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@bollettinoADAPT, 27 settembre 2014

Jobs Act, lasciate stare il nome di Marco Biagi

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di Giuliano Cazzola

Tag: #lavoro #jobsact #articolo18 #Poletti #Renzi #leggeBiagi

Non nel nome di Marco Biagi. A mio avviso, il disegno sottostante al nuovo articolo 4 del disegno di legge delega Poletti (AS 1428) in Aula a Palazzo Madama, non corrisponde all’idea che il professore bolognese, assassinato dalle Br dodici anni or sono, aveva del mercato del lavoro e delle sue regole.

Se quelle norme andranno in porto e i decreti delegati saranno coerenti con quei vaghi principi che si possono intuire, il legislatore si propone di rimettere al centro del mercato del lavoro il contratto a tempo indeterminato (sia pure a tutele crescenti), potando gran parte di quei rapporti atipici ordinati e disciplinati appunto dalla legge Biagi del 2003, la quale, insieme al Pacchetto Treu del 1997, consentì, pur in un contesto di modesta crescita economica, di incrementare di 3,5 milioni di unità il numero degli occupati e di dimezzare la disoccupazione.

Non era intenzione del mio amico Marco introdurre tipologie di rapporti flessibili in entrata allo scopo di garantire ai datori di aggirare, in uscita, il rigore della disciplina del licenziamento individuale. Biagi riteneva, giustamente, che la diversificazione esistente nella realtà del mercato del lavoro potesse essere affrontata in modo pertinente – ed utile alle imprese ed ai lavoratori – attraverso la previsione di contratti specifici mirati a regolare le particolarità dei rapporti di lavoro, piuttosto che mediante l’imposizione di una sorta di reductio ad unum all’interno di un contratto a tempo indeterminato sia pure meno oppressivo per quanto riguarda la tutela del licenziamento.

Ecco perché lo scontro sul Jobs Act Poletti n. 2 si svolge tra due sinistre: quella conservatrice e quella riformista. Ma il terreno di gioco è lo stesso: l’idea, sempre più fuori dalla realtà, che al centro del mercato del lavoro debba esservi la figura del dipendente assunto a tempo indeterminato. A sinistra sono tutti d’accordo su questo dogma. Si dividono su quale sia il modo migliore per realizzare tale obiettivo: o forzando la vita quotidiana dentro i loro schemi ideologici come vogliono continuare a fare i conservatori o incoraggiando i datori ad assumere con incentivi economici e tutele più sostenibili in tema di recesso. Il centro destra si illude di aver svolto e di svolgere un ruolo autonomo in questa competizione. Ha scelto solo il meno peggio.

Giuliano Cazzola

Membro del Comitato scientifico ADAPT Docente di Diritto del lavoro UniECampus

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