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Affari Costituzionali

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Academic year: 2022

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Affari Costituzionali

Introduzione 2

1)Riforme costituzionali e privilegi della politica 3

Tagli ai costi della politica e lotta ai privilegi 4

Obiettivi 4

Ridimensionamento stipendi, rimborsi e vitalizi 4

Lotta al trasformismo 4

Conflitto d’interessi 4

Abusi fondazioni politiche 5

Proposte 5

Tetto stipendi e rimborsi parlamentari 5

Rappresentanze elette 5

Comitato parlamentare di controllo 5

Obblighi di pubblicazione 6

Partecipazione all’UE 6

Obiettivi 6

Ratifica dei trattati 6

Pareggio di bilancio 6

Proposte 7

Eliminazione Fiscal Compact 7

Partecipazione e Referendum 7

Obiettivi 7

Potenziare gli strumenti di politica diretta 7

Dare più spazio ai giovani 7

Accorciare le distanze tra cittadini e Istituzioni 7

Cittadinanza digitale 7

Proposte 8

Eliminazione del quorum 8

Referendum propositivo 8

Spazio alle nuove generazioni 8

(2)

Lotta agli sprechi e semplificazione 8

Obiettivi 8

Enti inutili 8

Giungla normativa 9

Proposte 9

Soppressione organi superflui 9

Eliminare la burocrazia inutile 9

Istituzione Commissioni di studio 9

Leggi elettorali della XVII legislatura 10

Obiettivi 10

Sistema proporzionale con circoscrizioni medie 10

Proposte 11

Democratellum 11

3) Definizione Rapporti Stato-Regioni e autonomie locali 11

Un decentramento migliore 12

Obiettivi 12

Riforma Art. 117 della Costituzione 12

Formazione del processo decisionale 12

Responsabilità politica e maggiore autonomia fiscale 12

Proposte 13

Valorizzazione autonomie 13

Diverso orientamento Stato-Regioni 13

Trasferimento funzioni amministrative 13

4)Le riforme nella Pubblica Amministrazione 14

Grandi opere e interventi territoriali di interesse collettivo 14

Obiettivi 14

Allargare la partecipazione attiva 14

Garantire un’informazione piena 14

Proposte 14

Rivoluzione normativa e culturale 14

Dibattito pubblico 15

Valutazione dei dirigenti e del personale sulla base delle performance 15

Obiettivi 15

Meritocrazia 15

Proposte 16

Garantire sistemi di valutazione efficaci 16

Per l’imparzialità della dirigenza pubblica 16

Obiettivi 16

Rapporto tra politica e amministrazione 16

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Proposte 17

Introduzione criteri meritocratici 17

Trasparenza dei procedimenti amministrativi 17

Obiettivi 17

Avvicinare il cittadino all’amministrazione 17

Perseguire una maggiore trasparenza evitando di subissare l’amministrazione di

adempimenti non necessari 18

Proposte 18

Accesso civico 18

Semplificazione amministrativa 19

Obiettivi 19

La legge 241/1990 19

CAD _ Codice Amministrazione Digitale 19

Proposte 20

Diritti e amministrazione digitale 20

Criteri di nomina delle autorità amministrative indipendenti 21

Obiettivi 21

Requisiti richiesti dalla legge 21

Legittimazione processuale specifica 21

Proposte 22

Riforma sistemi di nomina 22

Procedura omogenea, trasparente e partecipata 22

5) Politiche di genere e pari opportunità 22

Piena attuazione del piano nazionale antiviolenza 23

Azioni concomitanti per il rispetto delle differenze di genere 23 Istituzione nelle scuole di percorsi di contrasto al bullismo 23

Sinergia con i settori finanza, economia e lavoro 23

Introduzione

L’esperienza di questa legislatura ci ha consentito di approfondire tutte le materie collegate alla macchina dello Stato e di diffidare delle grandi riforme che pretendono di sconvolgere regole comuni, a beneficio di una parte sola. Per questo abbiamo pensato a un programma d’innovazioni puntuali e mirate, in grado di produrre cambiamenti radicali senza distruggere le garanzie a tutela di tutti, complicando ulteriormente i processi amministrativi.

I punti principali del nostro programma per le riforme istituzionali sono i seguenti:

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● Tagli ai costi della politica e lotta ai privilegi

● Partecipazione all’Ue

● Partecipazione e Referendum

● Lotta agli sprechi e semplificazione

● Meritocrazia

● Trasparenza

● Decentramento migliore

● Maggiore rappresentatività partitica

● Politiche di genere e pari opportunità

Il fine comune a tutte le innovazioni proposte è quello di aumentare la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e, al contempo, di avere un’amministrazione più efficiente, trasparente ed efficace, sempre al servizio dei cittadini.

Per semplificare la lettura del programma, abbiamo identificato cinque grandi macroaree, all’interno delle quali faremo convergere gli elementi salienti.

1. Riforme costituzionali e privilegi della politica 2. La legge elettorale dei cittadini

3. La definizione dei rapporti tra Stato-Regioni e le autonomie locali

4. Riforme nella Pubblica Amministrazione 5. Politiche di Genere e pari opportunità

1)Riforme costituzionali e privilegi della politica

Il Movimento 5 Stelle intende proporre alcune puntuali modifiche di parti circoscritte della Costituzione, raggruppate negli argomenti unitari di seguito descritti.

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Tagli ai costi della politica e lotta ai privilegi

Obiettivi

Ridimensionamento stipendi, rimborsi e vitalizi

Una prima area d’intervento di revisione costituzionale è giustificata dalla necessità di combattere gli eccessi e i privilegi della classe politica. Purtroppo l’abuso che è stato fatto di alcune disposizioni costituzionali ne ha distorto il funzionamento concreto, portandoci a stabilire nuovi ambiziosi obiettivi. I traguardi che ci prefiggiamo di raggiungere riguardano, ad esempio, il ​ridimensionamento degli stipendi, dei rimborsi e dei vitalizi.

Commisurare la pensione di ex parlamentari ed ex consiglieri regionali ai contributi versati, come accade per la maggioranza dei cittadini, rientra tra le nostre priorità, in modo da garantire a tutti il giusto. Il Movimento 5 Stelle è l’unica forza politica credibile su questo punto, in quanto già applica a sè stessa tali limitazioni, anche in assenza di un obbligo normativo. Allo stesso modo vorremmo intervenire su tutte quelle prerogative parlamentari che oggi sottraggono deputati, senatori e ministri, dall’ ​applicazione della giustizia​. La politica deve essere, infatti, un servizio per i cittadini e non la carriera privilegiata di politici di professione.

