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5. COMMENTO TRADUTTOLOGICO 5. 1. Premessa

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XLVIII 5. COMMENTO TRADUTTOLOGICO

5. 1. Premessa

Al cospetto di due lingue come l’italiano e il francese, strettamente apparentate dal comune ceppo latino oltre che da due culture particolarmente vicine, spesso chi traduce tende a usare con troppa poca moderazione la libertà che invece gli è necessaria al fine di redigere un testo che risulti scorrevole nella lingua d’arrivo, poiché di frequente accade che in questa situazione il traduttore si senta legato, quasi ossessionato, come ipnotizzato dal lessico e dalle strutture morfosintattiche del testo di partenza, restandogli erroneamente fin troppo vicino.

J. P. Vinay e J. Darbelnet, nella loro Stylistique comparée du français et de l’anglais, individuano i sette procedimenti da adottare per eseguire una traduzione che sia il più corretta possibile; i primi tre, detti di “traduzione diretta”, sono il “prestito”, il “calco” e la “traduzione letterale”; gli altri quattro sono la “trasposizione”, la “modulazione”, l’ ”equivalenza” e l’ ”adattamento”, procedimenti detti di “traduzione obliqua” in quanto mettono in atto una variazione lessicale o morfosintattica, e talvolta anche un cambiamento di punti di vista.

È opinione molto diffusa che la traduzione dal francese all’italiano, e viceversa, sia un semplice gioco di sostituzione di termini dal momento che si tratta di due lingue vicine, e gli stessi Vinay e Darbelnet sostengono che in essa si verifica, più di ogni altro passaggio traduttivo, una gran percentuale di traduzione letterale; eppure non sempre quest’ultima dà vita a un testo corretto e soprattutto idiomatico, basti pensare alle insidie dei faux-amis, ai malintesi che dunque possono nascere da una sinonimia soltanto in parte apparente, o alle strutture

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sintattiche peculiari di una lingua che non sempre è possibile ricalcare, come accade per le mises en relief e le proposizioni con il y a […] que.

In realtà, come cercherò di dimostrare in seguito, la traduzione letterale non è poi un fenomeno così ricorrente nel passaggio dal francese all’italiano (e viceversa): le frasi che conservano la stessa forma sono rarissime, a causa, per esempio, della predilezione del francese per la costruzione nominale, in italiano fenomeno recente e di portata decisamente limitata; per la sua reticenza nell’utilizzo di superlativi, diminutivi, vezzeggiativi, peculiari invece della lingua italiana; per l’organizzazione stessa della frase francese, caratterizzata, a certi livelli e in certi registri, da un ordine piuttosto rigido, da un ordine progressivo, Soggetto-Verbo, l’ordo naturalis, laddove l’italiano risulta invece godere di maggiore libertà, facendo molto spesso anche ampio uso dell’ordine regressivo, Verbo-Soggetto, l’ordo artificialis.

5.2. Traduzione diretta

Si parla di “traduzione diretta” in quanto i procedimenti che sono di seguito esaminati corrispondono a vere e proprie operazioni traduttive, a operazioni che riproducono “in maniera diretta” il messaggio della lingua di partenza in quella di arrivo.

Prestito

Il “prestito” è ‘ una parola che una lingua accoglie da un’altra senza tradurla ’: di fronte a una lacuna, in genere metalinguistica, per esempio di fronte a una tecnica nuova, a un concetto sconosciuto o peculiare di una cultura, si sceglie di

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utilizzare il termine presente nel testo originale, creando talvolta un certo effetto stilistico, oppure introducendo soltanto del colore locale1.

Nel corso della traduzione del romanzo, è possibile notare l’utilizzo di alcuni prestiti, ormai entrati di diritto a far parte del lessico italiano; è il caso di parole come trompe-l’œil ed équipe:

p. 22: […] il travaille là où il vit, il fait du trompe-l’œil, de la peinture décorative en équipe.= […] pratica il trompe-l’œil, della pittura decorativa di gruppo.

p. 72: Il fait un métier dont je ne soupçonnais même pas l’existence, il réalise des trompe-l’œil, restaure des églises, décore des hôtels particuliers ou des bateaux, il a du talent, j’admire son travail.= Fa un mestiere di cui non supponevo nemmeno l’esistenza, realizza trompe-l’œil, restaura chiese, decora palazzi privati o imbarcazioni, ha talento, ammiro il suo lavoro.

Trompe-l’œil è una voce che dunque resta invariata in italiano: assieme all’attività, ovvero assieme alla pittura decorativa che crea, attraverso la prospettiva, la terza dimensione, è importata anche la sua stessa denominazione, non adattata al nuovo sistema fonetico e perciò riconoscibile ancora come prestito non integrato; essa tuttavia entra a far parte del lessico della lingua italiana, e precisamente di un suo sottocodice, quello artistico.

Anche il sostantivo équipe è un prestito non integrato, anche se di uso decisamente più comune, e lo si ritrova di frequente nel corso della traduzione: p. 22: […] de la peinture décorative en équipe. = […] della pittura decorativa in di

gruppo.

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p. 48: Je suis très triste, vraiment très triste de quitter toute l’équipe qui s’est occupée de notre fille. = Sono molto triste, davvero molto triste di lasciare tutta l’équipe che si è occupata di nostra figlia.

p.73: Il faut donc que notre fille change d’équipe. = Occorre dunque che nostra figlia cambi équipe.

p. 96: […] mais l’équipe médicale désirait attendre son opération. = […] ma l’équipe medica vorrebbe aspettare l’operazione.

p. 97: […] dans une petite école juste à côté de Paris, dans laquelle le directeur, les professeurs et toute l’équipe acceptent l’arrivée de ma fille […]. = […] in una piccola scuola proprio vicino a Parigi, nella quale il direttore, i professori e tutto il

personale accettano l’arrivo di mia figlia.

p. 102: […] nous allons chercher un collège et une nouvelle équipe de rééducateurs dans Paris. = […] andiamo a cercare una scuola media e un nuovo

personale di rieducatori a Parigi.

Nel tentativo di rimanere il più fedele possibile al testo di partenza, utilizzando come in quest’ultimo un solo e unico termine, l’idea iniziale sarebbe stata quella di mantenere la parola francese équipe, dal momento che in alcuni casi (p. 48, 73, 96) essa sarebbe stata tradotta adottando il termine inglese staff, e negli altri utilizzando il termine italiano squadra (p. 22, 97, 102). Ad ogni modo si può notare che il termine équipe è impiegato ogni volta in riferimento ad ambiti specifici, come quello artistico del trompe-l’œil, per far riferimento al gruppo di persone che pratica i restauri, o come quello medico, per far riferimento all’insieme del personale che si prende cura dei bambini appena nati, o ancora come quello scolastico, per il quale il termine équipe si riferisce al corpo docenti vicino alla bambina. Anche se può apparire un prestito superfluo, in un certo qual modo (nella fattispecie nei casi a p. 48, 73, 96) esso è giustificato dal prestigio

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che esso stesso, probabilmente in quanto parola straniera, è in grado di trasmettere e dalla sua connotazione più raffinata, che maggiormente si addicono a un settore come quello medico. Nei restanti casi conservare il termine francese avrebbe dato luogo a enunciati poco idiomatici per l’italiano, per cui si è preferito abbandonare l’ipotesi di un unico corrispondente equivalente al il termine francese.

Calco

Il “calco” è il ‘ prestito di un sintagma straniero con traduzione letterale dei suoi elementi ‘; esistono calchi semantici (calques d’expression), quando una parola della lingua d’arrivo acquisisce il significato di una parola straniera, e calchi strutturali o sintattici (calques de structure), i quali si formano copiando, con elementi indigeni, una parola composta o un’unità polirematica2. Nel romanzo sembrano non esser presenti esempi riconducibili a questi casi, anche perché esistono calchi ormai “anziani”, facenti parte da tempo del lessico italiano e dunque non percepiti più come tali; i calchi invece introdotti di recente hanno maggiore visibilità.

