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ALDO PAVARI, FORESTALE MODERNO

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Academic year: 2021

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RICCARDO MORANDINI (*)

ALDO PAVARI, FORESTALE MODERNO

Viene tracciata la figura scientifica di Aldo Pavari, nella quale si mettono in evi- denza i molteplici suoi rapporti avuti con le più eminenti personalità estere della ricerca forestale e la sua partecipazione alle maggiori organizzazioni forestali a livello mondiale.

Parole chiave: Pavari; biografia scientifica; sperimentazione forestale.

Key words: Pavari; scientific biography, forestry research.

Ho conosciuto Aldo Pavari nel 1946 al suo corso di botanica forestale:

lezioni sempre affollatissime e seguite con grande attenzione, perché erano brillanti, avvincenti, piene di passione: l’albero, il bosco, entravano nell’aula come elementi vivi, dinamici. Accanto agli aspetti botanici, che non erano certo trascurati, erano lezioni di scienza, di tecnica, di arte forestale.

Quelle lezioni mi avevano colpito e l’anno dopo, appena laureato, saputo che Pavari avrebbe accolto volentieri nella sua Stazione Sperimentale di Selvicoltura qualche giovane volontario, mi presentai e fui subito accolto con cordialità. Cominciava così quel tempo, troppo breve, tredici anni, durante il quale ho avuto il privilegio di rafforzare sotto la sua guida diretta la mia formazione e poi di collaborare con lui. Quando tornavo dai primi viaggi voleva conoscere i risultati delle mie visite, le mie impressioni, che discuteva con me e integrava con rigore con le sue brillanti osservazioni.

Sempre amabile e cordiale nella conversazione, spesso allegro (ricordi Elena quando a Siviglia canterellava le arie del Barbiere sotto le finestre della Bella Rosina) Pavari era anche pronto alla battuta, allo scherzo: un giorno a Vallombrosa, entrando in arboreto, su alcune delle sue amate dou- glasie dei cartellini indicavano una nuova specie: Pavaria inflata! Una gran risata assieme agli studenti.

Elena ci ha mostrato che oltre a essere buon violinista, Pavari sapeva disegnare con mano felice: e di questa dote io conservo con piacere un ricordo personale: chiamato al servizio militare avevo scritto al Professore

– L’Italia Forestale e Montana / Italian Journal of Forest and Mountain Environments 65 (4): 407-410, 2010

© 2010 Accademia Italiana di Scienze Forestali doi: 10.4129/ifm.2010.4.03 (*) Già Direttore dell’Istituto sperimentale per la selvicoltura di Arezzo.

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che tutto andava bene, salvo un problema con la divisa, non c’erano le mie misure. Due giorni dopo ricevevo un foglietto con una deliziosa caricatura di un alpino lungo lungo, con tanto di penna e di baionetta, braccia e gambe magre magre che sbucavano da maniche e pantaloni troppo corti!

Pavari era anche buongustaio raffinato, ne fa testo fra l’altro il suo divertente articolo «Legno e gastronomia», e nel menù della Trattoria del Pantheon a Roma c’era una «Sogliola alla Pavari». Apprezzava ogni bellez- za; in un discorso ufficiale a Madrid non mancava di lodare gli occhi splen- denti delle donne spagnole.

Per queste doti umane, per il suo carattere aperto, trovava ovunque ampia simpatia, che assieme al profondo apprezzamento delle sue cono- scenze scientifiche gli ha attirato ovunque stima e fama. Ne ha avuto ampi riconoscimenti, dalla laurea honoris causa a numerosi premi, all’associazio- ne a tante accademie italiane e straniere, fino alla nomina a Presidente della IUFRO, l’Unione Internazione degli Istituti di Ricerca Forestale.

