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DIMENSIONAMENTO DI UN IMPIANTO SOLARE TERMICO

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Academic year: 2021

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Capitolo 17

DIMENSIONAMENTO DI UN IMPIANTO SOLARE TERMICO

Nel presente capitolo sono riportati i metodi di calcolo per determinare le grandezze di base che servono a dimensionare un impianto solare termico:

- determinazione della radiazione solare giornaliera media mensile disponibile; - determinazione dell'energia captata mensile;

- determinazione del fabbisogno di acqua calda sanitaria; - determinazione della superficie captante;

- determinazione del volume dei serbatoi di accumulo.

In fase di progettazione dell'impianto occorre tenere di conto del dimensionamento dei componenti del circuito solare (scambiatore di calore, vaso di espansione, ecc..). Nella presente tesi però viene omesso tale dimensionamento.

17.1 DETERMINAZIONE DELLA RADIAZIONE SOLARE GLOBALE GIORNALIERA

MEDIA MENSILE, AL SUOLO, SU SUPERFICIE ORIZZONTALE

I valori della radiazione solare giornaliera media mensile sul piano orizzontale per i capoluoghi di provincia sono riportati, nelle componenti diretta e diffusa e per ogni mese dell'anno, nel prospetto VIII della UNI 10349, ordinati per codice di provincia. Il codice di provincia, il nome del relativo capoluogo e le sue coordinate geografiche (altitudine, latitudine e longitudine), sono invece riportati nel prospetto VII della UNI 10349.

Se il sito oggetto di studio non è compreso nei prospetti è possibile calcolare la radiazione solare corretta identificando due capoluoghi di provincia più vicini in linea d'aria e sullo stesso versante geografico di quella desiderata e successivamente si calcola il valore della radiazione della località considerata come media ponderale dei valori delle due località di riferimento pesate rispetto alla latitudine, secondo la relazione 2 della UNI 10349.

Il sito www.solaritaly.enea.it. nella sezione calcoli mette a disposizione un metodo alternativo per determinare la radiazione globale giornaliera mensile al suolo su superficie orizzontale. Tale metodo, una volta inserite le coordinate geografiche, consente di determinare in modo pratico e veloce la radiazione solare relativa alla località in esame, per un solo mese oppure per tutti i mesi dell'anno.

I dati sono estratti dalle mappe ricavate dall'ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile), che esprimono la radiazione solare globale giornaliera media mensile su superficie orizzontale, con una risoluzione spaziale di 2,5 km x 2,5 km circa. Tali mappe sono stimate a partire dalle immagini satellitari di copertura nuvolosa acquisite

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dall'ente europeo EUMETSAT (European Organisation for the Exploitation of Meteorological Satellites); sono pubblicate sul sito dell'Archivio Climatico dell'ENEA, dove pure sono riportati i valori medi mensili per circa 1600 località italiane. Le mappe utilizzate per il calcolo sono relative alla media quinquennale 1995-1999.

17.2 DETERMINAZIONE DELLA RADIAZIONE SOLARE GLOBALE GIORNALIERA

MEDIA MENSILE, AL SUOLO, SU SUPERFICIE INCLINATA

La radiazione solare globale giornaliera media mensile al suolo su superficie inclinata può essere determinata dal sito www.solaritaly.enea.it. nella sezione calcoli.

Per poter utilizzare il metodo di calcolo del sito, che si attiene a quanto prescritto dalla Norma UNI 8477/1 recante le istruzioni per il "Calcolo degli apporti per applicazioni in edilizia. Valutazione

dell'energia raggiante ricevuta", occorre conoscere preventivamente la radiazione globale

giornaliera mensile al suolo su superficie orizzontale, estratta dalle mappe pubblicate sul sito dell'Archivio Climatico dell'ENEA.

In questo caso, per il calcolo della radiazione globale giornaliera mensile al suolo su superficie inclinata sono richieste le coordinate geografiche della località in esame e l'orientazione della superficie ricevente. Inoltre, per il calcolo, occorre tenere di conto del coefficiente di riflessione del suolo (coefficiente di albedo), i cui valori sono riportati nella tabella della UNI 8477 (vedi anche tabella 16.1).

17.3 SCELTA DEL COLLETTORE ED ENERGIA CAPTATA MENSILE

Un parametro importante che permette di ottenere una maggiore energia captata mensile è il rendimento del collettore, determinato utilizzando la relazione 15.1. Il compito fondamentale del progettista è quello di individuare le soluzioni più conformi alle diverse applicazioni.

