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INNOVAZIONE MOTORE DELLO SVILUPPO

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Academic year: 2022

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S S E E RV R VI IZ Z I I A AL L LE L E M M IC I CR RO O P P M M I I

P P RO R OF F . . D D OM O ME EN NI I CO C O P P OS O S C C A A

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Indice

1 INNOVAZIONE MOTORE DELLO SVILUPPO --- 3 2 RIPENSARE IL MODELLO ORGANIZZATIVO DELLO STUDIO DEL COMMERCIALISTA

NELL’ERA DELLA SCARSITÀ --- 9 3 IL CAPITALE UMANO AL SERVIZIO DELL’INNOVAZIONE E DELLO SVILUPPO --- 12 BIBLIOGRAFIA --- 16

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1 Innovazione motore dello sviluppo

I servizi di consulenza alle imprese low/medium-tech

Gli ultimi trent’anni hanno rappresentato una fase di cambiamento epocale, come raramente se ne vedono nella storia dell'umanità. Averlo vissuto come professionisti al servizio delle imprese ci impone di trarne gli insegnamenti. I macro-fenomeni che hanno mutato il volto del globo e che hanno ricadute profonde sul nostro paese e sul tessuto imprenditoriale vanno attentamente esaminati per ripensare l’attività dei commercialisti.

Evitando interpretazioni eccessivamente sbrigative tendenti con troppa leggerezza a una visione unidimensionale delle cose che non rende giustizia alla crescente complessità del contesto in cui viviamo.

Dopo anni in cui si è parlato solo di finanza e servizi si sta tornando a riflettere sulle conseguenze della perdita del settore manifatturiero e sulla necessità di una

“reindustrializzazione” del nostro paese da Nord a Sud. La storia economica recente dimostra che

“intensità” industriale, benessere dei territori ed equilibrio sociale siano fra loro correlati.

I capitali finanziari si muovono freneticamente fra settori e territori. Gli impianti industriali italiani, sono invece profondamente radicati nelle aree che li ospitano, non sono “mobili”. Ogni scelta d'investimento è, per certi versi, una scommessa sul futuro dell'economia mondiale, ma anche sui territori in cui produciamo.

Pensiamo ai tanti distretti industriali del paese. Obiettivo primario di ogni politica economica, prima che industriale, dovrebbe essere la ricerca della competitività dell'impresa, ovvero la ricerca dei vantaggi competitivi nel medio-lungo periodo nel quadro concorrenziale generale. Da essa, a cascata, deriva il lavoro dei professionisti, dei commercialisti, dei lavoratori dipendenti, del gettito fiscale e, in definitiva, del benessere comune. Oggi, peraltro, la concorrenza non riguarda esclusivamente le aziende. E’ una concorrenza fra Paesi, fra regioni e fra

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giurisdizioni, che hanno interesse ad attrarre investimenti produttivi. Il successo delle imprese e quello dei territori si intrecciano indissolubilmente in forme sempre più complesse.

Non a caso Michael Porter, direttore dell'Institute for Strategy and Competitiveness all'Harvard Business School, i cui contributi alla teoria della gestione d'impresa sono celeberrimi, da anni studia il “vantaggio competitivo delle nazioni”. Analizzando concretamente il loro comportamento attraverso la lente del “vantaggio comparato” e della “catena del valore”, Porter perviene a una definizione che può rappresentare un sistema di riferimento per orientare le politiche pubbliche: un Paese è “competitivo” nel momento in cui le aziende che operano sul suo territorio sono in grado di competere con successo nell'economia globale e di assicurare, nello stesso tempo, standard di vita elevati e crescenti al cittadino medio.

La competitività di una nazione dipende dalla sua capacità di utilizzare e combinare al meglio il capitale umano, le risorse finanziarie e quelle naturali a disposizione.

E’ un dato di fatto che i Paesi tecnologicamente avanzati non abbandonano le produzioni di base e intermedie. Queste perdono via via peso rispetto a quelle più complesse, ma il PIL di una nazione evoluta è la sommatoria di attività profondamente diverse tra di loro, che si collocano a tutti i gradini della scala tecnologica. Gli standard di vita crescenti per la popolazione dipendono dalla produttività, cioè dal rapporto fra output (produzione) e la quantità di input utilizzati. I commercialisti, in questo processo, sono una sorta di agevolatori, combinatori di input. Partecipano alla combinazione dei fattori produttivi.