Ma esempi di calco si riscontrano anche nelle traduzioni delle mises en relief e delle proposizioni con il y a […] que, rese in italiano mediante la frase scissa e il costrutto del c’è presentativo, strutture tipiche della sintassi marcata del parlato dell’italiano attuale, a lungo stigmatizzate dalla norma grammaticale poiché individuate come costrutti francesizzanti.3 Di seguito sono riportati i casi in cui si verifica tale calco e i casi in cui, invece, i costrutti non sono ricalcati.

2 J. P. VINAY- J. DARBELNET, Stylistique comparée du français et de l’anglais. 3

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p.10 : C’est donc en nous faisant rire que mon père nous apprend la mort de notre chien […] = È dunque facendoci ridere che mio padre ci comunica la morte del nostro cane […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa. p. 11: […] c’est comme ça que nous allons tenter d’aborder tous les épisodes plus compliqués de la vie. = […] in questo modo cercheremo di approcciare tutti gli episodi più complicati della vita; mise en relief resa con focalizzazione tramite ordine sintattico.

pp. 12-13: Pourtant c’est pendant cette phase de « bonheur qui devrait être immense » que je commence à me sentir angoissée. = Eppure è durante questa fase di « felicità che dovrebbe essere immensa » che comincio a sentirmi angosciata; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 16: […] c’est la première fois que l’on m’emmène à l’hôpital à cause de lui. […] C’est surtout la première fois que mon père est témoin de se qui se passe […] = […] è la prima volta che mi portano all’ospedale a causa sua. […] È soprattutto la prima volta che mio padre è testimone di quello che succede […]; in entrambi i casi, la mise en relief è mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 18: C’est à travers lui que je les contredis […] = È attraverso lui che li contraddico […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa. p. 18: […] c’est peut-être contre eux que je me bats. = […] è forse contro di loro

che mi batto; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 20: […] c’est moi qui vais vers les producteurs […] = […] sono io che vado verso i produttori […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa. p. 20: C’est parce qu’il ne veut pas m’accompagner au mariage d’une amie que j’y rencontre mon futur mari […] = È perché non mi vuole accompagnare al

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matrimonio di una mia amica che qui incontro il mio futuro marito […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 26: C’est enceinte de deux mois, dans le cabinet d’une autre écographiste, que j’apprends que j’attends cinq bébés. = Incinta di due mesi, nello studio di un’altra ecografista, vengo a sapere che aspetto cinque bambini; mise en relief resa con focalizzazione tramite ordine sintattico.

p. 34: C’est au fur et à mesure, jour après jour, qu’on s’aperçoit que ça va durer […] = Solo man mano, giorno dopo giorno, ci accorgiamo che la cosa durerà […]; mise en relief resa con focalizzazione tramite ordine sintattico.

p. 39: […] c’est en pensant au pire que je me force à me sortir de cet état de désespoir profond. = […] è pensando al peggio che mi sforzo di tirarmi fuori da questo profondo stato di disperazione; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 41: C’est par téléphone que j’apprends à ma sœur la mort de mon petit garçon. = È per telefono che comunico a mia sorella la morte del mio bambino; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 41: C’est mon père qui va s’occuper de toute l’organisation […] = Sarà mio padre a occuparsi di tutta l’organizzazione […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa, cosiddetta « implicita ».

p. 44: D’abord, donc, les soins intensifs, c’est là que nous avons le droit de la prendre […] = Prima, dunque, le cure intensive, è in quel momento che abbiamo il diritto di prenderla […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 45: Ensuite, elle va aller dans une pièce plus calme pendant un mois, c’est là qu’un matin je passe devant sa couveuse. = In seguito, andrà in una stanza più

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tranquilla per un mese, è là che una mattina passo davanti alla sua incubatrice; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 45: […] c’est ma fille qui est dans sa chambre […] = […] si tratta di mia figlia nella sua camera […]; costrutto francese non propriamente mantenuto.

p. 46: C’est quand elle est à la « casbah » que mes parents […] = Una volta alla « casbah » i miei genitori […]; costrutto francese non propriamente mantenuto. p. 48: C’est ici que sont les personnes qui le connaissent […] = Qui ci sono le persone che lo conoscono […]; mise en relief resa con focalizzazione tramite ordine sintattico.

p. 54: C’est aussi à cette période que notre fille commence à moins bien manger. = È anche in quel periodo che nostra figlia comincia a mangiare meno bene; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 57: C’est ainsi que je vais penser pendant pas mal d’années. = È così che penserò per molti anni; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 60: […] il n’y a que nous ou notre entourage proche qui savons […] = […] soltanto noi o la nostra cerchia ristretta sappiamo […]; costrutto francese reso con focalizzazione tramite ordine sintattico.

p. 71: […] c’est à cause de moi qu’elle fait une allegie […] = è per colpa mia se ha un’allergia […]; mise en relief mantenuta anche se priva delle caratteristiche strutturali di frase scissa.

p. 76: […] c’est pendant ces vacances que je me dis que c’est fini […] = […] è durante quelle vacanze che mi dico che è finita […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

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p. 77: […] il n’y a que lui qui comprend sa souffrance […] = […] c’è solo lui che capisce la sua sofferenza; costrutto mantenuto mediante l’utilizzo del c’è presentativo.

p. 78: C’est quand je suis au bureau qu’un de nos amis […] = È quando sono in ufficio che uno dei nostri amici […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 79: C’est pendant des vacances en Corse que je décide […] = È durante le vacanze in Corsica che decido […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 84: Il n’y a que l’amour que nous éprouvons l’un pour l’autre, mon ami et moi, qui peut nous aider […] = Solo l’amore che proviamo l’uno per l’altra, il mio compagno e io, ci può aiutare […]; costrutto francese reso con focalizzazione tramite ordine sintattico.

p. 84: Il n’y a que mon oncle, encore mon oncle, toujours le même, qui un jour leur répond […] = C’è solo mio zio, ancora mio zio, sempre lo stesso, che un giorno risponde loro […]; costrutto mantenuto mediante l’utilizzo del c’è presentativo.

p. 84: […] c’est moi qui suis forte […] = […] sono io che sono forte […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 85: C’est donc seule que j’apprends […] = È dunque da sola che vengo a sapere […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego frase scissa.

p. 85: C’est seule aussi que je l’accompagne […] = È sempre da sola che l’accompagno […] ; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

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p. 88: Je crois que c’est à neuf ans que le fils […] = Credo sia a nove anni che il figlio […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 88: C’est quand elle a sept ans, un été, en vacances, que la fille […] = È a sette anni, un’estate, in vacanza, che la figlia […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

pp. 88-89: C’est juste avant de tenter une greffe du foie qu’on pratique une intervention qui réussit enfin = È solo prima di tentare un trapianto di fegato che praticano un intervento che alla fine riesce; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 89: Chez nous, c’est la fille aînée de mon mari qui est « différente » […] = A casa nostra è la primogenita di mio marito a esser diversa […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa, cosiddetta « implicita ».

p. 90: C’est vous qui décidez […] = È Lei a decidere […]; mise en relief mantenuta mediante frase scissa, cosiddetta « implicita ».

p. 94: Ce sont eux qui lui confectionnent sa « table-lit » […] = Sono loro che le costruiscono la sua «tavola-letto» […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 105: Ça n’est qu’en troisième qu’ils sont séparés […] = Solo l’ultimo anno sono separati […]; mise en relief resa con focalizzazione tramite ordine sintattico. p. 106: […] c’est moi qui lui communique mes peurs. = […] sono io a trasmetterle le mie paure; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa, cosiddetta « implicita ».