Una volta stabilito il tipo di collettore da installare, siamo in grado di determinare l'energia captata mensile utilizzando la seguente relazione:

E = Htilt ∙ η ∙ G (17.1)

dove:

- Htilt la radiazione solare globale giornaliera media mensile al suolo su superficie inclinata; - η rendimento del collettore;

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17.4 FABBISOGNO DI ENERGIA UTILE PER LA PRODUZIONE DI ACQUA CALDA SANITARIA

La produzione di acqua calda sanitaria è una voce gravosa del bilancio energetico di un edificio. Esistono vari sistemi per la produzione di ACS che utilizzano elettricità o sistemi a combustione: tra i sistemi elettrici lo scaldabagno è quello più diffuso e presenta il più basso grado di efficienza; mentre nei sistemi a combustione ci sono scaldabagni a gas ad uso dedicato oppure ad uso promiscuo (acs e riscaldamento). Infine, esistono i sistemi integrativi come gli impianti solari termici che sfruttano l'energia del sole per il riscaldamento dell'acqua.

Le fonti di energia rinnovabili per la produzione di acqua calda sanitaria consentono un risparmio economico e un maggior rispetto ambientale, in quanto permettono di ridurre le emissioni di C02. La produzione di acqua calda sanitaria più ecologica è quella ottenibile tramite un collettore solare installato sul tetto o su una terrazza. Il collettore si può integrare anche con l'impianto di riscaldamento: ad esempio, in luoghi con un clima mite, un collettore solare riesce anche in inverno a produrre una quantità di acqua calda sufficiente non solo per gli usi domestici ma anche per il riscaldamento (inteso come fase di preriscaldamento).

La normativa UNI/TS 11300-2 fornisce la relazione, riportata di seguito, che permette di determinare l'energia termica Qw richiesta (espressa in kWh) per soddisfare il fabbisogno di acqua calda sanitaria di un edificio in funzione del volume di acqua richiesto e della differenza fra le temperature di erogazione e dell'acqua fredda in ingresso.

Q = ρ ∙ C ∙ V , ∙ T − T ∙ G kWh (17.2)

dove:

- ρw è la massa volumica dell'acqua, ipotizzabile pari a 1000 kg/m3; - cw è il calore specifico dell'acqua, pari a 1,162 ∙ 10

-5

kWh / (kg ∙ K);

- Vw,i è il volume di acqua giornaliero per l'i-esima attività o servizio richiesto [m3/giorno];

- Tacquedotto è la temperatura dell'acqua fredda prelevata dall'acquedotto (espressa in [°C]). - Tutenza è la temperatura di erogazione dell'acqua per l'i-esima attività o servizio richiesto

(espressa in [°C]). Normalmente tale valore varia da 40÷45 °C, anche se la normativa impone un limite superiore a 48 °C.

- G è il numero di giorni del mese considerato [giorni].

Nel caso di edifici residenziali il volume di acqua richiesto Vw, (espresso in litri/giorno), viene determinato utilizzando la seguente relazione:

Vw = a ∙ Su + b [l/giorno] (17.3) dove:

- a è un parametro in litri/(m2 ∙ giorno) ricavabile dalla tabella 17.1 (vedi §Prospetto 30 della UNI/TS 11300-2);

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- b è un parametro in litri/giorno ricavabile dalla tabella 17.1 (vedi §Prospetto 30 della UNI/TS 11300-2);

- Su è la superficie utile dell'abitazione, espressa in m 2 . Superficie utile Su [m2] Su ≤ 35 35 < Su ≤ 50 50 < Su ≤ 200 Su > 200 Parametro a [litri/(m2 ∙ giorno)] 0 2,667 1,067 0 Parametro b [litri/giorno] 50 -43,33 36,67 250

Tabella 17.1: Valori dei parametri a e b (vedi §Prospetto 30 della UNI/TS 11300-2)

Nel caso di edifici non residenziali l'energia richiesta per soddisfare il fabbisogno di acqua calda è data dalla somma dei fabbisogni di acqua calda e delle relative temperature di utilizzo delle varie attività svolte nell'edificio.

Per gli edifici non residenziali il volume di acqua richiesto Vw, (espresso in litri/giorno), viene determinato utilizzando la seguente relazione:

Vw = a ∙ Nu [l/giorno] (17.4)

dove:

- a è il fabbisogno specifico giornaliero in litri/( giorno ∙ Nu) ricavabile dalla tabella 17.2 (vedi §Prospetto 31 della UNI/TS 11300-2);

- Nu è un parametro variabile in funzione del tipo di edificio ricavabile dalla tabella 17.2 (vedi §Prospetto 31 della UNI/TS 11300-2).

