62. Il Padule di Suese e quello di Biscottino sono distanti rispettivamente 5000 m e 2500 m dall’area di studio. Ai fini della V.I. deve essere presa in considerazione un’area che va necessariamente oltre gli stretti confini dell’insediamento del campo eolico in considerazione della contiguità ecologica e funzionale che quest’ultima viene ad avere con le due aree della rete Natura 2000.
In particolare per la componente avifaunistica verranno prese in considerazione le segnalazioni di specie comunque avvistabili in questo contesto allargato, che comprende l’area interposta tra i SIC su menzionati e l’area di impianto medesima. Questa zona si presenta percorsa da una serie di infrastrutture (Autostrada A22, SGC Fi-‐Pi-‐Li, SS-‐555 tra le principali) in un paesaggio di carattere agrario con lembi di foresta planiziale ed impianti recenti, in un contesto di generale antropizzazione.
Figura 10: Cartografia della piana pisano-‐livornese con evidenziati in blu il SIC-‐ZPS -‐47 “Padule di Suese e Biscottino” e in bordeaux il comprensorio del SIC “Selva Pisana”. Cerchiata in rosso, l’area di studio.
2.2 – METODOLOGIE
L’area di ipotetica localizzazione dell’impianto del parco eolico risulta essere esterna ai confini di aree Natura 2000. Tuttavia si presenta con queste in larga continuità ecologica, in particolare per le vaste ramificazioni del reticolo idrico superficiale che può verosimilmente espandere le aree usate in differenti momenti del ciclo biologico da una classe di Vertebrati estremamente vagile quali sono gli uccelli. Le connessioni ecologiche determinano inoltre un espandersi di associazioni vegetali oltre i confini determinati a suo tempo per le aree “Natura 2000”.
In una situazione di questo tipo, considerando soprattutto gli impatti delle diverse fasi di cantierizzazione, esercizio e ripristino ambientale, le componenti floro-‐faunistiche potenzialmente ricadenti nell’area debbono essere soggette ad una indagine conoscitiva tanto da mettere in evidenza sia formazioni vegetali potenzialmente in pericolo, specialmente nelle fasi di cantierizzazione delle opere, sia le superfici stabilmente occupate dalle stesse .
L’area nel suo complesso è stata fortunatamente oggetto di ripetute e pluriennali indagini sia di carattere floristico che faunistico, ed è da considerare quindi sotto questi aspetti bene conosciuta. Tutto questo rappresenta un vantaggioso punto di partenza per la realizzazione della V.I., ovviamente attraverso ulteriori approfondimenti che possano accertare l’attuale presenza di specie di uccelli di interesse conservazionistico nell’area, ovvero di quei gruppi di
uccelli di cui la legislazione regionale toscana ritiene necessario di appurare la effettiva presenza (vedi tabella 3).
Gli steps metodologici che sono stati seguiti sono sintetizzabili nel modo seguente:
1-‐ analisi bibliografica di lavori che si riferiscono a ricerche floro-‐vegetazionali e faunistiche dell’area di studio;
2-‐ analisi di banche dati ornitologiche relative alla segnalazione di specie per l’area;
3-‐ ricerche specifiche di campo per approfondimenti conseguenti a quanto risultante dai due punti precedenti.
Data l’importanza naturalistica del sito, per la realizzazione del punto due è stata seguita una via originale di indagine sfruttando i records presenti nella banca dati del C.O.T. (Centro Ornitologico Toscano), in modo da comporre una lista delle osservazioni ornitiche comunque fatte nell’area di riferimento. Sono cosi stati consultati oltre 8300 records informatizzati in un database dell’avifauna del sito, che copre il periodo 1974-‐2004. La sua redazione ha permesso di concentrare le indagini di campo sulle specie di maggior interesse conservazionistico là segnalate. Sempre per la parte ornitologica si è fatto specifico riferimento a una serie di contributi bibliografici relativi alle conoscenze ornitologiche sull’area, contenute in varie proposte e progetti inediti presentati ad amministrazioni locali (Arcamone et al. 1978; Meschini et al. 1980; Barsotti 1988), ed inoltre ai contributi di Arcamone e Puglisi (2006, 2008) relativi ad osservazioni estemporanee contenute nella Cronaca Ornitologica Toscana 1992-‐2007.