Lotta al trasformismo

L’ultima legislatura ha registrato circa 500 voltagabbana da parte di diversi parlamentari.

Nuovi partiti, con programmi del tutto diversi da quelli inizialmente approvati, sono nati direttamente in Parlamento, usufruendo dei finanziamenti pubblici pur senza ottemperare la volontà del popolo. Per rispettare la volontà degli elettori, quindi, occorre arrestare il fenomeno del trasformismo in Parlamento, obbligando i suoi componenti a conformarsi al mandato ricevuto.

Conflitto d’interessi

Abbiamo potuto constatare come il ​conflitto d’interessi nasca già nelle aule parlamentari, dove i legislatori sono, talvolta, i soggetti che versano in gravi situazioni d’ incompatibilità.

La stessa Giunta per le elezioni, organo anacronistico in quanto composto essenzialmente da politici, contribuisce a mantenere inattuata qualsiasi normativa in materia. Per risolvere davvero il male endemico del conflitto d’interessi che pregiudica tutta l’azione della politica, intendiamo innanzitutto rivoluzionare l’ambito di applicazione della disciplina estendendo l’ipotesi di conflitto oltre il mero interesse economico. Riteniamo, infatti, che debba qualificarsi come possibile conflitto di interessi l’interferenza tra un interesse pubblico e un altro interesse, pubblico o privato, che possa influenzare l'esercizio obiettivo, indipendente o imparziale, di una funzione pubblica, non solo quando questo possa portare un vantaggio economico a chi esercita la funzione pubblica e sia in condizione di un possibile conflitto di interessi, ma ​anche in assenza di un vantaggio immediatamente qualificabile come monetario​. Intendiamo inoltre estendere l’applicazione della disciplina a incarichi non

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governativi, ossia a tutti quei soggetti che, pur non ricoprendo ruoli governativi, hanno potere e capacità di influenzare decisioni politiche o che riguardano la gestione della cosa pubblica, come ad esempio i sindaci delle grandi città o i dirigenti delle società partecipate dallo Stato.

Abusi fondazioni politiche

Troppo spesso ​fondazioni, associazioni e cosiddetti think thank​, dietro l’intento di sviluppare tematiche politiche da proporre ai partiti, nascondono finalità di finanziamento degli stessi politici e delle relative campagne elettorali. Il finanziamento della politica è da sempre al centro delle attenzioni del Movimento 5 Stelle, in quanto la qualità della nostra democrazia dipende anche da questo. Allo scopo di porre fine a questo fenomeno, non intendiamo eliminare le fondazioni, spesso portatrici di voci articolate capaci di fornire spunti eccellenti al decisore politico, bensì rendere trasparente la loro attività finanziaria.

Proposte

Tetto stipendi e rimborsi parlamentari

Al fine di stabilire un tetto a stipendi e rimborsi parlamentari, nonché ricondurre il sistema dei vitalizi al sistema pensionistico, nell’ottica della lotta agli eccessi e ai privilegi, pensiamo di utilizzare tutti gli ​strumenti legislativi a nostra disposizione, sebbene, in passato, siano stati osteggiati in vari modi dai vecchi Partiti.

Inoltre per consentire alla politica di costituire nuovamente un valido servizio per i cittadini, proponiamo l’introduzione di ​un tetto di due mandati per i parlamentari e la ​riduzione del numero complessivo dei componenti di Camera e Senato​.

Rappresentanze elette

Allo scopo di fermare i voltagabbana in Parlamento intendiamo modificare i regolamenti parlamentari per far si che i Gruppi siano composti solo da forze politiche presentatesi alle elezioni, ottenendo il numero di parlamentari sufficienti a formarne uno. Riteniamo che anche una​ penalizzazione​, in termini di riduzione di risorse economiche e di personale, di coloro che,​nel corso della legislatura, decidano di abbandonare la forza politica con cui siano stati eletti​, possa ridimensionare la loro capacità d’incidere sulle procedure parlamentari.

Comitato parlamentare di controllo

Se si vuole accorciare la distanza tra cittadini e Istituzioni occorre fare in modo che le leggi approvate siano attuate e che si faccia un bilancio dei risultati della loro attuazione.

Attualmente non si procede in questo modo, proponiamo quindi che venga istituito un Comitato parlamentare di controllo, a composizione paritetica tra maggioranza e opposizioni e presieduto da un esponente di un gruppo di opposizione, ​le cui attribuzioni principali dovrebbero essere:

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-"fare il tagliando alle leggi", per capire se gli effetti ottenuti nel lungo periodo siano quelli originariamente proposti e, nel caso, se siano necessarie modifiche, integrazioni o sia addirittura opportuno procedere alla loro abrogazione;

-svolgere un’attività di monitoraggio dei tassi di risposta agli atti di sindacato ispettivo e sull'attuazione degli atti di indirizzo (mozioni, risoluzioni e ordini del giorno) che il Parlamento approva nei confronti del Governo.

Obblighi di pubblicazione

Intendiamo porre ​stringenti obblighi di pubblicazione dei bilanci e del dettaglio dei finanziamenti ricevuti da fondazioni, associazioni e think thank ​. Queste ultime, inoltre, al fine di spezzare definitivamente il legame tra cattiva politica affaristica e gestione dei servizi pubblici, non dovranno ricevere finanziamenti da manager e società titolari di concessioni pubbliche.Saranno, tra le altre, poste in essere norme volte ad ostacolare il sistema delle cosiddette “porte girevoli”, ossia la partecipazione a gare pubbliche di titolari di incarichi in società partecipate, che abbiano assunto condotte in violazione delle norme sulla trasparenza.

Partecipazione all’UE

Obiettivi

Ratifica dei trattati

Nel sistema attuale è stato possibile cedere gradualmente quote di sovranità alle Istituzioni europee senza interpellare i cittadini. L’area d’intervento relativa alla partecipazione italiana all’Unione Europea, oggi, diventa dunque prioritaria. Tra gli obiettivi prefissati dal Movimento 5 Stelle va annoverata la necessaria subordinazione a referendum popolare obbligatorio​, della ratifica dei Trattati.

