• Non ci sono risultati.

da et DELIRI AMOROSO FRASSINELLI

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "da et DELIRI AMOROSO FRASSINELLI"

Copied!
10
0
0

Testo completo

(1)

da et

DELIRI AMOROSO

FRASSINELLI

(2)

Della stessa autrice in libreria

L ANIMA INNAMORATA CORPO D AMORE. UN INCONTRO

CON GESÙ

MAGNIFICAT. UN INCONTRO CON MARIA LA CARNE DEGLI ANGELI

POEMA DELLA CROCE UOMINI MIEI CANTICO DEI VANGELI

FRANCEsCO. CANTO DI UNA CREATURA LETTERE AL DOTTOR G

MIsTICA D AMORE

(anchein ebook)

PADRE MIO ETERNAMENTE VIVO

(3)

Alda Merini

Delirio amoroso

FVÈÉSSìHELLE

(4)

Il presente volume è stato pubblicato per la prima volta nel 1989 dalla casa editrice il melangolo.

DELIRIO AMOROSO

Proprietà Letteraria Riservata

© 2011 Sperling 8: Kupfer Editori S.p.A.

per Edizioni Frassinelli

Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato speci camente autorizzato dall editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei

diritti costituisce una violazione dei diritti dell editore e dell autore e sarà sanzionata civilmente e

penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modi che.

Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

Ebook ISBN 9788873395034

wwwsperlingit

www.facebook.comzsperlingkupfer

(5)

Alla memoriadi RobertoVolponi e a tutti gli amicidelChimera

chegli hannovolutobene.

(6)

La mia massima aspirazione è di avere un autoambulanza a portata di mano come Salvador Dali. La prima la ebbi a trentaquattro anni, quando, dopo aver letto un oroscopo che mi prediceva una scampagnata allegra, mi vidi agguantata da quattro infermieri che mi buttarono sopra una Croce Verde.

Erano tutti molto affettuosi e allegri. Mi davano grandi manate sulle spalle, io ero orgogliosa: quattro baldanzosi giovani mi colmavano di attenzioni e mi rassicuravano.

«Finalmente», dissi aprendo il nestrino, «un po di aria fresca.»

«Già, già», disse un infermiere, «aria di pianto libero.»

Fui scaricata nell ingresso del Paolo Pini, ma ancora non capivo. Le anime benedette non credono che nel mondo ci sia la violenza. Così restavo in quel luogo tormentoso e infame che è il manicomio.

Dio, che orrenda parola! Cercavo, smarrita, i quattro giovani che si erano volatilizzati, quando mi trovai addosso un demente che mi diede un ceffone dicendomi: «Questo, tanto per cominciare», e se ne andò

con aria altera.

Quando viene calato il sipario di un inaudito teatro, le marionette sono fuori, spente. Noi invano cerchiamo usignoli d amore. Invano cerchiamo ciottoli per oscuri rosari. Il nostro padre è stato analizzato senza la psicanalisi. Buttate via le cliniche psichiatriche che ci difendono dalla follia! Come è grande il delirio!

O donne crudeli, donne che non avete mai provato il dolore e non sapete cosa signi chi. Donne che vi specchiate nei limiti dei vostri gli, guardate bene che non si specchi in loro il vostro inganno. Voi, che per lavoro intendete il puro lavoro manuale o di insegnamento. ca un lavoro sottile che voi non avete mai provato: è il duro crogiolo di Dio, che opera su di me e che a volte mi fa sanguinare.

Questo crogiolo operò nella mia mente e questo forse fu lo s nimento maggiore, al di là dei tormenti sici e mentali. O forse fu questo dolore ancor più alto di tutti a salvarmi. Impregnata com ero di vero dolore biblico, non pensavo a coprirmi le spalle, ed ero diventata così audace e discinta da parere quasi

«invitante» per un ragionamento d amore.

Anche oggi sono così: una donna che trasuda amore e pena. Una donna che trasuda sentimenti di vergogna e tenerezza. Questo sentore vistoso di sofferenza fa il godimento delle umane lussurie. E che cosa non provoca la lussuria dell uomo! Il suo sadismo matura proprio davanti alle carni distrutte.

