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DIPARTIMENTO DI SCIENZE AGRARIE, ALIMENTARI E AGRO-AMBIENTALI

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(1)

DIPARTIMENTO DI SCIENZE AGRARIE,

ALIMENTARI E AGRO-AMBIENTALI

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN

PROGETTAZIONE E GESTIONE DEL VERDE

URBANO E DEL PAESAGGIO

L’applicazione della disciplina del Piano

Paesaggistico pugliese. Il caso del paesaggio

agrario del Parco di Porto Selvaggio e Palude

del Capitano.

Candidato: Matteo Petito

Relatori: Prof. Francesco Monacci,

Dott. Leonardo Beccarisi

Correlatore: Prof. Massimo Rovai

(2)

Sommario

1 INTRODUZIONE ... 2

2 CONTESTO NORMATIVO DELLA PIANIFICAZIONE DEL PAESAGGIO ... 5

2.1 CONVENZIONE EUROPEA DEL PAESAGGIO ... 5

2.2 CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO ... 5

3 IL PIANO PAESAGGISTICO TERRITORIALE DELLA REGIONE PUGLIA ... 8

3.1 LA STRUTTURA DEL PIANO PAESAGGISTICO ... 11

3.1.1 IL QUADRO CONOSCITIVO, L’ATLANTE DEL PATRIMONIO TERRITORIALE ... 11

3.1.2 IL PROGETTO DI TERRITORIO, LO SCENARIO STRATEGICO ... 23

3.1.3 LE SCHEDE D’AMBITO: FRA ATLANTE DEL PATRIMONIO E SCENARIO STRATEGICO ... 26

3.1.4 IL SISTEMA DELLE TUTELE ... 28

3.1.5 ADEGUAMENTO DEGLI STRUMENTI DI GESTIONE DEL TERRITORIO DEGLI ENTI LOCALI AL PIANO PAESAGGISTICO PUGLIESE ... 28

4 IL PARCO DI PORTO SELVAGGIO E PALUDE DEL CAPITANO ... 30

4.1 IL QUADRO CONOSCITIVO DEL PARCO DI PORTO SELVAGGIO E PALUDE DEL CAPITANO ... 31

4.1.2 LA STRUTTURA IDRO - GEO - MORFOLOGICA ... 31

4.1.3 STRUTTURA ECOSISTEMICO AMBIENTALE ... 33

4.1.4 STRUTTURA ANTROPICA E STORICO CULTURALE ... 34

4.2 AGRICOLTURA DEL COMUNE DI NARDO ... 36

4.2.1 L’AGRICOLTURA DEL PARCO DI PORTO SELVAGGIO E PALUDE DEL CAPITANO ... 46

5 DEFINIZIONE LOCALE DEL PPTR ... 48

5.1 CARTA DELLA STRUTTURA IDROGEOMORFOLOGICA ... 48

5.2 CARTA DELLA STRUTTURA ECOSISTEMICA VEGETAZIONALE ... 51

5.3 CARTA DELL’INSEDIAMENTO URBANO ... 55

5.4 CARTA DEI PAESAGGI RURALI: ... 59

6 IPOTESI DI VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO RURALE DEL PARCO ... 64

6.1 PIANO DI SVILUPPO RURALE PUGLIA 2014 – 2020: ... 64

6.2 TERRITORIALIZZAZIONE DELLA DISCIPLINA DEL PIANO ... 66

6.3 SINERGIE TRA DISCIPLINA DEL PPTR E PIANO PAESAGGISTICO... 67

6.4 UNO SCENARIO DI VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO RURALE DEL PARCO ... 68

7 CONCLUSIONI ... 68

8 BIBLIOGRAFIA ... 70 9 ALLEGATI

(3)
(4)

1 INTRODUZIONE

Con l’introduzione del Codice dei Beni Culturali e del paesaggio (D. lgs 42/041

) le Regioni hanno l’obbligo di sottoporre a specifica normativa d’uso tutto il territorio regionale, mediante la realizzazione di piani paesaggistici. Il Codice, riconoscendo un valore primario alla pianificazione come strumento di gestione e conservazione del paesaggio,dà nuovo impulso ai piani paesaggistici, dopo una stagione di pianificazione paesaggistica iniziata con la legge 1497 del 1939 e proseguita con la legge 431 del 1985 (cd. Legge Galasso). A oggi soltanto due regioni, Puglia e Toscana, si sono dotate di un piano paesaggistico approvato e validato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. La Regione Puglia disponeva già di un Piano per il paesaggio, il PUTT/P (Piano urbanistico territoriale tematico per il Paesaggio) entrato in vigore nel 2000 e redatto ai sensi della Legge Galasso. I rilevanti limiti dimostrati dal PUTT/P, uniti ad una forte volontà politica della giunta presieduta da Nichi Vendola, hanno indotto la giunta stessa a produrre un nuovo piano.

Il codice, negli articoli dedicati alla pianificazione paesaggistica, stabilisce una scala gerarchica che vede il piano paesaggistico sovraordinato agli altri strumenti di pianificazione e, pertanto, prevede che tutti gli enti sottordinati debbano adeguare i loro strumenti di pianificazione al piano stesso.

Il presente lavoro si pone l’obiettivo di simulare un possibile percorso di conformazione del Piano del Parco (art. 12 della L.394/19912 e LR 19/19973) di Porto Selvaggio e Palude del Capitano al nuovo Piano Paesaggistico regionale ed effettuare una analisi delle possibili sinergie tra le politiche di sviluppo rurale e la disciplina del Piano paesaggistico, con particolare riferimento alla valorizzazione del paesaggio agrario.

Il Parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano è un parco regionale della Puglia sito in Provincia di Lecce ed istituito con la legge regionale n 6/20064. Il Parco si estende lungo la fascia costiera prospiciente il Mar Ionio, per circa sette chilometri e rappresenta uno dei principali “polmoni” verdi della Provincia di Lecce.

La presente tesi può essere schematizzata in quattro parti.

1

Codice dei beni culturali e del paesaggio. D.lgs. 22 Gennaio 2004, n. 42, successivamente modificato con i D.lgs 156 e 157 del 2006, e 97/2008

2

Legge quadro delle aree protette, L 6 Dicembre 1991, n 394

3 Norme per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette nella Regione Puglia, L.R 24 Luglio

1997

(5)

a) Nella prima parte viene approfondita l’architettura e i contenuti del Piano Paesaggistico pugliese;

b) Nella seconda è analizzato il territorio del Parco, con particolare attenzione ai caratteri del paesaggio rurale e alle caratteristiche dell’agricoltura presente; c) Nella terza vengono specificati, con alcune analisi originali condotte mediante

l’utilizzo di strumenti propri della Geographic Information System (GIS), i contenuti del Piano paesaggistico nel territorio del Parco;

d) Nella quarta si sviluppano delle ipotesi di utilizzazione delle misure del Piano di Sviluppo Rurale per il raggiungimento degli obiettivi di valorizzazione del paesaggio agrario ed superamento delle criticità previste dal Piano Paesaggistico.

(6)

PARTE I

IL PIANO PAESAGGISTICO

TERRITORIALE PUGLIESE

(7)

2 CONTESTO NORMATIVO DELLA PIANIFICAZIONE DEL PAESAGGIO

La pianificazione del paesaggio è considerata uno strumento chiave per la tutela e la gestione del paesaggio, in Italia, essa, si basa su due riferimenti normativi in parte diversi tra loro: Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (strumento di hard law) e la Convenzione Europea del Paesaggio, normativamente non vincolante e dunque classificabile nella categoria delle soft laws (Marson, 2016).

2.1 CONVENZIONE EUROPEA DEL PAESAGGIO

La Convenzione Europea del Paesaggio (C.E.P), adottata il 20 ottobre 2000 a Firenze ed entrata in vigore in Italia nel 2006 (L. 14/2006 5), rappresenta un nuovo strumento giuridico internazionale dedicato alla salvaguardia, alla gestione e alla pianificazione di tutti i paesaggi europei. Tutt’ora viene considerata come uno strumento di elevata importanza ed innovazione, essa costituisce una vera e propria svolta nel panorama culturale e legislativo europeo, infatti, per la prima volta i Paesi della comunità si sono confrontati su un corretto sviluppo del territorio. Diverse le novità apportate dalla convenzione: la principale, è quella dell’identificazione del paesaggio con l’intero territorio (Art. 16

). Questa estensione del concetto di paesaggio determina una particolare attenzione a tutte le componenti del territorio, non solo ai beni paesaggistici riconosciuti con provvedimenti ministeriali specifici (aree vincolate) ma a tutti gli altri elementi caratteristici (Art. 27). Di fatto, la Convenzione Europea del Paesaggio, incoraggia gli Stati che vi aderiscono a promuovere politiche per il paesaggio che non si limitino alla tutela dei paesaggi di eccezionale valore, ma che prendano in considerazione anche i paesaggi ordinari della vita quotidiana ed, addirittura, quelli degradati.

