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Come tutelarsi da badante in nero

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Come tutelarsi da badante in nero

Autore: Redazione | 28/07/2019

Lavoro domestico: tutti i rischi che si corrono ad avere una badante non denunciata agli uffici dell’Inps e come difendersi da una eventuale contestazione.

Delle badanti se ne sentono “di cotte e di crude”. Ma quante di queste storie sono vere? Di certo, c’è che sono persone spesso molto sole, capaci di sacrificare un’intera giornata al proprio lavoro e di svolgere mansioni a cui neanche gli stessi

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familiari a volte si abbassano. Come se ciò non bastasse, sono ancora numerosi i casi di badanti in nero, specie quelle di origine extracomunitaria. Chi viene dall’estero ha una scarsa percezione della legalità. A ciò si aggiunge che il labile legame con il nostro Paese e l’incertezza del futuro rende le badanti del tutto indifferenti alla pensione erogata dalle istituzioni italiane, per cui sono disinteressate al versamento dei contributi.

Scoprire una badante in nero, peraltro, è assai difficile perché richiederebbe dei controlli mirati, all’interno del domicilio che, invece, è inviolabile. Pertanto, i controlli derivano quasi sempre da una denuncia della lavoratrice. E qui viene il bello (o meglio, il brutto) perché le sanzioni per il lavoro domestico irregolare sono le stesse di quelle previste per qualsiasi altro rapporto di lavoro: gravi, anzi gravissime. Di qui il problema: come tutelarsi da una badante in nero?

Dopo aver già spiegato come tutelarsi da una colf in nero – problema simile ma non completamente identico – ci occuperemo ora dei lavoratori che prestano assistenza domiciliare agli anziani, finendo per occuparsi di loro a volte per l’intera giornata (e, quindi, dormendo a casa di questi), a volte invece durante specifici orari per poi ritornare a casa propria.

Per capire quali mezzi di tutela approntare, dobbiamo però capire prima cosa può fare una badante in nero e quali sono i diritti che la legge le accorda nel caso in cui venisse accertata l’esistenza di un rapporto di lavoro irregolare. Ma procediamo con ordine.

Il pagamento

Fin troppo ovvio che, per tutelarsi da una badante in nero bisogna regolarizzarla. Del resto, è quanto prescrive la legge e non c’è modo di interpretarla in modo diverso. Se anche la lavoratrice viene pagata per quelli che sono i prezzi di mercato ed è lei stessa a non volere i contributi, il datore di lavoro ha l’obbligo di “denunciarla” all’Inps e all’Inail, assumendosi in caso contrario tutte le conseguenze sia di natura civile che amministrativa.

Peraltro, ed è bene ricordarlo subito, se la badante è una straniera irregolare si commette anche un reato a darle un lavoro. E non importa se è per un buon fine.

Detto ciò, mettiamoci nel caso di una persona che, per tre anni, ha avuto una

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badante in nero a casa e ora questa inizi a minacciare l’avvio di azioni legali.

Quali sono i metodi di tutela?

Il primo problema è quello della prova del versamento degli stipendi. La legge che impone il pagamento dello stipendio sul conto corrente non si applica al lavoro domestico, per cui ben potrebbe essere che hai versato la retribuzione in contanti. Ma devi poterlo provare. Se non puoi dimostrare di aver pagato il

“mese”, la badante potrà chiederti gli stipendi a lei dovuti, secondo il contratto collettivo nazionale, dal primo all’ultimo giorno di di lavoro. È vero: c’è la prescrizione e, in questi casi, è di cinque anni; ma il termine inizia a decorrere solo dopo la risoluzione del rapporto di lavoro. Il che significa che se la donna sta svolgendo ancora le sue mansioni potrà chiederti gli arretrati di anche vent’anni prima. Insomma, la prescrizione c’è, ma è come se non ci fosse.

A quel punto, non importa se tu davvero l’hai pagata, ma in contanti: se non ti sei fatto rilasciare una quietanza, non avrai modo di dimostrare il contrario e dovrai versarle di nuovo tutte le buste paga, con gli interessi.

Quindi, il primo suggerimento, almeno per il futuro, è quello di fare pagamenti con mezzi tracciabili o, meglio ancora, farti rilasciare una ricevuta di pagamento.

Questo non ti metterà al riparo da altri due tipi di contestazione: le eventuali differenze retributive, il Tfr, le ferie non retribuite, gli straordinari, i permessi ma soprattutto i contributi previdenziali all’Inps.

Le differenze retributive

Al di là del prezzo che avete concordato tu e la badante, la paga minima è fissata dal Contratto collettivo nazionale. Per cui, se vi siete messi d’accordo per un corrispettivo inferiore, le dovrai versare le differenze retributive dal primo all’ultimo giorno del rapporto di lavoro.

