QUINTA SETTIMANA DI AVVENTO Lunedi 15 Dicembre
La Parola di Dio (Mt 21, 33-46)
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai capi dei sacerdoti ed agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto.
Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: / “La pietra che i costruttori hanno scartato / è diventata la pietra d’angolo; / questo è stato fatto dal Signore / ed è una meraviglia ai nostri occhi”? / Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
Commento:
I capi dei sacerdoti stanno mettendo alla prova Gesù circa l’autorità che gli permette di ammaestrare le folle o compiere segni. La seconda parte di Matteo 21 contiene dunque le sue risposte, che comprendono anche la parabola dei vignaioli omicidi.
Lungo tutto l’Antico Testamento (in particolare Isaia 5), la vigna ha simboleggiato il luogo di azione del popolo di Israele. I lavoranti nella vigna, dunque, rappresentano precisamente il popolo ebraico, ostile ai messaggi del Padre (padrone della vigna) attraverso profeti (servi) ed erede (Gesù stesso).
I sacerdoti, tuttavia, non riconoscono il significato della parabola o il riferimento a loro stessi tanto che, a domanda specifica di Gesù, sono loro sessi ad augurarsi che i vignaioli paghino per questo atteggiamento e che gli venga tolta la vigna.
Il passaggio può anche essere interpretato come l’ufficiale “trasferimento” della vigna da Israele - bloccato nel rifiuto del Salvatore perché non corrispondente ai loro “requisiti” - alla nuova Chiesa.
L’interpretazione - soggetta a critiche da parte di vari esegeti - non toglie comunque nulla al fatto che il lavoro nella “vigna del Signore” non è un privilegio, ma un servizio ed una responsabilità, perché la vigna dovrà “dare frutti a suo tempo”.
- Sono attento ai segni o ai “profeti” che il Signore invia nella mia vita? Oppure li ignoro per
“continuare a fare come sempre”?
- Come vivo il servizio (ad esempio la catechesi in parrocchia o la responsabilità in AC)? Con responsabilità e dedizione oppure perché mi dà una certa visibilità o un riconoscimento personale?
Preghiera: Adoro il lunedì Ti prego, Gesù,
fa che con la tua grazia io non mi stanchi mai di cercarti e di adorarti con tutto il cuore.
Insegnami a conoscerti e ad amarti per imparare da Te
ad incontrare e prendermi cura degli altri e a vivere in pienezza la mia vita.
Fa che il mio cuore non si inorgoglisca, non cerchi cose più grandi delle mie forze;
fa che si apra al mondo con il Tuo sguardo di compassione e di misericordia
e che nel mio cuore trovino eco le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti, dei poveri soprattutto e che sappia anche partecipare con ciò che sono
a portare un po’ di Cielo in terra.
Affido a te, Maria, tutti noi giovanissimi e giovani affinché ci accompagni,
ciascuno con la propria vocazione, in un cammino che non abbia paura di fidarsi ed affidarsi a Gesù,
ma che tenda verso l’alto e che profumi di santità, per la gioia del mondo intero.
Maria, Madre della Chiesa prega per noi.
Santi e Beati dell’Azione Cattolica pregate per noi.
Martedì 16 Dicembre
La Parola di Dio (Mt 1, 18-24)
In quel tempo. Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Commento
Con l’inizio della Novena, la Liturgia ci presenta le figure chiave che ci aiutano a comprendere il mistero del Natale: Maria, Giuseppe, Elisabetta e Zaccaria. Esse stesse costituiscono quattro atteggiamenti differenti per approcciare l’Evento.
Il primo è Giuseppe, discendente di Davide e promesso sposo di Maria, di cui è più vecchio (cosa non infrequente, all’epoca). Pur brevemente, l’evangelista descrive l’angoscia di Giuseppe. In fondo lui, da Maria, si attendeva la “normalità”: un matrimonio “normale”, una famiglia “normale” con dei figli
“normali”. E invece la vede dolorosamente e misteriosamente incinta, cosa che - secondo la legge giudaica - dovrebbe bastare per condannarla a morte violenta. Tuttavia, da “uomo giusto” (e innamorato), è intenzionato a mantenere il segreto.
