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Dinamica dei Fliudi Lezione 08 – a.a. 2009-2010

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Dinamica dei Fliudi Lezione 08 – a.a. 2009-2010

Simone Zuccher 19 Maggio 2010

Nota. Queste pagine potrebbero contenere degli errori: chi li trova `e pregato di segnalarli all’autore (zuccher@sci.univr.it).

1 Scale turbolente

1.1 La teoria di Kolmogorov

Nel 1941 Kolmogorov pubblic`o, in un lavoro fondamentale, la sua teoria nell’ipotesi di turbolenza in equilibrio in grado di dar conto delle scale alle quali avviene la dissipazione viscosa. Tre sono le ipotesi fondamentali alla base di tale teoria:

• Ipotesi di isotropia locale: per numeri di Reynolds sufficientemente alti, i moti turbolenti di piccola scala sono statisticamente isotropi, ossia non dipendono dalla particolare direzione. Questo discende dall’idea di Richardson delle instabilit`a sucessive, le quali ditruggono rapidamente l’informazione relativa alla geometria del campo di moto e del flusso medio, che pu`o anche essere non isotropo.

• Prima ipotesi di similarit`a: in ogni flusso turbolento, a numero di Reynolds sufficientemente elevato, le statistiche dei moti di piccola scala sono universali e determinate unicamente dalla viscosit‘a ν e dalla velocit`a di dissipazione per unit`a di massa ǫ (pertanto ǫ ha le dimensioni di una potenza per unit`a di massa). Sotto questa ipotesi `e possibile legare la scala delle lunghezze η in modo univoco a ν e ǫ. Siccome le dimensioni di ν sono quelle di una lunghezza al quadrato per un tempo ([ν] = L2T ) e quelle della dissipazione energetica sono una potenza per unit`a di massa ovvero una velocit`a al quadrato diviso per un tempo ([ǫ] = L2T3), imponendo che η si possa esprimere solo tramite ν e ǫ, dall’analisi dimensionale si ricava

[η] = [ν]α[ǫ]β = (L2T )α(L2T−3)β = L2αTαL2βT−3β = L2α+2βTα−3β. Tuttavia, essendo η una lunghezza, deve essere

L2α+2βTα−3β = L ⇒ α = 3

4, β = −1 4, 1

(2)

ovvero

η ∝ ν3 ǫ



1 4

.

Analogamente, si ottengono le scale di velocit`a e dei tempi uη ∝ (ǫν)14

τη ∝ν ǫ

12

.

Si osservi che il numero di Reynolds basato su queste scale risulta

Reη = uηη

ν ∼

(ǫν)14  ν3 ǫ



1 4

ν = 1,

il che conferma quanto ottenuto basandosi unicamente sulle congetture di Richard- son.

Si osservi che la produzione P di energia turbolenta per unit`a di massa nell’unit`a di tempo proviene dal moto medio e sar`a quindi dell’ordine dell’energia cinetica per unit`a di massa del moto medio u20 divisa per il tempo caratteristico del moto medio τ0 = ℓ0/u0. Pertanto,

P ∼ u20

τ0

= u30

0

.

Questa potenza per unit`a di massa deve avere lo stesso ordine di grandezza della dissipazione viscosa ǫ che si verifica sulle microscale. Si ha quindi

ǫ ∼ P ⇒ ǫ ∼ u30

0

, per cui la scala η pu`o essere riscritta come

η ∝  ν3 ǫ

14

= ν30

u30

14

= ℓ0

 ν30

40u30

14

= ℓ0

 ν330u30

14

= ℓ0Re3/4,

da cui η

0

∝ Re−3/4. (1.1)

Allo stesso modo si ottiene uη

u0

∝ Re−1/4 e τη

τ0

∝ Re−1/2. (1.2)

• Seconda ipotesi di similarit`a: in ogni flusso turbolento a numero di Reynolds sufficientemente elevato, le statistiche dei moti su scala ℓ, tale che η < ℓ < ℓ0, sono universali e dipendono unicamente da ǫ e ℓ, indipendentemente da ν. In pratica, su questa scala intermedia detta scala inerziale, l’unico parametro che conta `e la dissipazione energetica ǫ. Utilizzando, come fatto in precedenza, l’analisi

2

(3)

dimensionale per determinare la dipendenza della velocit`a caratteristica u e del tempo caratteristico τ, si ha

u ∝ (ǫℓ)13 τ ∝ ℓ2

ǫ



1 3

. Osservando, come fatto nel caso della scala η, che

ǫ ∼ u30

0

, si ha

u u0

∝ ℓ ℓ0

13

e τ τ0

∝ ℓ ℓ0

23

.

Se introduciamo il numero d’onda k = 2π/ℓ ed indichiamo con E(k) l’energia cinetica turbolenta per unit`a di massa ed unit`a di numero d’onda, ovvero il suo integrale nello spazio dei numeri d’onda d`a l’energia cinetica per unit`a di massa

1 2|u|2 =

Z

0

E(k) dk,

allaora attraverso la semplice analisi dimensionale `e possibile determinare la di- pendenza di E(k) da k (che `e l’inverso di ℓ a meno di 2π) ed ǫ nel range delle scale inerziali. Si ricordi che, per la terza ipotesi di Kolmogorov, nel range inerziale le caratteristiche della turbolenza dipendono esclusivamente da ǫ e ℓ. Osservando che E(k) `e un’energia per unit`a di massa ed unit`a di numero d’onda, ovvero che ha le dimensioni di una velocit`a al quadrato diviso una lunghezza, i.r. [E(k)] = LT−2, si ha

[E(k)] = [ǫ]α[ℓ]β = (L2T3)α(L)β = L2α+βT3α= LT2 ⇒ α = 2

3, β = 5 3. Siccome le dimensioni del numero d’onda sono [k] = L1, si ottiene uno dei risultati pi`u noti, pi`u importanti e meglio verificati sperimentalmente della teoria della turbolenza di Kolmogorov nella forma

E(k) ∝ ǫ23k53.

La costante di proporzionalit`a si ricava dagli esperimenti e si osserva essere del- l’ordine dell’unit`a. Questa legge, che trova numerosi riscontri negli esperimenti,

`e stata ricavata sulla base di considerazioni puramente dimensionali e apparen- temente grossolane. Kolmogorov, matematico che si `e occupato di teoria della probabilit`a, topologia, logica, analisi, sistemi dinamici, turbolenza e quasi tutto tranne la teoria dei numeri, scriveva

“Mathematicians always wish mathematics to be as ‘pure’ as possible, i.e. rigo- rous, provable. But usually most interesting real problems that are offered to us are inaccessible in this way. And then it is very important for a mathematician to be able to find himself approximate, non-rigorous but effective ways of solving problems”.

3

(4)

Figura 1: Andamento di E(k) in funzione di k per diversi esperimenti in correnti turbolente, dati opportunamente adimenzionalizzati.

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