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S EDE DELLA V ERITÀ ( POZZO N . 1352) C APITOLO 13. L A TOMBA DI S ETAU , S ERVITORE NELLA

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C

APITOLO

13. L

A TOMBA DI

S

ETAU

, S

ERVITORE NELLA

S

EDE DELLA

V

ERITÀ

(

POZZO N

. 1352)

§ 1. Storia della scoperta e delle pubblicazioni

La tomba venne indagata da B. Bruyère nel 1933-341 e restituì, a fronte di una architettura ridotta a pochi ambienti non decorati, un corredo semplice, ma interessante. In particolare, il sarcofago di Ta-aat, per la sua aderenza a quelli che sembrerebbero i principi dottrinali amarniani in materia di sepoltura, ha acceso l’interesse degli studiosi; le pubblicazioni puntuali tuttavia sono molto poche.

§ 2. Il proprietario

Gli occupanti del pozzo 1352 di Deir el-Medina sono cinque, quattro deposti in altrettanti sarcofagi e un bambino deposto in una semplice cassa. Si tratta di Setau, servitore nella Sede della Verità, della dama Ta-aat, di Bakaset, di una ragazza e di un bambino senza nome. Nessuna relazione di parentela è indicata nei testi degli oggetti rinvenuti nella tomba. Gli unici testi che abbozzano una parentela di Ta-aat sono quelli del suo sarcofago, che nominano i suoi figli: […]merykanu, Ramesse, Yy, Yyhy, Ayha, Ra-(ta)-sheryt, Rameryt, Henutdemit o Ptahdemiu; nessuno di loro è però collegato agli altri occupanti della tomba.

Oltre a questi cinque corpi, nella tomba diversi oggetti fanno riferimento a tali Hapyaa, May (disegnatore di Amon nella Sede della Verità) e Samut (servitore di Amon). Dalla sua tomba di Deir el-Medina (n. 338)2, si conosce che May, figlio di […]meryuaset e Mutneferet, era sposato con una certa Tamit e che

1 BRUYERE B., Rapport sur le fouilles de Deir el-Médineh (1933-34), FIFAO, Imprimerie de

l’Institut Français d’Archéologie Orientale, Le Caire 1937, pp. 95-109, tavv. III, X-XIII.

2 Se l’identificazione proposta da Bruyère è corretta: non è detto; sulla tomba cfr. BRUYERE B.,

Fouilles de l’Institut Français d’Archéologie Orientale du Caire (Années 1924-1925). Deir el Médineh, Imprimerie de l’Institut Français d’Archéologie Orientale, Le Caire 1926, pp. 192-94.

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da questo fecondo matrimonio gli nacquero dieci figli maschi3 e tre figlie femmine4, nessuno dei quali può essere collegato con i nomi rinvenuti in questa tomba. Un altro May nomina invece fra i suoi figli un Paatenemheb, nome caratteristico della fase amarniana o immediatamente successiva e quindi forse più vicino agli occupanti di questa tomba5. Hapyaa, invece, era figlio di una certa Tahenut6.

La sommaria analisi condotta sulle mummie ha rivelato che Setau, ridotto al solo scheletro, aveva una sessantina d’anni al momento della sua morte ed era praticamente sdentato sulla mascella. Ta-aat doveva avere più o meno quaranta anni, la ragazza anonima doveva essere un’adolescente e la piccola Bakaset solo una bambina (la mummia è alta 1,25 m). Non è possibile ricostruire l’ordine di deposizione, perché la sepoltura venne violata già in Età ramesside e le bare furono spostate. Esse erano deposte in una grossa nicchia, a due a due le una sopra le altre, in disposizione incrociata: sotto, con la testa verso W, Bakaset e Ta-aat, sopra, con la testa verso N, Setau e la ragazza anonima.

Lo status sociale di Ta-aat sembra più elevato rispetto a quello di Setau: il suo sarcofago è stuccato e dorato, mentre quello dell’uomo è semplicemente in legno dipinto.

