• Non ci sono risultati.

Episodi di ribellione nel II secolo a.C.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Episodi di ribellione nel II secolo a.C."

Copied!
12
0
0

Testo completo

(1)

CAPITOLO IV

Episodi di ribellione nel II secolo a.C.

Come abbiamo visto, l’analisi delle fonti del III secolo è stata particolarmente laboriosa a causa della totale mancanza di fonti indirette e delle difficoltà d’interpretazione di quelle dirette a nostra disposizione. Per quanto riguarda invece il periodo che tratteremo, le testimonianze degli storici, seppur discordanti tra loro, non mancano. Delle caratteristiche delle fonti usate, che in buona parte fanno parte del mondo ebraico, come dell’influenza romana nelle politiche ellenistiche di questo secolo, ci riserviamo di non parlare in quanto, come abbiamo accennato nell’introduzione, questo porterebbe la nostra ricerca troppo oltre i limiti che si è data.

In ciò che segue, ci concentreremo sulla descrizione degli eventi e del loro contesto storico, senza l’analisi delle singole fonti, assolutamente necessaria invece laddove ci si trovi di fronte ad epigrafi e papiri. Essa, tuttavia, resterà fondamentale qualora affronteremo ribellioni testimoniate da una sola fonte, la quale verrà naturalmente riportata e analizzata.

A differenza di quanto fatto per le ribellioni del secolo precedente, a quelle del II secolo non sarà dedicato un ulteriore capitolo di approfondimento storico; esso verrà svolto al contrario nel corso dell’analisi delle fonti e avrà maggiore estensione nel caso del terzo episodio trattato in questo capitolo, in cui è presente la complicata figura di Diodoto Trifone.

1. Ribellione di Antiochia contro Demetrio I

Figlio di Seleuco IV, Demetrio I era stato mandato come ostaggio a Roma per sostituire Antioco IV, a sua volta mandato al posto del padre Antioco III.

Non sappiamo esattamente l’anno in cui fu inviato, ma sappiamo che nel 175 a.C., data dell’uccisione di suo padre per mano di uno dei ministri (Eliodoro), Demetrio si trovava a

(2)

Roma.1 Al posto di Seleuco, salì al trono il fratello Antioco IV, il quale morì nel 164 durante una campagna in Asia.2 Il potere passò quindi al piccolo Antioco V, figlio di Antioco IV, e al suo tutore Lisia.

Demetrio, viste respinte le sue richieste a Roma di poter ritornare in patria come legittimo sovrano o almeno di essere liberato dalla condizione di ostaggio,3 riuscì a scappare di nascosto e ad arrivare nella città fenicia di Tripoli attorno al 162 a.C.4 Subito proclamato re di Siria, egli fece mettere a morte Lisia e Antioco.5

Durante il suo regno, Demetrio si fece nemici Attalo II di Pergamo, Ariarate V di Cappadocia e Tolomeo Filometore, quest’ultimo in seguito ai tentativi del 155/4 di Demetrio di entrare in possesso di Cipro.6 L’inimicizia con Ariarate e Attalo aveva invece una storia più complessa ed era collegata alle contese per la successione al trono di Cappadocia, su cui ci soffermeremo tra poco.

Venuto in odio alla stessa popolazione siriana, Demetrio abitava in una fortezza lontana da Antiochia. Dopo la definitiva vittoria di Ariarate su Oroferne, Attalo II di Pergamo, trovato un giovane eccezionalmente somigliante ad Antioco IV Epifane, lo dichiarò figlio legittimo di quest’ultimo, con il nome di Alessandro I Balas.7 Per creare maggiore tensione tra questo

possibile aspirante al regno e Demetrio, egli lo trasferì in Cilicia, luogo dove rimarrà dal 158 al 153, in una zona strategica proprio perché molto vicina al confine siriano. Eraclide poi portò Alessandro a Roma, dove venne riconosciuto legittimo sovrano nell’inverno del 153/2;8

a supporto di Alessandro si mossero anche i Tolomei. Pochi anni dopo, nell’estate del 150 a.C., Demetrio cadde in battaglia e Alessandro Balas divenne re della Siria e della Babilonia.9

Fin qui abbiamo ricostruito, in modo sommario, gli eventi che hanno caratterizzato il regno di Demetrio I; ora, invece, ci concentreremo sulla disputa che riguardò la successione in Cappadocia, essendo essa direttamente collegata alla rivolta di Antiochia di cui dobbiamo trattare.

