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Maccagno A.M. - Gli elefanti fossili di Riano (Roma)

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Academic year: 2022

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A.M. MACCAGNO

Istituto di Geologia e Paleontologia dell'Università di Roma

GLI ELEFANTI FOSSILI DI RIANO (ROMA)

Il lavoro consiste nello studio di cospicui resti elefantini riferibili ad E. antiquus FALC.

e CAUTL. provenienti dalla formazione tufitico-diatomitica di Riano (Roma), attribuita al Mindel-Riss. Essi consistono di uno scheletro, di un grande cranio, di una difesa e di un molare. Per confronto è stato associato lo studio di alcuni pezzi inediti delle collezioni romane.

Particolare sviluppo è stato dato all'esame comparativo dei cinque crani rappresentati in questo materiale, che ha portato a interessanti risultati secondo i seguenti punti di vista:

1°) Sviluppo ontogenetico - Ricostruzione dello sviluppo ontogenetico del cranio di E.

antiquus FALC. e CAUTL., attraverso la individuazione dei meccanismi di sviluppo del cranio nel suo insieme e delle singole ossa.

2°) Posizione sistematica - Attribuzione di tutti gli esemplari ad E. antiquus FALC. e

CAUTL. e discussione dei rapporti filetici di questa specie.

3°) Stadio mutazionale - Separazione di due stadi mutazionali: il primo, a cui apparten- gono gli elefanti di Riano, corrispondente ad E. antiquus FALC. e CAUTL., forma tipica; il se- condo, a cui appartengono i crani di Via dell'Impero e del Museo di Paleontologia dell'Univer- sità, corrispondente ad E. antiquus italicus OSBORN, forma più evoluta.

Sono risultati particolarmente dimostrativi: per lo studio dei crani le sagome rappresen- tative delle sezioni-tipo (Osborn, 1942) e i diagrammi dei rapporti biometrici (figg. 9 e 11);

per le difese la curva di proiezione grafica (Trevisan, 1942); per i molari le curve di varia- zione della larghezza delle lamelle (Adam, 1960); per la colonna vertebrale le curve di variazione dei rapporti percentuali dei corpi vertebrali; per l'architettura dei piedi il riferimento agli schemi strutturali proposti da Trevisan (1948).

Il presente lavoro è stato eseguito sotto gli auspici e con i mezzi del Comitato per la Geografia, Geologia e Mineralogia del C.N.R. e della Wenner Gren Foundation.

INTRODUZIONE Nel quadro degli studi geopaleontologici del

Quaternario dei dintorni di Roma, condotti sotto la direzione del Prof. Accordi dell'Istituto di Geo- logia e Paleontologia dell'Università di Roma, ho portato a termine la descrizione di interessanti resti di elefanti fossili, recentemente trovati, riferibili a E. antiquus FALC. e CAUTL.

una, inferiore, sotto al tufo litoide <<giallo, vacuolare >>

e una, superiore, intercalata tra questo e i << tufi stratificati >> prima descritti da cui provengono i resti elefantini, oggetto di questo lavoro.

Essi provengono da livelli quasi corrispondenti di varie località, molto vicine tra loro, del territorio del Comune di Riano (Roma) e si trovano nella for- mazione tufitico-diatomitica, che corrisponde ai termini più elevati della serie in questa località.

La formazione in parola è costituita di tufi strati- ficati incoerenti, di colore vario, da giallo a grigio scuro, con intercalazioni di strati di pomici e di episodi diatomitici di tipo lacustre e palustre, a volte molto rilevanti; essa qui è immediatamente sovrastante al tufo litoide << giallo, vacuolare >> che ricopre in bancate di forte spessore tutta la regione circostante, formando le colline tabulari caratteri- stiche della zona. Verso Nord la serie è più compli- cata e compaiono due formazioni di tufo pisolitico,

Per considerazioni stratigrafiche e geomorfolo- giche e per dati paleontologici in genere e paleo- botanici in particolare, gli AA. riferiscono concor- demente la formazione che potremo chiamare ad E. antiquus al grande interglaciale Mindel-Riss (Blanc ed altri, 1955; Follieri, 1958 l e 2, 1960;

Accordi-Maccagno, 1962). Devo alla squisita cor- tesia del Prof. U. V entriglia, che ha in corso lo studio vulcanologico della zona, la maggior parte di queste notizie.

I resti elefantini, oggetto di questo studio, con- fermano l'attendibilità del riferimento cronologico, infatti la presenza di rappresentanti di E. antiquus non ancora differenziati in italicus o appena allo tmzw della differenziazione, fa pensare ad un livello non molto elevato del Grande Interglaciale.

Questi interessanti resti paleontologici, che sono venuti ad arricchire la collezione di vertebrati

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fossili del Pleistocene romano del nostro Museo, sono frutto di scavi eseguiti in più riprese in occasione delle numerose escursioni effettuate dal personale e da studenti del nostro Istituto. For- tunate campagne di scavo hanno portato a Impor- tanti ritrovamenti in diverse località:

1°) <<PIAN DELL'OLMO>> (all'altezza del Km. 7,5 della via Tiberina sulla collina a sinistra della

strada, quota m. 56).

Durante le ripetute escursioni nella zona, su segnalazione di un mio allievo, il sig. G. Mazzini, abbiamo potuto recuperare con una breve campagna di scavo un superbo cranio di E. antiquus FALC.

e CAUTL., di dimensioni molto grandi, appartenente ad un individuo maschio adulto (50 anni circa), che presenta l'ultimo molare in uso (purtroppo molto incompleto). Il cranio giaceva capovolto, su di un sottile strato di tufo terroso, piuttosto indurito, che fa parte della formazione tufitico-diatomitica sopra citata, la quale affiora subito sotto al terreno agrario. La posizione del pezzo ha causato la per- dita di gran parte dei molari, danni rilevanti alla regione dei mx. e pmx. e alla base del cranio, ma ha contribuito alla conservazione veramente ot- tima della regione fronto-parieto-occipitale e di quella temporale. Sotto al cranio, vicino ad un alveolo dei molari, si è trovata una lamina isolata di molare ultimo, che è perfettamente della misura dell'alveolo e quindi si deve ritenere senza dubbio dello stesso esemplare.