17.5 DETERMINAZIONE DEL FABBISOGNO TOTALE

A questo punto, per determinare il fabbisogno totale occorre valutare quanta energia giunge effettivamente alle utenze finali (tubazioni, scambiatori, serbatoi, ecc.). Si introduce quindi il parametro denominato efficienza di distribuzione. Tale parametro è espresso in percentuale e assume valori che variano tra 75÷95 % in relazione al grado di coibentazione ed alla lunghezza dei circuiti: ai circuiti lunghi e poco isolati si fa corrispondere un'efficienza pari al 75%, mentre ai circuiti brevi e ben coibentati si fa corrispondere un'efficienza pari al 95%.

Una volta stabilita l'efficienza di distribuzione, il fabbisogno totale relativo alla sola acqua calda sanitaria, si ricava attraverso la seguente relazione:

Qtot = Qw,ACS / γdistr (17.5)

dove:

- Qw,ACS è il fabbisogno di energia utile per la produzione di acqua calda sanitaria (espressa in kWh);

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Tipo di Attività a Nu

Categoria DPR 412/93

Dormitori, Residence e B&B 40 Numero di letti E.1 (3)

Hotel fino a *** 60 Numero di letti E.1 (3)

Hotel **** e oltre 80 Numero di letti E.1 (3)

Attività ospedaliera con pernotto 80 Numero di letti E.3

Attività ospedaliera day hospital (senza

pernotto) 15 Numero di letti E.3

Scuole e istruzione 0,2 Numero di bambini E.7

Scuole materne e asili nido 8 Numero di bambini E.7

Attività sportive / palestre 50 Per doccia installata E.6 (2) Spogliatoi di stabilimenti 10 Per doccia installata E.6 (3)

Uffici 0,2 Sup. netta climatizzata E.2

Esercizio Commerciale senza obbligo di servizi

igienici per il pubblico 0 - E.5

Esercizio Commerciale con obbligo di servizi

igienici per il pubblico 0,2 Sup. netta climatizzata E.5

Ristoranti - Caffetterie 65 Numero di coperti (*) E.4 (3)

Catering, self service, Bar 25 Numero di coperti (*) E.4 (3)

Servizio lavanderia 50 Numero di letti n.d.

Centri benessere 200 Numero di ospiti n.d.

Altro 0 - n.d.

(*) per le valutazioni di calcolo sia di progetto (A1) sia standard (A2) il numero di coperti viene determinato come 1,5 volte l'occupazione convenzionale. Per le valutazioni in condizioni di effettivo utilizzo (A3) il numero di coperti coperti corrisponde agli effettivi coperti per cui è stata dimensionata la cucina.

Tabella 17.2: Valori dei parametri a ed Nu per gli edifici non residenziali

(vedi §Prospetto 30 della UNI/TS 11300-2)

17.6 SCELTE PROGETTUALI PER UN IMPIANTO SOLARE TERMICO

Il progettista in fase di progetto deve tenere in considerazione i seguenti aspetti: - deve scegliere il mese rispetto al quale intendere dimensionare l'impianto;

- considerare il fabbisogno mensile (espresso in MJ) del mese preso in considerazione;

- considerare l'energia captata media mensile per unità di superficie (espresso in MJ) del mese preso in considerazione;

- scegliere la quota di copertura solare relativo al mese considerato (di solito il 100%).

La scelta della quota di copertura solare condiziona in modo incisivo la progettazione dell'intero impianto.

Ad esempio, se imponiamo una quota di copertura pari al 100% per il mese invernale a più basso irraggiamento, l'impianto che noi andremo a dimensionare sarà in grado di coprire tutto il fabbisogno energetico annuo. Per soddisfare tale situazione, però, si rende necessaria l'installazione di un numero elevato di collettori. Tale modo di procedere risulta sconsigliato, in quanto la maggior parte di energia termica resa disponibile in estate da questi collettori risulterebbe non utilizzabile,

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con drastica riduzione del fattore di utilizzo e con il rischio di raggiungere la temperatura di stagnazione, dannosa per l'impianto stesso.

La soluzione ottimale da utilizzare per la progettazione di impianti che producono la sola acqua calda sanitaria è quella impostare una quota di copertura pari al 100% per il mese estivo a più alto irraggiamento, in questo modo si dovrebbe ottenere una quota di copertura annua tra il 50% e il 65%.