2.2 CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO

Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio approvato nel 2004 (D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42), pur essendo entrato in vigore prima della ratifica della Convenzione da

5

Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea sul paesaggio, fatta a Firenze il 20 Ottobre 2000, L 9 Gennaio 2006, n 14

6

Art.1 Definizioni: "Paesaggio" designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni;

7

Art 2 – Campo di applicazione - Fatte salve le disposizioni dell'articolo 15, la presente Convenzione si applica a tutto il territorio delle Parti e riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani. Essa comprende i paesaggi terrestri, le acque interne e marine. Concerne sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, che i paesaggi della vita quotidiana e i paesaggi degradati

(8)

parte dell’Italia, ha comunque tenuto conto delle sue disposizioni, facendo propri gli orientamenti più avanzati in merito alla definizione di paesaggio, sancendo l'appartenenza a pieno titolo di quest'ultimo al patrimonio culturale (Art.2 c.18). Il Codice dà nuovo impulso ai Piani Paesaggistici, redatti dalle Regioni, in co-pianificazione con il Ministero dei Beni e delle attività culturali. “Le regioni

assicurano che il paesaggio sia adeguatamente tutelato e valorizzato. A tal fine sottopongono a specifica normativa d'uso il territorio, approvando piani paesaggistici ovvero piani urbanistico-territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici, concernenti l'intero territorio regionale, entrambi di seguito denominati piani paesaggistici” (Art. 135).

Vi è in questo contenuto del Codice una concezione del territorio, decisamente più avanzata di quella “a macchia di leopardo” prevista dai precedenti “piani paesistici” (Settis, 2013) previsti dalla legge Galasso (n° 431 del 1985), nata con l’obiettivo di limitare i danni di una lunga stagione di pianificazione urbanistica poco attenta ai valori paesaggistici. Con questa legge, con la quale il vincolo paesaggistico previsto dalla precedente legge 1497 del 19399 fu esteso a nuove e più vaste categorie (coste, fiumi, boschi, cime dei monti, parchi, vulcani, aree archeologiche), fu imposta alle regioni la “redazione di piani paesistici o di piani urbanistico - territoriali con specifica considerazione dei valori paesistici ed ambientali”: i risultati di questa stagione di pianificazione hanno sortito in alcuni casi (ad esempio Liguria, Emilia Romagna) dei benefici effetti sulla conservazione del paesaggio.

In merito ai piani paesaggistici previsti dal Codice, si può affermare che essi hanno “contenuto descrittivo, prescrittivo e propositivo” (Art. 143 c.310

) e la loro

8

Art. 2 c.1: Il patrimonio culturale e' costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici

9

Protezione delle bellezze naturali, L. 1497 del 29 Giugno 1939

10

Art. 143 c. Il piano paesaggistico ha contenuto descrittivo, prescrittivo e propositivo La sua elaborazione si articola nelle seguenti fasi:

a) ricognizione dell'intero territorio, attraverso l'analisi delle caratteristiche storiche,naturali, estetiche e delle loro interrelazioni e la conseguente definizione dei valori paesaggistici da tutelare, recuperare, riqualificare e valorizzare;

b) analisi delle dinamiche di trasformazione del territorio attraverso l'individuazione dei fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilità del paesaggio, la comparazione con gli altri atti di programmazione, di pianificazione e di difesa del suolo;

c) individuazione degli ambiti paesaggistici e dei relativi obiettivi di qualità paesaggistica;

d) definizione di prescrizioni generali ed operative per la tutela e l'uso del territorio compreso negli ambiti individuati;

e) determinazione di misure per la conservazione dei caratteri connotativi delle aree tutelate per legge e, ove necessario, dei criteri di gestione e degli interventi di valorizzazione paesaggistica degli immobili e delle aree dichiarati di notevole interesse pubblico;

f) individuazione degli interventi di recupero e riqualificazione delle aree significativamente compromesse o degradate;

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elaborazione comprende diversi passaggi, previsti sempre dall’articolo 143. Dopo un’accurata ricognizione del territorio, “mediante l'analisi delle sue caratteristiche paesaggistiche, impresse dalla natura, dalla storia e dalle loro interrelazioni” e dopo

aver fatto “un’analisi delle dinamiche di trasformazione del territorio ai fini

dell'individuazione dei fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilità del paesaggio”, il piano ripartisce “il territorio in ambiti omogenei”, “in base alle caratteristiche naturali e storiche ed in relazione al livello di rilevanza e integrità dei valori paesaggistici”. Per ciascuno di questi ambiti i piani predispongono precise normative d’uso finalizzate alla tutela e valorizzazione del paesaggio, ed attribuiscono adeguati obiettivi di qualità. Gli obiettivi di qualità prevedono (Art.143 c.2):

“a) il mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie, b) la previsione di linee di sviluppo urbanistico ed edilizio compatibili con i diversi

livelli di valore riconosciuti,

c) il recupero e la riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela compromessi o degradati, al fine di reintegrare i valori preesistenti ovvero di realizzare nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati con quelli,

d)individuazione delle linee di sviluppo urbanistico ed edilizio, in funzione della loro compatibilità con i diversi valori paesaggistici riconosciuti e tutelati, con particolare attenzione alla salvaguardia dei paesaggi rurali e dei siti inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO”.

Per concludere, il Piano Paesaggistico previsto dal Codice si configura quindi come uno strumento avente finalità complesse, non solo la tutela e il mantenimento dei valori paesistici esistenti ma anche di valorizzazione, recupero e riqualificazione dei paesaggi compromessi, e la realizzazione di nuovi valori paesistici.

2.2.1 STATO DELL’ARTE DEI PIANI PAESAGGISTICI

A oggi, a fronte di 15 Regioni italiane su 20 che al 2004 hanno sottoscritto un’intesa per la redazione congiunta dei piani paesaggistici, soltanto due, Puglia e Toscana, si sono dotate di un piano paesaggistico approvato e validato dal Ministero

g) individuazione delle misure necessarie al corretto inserimento degli interventi di trasformazione del territorio nel contesto paesaggistico, alle quali debbono riferirsi le azioni e gli investimenti finalizzati allo sviluppo sostenibile delle aree interessate;

h) individuazione, ai sensi dell'articolo 134, lettera c), di eventuali categorie di immobili o di aree, diverse da quelle indicate agli articoli 136 e 142, da sottoporre a specifiche misure di salvaguardia e di utilizzazione.

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competente, per l’intero territorio regionale (Pedroli, 2016). La Sardegna dispone di un piano approvato che riguarda soltanto la fascia costiera, mentre la Lombardia, che pure si è data un proprio piano, ha scelto a suo tempo di non condividerlo con il Ministero. Fra le Regioni che hanno sottoscritto l’intesa per la redazione dei piani, solo Piemonte, Calabria e Veneto hanno adottato il Piano, mentre restano ancora numerose le regioni che ancora non hanno avviato la formazione del piano.

Il Codice, come noto, prevede come necessaria la redazione dei piani paesaggistici, ma non contiene alcuna sanzione in caso di inadempienza, per contro, gli incentivi per l’adempimento consistono in alcune modifiche alle procedure di autorizzazione paesaggistica. Su questo argomento, risultano molto interessanti le osservazioni fatte da Anna Marson, ex assessore dell’Urbanistica, Pianificazione del Territorio e Paesaggio della Regione Toscana (Marson, 2016), in merito agli incentivi previsti dice “ per quanto rilevanti se considerate dalla parte di chi è tenuto a garantire la

tutela, non modificano invece sensibilmente la percezione del rapporto rischi - opportunità presente come sempre nella scelta di introdurre nuove regole aggiuntive a quelle già esistenti”. “Va detto con franchezza come le regioni, che dovrebbero spingere a considerare il paesaggio, una posta in gioco fondamentale per lo stesso sviluppo locale, e la redazione di un piano paesaggistico uno strumento importante per governare le trasformazioni, siano solo debolmente supportate”. “L’impressione è che le Regioni che si sono finora impegnate in questo percorso difficile l’abbiano fatto più per una questione di prestigio, anche politico, che per convenienza. La stessa redazione dei piani avviene a cura e a spese delle Regioni, né il Ministero finora è mai intervenuto in via sostitutiva nei confronti delle Regioni inadempienti rispetto alle scadenze definite nelle comuni intese, nonostante tale possibilità sia stata espressamente prevista dal Codice”. Queste affermazioni fanno intendere,

forse, il perché, esistono ancora numerose regioni che non si sono adeguate al Codice o che ancora non intendono farlo.