1 Bevan (1970) [1930] p. 496. 2 Pol. XXXI, 9, 1-4.

3 Pol. XXXI, 11, 9-12. Polibio racconta fatti di cui fu direttamente informato essendo in relazione con Demetrio stesso.

4 Iust. XXXIV, 3, 5-9; Pol. XXXI, 12-15.

5 App. Syr. 47, 242; Liv. Per. XLVI, 12; Ios. AI. XII, 389-390.

6 L’odio di tutti nei confronti di Demetrio è testimoniato da Iust. XXXV, 1, 8 e Ios. AI. XIII, 2, 1; Pol. XXXIII, 5 fa riferimento al tentativo di impossessarsi di Cipro.

7 Su Balas e l’inganno sulla sua origine, reso possibile dalla sua somiglianza con Antioco, v. Diod. Sic. XXXI, fr. 47 Goukowsky (2012) [= 32a Walton]; Iust. XXXV, 1, 6-7.

8 Sull’appoggio di Roma Pol. XXXIII, 18.

(3)

Il re Ariarate IV aveva sposato una figlia di Antioco III, dalla quale non era riuscito ad avere figli. Per ingannarlo, la donna aveva fatto passare per suoi due bambini: Ariarate e Oroferne. Quando poi ella partorì veramente un erede maschio, i due presunti figli maggiori, per decisione comune della donna e del re Ariarate, che era stato informato dell’accaduto, vennero mandati rispettivamente a Roma e in Ionia; il figlio legittimo prese poi il potere nel 163 alla morte del padre, con il nome di Ariarate V Eusebes Filopatre.10 Tuttavia egli non riuscì a restare a lungo sul trono poiché Oroferne voleva rimpossessarsene.

Nel frattempo Ariarate V aveva fatto di tutto per guadagnarsi il favore di Roma, rifiutando persino un’alleanza matrimoniale con Demetrio.11 Demetrio, offeso per questo rifiuto e mosso dal desiderio di espandere il suo dominio, usando le proprie forze militari, riuscì ad espellere Ariarate dalla Cappadocia e a mettere sul trono Oroferne.12 Ariarate trovò allora rifugio a Pergamo. Il regno di Oroferne tuttavia non durò a lungo a causa della sua tirannia e delle sue pesanti tassazioni, dovute principalmente al debito che aveva contratto nei confronti di Demetrio:13 nel 157-156 a.C. Ariarate riuscì a tornare al potere grazie all’aiuto di Attalo II di

Pergamo.14 È a questo punto che Oroferne, fuggito ad Antiochia, non potendo più fare

affidamento su Demetrio, che aveva definitivamente perso la sua influenza sulla Cappadocia, decise di voltare le spalle proprio a colui che l’aveva aiutato e di far insorgere Antiochia. È probabile che egli credesse in qualche modo di poter avanzare delle pretese sul trono seleucide, vista la sua parentela, da parte materna, con Antioco III.

L’unico passo grazie al quale veniamo a conoscenza di questa ribellione ad Antiochia è Iust. XXXV, 1, 1-5:

Demetrius occupato Syriae regno novitati suae otium periculosum ratus ampliare fines regni et opes augere finitimorum bellis statuit.

Itaque Ariarathi, regi Cappadociae, propter fastiditas sororis nuptias infensus fratrem eius Orophernen per inuriam regno pulsum supplicem recepit, datumque sibi honestum belli

10 Tutta la storia è narrata in Diod. Sic. XXXI, fr. 31, Testimonium ex Photio de Cappadociae regibus, Goukowsky (2012) [= fr. 19 Walton = Fozio, Bibl. pp. 382-383 B]

11 Per l’offerta di matrimonio rifiutata da Ariarate vedi anche Diod. Sic. XXXI, fr. 42 Goukowsky (2012) [= fr. 28 Walton]. In questo frammento si dice che Ariarate aveva mandato suoi ambasciatori a Roma con una corona composta da diecimila pezzi d’oro: con essa manifestava la sua buona disposizione nei confronti di Roma e la sua decisione di aver rinunciato ad un’alleanza con Demetrio che gli aveva offerto in sposa la sorella. Il senato di Roma rinnovò allora la φιλία al sovrano e lo riconobbe come nuovo re.

12 La dinamica non è del tutto chiara, ma gli eventi ci sono testimoniati dalle fonti: Pol. III, 5, 2; App. Syr. 47, 244; Diod. Sic. XXXI, f. 47 Goukowsky (2012) [= fr. 32 Walton]; Ius. XXXV, 1, 1-2.

13 Pol. XXXII, 11, 1 e Diod. Sic. XXXI, f. 47 Goukowsky (2012) [= fr. 32 Walton]. 14 Pol. III, 5, 2; Pol. XXXII, 12; Zon. IX, 24.