Mezzo metro più lontano, invece, si è trovata una tibia di dimensioni più piccole che è certa- mente di un altro individuo.

La sottile copertura di diatomiti impure e di tufiti in questa località, come quasi sempre nel territorio circostante, è immediatamente sovrap- posta al tufo litoide detto << giallo, vacuolare >>.

zo) (( IL CROCIFISSO >) (Km. 5 sulla via Rianese verso la via Tiberina. Quota 80 m. sulla scarpata a destra della strada venendo da Riano).

In questa località è stato trovato uno scheletro quasi completo di elefante giovane (20-25 anni);

il cranio porta le due zanne (alquanto deformate e piuttosto piccole per l'età) e i penultimi molari in uso. La presenza del fossile ci è stata preannunciata da alcuni frammenti di una vertebra che affioravano sulla parete di taglio della strada; uno scavo, p re- ordinato allo scopo e sufficientemente ampio, ha permesso il recupero di questo bellissimo esemplare.

La fragilità delle ossa, dovuta all'età abbastanza

giovanile ed al tipo di fossilizzazione molto poco resistente, usuale nei terreni diatomitici, ha reso le operazioni di estrazione molto delicate. Nelle melme diatomeifere infatti i resti di organismi sono in- globati molto rapidamente e quindi sono molto imperfettamente fossilizzati per mancanza di cir- colazione di acque che apportino sostanze mine- ralizzanti.

Il fossile, anche dopo il restauro, si presenta infatti con le superfici delle ossa intatte ma molto fragili; il cranio è deformato per la pressione degli strati diatomitici soprastanti. Il terreno diatomeifero che inglobava il fossile appartiene alla formazione tufitico-diatomitica già descritta per la precedente località; l'elefante giaceva in uno strato di deposito stagnale più puro, ma sempre molto ricco di mate- riali vulcanici, varvato, che misura pochi metri di spessore globale; ad esso sottostanno, nell'ordine, un tufo terroso grigio scuro e un livello a pomici.

In questa località manca sotto alla formazione di

<< tufi stratificati >> il tufo litoide << giallo, vacuolare >>

e la formazione stessa poggia direttamente sulle argille sabbiose, marine, che da un esame della fauna risultano probabilmente calabriane.

Della scoperta di questo esemplare e delle ope- razioni di scavo, è già stata data una precedente notizia (Maxia, 1959). Desidero ringraziare qui il Prof. C. Maxia, che mi incaricò a suo tempo della direzione dello scavo e dello studio del fossile, la Dott. S. Zanfrà, e i numerosi studenti che parteci- parono attivamente ai lavori di scavo e di recupero, in modo particolare: Veronese, Merucci, Mazzini, D' Addario, Durante e Bomba.

Ringrazio vivamente per l'aiuto ricevuto il Preside della Fac. di Scienze prof. S. Visco ed il Gen. E. Palandri.

3°) LocALITA' <<COSTARONI>>. Al Km. 4,800 della via Rianese, sul versante sinistro della strada ve- nendo da Riano, quasi incontro quindi a << Il Croci- fisso >>, in un campo costeggiante la strada, da un piccolo scasso sono affiorati frammenti di una zanna di Elephas, non recuperabile, e un molare che gia- ceva su di uno strato tufaceo cinerino, a scorie nere, passante in basso a livelli più diatomitici.

Il molare è conservato nel Municipio di Riano e devo alla cortesia del Sindaco del luogo di averlo potuto studiare a mio agio.

4°) VALLE DI PIANAPERINA (Riano). In una cava di diatomite, in uno strato di tufo terroso nerastro intercalato ai livelli diatomitici della formazione

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suddetta, è stata recuperata una bella difesa di E. antiquus FALC. e CAUTL.

La località è posta a Est della via Rianese alle spalle della cava di farina fossile di Valle dell'In- ferno, da cui è separata da uno sprone di tufo

<<giallo, vacuolare » litoide. I due bacini probabil- mente erano comunicanti a Sud.

La presenza di resti elefantini così numerosi testimonia dell'esistenza, nel Mindel-Riss, durante la deposizione della formazione tufaceo-diatomitica, formazione che si estende molto oltre il Rianese, di una popolazione di elefanti che doveva aggirarsi in branchi numerosi, in un paese che offriva facili condizioni di vita per la sua vegetazione rigogliosa (Follieri, 1958. 2; 1960) e la ricchezza delle acque.

I due crani di Riano appartengono a individui di età molto differente (20-25 anni << Il Crocifisso >>, 50 anni << Pian dell'Olmo>>).

Nel Museo di Paleontologia dell'Università s1 trovano, da antica data, due crani interessanti, per quanto incompleti, riferibili a E. antiquus italicus OSBORN; il primo (n° 170) di circa 6 anni di età, il secondo (n° 25) di circa 30 anni.

Nel Museo delle Origini dell'Università di Roma infine, è conservato un bellissimo cranio anch'esso riferibile a E. antiquus italicus OSB. di 30-35 anni di età.

Tutti questi esemplari, a mia conoscenza, non erano mai stati illustrati. Mi è sembrato utile quindi descriverli insieme con i nuovi reperti di Riano, in modo da poterli utilizzare per un proficuo con- fronto insieme con gli altri crani, riferiti a E. anti- quus, descritti nella letteratura, tra cui i più im- portanti sono: i due crani di Pignataro Interamna (De Lorenzo, 1926; De Lorenzo e D'Erasmo 1927; Osborn, 1931 e 1942; D'Erasmo e Monchar- mont, 1955), il cranio, molto frammentario, di Vi- terbo (Trevisan, 1948) e un altro bell'esemplare proveniente, come quello del Museo delle Origini, dagli scavi di Via dell'Impero di Roma (De Angelis D'Ossat, 1936); non mi è stato possibile finora esa- minare direttamente questo ultimo esemplare, che deve essere ancora conservato nei Musei del Cam- pidoglio e che spero di poter esaminare in futuro.