3 IL PIANO PAESAGGISTICO TERRITORIALE DELLA REGIONE PUGLIA

Con delibera n° 176 del 16/2/201511, la Giunta regionale ha approvato il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) ai sensi degli art. 135 e 143 del Codice, con specifiche funzioni di piano territoriale.

11

Approvazione del Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia, Deliberazione del Consiglio e della Giunta regionale 16 Febbraio 2015

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Le forme del piano Paesaggistico ammesse dal Codice dei beni culturali e del paesaggio sono due: un Piano paesaggistico quale strumento a sé stante, oppure un piano territoriale, che, per avere efficacia anche paesaggistica, deve in maniera esplicita connotarsi come Piano territoriale "con specifica considerazione dei valori paesaggistici " (art. 135 comma 1 del Codice12). La deliberazione della Giunta che ha dato avvio all’elaborazione del Piano paesaggistico (D.G.R. n.357 del 27/03/200713) accentua la valenza di Piano territoriale del nuovo piano paesaggistico, un piano dunque che concorre complessivamente a promuovere nei piani per il territorio degli enti locali, non soltanto il recepimento dei vincoli, ma innanzitutto un diverso modo di considerare i beni culturali e paesaggistici quale componente qualificante l’intero territorio e le sue trasformazioni. Il Piano è rivolto a

“tutti i soggetti, pubblici e privati, e, in particolare, agli enti competenti in materia di programmazione, pianificazione e gestione del territorio e del paesaggio” (Art. 1

N.T.A14).

Con l’approvazione del PPTR, si conclude un lungo percorso che ha coinvolto l’intera regione. Percorso avviato, sia per volontà politica della Giunta Vendola (2005-2010 / 2010-2015) e sia per dare risposte alla crescente consapevolezza collettiva della gravità dei problemi ambientali, prodotti dalla politica dei poli industriali promossi dalla Cassa per il Mezzogiorno, con l’ILVA di Taranto o la centrale a carbone di Cerano, insieme, al dissesto idrogeologico e all’erosione costiera provocati dall’urbanizzazione dei versanti delle aree naturali e dei corsi d’acqua superficiali e sotterranei. Già nel 2005 con le presentazione delle linee programmatiche della prima giunta Vendola si iniziava a parlare di un nuovo ciclo di sviluppo ottenuto attraverso la valorizzazione delle risorse materiali e immateriali. Il nuovo ciclo doveva investire tutti i settori produttivi: dal settore agricolo, prevedendo un modello di sviluppo basato non solo, su una maggiore e migliore produzione, ma soprattutto sulla capacità di cogliere le opportunità offerte dalle politiche di tutela e salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio; al settore turismo, per il quale si prefigurava un rilancio incentrato sulla tutela dell’ambiente e la valorizzazione del patrimonio culturale. Idee che in un certo modo ritroviamo nei principi e nelle finalità

12

Art. 163 c.1: Le regioni assicurano che il paesaggio sia adeguatamente tutelato e valorizzato. A tal fine sottopongono a specifica normativa d'uso il territorio, approvando piani paesaggistici ovvero piani urbanistico-territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici, concernenti l'intero territorio regionale, entrambi di seguito denominati "piani paesaggistici"

13

14

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del piano. L’articolo 1 comma 3 delle Norme Tecniche di Attuazione (N.T.A) del Piano cita: “Il PPTR persegue, in particolare, la promozione e la realizzazione di

uno sviluppo socioeconomico autosostenibile e durevole e di un uso consapevole del territorio regionale, anche attraverso la conservazione ed il recupero degli aspetti e dei caratteri peculiari dell’identità sociale, culturale e ambientale, la tutela della biodiversità, la realizzazione di nuovi valori paesaggistici integrati, coerenti e rispondenti a criteri di qualità e sostenibilità”

La Regione Puglia disponeva già di un Piano per il paesaggio, il PUTT/P (Piano urbanistico territoriale tematico per il Paesaggio) entrato in vigore nel 2000, redatto ai sensi della L.431/85 (Legge Galasso). Di natura fortemente vincolistica, prevedeva limitazioni o divieti all’edificazione riguardanti esclusivamente specifiche aree del territorio regionale.

“Le modifiche e correzioni richieste per adeguarlo al nuovo sistema di governo del territorio regionale e al nuovo Codice dei beni culturali e paesaggistici erano talmente rilevanti, che adeguarlo avrebbe comunque significato rifarlo ex novo, inoltre i limiti concettuali, e ancor più i rilevanti limiti operativi di questo piano, hanno indotto la giunta a produrre un nuovo Piano” (Relazione Generale del PPTR)

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3.1 LA STRUTTURA DEL PIANO PAESAGGISTICO

Come ricordato nel paragrafo 2.2, i Piani previsti dal Codice, devono avere contenuto “prescrittivo, prepositivo, prescrittivo”15. Anche il Piano Paesaggistico

pugliese rispetta queste indicazioni, il Piano può essere diviso in tre sezioni:

a) Il Quadro Conoscitivo costituito dall’ Atlante del Patrimonio Territoriale (Contenuto Descrittivo)

b) Il progetto del Territorio con lo Scenario Strategico (Contenuto Prepositivo) c) Il sistema delle tutele (Contenuto Prescrittivo)

Figura 1 Il Quadro sinottico del Piano Paesaggistico da: Relazione Generale del PPTR

3.1.1 IL QUADRO CONOSCITIVO, L’ATLANTE DEL PATRIMONIO TERRITORIALE

L'articolo 143 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio dispone che lo Stato e le Regioni assicurino la conoscenza, la salvaguardia, la pianificazione e la gestione del territorio in ragione dei differenti valori espressi dai diversi contesti che lo costituiscono. Inoltre l’articolo 135 comma 3 descrive le varie fasi di elaborazione del

15

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Piano prevedendo la ricognizione dell'intero territorio, “attraverso l'analisi delle

caratteristiche storiche, naturali, estetiche e delle loro interrelazioni e la conseguente definizione dei valori paesaggistici da tutelare, recuperare, riqualificare e valorizzare”

“Il quadro conoscitivo è parte essenziale del PPTR” (Art.25 N.T.A). Esso, attraverso l’Atlante del Patrimonio, evidenzia per l’intero territorio regionale gli “elementi

patrimoniali che costituiscono l’identità paesaggistica della regione, interpretandoli come potenziali risorse per il futuro sviluppo del territorio” (Relazione generale del

Piano). Per avere una maggiore chiarezza sull’argomento, ritengo necessario approfondire brevemente che cosa intende il Piano per patrimonio territoriale.

“Per patrimonio territoriale si intende l’insieme interagente di sedimenti persistenti dei processi di territorializzazione di lunga durata - sedimenti materiali (naturalistici, neoecosistemici, infrastrutturali, urbani, rurali, beni culturali e paesaggistici) e sedimenti cognitivi (saperi e sapienze ambientali, costruttive, artistiche, produttive, modelli socioculturali)” mentre “Per patrimonio paesaggistico si intende l’insieme dei valori del patrimonio territoriale percepibili sensorialmente che consente di riconoscere e rappresentare l’identità dei luoghi. La rappresentazione identitaria dei luoghi è pertanto una rappresentazione patrimoniale del territorio come bene comune che riguarda tutto il territorio della Regione (Art.7 N.T.A).

L’Atlante del Patrimonio presente nel piano pugliese è stato realizzato in continuità con una lunga serie di esperienze scientifiche portate avanti dalla scuola territorialista, fondata dall’urbanista Alberto Magnaghi (Baldeschi, 2016). Tra gli esempi più noti di Atlanti del patrimonio si possono ricordare PTC della Provincia di Prato, e quello del Circondario Empolese Valdelsa (Baldeschi, 2016) In maniera coerente con tale tradizione l’Atlante del Patrimonio del PP pugliese è articolato in tre livelli, ciascun dei quali contiene informazioni che vengono elaborate per ricavare le descrizioni dello strato superiore, in ordine:

• Le DESCRIZIONI ANALITICHE costituiscono un primo livello descrittivo, che riguarda i dati di base utilizzati a vario titolo per la costruzione del quadro conoscitivo (dati, testi, carte storiche, iconografie, cartografie di base). i dati di base riguardano ad esempio:

_ Carta Tecnica Regionale

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_ Carte tematiche fisico – ambientali _ Rete infrastrutture DB Prior

_ Coperture UdS Corine LC

_ Uso del suolo di derivazione Touring Club (1960) _ Database dell’edificato CTR

_ Cartografie IGM _ ecc.