§ 3. Architettura delle camere interne e dell’ipogeo

Nessuna struttura sembra ergersi in superficie ad indicare la presenza della tomba, anche se è possibile che le occupazioni di Età successiva abbiano cancellato le tracce del consueto cortile e, forse, della piramide. Nessuna mappa delle camere ipogee viene fornita; dalla descrizione fatta però nel rapporto di scavo è possibile ricostruire grosso modo come deve presentarsi la struttura sotterranea del pozzo n. 1352:

3 Parennefer, Ramose, Nebmose, Khonsu, Nakhtmin, Nebmehyt, Tutu, Meryuaset, Thutmosi e

Amenemopet.

4 Nubnefer, Mutneferet e Iryneferet.

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Figura 1. Ricostruzione schematica degli ambienti ipogei del pozzo n. 1352 con indicazione della posizione dei sarcofagi: in alto Setau e la bara anonima, in basso Bakaset e Ta-aat.

Un pozzo (1,45 x 0,85 m) della profondità di 3,80 m conduce in direzione W, attraverso un architrave di legno alto solo 1 m, ad una camera (detta camera “S”; 2,35 x 2,30 m e 1,50 m di altezza). Probabilmente in origine le camere erano tre (“S”, “K”, “L”); due di queste (K, L) vennero occupate in Età ramesside, quando le bare della XVIII dinastia furono spostate e il corredo in parte saccheggiato.

La parte superiore del pozzo è fornita di una doppia scanalatura, realizzata per sorreggere le due lastre di pietra della chiusura. La camera S è separata dalla camera K da un muro in mattoni crudi dello spessore di 0,35 m, che sussiste solo nella parte N per 1,20 m di altezza. La parte meridionale è occupata dalla porta con due solidi stipiti in mattoni. La camera K ha le stesse misure di S, il che fa pensare che fossero effettivamente in origine parte di un’unica tomba.

Le quattro bare vennero rinvenute in una grossa nicchia scavata nella porzione meridionale della camera S, in direzione della parete meridionale, e realizzata quando la tomba venne occupata in Età successiva per far posto alle sepolture originarie. Parte del corredo venne rinvenuto qui, parte nella porzione settentrionale della stessa camera S.

Sono state anche rinvenute tracce di una sepoltura tardiva della XXVI dinastia, a testimoniare la prolungata vita della necropoli e del pozzo 1352 in particolare.

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§ 4. Il corredo § 4.1. I sarcofagi

I quattro sarcofagi antropoidi vennero rinvenuti in cattive condizioni di conservazione, danneggiati dalle infiltrazioni d’acqua; la terra penetrata nella cassa aveva avviato la decomposizione dei corpi, nessuno dei quali era stato preventivamente sottoposto ad un processo di imbalsamazione. All’interno sono stati trovati diversi piccoli oggetti, descritti nei paragrafi successivi.

§ 4.1.1 Il sarcofago di Ta-aat

Il manufatto è lungo 1,82 m. La parrucca osiriaca è gialla e blu, la dama è ovviamente sprovvista di barba osiriaca; gli occhi neri sono dipinti sull’oro e in foglia d’oro è realizzato il collare usekh stuccato e tutto il volto. Il corpo mummiforme è dipinto di nero con le tipiche bande iscritte in giallo; anche le figure nelle porzioni di spazio delimitato dalle bande sono dipinte di giallo.

Il seguente schema permette di focalizzare la descrizione della cassa e del coperchio che faremo di seguito:

Figura 2. Visione spaccata del coperchio e della cassa di Ta-aat, con le bande iscritte e i campi figurati

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Fascia 1: md.w ḏd ỉr=k Rc tn[…] ḫc cA=k sw nb.t pr TAcAt, ‘Parole dette:

“Tu agisci come Ra […] appare in gloria la tua grandezza, ella, la Signora della casa, Ta-aat”’.

Fascia 2: […] m Aḫt-ʼItn sšp ḥtp n dỉ nswt […] ỉrnw rwḏ rn n […] ḥnc ḥsy […], ‘[…] in Akhetaten splende, un’offerta che il Re compie […] rendere forte il

nome di […] con la favorita […]’.