Dato che i cinque crani che ho avuto diretta- mente in esame appartengono ad individui di età diversa, è stato possibile ricostruire attraverso il loro studio le successive fasi dello sviluppo onta- genetico del cranio di E. antiquus.

Inoltre, per merito dell'abbondanza del materiale, ho potuto precisare la definizione della specie attra-

verso lo studio dei singoli caratteri, istituendo il confronto diretto con E. meridionalis NESTI, esem- plare dell'Aquila (Maccagno, 1962) e con un bel cranio di Loxodonta africana (BLUM.) del Museo Civico di Zoologia di Roma, che ho avuto a dispo- sizione per la cortesia del Dott. Tamino.

Posso inoltre confermare ancora una volta la legit- timità della separazione di E. antiquus da E. nama- dicus FALC. e CAUTL. e a maggior ragione da E.

rechi DIETRICH (Arambourg, 1942).

N ello stabilire la posizione sistematica è risul- tata evidente l'opportunità di separare gli esemplari di Riano ed alcuni esemplari romani (due mandi- bole di Roma, più avanti descritte: << Monteverde >>

e n° 7 Mus. Pal. e probabilmente il citato cranio descritto da De Angelis D'Ossat, 1936) come meno differenziati, riferibili cioè ad uno stadio muta- zionale corrispondente ad E. antiquus FALC. e CAUTL., tipico, mentre gli altri crani romani (<<Via dell'Impero>> del Museo delle Origini, no 170 e n° 25 del Museo Pal. Univ.) presentano uno stadio di differenziamento molto più avanzato e sono da attribuire a E. antiquus italicus OSBORN, come i due esemplari di Pignataro Interamna e quello di Viterbo già citati.

Da questo studio risultano a parer mio meglio definiti i due stadi mutazionali della linea di E.

antiquus. La differenziazione di E. antiquus italicus è così accentuata, specialmente nel cranio di Via dell'Impero, che sembra ragionevole considerarla come un'entità genetica sufficientemente distinta tanto da conferirle almeno il rango di sottospecie.

All'elenco degli esemplari di Riano, oggetto di questo studio, si devono quindi aggiungere i tre crani e le due mandibole già citati:

N° 170 Mus. PAL. UNiv. RoMA - Un cramo infantile (sui 6 anni) con l'ultimo molare da latte m uso.

Indicazione di località, molto insufficiente: ROMA.

Dall'esame del materiale inglobante (per il quale ringrazio il Dott. Taddeucci dell'1st. di Geochi- mica e la Dott. Gasparini) è risultato che questo è costituito di un calcare più o meno arenaceo, asso- ciato a sabbie e ghiaie poligeniche. Le sabbie, sia quelle sciolte che quelle costituenti il residuo inso- lubile del calcare, sono molto ricche di materiali vulcanici (principalmente sanidino e augite in cri- stalli ben conservati) da mettere in rapporto con l'attività dei vulcani laziali; inoltre sono presenti minerali diversi (principalmente quarzo, ortoclasio, albite) in granuli arrotondati e opacizzati nonchè

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miche in lamelle a contorno irregolare che, unita- mente a una scarsa microfauna ( microforaminiferi e ostracodi) hanno subito un evidente trasporto.

Nella microfauna l'associazione delle forme presenti indicherebbe come età originaria il Pleisto- cene inf. ma, come si è detto, essa è certamente di deposito secondario.

Tale tipo di formazioni dunari-lacustri si tro- vano a Roma intercalate a differenti livelli nei tufi;

il materiale che ancora ingloba in parte il piccolo cranio assomiglia in modo particolare a depositi similari osservati nel Fosso S. AGNESE a NE di Roma (vicino alla Batteria Nomentana) dove essi sono superiori al << tufo litoide da costruzione >>.

N° 25 Mus. PAL. UNiv. RoMA - Il frammento di cranio fa parte di vecchie collezioni e non porta altre indicazioni che <<ghiaia del Tevere>>; non si possono fare supposizioni per precisarne la provenienza.

VIA DELL'IMPERO - MusEo DELLE ORIGINI (nu- mero 1303 bis) - È questo un bellissimo cranio che il detto Museo ha avuto in dono dal Mus.

Pigorini nel 1938 e porta l'indicazione <<Via del-

l'Impero>>. Il materiale inglobante è costituito da un conglomerato fluviale con forte percentuale di materiale vulcanico. È probabile che provenga da una formazione fluvio-lacustre sovrastante al cosid- detto << tufo litoide >> di Roma.

PICCOLA MANDIBOLA (n° 7 Mus. Pal. Univ. Roma) - Una mandibola giovane, che mostra residui di un tufo terroso violaceo simile a quello che ingloba tutti i molari ( collez. Ten. M o là del Mus. P al.

Univ.) provenienti dal <<Fosso di gola>> della Batteria Nomentana.

Sembrerebbe potersi riferire, sia pure con molti dubbi, ai cosiddetti << tufi inferiori >> presenti nella zona (V erri, 1915; Ventriglia, 1957).

MoNTEVERDE (n° 164 Mus. Pal. Univ. Roma) - Un'altra mLndibola detta di << Monteverde >>

dal luogo di provenienza indicato nell'etichetta originale: <<Collina di Monteverde a sudovest di Roma nella formazione di ghiaie, sabbie e tufi sovrastanti al tufo litoide >>; oggi però si ritiene (gentile informazione orale del prof. U. Ventri- glia) che una p2.rte di questa form2.zione com- prenda vari livelli anche sottostanti al tufo litoide.

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CAP.

I

CRANI

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Premascellari

Mascellari e Pala tini

Nasali

Coane nasali esterne

Diametro respiratorio:

lunghezza (bordo sup. coane est.- bordo sup. coane int.)

angolo tra l'asse l'asse baticefalico l'alto)

respiratorio e (aperto verso

DESCRIZIONE OSTEOLOGICA

N° 170 Mus. Pal. Univ. <<Il Crocifisso>>

Tav. V, 1; fig. 1 nel testo Tav. l; Tav. Il, 1-2 VENTAGLIO: non ancora sviluppato.

