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I lavoratori iscritti nelle liste di mobilità: caratteristiche e percorsi lavorativi Alto Milanese, Magentino-Abbiatense e Rhodense

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20 aprile 2007

I lavoratori iscritti nelle liste di mobilità:

caratteristiche e percorsi lavorativi

Alto Milanese, Magentino-Abbiatense e Rhodense Anni 2004 e 2005

In questa nota si presenta una sintesi dei risultati di uno studio1 sui lavoratori residenti nelle circoscrizioni di Legnano, Rho e Magenta-Abbiategrasso che, a fine 2005, sono iscritti nelle liste di mobilità.

Attraverso la lettura di tale materiale, ci si è posti un duplice obiettivo: da un lato, si è inteso tracciare le caratteristiche di questa fascia di manodopera sia da un punto di vista anagrafico sia con riferimento alla storia professionale, dall’altro si è cercato di ricostruire, dove possibile, il percorso successivo alla messa in mobilità. La procedura seguita è stata quella di incrociare il contenuto della banca dati Mobilist con quello relativo alle cessazioni e agli avviamenti degli archivi amministrativi dei Centri per l’Impiego. La ricerca, attuata per fasi successive2, ha portato all’enucleazione di una base di riferimento che ha costituto il punto di partenza da cui si è sviluppata l’analisi.

1 LE CARATTERISTICHE DEI LAVORATORI IN MOBILITÀ

Lo stock di lavoratori iscritti nelle liste di mobilità ammonta, a fine 2005, a 5.436 persone. Di queste, 4.288 sono afferite ai Centri per l’Impiego di Legnano, Rho e Magenta-Abbiategrasso nel biennio compreso tra il 2004 ed il 2005, mentre, negli altri casi l’entrata in lista a seguito di un’espulsione per motivi legati all’eccedenza occupazionale è antecedente.

Un primo dato che emerge dall’analisi è il diverso peso tra chi gode del diritto all’indennità (60,5%) e chi, invece, ne è privo (39,5%)3. Si tratta di due categorie che presentano dei tratti piuttosto differenziati e che, come vedremo, hanno performances distinte per quanto attiene il loro reingresso nel mondo del lavoro.

Passando all’esame delle caratteristiche socio-demografiche, la disaggregazione dei dati per genere fa emergere che tra i lavoratori con indennità prevale la componente maschile, mentre tale tendenza si inverte se si osservano le percentuali relative alla mobilità senza indennità. Il posizionamento dei generi nelle due condizioni resta invariato negli anni presi in esame, anche se, nel 2005, tende ad

1 Le analisi sono state svolte nell’ambito del progetto LESAC, un’iniziativa finalizzata a condurre uno studio preparatorio all’adozione di una serie di misure relative al tema della gestione delle eccedenze di manodopera.

2 Il primo passo è stato quello di isolare il sottocampione dei soggetti in mobilità dal 2004 e dal 2005 (con e senza indennità), per, poi, procedere all’abbinamento, mediante il codice fiscale della persona e la data del licenziamento, con i files relativi alle cessazioni degli stessi anni, per poter attingere ulteriori informazioni relative all’esperienza lavorativa interrotta (settore di attività, qualifica). L’esito di tale operazione, se ha permesso di acquisire elementi di analisi aggiuntivi, è stato una riduzione della base campionaria, in quanto per motivi di natura diversa (interruzione del rapporto avvenuto fuori dalla provincia di Milano, mancata segnalazione della cessazione, ecc.) solo una parte dei

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accentuarsi la forbice tra la componente maschile e quella femminile e, quindi, a crescere la quota di donne priva del sussidio. Questo dato può essere correlato ad una minore presenza di lavoratori con integrazione nel settore terziario, nel quale, spesso, confluisce una quota consistente di forza lavoro femminile.

Variabile Tipo Totale

indennità Con Senza indennità

Genere

Maschi 56,8% 41,7% 51,8%

Femmine 43,2% 58,3% 48,2%

Totale 100,0% 100,0% 100,0%

Classi di età

Fino a 19 0,0% 0,0% 0,0%

20-24 0,2% 2,2% 0,9%

25-29 1,8% 6,6% 3,4%

30-34 4,5% 14,3% 7,8%

35-39 7,7% 15,7% 10,3%

40-44 11,3% 17,1% 13,2%

45-54 48,1% 33,7% 43,3%

55 e più 26,4% 10,4% 21,0%

Totale 100,0% 100,0% 100,0%

Lavoratori in mobilità per tipologia di mobilità, sesso e classi di età. Fonte: OML – Provincia di Milano, CDRL.