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p. 108: Et c’est elle, le quatrième, qui me dit […] = Ed è lei, il quarto giorno, a dirmi […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa, cosiddetta « implicita ».

p. 109: Il y a aussi les jeux vidéo qui l’occupent une bonne partie du temps […] =

Ci sono anche i videogiochi che la tengono occupata per buona parte del tempo;

costrutto mantenuto mediante l’impiego del c’è presentativo.

p. 109: Pourquoi c’est lui qui n’avait pas survécu. = Perché era lui a non esser sopravvissuto; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa, cosiddetta « implicita ».

p. 109: C’est le temps que j’y ai passé et ma fille qui m’y ont aidée. = È il tempo che ci ho passato e mia figlia che mi hanno aiutato; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 113: […] c’est moi qui dois l’appeler […] = […] devo essere io a chiamarla; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 114: C’est la première fois qu’une personne handicapée qui a vingt-neuf ans, mais qu’elle trouve tout de même jeune, lui donne des conseils. = È la prima volta che una persona disabile che ha ventinove anni ma che lei trova comunque giovane, le dà dei consigli; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

p. 114: […] c’est ça qui a une grande importance […] = […] è questo ad avere una grande importanza […]; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa, cosiddetta «implicita».

p. 130: […] il y a les départs en colonie qui sont pour moi invivables […] = […] sono le partenze in colonia a essere per me invivibili […]; costrutto reso con focalizzazione tramite ordine sintattico.

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p. 132: […] c’est pour ça que je suis restée moyenne. = […] è per questo che sono rimasta una persona media; mise en relief mantenuta mediante l’impiego di frase scissa.

Traduzione letterale

Può accadere spesso che il passaggio dalla lingua di partenza a quella di arrivo avvenga in maniera precisa, puntuale, in quanto il messaggio da tradurre poggia o su categorie parallele, ovvero gode di parallelismo strutturale, oppure su concetti paralleli, e dunque gode di parallelismo metalinguistico4. In tal caso la “traduzione letterale”, o “traduzione parola per parola”, è il procedimento a cui si fa immediatamente ricorso e con il quale si perviene a un testo, nella lingua d’arrivo, contemporaneamente corretto e idiomatico. Come già detto precedentemente, gli esempi sono numerosi nel passaggio dal francese all’italiano, lingue della stessa famiglia e della stessa cultura5, e nel corso di questa traduzione si ricorre molto spesso a tale procedimento, in grado di infondere nel traduttore una sensazione ancora più profonda di fedeltà al testo.

5.3. Traduzione obliqua

Tradurre significa rispettare il testo di partenza sia nel senso sia nello stile; quest’ultimo, infatti, non deve essere eccessivamente trascurato, malgrado più importante sia riprodurre il messaggio della lingua di partenza nella sua complessità, con un equivalente più vicino e naturale alla lingua d’arrivo6. Talvolta per perseguire un simile scopo occorre dimenticare per un attimo le caratteristiche della lingua di partenza e abbandonare quei costrutti che ci legano a un modo di pensare e di esprimerci che risultano non essere tipici della lingua d’arrivo, e calarci invece completamente in quest’ultima. Vinay e

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J. P. VINAY - J. DARBELNET, Stylistique comparée du français et de l’anglais.

5 Ibidem 6

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Darbelnet sostengono che la trasposizione e la modulazione siano i procedimenti traduttivi più ricorrenti tra i quattro da essi presi in considerazione per quanto riguarda la traduzione obliqua, e nella maggior parte dei casi, privilegiata risulta essere la trasposizione.

Trasposizione

La “trasposizione” è il ‘ procedimento attraverso il quale un elemento della frase cambia categoria grammaticale ’; si sostituisce una parte del discorso con un’altra senza cambiare il senso del messaggio7. Tale operazione è molto frequente anche all’interno di una medesima lingua, in cui però, la preferenza di una forma piuttosto che un’altra è legata a ragioni stilistiche, a differenze di registro.

Si è soliti distinguere la trasposizione locale dalla trasposizione a catena. La prima è interna a una stessa categoria grammaticale:

es.: p. 57: précisément = con precisione ( trasposizione avverbio/nome ) Le seconda si verifica quando una trasposizione ne provoca un’altra:

es.: p. 16: je me suis plusieurs fois retrouvée physiquement blessée = mi sono ritrovata più volte ferite sul corpo ( trasposizione verbo/nome; avverbio/nome ).

Di seguito sono riportati altri esempi ancora di trasposizione a catena presenti nella traduzione:

p. 30: très rapidemente = con molta rapidità ( trasposizione avverbio/aggettivo; avverbio/nome )

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p. 39: assez rapidement = con molta rapidità ( trasposizione avverbio/aggettivo; avverbio/nome)

Trasposizione delle parti del discorso Trasposizione gruppo verbale/verbo

Come già accennato inizialmente e come è sostenuto da J. Podeur in La pratica della traduzione. Dal francese all’italiano e dall’italiano al francese, nella frase francese è preponderante l’uso del sostantivo, al quale viene chiesto spesso di sostituire il verbo; per questo motivo sono abbandonati molti verbi che, sdoppiati, si trasformano in verbi a significato zero accompagnati da un sostantivo carico dell’intero significato. Di seguito sono riportati alcuni esempi: p. 12: je n’ai pas le souvenir = non ricordo

p. 13: […] et donne naissance = […] e fa nascere p. 19: je fais le choix = scelgo

p. 23: à faire la fête = per festeggiare

p. 46: mes parents ont l’autorisation = i miei genitori sono autorizzati p. 47: ils lui font des câlins = la coccolano

p. 50: […] ce que l’on a la possibilité de faire avec elle = […] quello che possiamo fare con lei

p. 68: prendre la décision = decidere

p. 84: je prends de plus en plus de plaisir = mi diverto sempre di più p. 122: […] ont une appréhension = […] sono apprensivi

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p. 123: […] qu’elle a conscience = […] di esser consapevole

Si hanno anche casi in cui da un semplice sostantivo o da un gruppo nominale francese si passa al verbo italiano, più propenso a descrivere una situazione sottolineandone il movimento, ovvero visualizzandola attraverso l’uso del verbo, come lo mostrano i seguenti esempi:

p. 17: je mets toute mon énergie à expliquer = metto tutta l’energia che ho per spiegare

p. 29: pendant la traversée = mentre attraverso p. 36: le plus souvent possible = appena possono p. 91: pendant le repas = mentre mangiamo

p.122: une fois depuis sa naissance = una volta da quando è nata p. 128: […] que c’était moi dans le reflet = […] che ero io quella riflessa p. 134: Plus jeune […] = Quando ero più giovane […]

Ad ogni modo, Moyenne sembra dimostrare che vi siano anche numerosi casi in cui dal verbo francese risulta più scorrevole passare all’utilizzo di un nome italiano, contraddicendo dunque l’affermazione iniziale:

p. 10: à espérer = nella speranza

p. 17: tout ce qui me vient d’eux = tutto quel che è di loro provenienza p. 19: je me tais = resto in silenzio

p. 22: je dois être allongée = devo stare a riposo

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p. 42: C’est généreux de faire ça = È generoso da parte sua

p. 46: On rentre = Il ritorno ( Si tratta, nel caso specifico, del titolo di uno dei capitoli del romanzo, per cui l’utilizzo di un sostantivo anziché di un’espressione verbale si addice maggiormente ).

p. 50: Toutes ces explications me sécurisent = tutte queste spiegazioni mi danno

sicurezza

p. 52: je décide aussi de retourner travailler = decido anche di tornare al lavoro p. 56: […] en attendant […] = […] in attesa […]

p. 56: […] des six mois d’hôpital qui ont précédé = […] dei precedenti sei mesi d’ospedale

p. 90, 111: en espérant = […] nella speranza

p. 60: j’avoue n’en avoir jamais rêvé = non è mai stato il mio sogno p. 73: quand je pars travailler = quando vado al lavoro

p. 92: soulager = dare sollievo

p. 100: […] lui prêtent = […] le danno in prestito p. 102: […] qui roule = […] a rotelle

p. 110: je me sens déguisée = mi sento in maschera p. 117: montrer = mettere in mostra

p. 119: je rêve qu’il a tout mis en scène = sogno che è stata tutta una sua messa

in scena

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p. 130: d’abord d’être séparée = dapprima della separazione p. 131: juste parce qu’il est là = solo con la sua presenza Trasposizione nome/aggettivo