Fascia 3: nb.t pr TAcAt […] nb.t pr […], ‘La signora della casa Ta-aat […],

la signora della casa […]’.

Fascia 4: ỉmAḫy nb.t pr TAcAt ỉr.tw ḥtp dỉ nswt […], ‘La riverita signora

della casa Ta-aat, possa essere fatta un’offerta che il Re compie […]’.

Fascia 5: ỉmAḫy n Aḫt-ʼItn n ʼItn rc m p=s ṯAw n cnḫ, ‘La riverita in

Akhetaten, che appartiene all’Aten, di giorno sulla sua stuoia (riceve) il soffio della vita’.

Fascia 6: […] m ʼItn dỉ=s ḥtp cnḫ, ‘[…] nell’Aten, dare a lei un’offerta

vivente’.

Fascia 7: […]k ḥr st nb dỉ nswt rd.

Fascia 8: ỉmAḫy nb.t pr […] [’I]tn st=s m ḫn[t] […], ‘La riverita, la signora della casa […] nella sua sede nella camera sepolcrale’.

Fascia 9: ỉmAḫy nb(.t) dỉ ỉAw […] m st=s n […] […]tw Ḥwt-’Itn, ‘La riverita, signora dotata di vecchiaia, […] alla sua sede di […] Hut-Aten’.

Fascia 10: […] m ṯAw [n cnḫ] m Ḥwt-’Itn n pr ’Itn n Aḫt-ʼItn nfr rnpt, ‘[…]

con il soffio [della vita] nello Hut-Aten nel Per-Aten di Akhetaten, un buon anno (o Neferrenepet)’.

Fascia 11: sḫpr n nb.t pr TA(-cAt) ỉr=k Rc, ‘[…] portare all’esistenza la signora della casa Ta(-aat), tu [scil. l’Aten] agisci come Ra’.

Campo a: un uomo davanti a un tavolo d’offerte con pani rotondi; [sA]=s

(?) mry=s […]mry-kA-nw, ‘il figlio di lei, dell’amato da lei, […]merykanu’7. Campo b: mummia verso destra, TAcAt; un uomo liba da un vaso hes su un

tavolo d’offerte con pani e fiori di loto, ms(=s), ‘il figlio (di lei)’; lo segue una donna con le braccia alzate, sA.t(=s) Rc-(tA)-šrỉt, ‘la figlia (di lei), Ra-(ta)-sherit’.

7 Nella trascrizione a stampa Bruyère scrive sA=s mry=s, mentre nel disegno manoscritto del

sarcofago non si può in alcun modo leggere il geroglifico dell’oca, mentre si legge bene ʼItn. Resta il fatto che la prima lettura dà maggior senso; cfr. BRUYÈRE B., Rapport (1933-34), op. cit., p. 104, tav. XII.

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Campo c: figura femminile seduta verso destra con cono di grasso profumato sulla testa e fiore di lato in mano, nb.t pr TAcAt, ‘la signora della casa,

Ta-aat’; davanti a lei un uomo porge tra fiori di loto su un tavolo di offerte con pani e fiori di loto, […] Rc-mssw, ‘Ramesse’.

Campo d: una donna verso destra in piedi con fiore di loto in mano, Yy,

Yyh[y]; tavolo d’offerte con pani e fiori di loto, [uomo o donna in piedi verso

sinistra], Yyhy, Mryt-Rc. Campo e: vuoto.

Campo f: uomo in piedi verso destra compie libagioni da un vaso hes su un tavolo d’offerte con tre pani, sA=s mry-Rc, ‘il figlio di lei, Meryra’.

Campo g: donna in piedi verso sinistra, nb.t pr TAcAt, ‘la signora della casa,

Ta-aat’; davanti a lei un uomo (sic!) con le braccia alzate in atto di saluto e un tavolo d’offerte con pani e fiori di loto, sA.t=s mry=s Ptḥdmy, ‘la figlia di lei, amata da lei, Ptahdemy.

Campo h: una donna in piedi verso sinistra, con fiore di loto in mano, nb.t

pr; uomo di fronte, figura in parte cancellata.