Per ciò che concerne le conoscenze floristico-‐vegetazionali, ci si è riferiti a Tomei (1982); Tomei et al. (2001), nonché a Ruggeri (2004) in particolare per quanto riguarda l’area di Suese.
Per quanto riguarda le indagini specifiche di campo tendenti a coprire anche il gap con la banca dati del C.O.T., sono state eseguite una serie di osservazioni sia in periodo di migrazione prenuziale, che di nidificazione, che di svernamento la cui metodologia è riportata ai paragrafi seguenti.
2.2.1 RILIEVI DI CAMPO SULL’AVIFAUNA
Nell’ottica di validare ed aggiornare i dati presenti nella banca dati del C.O.T. appena citati, è stato operato un piano di monitoraggio dei contingenti svernanti, nidificanti ed in migrazione prenuziale in accordo con le tecniche ritenute al momento più valide per la rappresentazione di tali comunità ornitiche.
I rispettivi periodi di rilievo, ammettono tecniche differenti, sfruttando le potenzialità date dai transetti dai punti di ascolto, nonché dalle osservazioni estemporanee o da punti di vantaggio, come più oltre specificato in premessa metodologica ai risultati ottenuti nei singoli periodi.
I rilievi di campo hanno interessato una superficie circolare del raggio di 3 km baricentrata sull’area del supposto impianto degli aerogeneratori, entro cui si sono estesi i rilevamenti, per una superficie di circa 28 km2 (d’ora innanzi indicata come “area di studio”). Ciò consegue a precise considerazioni di ordine popolazionistico, in quanto non esistono nell’area siti di nidificazione di Avvoltoi né di Aquile che avrebbero richiesto indagini su raggi chilometrici più
estesi, come suggerito da Atienza et al. (2008); analogamente l’area non è interessata da
“bottlenecks” migratorii per la sua localizzazione planiziale. In questo caso la superficie indagata si suppone garante della rappresentatività dei fenomeni faunistico-‐comportamentali degli uccelli nell’area.
A) Periodo di svernamento
Vista la prossimità del SIC “Padule di Suese e Biscottino” e la vocazione a zona umida dell’area presa in esame, seppur ormai fortemente antropizzata, si è cercato di incentrare il monitoraggio sui gruppi di specie legate in vario modo alle zone umide, con particolare attenzione verso i non-‐passeriformi.
I rilievi per il monitoraggio degli svernanti sono stati effettuati lungo 5 transetti dalla distribuzione casuale della lunghezza approssimativa di 1,5 km ripetuti in due diverse giornate comprese tra il 7 e il 21 di Gennaio (Figura 11). Tali transetti sono stati percorsi a piedi. La determinazione delle specie è avvenuta mediante il riconoscimento delle vocalizzazioni e, quando possibile, mediante l’osservazione attraverso l’utilizzo di strumenti ottici (binocolo Tosco 70x50 Field 7,1°).
Inoltre sono stati effettuati alcuni rilievi occasionali per monitorare la presenza di quelle specie che avrebbero potuto non essere registrate a causa dell’utilizzo di una metodologia non adatta (rapaci notturni, alcuni rallidi e caradriformi di difficile contattabilità).
Figura 11: Localizzazione dei transetti nell’area di studio.
B) Periodo di migrazione prenuziale
I rilievi per il monitoraggio della migrazione primaverile sono stati incentrati soprattutto sull’avvistamento dei grandi veleggiatori, con l’utilizzo di una metodologia adeguata, senza tralasciare tuttavia altre specie, migratrici e non.
