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CAPITOLO II: Commento a

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Academic year: 2021

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CAPITOLO II: Commento a L’Entracte 2.1. Il sogno di fuga

L’Entracte è una raccolta di cinque novelle: L’Entracte, Les Étrangères, Les Escarpins Rouges, Le Verger e infine L’Infidèle.

Le cinque novelle che formano la raccolta portano la firma di Hélène Lenoir, una musica ossessiva fatta di tensione, di respiri, di nervosismo. I personaggi sono rinchiusi nel loro mondo ordinario, in cui tutto è calcolato, come li dipinge Marie-Laure Delorme ne «Le Journal du Dimanche»:

[...] Personnages enfermés, existences calibrées, avenirs bouchés. On ne voit pas bien comment les murs vont pouvoir tomber en poussière. Pourtant, à chaque fois, quelque chose de ténu et de fort a lieu1.

In queste cinque novelle, Hélène Lenoir analizza e descrive pudicamente situazioni familiari, mette in primo piano la crisi della vita di coppia e la voglia di fuga dal quotidiano. I personaggi, differenti gli uni dagli altri, hanno in comune un percorso fissato da una relazione forte divenuta pesante o semplicemente difficile. Le novelle sono esempi che rispecchiano le nostre vite e sono viste attraverso lo sguardo di un personaggio femminile. Queste donne si trovano a vivere in un quotidiano statico, sono incastrate nella coppia, soffocate nelle faccende di casa e imprigionate nella famiglia. In queste vite, che assumono i colori delle commedie, della tragedia, del dramma, esistono degli intervalli, des entractes, delle pause dove poter trovare delle sfumature di felicità e passione.

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Ed è proprio attorno al titolo che l’autrice ha costruito le sue cinque storie, tracciando uno spaccato relazionale incentrato su amori distratti, o rapporti malati, sul senso profondo di crisi che spesso avvolge la coppia moderna. Vari sono i temi affrontati: dal semplice tradimento alle coppie sul punto di rompere in silenzio, dai mariti indifferenti alle donne esauste di condurre una vita piatta e chiusa, immerse nella paralisi fino al rapporto di amore-odio tra genitore e figlio. Lo scenario è rappresentato da una vita ordinaria che viene sconvolta da un momento di piacere, di desiderio irresistibile e irrazionale, da un élan che conduce verso il sogno di fuga, causato dalla noia, dalla paralisi, dal soffocamento e da una vita al limite dell’asfissia. Si percepisce il sogno di fuga, il primo e più importante tema che emerge dalla lettura de L’Entracte, come evasione dalla paralisi quotidiana e tentazione di fuggire dalla routine, in contrapposizione all’obbligo di restare nella vita quotidiana.

Il tema dominante del sogno di fuga emerge prepotentemente sin dalla prima novella che dà anche il titolo all’opera: L’Entracte.

Una donna, andata al concerto col marito, lascia il suo posto nell’intervallo e abborda nel foyer del teatro un uomo che le sembra di aver già conosciuto: «ils se sont repérés à l’entracte. Ils se regardaient en se demandant où et quand ils s’étaient déjà vus […]»2.

L’uomo le propone di uscire a fare una passeggiata, piuttosto che assistere alla seconda parte del concerto ed è qui che la donna si trova a un bivio: assecondare la voglia di fuga dalla soffocante vita di coppia per cercare orizzonti sconosciuti e allo stesso tempo portare il peso del rimorso verso il

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marito, la famiglia e i figli; oppure continuare a vivere con lo spettro della noia e della paralisi che aleggia nella vita di tutti i giorni.

Infatti il personaggio femminile in questione non assisterà alla seconda parte del concerto per dileguarsi ed evadere con l’uomo sconosciuto, ma non sarà un’evasione duratura, bensì il tempo di una pausa, come viene anche menzionato da Michèle Gazier:

«Le cinq nouvelles de son recueil concernent le couple, les intermittences du désir, les brèves folies du plaisir arraché au quotidien. Une femme suit un homme déjà vu et oublié, le temps d’un «Entracte». Elle a besoin d’ouvrir la fenêtre du foyer, de faire passer le vent du plaisir et de l’inconnu, alors que le mari, pris dans une vieille culpabilité, ne voit rien venir […]»3.

L’evasione dal quotidiano, di cui la protagonista necessita, è un momento fugace e non duraturo. Come intuito e dedotto anche da Gazier la fuga che viene descritta dalla Lenoir riguarda la ricerca fugace di un breve istante di piacere che spezzi la monotonia del rapporto coniugale della protagonista. Quest’ultima non ha la necessità, ma neppure il coraggio, di cercare un’evasione definitiva e continuativa, e si accontenta del tempo di un «entracte» per evadere dalla quotidianità del proprio rapporto.

Un altro contributo viene offerto da Nathalie Crom:

«[…] elle s’evade – oh! Pas pour toujours, l’espace de quelques instants, quelques minutes -, se retrouver dans la rue, entraînée dans cette brève fugue par un homme dont elle à croisé le regard à l’entracte. Une fugue innocente et sans lendemain? […] Ce qui compte, ce sont ces minutes qui auraient pu tout aussi bien n’être que fractions de secondes – ce n’est pas la durée qui compte, c’est l’élan, le geste

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même de la fugue Une entracte, c’est cela: une fenêtre qui s’ouvre et un peu d’air frais qui entre dans la pièce; une soupage de securité qui se soulève, pour que baisse la tension. […]»4

Anche la Crom, quindi, percepisce come il tema di fuga venga simboleggiato dalla Lenoir con il gesto di affacciarsi a una finestra. Quest’ultima rappresenta un’apertura sul mondo esterno che consente alla protagonista di provare il piacere di conoscere il nuovo e di scorgere altri orizzonti.