Per quanto riguarda l’età, si evidenzia uno scostamento rilevante tra i due sottogruppi: se i lavoratori con indennità si concentrano tre quarti (74,5%) nelle classi più anziane (oltre i 45 anni), tale incidenza scende al 44,1% tra coloro che, al contrario, non godono di alcuna indennità, per i quali il peso delle diverse coorti è distribuito in maniera più omogenea.

Quanto emerso a livello generale trova una sua corrispondenza anche nella lettura del dato suddiviso per anno (2004 e 2005), anche se va rimarcato come, in termini relativi i lavoratori over 45, nel 2005, diminuiscono di peso rispetto al totale della forza lavoro mobilità. Questo fenomeno si verifica in entrambe le tipologie, seppur ciò avvenga in maniera più accentuata tra coloro che sono senza sussidio.

Non solo l’età ed il genere sembrano differenziare le tipologie esaminate: anche prendendo in considerazione le caratteristiche lavorative di questi soggetti, i due sottogruppi evidenziano peculiarità ben distinte.

Relativamente alla qualifica, la messa in mobilità con indennità appare connotare in misura maggiore le professioni più elevate (intellettuali e ad elevata specializzazione, tecnici), da un lato, e le figure operaie intermedie (conduttori di impiegati e operai semiqualificati), dall’altro, mentre

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0,0% 5,0% 10,0% 15,0% 20,0% 25,0% 30,0%

Legislatori, dirigenti e imprenditori Prof. intell., scient. di

elevata spec.

Professioni tecniche Impiegati Prof. qual. nelle at.

comm. e servizi Artigiani, operai spec.

e agricoltori Cond. di impianti e op.

semiqual.

Professioni non qualificate

Totale

Senza indennità Con indennità

Lavoratori in mobilità per tipologia di mobilità e qualifica professionale. Fonte: OML – Provincia di Milano, CDRL.

Anche in questo caso, l’analisi del dato differenziata tra i due anni presi in esame.

Se, da una parte, restituisce i medesimi andamenti rilevati a livello generale, dall’altra, mette in evidenza alcune tendenze più recenti che paiono particolarmente significative. Esaminando i pesi delle diverse qualifiche nel 2004 e nel 2005, si osserva, infatti, come sia diminuita la quota relativa alle professioni più elevate (i dirigenti passano dallo 0,4% allo 0,2%, le professioni intellettuali e ad elevata specializzazioni dal 4,3% al 2,1%, le professioni tecniche, infine, scendono dal 28,4% al 17,6%), impiegati e addetti alle vendite presentano valori sostanzialmente immutati (intorno al 15- 16% nel primo caso e al 5% nel secondo), mentre cresce la percentuale rappresentata dalle professioni operaie e dal personale non qualificato in genere.

Passando ad un livello di lettura ancor più puntuale, merita di essere sottolineato l’aumento (di oltre dieci punti percentuali) dei conduttori di impianti tra coloro che percepiscono un’indennità di mobilità, e una crescita, seppur meno marcata (4,4 punti percentuali) di figure non qualificate tra coloro che, al contrario, non ricevono alcuna indennità.

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Qualifica 2004 2005

indennità Con Senza

indennità Totale

indennità Con Senza

indennità Totale

Legislatori, dirigenti e imprenditori 0,4% 0,3% 0,4% 0,1% 0,4% 0,2%

Prof. intell., scient. di elevata spec. 4,9% 3,1% 4,3% 2,5% 1,3% 2,1%

Professioni tecniche 30,5% 23,1% 28,4% 20,9% 11,8% 17,6%

Impiegati 14,6% 16,9% 15,2% 12,4% 22,6% 16,2%

Prof. qual. nelle at. comm. e servizi 3,6% 9,5% 5,3% 2,4% 10,7% 5,5%

Artigiani, operai spec. e agricoltori 13,2% 12,5% 13,0% 19,3% 16,8% 18,4%

Cond. di impianti e op. semiqual. 12,3% 12,5% 12,3% 22,6% 10,1% 18,0%

Professioni non qualificate 20,6% 22,0% 21,0% 19,7% 26,4% 22,2%

Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%

Lavoratori in mobilità per tipologia di mobilità e qualifica professionale. Anni 2004 e 2005. Fonte: OML – Provincia di Milano, CDRL.