Una volta stabilito il mese rispetto al quale intendere dimensionare l'impianto e la quota di copertura, utilizzando il valore della superficie captante del collettore scelto possiamo determinare il numero teorico dei collettori solari da installare per il nostro impianto.

Il procedimento da utilizzare è il seguente:

scelta del mese di riferimento

fabbisogno mensile Qw,ACS MJ

energia captata media mensile E MJ

scelta del fattore di copertura solare Qsolare %

superficie captante richiesta Scap = (Qw,ACS / E) ∙ (Qsolare / 100) m2

superficie captante del collettore Scoll m2

numero teorico dei collettori Ncoll = Scap / Scoll scelta del numero dei collettori

Se il numero di collettori solari derivante dai calcoli non è un numero intero, occorre approssimare all'intero più vicino, che permetta di realizzare un circuito idraulico primario ben bilanciato.

Inoltre, occorre ricordare che le stringhe di collettori solari in parallelo non devono essere composte da più di sei moduli.

17.7 IMPIANTO IDRICO

17.7.1 DIMENSIONAMENTO DEL VOLUME DI ACCUMULO

Il corretto dimensionamento del volume di accumulo riveste un ruolo fondamentale sulla funzionalità dell'intero impianto.

Di seguito esamineremo i principali parametri che servono a calcolare il volume dei bollitori e la superficie dei serpentini.

Periodo di punta

Il periodo di punta (espresso in ore, h) è il periodo in cui il consumo di acqua calda risulta più elevato. In tabella 17.3 sono riportati alcuni valori sperimentali di tale periodo relativi alle utenze più comuni.

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Consumo d'acqua calda nel periodo di punta

Il consumo d'acqua calda nel periodo di punta è il consumo totale d'acqua calda nel periodo di punta. In tabella 17.4 sono riportati, a titolo di esempio, alcuni valori sperimentali del consumo relativi alle utenze più comuni.

Per altri tipi di utenza, per valutare il valore del consumo occorre effettuare un'analisi dettagliata delle caratteristiche degli apparecchi installati e della frequenza con cui possono essere utilizzati.

Periodo di preriscaldamento

Il periodo di preriscaldamento è il tempo necessario per portare l'acqua fredda contenuta nel bollitore fino alla temperatura di accumulo richiesta.

Nella tabella 17.3 sono riportati alcuni valori di riferimento per le utenze più comuni.

Temperatura di utilizzo dell'acqua calda

Per le utenze più comuni, la temperatura di utilizzo dell'acqua può essere ricavata dalla tabella 17.3. Per altri tipi di utenza si devono invece considerare le condizioni effettive a con cui l'acqua viene utilizzata.

Tipo utenza Consumi nei periodi di punta Temperatura

di utilizzo

Periodo di punta

Periodo di preriscald. Edifici residenziali 260 l per ogni alloggio con 1 locale servizi (1) 40 °C 1,5 h 2,0 h

340 l per ogni alloggio con 2 locali servizi (1) 40 °C

Uffici e simili 40 l per servizi (WC+lavabo) 40 °C 1,5 h 2,0 h

Alberghi, pensioni e simili

180 l per camere con servizi dotati di vasca 40 °C (2) 2,0 h 130 l per camere con servizi dotati di doccia 40 °C

Ospedali 120 l per ogni posto letto 40 °C 2,0 h 2,0 h

Cliniche 150 l per ogni posto letto 40 °C 4,0 h 2,0 h

Caserme, collegi e

simili 80 l per ogni posto letto 40 °C 2,0 h 2,0 h

Palestre e centri sportivi

150 l per ogni doccia 40 °C 0,3 h 1,5 h

60 l per ogni rubinetto 40 °C

Spogliatoi di stabilimenti

150 l per ogni doccia 40 °C 0,3 h (3)

60 l per ogni rubinetto 40 °C

(1) i consumi previsti vanno moltiplicati per il fattore di contemporaneità (F) che dipende dal numero di alloggi (n)

n 1 ÷ 5 6 ÷ 12 13 ÷ 20 21 ÷ 30 31 ÷ 45 46 ÷ 60 61 ÷ 80 81 ÷ 110 111 ÷ 150 151 ÷ 200 >200

F 1,00 0,95 0,90 0,85 0,80 0,75 0,70 0,65 0,60 0,55 0,50

(2) 1,5 h periodo di punta da considerarsi per alberghi e pensioni con consumo concentrato: ad esempio quelli posti in zone di sport invernali o frequentati da comitive turistiche;

2,5 h periodo di punta da considerarsi per alberghi e pensioni con consumo normale: ad esempio alberghi commerciali di cità.