Ecco, dunque, l’importanza della finestra intesa quale via di fuga. L’apertura metaforica della stessa, o anche solo il gesto di affacciarsi, rappresenta la breve ondata di piacere, lo sguardo fugace verso ciò che non si conosce e che per tale motivo inevitabilmente affascina. L’eccitazione che spezza il ménage quotidiano è giustificata, perciò, dalla novità che travolge la monotonia del rapporto esistente oscurandone, anche se per poco tempo, le difficoltà e consentendo alla donna la soddisfazione del proprio bisogno di evasione.

Il quotidiano, quindi, necessita dell’apertura di una breve parentesi che si apre e chiude senza lasciare alcun segno permanente né alcuna ripercussione tangibile sulla vita della protagonista, che vive un breve sussulto interiore.

È proprio questo breve «entracte» che risveglia nella donna il desiderio di lasciare il marito.

All’inizio della novella troviamo due personaggi senza nome, un lui e una lei che si incontrano in modo fortuito.

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Lui le propone di uscire per fare una passeggiata ed è qui che il personaggio femminile si trova a un bivio: abbandonare il luogo étouffant oppure tornare in sala a seguire il secondo atto.

L’autrice introduce un tema di riflessione molto interessante. Il teatro viene metaforicamente connotato come un luogo chiuso e soffocante che simboleggia la vita comune dei protagonisti della novella. In particolare, l’autrice stigmatizza metaforicamente il teatro quale luogo ove viene messa in scena la vita quotidiana, in contrapposizione a quello che rimane al di fuori di teatro stesso: la vita piena di élan.

In questo senso si può evidenziare una relazione in parallelo tra il teatro e il foyer da un lato, e la casa e la finestra dall’altro. Nelle novelle seguenti Hélène Lenoir ambienta le storie in abitazioni ove è sempre presente una finestra. Nella prima novella, invece, i protagonisti vivono la storia fuori di casa, dapprima al teatro e subito dopo nella macchina che li porta verso casa. In entrambe le circostanze la protagonista cerca la via di fuga che trova nel foyer, mentre è a teatro, e nel finestrino dell’automobile quando è in viaggio verso casa. Ne discende, quindi, il parallelismo di situazioni che evidenzia il tema comune di tutte le novelle.

La protagonista femminile compie un viaggio (pausa) al di fuori della monotonia quotidiana, si affaccia per un istante (un entracte) su uno scorcio di vita che da tempo non assapora più.

Nell’ottica dell’autrice il teatro assurge a luogo in cui gli spazi sono soffocanti e asfissianti, al pari della vita vissuta quotidianamente dalla protagonista, mentre il foyer rappresenta la via di fuga verso il mondo

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esterno: «Il s’est tourné vers les portes et elle l’a suivi. Dehors…»5. Subito dopo, quando marito e moglie stanno rientrando in casa, l’automobile rappresenta lo spazio chiuso e soffocante e la protagonista non fa altro che guardare fuori dal finestrino: «elle regardait dehors, le coudre posé sur le bord de sa fenêtre»6. Infine, quando i coniugi ritornano a casa è sempre la finestra a rappresentare la via di fuga: «elle s’approcha de la fenêtre, se pencha vers le pot de basilic, cueillit une feuille, la frotta entre ses doigts, les respira. L’été…dans un mois, l’été…»7

L’autrice introduce, poi, un altro tema peculiare che caratterizza tutte le novelle de l’Entracte: il bivio.

La protagonista si trova a un bivio nel momento in cui deve scegliere se vivere la nuova avventura, voltando completamente pagina, ovvero respingere il tema di fuga, pur piacevolmente assaporato, per ritornare alla consueta routine.

Ogni volta che i personaggi si trovano a un bivio sono coscienti delle proprie azioni e non si lasciano trasportare dagli eventi, come testimoniano le espressioni utilizzate dalla Lenoir per descrivere il momento dell’incontro: «il lui a pris le bras pour traverser un boulevard […] et elle a décidé de le faire dès qu’ils auraient atteint le trottoire. Elle s’est arrêtée, lui a fait face, elle a posé sa paume sur son torse en regardant intensément sa bouche. Il a caressé ses épaules et ses bras, il s’est penché vers son visage et leur baiser fut parfait»8. 5 H. LENOIR, L’E., p. 10. 6 H. LENOIR, L’E., p. 12. 7 H. LENOIR, L’E., p. 25. 8 H. LENOIR, L’E., p. 10.

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Al gesto dello sconosciuto di afferrarle il braccio per attraversare la strada, la protagonista non si ritrae ma anzi decide lei stessa di porgere la propria mano per afferrarlo. Subito dopo è lei che guarda negli occhi lo sconosciuto e senza indugio poggia il palmo della propria mano sul suo petto, guardandogli intensamente la bocca. In nessuna di queste azioni la donna palesa alcun segno di debolezza o indecisione, ma anzi tutti i suoi gesti sono molto spontanei e decisi. L’idea di tradire il marito, in questo momento di evasione, neppure la sfiora tanto che il bacio tra i due avviene in modo del tutto naturale e senza esitazione alcuna.

Soltanto in un secondo momento la donna prende coscienza della situazione e dopo il breve momento di evasione, élan, segue una scelta più dovuta che voluta, poiché la donna anziché seguire lo sconosciuto a casa sua decide di tornare dal marito.

La voglia di evasione si manifesta in tutti i luoghi chiusi, dal teatro alla macchina fino alla casa dei due coniugi. Un esempio viene riportato nel momento in cui i due coniugi sono in macchina: i due non parlano. È il marito che inizia un dialogo che in realtà si percepisce come monologo, visto che la donna è assorta nei suoi pensieri, nel tentativo di evadere dalla situazione presente ripensando all’incontro fugace con lo sconosciuto: «il continua comme s’il était tout seul. Elle regardait dehors le coude posé sur le bord de sa fenêtre, la joue sur sa main, mordillant l’intérieur gonflé de sa lèvre, sans pouvoir s’empêcher d’être attentive»9.

La casa è il luogo in cui la routine asfissiante si manifesta maggiormente.

