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LEGGI DI FACCIATA PER UN PROBLEMA DI FONDO

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Academic year: 2022

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LEGGI DI FACCIATA PER UN PROBLEMA DI FONDO

E’ realmente divenuta una chimera la convivenza pacifica tra persone di culture e religioni diverse? Da ciò che sta accadendo in questi mesi sembrerebbe proprio di sì. Anche in una città ritenuta tranquilla come Parma, nonostante i fatti di cronaca che l’hanno riguardata negli ultimi anni, si è verificato un grave episodio, sul quale aleggia l’ombra di un male dilagante: il razzismo. Difatti un giovane studente ghanese è stato malmenato da alcuni vigili che lo ritenevano erroneamente uno spacciatore. Tutto ciò ormai non fa quasi più notizia, in questo clima caratterizzato da una xenofobia spesso immotivata, sembra che ogni crimine venga commesso da extracomunitari. Ad amplificare e peggiorare tale situazione sono specialmente i mass-media, che spesso ritraggono indifferentemente tutti gli stranieri come dei delinquenti senza scrupoli, mentre è la maggior parte di essi a svolgere onestamente quei lavori che, seppur indispensabili, sono ritenuti miserabili. Il governo è intervenuto tramite un decreto legge basato su due punti fondamentali: l’attribuzione del potere d’allontanamento persino al prefetto e l’ampliamento delle cause che permettono l’allontanamento del cittadino, anche comunitario. Tuttavia queste soluzioni mi sembrano superficiali e demagogiche, in quanto si tratta di un problema ideologico radicatosi nel corso dei secoli fin dall’antica Grecia. Già nel V secolo a.C. ad Atene, in seguito alla sconfitta nella guerra del Peloponneso, salirono al potere i cosiddetti “Trenta Tiranni”, i quali, per ingraziarsi il popolo, attuarono una politica che mirava all’eliminazione dalla città dei meteci, quelli che noi chiamiamo immigrati. Il giornalista del quotidiano “La Repubblica” Stefano Rodotà afferma, nel suo articolo “Un clima pericoloso”, che è necessario chiudere questa “fabbrica della paura”: non è una questione di leggi, ma bisogna promuovere la fiducia nei confronti degli stranieri. Questi molto spesso sono spinti dalla condizione di odio e disprezzo in cui vivono a commettere reati, anche se ciò non può e non deve esser un alibi in ogni circostanza; occorre, infatti, presupporre che chi emigra in un altro stato ne rispetti le leggi e le tradizioni. La convivenza è possibile soltanto tramite una collaborazione di intenti, che è però molto difficile senza esempi positivi provenienti da chi detiene il potere. Dal momento che, purtroppo, viviamo in una società in cui non conta ciò che uno pensa ma conta come si appare agli occhi degli altri e dove tutti si uniformano al “branco”, occorre che siano le autorità a compiere il primo passo, con provvedimenti che siano mirati a risolvere le basi del problema e non isolate situazioni di cronaca.

Articolo scritto il 05.11.08 Francesco Mastroberardino III C

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