E per la ricerca forestale, oltre a fondare e dirigere per quarant’anni la Stazione Sperimentale di Selvicoltura, è stato guida e consigliere prezioso per l’Istituto sperimentale per la pioppicoltura, per l’Istituto del legno, per il Centro di sperimentazione agricolo e forestale dell’ENCC, per l’Istituto piante da legno; negli anni ’50 fondava presso la Stazione Sperimentale di Selvicoltura il Centro Studi sul Castagno del CNR.

Lungo quarant’anni di docenza, dal 1922 al 1958, e con la sua penna brillante e scorrevole (la sua bibliografia principale consta di ben 373 titoli) con la direzione del bollettino di «Sylva mediterranea», de «L’Alpe», di

«Monti e Boschi», con numerose letture in tante sedi accademiche italiane e straniere, Pavari ha dato un contributo fondamentale alla formazione di diverse generazioni di forestali, e non solo italiani.

Pieno di iniziative, è stato per decenni il massimo consulente dei Ser- vizi forestali italiani ed anche di Enti e società, dell’Opera Nazionale Com- battenti per le grandi bonifiche delle Paludi Pontine e di Arborea, a SAFFA, Snia Viscosa, Cartiere Burgo, Ente Cellulosa e ad imprenditori del- l’alta economia.

Ma dell’attività di Pavari, dei suoi contributi alla scienza forestale, par- leranno altri colleghi più giovani.

Io vorrei sottolineare la grande apertura che ha caratterizzato tutta la

vita di Aldo Pavari, dal suo corso di studi all’ingresso nel mondo forestale,

all’ampia visione che subito ne ha preso. Nuovo di questo mondo, nel

breve anno di Tharandt ha saputo entrarvi con grande acume: della scienza

forestale tedesca, allora la più avanzata, ha appreso e compreso le basi fon-

damentali ma anche i limiti in rapporto all’ambiente italiano così diverso,

con duttilità mentale e grande capacità critica. Di questa ampiezza di vedu-

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te ha dato subito prova impostando lo studio sulle possibilità di introduzio- ne di specie nuove, problema allora (1916) del tutto nuovo per l’Italia. Stu- dio che ha sviluppato poi col grande piano di sperimentazione sul terreno di tante specie, attuato nei venti anni successivi, con l’impianto di oltre quattrocento parcelle sperimentali sparse in tutta Italia e più tardi con la realizzazione di grandi impianti pilota, specialmente di eucalitti e di dougla- sia. Negli anni ’60 questo programma di sperimentazione e di realizzazione era giudicato da Wright il più importante fino allora concepito e realizzato.

Chiamato nel 1922 a organizzare la Stazione Sperimentale di Selvicol- tura, allora Cattedra dell’Istituto Superiore Forestale, Pavari ne impostava i programmi di attività con criteri moderni ed ampi orizzonti, collegandosi fortemente agli ambienti forestali internazionali con cui stabiliva valide col- laborazioni e di cui diviene presto elemento autorevole di primo piano. Già nello stesso anno 1922, dopo un viaggio di studi in Spagna per vedere le piantagioni di eucalitti già realizzate in quel paese, primo di una ben lunga serie di viaggi all’estero, partecipa alla fondazione di «Sylva mediterranea»

Lega per lo studio dei problemi forestali del Mediterraneo; nel 1926 contri- buisce con successo alla ricostituzione della IUFRO, Unione Internazionale degli Istituti di Ricerche forestali, al cui rilancio contribuirà al momento della organizzazione della FAO, agenzia delle Nazioni Unite, con cui stabi- lirà stretta collaborazione.

Mi soffermerò alquanto sull’attività di Pavari in campo internazionale, perché egli era fortemente convinto, a differenza di troppi suoi colleghi, della importanza fondamentale di ampi collegamenti e dirette collaborazio- ni al di sopra di ogni frontiera. Ed alla collaborazione internazionale, al coordinamento, al progresso collegiale della scienza forestale ha dato un contributo fondamentale lungo quarant’anni. E su questa linea mi ha avvia- to e incoraggiato.