DESCRIZIONI STRUTTURALI DI SINTESI sono descrizioni di secondo grado, la cui realizzazione ha richiesto una ”interpretazione e integrazione dei tematismi

richiamati nei dati e nelle cartografie di base” (Art. 25 N.T.A). Esse costituiscono “un primo livello di orientamento del quadro conoscitivo verso l’interpretazione patrimoniale del territorio e del paesaggio, sia nei suoi elementi di criticità che di valore” (Relazione Generale del Piano).

Le descrizioni riguardano:

3.2.1 L’idrogeomorfologia (elaborazione Autorità di Bacino della Puglia)

3.2.2 La struttura ecosistemica (elaborazione coordinata con l’Ufficio Parchi regionale)

3.2.3 La valenza ecologica del territorio agro-silvo-pastorale regionale 3.2.4 La struttura di lunga durata dei processi di territorializzazione 3.2.5 La “Carta dei Beni Culturali”

3.2.6 Le morfotipologie territoriali 3.2.7 Le morfotipologie rurali 3.2.8 Le morfotipologie urbane

3.2.9 Articolazione del territorio urbano - rurale- silvo-pastorale – naturale 3.2.10 Le trasformazioni insediative (edificato e infrastrutture)

3.2.11 Le trasformazioni dell’uso del suolo agro-forestale 3.2.12 La struttura percettiva e della visibilità

3.2.13 I paesaggi costieri

Nel presente paragrafo saranno brevemente descritte solo le cartografie utilizzate nella realizzazione del lavoro di tesi, che sarà approfondito nella terza parte. Per maggiori approfondimenti si rimanda all’elaborato 3.2 del PPTR16

.

16

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CARTA IDROGEOMORFOLOGICA DELLA PUGLIA:

La Carta Idrogeomorfologica della Puglia si è posta come obiettivo principale quello di costruire un quadro di conoscenze, coerente e aggiornato, dei diversi elementi fisici del territorio. Questo strumento “intende costituire anche il punto di partenza

per gli opportuni approfondimenti di dettaglio di carattere sia scientifico che applicativo” (Descrizioni strutturali di sintesi del Pptr). La Carta Idrogeomorfologica

(fig.2) è uno strumento operativo, concreto ed indispensabile, di supporto nel campo di una corretta attività di pianificazione territoriale a diversa scala. “Nello Specifico intende supportare l’affermazione dei valori della tutela, valorizzazione e integrazione dei naturali assetti geomorfologici ed idrografici del territorio pugliese nei nuovi scenari di sviluppo e delle norme d’uso di trasformazione del territorio che saranno previste dai diversi strumenti di pianificazione e programmazione a venire” (Descrizione strutturali di sintesi).

Figura 2: Estratto della Carta Idrogeomorfologica della Regione Puglia, relativo al territorio del Parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano

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CARTA DELLA NATURALITÀ

Frutto di un lavoro congiunto della Segreteria Tecnica del PPTR e del Settore Ecologia della Regione Puglia, descrive in modo sintetico la struttura ecosistemica del territorio regionale. “La carta della naturalità (fig.3) nasce da un lavoro “rigoroso

di verifica sul campo e di georeferenziazione puntuale dei valori della naturalità e seminaturalità della regione, costituisce la base per la definizione, del patrimonio naturalistico” della Regione.(Descrizione strutturale di sintesi)

Figura 3 Estratto della Carta della Naturalità della Regione Puglia, relativo al Territorio del Parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano

CARTA DELLA VALENZA ECOLOGICA

L’obiettivo di questa carta di sintesi (Fig.4) è quella di includere nella analisi ecologica non solamente le aree di alta naturalità (vedi carta della naturalità) ma l’intero territorio regionale includendo anche il territorio rurale, “verificando dunque le

potenzialità del territorio agrosilvopastorale, nelle sue specifiche valenze colturali e morfotipologiche, per la costruzione della rete ecologica regionale” (Descrizioni

strutturali di sintesi). Questo considerare il territorio rurale come potenziale valore ecologico, è importante nella prospettiva del PPTR “che attribuisce al territorio rurale

stesso un ruolo multifunzionale, in primo luogo di presidio ambientale” (Descrizioni

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Figura 4: Estratto della Carta della valenza ecologica della Regione Puglia, estratto del territorio del Parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano

STRUTTURA DI LUNGA DURATA

“Le cartografie della lunga durata rappresentano un inquadramento d’insieme con la

lettura diacronica delle fasi di territorializzazione alla scala regionale, delle fasi in cui le società insediate “hanno costruito territorio”. (Descrizioni strutturali di sintesi) La

sequenza di carte alla piccola scala ha interessato 7 periodi che vanno dal Paleolitico all’età contemporanea.

CARTA DEI BENI CULTURALI DELLA REGIONE PUGLIA

“La Carta dei Beni Culturali, (Fig.5) progetto volto a dare sistematicità alla conoscenza del patrimonio culturale regionale attraverso la catalogazione e la localizzazione georeferenziata dei Beni Culturali della Puglia”. ( Descrizioni strutturali di sintesi) La Carta dei Beni Culturali della Regione Puglia, affidata alle quattro

Università pugliesi e alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, con la collaborazione tecnica di Tecnopolis Csata (ora Innova Puglia), rappresenta lo specchio dello stato delle conoscenze sul patrimonio culturale pugliese.

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Figura 5 Estratto della Carta dei Beni Culturali della Regione Puglia relativo al territorio del Parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano

CARTA DELLE MORFOTIPOLOGIE TERRITORIALI

Le morfotipologie territoriali rappresentano la struttura insediativa persistente delle figure e degli ambiti paesaggistici. Sono state ricavate dall’analisi delle dinamiche evolutive della viabilità e delle relazioni e ruoli amministrativi, culturali e socioeconomici assunti dai principali centri insediativi . “ In particolare, a partire

dall’analisi della cartografia storica e della bibliografia esistente, si è tentato di ricostruire la struttura insediativa così come si è andata sviluppando dall’ottocento ai giorni nostri” (Descrizioni strutturali di sintesi)

CARTA DELLE MORFOTIPOLOGIE RURALI

La definizione delle morfotipologie rurali (Fig.8), unita con quella delle morfotipologie urbane e ai caratteri naturali, copre l’intero territorio regionale. “L’utilità di individuare

morfotipologie viene dalla necessità di descrivere e interpretare il territorio rurale per determinarne, identificarne e successivamente indirizzarne le modalità di conservazione, salvaguardia, riqualificazione e trasformazione” Descrizioni strutturali di sintesi). Il morfotipo raggruppa tipologie colturali accomunabili per :tipo o tipi di

colture, tipo e dimensione di partizione e trama agraria, caratteri orografici e idro-geo-morfologici, caratteri antropici e sistema insediativo.

(20)

I morfotipi sono suddivisi in cinque raggruppamenti, così descritti dalle Descrizioni strutturali di sintesi:

Monocolture prevalenti: In questa categoria rientrano i morfotipi che identificano territori rurali ad alta prevalenza di un determinato uso del suolo, la cui predominanza risulta essere l’elemento maggiormente caratterizzante il morfotipo stesso.

Associazioni prevalenti: Nella presente categoria rientrano i morfotipi che identificano territori rurali ad alta prevalenza di due usi del suolo, l’associazione di due tipologie colturali è l’elemento maggiormente qualificante il morfotipo.

Mosaici agricoli: Rientrano i morfotipi che si caratterizzano per la presenza di un territorio rurale scarsamente caratterizzato dalle tipologie colturali, ma fortemente strutturato dalla maglia agraria, dagli elementi fisici che la caratterizzano e dal sistema insediativo che vi insiste.

Mosaici agro-silvo-pastorali:

Nella presente categoria rientrano i morfotipi che si caratterizzano per la presenza di un territorio rurale che si alterna e si interfaccia con gli usi silvo-pastorali e del seminativo .

