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CAPITOLO 2

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 2

Esame del paziente fisioterapico

Quando un paziente si presenta per la prima volta in un centro fisioterapico è necessario effettuare un esame accurato delle condizioni del paziente, non per effettuare una diagnosi che spesso è gia stata fatta in precedenza, bensì per poter valutare le condizioni del paziente e di conseguenza impostare un protocollo fisioterapico adatto. Registrando poi le valutazioni effettuate sarà più semplice valutare i miglioramenti ottenuti con la terapia.

2.1 Anamnesi

Dopo aver effettuato il segnalamento, è importante effettuare un’anamnesi accurata sia per quanto riguarda la patologia in atto sia per eventuali patologie pregresse. È importante ricostruire la storia clinica del paziente, sapere se ci sono patologie in atto in altri organi o apparati come ad esempio un’insufficienza cardiaca, problemi polmonari intestinali o neurologici. È importante informarsi sull’attività fisica che il paziente effettuava prima della patologia, se era un’atleta o un cane da compagnia; questo anche per capire che tipo di paziente abbiamo davanti. Infatti un cane atletico probabilmente sarà più collaborativo e più invogliato ad effettuare gli esercizi inseriti nella terapia piuttosto che un cane abituato a vivere in casa.

Informarsi poi sulla patologia in atto, sul come è insorta, se col tempo è peggiorata, se ci sono cambiamenti con il cambiare del tempo, con l’attività fisica o con il riposo. È importante anche venire a conoscenza di eventuali trattamenti farmacologici.

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Nella visita fisioterapica, è necessario effettuare anche un esame obiettivo generale e confermare la diagnosi. È necessario però assicurarsi dell’assenza di altre patologie che possano influire sulla scelta della terapia da applicare. Ad esempio è sconsigliabile far nuotare un cane con problemi cardiaci o polmonari o con problemi di diarrea oppure se è soggetto a convulsioni. Si passerà quindi ad effettuare l’esame obiettivo particolare rivolto soprattutto all’apparato muscolo-scheletrico e a quello neurologico.

Prima ancora di venire a contatto con l’animale sarà necessario osservarlo attentamente sia a riposo che a varie andature, per evitare un aumento della zoppia causato da una manipolazione della zona affetta. Se possibile osservare la postura dell’animale seduto e quando si alza. Spesso infatti la zoppia è più accentuata quando l’animale comincia a muoversi e diminuisce con il movimento. Con l’animale in piedi bisogna osservare eventuali debolezze, tremori, asimmetrie date da atrofia muscolare o da edema ed infiammazione, posizione e conformazione degli arti. Spesso avviene che l’animale tenda a sostenere minor peso con l’arto dolente che avrà una minore superficie d’appoggio e sarà posizionato diversamente rispetto all’arto controlaterale. Nelle zoppie croniche è frequente l’atrofia muscolare ed un irregolare consumo delle unghie (D.L. Millis, D.Levine, R.A.Taylor 2004). Valutare la posizione degli arti in stazione, se gli appiombi sono perpendicolari, se la base d’appoggio è modificata, se vi sono oscillazioni del corpo, se l’animale riesce a conservare l’immobilità e l’equilibrio o se compie frequenti spostamenti degli arti per modificare la base d’appoggio e mantenere l’equilibrio (M.Bizzeti, M.Sgorbini 2006). Osservare anche la postura dell’animale quando è seduto o sdraiato in quanto si possono notare alterazioni di flessione articolare o difficoltà a sedersi e rialzarsi. Osservare la linea dorsale che può presentare, scoliosi, cifosi o lordosi (B.Bockstahler, D.Levine, D.Millis 2004).

Andatura

L’analisi dell’andatura comincia con l’osservare l’animale libero e poi al guinzaglio mentre si allontana e si avvicina per avere una visuale sia anteriore che posteriore che di entrambi i lati.

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L’andatura è composta da una serie di movimenti del corpo e degli arti finalizzati al movimento. L’andatura è formata da un’insieme di passi ripetuti mentre il passo viene definito come il ciclo di movimenti corporei che comincia con il contatto con il terreno di un arto e termina con il successivo contatto con il terreno del medesimo arto. All’interno del passo, ogni arto compie un movimento di appoggio e di levata. La fase di appoggio è il periodo in cui il piede è in contatto con il terreno mentre la levata è il periodo in cui il piede è sospeso in aria.

Andature simmetriche includono il camminare, il trotto e pace.