Sempre in La pratica della traduzione. Dal francese all’italiano e dall’italiano al francese, J. Podeur sostiene che il francese si mostra alquanto sobrio nell’uso dell’aggettivo e tale reticenza si esprime ancora una volta nell’uso del nome al suo posto; l’italiano, invece, sembrerebbe mantenere di norma un atteggiamento contrario. Di seguito sono riportati alcuni esempi presenti nel corso della traduzione in cui emerge tale fenomeno:

p. 10, 27, 84, 98, 104: j’ai de la chance = sono fortunata p. 18: crise d’adolcescence = crisi adolescenziale

p. 46: c’est l’angoisse = è angosciante

p. 48: qui ont peut-être fait la force de ces liens = che hanno forse reso forti questi legami

p. 63: « traversée en solitaire » = « traversata solitaria » p. 78: vacances d’été = vacanze estive

p. 83: il est en dépression = è depresso p. 84: ouverture d’esprit = apertura mentale p. 87: moments de bonheur = momenti felici p. 88: crise d’épilepsie = crisi epilettica

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p. 92: ils n’ont pas l’habitude = non sono abituati/p. 94: […] qui ont l’habitude = […] che sono abituate

p. 94: elle fait une allergie = è allergica

Tuttavia il testo ci mostra anche casi in cui talvolta il francese predilige l’uso dell’aggettivo e l’italiano quello del nome:

p. 55: si elle est allergique = se ha qualche allergia

p. 73: une école médicalisée = una scuola con assistenza medica p. 88: le médecin scolaire = il medico della scuola

p. 74: appareillés = muniti di apparecchi

p. 96: année cauchemardesque = anno da incubo

p. 116: fauteuil manuel = sedia a rotelle a trazione manuale p. 121: appareil dentaire = apparecchio per denti

Ad ogni modo, la maggior sobrietà francese nell’uso degli aggettivi rispetto all’italiano si evidenzierebbe anche nell’uso più limitato dei superlativi. D’altronde quello di contrassegnare un sostantivo mediante un suffisso per precisarne la dimensione o il valore positivo o negativo, è senza dubbio uno fra i fenomeni più tipici della lingua italiana, e per tale motivo occorre, in traduzione, salvaguardarlo e non cedere sempre a calchi quali avverbio + aggettivo o avverbio + nome. Di seguito sono riportati tutti i casi in cui nel romanzo si fa ricorso alla suffissazione:

p. 11: très importante = importantissima p. 33: très rouges = rossissimi

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p. 36: petite fenêtre = finestrella

p. 41: tout petit garçon = piccolissimo bambino p. 43, 123: très bien = benissimo

p. 44: la toute première fois = la primissima volta p. 45: petite chemise = camicetta

p. 45: tout petits vêtements = vestitini p. 46: petite bouteille = bottiglietta p.49, 76, 80: très peu = pochissimo p. 50: petit nez = nasino

p. 51, 100, 108, 109: petit frère = fratellino p. 55: très rare = rarissima

p. 56: très tranquille = tranquillissima p. 71: jeune fille = ragazzina

p. 86: petite pension = pensioncina p. 95: très long = lunghissimo

p. 100, 104: très gentille = gentilissima p. 100: très bien = moltissimo

p. 102: très gros = grandissimo p. 105: très heureux = felicissimi

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p. 105: petite lumière = lucina p. 109: tout près = vicinissimo p. 130: toute petite = piccolissima

Sono ad ogni modo presenti casi in cui si mantiene la forma avverbio + aggettivo, per evitare talvolta un registro troppo colloquiale e per non appesantire il testo d’arrivo con parole troppo lunghe:

p. 9: très complexée = molto complessata; trattandosi in questo caso dell’inizio del romanzo, ancora è difficile stabilire il registro di quest’ultimo, e optare per la soluzione “complessatissima” avrebbe comportato il rischio di dare sin dall’inizio l’idea di un registro altamente informale, anche se in seguito si rivelerà esser tale.

p. 18: très respectueuse = molto rispettosa; si tratta di un aggettivo piuttosto lungo di per sé e caricarlo anche di un suffisso, dando luogo a “rispettosissima”, sarebbe stato eccessivo.

p. 32: très petits = molto piccoli

p. 35, 91: très gentils/gentilles = molto gentili p. 35: très attentionnés = molto premurosi p. 36: très attentives = molto premurose p. 48, 71: très triste = molto triste p. 49: très jeune = molto giovane p. 50: très sympa = molto simpatico p. 53: très attentive = molto attenta

(21)

LXVIII

p. 54: très compréhensif = molto comprensivo p. 55: très tôt = molto presto

p. 57, 89, 113: très bien = molto bene p. 67: très forte = molto forte

p. 67: très moyenne = molto media p. 72, 128: très sûre = molto sicura p. 78: très malade = molto malato

p. 80: très importante = molto importante p. 84: très courageux = molto coraggioso p. 88: très grave = molto grave

p. 89: très précises = molto precise p. 92: très bas = molto basso

p. 99: très choqué = molto scioccato p. 101: très chaleureux = molto caloroso p. 102: très douloureux = molto doloroso p. 107: très long = molto lungo

p. 116: très originaux = molto originali p. 126: très pratique = molto pratico p. 127: très différente = molto diversa

(22)

LXIX

p. 128: très négative = molto negativo Trasposizione nome/avverbio

Sia l’italiano sia il francese fanno ampio uso di avverbi e di locuzioni avverbiali e traducendo da una lingua all’altra accade spesso che si renda un avverbio con una locuzione avverbiale o viceversa. Anche in questo caso, J. Podeur sostiene che il francese sia più incline alla nominalizzazione, nonché riluttante nei confronti degli avverbi in -ment, considerati pesanti, così come in realtà lo sono percepiti in italiano, anche se forse in misura minore da quest’ultimo. Tuttavia il testo mostra un gran numero di avverbi francesi in –ment, spesso sostituiti da locuzioni avverbiali italiane in grado di conferire una maggiore scorrevolezza al testo d’arrivo. Di seguito sono riportati i vari esempi, che di fatto consistono in procedimenti di trasposizione locale:

p. 10, 19, 66, 79, 121, 131: rarement = di rado p. 12, 57, 83, 85, 86: sûrement = di sicuro p. 12: profondément = nel profondo p. 13: plus intensément = con più intensità

p. 17, 46, 77, 98, 106: heureusement = per fortuna p. 22: prudemment = con prudenza

p. 23, 100: parfaitement = alla perfezione p. 24: finalement = alla fin fine

p. 29: naturellement = in modo naturale p. 32, 41, 61, 116: totalement = del tutto

(23)

LXX

p. 39, 78, 106: autrement = in altro modo p. 39: très rapidement = con molta rapidità p. 44, 49, 131: forcément = per forza

p. 55, 75, 102: pratiquement = in pratica p. 62: brutalement = in modo brutale p. 76: normalement = in modo normale p. 77, 86: atrocement = in modo atroce p. 85: clairement = con chiarezza

p. 87: financièrement = da un punto di vista finanziario p. 89: rapidement = con rapidità

p. 90, 122 : tranquillement = con tranquillità p. 91: doucement = con calma

p. 107: continuellement = di continuo p. 118: réellement = in realtà

p. 122: très lentement = con molta calma p. 127, 131: sincèrement = con tutta sincerità 128: vraiment = in verità

p. 129: calmement, raisonnablement = con calma e ragionevolezza p. 129: physiquement, moralement = da un punto di vista fisico, morale