(4)

titulum gratulatus restituere eum in regnum statuit. Sed Orophernes ingrato animo inita cum Antiochensibus pactione, offensis tunc Demetrio, pellere ipsum regno, a quo resituebatur, consilium cepit. Quo cognito Demetrius vitae quidem eius, ne Ariarathes metu fratrerni belli liberaretur, pepercit, ipsum tamen conprehensum victum Seleuciae custodiri iubet. Nec Antiochenses indicio territi a defectione destiterunt.

Demetrio, occupato il regno della Siria, avendo considerato l’inattività pericolosa per il suo potere recente, decise di ampliare i confini del regno e di aumentare le opere dei confinanti con le guerre. E così, adirato con Ariarate, re di Cappadocia, che aveva rifiutato le nozze con la sorella, accolse suo fratello supplice, Oroferne, scacciato dal regno per un’ingiuria, e rallegrandosi per l’onesto pretesto di guerra offerto, decise di restituirgli il regno. Ma Oroferne, con animo ingrato, preparato un accordo con gli Antiocheni, offesi allora da Demetrio, deliberò di cacciare dal regno lo stesso, grazie al quale egli era stato rimesso al potere. Capito ciò, Demetrio risparmiò la vita di questo, affinché Ariarate non venisse liberato dalla paura della guerra fraterna; ordinò tuttavia che il vinto stesso, catturato, fosse custodito a Seleucia. Nondimeno gli Antiocheni, spaventati dal segno, lasciarono stare la defezione.

Fallito il tentativo, Oroferne non venne però ucciso: egli poteva sempre essere utile, in un secondo momento, per riaccendere le tensioni in Cappadocia contro Ariarate.

Nonostante il re avesse avuto la meglio, sembra che gli abitanti di Antiochia non si fossero scoraggiati: nella narrazione che segue infatti la caduta del sovrano sembra essere causata sia da questa ribellione che dalle macchinazioni dei nemici; le azioni, anche se non coordinate, appaiono tutte volte allo stesso fine.

Il testo continua (XXXV, 1, 6-10) con la descrizione degli eventi a cui abbiamo già accennato, ovvero con la fine di Demetrio I per mano dei suoi numerosi nemici che, pretendendo che Alessandro Balas fosse il sovrano legittimo, riuscirono ad avere il consenso di Roma e infine a eliminare il loro avversario.

Motivo ricorrente, dunque, per tutto il corso del regno di Demetrio I, è la generale ostilità nei suoi confronti.15

Quello che la testimonianza di Giustino ci suggerisce, sebbene sia l’unica ad informarci al riguardo, è un’autonomia della popolazione maggiore rispetto a quella del secolo precedente:

15 Ehling (2003) p. 320. L’ostilità è motivata in Ios. AI. XIII, 2, 1 dal fatto che vivesse in un palazzo con quattro torri fuori da Antiochia e soprattutto dal fatto che fosse pigro e che non si occupasse del bene comune.

(5)

l’insoddisfazione nei confronti di un sovrano è pienamente espressa dagli abitanti della città che, prima, appoggiano la salita al trono di un usurpatore, poi collaborano con i sovrani di altre dinastie alla caduta di Demetrio e alla salita di Alessandro I Balas. Considerando però il ruolo attribuito ad essa nel tentativo di usurpazione del potere, risulta strano che lo storico non abbia riportato nessun provvedimento preso dal sovrano ai danni della popolazione. Inoltre è giusto sottolineare fin da ora che Giustino è l’unico ad ammettere una partecipazione attiva della popolazione anche nella presa della Siria da parte di Tigrane, episodio di cui tratteremo in appendice. Questo naturalmente rende ai nostri occhi questa testimonianza dubbia. Inoltre bisogna sottolineare che non ci è possibile fare alcuna ipotesi riguardo alla ragione dell’avversione dimostrata dagli Antiocheni nei confronti di Demetrio: il motivo dell’offesa infatti non è menzionato e l’unica evidenza appare ancora una volta l’odio generale nei confronti di questo sovrano.

2. Defezione di Antiochia sotto Alessandro I e uccisione del cancelliere Ammonio

Gli avvenimenti del 14616 a.C. in Siria, ovvero esattamente cento anni dopo l’ingresso trionfante di Tolomeo III ad Antiochia e Seleucia, hanno qualcosa in comune con quanto raccontato nel pap. di Gurob, sebbene il contesto all’interno del quale li troviamo sia assolutamente diverso.

Alessandro I Balas, già chiamato βασιλεύς nell’estate del 152, aveva preso il potere dopo aver sconfitto e ucciso Demetrio I nel 150 e nello stesso anno aveva preso in sposa la figlia di Tolomeo VI, Cleopatra Tea.