Camminare è un andatura lenta a quattro tempi. La sequenza dei movimenti è posteriore sinistro, anteriore destro, posteriore destro e anteriore sinistro. Il trotto è un’andatura a due tempi diagonali dove i bipedi diagonali si muovono insieme. Il pace, è un andatura a due battute laterali dove l’arto anteriore e posteriore dello stesso lato si muovono in sincronia. Con questa andatura si ha una maggiore oscillazione laterale del corpo e un minore movimento delle articolazioni rispetto al trotto. Per questo, spesso, animali artrosici adottano questo tipo di andatura in quanto consente di muovere meno le articolazioni dolenti. L’ambio invece è un’andatura irregolare a quattro tempi dove gli arti dello stesso lato si muovono quasi come una coppia ma non deve essere confusa con il pair.

Andature asimmetriche includono il canter e il galoppo. Il canter è più lento del galoppo, è a tre tempi ed è caratterizzato da un arto anteriore dominante, con due arti che si muovono separatamente e due come una coppia diagonale. In questa andatura si ha solo un momento in cui l’animale è sospeso in aria. Il galoppo viene utilizzato per correre ad alta velocità ed è caratterizzato da una spinta potente del posteriore e da un ritmo a quattro tempi. In questo passo si hanno due fasi di appoggio e due fasi in sospensione. Il galoppo è detto destro o sinistro a seconda dell’ultimo anteriore che tocca terra.

Le andature migliori per valutare un’animale sono il passo ed il trotto in quanto, essendo andature simmetriche, risulterà più semplice individuare delle differenze nel movimento di un arto. Solitamente i cani zoppicano meno camminando in quanto devono effettuare uno sforzo minore

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rispetto al trotto e hanno bisogno di maggiore stabilità quando camminano quindi sono più portati ad utilizzare l’arto affetto da patologia (D.L. Millis, D.Levine, R.A.Taylor 2004).

Durante il movimento bisogna valutare la flessione ed estensione delle varie articolazioni, la lunghezza del passo, la posizione del piede durante il movimento, se sono presenti problemi propriocettivi messi in evidenza da un appoggio dorsale del piede o se l’arto viene trascinato o meno (B.Bockstahler, D.Levine, D.Millis 2004).

Osservare la regolarità dei movimenti, eventuali oscillazioni o tremori del corpo, turbe dell’equilibrio, iper o ipometrie, spasticità, paresi, paralisi, atassia. Se possibile far camminare l’animale anche in salita, in discesa ed in circolo, oppure fargli salire e scendere i gradini di una scala (M.Bizzeti, M.Sgorbini 2006).

Se un animale presenta zoppia cercherà di caricare il minor peso possibile sull’arto dolente. Questo atteggiamento porta a delle oscillazioni della testa che serve come bilanciere per spostare il peso del corpo. Se la zoppia riguarda un arto anteriore, il cane alzerà la testa quando appoggia l’arto affetto e l’abbasserà quando appoggia l’arto sano, mentre se la zoppia è nel treno posteriore, sarà presente il colpo di groppa. Il cane cioè abbassa la groppa sull’arto sano e la solleva su quello malato. La groppa ondeggerà lateralmente per favorire l’ampiezza del movimento. Se la zoppia è molto grave abbasserà la testa quando appoggerà l’arto dolente (D.L. Millis, D.Levine, R.A.Taylor 2004). Se la zoppia riguarda entrambi gli arti anteriori, la testa del cane oscillerà lateralmente, il passo sarà accorciato con gli arti distanti dal corpo, la coda si muove in modo scomposto e darà l’impressione di camminare sulle spine. Se costretto a scendere le scale, lo farà con le zampe anteriori unite per distribuire il peso. Se la zoppia riguarda entrambi i posteriori avremo falsa cifosi e maggiore carico sugli anteriori che verranno usati anche per spingersi. La zoppia viene classificata e suddivisa in quattro gradi di gravità dove il primo grado si ha quando la zoppia è saltuaria, a freddo o al trotto mentre al passo è poco evidente. Il secondo grado si ha quando la zoppia è costante, il carico è conservato ma zoppica anche al passo. La zoppia di terzo grado è costante, evidente al passo e talvolta l’arto è sollevato mentre nella zoppia di quarto grado l’arto è mantenuto sempre sollevato.

