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Stagione 2021 / Opera e Balletto

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Academic year: 2022

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(1)

S

ERVIZIO

P

ROMOZIONE

C

ULTURALE

Stagione 2021 / 2022 Opera e Balletto

a cura del Servizio Promozione Culturale

(2)

M

ACBETH Dramma lirico in quattro atti Tratto dall’omonima tragedia

di William Shakespeare

Musica Giuseppe Verdi

Libretto Francesco Maria Piave

Direttore Riccardo Chailly

Regia Davide Livermore

Nuova produzione Teatro alla Scala

I C

APULETI E I

M

ONTECCHI Opera in due atti

tratta da Romeo e Giulietta di William Shakespeare

Musica Vincenzo Bellini

Libretto Felice Romani

Direttore Evelino Pidò

Regia Adrian Noble

Nuova Produzione Teatro alla Scala

Settima fra le undici opere del compositore catanese, I Capuleti e i Montecchi, debuttò l’11 marzo del 1830 alla Fenice di Venezia con il mezzosoprano Giuditta Grisi nel ruolo di Romeo ottenendo uno straordinario successo di pubblico: “Piovevano sonetti e immagini di Giulietta e Romeo, facevansi pel teatro volare colombe e altri uccelli, gli applausi…non ebbero limite alcuno”.

Soggetto questo, particolarmente caro ai romantici, ma in realtà debitore più alla novella di Matteo Bandello (1554) che alla tragedia shaekespiriana, che il librettista Felice Romani non aveva letto, I capuleti e i Montecchi appartiene indiscutibilmente al Bellini maggiore. Quel Bellini fautore delle prime opere romantiche, quel Bellini poeta romantico che incarnava perfettamente questo ruolo anche nella sua persona fisica, così biondo e delicato, corteggiato e conteso dai salotti aristocratici di tutta Europa. Rispetto ad opere successive (ricordiamo ad esempio il Romeo et Juliette di Gounod del 1864) saltano agli occhi mutamenti arbitrari e ingrongruenze drammaturgiche nel libretto, ma sostanzialmente lo spirito shaekespiriano resta. I Capuleti e i Montecchi, che manca dalle scene milanesi dal 1989, dall’edizione cioè diretta da Riccardo Muti con la regia di Pier Luigi Pizzi, venne composta in poco più di un mese dal ventottenne Bellini, ragion per cui il compositore utilizzò ampiamente la partitura della sua opera precedente Zaira. La coppia degli infelici amanti è affidata a un soprano, Giulietta, e a un mezzosoprano, Romeo, ruolo en travesti, cavallo di battaglia di tante cantanti da Martine Dupuy a Marylin Horne o a Joyce Di Donato. A volte trasferito a voci maschili per insensate ragioni di verismo drammatico, il Romeo/Tenore alterava irreparabilmente quel focale rapporto timbrico della coppia protagonista.

Alla direzione delle compagini scaligere Evelino Pidò, acclamato proprio per le sue direzioni di Bellini e Donizetti, già direttore dell’Opera National de Lyon che nel 2012 ha ricevuto l'ambito premio Bellini d'Oro come miglior interprete della musica di Bellini. Debutta alla regia alla Scala l’inglese Adrian Noble, regista e attore shakespeariano, per tredici anni direttore artistico della Royal Shakespeare Company.

Prima opera shakespeariana di Verdi, cui ne seguiranno altre (Otello, Falstaff) mentre altre resteranno irrealizzate (Amleto, La tempesta, Re Lear), Macbeth torna alla Scala diretta dal M° Chailly, che prosegue così il suo percorso del Verdi giovanile dopo le inaugurazioni decembrine con Giovanna d’Arco (7 dicembre 2015) e Attila (7 dicembre 2018). Andata in scena al Teatro della Pergola di Firenze nel 1847 su libretto di Francesco Maria Piave (rivisto da Andrea Maffei) è questa forse più di altre un’opera nella quale Verdi ha voluto essere in prima linea anche nella stesura del testo scritto, approfondendo qui il suo concetto di parola scenica che riuscisse a tradurre sinteticamente la situazione drammaturgica, in una vera fusione della musica con il dramma. A questo proposito Verdi stesso ebbe a dire al suo primo interprete di Macbeth: «Io non cesserò mai di raccomandarti di studiare bene la posizione e le parole: la musica viene da sé. Insomma ho piacere che servi meglio il Poeta del Maestro».

Un’opera di svolta verso la maturità artistica quindi, forse “una delle più profonde e consapevoli letture della tragedia inglese che si conosca” per dirlo con le parole di Giampiero Tintori, con molte scene in cui la psicologia dei personaggi viene definita con precisione. Basti ricordare il duetto nel quale con fredda determinazione la crudele Lady spinge lo smarrito Macbeth al regicidio.

In Macbeth si trova poi forse uno dei cori più belli mai composti da Verdi: quel famoso “Patria oppressa” in conclusione del terzo atto.

Il M° Chailly, che ha iniziato la sua carriera di direttore come assistente alla Scala dell’indimenticato Claudio Abbado, ha debuttato nel 1974 con Madama Butterfly a Chicago. Nel 2005 è diventato direttore stabile della

Gewandhausorchester Leipzig e dal 2017 si è legato stabilmente al Teatro alla Scala. Alla sua quarta regia per lo spettacolo inaugurale, si rinnova il felice sodalizio con il regista torinese Davide Livermore, dopo Giovanna D’Arco, Attila e Tosca Livermore torna insieme agli scenografi di Giò Forma e al costumista Gianluca Falaschi.

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T

HAÏS Comedie lirique in tre atti

tratto dal romanzo Taide di Anatole France

Musica Jules Massenet

Libretto Louis Gallet

Direttore Lorenzo Viotti

Regia Oliver Py

Nuova produzione Teatro alla Scala

Dodicesima opera di Massenet, Thaïs, tratta dall’omonimo romanzo del 1890 di Anatole France e “tradotto” in libretto da Louis Gallet, andò in scena per la prima volta il 16 marzo 1894 all’Opéra di Parigi con un caloroso successo, mentre in Italia debuttò al Teatro Lirico di Milano pochi anni dopo nel 1903.

Alla Scala la si ascoltò solo una volta, nel febbraio del 1942 nella versione italiana di Amintore Galli con Mafalda Favero nel ruolo della protagonista.

Significativa la lettera che Anatole France scrisse a Massenet dopo aver assistito alla premiere dell’opera: “Caro Maestro, lei ha innalzato al più alto livello consentito ad un’eroina del melodramma la mia povera Thaïs…Sono felice e fiero di averle fornito il soggetto su cui lei ha sviluppato le sue frasi più ispirate…” Permeata di raffinato esotismo e sensualità Thaïs è ambientata nell’Egitto di epoca Alessandrina e può essere senza ombra di dubbio annoverata tra i migliori esempi del gusto fin- de-siecle per l’orientalismo musicale, di cui si possono ricordare tra le altre la famosa Lakmè di Delibes (1883). Anche la strumentazione di Thaïs è esotica grazie all’utilizzo di strumenti come le arpe, il sarrusofono, il tamburo basco, il glockenspiel e l’harmonium. L’opera prende il nome dalla sua “peccaminosa”

protagonista, figura femminile di forte sensualità che può a tutto diritto essere annoverata tra le tante femme fatale che a fine Ottocento popolavano i romanzi e le opere liriche: da Herodiade a Dalila, da Manon a Carmen, tutte donne irresistibili e “maledette” che portavano gli uomini alla perdizione. Al centro della narrazione l’asceta Athanael che cercando di redimere, pur desiderandola, la cortigiana Thais, la porta involontariamente alla morte data dalle privazioni che la giovane si infligge per purificarsi. Sul podio il giovane direttore svizzero, figlio del mai dimenticato Marcello Viotti, Lorenzo Viotti, in costante ascesa dopo le sue direzioni scaligere della Filarmonica e di Romeo et Juliet nel 2019 . Al suo debutto invece, il regista francese Oliver Py (classe 1965), personalità di spicco della scena francese contemporanea, già direttore del Théâtre National de l'Odéon di Parigi e successivamente del Festival d’Avignon.