Demetrio tuttavia non era rimasto senza eredi e nel 147 suo figlio, Demetrio II, mosse da Creta verso la Cilicia con un esercito mercenario.17

Forse spinto da brame di conquista, o con l’intenzione di aiutare il genero Alessandro, Tolomeo VI allestì flotta ed esercito,18 ben sapendo che le città della costa avevano ricevuto da Alessandro I l’ordine di aprirgli le porte e di farlo ancorare.19

16 Per la datazione sulla base delle monete coniate da Tolomeo v. C. Küthmann, Münzen als Denkmale seleukidischer Geschichte des II. Jahrhunderts vor Chr. für die Regierung von Demetrios I. bis Tryphon, Blätter für Münzfreunde und Münzforschung 78, 1954, p. 51.

(6)

Tuttavia il rapporto tra i due sovrani giunse presto ad una conclusione: Flavio Giuseppe20 infatti ci dice che il cancelliere Ammonio, seguendo un ordine di Alessandro I, attentò alla vita di Tolomeo VI21 mentre questo era in visita a Tolemaide in Fenicia.22

Tolomeo allora si mosse verso Seleucia in Pieria,23 città che dal 219 a.C. era tornata nelle mani dei Seleucidi, e pretese che Ammonio gli fosse consegnato: doveva ricevere la giusta punizione per il suo comportamento. Visto il rifiuto di Alessandro I, essendo divenuto ormai chiaro il suo coinvolgimento nel tentato omicidio, Tolomeo ruppe i rapporti con questo, propose e ottenne un’alleanza con Demetrio II24 e gli diede in sposa la figlia Cleopatra Tea. L’ultimo problema da risolvere consisteva nella diffidenza che gli abitanti di Antiochia dimostravano nei confronti di Demetrio II: temevano che egli potesse vendicarsi sulla città dei torti inferti al padre.25

È a questo punto che Antiochia, senza opporre una resistenza armata, venne consegnata a Tolomeo VI da Ierace e Diodoto. Si tratta probabilmente di due comandanti di Antiochia di Alessandro Balas,26 ostili già a Demetrio I ed ora anche a Demetrio II.27 In particolare

Diodoto (che prenderà l’epiteto di Trifone) avrà un ruolo importante anche in seguito, volgendo a suo favore lo scoppio di successive tensioni contro Demetrio II.28

Fu probabilmente a causa dell’avversione sentita dalla città siriana nei confronti di Alessandro Balas e di Demetrio II, avversione probabilmente fomentata dai due comandanti citati, che gli abitanti di Antiochia decisero di offrire a Tolomeo la corona dell’Asia, con un atto che non

18 A sottolineare i cattivi propositi è I Makk. 11, 1; al contrario Ios. AI. XIII, 103 e Diod. Sic. XXXII, 32 Goukowsky (2012) [= XXXII, 27, 9c Walton] sostengono che il sovrano si stesse preparando per combattere al fianco di Balas.

19 I Makk. 11, 2; Ios. AI. XIII, 104. 20 Ios. AI. XIII, 106.

21 Diod. Sic. XXXII, 32 Goukowsky (2012) [= XXXII, 27, 9c Walton] in realtà dice che Tolomeo finse che ci fosse stato un complotto ai suoi danni per avere la scusa di allearsi con Demetrio, ma che il vero motivo era che si era reso conto della totale incapacità di Alessandro di regnare. Se il racconto di Giuseppe sia frutto di un’invenzione successiva, creata per giustificare le azioni di Tolomeo VI, non possiamo saperlo.

22 Bevan (1966) [1902] vol. II p. 219 sostiene che Tolemaide fosse in realtà la capitale di Alessandro Balas; essa fu sicuramente la sede delle nozze tra questo e Cleopatra Tea. Tolemaide, rinominata Antiochia Ake da Tolomeo II, fu sotto il controllo seleucide per un certo periodo ma dopo il 104/3 essa divenne definitivamente tolemaica, poco prima che il sito venisse definitivamente abbandonato. Tuttavia il controllo dei Tolomei sulla città per tutto il periodo successivo ad Alessandro I Balas è testimoniato da Cohen (2006) pp. 214-215 dalla coniazione di monete.

23 I Makk. 11, 8.

24 Ios. AI. XIII, 110; I Makk. 11, 9-11.

25 Diod. Sic. XXXII, 32 Goukowsky (2012) [= XXXII, 27, 9c Walton]; Ios. AI. XIII, 111.

26 Diod. Sic. XXXIII, 3 Goukowsky (2012) [= XXXIII, 3 Walton] ci dice che Alessandro Balas stesso, essendo incapace di regnare, aveva affidato la città a questi due comandanti.