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Palpazione

Gli arti e la spina dorsale devono essere palpati attentamente per evidenziare la loro simmetria e la condizione muscolare generale. Usando entrambe le mani ogni paio di zampe deve essere palpato simultaneamente per determinare se sono simmetriche. Si deve procedere prima sugli arti anteriori poi sui posteriori ed infine lungo la schiena. Durante la palpazione dobbiamo valutare la condizione muscolare generale, la simmetria muscolare, la temperatura di muscoli ed articolazioni, presenza di effusioni muscolari o cartilaginee, di dolore o di contratture ed il tono muscolare (B.Bockstahler, D.Levine, D.Millis 2004).

2.3 Esame Ortopedico

Durante la visita fisioterapica è necessario effettuare un esame ortopedico approfondito in quanto, anche se è già stata formulata una diagnosi, è necessario che il terapista si accerti delle condizioni del paziente, delle lassità articolari, della presenza di artrosi, della mobilità articolare di tutti gli arti. Spesso infatti, caricando maggior peso sull’arto sano questo subisce uno stress fisico maggiore che può portare allo sviluppo di artrosi o di contratture muscolari e quindi sarà necessario trattare anche l’arto controlaterale a quello con la lesione primaria.

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Per valutare al meglio i progressi effettuati con la terapia è necessario registrare il ROM articolare e la circonferenza degli arti affetti per valutare la massa muscolare. Per valutare al meglio questi parametri è necessario rapportare i valori riscontrati su un arto con il controlaterale in quanto, specialmente per la massa muscolare non ci sono parametri standard.

Il range of motion (ROM) corrisponde al grado di mobilità articolare. Si misura tramite un goniometro applicato al centro motorio dell’articolazione e valutando poi l’angolo di maggior flessione ed estensione. L’angolo articolare può essere influenzato da problemi articolari, da tendini e legamenti, dalla massa muscolare e dallo stato nutrizionale. Per questo è necessario paragonare i valori riscontrati con l’arto controlaterale.

Tabella: ROM articolare nel Labrador Retriver

ARTICOLAZIONE FLESSIONE ESTENZIONE

Carpo 32° 196° Gomito 36° 166° Spalla 57° 165° Tarso 39° 164° Ginocchio 42° 162° Anca 50° 162°

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La massa muscolare può essere calcolata sulla base della circonferenza dell’arto. La circonferenza dell’arto deve essere sempre misurata nello stesso punto, utilizzando un nastro con un meccanismo a molla che ci consente di attuare sempre la sessa pressione sul nastro durante le valutazioni. Confrontare i valori ottenuti con il controlaterale e rivalutare ad intervalli regolari la massa muscolare per avere un parametro oggettivo dei miglioramenti ottenut con la terapia (B.Bockstahler, D.Levine, D.Millis 2004).

2.4 Esame Neurologico

L’esame neurologico, così come per quello ortopedico, viene effettuato dopo aver osservato attentamente l’andatura dell’animale ed aver effettuato una palpazione approfondita di arti e tronco. Prima di parlare dell’esame neurologico è necessario effettuare un richiamo di neuroanatomia per poter comprendere appieno i test che si effettuano durante la visita.

Il midollo spinale per convenzione viene suddiviso in metameri cervicali, toracici lombari e sacrali. Non vi è però una stretta corrispondenza tra i metameri spinali e le vertebre in quanto i segmenti midollari cervicali toracici e i primi due lombari si trovano all’incirca a livello delle vertebre di

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numero corrispondente. Dal terzo metamero lombare fino al cono terminale i segmenti midollari sono situati cranialmente alla vertebra di numero corrispondente.

A livello si metameri spinali C6-T2 e L4-S1 si ha un maggior numero di neuroni in quanto da qui originano le cellule nervose che innervano la muscolatura degli arti anteriori e posteriori.

I moto neuroni superiori (MNS) sono neuroni i cui corpi cellulari sono situati a livello di corteccia cerebrale motoria o di tronco cerebrale, i loro assoni attraversano la sostanza bianca del cervello e del midollo spinale e terminano in prossimità dei corpi cellulari dei motoneuroni inferiori, influenzandone l’attività. Una lesione ai MNS determinerà tono muscolare normale o aumentato, riflessi spinali normali o aumentati, paresi o paralisi generalmente spastica e atrofia da disuso. I motoneuroni inferiori (MNI) sono i neuroni efferenti il cui corpo cellulare si trova a livello delle corna ventrali del midollo spinale o dei nuclei dei rispettivi nervi cranici a livello del tronco cerebrale. I loro assoni lasciano il sistema nervoso centrale e decorrono attraverso i nervi periferici per raggiungere gli organi effettori. Una lesione a livello di MNI determinerà ipotonia o atonia muscolare, riduzione o assenza dei riflessi, paresi o paralisi flaccida (De Risio L. 2000).