Campo i: donna seduta verso sinistra, davanti a lei un uomo e una donna con le braccia alzate in segno di saluto; anepigrafe.

Campo l: mummia eretta verso sinistra, fronteggiata da un tavolo d’offerte con una pagnotta, un vaso e fiori di loto, nb.t pr TAcAt; prỉ=f rc nb, ‘l’uscire di lui

ogni giorno’.

Campo m: figura di Nut (?) senza ali, in ginocchio, con le braccia alzate in alto e copricapo khat; YyhA, tA Ptḥ ḫAỉ.w[…] (?).

Campo n: donna con le mani levate e i palmi verso il viso; davanti a lei un tavolo d’offerte con ani e fiori di loto, ʼIyhA, sA.t(=s) Ptḥdmỉw, ‘Ayha, la figlia di lei, Ptahdemiu’.

Come già detto, vi sono caratteristiche marcatamente amarniane: nei campi formati dalle bande non vi sono i tipici quattro genî funerari figli di Horo, ma i membri della famiglia di Ta-aat che fanno offerte e i testi citano Akhetaten e il Disco, ma escludono ogni riferimento osiriaco. La cosa è notevole e trova pochi ma puntuali riscontri in Età amarniana: il sarcofago usurpato da Thutmosi conservato a Pisa e Strasbourg (cfr. Cap. 1, §§ 5.1, 5.2), un modellino di

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sarcofago da el-Amarna (parimenti con scene di offerta al posto di divinità)8 e, forse, un sarcofago rinvenuto ad Akoris e fornito delle stesse caratteristiche9.

§ 4.1.2. Gli altri sarcofagi

Il sarcofago di Setau è lungo 1,92 m. La parrucca osiriaca è, come in Ta-aat, dipinta a bande gialle e blu, il viso è rosso con gli occhi dipinti e la tipica barba osiriaca maschile è fissata sul mento. Un largo collare multicolore composto di sei file di vaghi è dipinto sul petto e braccialetti a imitare smalti e oro sono ai polsi; le mani sono a rilievo, incrociate sul petto. Sotto le braccia una immagine Nut seduta e vestita di bianco spiega le sue ali nella tipica posa di protezione. Le iscrizioni sono disposte su una banda centrale di testo e su quattro bande trasversali, che dividono i fianchi della cassa in cinque sezioni occupate dai quattro figli di Horo, da Thot e da Anubi. Figure e iscrizioni sono dipinte di giallo su sfondo nero. Il piede del sarcofago è decorato con una rappresentazione di Isi con le braccia alzate in adorazione, inginocchiata sul geroglifico nebu e, al di sotto, una rappresentazione stilizzata della tomba in forma di piramide con porta d’ingresso.

Il sarcofago di Bakaset è lungo solo 1, 40 m, come gli altri è antropomorfo e dipinto con un fondo nero brillante e testo in giallo; sui lati della cassa vi sono i quattro figli di Horo.

Il sarcofago anonimo di donna, lungo 1,92 m come quello di Setau, venne trovato al suo fianco. Sotto la tipica parrucca osiriaca, il viso è rosso; vi è dipinto un collare policromo sul petto, mentre il corpo è nero brillante con bande longitudinali e trasversali iscritte e dipinte di giallo. Le iscrizioni sono standard e lo spazio per il nome della defunta non è stato riempito: ciò significa che il sarcofago non è stato fatto per lei, ma è il frutto di una produzione seriale adattato alla defunta. In effetti, la ragazza – un’adolescente al momento della morte – è molto più piccola della taglia del sarcofago. Bruyère non escluse che, al momento

8 FRANKFORT H. – PENDLEBURY J.D.S., The City of Akhenaten. Part III: the central city and the

official quarters, Egypt Exploration Society, London 1951, vol. I, pp. 90, 92, 188; vol. II, tavv. LXXIV.9; CIV.

9 TAYLOR J., Patterns of colouring on ancient Egyptian coffins from the New Kingdom to the

Twenty-Sixth Dynasty: an overview, in DAVIES W.V., Colour and Painting in Ancient Egypt, London 2001, p. 169, n. 32.