(3) il periodo di preriscaldamento può normalmente variare da 1 a 7 ore in relazione ai tempi che intercorrono tra i turni di lavoro

(4) è esclusa l'acqua calda per le stoviglie e lavatrici, da determinarsi in relazione alle specifiche caratteristiche (temperature e tempi di lavoro)delle macchine da utilizzarsi.

Tabella 17.3: Dati per il calcolo dei volumi dei serbatoi (vedi §Tabella 2 del documento in PDF di idraulica_16_itcaleffi)

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Apparecchio Consumo Vasca da bagno (170x70) 160 ÷ 200 l Vasca da bagno (105x70) 100 ÷ 120 l Doccia 50 ÷ 60 l Lavabo 10 ÷ 12 l Bidet 8 ÷ 10 l Lavello da cucina 15 ÷ 20 l

Tabella 17.4: Consumo di acqua calda per le utenze più comuni (vedi §Tabella 2 del documento in PDF di idraulica_16_itcaleffi)

Temperatura dell'acqua fredda

La temperatura dell'acqua fredda dipende da molti fattori, quali ad esempio: la temperatura del terreno, la temperatura esterna, la zona di provenienza dell'acqua e la natura della rete di distribuzione.

Tuttavia, per il territorio italiano possiamo fare riferimento ai seguenti valori: - Italia settentrionale t = 10 ÷ 12 °C

- Italia centrale t = 12 ÷ 15 °C - Italia meridionale t = 15 ÷ 18 °C

Temperatura di accumulo dell'acqua calda

La temperatura di accumulo dell'acqua calda deve essere scelta in funzione dei seguenti criteri: - non deve superare i 60 ÷ 65 °C, in questo modo si riesce a limitare i fenomeni di corrosione e il

deposito del calcare;

- temperature basse dell'acqua fanno aumentare notevolmente il volume dei bollitori, per cui occorre stabilire una temperatura che permetta di limitare tali dimensioni;

- deve superare i 55°C per evitare lo sviluppo nell'acqua dei batteri, i quali possono sopportare a lungo temperature fino a 50°C.

La legionella Phneumophila è un batterio aerobio che può causare infezioni polmonari gravi, che possono portare alla morte dell'individuo. Tale batterio prolifera a temperature comprese tra 24 ÷ 42°C e riesce a sopravvivere a temperature comprese tra 5 ÷ 50°C. Elevate concentrazioni di questo batterio possono essere rilevate nei sistemi di accumulo di acqua, in presenza di incrostazioni e di sedimenti.

In fase di progettazione è possibile ridurre la pericolosità della legionella dimensionando ottimi impianti di ricircolo, che eliminano la possibilità di ristagno dell'acqua.

Inoltre, negli impianti per la produzione e la distribuzione di acqua calda sanitaria si rende necessario adottare dei trattamenti di disinfezione termica continua e periodica.

I primi trattamenti consistono nel mantenere in circolazione l'acqua a temperature superiori a 55°C, sia nei sistemi di accumulo sia nelle reti di ricircolo. I trattamenti di disinfezione termica periodica invece consistono nel far circolare l'acqua, nei periodi di minor uso dell'impianto, a

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temperature comprese tra 70 ÷ 60 °C, rispettivamente per una durata di tempo compresa tra 10 ÷ 30 minuti.

In considerazione di questi aspetti, accumulare acqua calda a 60°C è in genere un buon compromesso, compatibile anche con i limiti imposti dalla attuale norma UNI 9182.

Temperatura media del fluido scaldante

Il suo valore deve essere scelto in funzione dei seguenti criteri: - evitare (o almeno limitare) il deposito del calcare sul serpentino;

- limitare la superficie di scambio termico richiesta (cioè quella del serpentino);

- assicurare nel serpentino la velocità del fluido relativamente elevate (serve ad assicurare un buon scambio termico).

In considerazione di questi aspetti, è bene quindi non tenere troppo elevata la temperatura del fluido scaldante e limitare il salto termico. Ad esempio si può adottare una temperatura di mandata pari a 75°C e un salto termico di 5°C.