(24)

LXXI

p. 130: malheureusement = per sfortuna

In altri casi, più che un vero procedimento di trasposizione locale, si mette in atto un procedimento di sostituzione terminologica, sempre per evitare la pesantezza italiana degli avverbi in –mente:

p. 9: franchement = a dire il vero p. 14: lentement = pian piano

p. 18, 48: définitivement = per sempre p. 20, 22 99, 116: rapidement = subito p. 22: plus vraiment = proprio più

p. 26: magnifiquement = in maniera sorprendente p. 29, 103, 128: immédiatement = subito

p. 34, 61: très rapidement = molto presto p. 36: vraiment = affatto

p. 44: parfaitement = molto bene p. 45: habituellement = di solito

p. 50: suffisamment long = lungo quanto basta p. 50, 103: évidemment = come è ovvio

p. 51: le plus rapidement possible = il più in fretta possibile p. 51, 72, 84, 110: vraiment = davvero

(25)

LXXII

p. 56: incontestablement = senza dubbio p. 74: évidemment = come è ovvio p. 78: vraiment = del tutto

p. 79, 103: absolument = proprio

p. 82, 89, 110, 116: complètement = del tutto p. 83: absolument = per niente

p. 84: fréquemment = spesso p. 91: normalement = come prima p. 92: plus facilement = meglio p. 94: rapidement = presto p. 95: vraiment = di fatto

p. 98, 131: constamment = di continuo p. 98: absolument = senza dubbio

p. 107: très clairement = in maniera molto diretta p. 111: réellement = sul serio

p. 118, 131: vraiment = sul serio p. 130: certainement = senza dubbio Trasposizione avverbio/aggettivo

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LXXIII

La trasposizione avverbio/aggettivo può dipendere dalla duttilità d’uso, in entrambe le lingue, ma in particolare in italiano, degli aggettivi a valore avverbiale. Di seguito sono riportati alcuni esempi presenti nel testo:

p. 10, 43: rapidement = veloce

p. 16: mal physiquement = male fisico

p. 53, 75: prématurément = nati molto prematuri p. 71, 79: certainement = certo

Trasposizione e organizzazione frastica

Trasposizione ordine progressivo/ordine regressivo

Si è soliti pensare che la sintassi della frase francese non goda della stessa libertà di quella italiana. L’italiano, infatti, caratterizzato talvolta da un ordine regressivo dei principali componenti della frase, Verbo-Soggetto, o da un ordine più frammentario, deve cercare di ripristinare tale successione qualora l’ordine progressivo francese, Soggetto-Verbo, risultasse poco idiomatico. Altre volte è però la lingua francese a mostrare maggiore enfasi mediante i costrutti “c’est que” o “c’est qui”, in grado di focalizzare l’attenzione su un qualsiasi elemento della frase; queste ultime strutture sono talvolta rese in italiano con l’inversione piuttosto che con il calco del costrutto marcato corrispondente, soprattutto se il traduttore non vuole essere accusato di francesismo. Di seguito sono riportati alcuni esempi di tali fenomeni:

p. 13: […] c’est au niveau de la poitrine que cela se passe […] = […] il tutto avviene a livello del petto […]; nella frase italiana è ripristinato l’ordine naturale laddove nella frase francese è presente un costrutto marcato, il cui elemento focalizzato è tuttavia mantenuto.

(27)

LXXIV

p. 45: […] comme si c’était ma fille que j’avais abîmée. = […] come se avessi rovinato mia figlia; nella frase italiana è ripristinato ancora una volta l’ordine naturale laddove nella frase francese è presente un costrutto marcato, il cui elemento focalizzato è tuttavia mantenuto.

p. 95: C’est le 29 juin 2005 qu’on se marie […] = Ci sposiamo il 29 giugno 2005 […]; nella frase italiana è ripristinato l’ordine naturale laddove nella frase francese è presente un costrutto marcato, il cui elemento focalizzato è tuttavia, come in precedenza, mantenuto.

p. 96: C’est une année cauchemardesque qui débute pour moi. = Inizia per me un anno da incubo; il costrutto marcato francese è reso in italiano mediante l’inversione.

p. 111: […] c’est mon père que j’ai eu l’impression de regarder […] = ho avuto come l’impressione di guardare mio padre […]; anche in questo caso nella frase italiana è ripristinato l’ordine naturale laddove nella frase francese è presente un costrutto marcato, il cui elemento focalizzato sembra però perdere di enfasi. Esempi invece di passaggio da un ordine naturale, ordo naturalis francese, a un ordine artificiale, ordo artificialis italiano, sono i seguenti:

p. 10: Nous partons ensemble tous les étés, en voilier = ogni estate partiamo insieme in barca a vela.

p. 10: […] qui ne sont pas très nombreux à cette époque, je dois dire […] = […] che, devo dire, non sono poi così numerosi in quel periodo.

p. 10: Mais, j’arrête très rapidement de rire = Ma, veloce, smetto di ridere

p. 24: nous faisons cette fois une grande fête avec tous nos amis = questa volta facciamo una gran festa con i nostri amici.

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LXXV

p. 47: La température m’angoisse, la voiture, les escaliers = Mi angoscia la temperatura, la macchina, le scale

p. 86: Tout lui appartenait = era tutto suo

p. 96: On trouve un appartement un peu plus grand pour que la fille aînée de mon mari puisse avoir sa chambre. Il donne […] = Affinché la figlia maggiore di mio marito possa avere una camera per lei, troviamo un appartamento un po’ più grande; dà su […]; in questo caso è cambiato l’ordine sintattico in modo tale che la prima frase termini con “appartamento”, che è anche il soggetto della successiva, il quale in questo modo non ha bisogno di essere esplicitato.

Trasposizione delle funzioni sintattiche

Molto spesso accade che durante la traduzione, la funzione sintattica di un elemento possa cambiare, pur conservando il proprio carico semantico, come avviene nei seguenti casi:

p. 26: j’ai un bassin étroit = il mio bacino è stretto ( trasposizione complemento oggetto/soggetto)

p. 27: je suis placée = mi mettono ( trasposizione soggetto/complemento oggetto )

p. 62: je me mets à saigner du nez = il naso mi inizia a sanguinare ( trasposizione soggetto/complemento di termine )

p. 71: Ils ont eu une première partie de vie = La prima parte della loro vita è stata ( trasposizione complemento oggetto/soggetto )

Tali cambiamenti sono sempre effettuati in virtù di una maggiore scorrevolezza nel testo d’arrivo, in questo caso italiano.

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LXXVI Trasposizione forma attiva/forma passiva

La forma passiva è usata da entrambe le lingue, ma molto di più in italiano. Accade spesso che la forma passiva italiana scaturisca dalla traduzione del pronome “on”, quando il complemento d’agente è imprecisato, indeterminato. Quando invece quest’ultimo è esplicitato, si ha un vero e proprio cambiamento del punto di vista qualora si applichi il procedimento di trasposizione, il quale viene pertanto confuso con quello di modulazione. Di seguito sono riportati alcuni esempi che dimostrano la maggiore frequenza d’uso della frase passiva in italiano:

p. 26: Cette réduction embryonnaire doit se pratiquer […] = Questa riduzione embrionale deve esser praticata […]

p. 26: Comment les a-t-il choisis? = In che modo sono stati scelti?

p. 47: que l’on doit réduire en poudre = che devono essere ridotte in polvere. p. 106: Son père ne veut pas qu’elle l’appelle après qu’il l’a couchée = Suo padre non vuole esser chiamato dopo che l’ha messa a letto.