La visita neurologica si svolge attraverso l’attuazione di vari test che servono a localizzare l’eventuale danno neurologico presente. Durante la visita si testano sia le reazioni posturali che i riflessi spinali.

Reazioni Posturali

Le reazioni posturali sono delle risposte complesse che richiedono l’integrità delle principali strutture del sistema nervoso centrale e periferico. Quindi le reazioni posturali non consentono di localizzare la lesione neurologica in modo preciso, ma ci indicano in modo inequivocabile la presenza di un problema neurologico. In generale, se la lesione interessa un nervo periferico, il midollo spinale o il tronco encefalico, le reazioni posturali saranno anormali dallo stesso lato della lesione mentre se la lesione è a livello della corteccia cerebrale, il deficit sarà dal lato opposto alla

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lesione. Inoltre un deficit posturale che interessa solo gli arti posteriori suggerisce una lesione situata caudalmente al segmento midollare T2. (De Risio L. 2000).

Le reazioni posturali vengono utilizzate dagli animali per mantenere una posizione fisiologica. Normalmente un animale è consapevole della posizione che ogni arto ha nello spazio e sposterà il suo baricentro per evitare di cadere. Queste reazioni coinvolgono i riflessi sipinali e gli imput provenienti dai centri nervosi centrali come il cervello e il midollo spinale per mantenere una posizione corporea adeguata. Tutti i test che si effettuano servono per valutare l’integrazione tra cervello, midollo spinale e nervi periferici.

Il posizionamento propriocettivo si effettua sostenendo il peso dell’animale e flettendo l’estremità distale di ogni arto di modo che questo appoggi sul dorso della zampa. I soggetti sani riportano immediatamente l’arto in appoggio plantare mentre quelli affetti da problemi propriocettivi mantengono l’appoggio sul dorso del piede anche quando viene meno il nostro sostegno. Nei cani di grossa taglia, dove è difficile sostenere il loro peso si può far appoggiare le zampe alternativamente su di un foglio e poi lo tiriamo lateralmente. Un cane sano riporta l’arto nella posizione fisiologica mentre quello con deficit propriocettivo la lascia sul foglio perchè non è consapevole della posizione della zampa rispetto al resto del corpo (De Risio L. 2000).

Il saltellamento si può effettuare sia sugli arti anteriori che posteriori. L’animale viene sostenuto e fatto appoggiare su un solo arto. Dopodichè il suo peso viene spostato in varie direzioni. La reazione nautrale dell’animale è quella di saltellare per evitare di cadere. Attenzione ai cani debilitati che possono avere il riflesso ma non essere in grado di sostenere il proprio peso corporeo. Il movimento della carriola, si attua sollevando il treno posteriore e facendolo camminare sugli arti anteriori. In caso di lesioni dei nervi periferici degli arti anteriori e del midollo spinale cervicale, del tronco encefalico o della corteccia cerebrale l’animale presenterà in coordinazione, debolezza e tenderà ad appoggiare il dorso del piede. La presenza di ipermetria indica una lesione a livello del cervelletto, del tronco encefalico caudale o del midollo cervicale (D.L. Millis, D.Levine, R.A.Taylor 2004).

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La reazione di emistazione e di emiandatura si effettua sollevando da terra gli arti di un lato e si induce l’animale e restare in stazione e poi a muoversi con gli arti controlaterali. Il soggetto sano mantiene gli arti in appiombo e saltella in modo coordinato. Questo test è utile per individuare lesioni unilaterali a livello di prosencefalo.

Il posizionamento tattile, è un test in cui, tenendo l’animale in braccio ed impedendogli di vedere, si porta la superficie delle zampe anteriori in contatto con il margine di un tavolo. Il soggetto normale appoggia immediatamente gli arti sul tavolo mentre quello patologico non mostrerà alcuna reazione. Questo test valuta la sensibilità, la propriocezione e la funzionalità motoria (D.L. Millis, D.Levine, R.A.Taylor 2004).