Ecco dunque l’apparizione angelica nel sonno, pronta sia a consolare e consigliare Giuseppe, sia a sconvolgere ulteriormente la sua vita. Giuseppe ora sa che dovrà rinunciare ai suoi progetti “normali” per fare spazio a quelli eccezionali che si stanno facendo strada attraverso Maria. Ed è in questo contesto che acquista ancora più valore il suo carattere di “uomo giusto”: non solo in grado di essere magnanimo concretamente per proteggere la persona che ama, ma anche di affidarsi totalmente ad un disegno più alto.
- Rispetto alla figura di Maria, nei Vangeli Giuseppe ha spesso un ruolo più secondario, che va sfumando o sparendo con il proseguire del racconto. Giuseppe, da questo punto di vista, è una figura che lavora “ai margini”. Sappiamo riconoscere e dare riconoscimento a chi “lavora ai margini” nelle nostre vite? Siamo capaci di sostenere gli altri lavorando ai margini?
- Come ci poniamo nei confronti degli “imprevisti” che scombussolano le nostre vite, i nostri progetti? Li ignoriamo o li ascoltiamo, affidandoci?
Preghiera (Madeleine Delbrel) Ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito,
ma c'è uno Spirito che soffia in tutti i luoghi.
C'è gente che Dio prende e mette da parte.
Ma ce n'è altra che egli lascia nella moltitudine, che non «ritira dal mondo».
E' gente che fa un lavoro ordinario,
che ha una famiglia ordinaria o che vive un'ordinaria vita da celibe.
Gente che ha malattie ordinarie, lutti ordinari.
Gente che ha una casa ordinaria, vestiti ordinari.
E' la gente della vita ordinaria.
Gente che s'incontra in una qualsiasi strada.
Costoro amano il loro uscio che si apre sulla via, come i loro fratelli invisibili al mondo amano la porta che si è rinchiusa definitivamente dietro di loro.
Noialtri, gente della strada, crediamo con tutte le nostre forze che questa strada, che questo mondo dove Dio ci ha messi è per noi il luogo della nostra santità.
Noi crediamo che niente di necessario ci manca,
perché se questo necessario ci mancasse Dio ce lo avrebbe già dato.
Mercoledì 17 Dicembre
Parola di Dio (Lc 1, 1-17)
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
Commento
L’incipit del Vangelo di Luca ci introduce la figura di Zaccaria. Il testo premette che si tratta di un uomo retto e irreprensibile con un compito di responsabilità nella società giudaica, quello del sacerdote, mediatore tra dio e gli uomini. Eppure, nonostante le premesse e il “Non temere”, Zaccaria resta profondamente intimorito dalla presenza dell’angelo da dimostrarsi, come narrerà nei versetti successivi l’evangelista, incredulo all’annuncio della futura maternità della moglie rispondendo infatti «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni» (Lc 1,18).
Timore e incredulità, dunque. Un mix estremamente frequente per un cristiano, tanto che anche apostoli
“fidati” come Pietro e Tommaso - pure con sfaccettature differenti - finiranno per incapparvi. Gioca in tutti questi casi la capacità di Dio e di Gesù di agire al di fuori dei confini delle possibilità umane perché, come dice l’Arcangelo Gabriele a Maria, “nulla è impossibile a Dio”. Tuttavia non dobbiamo disperare di non riuscire a comprendere, l’incredulità e il dubbio sono sentimenti profondamente umani, attraverso cui è necessario passare per provare a comprendere l’Avvenimento più grande ma vanno superati dalla Fede per poter accogliere la Parola nella sua pienezza.
- Quanto ci interroghiamo sulla nostra fede? Si tratta di una cosa che diamo per scontato, oppure ogni tanto ci lasciamo “mettere in crisi” dall’incredulità?
- Quali sono (sono stati) i nostri momenti di smarrimento, timore ed incredulità rispetto alla nostra fede?
Preghiera: Salmo 9
Gioirò ed esulterò in te,
canterò inni al tuo nome, o Altissimo.
Il Signore sarà un rifugio per l’oppresso, un rifugio nei momenti di angoscia.
Confidino in te quanti conoscono il tuo nome, perché tu non abbandoni chi ti cerca, Signore.
Cantate inni al Signore, che abita in Sion, narrate le sue imprese tra i popoli.
Giovedì 18 Dicembre
Parola di Dio (Lc 1, 19-25)
In quel tempo. L’angelo disse a Zaccaria: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».