Storicamente, gli aumenti di produttività, scrive Gianfelice Rocca, derivano dalle grandi innovazioni di portata rivoluzionaria che liberano risorse sconvolgendo gli equilibri consolidati. Talvolta il cambiamento è così radicale e repentino che coinvolge non solo un singolo settore industriale,ma a cascata, virtualmente, tutta l'economia.

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Si pensi ai cambiamenti avvenuti negli ultimi trent'anni nel campo dell'information and communication technology. Il fax è ormai preistoria se paragonato alla connettività costante che oggi ci consente di scambiare in ogni momento contenuti di qualsiasi tipo, mentre la distanza fisica e ormai ridotta a una variabile irrilevante .

II mutamento tecnologico avvenuto nelle comunicazioni esercita un effetto leva sulla produttività : riducendo le distanze e avvicinando i luoghi della produzione, libera il tempo delle persone. Ciò comporta, inevitabilmente, una migliore allocazione dei fattori produttivi.

L’attività dei commercialisti è stata profondamente rivoluzionata dall’avvento delle nuove tecnologie. La gestione delle pratiche di contabilità e l’elaborazione delle dichiarazioni dei redditi fino a ( soli ) venti anni addietro avveniva manualmente su registri cartacei, calcolatrice alla mano e i modelli di dichiarazione dei redditi si compilavano a penna ( al più con la macchina da scrivere ).

La diffusione del PC e dei software dedicati hanno completamente stravolto la stessa organizzazione degli studi professionali. Eppure questa innovazione che possiamo definire “di processo” non è altro che l’applicazione di diverse innovazioni “rivoluzionarie” come il PC e i software user friendly introdotti da Microsoft, IBM e Apple.

L’innovazione incrementale

L'innovazione, tuttavia, è un tema sul quale molti aspetti sono ancora sottovalutati. Le conquiste di produttività sono solo parzialmente legate all'innovazione “rivoluzionaria” di carattere tecnologico. La stessa innovazione tecnologica non coincide tout court con una nuova scoperta o con un'invenzione. Deve essere “gestita”, portata dentro i mercati, resa fruibile. Come nel caso citato che riguarda i commercialisti. Un ruolo centrale lo riveste l'innovazione

“combinatoria” e “incrementale”, ossia la capacità di incastrare al meglio i fattori della

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produzione. L'innovazione non procede solo per grandi salti. Vi è una graduale accumulazione di conoscenza, che non porta necessariamente alla sostituzione rivoluzionaria di metodi e prodotti del passato, ma che, al contrario, li migliora, li integra e li trasfigura, al prezzo dell'incessante lavorio di intere generazioni. In ambienti aziendali o governativi si tende spesso a sottovalutare la possibilità evolutiva di alcuni settori considerati maturi e ad abbandonarli per concentrarsi su aree più innovative.

E’ quindi fondamentale considerare questi aspetti, perchè l'innovazione e le sue caratteristiche influiscono in modo deterrninante sul tessuto sociale e sulla ricchezza dei territori. L'innovazione rivoluzionaria cambia in profondità la vita delle persone ma, quasi sempre, ha un impatto sulla distribuzione del lavoro e della ricchezza assai meno rilevante e spesso diseguale in confronto a quella “incrementale”. L'innovazione rivoluzionaria, inoltre, è rara, spesso “giovane” e si fonda su “talenti straordinari”. L'innovazione “incrementale” ha bisogno, invece, di “talenti ordinari” e si alimenta della conoscenza cumulativa acquisita nel tempo, ovvero dell’esperienza .

Commercialisti innovatori incrementali

I commercialisti sono l’archetipo perfetto degli innovatori incrementali, nel settore dei servizi di consulenza resi alle imprese. Con l’esperienza accumulata nel tempo e nell’utilizzo delle nuove tecnologie, attraverso l’ausilio reso agli imprenditori (sopratutto più piccoli ), i commercialisti hanno fatto crescere la consapevolezza dei vantaggi derivanti dal loro utilizzo da parte dei clienti : firma digitale, home banking, F24 telematico, solo alcuni degli esempi. La valorizzazione dell'esperienza è necessaria affinchè i vantaggi dell’innovazione si presentino agli imprenditori clienti come un aspettativa ragionevole di miglioramento.