Pareggio di bilancio

Per quel che concerne l’obbligo costituzionale del pareggio di bilancio, siamo del parere che debba essere il Parlamento italiano a decidere quanto tagliare e quando è il caso d’investire per lo sviluppo, anche ricorrendo al deficit, come già avviene nel Regno Unito e negli Stati Uniti.

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Proposte

Eliminazione Fiscal Compact

Per il benessere del nostro Paese e del popolo italiano, riteniamo essenziale l’ ​abolizione della legge sul pareggio di bilancio e l’ ​eliminazione del Fiscal Compact​, così come l’indizione di Referendum obbligatori sulla ratifica dei trattati UE.

Partecipazione e Referendum

Obiettivi

Potenziare gli strumenti di politica diretta

Ciascuno è chiamato a impegnarsi in prima persona, condividere le scelte politiche governative e la gestione del bene comune. ​Potenziare gli strumenti di politica diretta e introdurne nuovi per dare più voce al popolo, rientra tra i nostri principali obiettivi. La rivoluzione introdotta dalla rete ha già incrementato le possibilità di partecipazione popolare, semplificando i rapporti con la pubblica amministrazione. ​L’introduzione di un nuovo strumento potrebbe definitivamente cambiare il modo di intendere la politica ​, avendo una portata a dir poco rivoluzionaria.Va ricordato che in Italia, grazie al Referendum abrogativo, previsto dall’articolo 75 della Costituzione, sono state vinte battaglie d’importanza epocale, generando risultati che i partiti non avrebbero mai conseguito da soli.

Dare più spazio ai giovani

Riteniamo che sia giusto dare spazio alle generazioni più giovani, motivo per cui la necessità di aumentare la partecipazione politica dei cittadini passa anche per le ​modifiche all’età indicata in Costituzione​, sia per esprimere il proprio voto sia per potersi candidare.

Basti pensare che ora per votare per il Senato occorre aver compiuto 25 anni. Allo stesso tempo, ci sembra opportuno abbassare l’età per candidarsi al Senato, che oggi è fissata a 40 anni.

Accorciare le distanze tra cittadini e Istituzioni

Al fine di accorciare la distanza tra cittadini e Istituzioni, inoltre, occorre fare in modo che le leggi approvate siano attuate, con relativo bilancio dei risultati della loro attuazione.

Cittadinanza digitale

Un’ulteriore area di intervento riguarda inevitabilmente la Rete e la rivoluzione che quest’ultima ha comportato. L’accesso alla rete ha infatti permesso di semplificare il rapporto con la pubblica amministrazione, consentendo a tutti di partecipare e interessarsi attivamente alla vita politica del Paese.

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Proposte

Eliminazione del quorum

Attraverso l’​eliminazione del quorum dallo strumento referendario è possibile porre fine alla distorsione che ha condotto al fallimento di moltissimi Referendum indetti negli ultimi 20 anni. I partiti hanno infatti scelto di abusare dello strumento del quorum strutturale, senza il quale il referendum non è valido, talvolta invitando i cittadini a non recarsi alle urne.

Referendum propositivo

Allo scopo di trasformare in legge proposte nuove, sosteniamo fortemente l’introduzione del referendum propositivo​, ossia un mezzo volto a trasformare in legge proposte avanzate dai cittadini e votate dagli stessi. Non più, quindi, una misura diretta unicamente a cancellare le decisioni del Parlamento e del Governo.

Spazio alle nuove generazioni

Ci sembra opportuno ​abbassare l’età per candidarsi al Senato​, che oggi è fissata a 40 anni. Riteniamo che sia giunto il momento di dare spazio alle generazioni più giovani, offrendo la possibilità di ​esercitare il diritto di voto fin dai 16 anni​. Tali proposte di riforma riguardano direttamente delle modifiche, poche e puntuali, con le quali è possibile intervenire sulla Costituzione senza scalfire nulla della sua struttura fondamentale, sia dal punto di vista dei diritti che da quello dell’organizzazione dei poteri pubblici.

Cittadinanza digitale

Proponiamo l’introduzione in Costituzione di una vera e propria cittadinanza digitale per nascita, un diritto che accompagni, ai diritti di cittadinanza, un’identità anche online riconosciuta dallo Stato. Un diritto che potrebbe essere anche alla base di una maggiore partecipazione politica diretta, da implementare sicuramente con legislazione ordinaria, ma che vorremmo introdurre anche a livello costituzionale.

Lotta agli sprechi e semplificazione

Obiettivi

Enti inutili

Negli anni gli enti pubblici non economici si sono moltiplicati, utilizzati come poltronificio da parte dei diversi partiti politici. Oggi molti di questi risultano inutili, insieme ad alcuni enti

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economici. A livello costituzionale, eliminare gli enti inutili significa abolire il ​Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro e le Province​.

Giungla normativa

Il nostro obiettivo è quello di "disboscare la giungla normativa" attualmente in essere, ridimensionando e organizzando l’immensa quantità di norme per cui si contraddistingue la burocrazia italiana.

Così un cittadino che dovrà risolvere un problema, non dovrà consultare 50 commi di 50 leggi diverse per avere un quadro chiaro, ma potrà consultare il codice di riferimento.

Proposte

Soppressione organi superflui

Per​eliminare il Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro è sufficiente una legge costituzionale di poche righe. Con legge ordinaria vanno invece soppressi tutti quegli enti pubblici non economici, inutili, che nel corso degli anni si sono moltiplicati e sono stati utilizzati come poltronificio da parte dei partiti politici.

Eliminare la burocrazia inutile

Abbiamo intenzione di ​riorganizzare organicamente tutte le leggi per materia ed eliminare la burocrazia inutile elaborando codici specifici.

Si dice spesso che in Italia ci siano troppe leggi inutili. Noi non vogliamo limitarci ad abrogare qualche legge qua e là, spacciando questo per “semplificazione”. Il Movimento 5 Stelle desidera che ogni settore del nostro ordinamento abbia un proprio specifico codice.