Commento
Il Vangelo di oggi conclude il brano di ieri, raccontandoci del mutismo di Zaccaria. Una privazione che è la conseguenza dell’incredulità di Zaccaria, della sua incapacità di ascoltare e accogliere la Parola di Dio. E se è successo a lui, sacerdote integerrimo intento a svolgere i suoi compiti, così può succedere anche a noi. Ci diamo tanto da fare per essere dei buoni cristiani, aiutando con la catechesi, l’animazione liturgica in parrocchia, con l’animazione per i bambini, il servizio nelle associazioni, ma forse troppo spesso non ci fermiamo ad ascoltare la Parola di Colui che dovrebbe essere al centro del nostro fare. Dobbiamo dunque imparare ad ascoltare, altrimenti continueremo a fare una serie di cose – anche belle e importanti – ma per una Persona che non conosciamo affatto, o peggio, solo per sentirci a posto con la coscienza, come i Farisei.
- Quanto spazio dedichiamo alla Parola di Dio nelle nostre giornate? La riteniamo effettivamente una “fonte” necessaria per dare senso alla nostra quotidianità oppure è solo una cosa formale?
- Quanto usiamo il “fare cose” come scusa per evitare l’introspezione a cui ci porta l’ascolto della Parola?
Preghiera (Charles de Foucauld) Padre mio,
io mi abbandono a te, fa di me ciò che ti piace.
Qualunque cosa tu faccia di me, Ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto.
La tua volontà si compia in me,
in tutte le tue creature.
Non desidero altro, mio Dio.
Affido l'anima mia alle tue mani Te la dono mio Dio,
con tutto l'amore del mio cuore perché ti amo,
ed è un bisogno del mio amore di donarmi
di pormi nelle tue mani senza riserve con infinita fiducia
perché Tu sei mio Padre.
Venerdì 19 Dicembre
Parola di Dio (Lc 1, 39-46)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». / Allora Maria disse: / «L’anima mia magnifica il Signore».
Commento
Gli ultimi protagonisti della Liturgia della Novena sono Maria ed Elisabetta. Maria è testimone molto concreta di sollecitudine, poichè viaggia per circa 150 chilometri da Nazaret ad una “città di Giuda” per raggiungere la cugina anziana, in attesa di Giovanni. L’evangelista sottolinea il saluto di Maria e la risposta di Elisabetta, cosa che dovrebbe essere irrilevante trattandosi di convenevoli tra cugine. Invece in quest’occasione il saluto di Maria è una sorta di dono per Elisabetta, dal momento che la fa sussultare di gioia insieme al piccolo Giovanni.
Ma in fondo questo incontro cordiale richiama in noi ogni nostro piccolo incontro quotidiano. Ogni nostra relazione, in fondo, ci richiede un piccolo grande sforzo per “andare incontro all’altro”, per farsi vicini nel momento di un bisogno. Ed è proprio questa sollecitudine che cambia il mondo, facendoci sussultare di gioia.
- Maria compie un viaggio molto impegnativo per rispondere ad un bisogno. Quanto investiamo nelle nostre relazioni? Siamo pronti a dedicarvici fino in fondo, oppure si tratta solo di relazioni “di facciata”?
- Quali presenze o notizie ci fanno “sussultare di gioia”?
Preghiera: Magnificat
L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Sabato 20 Dicembre
Parola di Dio (Lc 1, 57-66)
In quel tempo. Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati.
All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Commento
La bizzarra vicenda del mutismo di Zaccaria si conclude con un inedito tira e molla sul nome del bambino. Tutti infatti cercano di dargli un nome in linea con la tradizione ebraica, ma Elisabetta e Zaccaria hanno già capito che quel bimbo non appartiene a loro: è stato solo affidato loro “in custodia”, prima che possa essere segno potente per tutto il popolo di Israele. Perchè tutti comprendano questo, tuttavia, è necessario un piccolo prodigio, costituito dalla riacquisizione della voce da parte di Zaccaria che, dopo vari mesi, ormai tutti davano per definitivamente muto.
Lo stesso succede a volte nelle nostre vite: ci attacchiamo così tanto alle usanze, al “si è sempre fatto così”, da non accorgerci dei piccoli segni straordinari che la vita ci pone innanzi. La presenza del Signore Gesù invece ci stimola quotidianamente a rompere questo schema mentale, se sappiamo porci in Suo ascolto senza pregiudizi.
- A volte persone o questioni spinose vengono affidate alla nostra cura. Quando cerchiamo di affezionarci ed “appropriarci” ad esse, senza renderci conto di quale sia davvero il loro bene?