La lettura per attività economica mette in luce, ad una prima disamina, una polarizzazione tra i lavoratori dei settori industriali, da un lato, e quelli del terziario, dall’altro. Se i primi si concentrano in misura maggiore nella categoria di coloro che godono dell’integrazione salariale, al contrario, i secondi sono maggiormente rappresentati nel gruppo di chi ne è privo. All’interno dei macrosettori vi sono, comunque, delle differenziazioni relative ai diversi comparti, che nella maggior parte, dei casi riflettono, comunque, la tendenza rilevata a livello generale e, solo in parte, se ne discostano.

Attività economica Tipo Totale

indennità Con Senza indennità

DA Ind. alim., bevande e tabacco 2,6% 0,6% 1,9%

DB Ind. tessili e abbigliamento 20,6% 12,5% 18,0%

DC Ind. conciarie, cuoio, pelle 1,5% 5,7% 2,9%

DD Ind. legno e prodotti in legno 0,0% 1,2% 0,4%

DE Fabb. pasta-carta, carta; stampa, editoria 1,6% 2,8% 2,0%

DF Fabb. coke, raffinerie 0,6% 0,0% 0,4%

DG Fabb. prod. chimici, fibre sint. e artif. 11,1% 1,3% 8,0%

DH Fabb. art. gomma, mat. plastiche 3,5% 1,3% 2,8%

DI Fabb. prod. della lav. di min. non met. 0,6% 0,1% 0,5%

DJ Prod. metallo e prodotti in metallo 12,4% 8,7% 11,2%

DK Fabb. macchine ed app. meccanici 12,6% 4,4% 10,0%

DL Fabb. macch. el. e app. el. ed ottiche 10,7% 5,3% 9,0%

DM Fabb. mezzi di trasporto 5,3% 0,6% 3,8%

DN Altre industrie manifatturiere 0,5% 1,8% 0,9%

E Prod. e distr. energia elettrica, gas e acqua 0,4% 0,0% 0,3%

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Come si può osservare, infatti, i dati confermano il posizionamento dei differenti comparti nelle due tipologie di mobilità, fatta eccezione per le attività delle industrie conciarie, del legno, delle attività afferenti all’editoria e alla stampa e delle altre industrie manifatturiere, nelle quali sono sovrarappresentati i soggetti senza indennità. In altri casi, le differenze sono del tutto poco significative e, comunque, solo una piccolissima quota dei lavoratori del terziario, sembra godere di indennizzi di mobilità.

Il confronto tra quanto avvenuto nei due anni mette in luce il dato eclatante relativo al comparto tessile, che, tra il 2004 e il 2005, ha triplicato il proprio peso, passando dall’8% al 24,4%. Anche gli altri servizi pubblici, sociali e personali evidenziano una crescita consistente (da 4,2% a 8,6%), benchè assestata su un livello meno elevato. Diverse tipologie di attività economica, di contro, mostrano un andamento opposto, e vedono, nello stesso periodo, calare il peso dei lavoratori interessati dalla mobilità. Si tratta, in particolare, della metalmeccanica (DJ, DK, DL, DM), nella quale si verifica però un’inversione di tendenza rispetto alle quote interessate o meno da indennità.

In altre parole, se è vero che diminuisce la percentuale complessiva della forza lavoro di tali settori coinvolti in procedimenti di mobilità, in tutti aumenta, nei due anni, il peso di coloro che non percepiscono alcuna indennità.

2 DOPO LA MOBILITÀ

Dopo aver analizzato le caratteristiche dei lavoratori che nel 2004 e nel 2005 sono stati oggetto di procedura di mobilità, concentriamo ora l’attenzione su quali siano stati i percorsi di lavoro successivi. La ricerca di questi soggetti nella banca dati degli avviamenti dei Centri per l’Impiego evidenzia come, per alcuni di essi, vi sia stato un rientro nel mercato del lavoro. Si tratta di una lettura finalizzata non tanto a quantificare gli esiti di tale reingresso4, ma, piuttosto, ad evidenziare indicatori qualitativi che possono fornire spunti per l’individuazione di alcune criticità da tenere in conto quando si ragiona di politiche attive del lavoro, di soggetti in difficoltà occupazionale, di formazione e orientamento. Spesso gli interventi che vengono attuati dai soggetti preposti genera risultati insoddisfacenti e poco efficaci a causa della loro a-specificità e genericità, mentre la progettazione di azioni specifiche e mirate potrebbe ottimizzarne l’esito e l’impatto sulle economie locali nonché, da non sottovalutare, sugli aspetti di carattere sociale che le difficoltà occupazionali generano.