Modulazione

La modulazione riguarda non più solamente le variazioni della forma, ma anche del discorso, le categorie del pensiero. Dal momento che ogni lingua organizza in un certo modo la propria visione dell’universo, nella traduzione sono necessari alcuni cambiamenti, poiché la realtà, pur essendo la stessa, è percepita in modo differente, e infatti, con tale operazione traduttiva è reso evidente il modo diverso di cogliere una medesima situazione da parte di due culture anche solo in parte differenti.

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LXXVII

Si distinguono modulazioni obbligatorie, trascritte nei dizionari e perciò dette anche lessicalizzate, e modulazioni libere, create “sul momento” dal traduttore, consapevole che una traduzione diretta produrrebbe nel testo d’arrivo un enunciato grammaticalmente corretto ma poco idiomatico, e che dunque in una situazione di un certo tipo ci si esprimerebbe in altro modo nella propria lingua. Secondo J. P. Vinay e J. Darbelnet, con la modulazione si mette in atto un vero e proprio cambiamento del punto di vista, di ‘éclairage’.

Al centro della modulazione vi sono spesso la metafora, la metonimia e la sineddoche, poiché essa agisce sul secondo termine di comparazione di tali figure retoriche, che varia a seconda della lingua. Nel testo vi è un solo esempio di modulazione metaforica, con cui da una metafora si passa a un’altra metafora ad essa equivalente:

p. 47: […] il fait un froid de canard = […] fa un freddo cane

Gli esempi di modulazioni metonimiche sono invece più numerosi, anche se esse sono poco vistose da un punto di vista stilistico, dal momento che si tratta di spostamenti di senso per contiguità. La modulazione metonimica causa/effetto è tra le più diffuse: accade spesso infatti che un concetto espresso nel testo d’arrivo sia la conseguenza di quello espresso nel testo di partenza. Gli esempi sono numerosi nel corso della traduzione:

p. 17: […] que c’est faux = […] che non è vero p. 23: j’ignore encore = non so ancora

p. 34: Les médecins ignorent = I medici non sanno p. 35: […] j’ignore moi-même = persino io non so p. 50: s’il fait sec = se non è umido

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LXXVIII

p. 59: J’ignore = Non so

p. 90: ça ne sera pas pour rien = sarà per qualcosa

p. 95: Je ne suis pas sûre de grand-chose = non ho molte certezze p. 118: j’ignorais = non conoscevo

p. 119: Il n’arrête pas = È intento p. 128: j’étais inculte = non ero colta

Vinay e Darbelnet parlano anche di modulazioni “sensoriali”, fenomeno che si verifica quando due lingue percepiscono in modo diverso i colori, le situazioni temporali e spaziali, tanto che il traduttore dà nel testo d’arrivo coordinate diverse da quelle del testo di partenza, pur senza modificarne il senso; di seguito sono riportati alcuni esempi, riguardanti solo circostanze temporali:

p. 17: deux heures du matin = due di notte p. 29: il est une heure du matin = è l’una di notte p. 100: deux heures du matin = due di notte

p. 105: avant une ou deux heures du matin = prima dell’una o delle due di notte p. 108: vers une heure du matin = verso l’una di notte

Per quanto riguarda la sineddoche, quest’ultima è una varietà di metonimia in cui lo slittamento semantico tra i due termini implica un rapporto d’inclusione. Esistono due tipi di sineddoche: la prima è quella generalizzante, che va dal particolare al generale, dalla parte al tutto; in traduzione è molto frequente ricorrervi in quanto con essa il traduttore evita ripetizioni oppure sostituisce un

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LXXIX

termine inesistente nella cultura d’arrivo scegliendo nella fattispecie un iperonimo, ovvero un termine generico; di seguito sono riportati alcuni esempi: p. 34: Il a des mains qui mesurent […] = Ha delle mani che sono […]

p. 34: nourrissons = neonati

p. 84: un regard plus généreux = una visione più ampia

p. 85: les médecins commencent à réfléchir à des solutions = i medici cominciano a pensare a soluzioni

p. 92: escarres = piaghe

p. 111: […] rythment = […] scandiscono p. 120: collège = scuola

p. 121: frayeurs = pensieri

Il secondo tipo è la sineddoche particolarizzante, quella che va dal generale al particolare, prevedendo l’utilizzo di un termine più preciso, ovvero di un iponimo. Nel corso della traduzione si incontrano alcuni esempi:

p. 57, 74, 94, 102, 123: cannes = stampelle

p. 133: Mon moment préféré est le printemps = la mia stagione preferita è la primavera

Da includere nel tipo di sineddoche particolarizzante sono anche i passaggi dal singolare al plurale:

p. 30: […] il n’a pas d’idée. = […] non ha idee. p. 60: Il n’a pas tort = Non ha tutti i torti

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LXXX

p. 80 : « état normal » = « condizioni normali »

p. 105: […] laissent une porte s’ouvrir vers d’autres rencontres = […] lasciano che si aprano porte a nuovi incontri

p. 128: je n’avais aucun intérêt = non avevo interessi

Altri casi di modulazione consistono in semplici interventi dettati dalla situazione, che fanno dire al traduttore “così si direbbe nella mia lingua!”. Seguono alcuni esempi:

p. 18: ça m’arracherait le ventre, la tête, le cœur = mi strazierebbe il ventre, la testa, il cuore

p. 23: un petit mariage = un matrimonio intimo

p. 23: nous n’avons pas le cœur à faire la fête = non siamo dello spirito per festeggiare

p. 43, 103: j’ai mal au ventre = mi prende lo stomaco;

p. 44: je suis à deux doigts de tomber dans les pommes = per poco svengo; “tomber dans les pommes” è un’espressione tipicamente familiare, non propriamente equivalente alla voce del verbo “svenire” e lo stesso si può affermare per l’espressione “je suis à deux doigts de”, corrispondente a “sono sul punto di”; dunque, per abbassare il registro è meglio optare per la soluzione “per poco svengo”. Si tratta di un caso in cui la modulazione, per quanto lessicalizzata, ha una corrispondenza di senso ma non di registro.

p. 48: ça pourrait me faire des vacances = potrei prendermi una pausa p. 53: petites questions = allusioni

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LXXXI

p. 72: J’ai tous les jours le droit à des leçons pour mieux faire = Tutti i giorni mi

toccano lezioni per far meglio; p. 97: j’ai aussi le droit à = mi tocca anche

p. 91: elle dormait parfaitement = dormiva beata p. 100: classe verte = gita

p. 103: le jour de la rentrée = il primo giorno di scuola

p. 105: […] ne sont plus fusionnels = […] non vivono più in simbiosi p. 115: qui noie la différence = che soffoca la diversità

p. 127: faux problèmes = problemi inesistenti p. 130: train de retour = viaggio di ritorno

Equivalenza

Accade spesso che due enunciati descrivano una medesima situazione mettendo in atto mezzi stilistici e strutturali completamente differenti. Le equivalenze sono in genere di natura sintagmatica e interessano l’intera natura del messaggio. Si tratta in genere di clichés, di proverbi, di locuzioni sostantivali o aggettivali. Di seguito sono elencati alcuni esempi:

p. 20: coups de cœur = colpi di fulmine

p. 20: Je mettrais mes deux mains à couper qu’il a tort = Ci metto le mani sul

fuoco che si sbaglia

p. 27: Je passe un mois de rêve = passo un mese da favola p. 31: elle est en province = sarà fuori città

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LXXXII

p. 42: Je suis « hors vie » = Sono « fuori dal mondo»

p. 47: Juste de sortir de l’hôpital = Soltanto l’idea di uscire dall’ospedale p. 48: ça n’est pas rien! = non è cosa da poco!

p. 51: m’accomoder du fait = abituarmi all’idea p. 57: bonnes surprises = belle sorprese

p. 59: « C’est la vie, il faut juste faire avec, et faire au mieux » = « È la vita, bisogna solo accontentarsi e fare al meglio »

p. 62: « C’est pas le pied!» = « Non è niente! » p. 82: C’est tout réflechi = È tutto calcolato

p. 95: Je ne vois pas l’intérêt = non ne vedo il motivo p. 100: Elle a des angoisses = È in preda ad angosce p. 104: c’est juste un enfer = è un vero inferno p. 107: il n’est pas question = è fuori discussione

p. 110: plus je ressemble à celle que j’étais jeune = più assomiglio a quella di una

volta

p. 122: Elle n’est pas en demande = Non fa continue richieste p. 127: ça n’est pas demain la veille = ci vuole ancora tempo p.128: c’était pour que ce soit dit = era perché fosse chiaro

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LXXXIII

Con l’adattamento entrano in gioco i fattori socio-culturali e soggettivi, oltre a quelli linguistici. Come già menzionato, in traduzione talvolta occorre far fronte a divergenze culturali: è necessario che il traduttore ricorra dunque a immagini diverse, ma familiari, che siano in grado di trasmettere il messaggio del testo di partenza, cercando di colmare il divario tra la realtà del primo testo e del primo lettore e quella del secondo testo e del secondo lettore.