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della risepoltura e della spoliazione, i ladri avessero tolto i corpi per meglio derubarli e poi li avessero ricollocati in bare non loro10.

§ 4.2. Ushabty

Nella tomba vennero rinvenuti cinque ushabty di Setau; il più interessante è realizzato in legno di acacia, a colore naturale, nella mano destra tiene una zappa e nella sinistra un sacco di granaglie che ricade sulla schiena. Il testo dipinto in giallo è organizzato su una colonna centrale e su sette righe. Vi è la tipica menzione del Capitolo VI del Libro dei Morti, con un’interessante aggiunta amarniana alla riga 7: dỉ.tw n=k ỉrp ỉrṯt prỉ.t ḥr ḫAwt mt ʼItn, ‘Possano esserti dati

vino e latte posti sulla tavola d’offerte davanti all’Aten’11.

Un secondo ushabty è esattamente uguale, un terzo è realizzato in pietra grigia dipinta di nero con testo giallo; gli ultimi due sono di dimensioni maggiori e in legno di sicomoro, uno dipinto di nero con scritte gialle (come i sarcofagi della tarda XVIII dinastia), l’altro verniciato in color ambra (una tinta assai diffusa proprio alla fine della XVIII dinastia): tutti questi ushabty vennero venduti a Luxor sul mercato nero nel 1935 e probabilmente erano stati trafugati dagli stessi operai12. Uno di questi è conservato al Museo di Brooklyn (48.26.3) e una parte dell’iscrizione è fornita da J. Černý: dỉ.tw n=k qbḥ m sp.wt prỉ.t ḥr ḫAwt mt

ʼItn, ‘Possa esserti data una libagione fresca consistente delle cose poste sulla tavola d’offerte davanti all’Aten’13.

Bakaset è stata sepolta con un suo proprio ushabty in legno di sicomoro dipinto color ambra.

Due ushabty di uomini probabilmente non sepolti in origine nella tomba appartengono ad un certo Hapyaa (in legno di sicomoro; capelli neri, mani e viso

10 Con la constatazione che la cassa è una produzione seriale, evidentemente inadatta per la piccola

occupante anonima, non è necessario postulare uno scambio di sarcofagi, anche perché Ta-aat e Setau sono in casse a loro congeniali e Bakaset è in una cassa comunque più grande di lei. In ogni caso, i sessi degli occupanti e delle figure sulle bare sono coincidenti. La presenza di oggetti appartenenti ad altri personaggi i cui corpi non sono stati ritrovati nel pozzo 1352, inoltre, non deve necessariamente portare alla conclusione che essi fossero originariamente sepolti lì: essi possono appartenere ad amici, parenti o antenati dei defunti; cfr. BRUYÈRE B., Rapport (1933-34), op. cit., p. 106.

11 ALLEN T.G., Th Book of the Dead or going forth by day. Ideas of the ancient egyptians

concerning the hereafter as expressed in their own terms, The Oriental Institute of the University of Chicago, Chicago 1974. pp. 8-9.

12 BRUYERE B., Rapport (1933-34), op. cit., p. 99.

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rossi, gioielli in giallo rosso e nero; zappa nella mano sinistra e sacco di sementi nella destra; Capitolo VI del Libro dei Morti sul corpo) e ad un certo Samut, Servitore nella Sede della Verità.

§ 4.3. Oggetti nei sarcofagi

Nel sarcofago di Setau venne rinvenuto, oltre ad un semplice bastone da passeggio, anche un anello di bronzo sul cui castone è una placca rettangolare d’avorio tinta di verde, incisa sulle due facce con il cartiglio di Menkheperura (Thutmosi IV).

Nel sarcofago di Ta-aat vi erano due bastoni da passeggio, una paletta da scriba e un poggiatesta con l’iscrizione: “Scriba eccellente ed esperto nelle sue

funzioni di disegnatore, May”. All’indice della mano sinistra vi era un anello in

metallo, il castone inciso con resti di ematite o cornalina e il cartiglio di Amehotep III.