- Siamo abituati a ringraziare il Signore per i doni che ci fa, ricordandoci però che essi ci sono solo affidati (e che quindi non dobbiamo attaccarci ad essi)?
- Sappiamo metterci in ascolto dei segni quotidiani che il Signore pone nella nostra vita?
Preghiera: Cantico di Zaccaria Benedetto il Signore, Dio di Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide suo servo,
come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti di un tempo, salvezza dai nostri nemici
e dalle mani di quanti ci odiano;
così Egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua Santa Alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo nostro padre di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore in santità e giustizia al suo cospetto per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati,
grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge,
per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace.
Domenica 21 Dicembre
Parola di Dio (Lc 1, 26-38a)
In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.
L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo:
«Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
Commento
Conclusasi la vicenda di Zaccaria ed Elisabetta, la liturgia fa un passo indietro lungo il capitolo 1 del Vangelo di Luca, portando ancora l’attenzione su Maria, nel momento dell’annuncio dell’angelo Gabriele. Si tratta di un momento così fondamentale da essere diventato parte dell’Ave Maria. Eppure - o forse proprio per questo - tendiamo a non darci troppa importanza o a ripeterlo “a macchinetta”.
Quello che a noi appare scontato, è stato invece per Maria un incontro estremamente complesso.
Maria infatti è turbata, si pone domande, pone domande all’angelo. Si sforza di comprendere come poter compiere la volontà di Dio, nonostante avesse immaginato la sua vita in modo totalmente differente. Nonostante tutto, davanti al dubbio di tale annuncio, Maria decide di adottare l’atteggiamento che la caratterizzerà per tutta la vita del figlio: meditare nel cuore la parola che Dio le propone e gli eventi che le si pongono via via innanzi.
L’annunciazione, così non é solo il momento in cui Maria accetta il compito affidatole dal Signore, ma è il culmine della Storia del mondo e tutto questo (e quello che avverrà dopo) grazie ad un “SI” di una giovinetta promessa sposa ad un falegname. Per noi è un vero esempio da seguire, il comportamento di Maria é quello che dovremmo avere anche noi di fronte al Natale: aprire il cuore, confidare in Dio e dire
“sì” al Signore.
- Come viviamo i momenti di dubbio? Ci facciamo prendere dal panico? Cerchiamo una soluzione razionale? Ci affidiamo?
- Quanto siamo docili alle parole del Signore? Siamo in grado di lasciarci permeare da esse, oppure il nostro cuore è duro e non si lascia penetrare?
- Maria si è trovata - improvvisamente - a dover ripensare da capo alla propria vita: ai suoi sogni, ai suoi progetti, ai suoi desideri. Come reagiremmo noi davanti ad un tale cambio di prospettiva?
Preghiera (Papa Francesco, Evangelii Gaudium) Vergine e Madre Maria,
tu che, mossa dallo Spirito, hai accolto il Verbo della vita
nella profondità della tua umile fede, totalmente donata all’Eterno,
aiutaci a dire il nostro “sì”
nell’urgenza, più imperiosa che mai, di far risuonare la Buona Notizia di Gesù.
Tu, ricolma della presenza di Cristo, hai portato la gioia a Giovanni il Battista, facendolo esultare nel seno di sua madre.
Tu, trasalendo di giubilo,
hai cantato le meraviglie del Signore.
Tu, che rimanesti ferma davanti alla Croce con una fede incrollabile,
e ricevesti la gioiosa consolazione della risurrezione, hai radunato i discepoli nell’attesa dello Spirito perché nascesse la Chiesa evangelizzatrice.
Ottienici ora un nuovo ardore di risorti per portare a tutti il Vangelo della vita
che vince la morte.
Dacci la santa audacia di cercare nuove strade perché giunga a tutti
il dono della bellezza che non si spegne.
Tu, Vergine dell’ascolto e della contemplazione, madre dell’amore, sposa delle nozze eterne,
intercedi per la Chiesa, della quale sei l’icona purissima, perché mai si rinchiuda e mai si fermi
nella sua passione per instaurare il Regno
Stella della nuova evangelizzazione,
aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione, del servizio, della fede ardente e generosa,
della giustizia e dell’amore verso i poveri, perché la gioia del Vangelo
giunga sino ai confini della terra
e nessuna periferia sia priva della sua luce.
Madre del Vangelo vivente, sorgente di gioia per i piccoli, prega per noi.
Amen. Alleluia.