I problemi traduttivi che si risolvono con un adattamento sono limitati, per quanto riguarda la traduzione francese-italiano, a quattro ambiti: la vita materiale quotidiana, la vita sociale, la cultura religiosa e la cultura linguistica.8 Nel caso specifico di Moyenne, gli unici esempi di adattamento si trovano quando si fa riferimento all’organizzazione scolastica francese, che differisce da quella italiana.

p. 9, 101, 102, 103, 104: collège = scuola media

p. 96, 100: CM1 ( cours moyen de première année ) : quarta elementare p. 98, 99, 103, 104: auxiliaire de vie scolaire (AVS) = insegnante di sostegno p. 100: CM2 ( cours moyen de deuxième année ): quinta elementare p. 101: brevet = licenza media

p. 101, 116: bac = maturità p. 103: sixième = prima media p. 105: troisième = ultimo anno

p. 114: elle est en seconde = è in prima superiore

8 J. PODEUR, La pratica della traduzione. Dal francese all’italiano e dall’italiano al francese,

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LXXXIV

Per quanto riguarda le tre sigle appena elencate, CM1, CM2 e AVS, ad esse non corrispondono sigle italiane di nessun genere e a nessun livello diafasico; come infatti si sarà spiegato in seguito, il fenomeno delle sigle è peculiare della lingua francese.

Trascrizione

Per finire, la trascrizione è un procedimento traduttivo mediante il quale un certo numero di parole, di espressioni o addirittura di intere frasi non viene tradotto, bensì riportato integralmente in lingua originale dai traduttori. Con il termine “trascrizione” si fa riferimento anche al prestito e al calco, nonché alle problematiche relative alla toponimia e all’antroponimia. Tale fenomeno dà inoltre colore locale al testo d’arrivo, e anche se concettualmente talvolta lo si considera come sinonimo di incompetenza da parte del traduttore, è invece da ritenere un procedimento spesso necessario e inevitabile.

I due esempi che seguono dimostrano come soprattutto la topologia cittadina sia talvolta intraducibile e come dunque il ricorso alla trascrizione sia legittimato: p. 53: boulevard Brune

p. 103: arrondissement

Per quanto riguarda invece l’onomastica, che comprende sia la toponomastica sia l’antroponimia, esiste una regola secondo cui la trascrizione di alcuni nomi propri è necessaria poiché una loro traduzione ne muterebbe la nazionalità. Però, quando tali nomi hanno una traduzione storicamente acquisita, quest’ultima deve essere utilizzata. Per esempio, a pagina 31 del romanzo, nomi come Marie e Zacharie diventano Maria e Zaccaria, nomi di personaggi del Vecchio e Nuovo Testamento, aventi dunque una traduzione storicamente

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LXXXV

acquisita. Invece nomi come Bashung, Arno, Kate Bush, David Byrne, presenti a pagina 111 del romanzo, sono trascritti.

La stessa dinamica si verifica per i nomi di città e di nazioni conosciute; queste ultime trovano infatti una loro precisa traduzione:

p. 17: Normandie = Normandia p. 20: Bretagne = Bretagna p. 24: Andalousie = Andalusia

p. 42, 88, 97, 98, 102 115, 126: Paris = Parigi

p. 73: Thaïlandie, Vietnam, Australie, États-Unis = Tailandia, Vietnam, Australia,

Stati Uniti

p. 79: Corse = Corsica p. 100: Alsace = Alsazia

Quando invece i nomi propri di persona e i nomi di città non sono poi così noti, essi sono trascritti, anche in virtù, in questo caso, della vicinanza dei due sistemi fonologici del francese e dell’italiano, per i quali non si manifestano situazioni di illeggibilità. Perciò restano tali:

p. 10: Saint-Mandé p. 21: Deauville

p. 89, 96, 97, 104: Neuilly p. 94: Jardin des plantes p. 104: Montmartre

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I nomi trascritti dei luoghi sconosciuti al secondo lettore possono inoltre essere accompagnati in traduzione da brevi precisazioni all’interno del testo. Nel caso in questione non è necessaria tale aggiunta poiché i nomi propri sono spesso anticipati da apposizioni, traducibili, che ne facilitano la comprensione:

p. 17: bois de Vincennes = bosco di Vincennes

p. 55: l’hôpital Saint-Vincent-de-Paul = l’ospedale Saint-Vincent-de-Paul p. 76: l’île de Ré = l’isola di Rè

Per quanto riguarda invece le marche, da considerarsi a tutti gli effetti come nomi propri, la trascrizione risulta essere obbligatoria, in quanto esse sono conosciute mondialmente talvolta:

p. 22: Moon Boot p. 45: Corolle

p. 63: Coca = Coca Cola p. 91: Betadine

5.4. Tracce di oralità

Lo stile del romanzo si avvicina molto a quello dell’oralità: i periodi sono tendenzialmente brevi e caratterizzati inoltre dall’accostamento di frasi coordinate tra loro per asindeto, oppure talvolta per polisindeto, in particolar modo mediante l’utilizzo ridondante della preposizione et, che ha l’effetto di enumerare, di elencare, di aggiungere quasi con fatica ogni volta un’ultima precisazione, dando soltanto brevi e illusori attimi di respiro al lettore.

Altra traccia di oralità si riscontra nel frequente utilizzo della particella donc, segnale inequivocabile della presenza di un ben preciso idioletto della

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protagonista, il quale necessita di essere mantenuto nel passaggio alla lingua italiana, motivo per cui ho scelto di tradurlo ogni qualvolta si presentava, in modo da ricalcare questa sorta di intercalare così tipico della lingua parlata francese, della quale ho cercato preservarne il ritmo, anche dal momento in cui nell’italiano parlato attuale sono ampiamente diffusi connettori come quindi, perciò, dunque, che traducono, quantomeno alla lettera, l’espressione francese donc. Inoltre ho ritenuto opportuno tradurre tale particella per riprodurre, in maniera più o meno minuziosa, la modalità espressiva tipica della protagonista, costituita pertanto anche dall’utilizzo di questo connettore, nonché da altre parole, locuzioni verbali ed espressioni linguistiche che si ripetono e che delineano il suo peculiare modo di parlare, quel qualcosa di fisso, di percepibile esteriormente, una maschera acustica che la inchioda, attraverso cui diventa immediatamente riconoscibile, identificabile: la protagonista di Moyenne, infatti, forse inconsciamente, si esprime sempre e soltanto attraverso determinate modalità linguistiche. Si veda, per esempio, la frequenza con cui nel romanzo ricorrono espressioni come:

à force, tradotto con dai e ridai ( p. 19, 120, 122 ), au fur et à mesure, corrispondente a man mano ( p. 34, 41, 79, 88 ), c’est genial , equivalente a è

straordinario ( p. 27, 34, 51, 94 ), presenti appunto a più riprese nel corso della

narrazione e tipiche di un registro piuttosto colloquiale. Ripetute copiosamente sono anche locuzioni verbali come:

avoir du mal, fare fatica ( p. 30, 32, 38, 39, 41, 54, 55, 56, 82, 90, 123, 131 ), en vouloir à, ovvero avercela con (p. 39, 49, 57, 59, 85, 86, 87, 88, 118 ), voci verbali riconducibili alla sfera semantica di malessere e di sofferenza in cui la protagonista del romanzo è costretta a vivere e che per questo motivo sono spesso utilizzate.