ALVEOLI delle DIFESE: molto pic- coli, divergenti di 56°; paralleli al piano di masticazione; fanno un an- golo di 650 con l'asse baticefalico (di 400 con il profilo della fronte).

PROCESSI ALVEOLARI dei MO- LARI poco sviluppati, leggermente divergenti verso il basso, subparalleli in senso longitudinale.

PALATO (lunghezza 16 cm., lar- ghezza ant. 6 cm., post. 7 cm.) a volta poco pronunciata, con una cresta mediana sagittale nella metà post. Il bordo alveolare post. descrive con la base del cranio un angolo di 153° e con il bordo alveolare laterale un angolo di 1350. Sul lato esterno dell'alveolo è accennata una cresta obliqua per gli attacchi muscolari.

COANE NASALI EST. molto in basso (al livello delle orbite), non troppo grandi, rotondeggianti, mst- stono su di una verticale che cade sulla metà del molare.

Fortemente inclinato in avanti sul piano alveolare dei molari:

330

72° ca.

VENTAGLIO: molto sviluppato, la lunghezza è quasi uguale al diametro distale. Lo sviluppo in lunghezza del VENTAGLIO è pari al 64,7% di tutta la faccia.

ALVEOLI delle DIFESE: poco di- vergenti: 31 o; delimitano un angolo di 1270 con il piano di masticazione;

di 280 con l'asse baticefalico; di 174°

con la linea della fronte. Nella regione prossimale è profonda la depressione per gli attacchi muscolari. Processi frontali alquanto depressi.

PROCESSI ALVEOLARI dei MO- LARI molto sviluppati, alquanto di- vergenti verso il basso e convergenti in avanti moderatamente.

P ALATO (lunghezza cm. 24, lar- ghezza ant. 7 cm., post. 9 cm.) a volta poco pronunciata, con spina mediana e bordo post. dei palatini ad arco profondo. Il bordo alveolare post.

fa con la base del cranio un angolo di 1480, con il bordo alveolare laterale un angolo di 1210. Manca sul lato dell'alveolo la cresta obliqua.

NASALI larghi, ad angolo di con- vergenza dei lati piccolo, con estre- mità non ancora ossificata.

Comincia l'arretramento delle COA- NE che si trovano con il bordo inf.

sotto al bordo superiore delle orbite per 1 /3 della altezza delle coane stesse; rotondeggianti, diametro mas- simo trasverso ad 1 /5 dell'altezza del bordo inf. ; insistono su di una ver- ticale che cade dietro alla superficie di masticazione.

Rialzato sul piano alveolare dei molari:

450

35 cm.

58° ca.

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DEI CINQUE CRANI

NO 25 Mus. Pal. Univ.

Tav. V, 2

VENTAGLIO: manca; ne testimonia l'esistenza e lo sviluppo in larghezza solo una piccola porzione residua (lungh. 18 cm., largh. 18 cm.) in corrispondenza del bordo anteriore del processo zigomatico del mx.

ALVEOLI delle DIFESE: diver- gono di 54°; delimitano un angolo di 1200 con il piano di masticazione; di 400 ( ?) con l'asse baticefalico ; di 1 540 con la linea della fronte.

PROCESSI ALVEOLARI dei MO- LARI non troppo sviluppati, molto leggermente divergenti verso il basso e ben convergenti in avanti.

PALATO corto (lunghezza 17,5 cm., larghezza ant. 5,7 cm., post. 10,5 cm.), a volta poco pronunciata. Il bordo post. degli alveoli dei molari descrive con la base del cranio un angolo di 1460. Sul lato esterno dell'alveolo la cresta obliqua è poco distinta.

Manca tutta la porzione del cranio ant. per una buona profondità.

Le FOSSE NASALI internamente sono ovali, rotondeggianti agli angoli, con diametro trasverso poco maggiore dell'altezza; insistono su di una ver- ticale che cade avanti ai molari.

Rialzato sul piano alveolare dei molari:

46°

27 +cm.

59° ca.

ESAMINATI

«Via dell'Impero»

Tav. VI

VENTAGLIO: fratturato; è conser- vata solo una breve porzione.

ALVEOLI delle DIFESE: a sezione rotonda, divergono di 540; delimitano un angolo di 930 con il piano di masti- cazione; di 1 so con l'asse ba ti cefalico;

di 1680 con la linea della fronte.

PROCESSI ALVEOLARI dei MO- LARI ben sviluppati, fortemente con- vergenti in avanti e alquanto diver- genti verso il basso.

PALATO corto (lunghezza 24 cm., larghezza ant. 4,7 cm., post. 12,8 cm.), a volta ben pronunciata. Il bordo post. degli aheoli dei molari descrive con la base del cranio un angolo di 120o e un angolo uguale con il bordo laterale degli alveoli. Sul lato esterno dell'alveolo è ben pronunciata la cresta obliqua.

NASALI ben sviluppati ad angolo largo, appuntiti, ad andamento quasi verticale.

COANE arretrate fino al livello delle apofisi postorbitali; ovali, allungate trasversalmente, diametro trasverso massimo nel terzo inferiore dell'al- tezza; insistono su di una verticale che cade nel terzo ant. dei molari.

Rialzato sul piano alveolare dei molari:

530

47 cm.

580 ca.

« Pian dell'Olmo>>

Tav. III e Tav. IV

VENTAGLIO: incompleto, conservato per circa i 2/3; è lungo quasi come la massima larghezza distale, la sua lunghezza è pari al 66,6% della lunghezza di tutta la faccia.

ALVEOLI delle DIFESE: divergo- no circa di 400; delimitano un an- golo di 1220 con il piano di mastica- zione; di 310 con l'asse baticefalico;

di 195° con la linea della fronte.