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Quella del professionista - come quella dell'imprenditore - si presenta, sovente, come un'intelligenza combinatoria e incrementale, trasformando le intuizioni e le scoperte in materia per fare cose concrete. L'innovazione incrementale ambisce a migliorare i sistemi che già esistono, renderli più efficienti, più veloci e più economici. Al contrario, l'innovazione radicale è spinta dalla tecnologia e approda a nuovi prodotti sull'onda di una scoperta o di un'invenzione con effetti di vasta portata. Ma il rapporto dell'innovazione incrementale con la tecnologia non è necessariamente meno forte. Essa ha, infatti, a che fare proprio con il “raffinamento tecnologico”

di tutta una serie di prodotti e servizi: fra i due tipi di innovazione c’è spesso un rapporto di simbiosi.

I commercialisti sono una categoria professionale giovane. Senz’altro tra le meno caratterizzate dal familismo. Sono pochi i commercialisti, rispetto ad esempio agli avvocati, che ereditano la professione e le attività dai genitori. La stessa assenza di esclusive ne caratterizza la carriera per merito più che per appartenenza. Il merito ha premiato molti commercialisti consentendo loro di intraprendere carriere importanti anche nei casi di modesti natali. I commercialisti, tuttavia, operano in un contesto fortemente polarizzato, in una società caratterizzata da grandi diseguaglianze. Secondo lo scienziato politico statunitense Charles Murray le società occidentali negli ultimi cinquant'anni hanno sperimentato una crescente polarizzazione sociale e la forbice si allarga. Le marcate diseguaglianze fra gruppi sociali si accompagnano a una progressiva segregazione geografica fra popolo ed elite. Sul piano strettamente politico, la prognosi di Murray è preoccupante: non solo le elite non riescono più a svolgere la loro funzione storica di “bussola valoriale” per il resto della popolazione, ma non sono più nemmeno in grado di comprenderne appieno le esigenze e i problemi. Questa è forse la ricetta perfetta della disgregazione sociale. Le diseguaglianze, ci ricorda Murray, tendono a perpetuare se stesse: gli effetti della diseguaglianza di reddito sono tanto più profondi nel momento in cui portano,

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sostanzialmente, gli individui tra loro simili ad arroccarsi in gruppi omogenei difficilmente accessibili per gli outsider. La sola forza abbastanza potente da superare questa tendenza delle diseguaglianze a perpetuarsi è la crescita economica . I commercialisti e, i professionisti in generale, in quanto implementatori della conoscenza possono attivare l'acceleratore sociale.

Le diseguaglianze tendono a essere meno vistose nei Paesi che hanno un robusto sostrato industriale. E l’Italia è tra questi. La forma che una società assume, quanta a relativa eguaglianza o diseguaglianza, dipende dal modello economico adottato. Il capitalismo industriale, con tutti i suoi difetti e gli eccessi pure rinvenibili nelle fasi più tumultuose del suo sviluppo, ci ha regalato una società più mobile. Secondo la condivisibile tesi sostenuta da Rocca, la mobilità sociale è maggiore (e la diseguaglianza minore) dove l'innovazione incrementale è al centro del modello di sviluppo. In sostanza dove maggiore è la presenza di settori medium tech, anche a scapito di settori bigh tech.

Per medium tech l’autore intende l'insieme dei settori definiti medium-low/ medium- high tech, come la produzione dei derivati della plastica, la raffinazione del petrolio, l'industria della plastica, la nautica, la meccanica (che ha , per inciso, gran parte del valore aggiunto del Nord Italia), la chimica, l'elettrotecnica, l’automotive, il medicale, la diagnostica e la produzione di strumenti medicali. Tutte produzioni tipiche della nostra economia. Possiamo aggiungere, tra i servizi forniti alle imprese, che quelli dei commercialisti rientrano a pieno titolo in questa categoria. In una logica combinatoria di competenze e di esperienze che consente una feconda contaminazione.