Perché non erano belle né invitanti, le nostre carni piene di ira e patimento, ma erano servite a generare. Perdonami, quindi, il paragone estremo. C e qualcosa di più amorale di un manicomio? La vergogna delle nudità offerte al sacri cio è stata anche la vergogna di Dio. Fu a questo punto forse, Signore, che io e te abbiamo pianto.

Mia madre guardandomi diceva: «Hai dei anchi ben piantati. Sarai una buona terra».

Una buona terra, già. Una buona terra da fecondare. Ma avevo anche uno spirito e forse di questo mia madre non si accorse. Io ero delicata, schiva, e quel mio corpo prosperoso mi dava fastidio. Mi appartavo chiedendomi se la mia poesia fosse uguale al mio corpo e il mio corpo uguale alla mia poesia.

Volevo essere diafana, dolce e stinta. Forse la trappola cominciò lì.

Sono un essere frustrato dalla demenza.

La demenza era insorta così, un giorno, quando mia madre, nascendo mio fratello, mi disse: «Non

(7)

puoi più studiare: è nato il maschio».

Il maschio a quei tempi era sacro. Il maschio doveva assorbire tutte le riserve morali e siche della famiglia e dell ambiente. Io studiavo: il primo anno di medicina. Volevo una laurea. La laurea per me avrebbe voluto dire una scrivania, un lavoro di tutto rispetto, un sorriso accattivante per il cliente.

Volevo fare il medico. Quando lui mi disse che da un dolore nasce tragicamente un suono, aveva ragione. Mi nacque un ossessione. E l ossessione diventò poesia. Bella, endecasillabica, perché mi fu

anche vietato di suonare. E incredibile l atonia mentale che dà la mancanza della musica. E oltre al

bisturi mancato, alla medicina mancata, mi mancò anche il mio adorato pianoforte.

Così mi rimisi alla sorte. Andando a lavorare in via Verdi, passavo davanti alla Garzanti. Io, adolescente, pensavo sospirando: «Un libro mio, esposto lì dentro, chissà quando!» Dovetti aspettare trentacinque anni, e dico trentacinque. Allora andavo a rifugiarmi in via del Torchio. Forse sono diventata una poetessa perché della poesia non mi importava un gran che; anche se ho divorato libri su libri, anche se il canto l avevo dentro (ma era il canto della vita, e questo non l hanno capito). Essere donna di lettere non signi cava per me non essere donna, e avrei voluto essere anche una buona

madre.

In via del Torchio io ho vissuto la mia prima società poetica. Per società intendo dire che sul divano sedevo gomito a gomito con i grandi della poesia, con la classe del rinnovamento letterario. Io ero troppo piccola per capire cosa facessero quei grandi uomini.

Erba, sempre allegro e dispersivo. Pasolini, taciturno ma pieno di resistenza sica. Turoldo, dalla voce tonante e bellissima, che pareva la reincarnazione della «scapigliatura» redenta.

Eravamo poveri, ma pieni di pazienza e con tanta capacità di assorbimento. Più che una scrittrice io ero la loro mascotte: giovane, taciturna, forse bella, con due anchi di cui mi vergognavo e che cercavo

di nascondere.

Manganelli era un bonaccione. Mi sbriciolava nella scollatura del vestito e rideva, ma aveva anche un sorriso tenero. Erba pareva sempre in cerca di un aquilone che gli sfuggiva di mano.

Schwarz, a un certo punto, mi propose la pubblicazione del mio primo libro: La presenza di Orfeo.

Tutti mi volevano ospite ma io declinavo gli inviti. Ero molto attaccata alla mia famiglia. Molti mi volevano sposare, io optai per tre medici contemporaneamente, e non ne sposai nessuno. E quando

decisi di entrare in convento, credetti di aver fatto una buona scelta.

Eravamo tutti tra ìcanti di merce spirituale. E gli intellettuali si nascondevano dietro grossi volumi per poter sbirciare le gonne delle belle signore.

Ripensando ai trascorsi in via del Torchio, dico che sì, quelli furono tempi sereni, ma non del tutto, in quanto io non ero alla ricerca della poesia, bensì della verità.