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La donna sa perfettamente riconoscere le attenzioni del marito tanto da prevederle, addirittura esse generano nel suo immaginario una dette verso il marito: «la dette qu’elle s’imaginait parfois pouvoir réduire en restant encore quelques mois, quelques années»10.

La donna, perciò, è ossessionata dalle premure del marito che generano in lei un sentimento di rimorso. Tutto ciò la porta ad assecondare i desideri del marito anche se è perfettamente consapevole del fatto che il proprio desiderio di evasione è in contrasto con la sua vita di coppia.

Infatti, benché chiusa nella propria vita quotidiana, il desiderio di fuga della protagonista si manifesta attraverso i pensieri che la riconducono all’uomo sconosciuto: «[…] sa dette, elle y pensait sans cesse…c’était souvent plus simple que de le repousser sous un quelconque prétexte qu’il déchiffrait comme tel, de supporter son air malheureux, son affairement bruyant ou sa façon de rôder, comme cette nuit, il rôdait dans le couloir tandis qu’elle essayait de retrouver le bras de Zellinger et le jaillissement neuf de son désir…»11.

In un articolo di Norbert Czarny, per l’appunto, viene descritta la condizione di vita di coppia dal punto di vista del personaggio femminile della prima novella:

[…] Désireuse de quitter son trop gentil mari, l’héroïne de «L’Entracte» ne voit plus dans l’amour que «chose collante, lourde, étouffante»12.

Il sogno di fuga, anche se è vissuto per pochi istanti, innesca nelle protagoniste delle novelle il dubbio, il sospetto che anche le persone a loro 10 H. LENOIR, L’E., p. 18. 11 H. LENOIR, L’E., p. 24. 12

N. CZARNY, Le Frottement tiède des solitudes, DS «La Quinzaine Litteréraire», Paris (16 mai 2005) p.5.

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vicine siano già state partecipi di una ‘fuga’. In questa novella l’eroina inizia a mettere in dubbio la fedeltà del marito non appena il marito le racconta di avere aiutato una donna in difficoltà.

L’ossessione di un presunto tradimento si impadronisce della protagonista tanto che ogni parola o azione del marito diventano intollerabili.

Questa ossessione fa cadere la donna in uno stato confusionale, tanto che all’inizio sembra essere sicura di portare avanti la farsa con il marito: «elle ne prononcerait plus le nom de Zellinger devant lui, elle serait plus gentille, plus attentive et douce, […] elle le protégerait, le laisserait s’aggripper à elle et croire ce qu’il avait besoin de croire»13.

Tuttavia non appena il marito esce di casa la donna, lungi dall’essere sicura della decisione presa, si ritrova dinanzi al bivio.

Libera da ogni vincolo e trascinata dall’emozione accorre febbrilmente al telefono per chiamare Zellinger e fissare un appuntamento: «Mais, quand il s’en alla […] elle attendit avant de chercher fébrilement le numéro de Zellinger, elle guetta par la fenêtre le bout de la rue où elle s’attendait à voir la voiture réapparaître à tout moment, une oreille tendue verse les bruits de la cage d’escalier, l’autre collée à sa voix qui lui donnait l’adresse et lui demandait quand…»14.

Nella novella si assiste un mutamento della coscienza della protagonista. Inizialmente di fronte ad ogni bivio il personaggio femminile è razionale sulle proprie decisioni e non torna sui propri passi.

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H. LENOIR, L’E., p. 35. 14

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Davanti all’ultimo bivio, invece, la coscienza agisce dominata dalle passioni, infatti, la donna è confusa e ha ripensamenti fino alla fine. Ne è esempio la riflessione finale che evidenzia il fatto che la decisione non è stata presa razionalmente ma dettata dall’istinto: « […] et elle sentit à cet istant qu’elle passait de l’autre côté, dans un terrain vague où elle aurait mal et peur…»15.

La protagonista è consapevole del fatto che la decisione presa è una scelta definitiva che non lascia spazio a ripensamenti, poiché gli equilibri del rapporto di coppia sono compromessi: « […] et que c’était sans retour quelle que soit sa réponse»16.

2.2. Il viaggio

Nella seconda novella, Les Étrangères, il tema del sogno di fuga acquisisce una nuova connotazione, il viaggio. Il personaggio principale è una donna sposata, Nelly, costretta per inerzia a portare avanti un matrimonio ormai finito da anni, da cui riesce a evadere soltanto concedendosi dei viaggi. In questo racconto, infatti, il sogno di fuga è legato al sentimento interiore della protagonista femminile e non a un evento esterno, quale l’incontro fortuito con una persona.

Il tema di fuga si percepisce in due momenti diversi: da un lato la protagonista lo vive in prima persona quando si concede un viaggio, dall’altro lo vive per interposta persona quando ascolta i racconti e le storie delle ragazze (stagiste) che ospita.

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Ibidem, p. 36. 16

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Per la protagonista, le stagiste costituiscono uno svago, una valvola di sfogo dalla solita routine quotidiana. Le ragazze che si alternano nel tempo presso la sua abitazione rappresentano una delle varianti del tema di fuga del racconto, legato alle esperienze di vita che ognuna delle stagiste porta in dote.

A questo proposito è opportuno evidenziare come la circostanza viene commentata da Marie- Laure Delorme:

«[..] Une femme mariée loge chez elle des jeunes filles venues du monde entier. Elle fait des voyages avec l’argent ainsi gagné. Mais elle est rongée par une angoisse. Son fils rode anormalement autour des étrangères. Elle sent qu’elle devrait intervener. Elle peut dire (et prendre le risque de se retrouver seule avec son mari taciturne) ou ne pas dire (et se diriger tout doucement vers un drame certain). Le problème est bien sûr autre. La femme se sert de tout ça, c’est-à-dire des ses voyages, des ses visiteuses, des ses bavardages, pour ne pas voir la ruine de son couple. Mais là, c’est fait, elle a vu».17

Anche Nelly, come la protagonista della prima novella, si trova quotidianamente dinanzi a un bivio: da un lato vi è la nuova e sconosciuta strada che porta all’evasione dalla quotidianità del proprio rapporto di coppia e dall’altro vi è il timore di dare una svolta definitiva alla propria vita abbandonando il marito e il figlio.