P

IKOVAYA DAMA (LA DAMA DI PICCHE) Opera in tre atti e sette scene Dal racconto omonimo di A.S.Puškin

Musica Pëtr Il’ič Čajkovskij

Libretto Modest Čajkovskij

Direttore Valery Gergiev

Regia Matthias Hartmann

Nuova produzione Teatro alla Scala

La dama di picche, capolavoro indiscusso del genio di Čajkovskij andò in scena al Teatro Marinskij di San Pietroburgo il 19 dicembre 1890, solo tre anni prima della morte prematura del compositore. Da allora questo titolo non è mai scomparso dalle scene russe, mentre in Italia un certo interesse si è visto solo dagli anni Cinquanta; alla Scala andò in scena per la prima volta nel 1906. Čajkovskij seguì il filone del romanticismo tedesco, che mescolava realismo ad elementi fantastici rendendo perfettamente l’atmosfera paurosa d’incubo e d’angoscia descritta da Puškin: il finale, attorno al tavolo da gioco, e fra i più impressionanti del teatro musicale di ogni tempo. L’adattamento di Modest Čajkovskij trasforma inizialmente la vicenda in una storia d’amore che è del tutto assente nella narrazione originale, ma poi, complice anche

l’intervento del musicista stesso, la narrazione prende una svolta più sulfurea con quella inquietante figura della vecchia contessa e del suo segreto. Nel secondo atto il pastiche rococo di danze con quell’accenno al tema di Papageno è un affettuoso omaggio del compositore al suo idolo Mozart e costituisce un efficace contrasto con la scena notturna dell’incontro di

Hermann con la vecchia contessa. Per dare un’idea del sentimento drammatico di Čajkovskij basta leggere parole come queste scritte dell’autore, in una lettera al Granduca Costantino: “Ho sperimentato io stesso in un modo così intenso, tutto ciò che accade nel lavoro, che una volta ebbi realmente paura dello spettro della Dama di picche”. La bacchetta di Valery Gergiev, indiscusso interprete della musica russa nel mondo, fa rivivere la tragica vicenda tornando alla Scala dopo l’emozionante Chovanscina scaligera del 2019. La regia è affidata al tedesco Matthias Hartmann, che torna alla Scala dopo il successo nelle passate stagioni di Der Freischutz di Weber e del mozartiano Idomeneo. Pikovaya dama è una delle dimostrazioni di come il Teatro alla Scala, non solo sia impegnato nella conservazione del proprio repertorio, incentrato sui titoli che qui hanno avuto la loro prima esecuzione ma anche su tutte le opere che costituiscono il grande repertorio del melodramma, ma che sa anche guardare alle altre realtà, individuarne i capolavori e metterli in scena con il proprio inimitabile fascino.

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A

DRIANA

L

ECOUVREUR Opera lirica in quattro atti tratta dall'omonimo dramma

di Eugène Scribe.

Musica Francesco Cilea

Libretto Arturo Colautti

Direttore Giampaolo Bisanti

Regia David McVicar

Nuova produzione Teatro alla Scala

D

ON

G

IOVANNI Dramma giocoso in due atti

tratto dall’atto unico Don Giovanni o sia Il convitato di pietra

di Giuseppe Gazzaniga (1787) e dal dramma in versi

Il seduttore di Siviglia e il convitato di pietra (1630) di Tirso de Molina

Musica

Wolfgang Amadeus Mozart

Libretto Lorenzo Da Ponte

Direttore Pablo Heras-Casado

Regia Robert Carsen

Produzione Teatro alla Scala

Seconda opera nata dalla collaborazione tra Mozart e da Ponte dopo Le nozze di Figaro, Don Giovanni fu immediatamente un successo alla sua prima rappresentazione a Praga nel 1787. Fatto che non stupisce visto che il personaggio del seduttore era già presente all’epoca sui palcoscenici europei sia con Il Don Giovanni di Goldoni (1736), con il balletto di Gluck Don Juan (1761) oltre che naturalmente con il Don Giovanni di Molière (1636). In Don Giovanni Mozart riesce finalmente a slegare l’opera in musica da un genere ben preciso: qui infatti tragedia e

commedia, pianto e riso sono mescolati senza portare quindi a un risultato né rigidamente melodrammatico né da opera buffa. E’ quindi un’opera di forti contrasti tra elementi inconciliabili, eppure complementari: da un lato l’incombere della morte e del metafisico, dall’altro la vitalità più sfrenata e pulsante. Si susseguono duetti, terzetti e concertati, oltre alle arie celebri di Don Giovanni, di Leporello, di Donna Elvira e di Zerlina, tanto che diventa difficile scegliere tra pagine musicali egualmente sublimi. Tra le pagine celeberrime si devono ricordare almeno l’incantevole duettino fra Zerlina e Don Giovanni «Là ci darem la mano», l’aria del catalogo di Leporello « Madamina, il catalogo è questo» e la serenata alla finestra di Don Giovanni «Deh vieni alla finestra, o mio tesoro» Sul podio scaligero il giovane spagnolo Pablo Heras-Casado, che nella sua carriera ha spaziato dalla direzione del grande repertorio sinfonico e operistico, fino alle esecuzioni su strumenti antichi o alla musica contemporanea. Ha diretto le maggiori orchestre: dall’Orchestre de Paris, alla Münchner

Philharmoniker, dalla Wiener Philharmoniker all’ Orchestra

dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Ha diretto il ciclo completo del Ring wagneriano al Teatro Real di Madrid. Viene ripresa una regia che è ormai diventata parte della storia della Scala (dopo naturalmente quella strehleriana) del regista canadese Robert Carsen. Carsen ha siglato alla Scala allestimenti indimenticabili e geniali come I dialoghi delle

carmelitane, Kat’ia Kabanova, A midsummer night’s dream, Falstaff, La fanciulla del west, Les Contes d’Hoffmann, Candide tra gli altri.

Capolavoro del compositore Francesco Cilea, Adriana Lecouvreur andò in scena per la prima volta al Teatro alla Scala il 6 novembre 1902 accolta da un grandissimo entusiasmo. Scomparsa dalle scene per un ventennio, riapparve negli anni Trenta per poi non scomparire mai più dal repertorio e dai nostri palcoscenici. Forse per la trama intrigante del triangolo amoroso dei protagonisti, forse per la cornice settecentesca, con dame, minuetti, biglietti misteriosi e fiori

avvelenati, o forse perchè la protagonista si presentava come un certo tipo di donna moderna, eroica, di mondo e un po’ spregiudicata. O forse per la modernità della sua drammaturgia metateatrale che tanto smuove la creatività della nostra moderna regia. Tratta dall’omonimo dramma di Eugène Scribe e ispirata a un personaggio realmente esistito, un’attrice francese della Comédie-Francaise del XVIII secolo, Adriana Lecouvreur fu cavallo di battaglia di grandi interpreti da Magda Oliviero a Renata Tebaldi, da Raina Kabaivanska a Mirella Ferni fino a Lisette Oropesa nei nostri giorni. Appartenuto a pieno titolo a quel gruppo di compositori veristi quali Mascagni,

Leoncavallo e Umberto Giordano, Cilea fu fine musicista «liberty»

con un utilizzo però più classico delle movenze belcantistiche, con le sue memorabili melodie costruite su schemi formali classici. La nuova produzione scaligera prevede l’interpretazione musicale del M° Giampaolo Bisanti e la nuova regia dell’inglese David MacVicar noto al pubblico milanese per I Masnadieri e soprattutto per la bellissima regia di Les troyens di Berlioz. Il milanese Bisanti, dal 2016 direttore stabile del Teatro Petruzzelli di Bari, ha lavorato con le più importanti orchestre europee e con i più importanti Teatri lirici italiani, toccando un repertorio musicale molto vasto, da Gluck a Verdi fino a toccare il novecento con l’opera di Luciano Chailly L’Aumento al Conservatorio Verdi di Milano.