27 Diod. Sic. XXXII, 32 Goukowsky (2012) [= XXXII, 27, 9c Walton] ci fornisce i nomi di Ierace e Diodoto; solo per l’entrata ad Antiochia, dopo aver fatto un’alleanza con Demetrio, I Makk. 11,13.

(7)

era mai stato compiuto prima.29 Rifiutato il potere concesso, probabilmente per timore che tale aumento della sua potenza potesse scontrarsi con il volere di Roma,30 Tolomeo riuscì a porre al potere Demetrio II, dopo aver promesso alla città che egli stesso avrebbe vigilato affinché Demetrio non commettesse alcun atto vendicativo in nome del padre.31 A Tolomeo spettò però il controllo della Celesiria.32

Sempre secondo la narrazione di Flavio Giuseppe,33 l’unico ad informarci del tentativo di omicidio di Tolomeo VI, Ammonio avrebbe provato a fuggire da Antiochia al momento della consegna della città a Tolomeo, ma sarebbe stato ucciso dai cittadini che lo avevano riconosciuto. Anche in questo si può vedere un parallelo con il pap. di Gurob: alla presa della città da parte dei Tolomei, la popolazione si schiera con essi e uccide un funzionario della fazione opposta. A differenza del pap. di Gurob, nel quale erano menzionate tutta una serie di cariche pubbliche della città, qui la consegna di Antiochia sembra avvenuta per mano di due soli comandanti. La partecipazione della cittadinanza è visibile unicamente nell’episodio dell’uccisione di Ammonio e, d’altro canto, l’esito stesso degli eventi, per cui Tolomeo instaurerà comunque al potere Demetrio II, rende molto meno incisivo l’atto di consegna al re egiziano e dunque la ribellione. D’altro canto, l’atto compiuto dei confronti di Tolomeo altro non vuol essere se non una manifestazione della volontà di affidare al re egiziano la propria sorte, proprio come era stato fatto, in quel caso però non seguendo unicamente il volere del re egiziano, anche prima con la caduta di Demetrio I e l’accettazione di Alessandro I Balas a nuovo reggente. Il potere che Tolomeo VI ha ottenuto è tale da permettergli di decidere delle sorti dell’impero pur non essendo lui il diretto regnante e intrecciando alla sua opera una politica matrimoniale tra i re seleucidi e la figlia Cleopatra Tea che non poteva fare altro che aumentare ancora di più la sua influenza.

29 Diod. Sic. XXXII, 32 Goukowsky (2012) [= XXXII, 27, 9c Walton]; I Makk. 11, 13; Ios. AI. XIII, 113. In I Makk. 11, 13 si dice che in realtà fu Tolomeo stesso ad aver messo la corona d’Asia sulla sua testa. Infatti poco prima, in I Makk. 11, 1, l’intervento di Tolomeo era stato fin da subito interpretato come desiderio di conquistare i territori di Alessandro I e di appropriarsene.

30 Ios. AI. XIII, 114. Giuseppe allude anche al fatto che fosse una persona buona per natura. 31 Ios. AI. XIII, 115.

32 Diod. Sic. XXXII, 32 Goukowsky (2012) [= XXXII, 27, 9c Walton]. 33 Ios. AI. XIII, 108.

(8)

3. Sommossa degli abitanti di Antiochia contro Demetrio II

3.1 L’attacco a Demetrio II

L’insurrezione di cui ci stiamo per occupare dev’essere stata sicuramente la più ampia e importante manifestazione contro un sovrano di tutto il tardo periodo seleucide.34

Appena salito al potere, nel 145 a.C., Demetrio II aveva infatti mandato in congedo la quasi totalità dei suoi soldati, andando incontro al risentimento della maggior parte di essi35 ed aveva inoltre esercitato il suo potere in modo tanto dispotico da guadagnarsi l’odio della popolazione.36 Fu così che, nel 146, la città si armò contro il sovrano, lo costrinse a chiudersi nel palazzo e bloccò la maggior parte delle vie di comunicazione.37 Esattamente non possiamo sapere quanti uomini parteciparono all’insurrezione: se in I Makk. 11, 45 si parla di 120.000 uomini, Ios. AI. 13, 137 ci fornisce un dato, forse ridimensionato rispetto alla sua fonte,38 di