Il motivo che spinge la donna a cercare distrazioni nei viaggi è la triste consapevolezza di vivere un’esistenza piatta e di essere incapace di una svolta.

Lo stratagemma da lei inventato ha, dunque, lo scopo di colmare le lacune della propria esistenza. La presenza delle ragazze è talmente importante per la donna che, pur di non perdere la loro compagnia, e rinunciare così alla

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propria via di fuga, sopporta l’atteggiamento anomalo del figlio verso le ragazze.

Quest’ultimo, infatti, pur essendo sposato e con un bebè non riesce a stare lontano dalla casa della madre perché attirato dalla presenza delle ragazze: «[…] elle continuait à douter, n’ayant aucun élément tangible pour soupçonner son fils d’avoir eu avec les étrangères au cours des deux dernières années… »18.

La madre si accorge chiaramente dell’interesse anomalo del proprio figlio Gilles, in particolare per una ragazza di nome Livia («[…] avec Livia, la dernière, elle n’ètait pas idiote elle avait bien vu que…»)19, vorrebbe intervenire per porre fine alla situazione venutasi a creare, per la consapevolezza che senza un suo intervento presto si sarebbe verificato un dramma familiare. Sa però al contempo che il suo intervento finirebbe per precluderle la possibilità di ospitare le ragazze, e quindi di rinunciare definitivamente alla loro compagnia.

Il dilemma (bivio), se intervenire o meno, la pone dinanzi a una scelta che la donna non riesce a compiere preferendo restare nella medesima situazione, controllando il figlio nei suoi movimenti quando frequenta la casa, senza però farsi notare neppure dal marito.

Del resto, la partenza ciclica delle ragazze che finiscono il loro stage, provoca in Nelly un grande sconforto dovuto al terrore di dover trascorrere la propria vita sola insieme al marito, uomo assente e taciturno: «Le vide que le départ des enfants avait creusé, la condamnant à envisager le reste de ses jours dans un lourd tête-à-tête avec un homme silencieux et perpétuellement absent,

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H. LENOIR, L’E., p. 44. 19

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même quand il était là, il était ailleurs, leur couple n’était que le frottement tiède de deux solitudes, elle étouffait là-dedans»20.

É opportuno evidenziare l’utilizzo del verbo étouffer che, come nella prima

novella, indica non solo un luogo ma è simbolo di tutta la vita di coppia. Anche qui la protagonista è posta dinanzi a un bivio: decidere se portare

avanti un matrimonio durato più di trentacinque anni, affrontandone i relativi problemi, oppure scegliere di interrompere la relazione e i legami con il passato per perseguire l’agognato sogno, continuando a viaggiare. La donna di fronte a questo bivio non vuole operare una scelta, e rimane sospesa in un limbo esistenziale che la porta da un lato a perseverare nel tentativo di salvare il suo matrimonio e, dall’altro a continuare a concedersi viaggi, che ne appagano il desiderio di evasione.

L’indecisione della protagonista dinanzi alle scelte viene rimarcata anche quando Nelly è insidiata dal dubbio che il figlio possa avere delle relazioni con le stagiste.

La donna si propone di fare luce sulla questione ma i suoi intenti non si tramutano mai in azione diretta e decisa.

La protagonista, infatti, pensa di risolvere il problema stando più attenta, cercando di essere più presente durante il soggiorno delle ragazze, monitorando soprattutto il modo e i comportamenti del figlio.

Tale intenzione, però, non è comunque risolutiva, poiché nel momento in cui si propone di proteggere le successive stagiste, Nelly guarda fuori dalla finestra alimentando il desiderio di fuga anche da ogni responsabilità.

Anche in questo caso non sfugge al lettore la circostanza che la protagonista, agognando la realizzazione del suo sogno di fuga interiore e desiderando fortemente l’evasione dalla routine, continua a guardare fuori

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da una finestra. Lo sguardo gettato sul mondo esterno, quindi, simboleggia in maniera inequivocabile l’esaltazione del tema di fuga e la ricerca estrema di nuovi orizzonti. La finestra è il punto di evasione, il mezzo attraverso il quale la protagonista riesce a scorgere tutto ciò che resta fuori dalla sua sterile e futile quotidianità.

L’egoismo della protagonista, volto al soddisfacimento della propria necessità di evasione, emerge chiaramente allorché pensa per un attimo di salvaguardare il figlio, ospitando ragazzi anziché stagiste. La donna, piuttosto che agire nell’interesse del figlio, rinuncia a questa possibilità nel momento in cui realizza egoisticamente che solo le ragazze le sono di reale compagnia e che soltanto loro sono capaci di colmare il vuoto che vive giornalmente.

La vita di Nelly, quindi, sembra svolgersi per interposta persona, visto che le vere emozioni di cui gode non sono quelle della propria vita ma quelle che le derivano dalla vita vissuta delle stagiste, dai loro racconti, dalle loro confidenze e dalla loro presenza nella sua casa.

Addirittura sembra che le stagiste sostituiscano nel pensiero di Nelly la figura del figlio e del marito, colmandone le lacune affettive.

Le ragazze, infatti, si confidano con Nelly, giocano a carte, cucinano o guardano la tv, compiendo dunque tutti quei piccoli gesti che ne riempiono la sua vita vuota.

Soltanto dopo un dialogo con il marito, riguardante le stagiste, e dopo aver capito che egli non è consapevole dei problemi della coppia, Nelly: « Les étrangères et les voyages continueraient à la rythmer en surface sans éluder la vraie question de son devenir à elle dans cette maison vide auprès d’un homme

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absent qu’elle aurait dû avoir la force de quitter quatre ans plus tôt et bien avant…bien avant»21.