Culturalmente appagata, scrissi La presenza di Orfeo. La presenza di Orfeo è il lamento dell anima che si trova nell inferno idrico del corpo. Che non riesce a uscire dalle tenebre. L anima che tende a rompersi, a mettersi in contatto con il divenire ma che rimane inspiegabilmente ferma nelle fauci di Pluto. Io sono ancora in bocca a quel misero cane. Questo cane l ho chiamato ma a. La ma a è il sotterfugio dell invidia terrena che ti colpisce a tradimento, che ha interrotto il suono musicale delle mie

(8)

ombre.

Alle nove scatta il marchingegno Se non vado in psichiatria, se non mi assento, comincia a divorarmi l angoscia e mi muore l anima. Allora la vado a rianimare, ma per far questo metto in serio pericolo l avvenire del corpo, e quindi mi spavento. Due contemporanei spaventi non possono esistere, e io tremo di vergogna.

Mi chiedono spesso quanto rende la poesia. In denaro credo proprio che non mi renda nulla, ma a livello sico mi tiene in forma l intestino. Questa assurda parentela, lungi dal commuovermi, mi fa arrabbiare. Si può dire che n dall inizio, n dal tempo dello sviluppo, questa dannazione mi ha perseguitato: un corpo così violento, prosperoso e disarmonico e un anima fatta di latte e di miele.

Capisco che queste cose non vanno d accordo. Quando questo equilibrio si guasta entra in ballo la psichiatria. Per far funzionare quella macchina prodigiosa che è l anima-corpo del poeta, bisogna andare in psichiatria.

Anche il malato di mente ha il suo fascino. I malati di mente sono scivolosi come il pantano, come le sabbie mobili. Ci si muore dentro. E la malattia mentale è un mulinello che ti prende e tante volte non

ti rende alla vita.

Questa donna che dopo il coito non vuole morire né essere soppressa è la donna nuova dei nostri tempi, che lungi dal partorire il verbo lo pronuncia. La donna poetessa che fa giustizia in nome del proprio eloquio e che gurativamente rappresenta il linguaggio ha una sua gura: ha centralizzato e vivi cato questi segni di cultura.

Essendo matta anch io, di ìdo dei matti. Se ci lasciamo giocare anche da loro, guriamoci dai benpensanti, sorretti dalle guardie, dalle discipline e dalle cartelle cliniche. Così di ìdai per lungo tempo di Dino Campana, dicendo a me stessa che tutto sommato i Canti oi ci erano una dimensione periferica di Dino e che la verità centrale dell autore consisteva nella follia. In realtà per il malato la follia è il suo centro di vita. Egli è sempre impegnato nella lotta contro la sua ombra. Sì, certo, Campana fu sviato da ciò che dovevano essere i suoi interessi. Mi è caduto l occhio su un passo dove parla della benevolenza delle assistenti sociali: non sono d accordo con lui. Intanto queste donne non dovrebbero mai avvicinarsi a un poeta. Quando incontrano il poeta lo smembrano, lo studiano con cautela, lo valutano e gli danno un prezzo. Ma soprattutto gli fanno delle diagnosi mediche a scopo cautelativo.

Campana portato in mano dalle dame di San Vincenzo mi fa veramente paura. È lì che diventa pericoloso: quando incappa in sorgenti di malessere così acute e terribili come il perbenismo borghese.

Anch io, come lui, sono stata manipolata da loro, da quella loro aria accorta e su ìciente di gente perbene. In effetti questa gente ha in mente una cosa sola: il proprio benessere. Che i propri orari, persino quello della defecazione, non vengano guastati. Sono loro che fanno il manicomio, ancor prima

dei medici.

Se l arte è una dura sostanza, percorrila in silenzio. Non troverai alcun uomo in fondo ad aspettarti.

Né troverai l ulivo della tua pace migliore. Se l arte è profonda come tua madre, ascoltala in silenzio: è lì

che si muore.

(9)

È la mia religione perenne quella che mi costringe a vivere, non la mia Poesia: quella dolce fanciulla ossequiosa è ormai scomparsa nei segreti della mia memoria. Ma quando la memoria ha segreti?

Quando si «smemorizza».

Io vivo nell aperto dell Anima. Io non ho più segreti.