10.000 uomini. Demetrio II riuscì ad avere la meglio sui rivoltosi grazie all’aiuto dei suoi soldati mercenari (cretesi) e di Gionata Maccabeo, sommo sacerdote, stratego e meridarche (governatore di distretto o provincia) di Giudea, il quale mise a disposizione 3.000 soldati ebrei.39 La reazione del sovrano fu alquanto sanguinaria: la città fu data alla fiamme e quasi 100.000 persone persero la vita.40 A causa della strage causata dall’incendio, i rivoltosi decisero di deporre le armi.41

Gli effetti della repressione si ripercossero tuttavia sul sovrano stesso, che perse in questo modo le ultime simpatie; poco tempo dopo, nel 144,42 Diodoto Trifone, generale di

34 Ehling (2003) p. 325.

35 I Makk. 11, 38; Ios. AI. XIII, 129.

36 Iust. XXXVI, 1, 1; Diod. Sic. XXXIII, 4, 1-4 Goukowsky (2012) [= XXXIII, 4, 1-4 Walton]; Ios. AI. XIII, 135. In particolare, per Diodoro, l’episodio scatenante della ribellione sarebbe dovuto al fatto che Demetrio, radunati molti mercenari, sequestrò le armi ai cittadini di Antiochia ed uccise in casa, insieme a mogli e bambini, quelli che si rifiutavano di consegnarle.

37 I Makk. 11, 46; Ios. AI. XIII, 136.

38 Ehling (2003) n. 150 p. 324 sottolinea come Flavio Giuseppe si prenda la libertà di correggere le sue fonti qualora non sembrano credibili.

39 I Makk. 11, 44; Ios. AI. XIII, 134 e 137. Gionata infatti (I Makk. 11, 41) aveva mandato un messaggio al re Demetrio, nel quale chiedeva l’espulsione di coloro che occupavano Acra, a Gerusalemme, ed il re aveva risposto che ciò sarebbe sicuramente avvenuto qualora gli Ebrei gli avessero fornito un contingente in aiuto contro le sue truppe in rivolta. In I Makk. 11, 53 e Ios. AI. XIII, 143 viene tuttavia sottolineato come il re abbia mancato alla parola data e che la sua ricompensa si sia di fatto limitata al bottino concesso dopo la fine della ribellione, I Makk. 11, 49. Gli ebrei giocheranno sempre un ruolo di forza in questi secoli, contesi dalle fazioni in guerra.

40 I Makk. 11, 47-48; Ios. AI. XIII, 139. 41 I Makk. 11, 49; Ios. AI. XIII, 142.

(9)

Alessandro I Balas, proclamò re ad Apamea il figlio di quest’ultimo, Antioco VI, che il generale teneva con sé da lungo tempo, preparandosi alla presa del potere nel momento più propizio.43

Diodoto, nativo di Casiana ma cresciuto ad Apamea,44 aveva infatti fin da subito approfittato della defezione dei soldati, facendo anche leva sulla sua potenza nel territorio di Apamea, ed era riuscito a farsi affidare da Malco l’arabo45 il figlio di Balas.46 È probabile che al suo fianco non si fossero schierate solo le truppe di Antiochia e delle zone limitrofe, ma molte di più: ad eccezione dei mercenari cretesi, infatti, sembra che Demetrio non potesse far affidamento su nessun altro contingente, se si vide costretto a chiedere l’intervento delle truppe di Giuda per la ribellione della capitale.47

Il problema principale, nell’analisi di questa ribellione, consiste proprio nell’individuazione di una correlazione tra l’azione di Trifone, l’insurrezione e gli eventi successivi che colpirono il regno. È molto complicato infatti datare gli avvenimenti e porli in una giusta relazione temporale gli uni con gli altri. La figura di Trifone continuò ad essere fondamentale anche in seguito a questi eventi: dopo alcuni anni in cui Antioco VI, ancora in fasce al momento della presa del potere, gli era servito da fantoccio dietro al quale governare, il bambino venne ucciso ed egli si proclamò basileus autokrator (142-141), rivendicando dunque la sua autonomia rispetto al regno seleucide.48 Fu solo Antioco VII, tornato in patria tra il 139 e il 138 che riuscì a sconfiggere Trifone e a costringerlo al suicidio.