Se la mummia di Bakaset era completamente spoglia, la mummia anonima aveva all’altezza dei piedi un piccolo vasetto in legno vuoto, il cui probabile contenuto era sparso nella cassa: otto anelli di faïence blu o gialli con castoni decorati a diversi simboli e qualche vago di collana. Addosso al corpo vi erano un orecchino di avorio, qualche vago di collana, un anello di faïence blu, un braccialetto a vaghi in oro, cornalina, avorio, turchese e lapislazzuli. Si contano anche un occhio udjat di faïence blu con al rovescio il cartiglio di Thutmosi IV, parte di una collana più grande, e un anello di faïence blu parimenti in forma di

udjat.

§ 4.4. Altri oggetti

La tomba ha restituito un certo numero di vasellame in ceramica: due grandi piatti, sei piccoli piatti, una piccola anfora senza piede e senza anse, un vaso piriforme per unguenti, un piccolo vaso, un’anfora intatta per birra.

In ceramica erano anche i frammenti dipinti di tre piccoli letti, una statuetta di donna che allatta il figlio e due frammenti di una statuetta di donna sdraiata14. La piccola statuaria comprende anche il frammento di statua di donna in legno di sicomoro.

14 Queste “concubine del morto” o statuette di fertilità sono molto note e piuttosto diffuse nelle

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Il mobilio è composto da uno sgabellino senza i piedi (si tratta di piccoli contenitori per offerte regalati dai parenti); uno sgabello da lavoro a tre gambe incurvate; un poggiatesta in legno sul cui supporto vi è una colonna verticale di testo inciso e dipinto di blu: “sḏm cš m st nfr n nswt n ḫAỉ StAw”15; una cassa in legno poggiante su quattro piedini e con coperchio piatto, chiuso da fili allacciati a due pomoli, uno sul coperchio e uno sul lato verticale. All’interno vi era il corpo di un bambino, probabilmente maschio, alto 1,02 m; come tutti gli occupanti del pozzo 1352 non era stato imbalsamato, ma semplicemente avvolto in un lenzuolo e da diverse fasciature. Aveva un orecchino d’avorio vicino alla testa. Dalla medesima cassa proviene anche un piccolo cestino rotondo di vimini, vuoto.

Nella tomba sono stati rinvenuti anche piccoli oggetti come un vago di collana in faïence, unico testimone della collana stessa rubata a suo tempo, un pezzo di canna da cerimonia in acacia con il pomello in forma di papiro, un coperchio di cestino in vimini, un sandalo da uomo in cuoio. Da notare anche la una mummia di piccolo quadrupede (l’animale domestico?), i resti di alcuni fiori e una trentina di pani di argilla, simulacri di pani di frumento offerti dai parenti.

Si discute se un busto scolpito in legno rappresentante un antenato e dai tratti fisionomici tendenzialmente amarniani venga o meno da questa tomba: Porter-Moss usa l’espressione “possibly”16, ma nelle pubblicazioni dove questo oggetto è descritto non si aggiunge nulla all’informazione della sua certa provenienza da Deir el-Medina17. Evidentemente, come alcuni ushabty di Setau18, questo busto venne acquistato sul mercato nero a Luxor nel 1935 e andò a finire al Museo di Brooklyn.

§ 5. La datazione della tomba

cura di), Pharaohs of the Sun. Akhenaton, Nefertiti, Tutankhamon, Thames and Hudson, Boston 1999, pp. 256-57, nr. 178.

15 Toponimo sconosciuto; i termini più vicini (TA st nfr.w, st nfr.t) si applicano alla Valle delle

Regine, ad Edfu e a Dendera; cfr. GAUTHIER H., Dictionnaire des noms géographiques contenus dans les textes hiéroglyphiques, Société Royale de Géographie d’Égypte, Le Caire 1927, vol. V, pp. 77-78.

16 PM I 2, p. 688.

17 AA.VV., Brooklyn Museum. Five years of collecting Egyptian Art. 1951-1956, Brooklyn

Museum, New York 1956, pp. 11-12, tav. XXV, nr. 11B; FREED E.R. – MARKOWITZ Y.J. – D'AURIA S.H. (a cura di), Pharaohs of the Sun. Akhenaton, Nefertiti, Tutankhamon, Thames and Hudson, Boston 1999, p. 282, nr. 263.