Istituzione Commissioni di studio

Per fare questo è necessario che siano istituite, presso il Governo, delle ​Commissioni di studio composte da esperti del settore che procedano ad una ricognizione delle norme vigenti. Siamo consapevoli che si tratta di un lavoro lungo e complesso, per questo è utile iniziarlo il prima possibile. Successivamente, per mantenere l’ordine raggiunto, ​ogni nuova norma contenuta nelle leggi approvate dovrà obbligatoriamente modificare un codice vigente​. Non escludiamo di procedere con una circoscritta modifica costituzionale per consolidare questo meccanismo e farne un principio del nostro ordinamento.

La credibilità di questa proposta è data dal fatto che in altri ordinamenti europei, come quello francese, lo stesso principio è già seguito.

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2)La legge elettorale dei cittadini: il Democratellum

Leggi elettorali della XVII legislatura

Durante la XVII legislatura, l’Italia è stata costretta ad assistere a uno spettacolo senza precedenti e dai risvolti inquietanti per la tenuta democratica del Paese. La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la legge elettorale vigente, il cosiddetto ​Porcellum, la stessa con cui erano stati eletti i componenti delle Camere. Questo ha leso fortemente la legittimazione politica e la stessa rappresentatività del Parlamento. Tuttavia anche l’​Italicum​, la nuova legge elettorale che il governo ha proposto come rimedio per sanare la ferita ormai aperta, si è rivelata ancora peggiore. Oltre a contenere una serie di vizi di legittimità, la suddetta è, infatti, stata approvata a colpi di maggioranza, in un percorso costellato di forzature, culminato con l’apposizione della fiducia da parte del Governo. La Corte si è, dunque, nuovamente pronunciata a favore dell’incostituzionalità della nuova legge, cancellandone il grosso dell’impianto. Non soddisfatta, la maggioranza di governo, all’approssimarsi della conclusione della legislatura, ha scelto di forzare nuovamente l’iter parlamentare per giungere all’approvazione del ​Rosatellum bis, ​una legge la cui incostituzionalità verrà accertata solo a votazioni già effettuate, data l’esiguità dei tempi che separano l’approvazione della stessa e il ritorno alle urne.

Obiettivi

Sistema proporzionale con circoscrizioni medie

Intendiamo interrompere il divaricarsi del rapporto tra elettorato ed eletti, così come la disaffezione della cittadinanza nei confronti delle Istituzioni, rendendo la composizione delle Camere unitaria e stabile per favorire un’efficace azione di governo. Il Democratellum, un sistema proporzionale con circoscrizioni di ampiezza media, già presentato in seno alla discussione che ha condotto all’approvazione del fallimentare​Italicum​, oggi entra a far parte del programma del Movimento stesso.

Gli obiettivi alla base del Democratellum possono essere così sintetizzati:

1. ridare ai cittadini la possibilità di scegliere liberamente i propri rappresentanti;

2. rendere più stretto il rapporto tra eletti;

3. garantire che siano i cittadini a indirizzare le scelte politiche fondamentali attraverso un Parlamento rafforzato, capace di costituire un solido ponte tra società e Istituzioni;

4. assicurare una genuina governabilità del Paese mediante un’ elevata selettività del sistema elettorale, disincentivando la creazione di coalizioni fittizie a meri fini elettorali;

5. Eliminare fittizie e artificiose costrizioni bipolari.

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Proposte

Democratellum

In netta contrapposizione con l’arroganza della classe politica, il Movimento 5 Stelle ha deciso di affidarsi alla democrazia diretta per scegliere il proprio modello elettorale di riferimento.

Il principale apporto di novità offerto dal Democratellum è dato dal definitivo scioglimento della contrapposizione tra sistemi che garantiscono la rappresentatività e sistemi orientati alla governabilità. Si ritiene infatti che non sia necessario rinunciare a strumenti democratici importantissimi, quali la selezione degli eletti da parte degli elettori e la possibilità per i cittadini di avere un reale rapporto con i propri rappresentanti durante il mandato parlamentare.

Il Democratellum ha lo scopo di incentivare l’aggregazione tra forze politiche e contemporaneamente favorirne l’omogeneità interna, disincentivando scissioni e frammentazioni.

Il Sistema mira alla produzione dei seguenti effetti:

● un Parlamento rappresentativo di più forze politiche capaci di attrarre un certo consenso elettorale;

● esclusione dei partiti piccoli e piccolissimi, eccetto quelli forti a livello regionale;

● incentivi alla stabilità intrapartitica;

● facilitazione alla creazione di maggioranze stabili;

● rafforzamento delle opposizioni parlamentari.

3) Definizione Rapporti Stato-Regioni e autonomie locali

Il Movimento 5 Stelle è per una democrazia il più possibile partecipata. Per questa ragione pensiamo che le istituzioni pubbliche debbano essere organizzate in modo da consentire ai cittadini di contribuire alla formazione dei processi decisionali. Più si allontanano le scelte pubbliche dai cittadini, più queste vengono sottratte ai procedimenti democratici, rischiando di essere prese da soggetti sempre meno responsabili verso la collettività. È il caso, per esempio, della gestione di alcuni servizi – dall’acqua ai trasporti – che qualcuno vuole sottrarre alla gestione della comunità per consegnarli alle multinazionali straniere.

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Un decentramento migliore

Obiettivi

Riforma Art. 117 della Costituzione

Difendiamo l’impostazione della Costituzione del 1948 che, con riguardo all’organizzazione dei diversi livelli di governo in cui si articola l’organizzazione pubblica, ha stabilito che «La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento» (art. 5).

Nel 2001, tuttavia, una riforma costituzionale varata dalla risicata maggioranza che sosteneva il Governo Amato, ha complicato i rapporti Stato-Regioni. Alle Regioni è stata devoluta una serie molto confusa di materie, che sono elencate nel nuovo art. 117 Cost., e così si è dato luogo a un esasperato contenzioso presso la Corte costituzionale, che da allora è stata chiamata a dirimere numerose controversie circa le rispettive competenze proprio tra lo Stato e le Regioni. Si potrebbe dunque migliorare la formulazione dell'articolo 117 Cost., per assegnare alle Regioni ben specifiche competenze legislative e lasciare il resto allo Stato.

Formazione del processo decisionale

Indipendentemente dalla riforma dell’articolo 117 della Costituzione, c’è ancora molto da fare per avvicinare le decisioni pubbliche ai cittadini. Un modo, che sembra suggerito dall’articolo 5 della Costituzione, consiste nel trasferire funzioni amministrative dallo Stato alle Regioni e poi ai Comuni. Lo Stato, infatti, deve continuare a legiferare ma non è necessario che si assuma anche la gestione dei servizi, degli uffici e del personale, che potrebbe, invece, essere assegnato alle Regioni e ai Comuni, che sono enti pubblici più direttamente controllabili dai cittadini.