Tfr

Alla badante, così come ad ogni altro lavoratore dipendente, è dovuto il trattamento di fine rapporto di lavoro alla risoluzione del contratto, sia che questa avvenga per licenziamento per giusta causa (ad esempio, la badante ha tentato di uccidere l’anziano), sia per dimissioni volontarie (ad esempio, la badante

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ti ha lasciato sul più bello per tornare al suo Paese di origine).

Permessi e ferie

Poiché la badante è una lavoratrice dipendente, le devono essere pagate le ferie non godute, quelle godute e i permessi retribuiti secondo quanto previsto dal singolo contratto collettivo.

Contributi di previdenza

Il più grosso peso economico derivante da un eventuale accertamento del rapporto di lavoro irregolare sono i contributi dovuti all’Inps che non sono mai stati versati e, insieme ai quali, si accompagnano anche sanzioni amministrative pesanti. In caso di accertamento da parte degli ispettori dell’Inps i contributi vanno pagati per intero, mentre sugli stipendi arretrati è consentito trovare un accordo conciliativo.

L’infortunio sul lavoro

Un capitolo dolente è l’infortunio sul lavoro. Tu sei responsabile per qualsiasi danno si procuri la collaboratrice. Se dovesse essere per colpa tu ne potresti subire anche le conseguenze penali. Tieni conto poi che se non hai assicurato la badante all’Inail – cosa che potresti anche fare ma che alletterebbe l’Inps e genererebbe un controllo – a pagarle i danni e la malattia sarà il tuo conto corrente.

L’eredità e il matrimonio simulato

Non in ultimo – e senza alcun tocco di ironia – bisogna soffermarsi sui problemi che possono derivare poi dalle relazioni sentimentali che, talvolta, si inseriscono nel rapporto badante-anziano, con conseguenti lasciti ereditari e matrimoni combinati solo per garantire una quota sulla successione legittima. Se il matrimonio si può impugnare solo in caso di comprovata incapacità mentale dell’anziano, invece l’eventuale testamento in favore dell’estranea è contestabile solo nella misura in cui abbia attribuito a questa una quota superiore a quella “disponibile”.

Come noto, infatti, la legge attribuisce a determinati familiari (cosiddette eredi legittimari) delle quote minime sul patrimonio del defunto. Tali soggetti sono i

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figli e il coniuge. Se vengono rispettate le quote di legittima, gli eredi non potranno fare nulla contro la badante. Diversamente possono impugnare la successione per lesione della legittima.

Nel caso di testamento falso, invece, bisognerà fornire la prova dell’alterazione con una perizia calligrafica.

La casa

Spesso la badante resta in casa alla morte dell’anziano. Gli eredi non potranno sfrattarla dall’oggi al domani se questa dormiva nella stessa abitazione del soggetto assistito; ancor più se in nero, la collaboratrice potrebbe costruire un serio problema. Bisognerà, per legge, darle un adeguato anticipo per cercare una sistemazione alternativa.

Come difendersi dalla badante in nero

Una volta esaurito il lungo elenco dei rischi che si corrono ad avere una badante in nero, ecco alcuni consigli per neutralizzare alcuni di questi inconvenienti.

Come già anticipato, dopo ogni pagamento in contanti sarà bene farsi rilasciare una ricevuta con quietanza.

Sarà poi opportuno stilare un calendario dei giorni e delle ore in cui viene prestato servizio e farlo firmare, di volta in volta, alla lavoratrice, in modo che questa non abbia ad accampare pretese per eventuali lavori straordinari mai realizzati.

Se darai permessi e ferie, queste dovranno essere analiticamente annotate sul prospetto. Dovrai indicare l’orario di entrata e quello di uscita in corrispondenza di ciascun giorno di lavoro, facendo firmare due volte la collaboratrice domestica.

Per eventuali infortuni potresti assicurare la lavoratrice presso l’Inail ma, come anticipato, questo potrebbe generare qualche controllo non essendo la badante censita nei computer dell’Inps.

Se si tratta di immigrata, devi chiederle il permesso di soggiorno per evitare che sia una clandestina, cosa che comporterebbe per te una responsabilità penale.

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Alla cessazione del rapporto di lavoro, chiedi la firma su una quietanza in cui la badante dichiara di non aver più nulla a che pretendere nei tuoi riguardi e di ritenersi soddisfatta in ogni diritto. Questo non ti metterà al riparo dal Tfr e dai contributi.

Al contrario di quanto succede con gli altri dipendenti, nel lavoro domestico è possibile il licenziamento senza giustificazioni, ma le devi dare il preavviso per come indicato di seguito:

rapporto di lavoro inferiore a 25 ore settimanali:

sino a 2 anni di anzianità: 8 giorni di calendario;

oltre 2 anni di anzianità: 15 giorni di calendario;

rapporto di lavoro da 25 ore settimanali:

sino a 5 anni di anzianità: 15 giorni di calendario (7,5 per dimissioni);

oltre 5 anni di anzianità: 30 giorni di calendario (15 per dimissioni).

Nel caso di matrimonio con la badante, bisogna dimostrare che c’è stata circonvenzione di incapace.

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