Nonostante ciò, lungi dal prendere una decisione netta, Nelly preferisce ancora una volta non turbare il naturale corso degli eventi e aspettare il momento in cui la vita stessa la porrà davanti all’ineluttabile aut-aut.

2.3. L’inquietudine e il desiderio di fuga

La terza novella, Les Escarpins Rouges vede il protagonista maschile pronto a lasciare la sua compagna più giovane di lui di dieci anni, Sophie, una massaggiatrice che veste in maniera volgare, ma dalla quale è allo stesso tempo affascinato. A differenza delle altre novelle, il protagonista di questo racconto è un personaggio maschile che rimane anonimo. Lo svolgimento della storia viene narrato dal punto di vista maschile, è infatti l’uomo ad attraversare una fase d’inquietudine e a vivere il desiderio di fuga dal rapporto di coppia. La coppia, infatti, sta vivendo un momento di crisi sebbene resti sconosciuto il motivo. L’uomo manifesta l’incapacità di guardare la donna amata e afferma che: «L’inquiétude précédait-elle désormais le plaisir, tous les plaisirs»22.

È chiaro che l’inquietudine che affligge l’uomo si ripercuote inevitabilmente sul rapporto di coppia, minandone la stabilità. La circostanza stessa che il protagonista non riesce a guardare la propria donna, se non quando ella non lo vede, è sintomo dell’insicurezza dell’uomo in relazione ai propri sentimenti.

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H. LENOIR, L’E., p. 62. 22

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Proprio a voler sottolineare questa situazione negativa che la coppia sta attraversando, la Lenoir ambienta la prima parte della novella in un cimitero, luogo di morte per eccellenza, dove l’uomo si reca per rendere omaggio ai propri defunti. Benché l’uomo abbia chiesto a Sophie di accompagnarlo, subito inizia a scacciarla senza alcun motivo e nel breve dialogo si intravede l’instabilità del rapporto:

- «Rentre. Laisse-moi, j’ai besoin d’être seul.

- Elle : Je ne comprends pas… Tu m’en veux, alors que je n’ai rien fait, rien dit qui…

- Mais non rien. C’est moi. Je viens de me rendre compte que je n’aurais pas dû t’amener ici, cette tombe, ça n’a rien à voir avec toi…

- Mais tu sais bien que tout ce qui te touche me concerne, moi!»23

Le risposte di Sophie evidenziano la volontà di prosecuzione della relazione e il suo interesse ancora vivo nei confronti del partner. L’atteggiamento dell’uomo invece è chiaro, sebbene non si capisca il motivo scatenante della discussione, e l’ambientazione della scena in un luogo di morte, oltre all’evidente difficoltà di comunicazione, è segnale che preannuncia la fine della relazione.

Nella scena descritta, Sophie calza delle particolari scarpette rosse che mal si conciliano con il luogo in cui sapeva di doversi recare, tanto che la scelta della donna scatena le rimostranze dell’uomo. In particolare, le scarpette indossate da Sophie non le consentono di camminare sulla strada sconnessa del cimitero e la circostanza non è sfuggita alla Delorme, la quale ha

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sottolineato il fatto, segnalando che il precario equilibrio della ragazza simboleggia la difficoltà della stessa a tenere in piedi il proprio rapporto sentimentale e soprattutto la sua difficoltà ad accettarne la fine: «On pressent par exemple que cette jeune femme, chassée d’escarpins rouges inadéquats pour marcher sur les allées gravillonnées d’un cimetière, n’ést pas prête à affronter la mort d’une relation amoureuse»24.

La crisi della coppia viene evidenziata anche dal fatto che lo stesso contatto fisico diventa problematico. Sophie cerca con insistenza di fare dei massaggi all’uomo per farlo rilassare ma lui è teso e dopo poco la scaccia senza motivo.

Non a caso in questa scena l’uomo inizia a maturare il desiderio di fuga, infatti si avvicina alla finestra e guarda fuori e infine esprime il desiderio di lasciare la ragazza, ribadendo quanto gli sia difficile guardarla e ascoltarla: «Ça va point, dit-il en se levant brusquement pour s’approcher de la fenêtre[…] songeant […] qu’il suffisant maintenant, […]de le lui dire, de ne pas avoir peur de le déclarer, je t’aime bien, de te tenir de temps en temps dans mes bras mais te regarder, non, et t’entendre non plus…»25

Da parte sua, la ragazza si comporta in maniera più possessiva e pensa che lui sia infastidito dalle eccessive attenzioni. Infatti si rimprovera di essere troppo collante specie quando si propone di massaggiare l’uomo appena tornato dal cimitero. Dopo un’apparente riconciliazione l’uomo continua a dubitare della relazione, finché durante una seduta di massaggi decide infine di lasciare Sophie:

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M.-L. DELORME, op.cit. 25

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«Le jeudi matin, […]il voulait être au bureau de bonne heure. En réalité, il avait besoin de marcher pour réfléchir à la manière la plus efficace de lui annonce la décision qu’il avait définitivement prise en refaisant le bilan précis de leur courte histoire […]»26

Tuttavia la sua decisione, come accade a tutti i personaggi delle novelle che si trovano a un bivio, non si tramuta in azione. Subito gli torna in mente l’immagine della camera da letto cupa e in disordine che da un altro punto di vista può simboleggiare la confusione interiore dell’uomo. Tale immagine si pone in antitesi col ricordo del viso radioso di Sophie che ancora lo affascina a tal punto da ricredersi sulle proprie decisioni. Tuttavia questo viso tranquillo è interpretato dall’uomo come la consapevolezza da parte della donna della fine del rapporto e della sua rassegnazione. Lui ha pensieri contrastanti e alla fine non prende una decisione univoca come è dimostrato dal fatto che la sera sente il bisogno di sentire Sophie come era solito fare. Vedendo che la ragazza non lo chiama, l’uomo alimenta l’idea che Sophie lo abbia battuto sul tempo e che lo abbia lasciato per prima:

«Elle avait bougé sans qu’il s’en aperçoive, lestement, furtivement, comme si, pressentant qu’il allait la faire changer de place, elle avait eu la sagesse et la présence d’esprit de ne pas attendre qu’il la bouscule mais de se mettre d’elle-même à un endroit de son choix, à l’écart, là où elle pourrait très sereinement recevoir l’ordre de son bannissement et le lui renvoyer en riant : De quoi parles-tu ? Comment peut-on chasser quelqu’un qui est déjà parti ?!...C’était très fort…»27

Subito dopo l’uomo si rende conto di aver fantasticato su tutto e che tutti i suoi pensieri scaturiscono dal desiderio di lasciare Sophie. In maniera

26

H. LENOIR, L’E., p. 76. 27

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spietata considera la sua storia una sorta di curva caratterizzata da un apice alto iniziale e poi solo in discesa.