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Stando alle approssimative stime antropologiche, si possono azzardare alcune ipotesi, supponendo che: 1. Setau e Ta-aat fossero sposati; 2. Bakaset e gli altri due bambini fossero alcuni dei loro figli; 3. i due si fossero sposati essendo più o meno coetanei.

La donna sarebbe premorta al marito di circa una ventina d’anni e sarebbe stata sepolta con un sarcofago atipico, potremmo dire “pienamente amarniano” nelle sue scelte iconografiche e testuali. Setau ha un sarcofago tradizionale, che si fece confezionare in vita (è stato fatto apposta per lui e non è, come quello della figlia, una produzione seriale) e che lo accompagnò nella tomba. Questo dovrebbe portare alla conclusione che la sepoltura di Setau sia avvenuta dopo l’Età amarniana19. Potremmo immaginare che la famiglia di operai si sia trasferita ad Akhetaten con lo spostamento della capitale per lavorare alle tombe della Famiglia reale e dei nobili della Corte. Mentre risiedeva ad Amarna, Ta-aat morì (forse dando alla luce uno degli ultimi suoi figli?)20. Di lì a una decina di anni al massimo21 Akhenaten stesso sarebbe morto e le maestranze avrebbero abbandonato la città22. Setau tornò con la numerosa famiglia a Deir el-Medina, forse ancora in età da essere abile al lavoro, e portò con sé la moglie morta, in previsione di avere una nuova sepoltura tebana. In ogni caso non si dimentichi che la classe artigiana di Deir el-Medina era strettamente sotto il controllo della Corona, ma anche protetta e difesa. Qui si fece seppellire con un sarcofago di stampo tradizionale e così le sue figlie, forse a lui premorte, ma con ushabty di stampo amarniano, a indicare che la sepoltura, o almeno la preparazione del corredo, avvenne in una fase di transizione.

Non sarebbe proprio necessario postulare un trasferimento di Setau ad el-Amarna e ritenere semplicemente che corredi funebri di rigorosa impostazione

19 L’immagine della tomba, come mostrata nel suo sarcofago, in effetti, si avvicina più a quelle

tipiche della fase post-amarniana e adottata in seguito per tutte le tombe.

20 Bakaset non è menzionata fra gli officianti sul sarcofago: era forse troppo piccola per atteggiarsi

ad agente rituale?

21 Considerando che il sarcofago può essere stato commissionato da Ta-aat presto nella sua vita, la

morte di Akhenaten e il ritorno a Tebe potrebbe anche aver preceduto di poco la morte di Ta-aat stessa.

22 Il villaggio operaio di el-Amarna mostra di aver avuto una vita più lunga rispetto a quella della

Città centrale, che sembra essere stata abbandonata subitaneamente. Gli operai rimasero ad Amarna ancora per una parte del regno di Tutankhamen, poi però tornarono alle loro città di origine. È comunque necessario ritenere che alcuni operai si fossero trasferiti prima, nell’esigenza di costruire per il giovane re una tomba a Tebe (è stata proposta la KV 23, poi occupata da Ay); si sa che la fondazione della tomba reale era uno dei primi atti di governo di un sovrano; cfr. KEMP B.J., Amarna reports, voll. I-VI, Egypt Exploration Society, London 1984-1995.

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amarniana fossero diffusi in tutto il paese o addirittura venissero importati da el-Amarna; tuttavia, la sua professione lo avrebbe probabilmente richiesto nella capitale, che, bisogna sottolineare, fu per tutta la sua breve vita un immenso cantiere.

Figura

Figura 1. Ricostruzione schematica degli ambienti ipogei del pozzo n. 1352 con indicazione della  posizione dei sarcofagi: in alto Setau e la bara anonima, in basso Bakaset e Ta-aat
Figura 2. Visione spaccata del coperchio e della cassa di Ta-aat, con le bande iscritte e i campi  figurati

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