3.2 Diodoto Trifone

La fonte principale riguardo a questo personaggio è sicuramente il primo libro dei Maccabei,49 fondamentale anche per gli storici successivi. Tuttavia a narrare gli eventi che lo

43 I Makk. 11, 39; Ios. AI. XIII, 131 e XIII, 145.

44 Strab. XVI, 2, 10. Casiana era una base militare vicina ad Apamea.

45 Ios. AI. XIII, 131 ci fornisce questo nome, mentre in I Makk. 11, 39 il nome è Simalco l’arabo. Diod. Sic. XXXIII, fr. 7 Goukowsky [= XXXIII, 4a Walton] ha Iamblico, trascrizione dall’arabo o dal nabateo ymlkw. Marcus (1966) p. 291 ritiene che, come sosteneva Grimm (Grimm, C. L. W.: Comm. On 1 Maccabees, in O. F. Fritzsce, Kurzgefasstes exegetisches Handbuch zu den Apokryphen des Alten Testaments, Dritte Lieferung, 1853), possa trattarsi del successore di Zabelio, che aveva ucciso Alessandro I Balas.

46 Ios. AI. XIII, 131; Strab. XVI, 2, 10; Diod. Sic. XXXIII, fr. 7 Goukowsky [= XXXIII, 4a Walton]. 47 Mittag (2008) p. 52.

48 Diod. Sic. XXXIII, 29 Goukowsky (2012) [= XXXIII, 28 Walton]; Ios. AI. XIII, 187. Per la possibile datazione della presa di Antiochia v. p. 87.

(10)

interessarono sono anche, tra gli altri, Pompeo Trogo,50 Tito Livio,51 Strabone,52 Flavio Giuseppe,53 Appiano54 e Diodoro Siculo.55

A fornire un’ampia materia di dibattito è sostanzialmente la cronologia degli eventi che scandiscono la cattura di Demetrio II, la proclamazione a re di Antioco VI, l’uccisione o morte di questo e la presa di potere di Trifone. Il succedersi di questi avvenimenti non è infatti narrato in modo concorde da tutte le fonti.

Riporteremo la questione in breve, secondo l’analisi che ne fa Fischer56, prima di vedere più precisamente che ruolo viene attribuito a Trifone all’interno della nostra ribellione.

Secondo lo storico nel 145, data della salita al trono definitiva di Demetrio II, si sarebbe verificata sia la nostra ribellione, sia la defezione dell’esercito a favore di Trifone, in una zona vicino ad Apamea, e più precisamente Larisa. Poco dopo questi eventi, tra il 145 e il 144, Trifone avrebbe proclamato re Antioco VI, del quale era diventato tutore. In un periodo precedente al 142, ma la cui datazione non è sicura, Antioco VI sarebbe riuscito a sconfiggere Demetrio II e a conquistare Antiochia, costringendo quest’ultimo a fuggire a Seleucia in Pieria. Gli scontri sarebbero continuati con Gionata alleato ad Antioco VI. Più tardi però, probabilmente a causa della grossa influenza che Gionata stava guadagnando57, Trifone lo

avrebbe imprigionato con l’inganno, tentando invano una conquista dei territori della Giudea. Nel 142 Demetrio sarebbe riuscito a sconfiggere Antioco VI. Il passo successivo l’avrebbe però fatto Trifone, sconfiggendo a sua volta Antioco VI e proclamandosi re tra il 142 e il 141. Simone, fratello di Gionata, si sarebbe poi riconciliato con Demetrio II, in seguito a delle concessioni del re. Demetrio avrebbe incominciato la guerra contro i Parti tra il 140 e il 139 e verso la metà di quest’anno sarebbe stato preso prigioniero. Grazie a ciò Trifone ottenne tra il 139 e il 138 il massimo del suo potere, finché Antioco VII non arrivò in Siria nel 138, sconfisse Trifone e lo costrinse al suicidio.

Secondo questa interpretazione dunque Trifone proclamò Antioco VI re prima della cattura di Demetrio, tra il 145 e il 144; la morte di Antioco poi sarebbe da considerare attorno al 142-141, ciò significa che il re sarebbe rimasta al potere per un lasso di tempo che potrebbe essere

50 Trog. Prol. 35.

51 Liv. LII e LV.

52 Strab. XIV, 668; XVI, 752 e 756. 53 Ios. AI. XIII, 131-170 e 174-224. 54 App. Syr. 356-8.

55 Diod. Sic. XXXIII fr. 30 Goukowsky [= XXXIII, 28a Walton] 56 Fischer (1972) pp. 201-213.

(11)

al massimo di quattro anni. Solo dopo, ma sempre alcuni anni prima della spedizione di Demetrio, Trifone, sbarazzatosi di Antioco VI, si sarebbe proclamato re a sua volta. Fischer ritiene infatti la testimonianza di Flavio Giuseppe58 non affidabile, al contrario del primo libro dei Maccabei.