Le osservazioni si sono svolte da punti di vantaggio, scegliendo alternativamente l’area in prossimità del ristorante Oasi Spondone di Guasticce (Coord. 43°34’53,55’’ N, 10°24’48,17’’ E) e la zona del cimitero di Guasticce (Coord. 43°35’15,48’’ N, 10°23’52,77’’ E) da cui si può avere una buona visione della piana sottostante. Le 15 giornate di monitoraggio (con circa 7 ore di osservazione ciascuna, per una durata complessiva di 102 ore di monitoraggio) sono state distribuite tenendo conto dei periodi verosimilmente caratterizzati da un maggior movimento migratorio. Nello specifico sono state effettuate 5 giornate di osservazione tra il 12 e il 22 Marzo 2012, in corrispondenza della migrazione del Biancone (Circaetus gallicus), che interessa alcuni tratti della Toscana settentrionale con concentrazioni di rilevanza nazionale, e 10 giornate distribuite tra il 15 di Aprile e il 15 di Maggio 2012 comprendenti i momenti dei picchi di passaggio per Rapaci migratori quali Falco di palude (Circus aeruginosus) e Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus).
C) Periodo di nidificazione
I rilievi sulle specie nidificanti si sono concentrati sul periodo compreso tra il 15 di Maggio e il 15 di Giugno 2012. In tale periodo sono state effettuate due visite (ripetute in 2 coppie di giorni consecutivi) a 19 punti di osservazione e ascolto distribuiti in un raggio di 3 km intorno al baricentro del previsto impianto eolico (Figura 12). Il raggio ragionevolmente coperto da ogni punto è stato stimato pari a circa 250 metri, con conseguente copertura di circa il 13% dell’area di studio considerata (28 km2). Le osservazioni si sono svolte a partire da mezz’ora dopo l’alba fino alle tre ore successive, considerando una permanenza di 10 minuti su ogni punto.
Figura 12: Localizzazione dei punti di ascolto nell’area di studio.
2.3 – INDAGINI CONOSCITIVE FLORO-‐FAUNISTICHE COLLEGATE
2.3.1 INQUADRAMENTO FLORISTICO-‐VEGETAZIONALE
Sotto questo punto di vista va tenuto conto della prossimità del sito di studio con l’area umida di Suese-‐Biscottino; questa è stata recentemente studiata da Ruggeri (2004, 2009) che ne riporta anche una lista floristica puntuale caratterizzata dalla dominanza di specie ad ampia diffusione alle quali si affianca un nucleo di specie tipiche di habitat palustre, di significato relitto, la cui potenziale espansione è fortemente legata all’assetto idraulico dei luoghi. Le formazioni vegetazionali che si possono riscontrare nell’area (Ruggeri 2009) sono:
-‐ Estensioni a prato umido -‐ Aree di canneto palustre
-‐ Nuclei (o siepi spontanee) arboreo-‐arbustivi igrofili -‐ Popolamenti localizzati di idrofite
-‐ Coltivi con vocazione a prato umido
con particolare riferimento all’area di Suese e Biscottino.
