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08-04-2021 VIII+9
LA STAMPA
CRONACA TORINO
La cura che manca L'impegno mondiale
per i farmaci anti-Covid
SILVIA DE FRANCIA*
ockdown, decreti, bollettini. Regole da mantenere sem- pre, dalle mascheri- ne all'igiene perso- nale e al distanzia- mento. Vaccini caratterizzati da diversi meccanismi mole- colari, alcuni innovativi, altri più datati. Ma sulle cure con- tro il Sars-Cov2 siamo fermi.
Perché ancora non esiste un farmaco specifico?
Intanto perché la malattia è stata identificata nel 2019 e la sperimentazione dei far- maci, prima dell'immissione in commercio, richiede un lungo iter. Anni di sperimen- tazione preclinica, con test su linee cellulari e modelli animali, anni di sperimenta- zione clinica, con analisi de- gli effetti prima su volontari sani, poi su malati in numero crescente. E conta anche, cer- tamente, la natura del virus.
A darne spiegazione David Lembo, ordinario di Micro- biologia dell'Università di To- rino: «Al contrario degli altri microrganismi patogeni, un virus non è dotato di vita au- tonoma e per replicarsi deve sfruttare le nostre cellule.
Nella maggior parte dei casi, quindi, una molecola dotata di attività antivirale è anche tossica per noi, perciò inuti- lizzabile in terapia. Lo svilup- po di un farmaco antivirale ri- chiede pertanto un'accurata conoscenza del ciclo replica- tivo e della struttura del vi- rus per identificare un punto preciso sfruttabile come ber- saglio terapeutico senza lede- re il paziente. I virus, inoltre, sono tutti diversi e mutano
velocemente. Farmaci antivi- rali ad ampio spettro, dun- que, utilizzabili all'occorren- za per malattie emergenti, non esistono».
Per il trattamento del Co- vid-19, al momento, i farmaci disponibili sono molecole già note con nuova indicazione. E quanto viene indicato con
«Drug-repurposing», ossia il ricollocamento di farmaci no- ti su patologie nuove. Di que- sti farmaci, in commercio da anni, è noto il profilo di sicu- rezza ed è inoltre possibile «ri- collocarli» in ambiti nuovi, perché molti esplicano l'effet- to terapeutico grazie a mecca- nismi aspecifici. Alcuni rinfor- zano il sistema immunitario, altri riescono abloccare in par- te l'ingresso del virus nelle cel- lule, altri agiscono sull'infiam- mazione polmonare. Qualche esempio. Sono stati sinora suggeriti il Remdesivir, farma- co anti-Ebola, il Lopinavir-Ri- tonavir, combinazione di due antiretrovirali utili nel tratta- mento dell'Hiv, la clorochina e l'idrossiclorochina, antima- larici, l'interferone beta, im- piegato nel trattamento della sclerosi multipla e, ancora, gli anticorpi monoclonali. Poi il Tolicizumab, farmaco nato per il trattamento dell'artrite reumatoide, l'Avigan, antin- fluenzale approvato nel 2014 in Giappone e il Raloxifene, re- gistrato al momento per il trat- tamento dell'osteoporosi.
Sull'efficacia dei farmaci «ri- collocati» gli esperti continua- no a dividersi. Eppure in Italia molti di questi farmaci sono stati autorizzati e rimborsati dal Servizio sanitario, dispen- sati inizialmente, secondo una delibera dell'Aifa di mar- zo 2020, dalle farmacie ospe-
daliere e successivamente aperti anche alla prescrizione del medico di famiglia, al fine di velocizzare le cure. E, a di- mostrare l'aumento nell'uso di alcuni di questi farmaci, uno studio di Rosa Gini dell'A- genzia Regionale di Sanità To- scana, condotto grazie ad una collaborazione fra le Universi- tà di Siena, Firenze e Pisa: «A marzo e aprile - spiega An- drea Spini, assegnista di ricer- ca all'Università di Siena - i nuovi utilizzatori di idrossiclo- rochina, ad esempio, sono au- mentati nella popolazione fi- no a 6 volte tra gli uomini e fi- no a 3 volte tra le donne». Cu- re che, comunque, contengo- no i sintomi della malattia, quando va bene, senza essere dirette in modo specifico con- tro il virus. Un farmaco ad hoc, prima o poi, si troverà.
Nel frattempo, però, occor- rerebbe dotarsi di una visione che affronti la pandemia in modo davvero sistemico. La di- suguaglianza sociale, ad esem- pio, contribuisce a favorire l'e- sposizione al rischio e la garan- zia di salute pubblica (quando c'è) occorre non solo tra le mu- ra ospedaliere, ma dovrebbe essere perseguita a livello terri- toriale, con una rete di medici- na di base. Vaccini e cure speci- fiche, infine, devono essere in- tegrati in un approccio alla persona di tipo preventivo e te- rapeutico.—
*Università di Torino
© RWRoo u➢oNE MERVATA
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La funzione antivirale della vitamina D
La vitamina strumento per ri- durre la mortalità da Covid. A sancirne l'importanza è uno studio di Antonio D'Avolio, re- sponsabile del Laboratorio di Farmacologia Clinica e Far- macogenetica dell'Universi- tà di Torino all'Ospedale Ame- deo di Savoia con Giancarlo Isaia, docente universitario di Geriatria: «La vitamina D promuove l'espressione di molecole ad azione antimi- crobica, dotate di proprietà antivirali».
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