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2 Ripensare il modello organizzativo dello studio del commercialista nell’era della scarsità

L’investimento continuo in innovazione è condizione essenziale per sostenere il vantaggio competitivo del professionista in genere e del commercialista in particolare. Chi non è in grado di far evolvere il proprio patrimonio di competenze e conoscenze al pari delle evoluzioni dell’ambiente esterno rischia di peggiorare la sua performance economica.

Nel nostro paese ai professionisti non è riconosciuto alcun incentivo o stimolo all’innovazione sul modello di quelli che il sistema fornisce alle imprese. L’innovazione è importante in quanto influenza la competitività, le forme organizzative e la loro evoluzione, il capitale umano e l’occupabilità dei lavoratori. Le competenze dei professionisti assumono particolare rilevanza nella dinamica innovativa. È pacifico che le organizzazioni e le persone non sono soggetti passivi dei risultati dei processi innovativi. Quanto più l’innovazione pervade i processi operativi, tanto più è opportuno parlare della sua adozione da parte di persone e organizzazioni, piuttosto che del suo impatto su persone e organizzazioni.

Cerchiamo di capire qual è e quale può essere il comportamento dei commercialisti in tema di innovazione e quali sono le criticità da affrontare e gestire. L’introduzione di un’innovazione, infatti, modifica le dimensioni fondamentali del lavoro, lo spazio decisionale, il grado di autonomia e di discrezionalità, modifica il portafoglio di competenze applicabili nel lavoro, richiedendo in alcuni casi, l’acquisizione di nuove competenze, in altri ridefinendo l’importanza relativa di ciascun cluster di competenze. L’innovazione, inoltre, modifica le regole formali e informali che influenzano i comportamenti organizzativi. In generale, infatti, quanto più diffusa è l’innovazione, tanto più pervasivi sono i cambiamenti, tanto maggiori tendono ad essere le inerzie nei comportamenti delle persone coinvolte nei processi operativi. I modelli organizzativi di uno studio professionale devono ispirarsi a questo principio che, se declinato nel modo giusto, consente al

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commercialista di poter affrontare al meglio le sfide del mercato. Semplicemente perchè essere frugali non è un vezzo o un atteggiamento balordo. E’ semplicemente la chiave per la sopravvivenza. Chi opera in un contesto ricco di risorse non può comprendere le esigenze di chi si trova davanti a scarsità di ogni tipo. Questo può essere un grande vantaggio competitivo dei commercialisti rispetto ad altri professionisti o alle grandi consulting che non hanno la piena percezione della limitatezza delle risorse che caratterizza le PMI e le MPMI italiane. Un vantaggio doppio. Da un lato, cogliendo al volo le difficoltà del cliente, si rafforza il rapporto empatico con questo. Dall’altro si acquisisce un lavoro consulenziale che altre strutture non reputano interessante ne remunerativo. Tornando alle risorse limitate, innanzitutto, si deve fronteggiare la scarsità di capitale. Molto semplicemente, la disponibilità delle risorse finanziarie nel nostro paese è limitata.

Le banche sono conservatrici e il venture capital, per ora, scarsamente sviluppato. Di conseguenza, il commercialista innovatore non può permettersi di investire da solo risorse significative nella sua organizzazione. Ma se lo facesse insieme ad altri colleghi la sua capacità d’investimento potrebbe contare su un effetto moltiplicatore straordinario e le risorse che possono liberare, ad esempio, 50 commercialisti che si associano, sarebbero sufficienti a stravolgere completamente l’organizzazione del lavoro, con miglioramenti evidenti nel livello quali- quantitativo del servizio offerto.

In secondo luogo, il commercialista innovatore deve fronteggiare, in particolare nell’ultimo periodo di scarsa affluenza agli ordini professionali, la scarsità di collaboratori e partner qualificati.

Selezione di giovani motivati

Il problema della selezione dei giovani può essere affrontato in modo da rendere un servizio agli studenti e alle università. In Italia il collegamento formazione-lavoro è sempre stato debole.