(5)

A

RIADNE AUF

N

AXOS Opera lirica in un atto

Musica Richard Strauss

Libretto

Hugo von Hofmannsthal

Direttore Michael Boder

Regia Sven-Eric Bechtolf

Coproduzione Wiener Staatsoper Con Salzburger Festspiele

U

N BALLO IN MASCHERA Melodramma in tre atti

tratta dal libretto Gustave III, ou Le Bal Masquè

di Eugène Scribe (1833)

Musica Giuseppe Verdi

Direttore Riccardo Chailly

Libretto Antonio Somma

Regia, scene e costumi Marco Arturo Marelli

Nuova Produzione Teatro alla Scala

Verdi trasse il soggetto di Un ballo in maschera da un grand opéra della “premiata ditta” Scribe-Auber, Gustave III ou le bal masquè, che fu rappresentato all’Opéra di Parigi nel 1833, soggetto medesimo che Mercadante utilizzò dieci anni dopo per la sua opera Il reggente.

Massimo Mila ne ha parlato come del Tristan italiano, ma Un ballo in maschera è forse l’opera più folle e cangiante di Verdi, capace di trascolorare in poche battute dall’ironia al dramma, dallo slancio amoroso ai presagi di morte. La possibilità di mescolare comico e tragico resta ciò che maggiormente attrasse Verdi verso il soggetto di Scribe. Ciò che affascina della partitura infatti è proprio questo intreccio di registri e di caratteristiche che conferisce vivacità ed eleganza all’opera. Compaiono per la prima Volta in Verdi una ironia e una leggerezza che trovano la loro più evidente espressione nel personaggio en travesti del paggio Oscar. Tra le principali

caratteristiche della sua partitura, oltre alla varietà stilistica, è la distinta caratterizzazione dei personaggi. Riccardo è forse il ruolo tenorile più variegato e complesso scritto dal compositore; non a caso i grandi interpreti del ruolo sono stati tenori della levatura di Bergonzi, Pavarotti, Domingo. Ma anche il soprano e il baritono possono vantare una caratterizzazione musicale di grande efficacia e teatralità. Ruoli in qualche modo originali, ma non per questo meno importanti, sono quelli del paggio Oscar e quello dell’indovina Ulrica, uno dei rari ruoli di Verdi scritti per la voce di un autentico contralto. Sul podio torna il M° Riccardo Chailly, dopo l’apertura di stagione verdiana con Macbeth, mentre la regia sarà curata per la prima volta alla Scala dal talentuoso regista e scenografo svizzero Marco Arturo Marelli (nato a Zurigo nel 1949) attivo da decenni principalmente dei Teatri dell’Opera di Vienna, di Berlino e Francoforte.

La presenza di un autore come Richard Strauss (1864-1949), emblema dello spirito di un’epoca a cavallo di due secoli, capace di scardinare il linguaggio dell’Ottocento, e al tempo stesso di farsi interprete di una nuova drammaturgia del Novecento per la quale solo pochi autori come Berg, Stravinsky, Puccini seppero cimentarsi con innovativo successo, è importante nei cartelloni scaligeri. La ripresa di Ariadne auf Naxos con la Coproduzione della Wiener Staatsoper e della Salzburger Festspiele ne è la testimonianza definitiva. La gestazione del capolavoro è di per sé stesso già un fatto di gusto teatrale: fu Hugo von Hofmannsthal a proporre a Strauss l’idea di musicare una sua rivisitazione del Borghese gentiluomo di Moliére; Strauss aggiunse alle scene tratte da Moliére composte in forma di Prologo una propria breve opera, Ariadne auf Naxos, sempre su libretto di Hofmannsthal. Esempio magnifico di teatro nel teatro, l’opera andò per la prima volta in scena a Stoccarda nel 1912:

ma il pubblico, che pure decretò un successo, preferì decisamente la seconda parte. Ne nacque un contrasto tra il compositore e il librettista che voleva rinunciare al progetto che per altro fu rimandato fino al 1916, dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, quando fu rappresentata nella sua versione definitiva: alla Wiener Staatsoper il 4 ottobre 1916, il consenso di pubblico e critica fu unanime. Per questa produzione, il Teatro alla Scala affida la direzione a un direttore internazionalmente apprezzato come Michael Boder (classe 1958), direttore principale del Royal Danish Theatre e la regia a Sven-Erich Bechtolf, che torna sul palcoscenico del Piermarini nell’allestimento realizzato per Salisburgo e Vienna, contestualizzato in raffinati ambienti novecenteschi. Le voci per vocalità impervie e raffinatissime come quelle richieste da Strauss sono prestate da interpreti d’eccellenza, come tra gli altri, il soprano

Krassimira Stoyanova nel ruolo del titolo, e il baritono austriaco Markus Werba nel ruolo del Maestro di Musica.

(6)

L

A

G

IOCONDA

Opera in quattro atti liberamente tratta dal dramma Angelo, tyran de Padoue

di Victor Hugo Musica Amilcare Ponchielli

Libretto Arrigo Boito

Direttore Frédéric Chaslin

Regia Davide Livermore Nuova produzione Teatro alla Scala

R

IGOLETTO Melodramma in tre atti

ispirato al dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo

Musica Giuseppe Verdi

Direttore Michele Gamba

Libretto Francesco Maria Piave

Regia Mario Martone

Nuova Produzione Teatro alla Scala

La Venezia dogale del XVII secolo costituisce lo sfondo dell’intricata vicenda dell’opera di Ponchielli, andata in scena per la prima volta al Teatro alla Scala nel 1876. Cupo dramma tardoromantico dal complicato intreccio ricco di colpi di scena, e dal truculento libretto dello scapigliato ed erudito Boito, La Gioconda deve la sua fama soprattutto alla celeberrima “danza delle ore”, divertissement ballettistico reso celebre da Walt Disney nel suo film di animazione Fantasia. Ma a parte il celebre balletto, l’opera è ricchissima di melodie forse di facile effetto ma anche di innegabile presa sugli ascoltatori.

Notissima è l’aria affidata al tenore Cielo e mar e ancor di più il Suicidio! intonato dalla protagonista verso la fine dell’opera. Ruolo di soprano drammatico nel senso più stretto del termine La Gioconda fu uno dei cavalli di battaglia di Maria Callas che lo incise ben due volte.

Richiesto ai cantanti un formidabile sforzo virtuosistico e di interpretazione, La Gioconda è ancora oggi un’opera che solletica il favore dei cantanti, consapevoli di poter contare su una vistosa affermazione dei propri talenti. Desunta da Angelo, tiranno di Padova, di Victor Hugo, il libretto di Boito si scosta dall’originale nella scena cruciale della morte della protagonista che non muore per mano dell’amante della rivale ma si suicida. Sul podio al suo debutto operistico alla Scala il direttore, pianista e compositore francese Frédéric Chaslin (classe 1963) che ha diretto nei maggiori teatri dal Metropolitan di New York allo Staatsoper di Vienna, dall’Opéra di Parigi al teatro Comunale di Bologna. Alla sua seconda regia dopo il titolo di apertura dell’attuale Macbeth, Davide Livermore continua il suo percorso personale nelle regie d’opera dopo l’ottimo riscontro scaligero di Attila, di Tamerlano, di Tosca tra gli latri. Nato a Torino, ha studiato canto al Conservatorio e in qualità di tenore ha calcato i palcoscenici dei maggiori teatri italiani.