Paesaggi fortemente caratterizzati: Nella presente categoria rientrano i morfotipi che identificano territori rurali ad alta specificità, o per la trama agraria riconducibile a precise opere facenti capo a determinate fasi storiche o per specificità legate a fenomini idro-geo-morfologici.

CARTA DELLE MORFOTIPOLOGIE URBANE

Particolare attenzione metodologica nel nuovo piano ha assunto il tema delle aree urbanizzate, escluse dalla trattazione del precedente piano.

In questa carta (Fig.6) vengono classificati i differenti tessuti insediativi, partendo dal riconoscimento delle morfologie urbane e del diverso rapporto tra costruito, spazi aperti e maglia viaria. I tipi insediativi individuati sono i seguenti: Edificato al 1945, edificato compatto a maglie regolari, tessuto urbano a maglie larghe, tessuto discontinuo su maglie regolari, tessuto lineare a prevalenza produttiva, piattaforma produttiva-commerciale-direzionale, piattaforma turistico-ricettiva-residenziale, campagna urbanizzata, campagna abitata.

(21)

CARTA DELLE TRASFORMAZIONI INSEDIATIVE

La Carta delle trasformazioni (Fig.7) Insediative, mette in evidenza l’edificato presente al 1945 al quale è stato affiancato l’edificato presente al 2006.

Figura 6 Estratto della Carta delle morfotipologie urbane

(22)

Figura 8 Estratto della Carta delle morfotipologie rurali della Regione Puglia, relativo al territorio del Parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano

(23)

Il terzo livello dell’Atlante del Patrimoinio è costituito dalle INTERPRETAZIONI STRUTTURALI.

“In base alle caratteristiche naturali e storiche ed in relazione al livello di rilevanza e integrità dei valori paesaggistici, il piano ripartisce il territorio in ambiti omogenei”

(Art. 143 Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio).

Le Interpretazioni Strutturali hanno la precisa finalità di evidenziare ad un ulteriore livello di sintesi (terzo livello) i caratteri dell’identità paesaggistica dei luoghi e di articolarne la rappresentazione attraverso la definizione degli ambiti di paesaggio, e delle figure territoriali e paesistiche. Le interpretazioni strutturali del Piano Paesaggistico vengono sintetizzati dalla Carta dei Paesaggi della Puglia (Fig.6), questa carta utilizza in modo combinato le descrizioni di sintesi dell’Atlante del Patrimonio (secondo livello) per articolare il territorio in ambiti e figure.

L’individuazione delle figure territoriali e paesaggistiche (unità minime di paesaggio) e degli ambiti (aggregazioni complesse di figure territoriali) è scaturita da un lungo lavoro di analisi.

Questo lavoro analitico ha sostanzialmente intrecciato due grandi campi: L’analisi morfotipologica e L’analisi storico - culturale, così descitte dall’elaborato 5.1017

del PPTR:

Analisi Morfotipologica:

Attraverso l’analisi e la sintesi dei caratteri morfologici, litologici, copertura del suolo e delle strutture insediative, è stato possibile individuare le dominanti di ciascun paesaggio e selezionare le componenti morfologiche, agro-ambientali o insediative capaci di rappresentare in primo luogo l’identità paesaggistica delle figure territoriali.

Analisi Storico - Culturale

L’analisi che ha guidato il lavoro di differenziazione delle regioni geografiche storiche pugliesi, ha adottato due livelli di articolazione: un primo livello di carattere soprattutto socio-economico che distingue la Puglia “classica, caratterizzata

storicamente da grandi eventi e dominanze esogeni, da un secondo livello di contesti regionali con una maggiore presenza storica di fattori socioeconomici locali” (Scheda

d’ambito n 10).

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La perimetrazione degli ambiti è frutto dell’individuazione per ciascun ambito della dominanza di fattori che caratterizzano fortemente l’identità territoriale e paesaggistica.

Il Piano individua 11 ambiti.

La combinazione fra gli approcci morfotipologico e storico culturale, utilizzato per l'individuazione di ambiti e figure territoriali consente di evidenziare le invarianti strutturali18, intese come regole di trasformazione coevolutiva tra l’ambiente e società, e definire, il loro stato di conservazione, e le loro regole riproduttive. Questo percorso conferisce alle interpretazioni identitarie valore statutario.

.

18

Il Documento Regionale di Assetto Regionale della Regione Puglia (DRAG)

(Deliberazione di Giunta Regionale n. 1328/2007) individua le invarianti strutturali come “quei significativi elementi patrimoniali del territorio sotto il profilo storico-culturale, paesistico-ambientale e infrastrutturale, che […] assicurano rispettivamente l’integrità fisica e l’identità culturale del territorio, e l’efficienza e la qualità ecologica e funzionale dell’insediamento”

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3.1.2 IL PROGETTO DI TERRITORIO, LO SCENARIO STRATEGICO

Lo scenario strategico è la parte progettuale del PPTR, si propone di mettere a valore gli elementi del patrimonio territoriale individuati nell’Atlante per elevare la qualità paesaggistica e ambientale del territorio regionale, e contrastare gli elementi di degrado.

In coerenza con quanto previsto dall’articolo 143 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.“Lo scenario strategico assume i valori patrimoniali del paesaggio

pugliese e li traduce in obiettivi di trasformazione per contrastare le tendenze di degrado e costruire le precondizioni di forme di sviluppo locale socioeconomico autosostenibile” (art. 27 N.T.A).

Lo scenario strategico si compone in:

- Obiettivi generali e specifici del PPTR

- Cinque progetti territoriali per il paesaggio della regione - Progetti integrati di paesaggio sperimentali

- Linee guida regionali

Gli obiettivi enunciati tengono conto della valenza territoriale del piano paesaggistico della Regione Puglia.

Gli obiettivi generali sono i seguenti:

1) Garantire l’equilibrio idrogeomorfologico dei bacini idrografici 2) Migliorare la qualità ambientale del territorio

3) Valorizzare i paesaggi e le figure territoriali di lunga durata 4) Riqualificare e valorizzare i paesaggi rurali storici

5) Valorizzare il patrimonio identitario culturale-insediativo

6) Riqualificare i paesaggi degradati delle urbanizzazioni contemporanee 7) Valorizzare la struttura estetico-percettiva dei paesaggi della Puglia 8) Favorire la fruizione lenta dei paesaggi

9) Valorizzare e riqualificare i paesaggi costieri della Puglia

10) Garantire la qualità territoriale e paesaggistica nello sviluppo delle energie rinnovabili

11) Garantire la qualità territoriale e paesaggistica nella riqualificazione, riuso e nuova realizzazione delle attività produttive e delle infrastrutture

12) Garantire la qualità edilizia, urbana e territoriale negli insediamenti residenziali urbani e rurali

(26)

Ogni obiettivo generale è declinato in obiettivi in obiettivi specifici, descritti nell’elaborato 4.1 del PPTR.

Lo Scenario strategico comprende inoltre cinque progetti territoriali per il paesaggio della regione discendenti dagli obiettivi generali. I cinque progetti territoriali per il paesaggio regionale disegnano nel loro insieme una visione strategica della futura organizzazione territoriale, volta a elevare la qualità e la fruibilità sociale dei paesaggi della regione fornendo risposte ai principali problemi di carattere paesaggistico, ambientale e infrastrutturale. I progetti regionali che ne sono scaturiti sono elencati in seguito:

- La Rete Ecologica regionale - Il patto città-campagna

- Il sistema infrastrutturale per la mobilità dolce

- La valorizzazione e riqualificazione dei paesaggi costieri - I sistemi territoriali per la fruizione dei beni patrimoniali

RETE ECOLOGICA REGIONALE

La rete ecologica regionale è un progetto che coinvolge tutto il territorio regionale, con l’intento di migliorare la connettività delle aree naturali, riducendo processi di frammentazione del territorio e aumentando i livelli di biodiversità del mosaico paesistico regionale. La rete è caratterizzata da due livelli: un primo livello sintetizzato nella Rete ecologica della biodiversità, mette in valore tutti gli elementi di naturalità della fauna, della flora, delle aree protette, che costituiscono il patrimonio ecologico della regione. Il secondo, sintetizzato nello Schema direttore della rete ecologica polivalente prende come base la Rete ecologica della biodiversità, assume nel progetto di rete in chiave ecologica i progetti regionali del patto città campagna, i progetti della mobilità dolce, la riqualificazione e la valorizzazione integrata dei paesaggi costieri, attribuendo in questo modo alla rete ecologica un ruolo non solo di elevamento della qualità ecologica del territorio, ma anche di carattere multifunzionale.