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italiane e l’impennata degli iscritti all’Albo dei dottori commercialisti ed esperti contabili negli ultimi venti anni testimoniano quanto sia forte e sostenuta la domanda di formazione universitaria per il successivo esercizio della professione economica. L’attuale offerta formativa si caratterizza per la varietà dei programmi e dei piani di studio, per l’indiscussa autorevolezza degli insegnamenti e dei docenti. Una carenza, tuttavia, si individua nell’inadeguata conoscenza dei laureati - che si apprestano ad iniziare il periodo di praticantato - delle problematiche e delle specificità di uno studio professionale. Sarebbero importanti incontri formativi e di orientamento per fornire agli studenti di Economia conoscenze in merito all’impianto normativo e regolamentare della professione di dottore commercialista ed esperto contabile ed alle fondamentali tecniche di gestione di uno studio professionale, in modo da rappresentare da un lato il giusto completamento del bagaglio di conoscenze necessarie alla preparazione degli studenti orientati alla libera professione economica, dall’altro un ottimo metodo di selezione di giovani futuri collaboratori e partner di studio. Non dimentichiamo che la pratica professionale può iniziare già dall’inizio della c.d. laurea specialistica.

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3 Il capitale umano al servizio dell’innovazione e dello sviluppo

Oltre che con la pervasiva scarsità, i commercialisti innovatori devono anche confrontarsi con una schiera di clienti, piccoli imprenditori parsimoniosi ma esigenti. Con fatturato e reddito limitati. In Italia tra le 6,5 milioni di partite iva aperte (il dato comprende sia imprese che lavoratori autonomi), ce ne sono almeno la metà che guadagnano meno di 20mila euro all’anno e un quinto che ne guadagnano meno di 10mila. Molte di queste persone sono molto attente a ciò che comprano, oppure non comprano affatto. Questo comporta di rivedere e ripensare radicalmente i prezzi dei servizi offerti. Parliamo di potenziali clienti molto consapevoli del concetto di valore.

Possono guadagnare poco, ma sono anche tendenti all'acquisto e rigettano le offerte che non danno un grande valore aggiunto rispetto alle offerte già esistenti. I commercialisti innovatori devono sviluppare proposte di valore maggiori a prezzi minori o comunque abbordabili. La sobrietà diventa così un must da cui non si potrà prescindere.

L'intelligenza combinatoria è il segreto del low/medium tech, e i servizi dei commercialisti possono agevolare la diffusione e l’efficienza delle combinazioni. Ripartiamo dalla realtà, consapevoli dei limiti e dei vantaggi del modello italiano. Bisogna avere il coraggio di ripensare noi stessi alla luce di quanto avviene intorno a noi. La nostra matrice produttiva non è poi cosi diversa da quella della Germania. Il modello manifatturiero italiano è dotato di grande capacita di esportare. Siamo il primo Paese esportatore mondiale di ben 249 prodotti . Con leadership in varie categorie merceologiche, dai mobili ai rubinetti e alle valvole. Non sono certo ambiti di innovazioni rivoluzionarie ma sono prodotti di cui il mondo non può fare a meno.

L'innovazione è sopratutto quella incrementale, evolutiva, sulla quale agisce l'intelligenza combinatoria dell'imprenditore, cioè la sua capacità di «arrangiare» i diversi fattori dell'innovazione

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anche a un forte miglioramento della produttività nei servizi, allo sviluppo di startup in settori di frontiera, ma soprattutto alIa difesa del successo italiano nel campo del low/medium tech. Qui si può esplicare in pieno il ruolo dei commercialisti, consulenti personalizzati dell’imprenditore che deve combinare al meglio le tecnologie esistenti, nella situazione di mercato in cui si trova.

II principale insegnamento che ci arriva dalla Germania è che il successo si costruisce, nelle infinite nicchie di specializzazione, impegnandosi in un continuo processo di miglioramento, nella convinzione di poter differenziare i propri prodotti grazie all'innovazione incrementale. Non bisogna quindi aver paura dell’assenza delle innovazioni rivoluzionarie in grado di cambiare il mondo. Il successo del medium tech nelle esportazioni dei Paesi più sviluppati mostra come questo settore sia il più grande combinatore di innovazioni di tutti i tipi: quelle incrementali come quelle rivoluzionarie.