DETERMINAZIONE DEL VOLUME DI ACCUMULO

Di seguito è riportato il metodo per dimensionare il volume di accumulo di un bollitore. - Si determina il consumo di acqua (Vw) richiesta nel periodo di punta.

- Si calcola il calore totale (Qt) necessario per riscaldare l'acqua richiesta nel periodo di punta. Tale valore si ottiene moltiplicando il consumo di acqua (Vw) per il salto termico che sussiste tra la temperatura di utilizzo (tu) dell'acqua calda e la temperatura di alimentazione dell'acqua fredda (tf).

Qt = Vw ∙ (tu - tf) (17.6)

- Si determina il calore orario (Qh) che deve essere ceduto all'acqua in base al calore totale richiesto e al tempo in cui esso può essere ceduto. Quest'ultimo è dato dalla somma del periodo di preriscaldamento (t*pr) e il periodo di punta (t*pu).

Q! = t Q #$

+ t#∗ (17.7)

- Moltiplicando il calore orario (Qh) per il periodo di preriscaldamento si determina il calore da accumulare (Qa) nella fase di preriscaldamento.

Qa = Qh ∙ t*pr (17.8)

- Infine si determina il volume di accumulo (V) del bollitore. Tale volume si ottiene dividendo il calore da accumulare (Qa) per la differenza tra la temperatura dell'acqua di accumulo (ta) e la temperatura dell'acqua fredda (tf):

V = t − tQ

'

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17.7.2 DIMENSIONAMENTO DELLA CALDAIA INTEGRATIVA

Nella stagione invernale, quando l'efficienza dei collettori solari è minore, si rende necessario un riscaldamento integrativo con una caldaia.

Per tale motivo nell'impianto vengono installati serbatoi di accumulo bivalenti, all'interno dei quali troviamo uno scambiatore di calore solare, posto nella parte inferiore, e uno scambiatore di calore per l'integrazione al riscaldamento mediante una caldaia, posto nella parte superiore.

La caldaia integrativa entra in funzione quando l'acqua contenuta all'interno del bollitore scende al di sotto della temperatura di utilizzo. Tale situazione si può verificare in caso di scarso irraggiamento solare oppure di notte.

All'interno di un serbatoio bivalente si verifica una stratificazione spontanea del calore: l'acqua calda tende a salire nella parte alta, mentre l'acqua fredda rimane nella parte inferiore.

Questo è un aspetto positivo, in quanto il calore proveniente dai collettori solari può essere facilmente scambiato con l'acqua contenuta all'interno del bollitore.

Quando però entra in funzione la caldaia integrativa, tutta l'acqua contenuta all'interno del bollitore subisce un innalzamento della temperatura. Questa condizione può limitare la quantità di calore scambiabile tra lo scambiatore di calore solare e l'acqua presente nella parte passa del volume di accumulo.

DIMENSIONAMENTO DELLA CALDAIA INTEGRATIVA

Nella pratica si può pensare di dividere lo spazio interno di un serbatoio bivalente in tre parti: un terzo della parte alta del serbatoio viene affidato alla caldaia integrativa, mentre i restanti due terzi vengono affidati al solare termico.

Per cui per dimensionare la caldaia integrativa dobbiamo considerare un terzo del volume del serbatoio da scaldare. Nella pratica, per dimensionare la caldaia si considera un volume di accumulo doppio e si parte da una temperatura di utilizzo dell'acqua calda sanitaria intorno ai 40°C e da una temperatura dell'acqua fredda, proveniente dall'acquedotto, intorno ai 10°C in inverno e intorno ai 25°C in estate.

Un dato importante per il dimensionamento della caldaia è il salto termico, definito come la differenza tra la temperatura di utilizzo dell'acqua calda sanitaria e la temperatura dell'acqua fredda proveniente dall'acquedotto. Ad esempio, supponendo di utilizzare l'acqua ad una temperatura di 40°C, in inverno devo portare la temperatura dell'acqua proveniente dall'acquedotto da 10°C a 40°C, ovvero avrò un salto termico pari a 30°C.

Per poter effettuare questo salto termico devo trasferire energia all'acqua. Ciò vuol dire che per portare 1000 litri di acqua da 10°C a 40°C (salto termico di 30°C) mi servono 30000 Kcal/h.

Inoltre per dimensionare la caldaia integrativa occorre tenere in considerazione la portata di punta, ovvero il fabbisogno più alto richiesto da un impianto. La portata di punta è pari alla somma delle portate di ciascun rubinetto utilizzato contemporaneamente ad altri.

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