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Allo stesso modo è molto frequente un’espressione come c’est dingue, tradotta con è pazzesco ( p. 42, 85, 113, 117, 127 ), esclamazione che sottolinea l’incapacità della donna di comprendere spesso il mondo che la circonda, e che per tale motivo risulta essere molto ricorrente.

Oltre a ciò si nota anche il ricorrere di alcuni verbi: gâcher è uno di questi; tradotto con rovinare (p. 12, 83, 127 ), esso descrive la paura della protagonista di rompere certi equilibri, di apportare scompiglio; e anche espressioni come impression/peur de déranger , ovvero impressione/ paura di disturbare (p. 14, 128 ), e je n’ai jamais été aussi mince […] c’est bien la première fois de ma vie,

non sono mai stata così esile […] è la primissima volta della mia vita (p. 41),

c’est la deuxième fois de ma vie que je suis mince!, è la seconda volta in vita mia

che sono esile! (p. 69) denotano il timore della donna di occupare troppo spazio

nel mondo, di caricarsi di un peso che non merita; vere e proprie ossessioni che si ripetono, oltre che da un punto di vista visivo, anche da un punto di vista linguistico, talvolta persino sintattico.

Anche un verbo come plonger, tradotto con cadere ricorre spesso ( p. 13, 14, 23, 55, 68, 111) e sempre associato a stati quali tristezza, depressione e angoscia, che sottolineano ancora una volta lo stato di disagio in cui vive la donna:

p. 13: […] et me plongent dans un état de tristesse profonde.: e mi fanno cadere

in uno stato di profonda tristezza.

p. 14: Ça me plonge de nouveau dans un état négatif dont je veux me sortir.:

Questo mi fa cadere di nuovo in uno stato negative da cui non mi voglio tirare fuori.

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LXXXIX

p. 55: Ces quelques heures me plongent dans une angoisse profonde.: Quelle

poche ore mi fanno cadere in una profonda angoscia.

p. 68: […] rien ne traduit l’incrédulité dans laquelle je suis plongée ce soir-là […]:

[…] niente traduce l’incredulità nella quale sono caduta quella sera […]

p. 111: […] il me plonge dans un état de tristesse infinie.: […] mi fa cadere in uno

stato d’infinita tristezza.

Verbi invece come calmer, calmare ( p. 14, 30, 38, 92, 106, 131 ), apaiser,

tranquillizzare ( p. 24, 61, 106, 131 ), rassurer, rassicurare ( p. 30, 36, 37, 43, 47,

50, 56, 100, 106, 107, 130, 131 ), sinonimi tra loro, sono indice del costante bisogno di sicurezza della donna, del suo costante bisogno di certezze, motivo per cui sono ampiamente presenti.

Molto frequenti sono anche verbi come culpabiliser, colpevolizzare ( p. 36, 59, 86, 87 ) e faire le deuil, elaborare il lutto ( p. 22, 49, 109, 117 ), appartenenti al gergo freudiano eppure utilizzati, con effetto straniante, all’interno di un racconto che si presenta di facile lettura e anch’essi riconducibili alla situazione di malessere vissuta dalla donna, alla forza che deve trovare per andare avanti. Occupandosi di parole frequenti all’interno del romanzo, occorre soffermarsi sul termine handicapée, forma femminile di handicapé; si tratta di un aggettivo che da un certo momento in poi ricorre molto spesso nel corso della narrazione e che corrisponde propriamente all’italiano handicappato, minorato, menomato,

disabile. Dato il registro altamente colloquiale e familiare del testo, tradurre una

simile espressione con handicappata sembrerebbe essere la soluzione più ovvia e più semplice, poiché rispetta anche il ritmo e il suono della lingua di partenza, eppure, nella fattispecie concreta, risulta essere un termine offensivo, che a prescindere dalla situazione si preferisce quasi sempre non utilizzare. In un primo momento non ho esitato a tradurre l’espressione con handicappata, ma in

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XC

seguito, probabilmente immedesimandomi nella vicenda e avvertendo indelicato tale appellativo, ho iniziato a tradurre l’espressione con disabile, incentivata anche dal trovarmi talvolta di fronte a espressioni come places handicapées, in italiano inevitabilmente equivalenti a posti riservati ai disabili; di fronte all’ultima parola di tale locuzione mi sono resa conto che potevo cercare un sinonimo, che in quanto tale ad ogni modo non avrebbe tradotto perfettamente il termine handicappato, per differenza di registri, ma quantomeno ne avrebbe smussato i toni, che ho ritenuto essere troppo aggressivi. Dunque sono giunta alla conclusione di tradurre la parola francese con handicappata nelle circostanze in cui a pronunciarla sia una persona diversa dalla madre della bambina, e con disabile le volte in cui a pronunciarla sia la protagonista del romanzo, di sicuro maggiormente coinvolta, sensibile e attenta anche a certi utilizzi di parole. Risulta perciò essere stato il contesto a guidarmi nella scelta di una forma piuttosto che un’altra.

Dal momento che, come già menzionato inizialmente, anche se scritto, questo testo risulta avere alcune caratteristiche tipiche dell’oralità, è quasi immediato fare attenzione al suo ritmo e alla sua musicalità, e dunque è opportuno mantenere assonanze laddove sia possibile, mantenere giochi di parole laddove risultino efficaci anche nella lingua d’arrivo.

Importante appare dunque mantenere con un’espressione equivalente la parola moyenne, che costituisce il titolo del romanzo nonché una sorta di leitmotiv dell’intera narrazione: una persona che in qualsiasi circostanza sente il suo essere mediocre. Nel titolo si ricorre all’espressione Persona media, e ogni qualvolta tale termine sarò utilizzato in riferimento a persona avrà una simile traduzione; negli altri casi si utilizzerà l’espressione di media, in qualità talvolta di aggettivo o talvolta all’interno di locuzioni ben precise:

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p. 14: À l’époque, je ne suis même pas moyenne, je me sens nulle, bien en dessous de la moyenne:

A quel tempo non sono neanche una persona media, mi sento una nullità, ben al di sotto della media.

p. 67: Ma grossesse a été moyenne, celle de ma sœur a été très moyenne aussi […]: La mia gravidanza è stata media, anche quella di mia sorella è stata molto

media […].

p. 116: J’ai toujours été moyenne en tout. Moyenne en cours, j’ai eu le bac avec la moyenne, j’étais moyenne à la fac, moyenne jolie, moyenne intelligente, moyenne intéressante. […] je suis dans la moyenne […]: Sono sempre stata una

persona media in tutto. Media a scuola, ho passato la maturità con una media

sufficiente, ero una studentessa media all’università, carina nella media, intelligente nella media, interessante nella media. […] sono nella media […]. p.119: J’ai souvent conscience d’êre moins que moyenne […]: Sono spesso consapevole di essere meno di una persona media […].

p.120: […] je l’ai fait de façon moyenne […]: […] l’ho fatto in maniera media […] p.132: […] je me dirais que je suis heureuse d’être moyenne.: […] mi direi che sono felice di essere una persona media.

[…] c’est pour ça que je suis restée moyenne.: […] per questo sono rimasta una persona media.

Toute seule j’étais moyenne […]: Da sola ero una persona media.

[…] je n’ai plus le droit de n’être « que » moyenne.: […] non posso più essere « solo » una persona media.

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