Certamente una delle più amate fra le opere verdiane, Rigoletto o La maledizione, così il titolo primariamente scelto da Verdi, è un dramma originale e potente che Verdi trasse dal dramma francese di Victor Hugo Le roi s’amouse (Il re si diverte) serbando intatte nel libretto le caratteristiche dell’arte scenica di Hugo. I personaggi dell’opera, fanno ormai talmente parte dell’immaginario collettivo, da essere assurti a figure archetipiche: il gobbo Rigoletto esempio di padre amoroso, Gilda rappresentante del candore femminile, il Duca di Mantova simbolo dell’amante volubile e predatore. Verdi scolpisce queste figure con una potenza inedita al melodramma dell’Ottocento, servendosi innanzitutto del canto: porta alla perfezione l’arte della melodia, rendendola capace di esprimere tutte le sottigliezze emotive e i possibili stati d’animo. Per questa capacità di tratteggiare caratteri psicologicamente complessi, l’opera è solitamente considerata lo spartiacque tra la prima produzione di Verdi e le opere della maturità. L’opera, composta da Verdi per il Teatro La Fenice di Venezia nel 1851, ebbe un enorme successo già alla sua prima esecuzione. Tra le pagine famose si debbono ricordare almeno la splendida aria di Gilda «Caro nome», in cui la fanciulla medita sul nome del suo innamorato; il quartetto dell’ultimo atto «bella figlia dell’amore» dove Rigoletto, Gilda, Maddalena e il Duca esternano i loro singoli sentimenti e naturalmente la celeberrima aria per tenore

«la donna è mobile». Sul podio il milanese Michele Gamba (classe 1972) non è nuovo a Verdi alla Scala, avendo recentemente diretto I due Foscari con un grande e unanime consenso.

Mario Martone, regista napoletano impegnato in egual modo tra cinema e teatro, sul palcoscenico del Piermarini ha raccolto sempre un

incondizionato successo con le proprie regie, tra cui ricordiamo il felice esito per l’Andrea Chenier che ha inaugurato la Stagione 2017/2018.

(7)

I

L MATRIMONIO SEGRETO Melodramma giocoso in tre atti Tratto dalla commedia The clandestine marriage

di George Colman e David Garrick.

Musica Domenico Cimarosa

Libretto Giovanni Bertati

Direttore Ottavio Dantone

Regia Irina Brook

Nuova produzione Teatro alla Scala

Dopo Il flauto magico (regia di Peter Stein), l’ Hansel und Gretel (regia di Sven-Eric Bechtolf), l’Alì Babà (regia di Liliana Cavani) e il Gianni Schicchi (regia di Woody Allen), continua con l’opera di Cimarosa il progetto di affidare uno spettacolo ogni stagione ai giovani dell’Accademia del Teatro alla Scala, facendoli lavorare per un anno con un regista e un direttore di rango. Il risultato di questo lungo periodo di preparazione sarà anche quest’anno uno spettacolo dello stesso impegno e livello produttivo degli altri titoli della Stagione. Il matrimonio segreto è qui proposto in un nuovo allestimento di Irina Brook, regista che già alla Scala ha avuto grande successo nella scorsa stagione con I sette peccati capitali della coppia Brecht/Weill. Opera comica su libretto di Giovanni Bertati, poeta ufficiale di corte succedutosi a Lorenzo Da Ponte, Il matrimonio segreto, andato in scena per la prima volta al Teatro di Corte di Vienna nel 1792, esprime tutta la grandezza artistica di Cimarosa, un’inesauribile ed elegante freschezza musicale e geniale arguzia nella beffa. Il lavoro è ritenuto un modello perfetto di opera comica del Settecento musicale per lo squisito equilibrio stilistico, esente da volgarità e per la caratterizzazione psicologica, e per la scintillante inventiva musicale. La sua prima rappresentazione alla Scala fu il 7 febbraio 1793. Tra i momenti da ricordare dell’opera, oltre la celebre e armoniosa ouverture, il duetto tra Carolina e Paolino «Cara non dubitar», il quartetto drammatico «Sento in petto un freddo gelo» e soprattutto la famosa aria di Paolino «Pria che spunti in ciel l’aurora». Il libretto di Bertati, forse tra i più felici tra le opere comiche italiane settecentesche, prende spunto parzialmente dalla

commedia inglese di Corman e Garrick The clandestine marriage e parzialmente da quella francese Sophie, ou le marriage caché di Mme Riccoboni. Sul podio il milanese Ottavio Dantone, esperto del repertorio barocco e direttore dal 1996 dell’Accademia Bizantina di Ravenna. Negli ultimi anni ha esteso il suo repertorio ai periodi classico e romantico collaborando con le più importanti orchestre europee. Alla Scala ha diretto, tra le altre, Rinaldo, Così fan tutte e Il viaggio a Reims.

Meno nota e frequentata di Andrea Chenier, Fedora è però opera di assoluta efficacia teatrale. Il primo atto, in particolare, dal taglio quasi

“cinematografico” crea un clima di vera suspence, inedito in ambito musicale. Tratta dall’omonimo dramma teatrale di Victorien Sardou, che aveva affascinato Umberto Giordano dopo averla vista interpretata da Sarah Bernhardt (sempre la stessa grande attrice impressionò Puccini che la vide in La Tosca di Sardou, da cui trasse la sua celeberrima opera) Fedora è ruolo da Diva assoluta, così come lo si poteva concepire a inizio 900. L’opera incastona al centro del secondo atto la celeberrima aria, cavallo di battaglia del grande Caruso (primo interprete dell’opera)

“Amor ti vieta”, affidata non alla protagonista ma al suo amante: Loris Ipanov. Stranamente, infatti, i motivi più celebri della partitura sono affidati al tenore anziché al soprano protagonista. Alla direzione della partitura di Giordano, il Maestro Marco Armiliato, fratello del noto tenore Fabio Armiliato, che ha debuttato come direttore d’orchestra nel 1989. Tra i direttori d’orchestra più conosciuti al mondo, Armiliato ha calcato i palcoscenici più importanti: dal Metropoltan di New York al San Francisco Opera, allo Staatsoper di Vienna. Lo spettacolo scaligero si avvale della nuova regia di Mario Martone, notissimo regista

napoletano di teatro e di cinema, famoso per film di grande spessore tra i quali Morte di un matematico napoletano (1992) , L’amore molesto (1995), Teatro di guerra (1998) e Noi credevamo (2010), spesso premiati in festival del cinema europei. Alla Scala ha allestito Oberto Conte di San Bonifacio, Luisa Miller, Cavalleria rusticana/Pagliacci, La cena delle beffe e Andrea Chenier.

F

EDORA Melodramma in tre atti tratto dall’omonimo dramma

di Victorien Sardou Libretto Arturo Colautti

Musica Umberto Giordano

Direttore Marco Armiliato

Regia Mario Martone Nuova produzione Teatro alla Scala

(8)

T

HE

T

EMPEST

Musica Thomas Adès

Direttore Thomas Adès

Regia Robert Lepage

Coproduzione Wiener Staatsoper The Metropolitan Opera

L’Opéra de Quebec In collaborazione con Ex Machina

Dopo l’ottima accoglienza alla sua prima assoluta a Londra alla Royal Opera House il 10 febbraio 2004 arriva anche al Teatro alla Scala The Tempest, l’opera lirica in tre atti tratta da La tempesta di Shakespeare. L’edizione che si vedrà alla Scala, con la regia di Robert Lepage, ha già debuttato al