Infine si decide a chiamare Sophie e le chiede di incontrarsi subito. Al rifiuto della ragazza, lui chiude di colpo il telefono, si reca alla finestra e la apre. A questo punto l’uomo sembra essere più deciso a lasciarla. La telefonata è la prova che la donna che aveva conosciuto un tempo e che si sarebbe gettata tra le sue braccia senza esitare non c’è più, e l’uomo decide di porre fine alla storia. Tuttavia rimanda la decisione all’incontro con Sophie.

Mentre l’uomo è al lavoro, Sophie si reca a fargli visita. La donna è in lacrime e lui pensa che lei stia male per la storia finita, ma in realtà è semplicemente preoccupata per le gravi condizioni di salute del padre. Nella concitazione del momento lui la bacia e le sussurra «Ti amo». Ma anche questa frase gli causa turbamento. Sophie, da parte sua, pensa che quel ti amo sia stato detto solo per consolarla, visto che per tutto l’inverno non ha ricevuto alcuna attenzione.

Anche il dialogo finale mostra tanti silenzi, tante verità taciute che portano la donna ad andare via per sempre da lui. L’uomo alla fine è sconfitto da tutto; davanti al bivio non ha preso alcuna decisione, anzi Sophie si è dimostrata più lungimirante mettendo fine a un rapporto ormai concluso. La scena finale è emblematica dell’insicurezza e dell’indecisione dell’uomo che non riesce ad agire neppure quando la donna sale in taxi per andare via:

«Elle se pencha pour prendre son sac qu’il avait posé par terre. Il ferma les yeux, pénétré par l’évidence de son départ absolument silencieux. Quand il se retourna, il la vit courir vers l’arrêt des taxis, ouvrir la portière, jeter son sac […] Quand il

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pensa qu’il devrait peut-être se dépêcher de la rejoindre, elle s’était déjà engouffrée à l’intérieur, claquait la portière»28.

A conclusione della novella, il lettore percepisce che la fine della storia è da attribuire alla mancanza di comunicazione tra l’uomo e la donna. In particolare, l’uomo, pur essendo attratto da Sophie, vive il rapporto con molta inquietudine non riuscendo (o non volendo) manifestare i propri sentimenti. L’assenza di comunicazione, quindi, contribuisce a rendere il rapporto di coppia problematico, causandone la conclusione.

2.4. Il sogno di fuga nel rapporto tra madre e figlia

La quarta novella che compone L’Entracte introduce il tema del sogno di fuga nel rapporto asfissiante tra madre e figlia.

La protagonista della novella, Le Verger, è una giovane donna obbligata a far compagnia alla madre disabile e a stare al suo capezzale per tutta l’estate. Sin dalla prima scena si vede che i pensieri della protagonista sono già proiettati verso l’esterno, infatti la donna registra tutto quello che accade al di fuori, manifestando così da subito il desiderio di evasione dal difficile rapporto con la propria genitrice e introducendo immediatamente il tema del sogno di fuga.

Nonostante la figlia ricopra di attenzioni la madre, quest’ultima la accusa di fantasticare e di trascurarla, se non addirittura di trattarla male: «tu me traites sans coeur, depuis deux jours, si tu crois que je ne m’en rends pas

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compte. Je sais que tu en as assez, mais pas autant que moi, j’en ai par-dessus la tête, moi.»29

Nonostante il rimprovero della madre, però, la figlia continua a guardare fuori dalla finestra descrivendo minuziosamente tutti i movimenti di un uomo e di una donna che si trovano in giardino e manifestando così l’accrescimento del suo desiderio di fuga. La figlia, quindi, cerca in ogni modo di eludere il controllo e i rimproveri della madre, pur di non rinunciare a guardare fuori dalla finestra. Per raggiungere il suo scopo, ogni mezzo è giudicato idoneo: «Je devais ouvrir grand la fenêtre et me tourner vers ma mère à qui je dirais qu’il fait tout de même un peu frais, à mon avis il vaudrait mieux attendre onze heueres…»30

La figlia cerca di mascherare le proprie azioni alla madre, facendo sì che anche quelle che sembrano dirette esclusivamente all’assistenza della genitrice, siano di fatto azioni che le consentono, senza essere scorta, di guardare fuori dalla finestra per soddisfare il suo bisogno di evasione.

La problematicità del rapporto è chiara, quindi, anche dall’analisi che compie la stessa protagonista: se i primi giorni di vacanza equivalgono a una rimpatriata, il terzo diviene una hospitalité contrainte. Il rapporto instaurato dalle due donne si tramuta, infatti, da madre-figlia a padrona di casa-ospite: «Les visiteurs, c’est comme le poisson, passé trois jours, ça commence à sentir»31. 29 H. LENOIR, L’E., p. 102. 30 H. LENOIR, L’E., p. 104. 31 H. LENOIR, L’E., p. 105.