Responsabilità politica e maggiore autonomia fiscale

Un altro modo per attuare il decentramento ed avvicinare i cittadini alla formazione del processo decisionale, è quello di intervenire sull’organizzazione del sistema fiscale. Oggi Regioni e Comuni spendono soldi raccolti, per lo più, dallo Stato attraverso l’imposizione fiscale, e poi redistribuiti ai livelli inferiori. Regioni e Comuni non sono dunque, per lo più, responsabili del prelievo fiscale, favorendo gli sprechi e la conseguente deresponsabilizzazione degli amministratori locali.

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Proposte

Valorizzazione autonomie

Dalla​votazione degli iscritti online in riferimento a questo tema sono emerse le seguenti linee guida​:

-intervenire per la valorizzazione delle autonomie attraverso la legislazione ordinaria senza toccare nuovamente il Titolo V della Costituzione;

-applicare le norme costituzionali vigenti trasferendo alle Regioni e agli enti locali tutte le funzioni amministrative che possono essere meglio gestite nel loro livello territoriale attraverso la legislazione ordinaria;

-trasferire alle Regioni e agli enti locali una parte delle entrate fiscali dello Stato per l’espletamento delle funzioni amministrative ad esse attribuite.

Diverso orientamento Stato-Regioni

Per quel che concerne la riforma dell’art. 117 Cost., occorre tenere in considerazione che richiederebbe l’impiego di molto tempo e di molte risorse politiche. Inoltre, ritoccare la formulazione dell’art. 117 dopo più di quindici anni di applicazione e di giurisprudenza della Corte costituzionale, rischia di complicare ulteriormente le cose. Pensiamo, quindi, che si potrebbe​orientare la legislazione dello Stato in senso più rispettoso nei confronti delle Regioni​, anche senza una specifica riforma dell’art. 117 Cost.

Trasferimento funzioni amministrative

Ecco perché proporremo ​innovazioni che trasferiscano alle Regioni e ai Comuni funzioni amministrative oggi detenute dallo Stato​, riducendo gli apparati burocratici statali e facendo della Regione l’ente di raccordo fra lo Stato e i Comuni, nell’attuazione delle politiche pubbliche.

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4)Le riforme nella Pubblica Amministrazione

Grandi opere e interventi territoriali di interesse collettivo

Obiettivi

Allargare la partecipazione attiva

Per migliorare la partecipazione attiva e, dunque, aumentare la “democrazia partecipativa”, sono fondamentali le scelte che hanno un forte impatto sul territorio, dove i cittadini avvertono, in maniera più forte, il bisogno di partecipare alla formazione delle decisioni che investono direttamente le loro vite.Tuttavia, le attuali forme di inclusione/partecipazione previste dall’ordinamento nazionale sembrano insufficienti, compresa l’apertura, per ora non attuata, introdotta nel ​nuovo Codice degli appalti​.

Sono infatti ben note le contestazioni sorte attorno alla costruzione del “Treno ad Alta Velocità” o i disordini recentemente avvenuti in Puglia, in riferimento alla costruzione del gasdotto Trans Adriatic Pipeline, meglio noto come TAP.

Garantire un’informazione piena

L’obiettivo è quello di allargare la partecipazione attiva della cittadinanza, ​aprendo un dialogo sulle finalità del progetto e sulle modalità di realizzazione dello stesso, diffondendo tutta la documentazione necessaria a consentire un’informazione piena.

Proposte

Rivoluzione normativa e culturale

Il procedimento di svolgimento del ​débat public dovrebbe essere governato da un’autorità amministrativa indipendente, sul modello ​“Commission nationale du débat public”, anche come elemento di garanzia per la tutela dei vari interessi in gioco.

È indispensabile, infatti, tentare una vera rivoluzione non semplicemente normativa e procedurale, ma culturale: il decisore pubblico non può far piovere le sue scelte sui diretti interessati, senza prima aver tenuto adeguatamente conto dei loro interessi e delle loro obiezioni.

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Dibattito pubblico

Noi proponiamo, dunque, lo sviluppo di una specifica ​legge nazionale dedicata al

“dibattito pubblico”​, sulla base dell’esperienza francese, che preveda, in piena trasparenza, specifiche forme di partecipazione per la costruzione delle grandi opere ma anche, più in generale, per interventi di rilevante impatto che interessano un dato ambito territoriale.

Valutazione dei dirigenti e del personale sulla base delle performance

Le riforme che si sono susseguite negli ultimi venti anni sul sistema di controlli interni e sulla valutazione delle performances, anche se nel loro modo di presentarsi potevano essere in teoria condivisibili, hanno prodotto risultati del tutto inadeguati, come un sistema in cui tutte le amministrazioni ottengono sempre il massimo nelle valutazioni, sebbene i servizi resi siano considerati da cittadini e imprese spesso tutt’altro che soddisfacenti.

Questa discrepanza tra risultati e premi, anche quando ci si è posti l’obiettivo politico di legare i risultati agli incentivi o ai disincentivi, è la conseguenza di un uso distorto, nella pratica, del sistema di controlli e di valutazione delle performances, rimasto sostanzialmente sulla carta.

Obiettivi

Meritocrazia

Per garantire l’efficacia dei servizi delle Pubbliche Amministrazioni e per dare spazio alle competenze professionali del personale e della dirigenza pubblica, da premiare esclusivamente in base al merito e ai risultati ottenuti, ​è essenziale un buon sistema di valutazione delle performances della pubblica amministrazione nel suo complesso, e del personale e della dirigenza pubblica.

La corretta comprensione dell’andamento e gli interventi di miglioramento della crescita e della qualità dei servizi erogati alla collettività, e dei livelli di funzionamento della struttura, dipendono necessariamente dalla valutazione e dai controlli. Da questi dovrebbero, quindi, dipendere anche gli sviluppi di carriera individuali dei dipendenti pubblici ma anche, in generale, i sistemi premiali collettivi.