Metropolitan di New York, al Teatro dell’Opera di Québec City e alla Wiener Staatsoper. Il compositore e pianista inglese Thomas Adès dirigerà la sua partitura nella sala del Piermarini. Nato a Londra nel 1971, l’ormai (ex) enfant terrible della musica contemporanea, Adès è l’inventore di un linguaggio musicale innovativo e attualissimo che sa anche arrivare al cuore dell’ascoltatore meno disposto alle novità del contemporaneo. Ne è prova il successo di critica e pubblico che ha sempre premiato le sue opere liriche e i suoi trascinanti brani sinfonici e strumentali. Spettacolo impregnato di magia e di malinconia, ma anche di umorismo,e permeato dalla bellezza arcaica del libretto della scrittrice australiana Meredith Oakes, The Tempest condensa i cinque atti di Shakespeare in tre. Prospero è il sovrano usurpato di Milano che, spodestato dal trono ma dotato di poteri magici, ora vive su un'isola imprecisata con la giovane figlia Miranda e due creature, lo spirito Ariel e Caliban, mostro che si considera il legittimo signore dell'isola. La provvidenza e una tempesta portano a riva gli antagonisti di Prospero, insieme a Ferdinando, figlio del re di Napoli. Nonostante gli sforzi di Prospero Miranda e Ferdinando si innamorano. Dopo una giornata di intrighi, complotti e rivelazioni magiche, Prospero estende benedizioni e perdono e i personaggi umani si imbarcano sulla nave diretta a casa a Milano. Nella produzione di Lepage, l'isola è un palcoscenico, letteralmente, poiché la scenografa Jasmine Catudal ha ricostruito gli interni barocchi del Teatro alla Scala di Milano. Nel primo atto, il pubblico guarda attraverso il palco nella sala; nelle scene successive il punto di osservazione viene capovolto, offrendo viste frontali e laterali del "palcoscenico". Il potere della partitura musicale deriva non solo dall'uso sicuro del colore orchestrale, ma anche dalle vocalità psicologicamente adattate a ciascun personaggio: per, ad esempio, Ariel Adès sembra aver preso come punto di partenza i passaggi di coloratura della Regina della notte di Mozart a velocità e dinamiche estreme. Robert Lepage, regista canadese di fama mondiale, fondatore del gruppo ExMachina ha legato la sua attività non solo alla prosa o alla lirica ma anche ai tour mondiali del Cirque du Soleil.

(9)

L

A BAYADÈRE Balletto in tre atti su libretto di Marius Petipa

e Sergej Kudekov

Musica Ludwig Minkus

Coreografia Rudolf Nureyev

Direttore Kevin Rodhes

Nuova Produzione del Teatro alla Scala

Per la prima volta sul palcoscenico scaligero, la coreografia/regia di Nureyev di Bayadère, ha il sapore di un vero avvenimento storico. Palcoscenico e corpo di ballo, quelli scaligeri, molto amati da Rudolf Nureyev e per i quali il grande danzatore ha creato affascinanti coreografie: da La bella addormentata nel bosco a Don Chisciotte, da Il lago dei cigni a Cenerentola. La versione di Nureyev di Bayadère andò in scena l'8 ottobre 1992 al Palais Garnier, con un enorme successo di pubblico e critica, e una ovazione per il ballerino presente in sala. La produzione originale della Bayadère termina con un epilogo (IV atto), in cui Solor dopo la visione del Regno delle ombre, era stato costretto a sposare Gamzatti. La profezia della bayadère ha luogo: un terribile catastrofe si abbatte sul palazzo ove si celebravano le nozze tra i due giovani; tutti muoiono e così Solor può ricongiungersi alla sua Nikiya. Ma eliminato questo finale in Russia dal ' 19 (impensabile, dopo la rivoluzione, un finale tanto catastrofico), e poi reintrodotto o reinventato da Makarov, questo atto manca dalla versione Nureyev, fedele alla prospettiva del Kirov. Nureyev conclude il suo balletto con l'atto «Sfumature»

(interamente coreografato da Petipa, ad eccezione dell'ingresso e della variazione di Solor). I primi due atti furono interamente rimessi in scena da Nureyev usando come riferimento la versione del Kirov Ballet (con cui aveva danzato nel ruolo di Solor a Parigi nel 1961): e così troviamo la danza del pugnale dei Fachiri nel primo atto, l'adagio aggiunto all'atto I da Konstantin Sergueyev nel 1954 per Natalia Doudinskaya su musiche prese in prestito da La Esmeralda (Cesare Pugni), i ventagli e la danza del pappagallo nell'atto II, la danza « Manou », la danza indiana e la variazione di Solor e il Pas de Six riportato nel secondo atto da Tchaboukiani, la variazione dell'Idolo di bronzo dal secondo atto coreografato da Nikolaï Zoubkovski nel 1948. La Bayadère di Nureyev costituisce così una sorta di sintesi del balletto attraverso diverse generazioni; l'originale di Petipa è gradualmente arricchito da successive revisioni e aggiunte fatte da danzatori e corografi del Kirov/Maryinsky, nel corso di più di cento anni. Com'era sua abitudine, Nureyev

«firmava» anche il balletto, coreografando diverse scene che non erano altro che pantomime, come Solor che fuma il narghilè e sogna nella sua stanza, evocando la

«visione» delle Ombre nell'atto III.

A

NIMA

A

NIMUS

S

OLITUDE

S

OMETIMES

B

ELLA

F

IGURA ANIMAANIMUS

Musica Ezio Bosso Coreografia David Dawson SOLITUDESOMETIMES

Musica Thom Yorke e Radiohead

Coreografia Philippe Kratz BELLAFIGURA

Musica

Lukas Foss, G.B. Pergolesi, Alessandro Marcello, Antonio Vivaldi,

Giuseppe Torelli Coreografia Jiri Kyliàn

Nuova produzione del Teatro alla Scala Prima rappresentazione assoluta

Questo nuovo trittico di coreografi contemporanei con le creazioni di Philippe Kratz, David Dawson e Jiri Kylián, permette di conoscere e apprezzare coreografi viventi di grande rilievo artistico. Nato in Germania nel 1985 Philippe Kratz si è formato nella danza classica e contemporanea alla École supérieure de danse du Québec, per poi proseguire gli studi alla Scuola Statale di Balletto di Berlino. Dopo esperienze da solista dall’agosto 2008 entra a far parte di Aterballetto e per questa compagnia crea Lettres d’amour (2012), SPRING (2013), SENTieri (2014), L’eco dell’acqua (2015), Phoenix (2017) Purple Usurper (2018). Nel 2019 ha vinto il Premio

Danza&Danza Miglior Coreografo. Solitude Sometimes è la sua nuova creazione, coreografata su musiche dei Radiohead.

David Dawson, ballerino britannico di fama internazionale, classe 1972, è uno dei principali coreografi che si occupano di balletto classico. Ha coreografato numerosi balletti classici tra cui Il lago dei cigni e Giselle e le sue creazioni sono state introdotte nei repertori di molte compagnie di balletto in tutto il mondo. Anima Animus risale al 2018 su musiche composte da Ezio Bosso, scomparso lo scorso anno, ed è creazione che trae spunto dall’opposizione tra luce e buio, umano e manufatto, individuo e gruppo, animus maschile e anima femminile in una coreografia virtuosistica di puro classicismo. Jiri Kylián, nato a Praga nel 1947, uno dei più prolifici e inventivi coreografi del dopoguerra, ha già presentato alla Scala in varie occasioni sue coreografie sempre con grande successo di pubblico e critica.