Molto approfondita la depressione prossimale per gli attacchi dei mu- scoli della proboscide. Processo fron- tale alquanto depresso.

PROCESSI ALVEOLARI dei MO- LAR I mancanti di buona parte del loro lato post., lentamente convergenti in avanti.

P ALATO abbastanza lungo (lunghezza 27 cm., larghezza ant. 6 cm., post.

13 cm.). Il bordo post. degli alveoli dei molari ricostruito idealmente de- scriverebbe con la base del cranio un angolo di 140°-150°. La cresta è poco accentuata.

NASALI incompleti, ad angolo largo, di forma appuntita e molto corti, non si estendono in fuori.

COANE molto arretrate, il bordo inferiore è a livello del bordo post.

dell'apofisi postorbitale; ovali, a bordo inf. quasi rettilineo, ad angoli infe- riori rotondeggianti e diametro tra- sverso molto allungato, con valore massimo in corrispondenza del bordo inferiore. La verticale abbassata dalle coane insiste sulla metà dei molari.

L'angolo con il piano alveolare dei molari è molto ampio, 710.

l/asse respiratorio si avvicina all'asse baticefalico.

42 cm.

400 ca.

(8)

Fronte

Cavità orbitarie

Pari e tali (cupola cranica)

N° 170 Mus. Pal. Univ.

Tav. V, 1; fig. 1 nel testo Non è conservata; dai rapporti di- mensionali, dalla posizione delle fosse nasali, dallo sviluppo dei lobi ant.

degli emisferi cerebrali (lobi fron- tali) e dal forte sviluppo della diploe dei parietali (molto sviluppata in rap- porto all'età) si deduce che era molto estesa in altezza, con ampia parteci- pazione dei parietali, grande sviluppo ai lati in alto delle bozze parietali e conseguente differenza tra il diametro trasverso inferiore e quello superiore.

Tutta la fronte era in posizione arre- trata rispetto alla regione mascellare (fig. 1 a).

Laterali alle fosse nasali ; non sono conservate; se ne individua la posi- zione dalla presenza del foro lacero e dalla radice ant. del processo zigo- matico del mascellare. Insistono sulla verticale che cade dietro agli alveoli dei molari.

Ampiamente sviluppati, costituiscono parte della fronte, la metà superiore delle fosse temporali e un'ampia por- zione della regione occipitale. Nello esemplare è conservato solo l'angolo laterale postero-inferiore del parietale sinistro; l'andamento di questa por- zione e i sottostanti sovra- ed esocci- pitali indicano una volta del cranio rotondeggiante, in posizione arretrata rispetto al cranio viscerale, a bozze parietali molto oblique dall'alto dietro in basso avanti, a limiti non distinti indietro. L'allargamento del diametro trasverso del vertice, già evidente, non è ancora tale da far ruotare frontalmente la parte posteriore della fossa temporale come vedremo avve- nire negli esemplari più adulti; il contorno del cranio però già si pre- senta svasato verso l'alto. In rapporto all'alto grado evolutivo raggiunto, l'esemplare, nonostante l'età giova- nile, presenta un forte sviluppo della diploe dei parietali.

<< Il Crocifisso >>

Tav. I; Tav. II, 1-2 LA FRONTE, benché sia iniziato lo spostamento verso l'alto delle coane nasali est., è però ancora abbastanza estesa in altezza in rapporto all'età, principalmente per il piccolo svi- luppo del toro sovrafrontale. È costi- tuita dal frontale piuttosto ridotto e per buona parte in alto dai parietali ; si estende di profilo sulla stessa linea dei premascellari; è ampia e pianeg- giante inferiormente, concava nella parte superiore, alla quale sovrasta un TORO ben distinto, ma non molto sviluppato (in rapporto probabilmente al sesso) a carico dei parietali. Ai lati la fronte si prolunga in due angoli rilevati e sfuggenti indietro che pro- seguono in due creste delimitanti il margine superiore delle fosse tem- porali; anche ai lati della regione mediana due creste rilevate la divi- dono dalle fosse temporali.

La fronte è ancora in posizione poste- riore rispetto alla regione mascellare e fortemente sfuggente indietro anche a prescindere dalla deformazione su- bita dal cranio.

Si trovano per 1 /3 dell'altezza sopra al livello del bordo inf. delle coane n. est.; molto deformate, grandi, ovali, allungate secondo il piano fron- tale; bordo inf. ispessito e reflesso in fuori dove termina a punta; apofisi postorbitali relativamente corte (cen- timetri 6,5) flesse in avanti.

Il cranio in questa regione è tanto deformato che la cupola cranica ap- pare accartocciata e contorta (la pla- sticità delle ossa è in parte dovuta all'età giovanile, in parte alla pres- sione orientata degli strati diatomei- feri in cui si è trovato l'esemplare).

I limiti dei parietali non sono rico- noscibili; certamente questi formano la parte superiore della fronte e il toro soprafrontale che è nettamente di- stinto seppure non molto sviluppato (in rapporto al sesso ?) ; il diametro trasverso della regione è invece molto grande in conseguenza del grande sviluppo laterale dei parietali; non sembra che dovesse essere molto avanzata la ipsicefalia, nè la batice- falia della regione, infatti la cupola del cranio è ancora in posizione post.

al cranio viscerale, sebbene meno di come lo sia nel cranio piccolo prece- dente.

Dato lo schiacciamento subito non è constatabile il grado di brachicefalia raggiunto. Viste di fronte, le bozze parietali sono depresse e largamente, ma non profondamente, separate in senso sagittale. La parete posteriore delle fosse temporali è rivolta al- quanto in avanti e in conseguenza le fosse stesse guardano un po' frontal- mente.

(9)

N° 25 Mus. Pal. Univ.

Tav. V, 2

Non conservate, sembra si trovassero sotto al livello delle coane n.est.

<< Via dell'Impero >>

Tav. VI

La FRONTE è corta, tanto per il risalire delle coane nasali quanto per il reflettersi del TORO, molto pro- nunciato, a forma di festone nel mezzo; è molto larga, con forte preva- lere del diametro tras-verso e termina con angoli reflessi e sfuggenti in alto.