Castelli dei miei silenzi, castelli dei miei dolori, tempi di oscure meraviglie. Cantano fuori i canti della notte spietata. E tu orisci dentro quelle spezie amarissime e sorde del ricordo. Perché mi hai fatto male? La prigione io l avevo vissuta, e prigioniera mi hai rifatta con il canto dell amore.

Allora ti dedico un canto, e dentro questo canto è come un pugno la tua domanda quando mi chiedi:

«Com è che sei trascorsa dalla Verità alla follia?» Non lo so, non voglio saperlo, è così bello perdersi.

Esistono anime così leggere e numismatiche che si chiamano s ngi. A volte uno si addormenta e lentissimamente perde l anima. L anima è quella cosa nascosta che sa di sudaticcio, che opprime e comprime e che di solito non si rallegra. Si torce e si dispera.

Chi ha molto da rallegrarsi dell anima, lo dica, lo dica pure. Ma chi può rallegrarsi di un corpo assente? A volte l anima si capovolge e presenta un deretano tremendo.

Quando l anima nitrisce, lo fa in modo clamoroso e non conciliabile con la massa del corpo. E poiché l anima nitrisce a dispetto del corpo, avvengono strane simbiosi con la psicanalisi.

Il pianto ingiurioso della malattia mentale non è pianto autentico, è pianto inutile.

A volte penso di entrare in convento, ma nessuna fede si abbraccia perché fuori non c e che il niente.

Dio non è un alternativa all amore terreno. Dio deve essere una scelta, un tocco come di pianoforte di musica. Quando ti tocca Dio, a volte inorridisci perché fa anche spavento. Quando ero in manicomio, e vedevo l erba dalla parte delle radici, ero convinta (e ancora lo sono) che il grande tessuto, il grande arazzo della volontà divina lo vedano gli angeli, mentre noi, incamminati verso l indolenza o il sacri cio estremo, non comprendiamo nulla. Il dif cile è accettare che persone disonorate e senza scrupoli facciano scelte per te che solo Dio può fare. Questo grande interrogativo se sia lecito strappare la volontà dalle mani di Dio, mi rende sommamente irata verso l uomo. E per questa domanda grande e inutile, sono stata punita. Ma io, di questo, mi assolvo.

Quando sono molto triste piango. Ho costruito una casa di sogno sopra il laghetto del Getsemani.

Perché proprio là? Perché io adoro la mia religione e il mio Cristo.

In quel luogo tranquillo ho costruito una capanna molto dolce dotata di aria e di miele. Lì vado a

vivere con lui. Ci stendiamo piano sul terreno duro e sogniamo insieme. È bello sognare gli identici

sogni, quei sogni che hanno solo gli emarginati e i lontani. Sogni deboli e forti come le anime dei bambini. Noi siamo nudi perché i vestiti non riescono a coprirci: siamo buoni e siamo apprezzati dagli angeli.

Esistono collane antichissime chiamate «le collane dei Profeti» e altro non sono che i capelli di Sansone, che danno forza all uomo qualora sia in corretto rapporto con la natura.

(10)

Sono molto belle a vedersi, ma non le ha mai viste nessuno, però si sa che esistono.

Tutta la chiromanzia è alla continua ricerca del luogo ove sono sepolte. Queste collane sono talismani, e non giacciono per terra bensì nell aria e sono quasi invisibili a occhio nudo. Senonché a volte avverti un fruscio come di qualcosa che ti passa vicino, e stranamente esulti, e torna l uomo amato, e la rosa nalmente si apre. Tu cominci a meravigliarti del mondo perché queste collane che passano nell aria ti hanno s orato. Tu cominci persino a benedire, e diventi benevolmente pazzo, come il Santo Francesco. E le negromanti e le cartomanti, che non sanno cosa siano, non le troveranno mai, perché queste collane vaganti sono le ali degli angeli.

Cristo non ha voluto le esequie. Pensate un po cosa direbbero i becchini attuali: proprio per non dar soldi a loro, Cristo se ne è andato in silenzio, dopo essersi mostrato in modo clamoroso. Ciò è giusto e sacrosanto. Naturalmente dico questo senza aver intenzione di offendere la Chiesa. Per carità, le mie sono ridicolaggini di uno scrittore maldestro.