Riflessi spinali

Un riflesso è il risultato motorio di una risposta del sistema nervoso ad uno stimolo sensitivo periferico. Lo stimolo afferente raggiunge il midollo spinale, senza perciò giungere alla coscienza, e la risposta allo stimolo viaggia verso la periferia e produce un movimento stereotipato di un segmento corporeo. Tuttavia i riflessi sono modulati anche da centri soprasegmentari, cioè da altre regioni del sistema nervoso, compresa la corteccia. Dal punto di vista neurofisiologico, l’arco riflesso inizia con uno stimolo sensitivo, che agisce sul tendine muscolare, sull’osso, oppure sulla cute o sulle mucose. Questo stimolo causa, direttamente o meno, un allungamento del muscolo; questo è registrato dai recettori presenti nei fusi neuromuscolari i quali, tramite fibre afferenti, portano il segnale al motoneurone del midollo spinale, dal quale parte un impulso efferente che viaggia nel nervo motorio e causa la contrazione del muscolo corrispondente.

L’esame dei riflessi spinali consente di valutare l’integrità delle componenti sensoriale e motoria dell’arco riflesso e l’influenza dei fasci motori discendenti. Quando un riflesso spinale è diminuito o assente la lesione interessa la componente sensoriale o quella motoria di tale riflesso (MNI). Quando invece la risposta è aumentata la lesione interessa le vie motorie discendenti (MNS).

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La risposta deve essere valutata come assente (0), iporiflessica (+1), normale (+2), iperriflessica (+3) o clonica (+4).

I riflessi miotatici sono riflessi causati da uno stiramento muscolare e che portano alla sua contrazione. Questi sono archi riflessi locali che vengono utilizzati per la postura dell’animale e per il movimento e non necessitano di un imput cerebrale per funzionare. In generale, se solo un arto presenta un deficit di questo riflesso, vuol dire che la lesione è a carico di un nervo periferico. Il riflesso miotatico più utilizzato è quello patellare.

Il riflesso patellare si evoca mantenendo il ginocchio in leggera flessione e colpendo il tendine tibio-rotuleo con un plessimetro. Il riflesso è mantenuto se si ha l’estensione del ginocchio per contrazione del quadricipite. Questo riflesso è mediato dal nervo femorale che origina a livello di metameri spinali L4-L6. Se il riflesso è aumentato avremo una lesione spinale cranialmente a L4 mentre se è diminuito o assente la lesione interessa una delle componenti dell’arco riflesso (fuso neuromuscolare, fibre sensitive del nervo femorale, metameri spinali L4-L6, fibre motorie del nervo femorale o muscolo quadricipite) (De Risio L. 2000).

Il riflesso tibiale anteriore consiste nella flessione del garretto ottenuta colpendo il muscolo tibiale anteriore. Questo riflesso è mediato dal nervo sciatico (L6-S2)

Il riflesso perineale si attua applicando uno stimolo tattile o doloroso alla regione perineale determinando contrazione dello sfintere anale e l’abbassamento della coda. Il riflesso perineale è mediato dai nervi coccigei e dal nervo pudendo che origina dai metameri spinali sacrali (S1-S3). Questo riflesso consente di valutare l’integrità degli ultimi metameri spinali e delle radici nervose facenti parte della cauda equina che decorrono nel canale vertebrale e fuoriescono dai rispettivi forami intervertebrali. Lesioni del midollo spinale a livello sacrale o del nervo pudendo spesso portano a riduzione del tono muscolare dello sfintere uretrale e ad una vescica neurologica da MNI. (D.L. Millis, D.Levine, R.A.Taylor 2004).

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Il riflesso flessorio va eseguito su tutti e quattro gli arti esercitando con le dita o con una pinza emostatica una pressione alla base dell’unghia. È bene stimolare sia le dita laterali che mediali di ciascun arto in quanto l’innervazione cutanea dipende da più nervi. La risposta normale è di flessione di tutte le articolazioni dell’arto. Questo riflesso è mediato dai nervi radiale, ulnare, mediano e muscolotendineo (C6-T2) nell’arto anteriore e dal nervo sciatico (L6-S1) e femorale (L4-L6) nell’arto posteriore. Quando la flessione dell’arto in esame è debole o incompleta la lesione interessa una delle componenti dell’arco riflesso (De Risio L. 2000).

Ogni parte dell’arto è innervata da un nervo sensitivo periferico diverso che parte da un metamero spinale diverso. Valutando il singolo nervo si può risalire in modo più preciso alla localizzazione della lesione.