IL PATTO CITTÀ CAMPAGNA

Il progetto, a partire dalle analisi delle criticità delle urbanizzazioni contemporanee e dai processi di degrado dei paesaggi rurali, si pone l’obiettivo qualificare i paesaggi degradati delle periferie e delle urbanizzazioni diffuse,

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attraverso: a) la ricostruzione dei margini urbani, andando a ridisegnare i nuovi confini dell’edificato. b)La progettazione di cinture verdi periurbane e di parchi agricoli multifunzionali con l’intento di riqualificare i morfotipi rurali di pregio che possono riqualificare il rapporto fra città e campagna, c) interventi di riforestazione urbana ai fini di compensazione di zone industriali ad elevato degrado ambientale.

IL SISTEMA INFRASTRUTTURALE PER LA MOBILITÀ DOLCE

Il progetto ha lo scopo di rendere fruibili i paesaggi dell’intero territorio regionale, attraverso la promozione di una rete integrata di mobilità ciclopedonale, in treno, in battello, strade panoramiche, sentieri, tratturi, “pendoli” costieri, ferrovie minori, stazioni, attracchi portuali, strade e edifici di servizio dell’acquedotto pugliese

LA VALORIZZAZIONE E LA RIQUALIFICAZIONE INTEGRATA DEI PAESAGGI COSTIERI

Il progetto, assume il sistema costiero come elemento di grande rilevanza patrimoniale. Esso ha il duplice obiettivo di bloccare i processi di degrado dovuti alla pressione turistica e di valorizzare il patrimonio territoriale (urbano, naturalistico, rurale, paesaggistico) ancora presente, sia nel sistema costiero che nei suoi entroterra. Infatti a differenza del Piano delle Coste cha fa riferimento alla sottile linea delle aree demaniali progetto assume a riferimento progettuale e normativo una dimensione profonda del territorio costiero. Il progetto integra su questa fascia costiera, tutti gli altri progetti territoriali di paesaggio.

I SISTEMI TERRITORIALI PER LA FRUIZIONE DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI

Questo progetto ha l’obiettivo di rendere fruibili (fruibilità: funzionale, paesaggistica, culturale) non solo i singoli beni del patrimonio culturale censiti nella Carta dei beni culturali, ma di trattare i beni culturali (puntuali e areali) in quanto sistemi territoriali per la loro valorizzazione complessiva.

LINEE GUIDA REGIONALI:

le linee guida sono raccomandazioni sviluppate in modo sistematico per orientare la redazione di strumenti di pianificazione e programmazione, interventi in settori che richiedono un quadro di riferimento unitario di indirizzi e criteri metodologici.

(28)

3.1.3 LE SCHEDE D’AMBITO: FRA ATLANTE DEL PATRIMONIO E SCENARIO STRATEGICO

Come riportato nel paragrafo 3.1.1, in coerenza con quanto previsto dal Codice, il Piano Paesaggistico articola il territorio in Ambiti paesaggistici e Figure Territoriali. Per ciascun ambito corrisponde la relativa scheda nella quale, sono individuate le caratteristiche paesaggistiche dell'ambito di riferimento, gli obiettivi di qualità paesaggistica e le specifiche normative d’uso.

Le schede d’ambito si compongono di tre sezioni: a) Descrizioni strutturali di sintesi

b) Interpretazione identitaria e statutaria c) Lo scenario strategico

SEZIONE A: DESCRIZIONI STRUTTURALI DI SINTESI:

Nella sezione a) “le descrizioni sviluppano le elaborazioni di sintesi (testuali e

cartografiche) del livello regionale, sviluppandone e precisandone i contenuti”

(relazione generale pptr) ed evidenziandone i valori patrimoniali e le dinamiche di trasformazione e criticità .

Le descrizioni sono così schematizzate

A0: Individuazione e perimetrazione dell’ambito A1: Struttura idro-geo-morfologica

A2: Struttura ecosistemico-ambientale A3: Struttura antropica e storico culturale

A3.1 Lettura identitaria e patrimoniale di lunga durata A3.2 I paesaggi rurali

A3.3 I paesaggi urbani: sistema insediativo contemporaneo e dinamiche in atto A3.4 Il paesaggio costiero

A3.5 La struttura percettiva e valori della visibilità

SEZIONE B: INTERPRETAZIONE IDENTITARIA E STATUTARIA

La sezione b si sviluppa su due livelli, uno a livello d’ambito e uno a livello di figura territoriale (unità minima di paesaggio)

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E’ un documento che sintetizza le descrizioni tematiche sviluppate nella sezione A, accompagnato da schemi grafici sintetici dei caratteri strutturali dell’ambito

B2. RAPPRESENTAZIONE IDENTITARIA E REGOLE STATUTARIE

Si tratta di una descrizione sintetica: delle principali invarianti strutturali che emergono dalla descrizioni patrimoniali della sezione A (descrizioni strutturali di sintesi) e dello stato di conservazione (criticità/integrità) delle invarianti stesse come emerge dalla descrizione analitica delle criticità nella sezione A. Dallo stato di conservazione delle invarianti è possibile definire le regole di riproducibilità delle invarianti stesse che, nelle, schede confluiscono direttamente nella definizione degli obiettivi di qualità paesaggistica e territoriale (sezione C)

SEZIONE C: LO SCENARIO STRATEGICO D’AMBITO La sezione C si compone di due sottosezioni:

C1. I PROGETTI TERRITORIALI PER IL PAESAGGIO DELLA REGIONE

Si tratta di particolari dei cinque progetti territoriali della regione, che mettono a fuoco le ricadute dei progetti regionali per ogni ambito, concorrendo in questo modo a definire, insieme agli obiettivi generali e alle regole dell’ambito, alla definizione degli obiettivi di qualità paesaggistica e territoriale e delle relative azioni e progetti

C2: GLI OBIETTIVI DI QUALITÀ PAESAGGISTICO - TERRITORIALE E LA NORMATIVA D’USO

In questa sezione vengono riportati gli obiettivi di qualità paesaggistica e la normativa d’uso di ciascun ambito. Gli obiettivi di qualità paesaggistica, sono organizzati secondo i capitoli in cui è organizzata la sezione A (descrizioni di sintesi) delle schede d’ambito; capitoli a loro volta coerenti e confrontabili con l’articolazione tematica del sistema delle tutele dei beni paesaggistici e degli ulteriori contesti paesaggistici delle norme tecniche di attuazione . La normativa di uso traduce gli obiettivi di qualità in indirizzi e direttive rivolte a tutti gli enti territoriali e ai soggetti pubblici della governance territoriale regionale, che dovranno provvedere alla loro applicazione negli strumenti della pianificazione, negli atti del governo del territorio e nei piani di settore.

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3.1.4 IL SISTEMA DELLE TUTELE

Le norme tecniche di attuazione presentano un carattere fortemente innovativo, accompagnando gli elementi vincolistici e prescrittivi, propri della natura regolamentare del piano, con un insieme di obiettivi e strumenti dinamici e progettuali. A questo fine sono esplicitati gli strumenti di partecipazione e di governance che consentono la produzione sociale del paesaggio e l’attuazione e gestione degli obiettivi del PPTR in forme condivise e co-pianificate

3.1.5 ADEGUAMENTO DEGLI STRUMENTI DI GESTIONE DEL TERRITORIO DEGLI ENTI LOCALI AL PIANO PAESAGGISTICO PUGLIESE

L’articolo 1, delle Norme Tecniche di Attuazione specifica a chi è indirizzato il Piano paesaggistico esso “è rivolto “a tutti i soggetti, pubblici e privati, e, in particolare, agli

enti competenti in materia di programmazione, pianificazione e gestione del territorio e del paesaggio” Quest’ultimi hanno l’obbligo “entro il termine stabilito nel piano paesaggistico e comunque non oltre due anni dalla sua approvazione” (art. 145 del

codice) di conformare e adeguare gli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica alle previsioni dei piani paesaggistici. Di conseguenza anche gli enti gestori delle aree naturali protette devono entro un anno dall’entrata in vigore del piano paesaggistico conformare i propri atti di pianificazione alle previsioni del PPTR (art 98 commi.1 e 2.delle NTA). Come specificato nell’introduzione, la presenti tesi ha come uno degli obiettivi, quello di simulare il percorso di adeguamento del Piano del Parco di Porto Selvaggio al nuovo Piano paesaggistico territoriale della regione Puglia.