Nel 33,8% dei casi si è avuto, tra il 2004 e il 2005, una qualche forma di impiego subordinato. Se si guarda lo stesso dato per tipo di mobilità, si vede però che, mentre i soggetti cessati con indennità che risultano avviati nel 27,8% dei casi, tale quota sale al 45,9% nel caso di assenza di ammortizzatore. Tale dinamica appare trasversale e indipendente dall’appartenenza o meno ad alcune categorie specifiche (es. donne, over 40), anche se, comunque, sembra esistere un maggior problema di reingresso per i soggetti più maturi.

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0,0% 10,0% 20,0% 30,0% 40,0% 50,0%

Totale Donne Over 40

Totale

Senza indennità Con indennità

Quota di rioccupati per tipologia di mobilità. Fonte: OML – Provincia di Milano, CDRL.

Considerando il bacino di riferimento come il territorio che comprende le tre circoscrizioni di Legnano, Rho e Magenta-Abbiategrasso, il 74,8% di tali avviamenti è avvenuto in imprese dell’area, realtà che hanno mostrato una capacità di riassorbimento maggiore nel caso di soggetti con indennità. Infatti, se il 20,7% dei lavoratori di questa tipologia è stato avviato in un territorio diverso dai tre considerati, tale quota sale al 30,7% nel caso di chi non gode di alcun sostegno economico di supporto.

Un ulteriore elemento di riflessione riguarda i percorsi dal punto di vista delle qualifiche e dei settori. Il dato evidenzia un quadro che potrebbe essere letto in modo positivo, anche se con tutte le cautele dovute alla non assoluta affidabilità delle informazioni registrate negli archivi utilizzati:

oltre il 70% dei lavoratori che si rioccupa trova un impiego con la stessa qualifica che aveva alla cessazione, se non addirittura con una migliore, e ciò è vero soprattutto nel caso dei soggetti senza indennità di mobilità. Ora, le spiegazioni di questa dinamica possono essere diverse e sarebbe necessaria un’indagine di approfondimento di tipo più qualitativo per una corretta interpretazione.

Un’ipotesi che si può avanzare è quella di una migliore qualità dell’impiego in cambio di una

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l’urgenza di trovare un’occupazione gioca da elemento incentivante ad accettare, da un lato, impieghi differenti da quelli svolti in precedenza (con una perdita della professionalità acquisita e la forzatura a reinventarsi in ruoli diversi), dall’altro a ricercare collocazioni equivalenti o anche migliori limitando il soddisfacimento di altre esigenze, quali ad esempio la stabilità contrattuale o la vicinanza del luogo di lavoro.

Variabile Lavoratori

Con

indennità Senza

indennità Totale

Area di avviamento

% Avviamenti in imprese dell'area 79,3% 69,3% 74,8%

% Avviamenti in imprese di altre aree 20,7% 30,7% 25,2%

Qualifica di avviamento

% con la stessa qualifica della cessazione 47,4% 40,7% 44,3%

% con qual. inferiore a quella della cessazione 26,0% 26,7% 26,3%

% con qual. superiore a quella della cessazione 26,6% 32,6% 29,4%

Settore di avviamento

% nello stesso settore della cessazione 62,3% 39,5% 53,3%

% da industria a industria 75,7% 44,7% 63,4%

% da industria a servizi 12,9% 16,2% 14,2%

% da servizi a servizi 7,5% 30,8% 16,7%

% da servizi a industria 3,9% 8,3% 5,6%

Quota di rioccupati per tipologia di mobilità, area, qualifica e settore di avviamento. Fonte: OML – Provincia di Milano, CDRL.

I dati esposti fino ad ora individuano nella presenza / assenza di indennità un fattore determinante per le modalità qualitative e temporali di ricerca di una nuova occupazione. Di conseguenza, le caratteristiche personali e professionali dei lavoratori che si riavviano tendono a perdere di importanza. Quel che si può evidenziare è una forse inaspettata quota di lavoratrici donne tra coloro che, senza sostegno economico, si rioccupano (57%), superiore a quella relativa alla forza lavoro femminile con indennità (37,5%) ma anche a quella maschile appartenente alla stessa tipologia – ovvero senza indennità (43%).