Per Bella Figura, già approdata alla Scala nella Stagione 2008/2009 in un Trittico di danza contemporanea, il compositore ceco-olandese ha utilizzato una colonna sonora ad hoc in cui si parte da un estratto di Salomon Rossi Suite di Lukas Foss (1922-2009), seguito dallo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736) , da parte del Concerto per Oboe in re min. di Alesandro Marcello (1669-1747), dal Concerto per due mandolini di Antonio Vivaldie dal tema Grave dal Concerto Grosso n. 6 di Giuseppe Torelli (1658-1709)

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Proseguendo nel filone del recupero del repertorio ottocentesco, dopo il successo di Le corsaire di poche stagioni fa il Teatro alla Scala recupera il balletto Sylvia, grazie alla coreografia creata da Manuel Legris nel 2018 per lo Staatsballet di Vienna in coproduzione con la Scala, che si rifà naturalmente all’originale classico ottocentesco creato per l’Opéra di Parigi da Louis Merante, ridando così al titolo nuova vitalità. Legris, coreografo, etoile e danzatore di punta dell’Opéra di Parigi per 23 anni, ha danzato nei teatri di tutto il mondo in un repertorio classico con

coreografie di Ashton, Balanchine, Nureyev, oltre che coreografi del novecento come Preljocaj, Robbins, Neumeier, Kylian, Forsythe e molti altri. Merante (1828-1887), danzatore e coreografo francese collega del forse più noto Marius Petipa, ha legato la sua fortuna di danzatore alle interpretazioni classiche di Giselle e La Sylphide portate nei più

importanti teatri dell’epoca dal Teatro alla Scala all’Opera di Parigi e per alcune sue coreografie, la più nota delle quali resta senza dubbio Sylvia, dramma di ambientazione pastorale su musiche di Delibes. Delibes, padre musicale anche dell’altro celeberrimo balletto Coppelia, per Sylvia crea una partitura straordinaria, ricca nei ritmi e nelle melodie tanto da avere avuto anche in Čajkovskij un convinto ammiratore. Andato in scena il 14 giugno 1876 all’Opéra Garnier, e ripreso quasi un secolo dopo nel 1952 con la nuova veste coreografica di Sir Frederick Ashton (con l’etoile Margot Fonteyen nel ruolo della protagonista), forse Sylvia sarebbe stata dimenticata se non avesse avuto una partitura che è da considerare un piccolo capolavoro musicale. Il balletto racconta l’amore del pastore Aminta per Sylvia, ninfa fedele alla dea della castità Diana. Con l’intervento di Eros la ninfa cambia di avviso ma l’amore di Aminta sarà più volte messo alla prova. Diana perdonerà l’infedeltà della ninfa e benedirà le sue nozze col pastore.

J

EWELS

EMERALDS/RUBIES/DIAMONDS

Musica Gabriel Faurè Igor Stravinskij Pëtr Il’ič Čaikovskij

Coreografia George Balanchine

Direttore Paul Connelly

Produzione del Teatro alla Scala

Jewels è un trittico, in cui ogni parte brilla dello splendore di una pietra preziosa. Balanchine, nato a San Pietroburgo nel 1904, fu ispirato dall’arte del disegnatore di gioielli Claude Arpels della famosa gioielleria

«Van Cleef and Arpels» e scelse una musica che rivelasse l’essenza di ciascun gioiello: perfezione fisica e colori si amalgamano alle essenze musicali di Fauré, Stravinskij, Čajkovskij. Ogni sezione di Jewels è differente per musica e atmosfera. Emeralds richiama le danze ottocentesche del Romanticismo francese e viene danzato su brani di Gabriel Faurè tratti da Pelleas et Mélisande (1899) e da Shylock (1889);

Rubies, frizzante e spiritoso, utilizza lo stravinskijano Capriccio per piano (1929) che viene utilizzato in tutti i suoi tre movimenti: Presto, Andante rapsodico e Allegro capriccioso; il balletto, a partire dai costumi rosso fuoco dei ballerini, è un’esplosione di audacia, sensualità, perfino irriverenza, in cui movimenti classici incontrano sperimentazioni e commistioni di stili diversi come ad esempio il tango.

Diamonds rievoca l’ordine e la grandeur della Russia Imperiale e del Teatro Mariinskij, dove Balanchine crebbe artisticamente ed è costruito sugli ultimi quattro movimenti dei cinque che costituisco la Sinfonia n. 3 in re maggiore di Caikovskij. Il coreografo torna così all’opulenza e grandiosità dei balletti classici della Russia zarista. Balanchine confessò sempre la sua passione per il colore delle gemme e la bellezza delle pietre preziose: “Certamente ho sempre amato i gioielli; dopotutto sono orientale, vengo dalla Georgia, dal Caucaso. Amo il colore delle gemme, la bellezza delle pietre ed è stato meraviglioso vedere come il lavoro sui costumi, sotto la direzione di Karinska siano diventati così vicini alla qualità delle pietre reali (che ovviamente erano troppo pesanti da essere indossate dai danzatori).»

SYLVIA Drammaturgia e libretto Manuel Legris e Jean-Drancois Vazelle.

Ispirato al dramma pastorale Aminta di Torquato Tasso (1573)

Musica Léo Delibes

Coreografia Manuel Legris Scene e Costumi Luisa Spinatelli

Direttore Kevin Rodhes

Nuova Produzione del Teatro alla Scala Coproduzione con Wiener Staatsballett

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A

FTE

R

ITE

– L

ES

N

OCES

Musica Igor Stravinskij

Coreografia Wayne McGregor

Direttore Koen Kessels

Nuovo produzione del Teatro alla Scala

Torna alla Scala, Wayne McGregor dopo l’enorme successo personale ottenuto alla Scala con Woolf Work’s e il ritorno in scena nel teatro milanese della star della danza Alessandra Ferri.

Coreografo residente al Royal Ballet di Londra, è internazionalmente riconosciuto per le sue rivoluzionarie innovazioni interpretative che hanno radicalmente ridefinito la danza dei nostri giorni. La sua compagnia, fondata nel 1993, risiede stabilmente al Teatro Sadler’s Wells di Londra. Affascinato dai

«Balletti russi» di Djagilev e da lì partendo, il coreografo inglese si cimenta con due partiture di Igor Stravinskij simboliche del primo novecento russo: La sagra della primavera (1913) e Les Noces (1923).

AfteRite, primo balletto creato da McGregor per l’American Ballet Theatre nel 2018, è la versione coreografata de La sacre du

printemps: ambientato in un paesaggio arido e lunare modellato sul deserto di Atacama, reso attraverso proiezioni video di fondali rigidi e stellati. A differenza della coreografia di Nijinsky i ballerini non danzano all’unisono ma tutti fuori sincrono tra loro. Il coreografo si è ispirato all’opera del 2002 dell’artista messicano Francis Aly e al testo della biologa e fondatrice del movimento ambientalista americano Rachel Carson Primavera Silenziosa (1962). McGregor ha scelto di aggiungere come elemento narrativo la presenza della madre della ragazza condannata, interpretata da Alessandra Ferri, che deve scegliere tra le sue due giovani figlie chi sarà libera e chi invece sarà condannata al rito di morte. Per Les Noces, Le Nozze, venne composto da Stravinskij durante la rivoluzione russa tra il 1914 e il 1917 e divenne balletto coreografato da Nijinskij nel 1923.

La sua nuova coreografia nasce per il Corpo di ballo del Teatro alla Scala e qui sarà eseguita in prima assoluta.

G

ISELLE balletto in due atti

Musica Adolphe Adam

Coreografia Jean Coralli – Jules Perrot

Direttore Valery Ovsyanikov

Scene e costumi Aleksandr Benoit

Produzione Teatro alla Scala

Andato in scena per la prima volta all’Opèra di Parigi il 28 giugno 1841, Giselle è oggi universalmente riconosciuto come uno dei capolavori del teatro romantico francese. Venne ideato da Théophile Gautier, poeta, romanziere, critico teatrale e appassionato di balletto e grande ammiratore dell’etoile Carlotta Grisi. Gautier utilizzò come spunto narrativo il testo del poeta tedesco Heinrich Heine De l'Allemagne. Heine aveva raccolto la leggenda slava che narra di giovani spose morte prima delle nozze e trasformate in candide e malefiche Villi. Giselle è da considerare, dopo La Sylphide, uno dei

“balletti bianchi” ottocenteschi per eccellenza: il balletto romantico infatti è stato anche definito ballet blanc per via dei bianchi tutù di mussolina indossati dalle ballerine. Cavallo di battaglia delle più grandi danzatrici dell’Ottocento quali Carlotta Grisi e Fanny Essler, fu mirabilmente danzato anche nel Novecento dalla nostra Carla Fracci e da Margot Fonteyn, entrambe ormai idealmente legate a questo personaggio nell’immaginario collettivo. Oggi Giselle si può dire che sia la più antica coreografia che, seppure con alterazioni, sia pervenuta fino a noi. Uno dei momenti salienti del balletto è l’assolo di esordio di Giselle, in cui la fanciulla rappresenta la sua gioia di vivere e il suo tratto di innocenza quasi infantile attraverso l’esecuzione gli speculari e opposti pas ballonnés e pas ballottés. Altro culmine espressivo di Giselle è la scena della pazzia: una libera pantomima drammatica che offre ad ogni interprete un copione con alcuni passaggi fissi. Sul podio il direttore d’orchestra russo Valery Ovsyanikov, esperto di balletto, che dopo il suo debutto nel 1997 al Royal Ballet con La Bayadère, qui ha diretto regolarmente titoli del grand erepertorio com Giselle, Onegin, Il lago dei cigni, Don Chisciotte e Lo schiaccianoci.