In questo gli eventi sono così narrati: Demetrio congedò i soldati (eccetto i suoi mercenari) e Trifone, che un tempo aveva servito Alessandro, poiché si era accorto che le truppe si lamentavano di Demetrio, decise di diventare il tutore del piccolo figlio di Alessandro. Poco tempo dopo la nostra ribellione, Trifone era tornato con Antioco, che era ancora molto piccolo, e l’aveva fatto incoronare. Fu così che tutte le truppe si mossero dalla parte di Antioco VI/Trifone, scontrandosi in battaglia con Demetrio stesso e ottenendo Antiochia. La cattura di Gionata avviene, in questo libro, dopo la proclamazione a re di Trifone ma prima della campagna in Asia contro i Parti di Demetrio, mentre in Flavio Giuseppe ciò viene narrato solo molto dopo, nel mezzo degli scontri contro i Parti59.

Passiamo ora all’esatta descrizione della ribellione nelle due fonti. Nel libro dei Maccabei Demetrio si rivolge a Gionata poiché le sue truppe sono in rivolta e, solo dopo l’arrivo di esse, i cittadini iniziarono a barricarsi nella città con l’intenzione di scacciare il sovrano: lo costrinsero a rinchiudersi nel palazzo. Dunque sembra che la ragione per cui il re aveva chiamato le truppe ebraiche non fosse quest’insurrezione della popolazione, quasi a sottolineare la contemporaneità delle azioni di Trifone con l’esercito e quelle della popolazione cittadina. Le due cose potrebbero essere collegate (esercito e popolazione) se pensiamo al problema delle risorse economiche: come giustamente sottolinea Goldstein,60 appare strano che Trifone fosse riuscito a trovare le risorse finanziare necessarie per pagare i soldati messi in congedo da Demetrio, il quale probabilmente era il primo a non aver la disponibilità economica per farlo. Sarebbero stati dunque i cittadini stessi a finanziare – o a essere costretti a farlo – Diodoto Trifone e l’esercito. Anche Flavio Giuseppe sottolinea che Demetrio si era già reso conto delle difficoltà che aveva con l’esercito e di cui Trifone si stava approfittando e che era proprio per questo che aveva deciso di chiedere aiuto a Gionata. Però egli sostiene che la popolazione decise di insorgere in quel momento proprio perché le truppe

58 Di conseguenza anche quella di Livio (Liv. LII e LV), Orosio (Oros. V, 4, 17) e Appiano (App. Syr. 356-8), che sembrano seguire la visione dello storico. Orosio e Appiano presentano la salita al trono e la morte di Antioco VI entrambe dopo la cattura di Demetrio II; è probabile che Livio abbia seguito Orosio.

59 Ios. AI. XIV, 5, 11, 184-6. 60 Goldstein (1976) n. 55 p. 438.

(12)

non erano ancora numerose e aspettare avrebbe significato rischiare che le fila dei soldati del sovrano si ingrossassero.

Le nostre fonti dunque non ammettono un diretto collegamento tra la popolazione di Antiochia e l’esercito insorto alla guida di Trifone, tuttavia è evidente che il rapporto tra le due cose sembra suggerito dalla vicinanza temporale dei due eventi. Non possiamo in questo caso dire se quest’ultima ribellione mostri una più forte coscienza politica da parte dei cittadini, i quali, oltre che insorgere in prima persona, avrebbero anche potuto finanziare Trifone. Sicuramente questa è il primo episodio che abbiamo trattato in cui troviamo una descrizione puntuale della punizione inferta da un sovrano ai ribelli. Questo non significa necessariamente che la reazione del re sia stata più violenta di altre volte, tuttavia il fatto che la popolazione venga descritta a tinte più accese potrebbe dimostrare una sua maggiore forza all’interno dei giochi di potere.

Riferimenti

Documenti correlati

In contrast, the beta coefficients for the countries that shadowed the gold standard, Italy, Portugal, and Spain, are all higher than one (one is the beta coefficient for the

The agents’ actions take place as follows: in the first period, the two firms make their investment decisions, according to their expectation of the forth- coming cap; in the

Euclide non cerca di dimostrare che i primi sono infiniti ma che non ne esiste uno più grande di tutti gli altri.. • Infinito in atto (un segmento di retta

Venne distrutta la flotta cretese; gli Achei conquistarono l'isola. Gli Achei

La Giunta Regionale definisce ii budget annuale per Iattività rivolta al pazienti regionali ed

Filatura della lana p ettina ta Fil at ura <iella Iana cardata.. Lav ora zione canapa

I materiali diagnostici all’interno delle concentrazioni e degli spargimenti di età ellenistica sono le anfore da trasporto (50%), la ceramica a vernice nera (37

Romano Danesi per la massima disponibilità dimostrata nei miei confronti e per avermi introdotto all’affascinante argomento della mia tesi, un