Di profilo appare piano-convessa in basso (nasali), accentuatamente con- cava nella regione mediana (frontali), con forte toro (parietali); per quanto manchi la parete superficiale, risulta evidente che le fosse temporali erano divise dalla fronte da spigoli rilevati.

Le suture ossee non sono visibili, ma dall'andamento dei processi orbitali del frontale e delle linee di cresta che delimitano le fosse temporali, dalla concavità frontale e dall'am- piezza del toro, si deduce la misura dell'estensione in avanti dei parietali.

La posizione della fronte è molto più avanzata che nei crani precedenti;

essa infatti insiste sulla regione ma- scellare post. Inoltre la fronte s'in- nalza quasi verticalmente sulle coane nasali.

È conservato (per lo spazio di 2 cm.) solo l'angolo antero-superiore formato dal bordo dell'apofisi postorbitale.

Il bordo ant. dell'apofisi postorbitale doveva trovarsi a livello del bordo inf. delle coane n.est.

I parietali formano una cupola cra- nica molto estesa in senso trasversale dato l'ampio sviluppo delle bozze parietali molto larghe avanti, arroton- date sui lati, con angoli molto ottusi.

L'ampia superf. della cupola crani- ca, vista dall'alto appare molto con- vessa in avanti, con toro ben distinto e profondamente infossata indietro nella fossa per il legamento nucale;

la sommità della cupola è pianeggiante, le due bozze parietali sono ampia- mente, ma non profondamente sepa- rate. È evidente, rispetto al quasi coetaneo cranio di Riano, << Il Croci- fisso >>, il maggiore sviluppo laterale delle bozze parietali e il più avanzato accorciamento della fronte, che è concava trasversalmente in modo ac- centuato, ma per una zona ristretta nel senso dell'altezza. I parietali sono estremamente pneumatizzati. Nelle fosse parietali le pareti posteriori sono ruotate in avanti, in modo che le fosse stesse appaiono dirette qua~i frontalmente.

<< Pian dell'Olmo •>

Tav. III e Tav. IV

È molto accentuato l'accorciamento della FRONTE, sia per la riduzione dei nasali e l'arretramento delle coane sia per la presenza del TORO che scende in basso sulla fronte stessa.

Questa è ampia in senso trasversale;

il diametro trasverso massimo, a circa metà dell'altezza, termina ai lati in due angoli acuti reflessi, ma non molto sfuggenti in alto.

Di profilo la fronte appare pianeg- giante in basso, concava a metà altezza, fortemente sporgente con il toro sopra- frontale in alto. Le fosse temporali sono limitate dai due processi parie- tali senza bordi rilevati, i quali pro- seguono sui loro bordi posteriori ac- centuandoli. La posizione della fronte è ancora abbastanza arretrata rispetto alla regione mascellare. La fronte è ancora sfuggente indietro.

Completamente al di sotto del bordo inf. delle coane n. est., grandi, sub- ovali, allungate secondo l'altezza; bor- do inf. reflesso in fuori, appuntito in basso; apofisi postorbitali relativa- mente corte, non molto flesse in avanti. Il piano tangente all'orbita guarda obliquamente in avanti. Gli assi oculari divergono di 900-9SO.

I parietali hanno forte sviluppo e costituiscono la fronte superiormente, il toro soprafrontale, la cupola cra- nica (prolungata indietro in corri- spondenza delle bozze occipitali, ma alquanto appiattita alla sommità) e la porzione superiore delle fosse tem- porali di cui formano la parete interna scendendo molto in basso ai lati.

Sono estesi moltissimo in senso tra- sversale in modo che la sommità, pur abbastanza ampia in senso sagit- tale, è proporzionalmente molto più larga che lunga vista dall'alto. Il toro soprafrontale si abbassa molto in avanti; le bozze parietali non sono eccessivamente pronunciate in altezza, ma sono ampiamente separate da una depressione sagittale, non profonda, che si attenua fino a scomparire in sommità. La volta cranica è inclinata in avanti, ma in posizione non molto avanzata rispetto alla faccia come è indicato dall'inclinazione dell'asse ba- ticefalico (figg. 6 e 7) e dell'asse della fossa temporale (Tav. IV, 1-a). Le pareti post. della fossa temporale, formate dal parietale, sono volte net- tamente in avanti.

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Faccia occipitale

Forarne occipitale

Cavità cerebrale

Fosse temporali

N° 170 Mus. Pal. Univ.

Tav. V, 1; fig. 1 nel testo Ampia, a contorno semicircolare, ad arco un po' depresso in alto (fig. 1 b);

la sua altezza è dovuta allo stato di pneumatizzazione dei parietali che è molto elevato nonostante l'età infan- tile dell'esemplare. Il sovraoccipitale si arrotonda sulla nuca raccordandosi ai parietali in alto. Non è conservata la regione mediana. Gli esoccipitali delimitano il f.m. e ai suoi lati for- mano due bozze distinte a contorno reniforme, sporgenti sul piano occi- pitale, appiattite posteriormente; esse confinano con gli squamosi, che con angoli arrotondati formano ·i limiti laterali della faccia occipitale. Mancano i condili. I processi articolari per la mandibola sporgono in basso, diretti orizzontalmente in fuori. Il diametro trasverso degli esoccipitali è elevato in rapporto al diametro della faccia occipitale.

È conservata solo la metà inf.

Diametro trasverso maggiore della altezza ( ?) .

È visibile il basioccipitale che forma il bordo inf. del f.m.; questo è un arco perfetto, che ha dato la misura del diametro trasverso del foro. Il basioccipitale forma l'inizio del pavi- mento della cavità cerebrale, che è diretto dal dietro in avanti, parallela- mente al piano alveolare dei molari.

Dalla faccia anteriore, per la man- canza di gran parte della regione frontale e mascellare, sono visibili dall'esterno le pareti che limitano la cavità cerebrale che era molto grande;

in particolare sono ben sviluppati i lobi frontali; essi si presentano piut- tosto deformati e non accessibili dall'interno della cavità.