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O

NEGIN

Tratto dall’omonimo romanzo di Aleksandr Puškin

Musica Pētr Ilič Čajkovskij

Coreografia John Cranko

Direttore:

Felix Korobov

Produzione del Teatro alla Scala

Il famoso balletto romantico, da qualcuno giustamente definito «dramma in danza» Onegin, venne creato da Cranko nel 1965 per il teatro di Stoccarda.

Tratto dal romanzo in versi omonimo che Aleksandr Puskin pubblicò nel 1825, narra la storia di Tatjana, una giovinetta della borghesia provinciale, che si innamora perdutamente di un aristocratico di città, Onegin.

John Cranko, famosisimo danzatore e coreogafo inglese, già maestro dei tre più grandi coreografi viventi Jiri Kyliàn, John Neumeier e William Forsythe, riesce nel difficilissimo compito, non solo di restare fedele al testo scritto originale, ma di delineare personaggi approfonditi per introspezione psicologico e spessore drammatico. La partitura del balletto, affidata a Kurt- Heinz Stolze, collaboratore prediletto di Cranko, si basa interamente su musiche di Cajkovskij, ma non è tratta dalla sua opera Evgenij Onegin.

Stolze si è servito infatti del poema sinfonico Francesca da Rimini, delle Stagioni op. 37, di alcuni brani dei Capricci di Oxana e di un gran numero di brani pianistici; questo pastiche di brani caijkovskiani sottolinea

perfettamente l’azione anche grazie alla particolare cura nell’assemblaggio e nell’orchestrazione degli stessi. I vari brani vennero concepiti in relazione alla espressività drammatica di ciascun brano, nel nome di una concezione che mirava a fare di questo balletto uno spettacolo teatrale completo . Cranko, già noto alla Scala anche per le sue coreografie dei balletti Romeo e Giulietta (risalente al 1958) e La bisbetica domata (nato nel 1969) spesso ripresi, riesce a creare un balletto narrativo che rimane un esempio di coerenza drammaturgica.

Le sue coreografie sono nel repertorio del Royal Ballet, dello Scottish Ballet, del Ballet dell’Opéra di Parigi e del Teatro alla Scala.

Il direttore e violoncellista russo Felix Korobov, ha iniziato una

collaborazione con il Teatro alla Scala dirigendo principalmente balletti: lo si può ricordare in Onegin, Histoire de Manon, La bella addormentata nel bosco e nel Trittico Balanchine / Kylián / Béjart.

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SERVIZIO PROMOZIONE CULTURALE

S

TAGIONE

2021/2022

PROPOSTA A- UN BALLETTO INVITO ALLA SCALA E UN CONCERTO INVITO ALLA SCALA

(PER I TITOLI DI BALLETTO E CONCERTO INVITO ALLA SCALA SONO DISPONIBILI POSTI DI PLATEA, PALCO E GALLERIA)

Trittico insieme a Musicisti Teatro alla Scala - Da Puccini a Boccherini

Mercoledì 26/1/2022 ore 14.30 lunedì 9/5/2022 ore 16 (musiche di Scarlatti, Mozart, Beethoven, Citro)

Jewels insieme a Musicisti Teatro alla Scala – Mercadante Revolution

Mercoledì 23/3/2022 ore 20 lunedì 10/1/2022 ore 16 (musiche di Mercadante, Schelb)

Sylvia insieme a Musicisti Teatro alla Scala – Mozart in Erasmus

Mercoledì 25/5/2022 ore 20 lunedì 28/2/2022 ore 16 (musiche di Mozart, Sammartini))

After Rite-Les Noches insieme a Musicisti Teatro alla Scala – Da Puccini a Boccherini

Martedì 28/6/2022 ore 20 lunedì 11/4/2022 ore 16 (musiche di Boccherini e Puccini)

Onegin insieme a Solisti dell’Accademia – Arie e brani d’opera

Martedì 27/9/2022 ore 20 lunedì 14/3/2022 ore 16

Trittico insieme a Quintetto d’Ottoni del Teatro alla Scala

Mercoledì 26/1/2022 ore 14.30 lunedì 14/11/2022 ore 16 (musiche di Bernstein, Wagner, Puccini)

PROPOSTA B- UNOPERA E UN CONCERTO INVITO ALLA SCALA (PER I TITOLI DI OPERA SONO DISPONIBILI POSTI DI GALLERIA)

Don Giovannni (marzo/aprile 2022) insieme a Musicisti Teatro alla Scala – Mercadante Revolution lunedì 10/01/2022 ore 16 (musiche di Mercadante, Schelb)

Adriana Lecouvreur (marzo 2022) insieme a Musicisti Teatro alla Scala - Da Puccini a Boccherini lunedì 9/5/2022 ore 16 (musiche di Scarlatti, Mozart, Beethoven, Citro

Un ballo in maschera (maggio 2022) insieme a Musicisti Teatro alla Scala – Mozart in Erasmus lunedì 28/2/2022 ore 16 (musiche di Mozart, Sammartini) Il matrimonio segreto (settembre 2022) insieme a Musicisti Teatro alla Scala – Da Puccini a Boccherini

lunedì 11/4/2022 ore 16 (musiche di Boccherini e Puccini)

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Rigoletto (giugno/luglio 2022) insieme a Musicisti Teatro alla Scala – Mercadante Revolution lunedì 10/01/2022 ore 16 (musiche di Mercadante, Schelb)

PROPOSTA C-PERCORSI TEMATICI (PER I TITOLI DI OPERA SONO DISPONIBILI POSTI DI GALLERIA)

Verismo crepuscolare

Adriana Lecouvreur - Cilea (marzo 2022) insieme a Fedora - Giordano (ottobre/novembre 2022)

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Settecento viennese

Don Giovanni - Mozart (marzo/aprile 2022) insieme a Il matrimonio segreto - Cimarosa (settembre 2020)

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Shakespeare in musica

I Capuleti e i Montecchi - Bellini (gennaio/febbraio 2022) insieme a The Tempest - Adès (novembre 2022)

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Romanticismo russo

La dama di picche.- Čajkovskij (febbraio/marzo 2022) insieme a Onegin - Čajkovskij -(settembre 2022)

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PROPOSTA D-DUE OPERE

(PER I TITOLI DI OPERA SONO DISPONIBILI POSTI DI GALLERIA)

Macbeth (dicembre 2021) insieme a Ariadne auf Naxos (aprile/maggio 2022)

Macbeth (dicembre 2022) insieme a Thais (febbraio/marzo 2022)

Un ballo in maschera (maggio 2022) insieme a Fedora (ottobre/novembre 2022) Adriana Lecouvreur(marzo 2022) insieme a La Gioconda(giugno 2022)

PROPOSTA EBALLETTO CLASSICO E CONTEMPORANEO (PER I TITOLI DI BALLETTTO SONO DISPONIBILI POSTI DI GALLERIA)