Anche pensare che Cristo non ha mai voluto un deposito bancario mi fa piacere. Signi ca che era effettivamente, oltre che glio di Dio, un grande iniziatore.

Il glio di Dio doveva essere romantico, languido, stupendo, bellissimo. Ma che diavolo dico! Il diavolo e Dio non vanno d accordo. E come mai questo anticristo osò «tentarlo»? ...Ma non aveva altro da fare? Perché lo rovinò nella quarantena e nel digiuno? ...Mamma mia che confusione di persone, di sesso, di astrazione... Il Cristo emerge sì, ma è materno, e ciò mi fa paura: le sue braccia allargate e il suo petto ahimè senza mammelle...

Ebbi una visione, un giorno, di un Dio che cadeva pesantemente dalla croce, mentre qualcosa mi avvertiva che era l ora di un terribile crogiolo artistico e spirituale. Fu come se un violento spodestatore del paradiso entrasse nell Eden del mio amore.

Una cosa simile dovette accadere al principio della creazione, quando Lucifero imperò su Satana.

La religione cattolica, a volte così piena di paradossi, riesce a rovinare anche gli intimi interessi dell uomo, e la sua ricerca di Dio. Dio è libertà, e non è disonore. Dio perdona. Soltanto gli uomini

sono gli eterni accusatori. Forse per questo è nato il femminismo. È certo che la donna ha un corpo in

tutto simile a quello dell uomo e che deve avere la libertà d amare e non solo di soggiacere ai desideri maschili. Con questo non voglio dire che l uomo sia uguale alla donna e viceversa.

Ma nessuno deve misurarsi con Dio, bensì ricordarsi che Dio è sommamente misericordioso con chi

ha peccato o trasgredito. Per la verità questo è il diario di una colpa non commessa. Ho sempre avuto abbastanza giudizio per capire che certe condizioni vanno rispettate. Per questo ho chiamato i dieci comandamenti «i suoi dieci gli». Perché il loro giudizio ha dannato l anima mia. Ci fu un tempo in cui pensai di essere preda del demonio, ma non era vero. Credo proprio che il demonio ignorasse una simile sciocca che si era sovraccaricata di veleno cattolico. Proprio sciocca perché Dio è libertà assoluta.

Io sono stata tradita: non so da chi. Un giorno calò una nube grigia sulla mia esistenza. Una nube senza colore. Di ìcile che gli uomini possano muovere il cielo, ma a volte si servono degli indovini per questo. Per via di calderoni, di serpi e delle streghe fui mandata lontano dalla mia vecchia patria, dove non conobbi più nulla. Fui sotterrata in psichiatria. Per via dell onore, per via del potere. Il «diario» fu il mio passaporto per una follia densa di amore e di povertà. Io sono povera, soltanto l obolo degli amici mi consente di vivere. In questo c e romanticismo, ma io resto fondamentalmente povera, mentre vorrei

Riferimenti

Documenti correlati

per iscrizioni VIVIANA: 320 1183479 KATIA: 338 1014947 PROGETTO ALTRO CON-TATTO. Comune di Jesolo -

soprano, baritono, tenore G.Verdi dall’Opera Luisa Miller.. Quando le sere

Lorenzo Decaro Tenore Giovanni Guerini Baritono Alessandro

Educazione della voce per testimoniare Cristo - Dio ci ha dato il dono della parola affinché possiamo testimoniare agli altri il suo modo di agire nei nostri confronti; affinché il

Perciò ammonisco tutti i miei frati e li incoraggio in Cristo affinché, dovunque essi trovino parole divine scritte (divina verba scripta), come possono, le vene- rino e, per quanto

comportamento della moglie, della cortese amicizia che lo legò a Dante; e poi del sentimento di generosità dei Malaspina verso Dante e della sua sincera, commossa gratitudine, che

il ricordo o la consapevolezza della propria guida spirituale e quindi, poiché la radice del sentiero mahayana è il pensiero altruistico che aspira all'illuminazione e

«La Fondazione sarà socia unica di una società (S.r.l.) che si prenderà a cuore la continuazione del servizio delle Onoranze funebri e tutti gli introiti di questa società