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A conferma di ciò è opportuno evidenziare come anche tutte le annotazioni temporali che si susseguono nel corso della narrazione, per esempio il tempo che resta sino alla fine della vacanza, possono considerarsi indici del rapporto conflittuale tra madre e figlia poiché sottolineano l’insofferenza e l’intolleranza della figlia nei confronti degli atteggiamenti della madre. La figlia cerca incessantemente di evadere dal quotidiano e cerca la sua valvola di sfogo guardando fuori dalla casa. Talvolta si reca al di fuori di essa, di nascosto o in punta di piedi : «je revenais sans cesse sur la pointe des pieds à la fenêtre de sa chambre, [...], je restais debout contre le mur près du rideau à attendre, agitée, n’importe quel signe de vie [...], ne pouvant me résoudre à quitter ce poste d’observation peu avantageux»32. La figlia cerca continuamente i momenti di distrazione della madre, magari indaffarata a svolgere operazioni che non necessitano la sua presenza, per avere la possibilità di correre alla finestra ad affacciarsi.

Anche quando si concede una passeggiata sulla spiaggia, la figlia non fa altro che guardare gli altri vivere liberamente la propria vita. Questo atteggiamento manifesta e rende nota al lettore l’incapacità della donna di vivere la propria vita autonomamente. Lei invece rimane passiva, aspettando che qualche evento esterno alla propria volontà, la coinvolga. Questa incapacità di azione porta la figlia a detestare la madre, ritenendola responsabile della sua condizione di vita al punto da volerla morta : «j’ai

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hâte qu’elle s’en aille, sans coeur, elle me fait mal, elle passe son temps à rêvasser [...]»33.

Soltanto sul finire della novella, la protagonista passa all’azione e il suo sogno di fuga si concretizza. Perchè ciò avvenga, però, è necessario che vi sia un elemento esterno che la sblocchi.

Ecco, quindi, che la figlia segue fino al mare gli stessi sconosciuti che aveva visto in giardino e si apparta con l’uomo. Sebbene questa sua reazione sia istintiva, tuttavia, la figlia riesce a mantenere il controllo della situazione, avvertendo la madre che rientrerà più tardi e fornendo come scusa una foratura.

Nel rapporto con l’uomo lei manterrà quello sguardo da osservatrice senza farsi coinvolgere : «Je suis retardée, un type m’a aidée à changer la roue [...] Sachant aussi ce qui allait se passer dans le bois où on venait de bifurquer, ce qu’il me demanderait de faire et que je désirais lui donner, acceptant d’avance l’indifférence qu’il aurait de mon corps, avide de connaître sa rudesse, sa faim brute [...]»34.

Non appena rientrata a casa, però, la protagonista riprende una vita normale. Il gesto di lavarsi le mani e il viso può essere letto da un lato come un gesto di routine e dall’altro come un rito di purificazione per l’atto appena compiuto e la fuga realizzata. Resta il fatto che, finalmente, la donna vede realizzarsi il proprio desiderio di fuga e che a seguito del raggiungimento di questo momento catartico anche il suo rapporto con la madre migliora sensibilmente e trae giovamento.

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H. LENOIR, L’E., p. 118. 34

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Nella scena finale, infatti, i rapporti tra madre e figlia sembrano quasi tornare alla normalità, essendo privi di quell’astio che ne aveva caratterizzato la parte iniziale della novella.

La figlia, ripensando alla fuga appena realizzata, sente di vivere dentro di sè la possibilità di recuperare il rapporto con la madre, rievocando la tenerezza passata ma restando consapevole del fatto che, comunque, porterà avanti un rapporto non sano, improntato sull’alternarsi di momenti di amore e di odio.

2.5. Il Sospetto

Diversamente dalle altre novelle che la precedono, L’Infidèle pone in primo piano il tema del sospetto nel rapporto di coppia. I protagonisti di questa novella, che rimangono senza nome, sono una coppia di giovani sposi che attraversano un momento difficile. Il sospetto si insinua nella donna nel momento in cui si trova a letto col marito e quest’ultimo la respinge diverse volte pronunciano frasi in modo secco: «Non, pas comme ça. […] Non, laisse-moi» 35. Questo strano comportamento del marito porta la donna a immaginare che le sia stato infedele e che il rimorso per tale azione lo spinga ad allontanarsi da lei.

La moglie arriva a immaginare una situazione paradossale per cui paragona la propria fuga dinanzi ai problemi di coppia alla fuga del marito da lei, al solo fine di rendere possibile la frequentazione di prostitute.

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La donna, però, come accade a tutti i protagonisti delle novelle de L’Entracte, non ha il coraggio di parlare col marito e di affrontare i propri dubbi insieme a lui. Incapace, quindi, di agire, decide di chiudersi in se stessa, alimentando sempre più dubbi e angosce.

Anche in questa novella, dunque, la protagonista, nel momento in cui è chiamata a far luce sul problema, decide di fuggire, anche fisicamente, dalle responsabilità e dalla necessità di affrontare seriamente il problema con il marito.

Non a caso la rappresentazione dell’evasione della donna viene rappresentata dall’autrice come la fuga verso uno spazio aperto: il balcone. Non più la finestra, quindi, ma il balcone rappresenta lo spazio aperto che la Lenoir sceglie per alimentare il sogno di fuga della protagonista dell’ultima novella de L’Entracte.

La donna, in vista di una possibile e futura fuga del marito da lei, pensa di anticiparlo agendo repentinamente e per tale motivo immagina la sua fuga, anche solo per qualche giorno, ripetendo a se stessa che: «Elle devrait maintenant avoir le courage de partir. S’habiller, mettre dans un sac le nécessaire pour un ou deux jours, prendre la voiture, lui laisser un papier sur la table de la cuisine, invoquant, simplement un besoin de changer d’air, je t’appellerai… Mais pour aller où et pour faire quoi ?...»36

Il momento difficile della donna nel rapporto di coppia raggiunge il suo apice, arrivando alle estreme conseguenze, quando, il giorno seguente, la donna svegliandosi non trova il marito accanto a sé nel letto.