La regione è ben conservata. Gli squamosi costituiscono la parete infe- riore delle FOSSE TEMPORALI, che sono poco profonde, in posizione arretrata, con asse obliquo verso l'alto e indietro. Sono quasi inesi- stenti le creste che dividono la por- z!one anteriore delle fosse dalla poste- nore.

<< Il Crocifisso >>

Tav. I; Tav. II, 1-2 L'esemplare è molto deformato in questa regione. La fossa ligamentare doveva essere ampia e profonda; la linea del cranio è svasata verso l'alto ma non sembra che la volta cranica dovesse essere molto elevata. Gli esoc- cipitali circoscrivono il f.m. sporgendo molto indietro ed in basso dal bordo sup. del forarne, si continuano late- ralmente con due ampie superfici piano-convesse, che si inftettono ai lati dove gli esoccipitali confinano con gli squamosi. Questi ultimi deli- mitano con un angolo pronunciato i limiti inferiori laterali della faccia posteriore. L'estensione trasversale de- gli esoccipitali è propmzionalmente ridotta. Ai lati del f.m. gli esoccipi- tali portano i condili, grandi, sub- triangolari, ad assi longitudinali con- vergenti in basso.

Molto ampio, poco pm alto che largo. Il f.m. è diretto obliquamente dal dietro in alto all'avanti in basso, in piccola misura.

La CAVITÀ CEREBRALE non è ac- cessibile e il pavimento all'inizio della cavità cerebrale è diretto obliqua- mente in alto dal fuori in dentro.

La regione è deformata su entrambi i lati. Gli squamosi concorrono larga- mente alla formazione delle FOSSE TEMPORALI che sono molto ampie in senso antera-posteriore, oblique verso l'alto e indietro, ma non molto estese in alto; esse sono in posizione arretrata rispetto al diametro antero- posteriore del cranio. Sono ben evi- denti le creste che dividono la por- zione anteriore delle fosse dalla poste- riore. Le pareti post. sono ruotate in senso frontale; i limiti sup. delle fosse sono segnati da una cresta rialzata.

(11)

N° 25 Mus. Pal. Univ.

Tav. V, 2

Il frammento di cranio conserva il f.m.; gli esoccipitali sono larghi e fortemente inclinati verso l'alto in avanti; essi portano due grandi condili arrotondati, con gli assi della super- ficie articolare poco convergenti in basso.

I processi articolari mandibolari, molto sviluppati, sono diretti orizzontalmente in fuori. L'estensiom trasversale degli esoccipitali in rapporto al diametro trasverso del cranio è ridotta an- cora di più.

Grande, più largo che alto.

La CAVITÀ CEREBRALE è acces- sibile dal f.m.; essa è piuttosto ampia,

lung~ 25 cm., larga 22 cm. nel punto massimo.

Il frllmmento di cranio è privo quasi completamente della regione tempo- rale. Sono conservati a destra: il processo articolare trasverso e il pro- cesso zigomatico del temporale. Il pro- cesso articolare per la mandibola è molto robusto e ben esteso in fuori.

<< Via dell'Impero >>

Tav. VI

Il cranio è in buone condizioni nella regione occipitale. La faccia occipitale ha una forma sub-pentagonale con diametro trasverso ampio. In alto il sovraoccipitale con il concorso dei parietali forma un'ampia superficie piano-convessa, profondamente inca-·

vata in corrispondenza della fossa del ligamentum nuchae, l'incavo raggiunge il bordo superiore subrettilineo e pro- segue nella doccia mediana, depressa, che separa le bozze parietali. E con- servata la lamina ossea per il legamento.

Sovraoccipitale ed esoccipitale for- mano due ampie bozze parietali, ad assi convergenti in basso e a limiti indefiniti. Gli esoccipitali sono ancora individuabili, almeno nella porzione laterale inferiore, dove s'infiettono e confinano con gli squamosi; sono al- quanto appiattiti ed il loro diametro trasverso è, in proporzione, minore che nel cranio infantile, ma un po' superiore a quello dell'esemplare im- mediatamente precedente. Più obliqui e meno sporgenti in basso i processi articolari per la mandibola.

Il f.m. è ovale, alquanto più largo che alto.

La CAVITÀ CEREBRALE è anche qui accessibile dal f.m., è ampia (27 cm. di lunghezza, 25 cm. di lar- ghezza); il pavimento della parte inizia- le posteriore ha direzione sub-oriz- zontale dal fuori in dentro.

Poichè l'esemplare che si conserva nel Museo delle Origini è inamovibile dal suo supporto, non è stato possibile fotografarlo dalla faccia ventrale. Il disegno della fig. 2 è stato ricavato da un fotomontaggio di fotografie parziali.

Le FOSSE TEMPORALI sono in posizione avanzata (circa metà) sullo asse antero-post. del cranio; le loro pareti post. sono ruotate in avanti in modo che le fosse sono orientate quasi frontalmente con l'asse dorso- ventrale quasi verticale, appena in- clinato in alto e indietro. Manca in buona parte la superficie degli squa- mosi, i quali formano ai lati inferiori della faccia occipitale angoli ben arro- tondati, estesi in senso antera-poste- riore; in concorso con gli esoccipitali formano i limiti inferiori della faccia stessa diretti in alto lateralmente.

<< Pian dell'Olmo >>

Tav. III e Tav. IV In buone condizioni. La faccia occi- pitale è largamente ovoidale, con dia- metro massimo trasverso molto ampio, moderatamente spostato in alto, molto meno che nel cranio più giovane pre- cedente. Tutta la faccia è proiettata in avanti medialmente. La fossa liga- mentum nuchae è molto ampia e sfiora in alto la sommità del cranio dove si unisce alla doccia mediana, piuttosto depressa.

Molto ampie e ben pronunciate le bozze occipitali, che però non hanno asse di orientamento definito. Gli esoc- cipitali non sono più distinguibili. I condili sono incompleti; erano relati- vamente piccoli e sub-triangolari.