Come ho già accennato, nel 1933 Pavari, assieme ad Hickel e Ugreno- vitc fonda «Sylva mediterranea» Lega dei forestali del Mediterraneo; ne sarà vivace animatore, convinto delle peculiarità dei problemi forestali di questa regione, ove la difficile convivenza di bosco, pascolo, campo, pre- senta aspetti quanto mai variegati e spesso antitetici, con problemi tecnici, economici e soprattutto sociali. Ricordo ancora una vivace, brillante discus- sione su questi temi, sulle colline dell’Andalusia, tra tre grandi forestali mediterranei Pavari, Gonzales Vazquez, Vieira Natividade. Ad Algeri, qual- che anno più tardi, Pavari scandalizzerà i colleghi francesi affermando che

«Sylva mediterranea» sarà reale ed efficace «solo quando tra noi siederanno i bianchi burnus dei forestali del Magreb»; allora l’integrazione, di cui tanto si parla oggi, era un’idea sconosciuta.

Nel 1926, al I Congresso Internazione di Selvicoltura a Roma, Pavari si

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impegna vivamente per la ricostituzione della IUFRO, tre anni dopo è chia- mato a far parte del Comitato permanente e ne diviene in breve uno dei mem- bri più autorevoli: collaborerà così con grande efficacia al coordinamento della ricerca forestale a scala mondiale. Nel secondo dopoguerra, assieme ad Ou- din, svolgerà un ruolo fondamentale nel difendere l’indipendenza della IU- FRO che si voleva inglobare nelle nuove strutture delle Nazioni Unite. Nel 1953 organizza il Congresso IUFRO a Roma e sarà eletto Presidente dell’U- nione. A conferma della stima e del prestigio di cui godeva, ricordo ancora il grande applauso che qualche giorno dopo sulle pendici dell’Etna, ai margini della Pineta Ragabo, i partecipanti al viaggio di studi in Sicilia, la crema della scienza forestale mondiale, gli tributavano per la sua brillante esposizione sulla suc- cessione della vegetazione mediterranea.

Nel secondo dopoguerra viene trasferita a Roma la sede della FAO e Pavari diviene subito uno dei più stimati consulenti dell’allora Forestry Division: Sarà prezioso, autorevole consigliere e collaboratore per tanti problemi. Alla Commissione Europea delle Foreste, al Comitato del Legno, alla Commissione Internazio- nale del Pioppo, alla Commissione Internazionale del Castagno, sui problemi de- gli eucalitti e su molti altri temi. Sotto la sua vivace spinta viene costituita la Sot- tocommissione per i problemi forestali del Mediterraneo, che riprende l’azione della «Silva Mediterranea», ne rilancia i programmi di studio e di azione; Pa- vari, presidente dal 1948 al 1958, ne sarà proclamato Presidente onorario.

Pavari collabora anche a molti studi promossi dalla FAO: uno dei suoi ul- timi contributi alla scienza forestale sarà «Forest influences» summa del suo magistero sull’ecologia.

Da qualche mese la sede della Stazione sperimentale alle Cascine, dove Pavari ha operato per qurant’anni, è chiusa. È vuoto quello studio le cui pareti sono decorate con la traccia dei cinque continenti a ricordare l’ampiezza delle ve- dute, delle idee, delle azioni di Pavari. Ma nell’atrio dell’Istituto sperimentale per la selvicoltura di Arezzo, erede diretto della vecchia Stazione, un busto di Aldo Pavari, modellato da Carlos Flinta un forestale argentino, ricorda la sua figura, ricorda ai giovani ricercatori le linee fondamentali di ricerca, di azione, di vita trac- ciate dal nostro, dal mio indimenticabile Maestro.

SUMMARY

Aldo Pavari, a modern forester

The scientific figure of Aldo Pavari is outlined highlighting his relationships with

the most outstanding foreign personalities in forest research and his participation in

the world’s major forest organizations.

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