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Proposte

Garantire sistemi di valutazione efficaci

Quello che occorrerebbe è quindi una revisione mirata del sistema di valutazione delle performance, con alcuni interventi fondamentali:

a) Stabilire ​un meccanismo che garantisca a monte l’adozione tempestiva di strumenti di pianificazione strategica. Per poter valutare occorre stabilire e, successivamente, assegnare gli obiettivi strategici ed operativi. La politica è stata carente nel tradurre gli obiettivi in specifici incarichi dirigenziali, occorre quindi prevedere un intervento che renda questo momento di pianificazione realmente obbligatorio e soprattutto efficace.

b) ​Garantire l’adeguata partecipazione dei cittadini e dei diretti interessati ​alla valutazione dei servizi forniti dalle amministrazioni pubbliche, in modo da poter influire sul processo di miglioramento delle amministrazioni e da poter incidere sulla valutazione della dirigenza e del personale, assicurando la reale premialità dei meritevoli (e quindi, di converso, un disincentivo a chi non lavora adeguatamente).

c) ​Prevedere - ad opera di un soggetto esterno - un reale controllo di efficacia, efficienza ed economicità dei sistemi di valutazione delle performances, che consenta di indirizzare e monitorare l’efficacia del sistema ed incidere attivamente qualora vengano individuate delle inefficienze.

Per l’imparzialità della dirigenza pubblica

Obiettivi

Rapporto tra politica e amministrazione

La Costituzione prevede che i pubblici uffici siano organizzati in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione e che i pubblici impiegati siano al servizio esclusivo della Nazione. In realtà, contrariamente a quanto previsto da queste norme, il rapporto tra politica e amministrazione è sempre stato molto stretto. Gli organi esecutivi, per cercare di imporre il proprio volere o semplicemente per tentare di attuare il proprio programma, hanno da sempre tentato di influenzare i dirigenti.

Riteniamo, per questo motivo, che vada ricercato un punto di equilibrio. ​Il vertice politico deve continuare a poter individuare tra i dirigenti pubblici il vertice amministrativo ​, che resta tuttavia il responsabile esclusivo degli atti che adotta, in modo tale che alla dirigenza venga affidata la piena responsabilità per il funzionamento delle strutture e il

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compimento degli obiettivi, mentre agli organi politici vengano riservati poteri di indirizzo, programmazione e di verifica dei risultati.

Proposte

Introduzione criteri meritocratici

Intendiamo introdurre dei criteri meritocratici preventivi per i dirigenti apicali in modo da ridurre la discrezionalità. Garanzie vanno inoltre previste sulla ​possibilità di rimuovere i dirigenti di vertice ​, tanto nelle amministrazioni centrali quanto in quelle locali, con le dovute cautele quando questi si occupano dei controlli contro la corruzione.

Occorre rafforzare dall’altra parte il sistema di responsabilità del dirigente rispetto agli obiettivi che gli sono richiesti.

Per un’amministrazione terza, ​va inoltre eliminata la disposizione attraverso la quale i politici possono consentire a persone a loro fedeli, di entrare nella pubblica amministrazione con contratti a tempo determinato che si trasformano spesso in contratti a vita. Su questo specifico punto è stata presentata una proposta di legge, ma tale principio va esteso alle amministrazioni locali, per le quali invece il governo Renzi ha ampliato la possibilità di effettuare assunzioni su basi sostanzialmente fiduciarie.

Va ribadito il principio secondo il quale ​si diventa dipendenti pubblici soltanto per concorso ​e che altre vie devono essere ritenute assolutamente eccezionali. Solo in questo modo sarà possibile dire basta a gestioni clientelari nel pubblico impiego e affermare la meritocrazia.

Trasparenza dei procedimenti amministrativi

Obiettivi

Avvicinare il cittadino all’amministrazione

Il nostro Paese è da tempo impegnato in riforme volte a delineare la P.A. come “casa di vetro”, che opera in piena trasparenza ed al “servizio dei cittadini” con l’obiettivo, non ancora raggiunto, di riallacciare i rapporti di fiducia tra cittadini ed amministrazione, far emergere i comportamenti virtuosi delle pubbliche amministrazioni, nonché ridurre il livello di corruzione percepita (che ci vede ancora in posizione “di fanalino di coda” nelle classifiche internazionali) .

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Perseguire una maggiore trasparenza evitando di subissare l’amministrazione di adempimenti non necessari

Sul piano delle riforme amministrative il percorso verso “la trasparenza come regola ed il segreto come eccezione” è iniziato nel 1990 e proseguito negli anni successivi.

La trasparenza è dunque, oggi, concepita, almeno in teoria, come l’accessibilità totale ai dati ed ai documenti delle pubbliche amministrazioni e in forme diffuse di controllo sul perseguimento degli obiettivi e sull’utilizzo dei soldi pubblici. Inoltre, in linea di principio, la trasparenza è “misura fondamentale” di prevenzione della corruzione.

Proposte

Accesso civico

Un punto nodale delle riforme più recenti del 2016 è stata l’implementazione del cosiddetto

“accesso civico”, una sorta di versione italiana del cosiddetto “Freedom of Information Act – FOIA” che però, per essere efficace, necessita di interventi rilevanti.

Riteniamo che sia necessario razionalizzare gli obblighi di pubblicazione e ridurre le aree di sovrapposizione o duplicazione dei dati da pubblicare ​, che rischiano di incidere negativamente sull’efficienza delle amministrazioni.

In particolare occorre:

a)​razionalizzare il contenuto del testo del d.lgs. n. 33 del 2013 (recante il "Riordino della disciplina riguardante il diritto di accesso civico e gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni"), coordinandolo adeguatamente con le disposizioni in tema di privacy.

b)​migliorare l’accesso civico – Freedom of Information Act – FOIA (​introdotto nel nostro ordinamento con il decreto legislativo n.97 del 2016 ​) per evitare i problemi di sovrapposizione con la disciplina in tema di accesso al documento amministrativo del 1990.

Sul punto sarebbe utile un’unica disciplina, armonica e con precise ma più circoscritte limitazioni che tengano conto della tutela degli interessi, reali, di carattere nazionale e della privacy dei cittadini, evitando scelte arbitrarie delle pubbliche amministrazioni che vietino l’accesso ad atti che dovrebbero invece essere sottoposti al regime di trasparenza.