Molto incompleto, alquanto più alto che largo.

La CAVITÀ CEREBRALE è ben accessibile dal f.m. e da alcune frat- ture delle pareti delimitanti: è stato quindi possibile trame il calco del cervello (v. pag. 52 e Tav. III, 2). La cavità cerebrale è ampia e mi- sura 30 cm. di lunghezza e 23 cm.

di larghezza.

Il forte sviluppo degli squamosi si riflette nell'ampiezza inferiore delle FOSSE TEMPORALI. Il cranio è fortemente danneggiato dietro ai tiro- panici e ai meati uditivi est. Le fosse temporali sono in posizione forte- mente avanzata, alquanto inclinate in avanti rispetto al piano alveolare dei mascellari, non molto sviluppate in al- tezza; con creste mediane molto pro- nunciate; le pareti post. sono refiesse in avanti, meno però di quanto lo siano nel cranio precedente.

(12)

Faccia ventrale

Base del cranio

(basioccipitale, basisfenoide, tiro- panici, squamosi, palatini, ma- scellari)

Arcata zigomatica

N° 170 Mus. Pal. Univ.

Tab. V, 1; fig. 1 nel testo I lati post. degli squamosi sono estesi in fuori ed ampiamente arrotondati, le docce postglenoidee larghe ma non profonde, i processi trasversi per la articolazione della mandibola molto robusti. Medialmente le bullae tym- panicae, ben sviluppate, si spingono fino ai processi pterigoidei dell'alisfe- noide.

Il diametro trasverso dei timpanici (cm. 8) è pari al 114% di quello dei processi articolari trasversi (cm. 7).

Ben visibili i fori della base del cranio, in particolare i canali alisfenoidei ed i carotidei interni.

Il basioccipitale è arcuato all'estre- mità post. dove costituisce il bordo inf. del f.m. e il pavimento iniziale della cavità cerebrale, anteriormente si estende diritto ed obliquo verso il basso, come il basisfenoide.

l timpanici, come s'è già detto, sono ben sviluppati ed occupano un'ampia superficie avanti e lateralmente al basioccipitale; medialmente e dietro ai processi articolari trasversi degli squamosi, le loro estremità anteriori (processi pte.rigoidei del timpani co) si addossano al bordo posteriore dei processi pterigoidei dell'alisfenoide.

All'altezza del processo articolare tras- verso si aprono le coane nasali interne (c.n.int.) con asse longitudinale leg- germente inclinato verso il basso avanti. Esse sono delimitate inferior- mente dalla volta palatina che s'in- curva ad arco in avanti ed è ispessita da una cresta mediana sagittale. Sotto al palato sporgono in basso, diver- gendo leggermente tra loro, i ptocessi alveolari dei molari. Avanti ad essi si estendono per breve tratto i mascellari con l'alveolo delle piccole difese; essi si allargano lateralmente fino ai processi zigomatici dei mascellari, che sono molto appiattiti.

Manca completamente. Restano le radici del processo zigomatico dello squamoso e del processo zigomatico del mx. a sinistra; dalla loro posizione reciproca si deduce che l'osso zigo- matico era molto lungo e diretto quasi orizzontalmente dal dietro in avanti. Poichè la regione intermedia del cranio (veduta ventrale) è molto lunga, l'arcata zigomatica doveva es- sere anch'essa lunga e quindi relati- vamente stretta, specialmente in avan- ti; subtriangolare.

« Il Crocifisso»

Tav. l; Tav. Il, 1-2 In basso gli squamosi formano gli angoli inferiori della faccia occipi- tale, ben sviluppati.

Anteriormente si aprono le docce postglenoidee ampie e allargate verso l'interno. Lo sviluppo trasversale dei timpanici, che sono male individua- bili, rispetto a quello dei processi articolari trasversi è dell'SO%.

Non sono individuabili i fori della base del cranio.

La regione occipitale ventralmente è ben sviluppata. Il basioccipitale ben arcuato sotto al f.m., si estende diritto e non molto inclinato in basso e avanti; il basisfenoide avanti ad esso prosegue con lo stesso andamento fino alla volta sup. delle c.n.int.

(lungh. 25,5 cm.). l timpanici sono ancora ben sviluppati e si trovano avanti e lateralmente al basioccipitale, medialmente e dietro ai processi arti- colari trasversi; i processi pterigoidei dei timpanici si addossano in basso al bordo posteriore dei processi pteri- goidei dell'alisfenoide, per 2/5 della lunghezza di questi.

All'altezza dei processi articolari tras- versi si aprono le c.n.int. piuttosto basse e larghe, il cui asse longitu- dinale è obliquo in basso e in avanti.

Esse sono delimitate inferiormente dalle ossa palatine, a pavimento ispes- sito posteriormente (per la forma- zione di seni interni) e portano infe- riormente una pronunciata cresta lon- gitudinale mediana. Sotto al palato sporgono in basso i mascellari con i processi alveolari dei molari lenta- mente convergenti in avanti e pochis- simo divergenti in fuori. Avanti ad essi i mascellari e lateralmente i pmx.

si allargano a formare l'ampio ven- taglio tra gli alveoli divergenti delle difese. Il bordo ant. è festonato.

Le arcate sono conservate entrambe, ma alquanto deformate. I processi zigomatici dei mx. sono ben svilup- pati in larghezza e formano con i mx.

i grandi fori infraorbitali per il pas- saggio della branca del trigemino, che innerva tutta la proboscide. Gli ossi zigomatici che vi si articolano in avanti, si restringono subito dopo e divengono molto sottili e depressi;

indietro si raccordano con una lunga sinostosi ai processi zigomatici dei temporali.

La direzione dell'arcata, in posizione fisiologica, di profilo, è suborizzontale, appena declive in avanti. Ventral- mente, a parte la deformazione subita, le arcate zigomatiche sono ovoidali con diametro massimo spostato nel terzo post. con apici largamente ot- tusi.

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