Rispetto all’età, tra coloro che si rioccupano, troviamo una sovrarappresentazione dei soggetti senza indennità di età superiore ai 45 anni, da un lato, e di quelli appartenenti alla fascia 30-34 dall’altro.

È possibile immaginare come, soprattutto per la forza lavoro più matura, si tratti, comunque, di una strada difficile, percorsa sotto la spinta di una necessità economica in un’età nella quale l’onere dei carichi familiari è spesso ancora intenso e la pensione non così vicina nel tempo. D’altra parte si può presumere che i soggetti che, al contrario, godono di un’indennità, ritengano di non avere la stessa urgenza e che magari, con l’ausilio di qualche collaborazione occasionale, possano posticipare la ricerca attiva.

Secondo la legge, un’assunzione a tempo pieno e indeterminato dei lavoratori in mobilità che percepiscono un’indennità comporta la sospensione di tale sussidio; il riflesso di questa procedura si evidenzia nelle bassi percentuali riferite ad avviamenti di lavoro standard per questa tipologia di

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Tipologia contrattuale Tipo Totale

indennità Con Senza

indennità

Apprendistato 0,0% 0,5% 0,2%

CFL / inserimento 0,0% 0,5% 0,2%

Interinale 12,0% 11,3% 11,7%

Interinale part time 1,1% 1,1% 1,1%

Lavoro a domicilio 0,0% 0,0% 0,0%

Tempo determinato 80,7% 59,5% 71,1%

Tempo determinato part time 2,6% 12,6% 7,2%

Tempo indeterminato 2,8% 6,6% 4,5%

Tempo indeterminato part time 0,7% 7,9% 3,9%

Rapporti di 1 giorno 0,0% 0,0% 0,0%

Totale 100,0% 100,0% 100,0%

Quota di rioccupati per tipologia di mobilità e contratto di avviamento. Fonte: OML – Provincia di Milano, CDRL.

La qualifica di avviamento riflette quanto visto prima rispetto alla polarizzazione della forza lavoro nelle due tipologia di mobilità: i lavoratori senza indennità, maggiormente rappresentati nel settore dei servizi, si ricollocano in professioni impiegatizie o relative alle attività di vendita e dei servizi alla persona. D’altra parte, i soggetti che usufruiscono dell’indennità sono presenti con percentuali maggiori nelle qualifiche operaie, specializzate e non.

Cercando di tracciare un quadro riassuntivo dei principali elementi emersi, sembra di poter affermare che si conferma l’ipotesi di partenza, secondo la quale la modalità di mobilità genera esiti di percorsi differenziati. La quota di quanti si rioccupano successivamente alla messa in mobilità è risultata assai maggiore tra coloro che non usufruiscono di alcuna indennità e ciò non appare attribuibile a nessun altro elemento che non sia quello della necessità economica. L’altro elemento di criticità si può individuare nel fatto che vi sia una stretta correlazione tra presenza di indennità e macrosettore di attività, una polarizzazione che va a scapito delle attività dei servizi dove spesso è anche maggiore la concentrazione di lavoratori appartenenti a quelle categorie, donne, personale non qualificato, che spesso presentano già di per sé difficoltà di (re)ingresso nel mondo del lavoro.

Il dover cercare un’occupazione sotto la spinta dell’urgenza economica, spesso, come abbiamo visto in un’età non più giovane, genera, inoltre, una serie di problemi collaterali che vanno dalla perdita della professionalità acquisita negli anni, alla mancanza di investimento nella riqualificazione, ad una serie di problematiche di ordine sociale che, comunque, gravano sui territori.

D’altra parte la presenza di indennità sembra porre il lavoratore in una sorta di limbo di attesa, dal quale emergere solo in prossimità della scadenza di tale supporto economico.

Ovviamente è molto difficile individuare quale possano essere le strade da percorrere. Certo è che sarebbe necessario porre le basi per stimolare i lavoratori ad una ricerca attiva di un impiego indipendentemente dall’urgenza economica, incentivandoli ad un investimento in riqualificazione o aggiornamento delle proprie competenze, da un lato, e alla valorizzazione dell’esperienza acquisita

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