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Iniziano proprio in quell’istante per la protagonista un susseguirsi di domande e dubbi che non fanno altro che gettarla nello sconforto, alimentando la sensazione di abbandono e di tradimento. La protagonista inizia a credere che il marito sia scappato con un’altra donna e che l’abbia abbandonata definitivamente senza darle alcuna spiegazione.

La donna vive in uno stato d’inquietudine struggente e, ancora una volta, anziché fare luce sui propri dubbi, alimenta le proprie fobie e paure, preferendo immaginare il marito morto, piuttosto che rassegnarsi ad accettare l’ipotesi che lui possa averla tradita.

Come afferma Norbert Czarny nel suo articolo: «Le week-end qui débute dans

L’Infidèle est un long moment de vérité. L’attente de la femme qui n’a pu ou su

parler avec son mari devient supplice : la jalousie et le sentiment d’abandon se mêlent à un désir d’en finir, de rompre, que la durée rend insupportable».37

Nel commento, l’autore coglie l’importanza e l’intensità del lungo week-end che la coppia protagonista della novella vive. La moglie è prigioniera dei suoi dubbi e delle sue incertezze e dimostra, come gli altri personaggi di Hélène Lenoir, di non essere in grado né di superarli né di trovare una soluzione ai propri problemi. La sua mancanza di volontà di prendere una decisione diventa, dunque, una tremenda tortura che alimenta e aggrava il suo stato d’animo, relegandola sempre più nella solitudine e nella disperazione. I sentimenti di gelosia e di abbandono che la protagonista vive oramai quotidianamente, alimentano e determinano sempre più nella donna il desiderio di interrompere la relazione con il marito anche se di fatto questa spinta emotiva non si traduce mai in azione reale.

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La donna inizia, oramai in preda alla gelosia, a svolgere un’indagine, cercando tra gli effetti personali del marito le prove del presunto e immaginato tradimento, e nonostante la ricerca si riveli infruttuosa, la donna, pur di non riconoscere l’inconsistenza dei propri sospetti, lo giudica comunque colpevole tanto che ora: «Elle ne joua plus à le voir mort. Il est vivant, ailleurs, il marche, il boit, il mange, il parle, s’ouvre au plaisir, il s’achète ou prend ce dont il a besoin auprès d’autres qui spontanément savent comment. C’est leur vraie vie depuis des mois, des années déjà.»38 Se prima di questo momento la donna vedeva il marito morto, assente, adesso si rende invece conto che lui non solo è vivo ma che riesce a condurre la propria esistenza in maniera razionale, in piena armonia con gli altri. Solo adesso la donna vede che il marito vive, mangia, beve e si apre al piacere mentre lei non riesce a far nulla di tutto ciò.

La protagonista femminile versa adesso in uno stato di totale confusione, tanto che non riesce ad agire razionalmente ma si basa sull’istinto, sui presentimenti e sulle emozioni.

La certezza che il marito sia andato via è sufficiente per considerarlo colpevole di adulterio. La donna arriva a paragonare il marito alle donne giraffa. Secondo un’antica usanza birmana, infatti, alle donne della tribù, sin da giovanissime, veniva forzosamente allungato il collo mediante l’applicazione di una serie di anelli, al fine di accrescerne la bellezza. Tale pratica, però, secondo alcuni studiosi, aveva anche altri fini oltre a quello meramente estetico. Pare, infatti, che fosse costume presso queste tribù che i mariti potessero punire la propria donna, rea di adulterio, chiedendo alla

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maga della tribù di rimuovere gli anelli applicati. La rimozione di questi ultimi avrebbe causato la morte della donna tra sofferenze atroci, visto che i muscoli del collo, atrofizzati, non avrebbero potuto sostenere il peso della testa, facendo sì che la povera malcapitata soffocasse lentamente a causa dello schiacciamento della trachea.39

Paragonando il marito alle donne giraffa, la protagonista si augura per lui lo stesso trattamento letale riservato alle donne adultere: «Il est parti – et c’est comme les anneaux des femmes-girafes que d’après la légende l’homme brise quand une épouse lui a été infidèle…La tête tombe. La mort n’est pas forcément immédiate mais sûre, atroce et lamentable.»40

Quando il giorno seguente il marito ritorna a casa, dopo un congresso di lavoro tenutosi a Ginevra, che la moglie aveva completamente dimenticato anche a causa del proprio stato emozionale, ogni dubbio della moglie crolla. Paradossalmente è il marito, che è stato assente per quasi tutta la novella, a rendersi conto di quanto è accaduto in sua assenza e in particolare a captare i dubbi della moglie e i rischi che potrebbe correre la coppia se questi persistessero ancora: «Il sait exactement vers quoi ses égarements risquent de les entraîner si elle ne se ressaisit pas.[…] si elle n’écrase pas immédiatement le ver de ce soupçon dont il ne peut pas, lui, la délivrer, c’est elle, elle seule.»41

Il marito, quindi, è consapevole del fatto che la moglie deve rendersi conto da sola della situazione che si è creata, non potendo lui fare alcunchè. Il 39 http://maat84.blogspot.com/2006/01/percorsi-estetici-parte-ii-pa-dong.html 40 H. LENOIR, L’E., p. 137. 41 H. LENOIR, L’E., p. 140.

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marito non può liberarla dai dubbi perchè essi dimorano nel subconscio della donna, dove il marito non può intervenire. Soltanto alle fine della novella, la donna riconosce l’infondatezza dei suoi dubbi e nella vita di coppia ritorna la calma, come si intuisce dalle righe finali: «Elle attrape son pouce entre ses dents et le lâche dans un sourire. […] il fait si doux.»42 Dal gesto della donna di mettere tra i denti il pollice del marito mentre gli sorride si capisce che l’atmosfera nella coppia si è distesa e sembra essere tornata la calma. Il fatto stesso che l’ultima scena si svolga sul balcone è indicativo del fatto che i momenti di tensione sono alle spalle. Le ultime parole «il fait si doux», riferite al clima, possono essere lette quale metafora del nuovo clima di tranquillità che regna nella vita della coppia.

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