Nell’arto toracico la superficie dorsale del piede è innervata dal nervo radiale (C7-T1), la superficie mediale dell’avambraccio è innervata dal nervo mediano (C8-T1), e la superficie caudo-laterale del piede è innervata dal nervo ulnare (C8-T2). Nell’arto pelvico, il dito più mediale è innervato dal nervo safeno, una branca del nervo femorale (L4-L6), mentre il resto del piede è innervato dal nervo sciatico (L6-S1) (D.L. Millis, D.Levine, R.A.Taylor 2004).

Con la stimolazione di questo riflesso possiamo testare anche la sensibilità profonda dell’animale. La reazione di flessione dell’arto è un arco riflesso quindi non indica una consapevolezza dell’animale. La percezione cosciente del dolore richiede l’integrità delle vie ascendenti che trasmettono la sensibilità dolorifica lungo il midollo spinale fino ai centri encefalici. Sarà la risposta comportamentale dell’animale come le vocalizzazioni, manifestazioni di aggressività, tentativi di sottrarsi allo stimolo o aumento della frequenza respiratoria, ad indicare la presenza di sensibilità profonda (De Risio L. 2000).

In animali paraplegici, la presenza-assenza di dolore profondo è molto importante in quanto l’assenza di dolore profondo può dare un’indicazione della gravità della lesione e spesso indica l’irreversibilità del danno al midollo spinale (D.L. Millis, D.Levine, R.A.Taylor 2004).

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Il riflesso incrociato estensore è un riflesso normale in un animale in piedi. Il riflesso causa l’estensione di un’arto quando il controlaterale viene flesso. In un animale in decubito laterale, questo riflesso normalmente è inibito. Per stimolare il riflesso si posiziona l’animale in decubito laterale e si evoca il riflesso flessore. L’estenzione dell’arto controlaterale indica una lesione al motoneurone superiore (D.L. Millis, D.Levine, R.A.Taylor 2004).

Il riflesso pannicolare si esegue stimolando con una pinza emostatica la cute del dorso iniziano appena cranialmete alle ali dell’ileo e proseguendo in direzione craniale. Il soggetto normale contrae il muscolo pellicciaio determinando il movimento della cute.questo riflesso è mediato dal nervo toracico laterale che origina dai metameri spinali C8-T1. l riflesso pannicolare consente di individuare una lesione limitatamente ai segmenti midollari C8-L1.

Il riflesso estensore radiale del carpo viene provocato colpendo sotto il gomito, lateralmente, dove si ha il ventre muscolare dell’estensore radiale del carpo (C6-T2).

A seconda di dove è localizzata la lesione spinale avremo quindi una sintomatologia diversa.

Se la lesione è a livello cervicale C1-C5, avremo una sintomatologia da MNS, con emiparesi o tetraplegia spastica. I riflessi ed il tono muscolare saranno aumentati in tutti e quattro gli arti, dolore cervicale con riduzione di flessione/estensione. Reazioni posturali depresse su tutti gli arti, incontinenza urinaria e fecale, possibili difficoltà respiratorie e possibile sindrome di Horner per compressione del nervo simpatico cervicale.

Una lesione a livello cervico-toracico (C6-T2) avremo una sintomatologia da MNI sugli arti anteriori e da MNS negli arti inferiori con emiparesi/plegia, tono muscolare e riflessi con atrofia muscolare precoce negli arti anteriori mentre a livello degli arti posteriori avremo tono muscolare e riflessi aumentati. Deficit nelle reazioni posturali su tutti e quattro gli arti, incontinenza urinaria e riflesso pannicolare alterato al di sotto della lesione.

La sindrome toraco-lombare si sviluppa con una lesione localizzata a livello di T3-L3 con sintomatologia da MNS a livello degli arti posteriori. Si avrà debolezza o paralisi spastica degli arti

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posteriori, maggiore tono muscolare e riflessi spinali, incontinenza urinaria e fecale, deficit delle reazioni posturali negli arti posteriori.

Nella sindrome lombo-sacrale (L4-S3) avremo sintomatologia da MNI con debolessa flaccida o paralisi degli arti posteriori e coda, incontinenza urinaria e fecale, riduzione del tono muscolare e dei riflessi spinali, con rapida atrofia muscolare, deficit delle reazioni posturali negli arti posteriori. Se la lesione si trova a livello si L4-L5 sarà colpito il nervo femorale mentre se la lesione è più distale, a livello di L6-S2 avremo la lesione del nervo sciatico mentre il femorale sarà intatto (M.Bernardini 2002).

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