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Semplificazione amministrativa

Obiettivi

La legge 241/1990

La semplificazione amministrativa è un processo che riguarda tutte le attività amministrative e interessa l’iter di una pratica, la presentazione di una dichiarazione, la presentazione di un’istanza per avviare un procedimento.

La semplificazione serve a ridurre i tempi di risposta di una amministrazione, a fronte di una richiesta del cittadino. Da 27 anni (dal 1990: anno di approvazione della legge 241/90) le Pubbliche Amministrazioni al di là di proclami e impegni assunti sulla carta, di fatto non semplificano e non aiutano i cittadini nei loro rapporti con le burocrazie e le imprese nelle loro attività. La burocrazia non semplificata costituisce un enorme vincolo allo sviluppo delle imprese, alla concorrenza, alle imprese che vorrebbero investire in Italia.

La legge 241/1990 ha stabilito i criteri di base che devono caratterizzare le attività amministrative: economicità, efficacia, imparzialità, pubblicità, trasparenza. Questa legge ha anche stabilito che, per ogni procedimento, c’è un responsabile, una durata certa del procedimento e ha introdotto il diritto di accesso ai documenti che riguardano i procedimenti e le attività amministrative. La stessa normativa ha stabilito che la pubblica amministrazione non può aggravare il procedimento, se non per straordinarie e motivate esigenze imposte dallo svolgimento dell’istruttoria.

CAD _ Codice Amministrazione Digitale

La semplificazione caratterizza ancora di più le amministrazioni sul piano telematico: i cittadini e le imprese hanno il diritto alla cittadinanza digitale, ai servizi in rete, il diritto di presentare istanza e dichiarazioni digitali, il diritto a poter fruire di siti web completi delle informazioni necessarie e facilmente accessibili e consultabili. La norma che supporta la semplificazione delle amministrazioni digitali è costituita dal ​Codice dell’amministrazione digitale o CAD (decreto legislativo 82/2005) ​. In particolare l’art. 15 del Codice, al comma 2 stabilisce che, per garantire una digitalizzazione corretta delle Pubbliche amministrazioni, è necessario semplificare i procedimenti amministrativi, le attività gestionali, i documenti, la modulistica, le modalità di accesso e di presentazione delle istanze da parte dei cittadini e delle imprese. Gli organi politico-amministrativi devono verificare l’attuazione dei programmi di semplificazione e di digitalizzazione.

In particolare gli ​Organismi Indipendenti di Valutazione (OIV) devono intervenire per valutare le performance della dirigenza: cosa ha fatto per semplificare l’azione amministrativa, per garantire la trasparenza sull’operato dei pubblici decisori, per la digitalizzazione amministrativa.

I cittadini hanno il diritto di verificare l’operato della dirigenza tramite il sito web delle amministrazioni sul quale vi è l’obbligo di pubblicare le informazioni relative all’operato della dirigenza.

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Proposte

Diritti e amministrazione digitale

Sulla carta e nella legge, tutti questi diritti esistono già. La nostra proposta in materia di semplificazione consiste non tanto nell’introdurre nuovi diritti e nuove leggi, quanto nell’attuare ed applicare, finalmente, quelli finora solo sbandierati ma non effettivi.

In sostanza la nostra proposta consiste nel consentire effettivamente ai cittadini di esercitare i loro diritti nell’ambito dell’amministrazione digitale ​, con la possibilità per il cittadino e le imprese di utilizzare procedure che si basano sul principio delle autodichiarazioni (d.p.r. 445/2000) e della decertificazione totale (art. 15 della legge 183/2011) eliminando così documenti inutili da allegare.

I diritti che i cittadini potrebbero già esercitare oggi sono:

-il diritto all’amministrazione semplificata (legge 241/1990);

-il diritto all’ amministrazione digitale (d.lgs. 82/2005, Codice dell’amministrazione digitale – CAD);

-il diritto all’alfabetizzazione informatica del cittadino (art. 8 CAD);

-il diritto ai siti web funzionali, facilmente consultabili, che garantiscono informazioni complete, aggiornate, affidabili (art. 53 CAD);

-il diritto all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per eliminare il divario digitale (art. 3, CAD);

-il diritto al domicilio digitale (art. 3 bis CAD);

-il diritto all’identità digitale (art. 3 CAD);

-il diritto alla qualità dei servizi e alla verifica della soddisfazione dei cittadini (art. 7 CAD);

-il diritto alla partecipazione democratica elettronica (art. 9 CAD);

-il diritto a procedimenti amministrativi semplificati e non aggravati (art. 1, comma 1 della legge 241/90);

-il diritto a procedimenti amministrativi informatici (art. 41 CAD) -il diritto alla trasparenza amministrativa (d.lgs. 33/2013);

-il diritto di verificare, mediante strumenti informatici, i termini previsti ed effettivi per lo specifico procedimento e il relativo stato di avanzamento, nonché di individuare l'ufficio e il funzionario responsabile del procedimento (art. 3,1 quater CAD);

-il diritto all’utilizzo delle istanze “nativamente” digitali per avviare procedimenti amministrativi o inviare dichiarazioni (art. 65 CAD);

-il diritto alla conservazione del documento informatico da parte della Pubblica amministrazione competente, e non dei cittadini e delle imprese, che possono richiederlo in ogni momento (art. 43, 1 bis CAD);

-il diritto alla richiesta ed erogazione dei servizi amministrativi tramite la rete (art. 63 CAD).

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Criteri di nomina delle autorità amministrative indipendenti

Obiettivi

Le autorità amministrative indipendenti (l’Antitrust, l’Autorità per l’energia, il Garante della Privacy, l’Autorità Anticorruzione, la CONSOB…), sono enti che esercitano funzioni essenziali in settori “sensibili o di alto contenuto tecnico” (la concorrenza, la privacy, l’energia, le comunicazioni, etc), che hanno importanti ricadute sul Sistema Paese e sui cittadini. Per questo i loro vertici rivestono una posizione specifica di autonomia e di indipendenza dal Governo al fine di garantire “una maggiore imparzialità/neutralità rispetto agli interessi coinvolti”.