(31)

PARTE DUE

IL TERRITORIO DEL PARCO DI

PORTO SELVAGGIO E

(32)

4 IL PARCO DI PORTO SELVAGGIO E PALUDE DEL CAPITANO

Il Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio – Palude del Capitano è un Parco Regionale della Puglia sito in provincia di Lecce, istituito con la legge regionale del 15 marzo 2006 n 6. Il parco è situato nel territorio del comune di Nardò, si estende lungo la fascia costiera prospiciente il mar Ionio, per circa sette chilometri e rappresenta uno dei principali polmoni verdi della Provincia di Lecce.

Figura 7 Inquadramento del Parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano

Attualmente il parco riunifica i perimetri del Parco Regionale Attrezzato di Porto Selvaggio, istituito con legge regionale n°26 del 1980, e l’area naturale protetta Palude del Capitano già classificata dalla legge regionale n° 19 del 1997. L’ente di gestione è il Comune di Nardò, che vi provvede a mezzo di apposito Ufficio costituito all’interno del Settore Urbanistica e Ambiente. Al fine di garantire lo svolgimento delle normali operazioni silvo – colturali è stato stipulato un Protocollo d’Intesa con il Settore Foreste della Regione Puglia.

La nascita del primo parco di Porto Selvaggio nel 1980 avviene a seguito di una forte protesta popolare, chi si opponeva alla realizzazione di un progetto di lottizzazione dell’area. All’epoca l’area (circa 250 ettari) era di proprietà del barone Angelo Fumarola. Il Barone, aveva presentato al Comune di Nardò un progetto di lottizzazione, progetto approvato nel 1979 ma successivamente bloccato. La decisione scaturiva dalla considerazione che negli anni 1952/54 il Corpo Forestale dello Stato aveva rimboschito con fondi pubblici, 102 ettari facenti parte dell'area di proprietà del barone il quale in seguito aveva sottoscritto l'impegno a non effettuare insediamenti turistici nei terreni rimboschiti (Rizzo, 2015). Attualmente il Parco è considerato una delle aree paesaggistiche più importanti della Regione.

(33)

4.1 IL QUADRO CONOSCITIVO DEL PARCO DI PORTO SELVAGGIO E PALUDE DEL CAPITANO

Il quadro conoscitivo e la ricostruzione di esso attraverso l’Atlante del patrimonio, contenti nel PPR, costituiscono un riferimento obbligato ed imprescindibile per l’elaborazione dei piani territoriali […] degli enti locali (Art. 26 N.T.A). I piani degli enti locali dettagliano e specificano i contenuti del quadro conoscitivo. In questa parte di tesi sarà effettuata una descrizione del territorio del parco seguendo le informazioni contenute all’interno dell’Atlante del patrimonio19

.

4.1.2 LA STRUTTURA IDRO - GEO - MORFOLOGICA

La morfologia del territorio del Parco, è il risultato della continua azione di modellamento operata dagli agenti esogeni in relazione sia alle ripetute oscillazioni del livello marino verificatesi a partire dal Pleistocene mediosuperiore, sia dell’azione erosiva dei corsi d’acqua, allo stato attuale scarsamente alimentati

Dal punto di vista morfologico, il territorio può essere descritto come un tavolato lievemente degradante verso il mare, interrotto da terrazzi di origine marina o strutturale, aventi dislivelli con le aree basali relativamente significativi, tali da creare più o meno evidenti affacci sulle aree sottostanti, fonte di percezione suggestive delle morfologie dei luoghi.

L’assetto geologico del territorio non si discosta molto da quello riscontrabile in tutta la Penisola salentina: esso è costituito da un substrato carbonitico mesozoico, caratterizzato da una morofologia contraddistinta da estesi terrazzamenti di stazionamento marino a testimonianza delle oscilazioni del mare verificatesi a seguito di eventi tettonici e climatici. Su questo substrato giacciono in trasgressione le unità di più recente deposizione, le calcareniti mioceniche e i sedimenti calcarenitici, argillosi e pleistocenici.

Il terreno calcareo, sovente affiorante, si caratterizza per la diffusa presenza di forme carsiche.

In corrispondenza della costa, dove si ha l’incontro dell’acqua di falda satura con l’acqua marina, si rileva la presenza di morfologie particolari attribuibili al carsismo costiero, le più evidenti delle quali sono le cavità e le voragini conosciute localmente come “spunnulate”, presenti in località Palude del Capitano e Serra Cicora. Le “spunnulate” sono doline di crollo formatesi dal crollo della volta di preesistenti cavità

(34)

carsiche ipogee, in molti casi esse ospitano uno specchio d’acqua di falda che, data la vicinanza al mare è salmastra o a salinità variabile.

Tra le rocce calcaree si aprono numerose grotte, importanti sia dal punto di vista geologico - ambientale che, e soprattutto, per lo loro rilevanza storica. Il Parco di Porto Selvaggio è considerato uno dei distretti più importanti della Preistoria Italiana, all’interno di queste grotte, in particolare la Grotta del Cavallo, sono state scoperte le più antiche testimonianze dell’uomo moderno in Europa, tant è vero che la Baia di Uluzzo dà il nome ad una precisa epoca preistorica, l’Uluzziano.

La rete idrografica superficiale, in coerenza con i caratteri geomorfologici e climatici del Salento, è piuttosto modesta, raramente le acque meteoriche recapitano in mare, principalmente vengono assorbite dal sottosuolo carsico. Alcuni esempi di solchi erosivi ben evidenti si trovano lungo il tratto costiero e nell’immediato entroterra, in corrispondenza delle aree più acclivi e dei terrazzi delle serre (S. Caterina, S. Maria al Bagno). Alla modesta rete idrografica superficiale, corrisponde, nel sottosuolo, una complessa rete ipogea che alimenta una ricca falda acquifera. Lungo la fascia costiera vi è la presenza di numerose sorgenti di acqua dolce che a contatto con le forti correnti creano un habitat sottomarino affascinante ed unico.

Il tratto di costa che va da Torre Lapillo fino a Torre Inseraglio, era un tempo caratterizzato da perenni acquitrini infestati dalla malaria, con le bonifiche inaugurate in età giolittiana, proseguite durante il fascismo e completate nel dopoguerra, di queste paludi rimangono solo poche aree relitte, come nel caso di Palude del Capitano e dell’area umida di Torre Inseraglio. Queste Paludi, a differenze delle paludi retrodunali tipiche di questo tratto di costa, sono caratterizzate dalla presenza di aree depresse, rispetto al resto del territorio circostante, periodicamente inondate dall’acqua del mare a seguito dei movimenti delle maree.

Tra gli elementi di criticità del paesaggio sono da considerare le diverse tipologie di occupazione antropica delle forme carsiche. Tali occupazioni (abitazioni, infrastrutture stradali, aree a destinazione turistica, ecc), contribuiscono a frammentare la naturale continuità morfologica delle forme, e ad incrementare le condizioni di rischio idraulico.

Non meno rilevanti sono le occupazioni delle aree prossime a orli morfologici, quali ad esempio quelli al margine di terrazzamenti o valli fluviocarsiche, che precludono alla fruizione collettiva le visuali panoramiche, fortemente suggestive.

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4.1.3 STRUTTURA ECOSISTEMICO AMBIENTALE

Il Parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano, seppur aggredito da un’espansione urbana incontrollata, avvenuta intorno agli anni Sessanta del secolo scorso, resta comunque, una delle Aree a più alto valore naturalistico della Provincia di Lecce.

L’area del Parco comprende tre Siti di Interesse Comunitario ascrivibili alla Rete Natura 2000 denominati “Torre Uluzzo” (cod. IT9150007), “Torre Inserraglio” (cod IT9750024), “Palude del Capitano” (cod. IT9150013).

Il sito rappresenta un’area ad alto valore di biodiversità in quanto ospita al suo interno numerosi Habitat Naturali d’interesse Comunitario, e Habitat identificati Prioritari ai sensi della direttiva Habitat 92/43/CEE20, questi ultimi definiti come “habitat in pericolo di estinzione sul territorio degli Stati membri, per la cui conservazione l'Unione Europea si assume una particolare responsabilità” gli habitat presenti sono:

Habitat definiti prioritari ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (*): 1120 - Praterie di Poseidonie (*)

1150 - Lagune Costiere (*)

3170 - Stagni Temporanei mediterranei (*)

6220 - Percorsi sub steppici di gramigne e piante annue (*) 8310 – Grotte ancora non sfruttate a livello turistico(*)

Habitat Naturali di Interesse Comunitario Direttiva 92/43/CEE

1240 - Scogliere con vegetazione della costa mediterranea (Limonio endemico) 1310 - Vegetazione annua pioniera di Salicornia

2240 - Dune con prati dei Brachypodietalia e vegetazione annua 5420 - Frigane a Sarcopoterium spinosum

La palude del Capitano è una delle due stazioni della Penisola Italiana di Sarcopoterium Spinosum. Il Parco ospita vaste aree di gariga e macchia mediterranea ed una fitta pineta di Pinus halapensis nata dal rimboschimento degli anni ‘50.