Le estensioni di prato umido, habitat segnalato in Allegato I della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) tra le associazioni vegetali definite di interesse comunitario, sono rappresentativi di popolamenti elofitici (cariceti, scirpeti, giuncheti), spesso siti di rifugio per specie di interesse geobotanico o entità relitte. Il canneto palustre, presente nei limitrofi padule del Biscottino e di Suese, è rappresentato da popolamenti di Phragmites australis (Cav.) Trin., affiancati in minor misura da facies a Typha angustifolia L. subsp. Angustifolia e T. latifolia L., Di forte interesse sono anche gli ultimi popolamenti arborei ed arbustivi di specie igrofile (Fraxinus oxycarpa Bieb., Populus sp. pl., Salix sp. pl., Tamarix sp. pl. e Ulmus minor Miller), rintracciati come singoli esemplari sporadici o in nuclei più rappresentativi legati ad estensioni di fragmiteti o in siepi spontanee di significato relittuale. Popolamenti molto limitati di idrofite sono stati rintracciati nelle zone di acque aperte nel Padule di Suese e nello stagno del Biscottino, oltre ad interessare stagionalmente numerosi canali del sistema di bonifica della zona e saltuarie zone ad allagamento stagionale. Le vaste estensioni di coltivi con forti potenzialità verso la ricolonizzazione spontanea da parte dei popolamenti di prato umido potrebbero rappresentare, in assenza di interventi antropici, aree importanti per il ripristino naturale di vegetazione palustre, oltre che per la sopravvivenza di specie strettamente legate ad habitat palustri. È infatti importante sottolineare la natura idrogeologica dei luoghi, caratterizzati -‐
nonostante i numerosi interventi antropici volti a contrastarla -‐ da una naturale tendenza ad allagarsi stagionalmente, favorendo il ricrearsi di tutte le condizioni necessarie alla ricostituzione della serie di habitat originari dell’area, tra cui l’habitat di prato umido, al quale sono strettamente legate numerose specie animali e vegetali. Tale tendenza all’allagamento stagionale, rende facilmente attuabile un processo di rinaturalizzazione, tramite una sorta di
“naturale ripristino idraulico”, volto alla ricostituzione delle comunità originarie dell’area.
La lista floristica include specie di interesse conservazionistico, inserite in allegato A della LR 56/00, quali Aster tripolium L., Carex elata All., Eleocharis palustris (L.) R. et S., Periploca graeca L. Quest’ultima specie lianosa, di grande interesse, relitto termo-‐igrofilo terziario, presente nel limitrofo SIR 47 Riserva Naturale Provinciale “Oasi della Contessa”, è segnalata nelle liste di protezione a livello nazionale e regionale: è difatti inserita nella categoria a minor rischio (LR) nella lista regionale e nella categoria vulnerabile (VU) nella lista italiana (Conti et al. 1992, 1997).
Specie Status Lista Rossa Toscana (Conti et al., 1997)
Periploca graeca L. LR
Lo stato di conservazione di tali specie è ovviamente legato al mantenimento degli habitat di riferimento, in parte già scomparsi, in parte in forte rarefazione, per la perdita di estensioni di prati umidi e fragmiteti, sostituite da terreni soggetti ad attività agricola ed industriale, e la modifica del contesto idraulico generale. L’alterazione degli habitat originari ha determinato un forte impoverimento a livello di entità segnalate nelle liste di protezione.
In particolare, la scomparsa delle fasce soggette a stagionale allagamento ha provocato la drastica riduzione dell’habitat di prato umido, classico luogo di rifugio per entità relitte o di notevole interesse geobotanico, oltre che per tutta una serie di specie igrofile. Il contingente più danneggiato è quello delle Idrofite, legato ad acque limpide e prive di inquinanti; per quanto riguarda le specie considerate igrofile in senso lato, che in passato costituivano vaste praterie ad alte erbe e giunchi (habitat tra l’altro soggetto a protezione, secondo la Direttiva 92/43/CEE), le entità rintracciate sono sopravvissute localizzandosi nei principali canali e nelle ultime estensioni di prati liberi da infrastrutture e non soggetti a coltivazione. Nelle liste floristiche pregresse è degna di rilievo la presenza di emergenze floristiche di reale interesse quali: Baldellia ranunculoides (L.) Parl., Oenanthe globulosa L., Ranunculus ophioglossifolius Vill., Utricularia australis R. Br., entità segnalate nelle liste di protezione, sia a livello regionale che nazionale.
Baldellia ranunculoides (L.) Parl., è segnalata come vulnerabile (VU) nella Lista Rossa Toscana e a maggior rischio (CR) in quella Italiana; Oenanthe globulosa L. come vulnerabile (VU) a livello regionale insieme a Ranunculus ophioglossifolius Vill.; Utricularia australis R. Br. è indicata come vulnerabile (VU) a livello regionale e come minacciata (EN) a livello nazionale.