Requisiti richiesti dalla legge

Alcuni vertici di Autorità indipendenti sono nominati dai Presidenti delle Camere, altri dalle Commissioni parlamentari, altri ancora dal Governo. Il risultato è che, in moltissimi casi, ad occupare questi posti essenziali di controllo e tutela degli interessi dei cittadini, sono spesso politici ed ex politici “promossi” o riciclati. In passato, ruoli così importanti sono stati affidati a persone prive dei requisiti richiesti dalla legge (in particolare per la carenza di legittimazione tecnica e di "indipendenza"). Basti pensare, ad esempio, alle nomine di alcuni membri dell’Antitrust nel 2004, per le quali alcune associazioni di consumatori hanno lamentato la carenza di "notoria indipendenza", a causa dell'eccessiva vicinanza al Governo e agli interessi del Presidente del Consiglio, o della scarsa legittimazione tecnica richiesta dalla legge.

Legittimazione processuale specifica

Nel sistema attuale non è agevole la contestazione, davanti a un giudice, delle nomine effettuate in violazione dei criteri normativi di competenza tecnica e indipendenza, in quanto non è prevista una specifica legittimazione processuale a ricorrere da parte dei cittadini, delle associazioni, dei consumatori e, più in generale, degli stakeholder.

A prima vista può sembrare una questione lontana dai comuni cittadini, ma non lo è.

Possiamo rivoluzionare un intero sistema, sia dal punto di vista della sua efficienza, sia dal punto di vista della distanza da interessi privati estranei a quelli della collettività.

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Proposte

Riforma sistemi di nomina

Il Movimento 5 Stelle ritiene che ​sarebbe necessario riformare le procedure per le nomine dei membri del vertice delle Authority​, che oggi sono molto diverse tra loro, presentando un deficit di tutela nel caso in cui siano nominati soggetti non in possesso dei requisiti di competenze tecniche e di indipendenza (anche se questi requisiti sono richiesti espressamente dalle leggi vigenti). Le modalità di “scelta” attuali, che hanno consentito di

“aggirare” i criteri individuati dalla normativa per la nomina dei membri delle Authority, sono gravemente lesive nei confronti della stessa tutela del buon funzionamento del sistema di regolazione dei servizi di pubblica utilità, nonché degli interessi dei cittadini che i vertici di tali Autorità indipendenti sono tenuti a garantire.

Procedura omogenea, trasparente e partecipata

Sarebbe, quindi, fondamentale ​definire una procedura omogenea​, trasparente e partecipata delle nomine dei vertici delle Autorità indipendenti, in modo da sostituire le attuali discipline, tutte diverse tra loro, e prevedere procedure che comprendano:

1. Una sollecitazione ed una valutazione pubblica delle candidature dei curricula dei soggetti da nominare;

2. Un possibile coinvolgimento attivo, in tale scelta, dei cittadini-utenti o delle associazioni rappresentative degli stessi;

3. Specifiche aperture per la legittimazione a ricorrere in giudizio, nel caso di nomine di vertici della Autorità indipendenti, privi dei requisiti di competenza tecnica ed indipendenza, previsti dalle disposizioni normative.

5) Politiche di genere e pari opportunità

In questi quattro anni il M5S in Parlamento ha portato avanti e sostenuto una serie di norme e proposte per promuovere una cultura fondata sul rispetto delle differenze (a partire da quelle di genere) e delle pari opportunità, per i diritti e la dignità delle donne e per contrastare le varie forme di violenza e di discriminazione.

Il nostro lavoro si è ispirato ai principi della “Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica” (Convenzione di Istanbul), che l’Italia ha ratificato come primo atto ad inizio legislatura e che prende in considerazione molteplici aspetti legati alle condizioni delle donne. Le cosiddette “questioni

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di genere” non sono un problema esclusivamente femminile, al contrario riguardano tutti in quanto mettono al centro della Politica il tema delle relazioni tra donne e uomini, evidenziando la disparità dei tradizionali rapporti di potere fondati sull’invisibilità e la

“naturalezza” del lavoro domestico e di cura da parte delle donne.

Proposte:

Piena attuazione del piano nazionale antiviolenza

Promuoviamo l’efficacia degli strumenti giuridico-legislativi attualmente previsti, la messa in sicurezza e il sostegno economico delle donne vittime di violenza, il finanziamento delle attività e la formazione permanente di tutti gli operatori che entrano in contatto con le vittime di violenza. Riteniamo indispensabili la messa a punto delle reti antiviolenza territoriali, l’implementazione del previsto sistema integrato di raccolta ed elaborazione dei dati finalizzato alla banca dati nazionale, l’ attività di prevenzione e contrasto a molestie e violenze nei luoghi di lavoro.

Azioni concomitanti per il rispetto delle differenze di genere

Sosteniamo la prevenzione della violenza ​, delle discriminazioni e degli stereotipi sessisti nella rappresentazione della donna, come previsto dalla Convenzione Onu (CEDAW): l’ uso differenziato del genere maschile e femminile nella lingua italiana al posto del solito neutro maschile, l’ obbligo di osservare codici etici o di autoregolamentazione nella pubblicità, nei vari mezzi di comunicazione, nei libri scolastici, nelle società del settore pubblico e privato.

Istituzione nelle scuole di percorsi di contrasto al bullismo

Ci impegnamo a contrastare il cyberbullismo e ogni forma di discriminazione (linguistica, religiosa, etnica...) oltre che di educazione alla parità di genere, all'affettività e alla sessualità consapevole. L'educazione di genere è intesa come punto di partenza per il rispetto di tutte le differenze – incluse quelle legate all'orientamento sessuale e all'identità di genere - e per il superamento di tutti quegli stereotipi culturali alla base della violenza, degli abusi e di tutte le forme di sessismo, omofobia, bullismo, razzismo.

Sinergia con i settori finanza, economia e lavoro

Crediamo nella sinergia per elaborare una visione di welfare fondata sulla centralità dei bisogni delle persone e dei tempi di vita che passi gradualmente dalla conciliazione (penalizzante, comunque, per le donne) alla corresponsabilità e condivisione dei compiti familiari. Il nostro obiettivo è avere servizi pubblici per l’infanzia e garantire indennità di maternità e paternità come sostegno sostanziale al diritto alla genitorialità condivisa.

Prevediamo misure di sostegno, ad esempio tramite incentivazione fiscale e contributiva, a favore dei datori di lavoro (privati e pubblici) per la creazione di asili nido aziendali o altre iniziative informali (baby sitting), affinchè ciò non comporti diminuzione di stipendio per le

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donne. Chiediamo garanzie di salario minimo a livello europeo per combattere la disparità salariale.

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