In un area a forte vocazione turistica per la presenza di significative porzioni di fascia costiera, la pressione residenziale turistico/ricettiva appare una delle

20

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maggiori criticità, sia per la trasformazione delle aree naturali sia per la pressione sugli ecosistemi in generale e sulla conservazione dei valori paesaggistici.

4.1.4 STRUTTURA ANTROPICA E STORICO CULTURALE

Le caratteristiche idrogeologiche e le vicende storiche che hanno coinvolto il Comune di Nardò hanno fortemente influito sulla organizzazione insediativa del territorio del Parco.

Il tratto di costa che si estendeva da Torre Castiglione fino a Torre Inseraglio era caratterizzata dalla presenza di numerosi acquitrini che rendevano l’aria insana e malarica

Alle difficili condizioni sanitarie si aggiungevano i “pericoli provenienti dal mare”. L’assedio di Otranto da parte dei Turchi nel 1480, e l’eccidio degli “800 martiri”, fu certamente l’episodio che maggiormente terrorizzò le Popolazioni di terra d’Otranto, ma navi turche e barbaresche continuarono a frequentare le coste del Salento anche nei secoli successivi, con improvvisi e sanguinosi assalti . Anche la Costa Neritina fu interessata da continue incursioni e devastazioni. Questa situazione di forte criticità ambientale unita ad una generale insicurezza e precarietà del sistema difensivo costiero, determinarono il mancato insediamento della costa da parte delle popolazioni, che preferirono stabilirsi intorno ai centri urbani dell’entroterra o nelle campagne vicine, luoghi ritenuti più sicuri.

Con il tentativo di ridurre questi attacchi il Re Carlo V fece costruire un articolato sistema difensivo costiero costituito da torri di avvistamento. Le Torri avevano il ruolo di trasmettere dei segnali di pericolo e di allarme ai centri abitati dell’entroterra per mezzo del sistema delle masserie fortificate. In un clima di tanta insicurezza, ma con l’accresciuta esigenza di incrementare le attività agrifondiarie in un periodo fortunato per l’economia agricola, la masseria fortifica, o munita di elementi per la difesa, diventò l’unica soluzione, per una residenza stabile in campagna, diventando un punto di riferimento delle attività agricole impostate prevalentemente sulla pastorizia e sull’olivicoltura. “Espressione della precarietà del vivere in campagna, la masseria fortificata del territorio di Nardò oltre ad essere un elemento caratterizzante del paesaggio agrario è anche un elemento qualificante, in quanto si tratta generalmente di opere di architettura realizzata con forme e con motivi che nulla hanno da invidiare alle più nobili residenze cittadine”.

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A fine ottocento esponenti dell’aristocrazia locale e della nuova borghesia locale iniziano a costruire sontuose residenze estive di villeggiatura in stile eclettico, sulla scia della moda della balneoterapia importata dal nord Europa. Nell’immediato entroterra costiero nascerà così il grandioso sistema di ville e giardini denominato Le Cenate. Le singolari strutture divennero, infatti, espressione del potere socio-economico latifondista, contrastanti con le minimaliste costruzioni contadine in pietra a secco a margine dell’area esaminata. Determinante per tale fenomeno fu l’attitudine vinicola della località, singolare rispetto alla coeva attività pascolativa e seminativa di gran parte del territorio neretino.

Nei primi anni del 900 due fenomeni storici contribuirono alla trasformazione della struttura insediativa del parco.: la bonifica delle paludi dell’Arneo avvenuta negli anni ’20 e la riforma fondiaria degli anni 50. Migliaia di Ettari di terreni paludosi e macchiosi furono bonificati e convertiti in terreni agricoli, e successivamente affidati tramite “Quote” ai beneficiari. Le bonifiche furono accompagnate dalla fondazione di borghi e poderi a servizio degli agricoltori. Con Il fallimento della riforma agraria, sono stati costruiti numerosi edifici abusivi, spesso di pessima qualità architettonica, abitati solo pochi mesi l’anno.

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4.2 AGRICOLTURA DEL COMUNE DI NARDO

Il territorio del comune di Nardò si espande per una superficie di 19.324 Ha (ISTAT21) dei quali, secondo i dati del 6° censimento dell’Agricoltura del 2010, 12.276 sono terre agricole (Superficie Agricola Totale (Tab.1), che complessivamente rappresentano circa il 64 % del territorio comunale Neretino (Fig.9).

Tabella 1 Numero aziende e superfici agricole

Anno 1982 1990 2000 2010

Tipo dato

Numero di aziende 3.381 3.009 3.495 3.455 Superficie agricola utilizzata -

ettari 12.580 11.960 10.038 11.256 Superficie totale - ettari 14.017 13.024 10.692 12.276 Numero di giornate di lavoro 518.979 282.976 335.805 321.957

Figura 8 Composizione della superficie del Comune di Nardò

La Superficie Agricola Utilizzata (S.A.U) rappresenta il 92 % corrispondente a circa 11.276 Ettari, i quali sono coltivati prevalentemente a seminativi (50%, 5567 ettari) e a coltivazioni legnose agrarie (48%, 5428 ettari) seguiti da prati permanenti e pascolo (1%, 124 ettari). La restante superficie considerata agricola, ma non rientrante nella S.A.U. è costituita sa superficie agricola non utilizzata (447 ettari) ed altra superficie (528 ettari) (Fig.10).

21 Dati ISTAT - 6° Censimento dell’Agricoltura 2010

64% 36%

Composizione della superficie totale del

Comune di Nardò

Superficie Agricola Totale

(39)

Figura 9 Superfici destinate alle coltivazioni

Anno 2dd19h8 1990 2000 2010

Utilizzazione dei terreni 1982 1990 2000 2010

Superficie Agricola Totale (S.A.T) 14016,99 13023,4 10691,53 12276,31 Superficie Agricola Utilizzata (S.A.U) 12580,22 11959,78 10038,28 11255,77 SEMINATIVI 6124,67 6573,92 5476,41 5666,99 Cereali Per La Produzione Di Granella 4337,64 3856,03 3039,41 2737,86 Frumento Tenero E Spelta 88,36 14,71 114,09 29,2 Frumento Duro 3463,08 2937,3 2723,87 2479,91

Orzo 420,39 420,04 50,44 54,62

Mais 32,68 32,8 32,43 ..

Altri Cereali (Incluso Sorgo) 333,13 451,18 118,58 174,13 Legumi Secchi 110,72 25,93 32,61 6,63

Patata 37,89 81,75 81,76 27

Barbabietola Da Zucchero 1,9 94,12 147,83 .. Piante Industriali 188,16 138,56 568,46 6,5 Tabacco 187,16 138,56 101,45 0,36 Piante Da Semi Oleosi 1 .. 467,01 6,14 Ortive 631,88 861,64 443,32 1092,51 Ortive In Piena Aria 630,75 550,22 392,61 967,71 Ortive Protette 1,13 311,42 50,71 124,8 Fiori E Piante Ornamentali 63,84 32,05 57,05 74,4 Foraggere Avvicendate 482,33 641,12 320,03 370,54 Terreni A Riposo 270,31 818,72 776,25 1329,9 COLTIVAZIONI LEGNOSE AGRARIE 5489,33 4555,97 4012,09 5427,36

Vite 2013,25 1214,55 515 529,11

Olivo Per La Produzione Di Olive Da Tavola E Da Olio 3423,43 3293,91 3377,62 4809,71

Agrumi 17,45 4,53 80,48 29,01 Fruttiferi 34,16 39,74 28,73 25,33 Melo 0,17 0,78 5,32 0,09 Vivai .. 0,5 8,04 19,95 ORTI FAMILIARI 0,64 5,15 46,41 37,15 50% 48% 1%

Superficie coltivazioni

Seminativi Coltivazioni legnose agrarie Fruttiferi Orti familiari

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