Nel corso degli anni si è manifestata una graduale ed inesorabile rarefazione dell’habitat in questione, con sottrazione di centinaia di ha di prato umido, con conseguente perdita di biodiversità floristica e faunistica, in particolare a livello di avifauna stanziale, nidificante e migratrice.
2.3.2 -‐ LA CHIROTTEROFAUNA
I chirotteri dell’area di interesse sono senz’altro poco conosciuti; Agnelli et al. (Agnelli P., Vergari S., Guaita C., 2004. “La chirotterofauna della Tenuta di San Rossore (Pisa)”. Relazione all’Ente Parco Regionale di Migliarino-‐San Rossore-‐ Massaciuccoli, Pisa, pp. 65) hanno fornito un prezioso contributo sul complesso chirotterologico esistente in San Rossore che comprende una serie di dati storici ed una check-‐list relativa alle specie attualmente rinvenute nell’area della Tenuta di San Rossore. Tale contributo rappresenta di fatto l’unico elemento affidabile sulla presenza di chirotteri nell’area di interesse.
Lo studio è stato effettuato con l’utilizzo di bat detector e quindi il riconoscimento delle specie è avvenuto attraverso le loro emissioni ultrasonore. Una piccola parte è stata anche direttamente catturata. I dati storici si sono basati sull’esame di materiale conservato in collezioni museali e sulla limitata bibliografia disponibile inerente l’area di studio (Bigini e Turini, 1992). Tale ricerca ha permesso ad Agnelli e Collaboratori di elencare dieci specie segnalate e/o catturate tra il 1837 e il 1970. I siti di provenienza di tale materiale vanno dalla Tenuta di San Rossore stessa ad un generico “d’intorni di Pisa”, Filettole, Vecchiano, Rigoli, Moline di Quosa e dunque appaiono essere rappresentative delle presenze nell’intero
comprensorio pisano.
Per quanto riguarda le specie effettivamente rilevate da Agnelli et al. (2004) si rimanda alla tabella “specie storiche e attuali” (Tabella 4), ove vengono riportate per confronto anche le specie della “serie storica”. Come si può osservare delle dieci specie storiche solo la metà sono state riconfermate, mentre per le altre cinque non si sono avute evidenze di attuale presenza.
Tra queste ultime ritroviamo specie strettamente legate ad ambienti forestali, certamente oggi ridotti ed alterati rispetto allo scorso secolo. Peraltro sono state identificate otto nuove specie di cui una segnalata per la prima volta in Toscana, Pipistrellus pygmaeus, taxon recentemente descritto sulla base della massima frequenza di emissione dei suoi segnali di ecolocalizzazione.
Tra le specie presenti sia nella serie storica che attuale, di particolare interesse appare Myotis daubentonii, una specie strettamente legata a canali e specchi d’acqua sui quali sembra preferibilmente cacciare. Dall’analisi di frequenza lungo transetti prefissati, questa specie non appare tuttavia costituire una presenza rilevante, come si può osservare dalla Figura 13.
Tabella 4: Confronto tra le specie di Chirotteri segnalate dal lavoro di Agnelli et al., e i dati storici disponibili.
Figura 13: Frequenza complessiva di contatti nei transetti effettuati. Il totale di contatti identificati è 89. R.f.=
Rhinolophus ferrumequinum; M.e.= Myotis emarginatus; M.d.= Myotis daubentonii; M.b/m.= Myotis blythii vel M.
myotis; P.py.= Pipistrellus pygmaeus; P.p.= Pipistrellus pipistrellus; P.k.= Pipistrellus kuhlii; H.s.= Hypsugo savii; E.s.=
Eptesicus serotinus; N.n.= Nyctalus noctula; N.le.= Nyctalus leisleri; T.t.= Tadarida teniotis.
Dal punto di vista conservazionistico, tutte le specie di chirotteri italiani sono compresi negli allegati della Direttiva Habitat e della Convenzione di Berna. Per quanto riguarda in particolare Myotis daubentonii, non rappresenta specie minacciata nell’ambito della categorizzazione IUCN.