Dall'altra, la permanenza e la crescita del medium tech sono fattori fondamentali di successo e di coesione sociale che aiutano a consolidare una società meritocratica ma non eccessivamente divaricata, fondata sul merito ordinario - senza con questo penalizzare quello Straordinario -, ricca di opportunità per tutti. Per emanciparsi dalle sue debolezze l'Italia ha bisogno di cambiamenti profondi, ma deve anche imparare a esaltare i propri punti di forza. I commercialisti, partner privilegiati dell’imprenditore, sono chiamati ad ampliare la gamma di servizi con riferimento, ad esempio, alla produttività del lavoro e del capitale fisso. Le imprese italiane hanno un gap del 30 % da recuperare rispetto a quelle tedesche. Le ricerche di Mediobanca sulle imprese medie italiane e tedesche (spesso imprese medium tech) dimostrano che a livello di margine operativo lordo percentuale (che in una certa misura esprime la competitività industriale) i due campioni sono equivalenti, mentre le imprese italiane sono svantaggiate per carico d'interessi finanziari e fiscalità. I maggiori interessi sono frutto di una minor capitalizzazione. Altri studi, a

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loro volta, mostrano che la minore capitalizzazione è conseguenza del maggior carico fiscale negli anni.

I commercialisti possono indicare alle imprese le soluzioni finanziarie più idonee per favorire una maggiore capitalizzazione anche alla luce delle recenti misure legislative che agevolano l’accesso al mercato dei capitali da parte delle aziende più piccole. Oltre che suggerire pianificazioni fiscali accurate al fine di ridurre al massimo consentito il carico tributario e previdenziale che grava su queste.

La consulenza alle imprese per favorire l’innovazione e la produttività

Il vero valore di un modello del genere è l'abitudine e l’attitudine al lavoro comune, tra professionisti e tra questi e le imprese. Superando steccati e diffidenze fra gli uni e le altre. Per favorire una migliore “combinazione” di talenti straordinari ma, sopratutto, di quelli ordinari, come ci ricorda Gianfelice Rocca. Questo modello vale in particolare per le piccole e piccolissime realtà produttive, tipica clientela dei commercialisti, più che delle grandi consulting che non arrivano a gestire imprese di piccole dimensioni. Considerando inoltre che molti fondi per la ricerca industriale derivano da programmi europei, è fondamentale che i commercialisti esperti di finanziamenti alle PMI promuovano la partecipazione, in forma organizzata, ai bandi, favorendo collaborazioni fra imprese, anche di territori diversi. Le strategie per il capitale umano e l'innovazione non possono essere promosse solo attraverso una singola legge. Occorre agire sul contesto. I commercialisti possono essere il driver ideale a tale scopo per esaltare i punti di forza delle imprese italiane e per indirizzare le risorse scarse nella giusta direzione.

In una visione che intende modificare profondamente numerose condizioni di contesto e contare su un un forte quadro di continuità, di coerenza, di mutuo sostegno tra una molteplicità di

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politica, ma anche per l’incapacità diffusa - tra i professionisti e tra gli imprenditori - di comprendere che il mondo stava rapidamente cambiando. Per raggiungere l’obiettivo bisogna puntare su diversi elementi: innovazione, produttività, capitale umano, merito ordinario, coesione sociale, mobilità intergenerazionale e intra-generazionale. In una rinnovata cultura della condivisione. Le imprese da una parte e i professionisti dall’altra. In una logica di forte sussidiarietà e con una apertura a reti e filiere produttive e al terzo settore no profit, per liberare e integrare davvero le tante risorse e le best practices che nel nostro paese restano oggi compresse e costrette al “fai da te”.

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Bibliografia

 DIRITTO E MANAGEMENT DEL COMMERCIALISTA, Domenico Posca, Ad Maiora, 2017

 Jugaad Innovation, di Navi Radjou, Jaideep Prabhu, Simone Ahuja, Edizione italiana a cura di Giovanni Lo Storto e Leonardo Previ ( Ed.Rubbettino,2014)

 Commercialista 2.0, Domenico Posca, Giuffrè, 2015

 Gianfelice Rocca, Riaccendere i motori - Innovazione , merito ordinario, rinascita italiana, ed. Marsilio (2014)

Riferimenti

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