La bayadère – Nureyev (dicembre 2021/gennaio 2022) insieme a After Rite – Les Noces – McGregor(giugno/luglio 2022) Sylvia - Legris (maggio 2022) insieme a Trittico contemporaneo/Dawson-Kratz-Kyliàn (gen2022) Onegin – Cranko (settembre 2022) insieme a After Rite – Les Noces – McGregor(giugno/luglio 2022) Jewels - Balanchine(marzo 2022) insieme a Trittico contemporaneo/Dawson-Kratz-Kyliàn (gen2022) Sylvia - Legris (maggio 2022) insieme a After Rite – Les Nocees – McGregor(giugno/luglio 2022)

PROPOSTA F–UN OPERA E UN BALLETTO (PER I TITOLI DI OPERA E BALLETTO SONO DISPONIBILI POSTI DI GALLERIA)

Don Giovanni (marzo/aprile 2022) insieme a La bayadère (dicembre 2021/gennaio 2022) Fedora (ottobre/novembre 2022) insieme a Onegin (settembre 2022)

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Invito alla Scala C

ONCERTI

Nella rinnovata formula dei concerti del lunedì, un divulgatore accompagnerà il pubblico in un percorso trasversale multidisciplinare tra musica, racconti e curiosità, in compagnia dell’orchestra della Scala e di immagini suggestive. Partendo dal programma musicale si struttura un percorso a tappe di educazione all’ascolto, con l’obbiettivo di approfondire i contenuti, ma nello stesso tempo intrattenere in modo spontaneo e accattivante.

Spettacoli scritti da Mario Acampa

10 gennaio 2022 ore 16

I VIRTUOSI DEL TEATRO ALLA SCALA Mercadante Revolution

Cosa accomuna Josef Schelb e Saverio Mercadante? Partendo dal celebre dipinto La morte di Marat di Jaques-Louis David si darà vita a un avvincente viaggio che parte da Parigi con la Rivoluzione Francese per arrivare al famoso Sacco di Altamura, ma le sorprese non finisco qui…

Musiche Schelb e Mercadante

28 febbraio 2022 ore 16

CAMERISTI DEL TEATRO ALLA SCALA Mozart in Erasmus

Mozart arrivò probabilmente in Italia, terra degli artisti liberi e creativi, per la prima volta a 14 anni, il 23 gennaio 1770, in un tour che lo portò ad esibirsi in diverse città italiane per fare nuove e autorevoli conoscenze. Lettere, curiosità e musica in un viaggio nel tempo e nello spazio alla scoperta del grande compositore e del suo “Erasmus” con papà Leopold.

Musiche di L. Mozart, W. A. Mozart, Sammartini 14 marzo 2022 ore 16

QUARTETTO D’ARCHI DEL TEATRO ALLA SCALA E comunque Puccini è plurale

E se vi dicessero che il trisavolo dell’autore di Turandot si chiamava anch’egli Giacomo Puccini? E che era fra l’altro maestro della Cappella Palatina nella quale Luigi Boccherini suonava come violoncellista solista? Poesie, lettere, racconti, e curiosità di una delle più grandi famiglie di compositori che ha segnato la musica del Settecento ad oggi attraversando epoche diverse, ma sempre emozioni forti.

Musiche di Boccherini, Puccini

11 aprile 2022 ore 16

QUINTETTO DEI FIATI DEL TEATRO ALLA SCALA

Molto grazioso, meccanico andante Mozart e Beethoven: due geni a confronto

Leggenda o verità? Mozart e Beethoven si sono mai incontrati? Pare che il 1787 fu l’anno fatidico. A quel tempo Mozart pare che concesse un’audizione a un giovinetto di sedici anni, tale…Ludwig van Beethoven. “Davvero molto grazioso, ma troppo meccanico…”.

Testimonianze inedite, verità inconfutabili e forse qualche nota di fantasia: qualunque cosa pur di far incontrare due miti della musica di tutti i tempi.

Musiche di Scarlatti, Mozart, Beethoven, Citro 9 maggio 2022 ore 16

SOLISTI DELL’ACCADEMIA DI PERFEZIONAMENTO PER CANTANTI LIRICI DEL TEATRO ALLA SCALA

Vincenzo scalera, pianoforte

Tutti all’Opera (Ragazzi)! Animatamente

Un percorso multidisciplinare tra le arie più famose del repertorio operistico europeo tra Settecento e Novecento attraverso musica, canto e tante curiosità. In compagnia del divulgatore e delle voci dei Solisti dell’Accademia, si andrà alla scoperta delle storie, dei protagonisti e dei dietro le quinte delle opere diventate cult. L’opera lirica è immortale, ma per amarla a volte…bisogna capirla.

Arie e brani dell’opera europea dal Settecento al Novecento 14 novembre 2022 ore 16

QUINTETTO D’OTTONI DEL TEATRO ALLA SCALA Le donne, i cavalieri, l’arme e … gli ottoni

Wagner, Puccini, e Bellini: uomini, compositori e mondi diversi, ma nascosto tra le loro vite c’è un sottile filo che parte dai poemi cavallereschi medioevali e arriva fino a noi. Partendo quasi per gioco dai versi di Ariosto e con incursioni nei libretti e nelle biografie dei nostri protagonisti, la musica del quintetto di ottoni disegnerà il profilo di uomini e personaggi che talvolta sono stati “cavalieri” e altre volte …decisamente meno, in una sfida narrativa a colpi non di spada, ma di bacchetta!

Musiche di Ewald, Bernstein, Wagner, Puccini, Bellini

Prezzi Concerto

Platea/palchi € 11 - Galleria € 8,50

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Invito alla Scala B

ALLETTI

26 gennaio 2022 ore 14.30 D

AWSON

/ K

RATZ

/ K

YLI

Á

N

Anima Animus/ Solitude Sometimes/ Bella Figura Musiche di Bosso, Yorke e Radiohead,

Foss, Pergolesi, Marcello, Vivaldi, Torelli Coreografie di

David Dawson, Philippe Kratz, Jirí Kylián

23 marzo 2022 ore 20 J

EWELS

Emeralds/ Rubies/Diamonds

Musiche di Fauré, Stravinskij, Čajkovskij Coreografie di

George Balanchine

25 maggio 2022 ore 20 S

YLVIA

Musiche di Delibes Coreografie di Manuel Legris

28 giugno 2022 ore 20 A

FTE

R

ITE

– L

ES NOCES

Musiche di Stravinskij Coreografie di

George Balanchine

27 settembre 2022 ore 20 O

NEGIN

Musiche di Čajkovskij Coreografie di

John Cranko

Prezzi Balletto

Platea/ palchi € 12

Galleria € 9,50

(16)

C

ALENDARIO PROVE APERTE

O

RCHESTRA

F

ILARMONICA DELLA

S

CALA

2021/2022

Lunedì 17 gennaio 2022 ore 11 Riccardo Chailly L.v. Beethoven Sinfonia n.1 in do magg. op. 21 Stagione Sinfonica Direttore G. Mahler Sinfonia n.1 in re magg.“Titan”

Lunedì 24 gennaio 2022 ore 11 Riccardo Chailly G. Battistell Nuova commissione Filarmonica Stagione Filarmonica Direttore I. Stravinskij Suite n.1 e n. 2 per piccola orchestra

L’oiseau de feu

P.I.Čajkovskij Sinfonia n.5 in mi minore op.64

Mercoledì 23 febbraio 2022 ore 11 Lorenzo Viotti P.I.Čajkovskij Serenata in do magg. per archi op.48 Stagione Sinfonica Direttore S. Rachmaninov Sinfonia n. 2 in min. op. 27

Lunedì 14 marzo 2022ore 11 Gianandrea Noseda S. Rachmaninov “La roccia” Fantasia per orchestra op.7 Stagione Filarmonica Direttore A. Skrjabin Concerto in fa diesis min.

per pianoforte e orchestra op. 20 La Poème de l’extase op.54 Nikolai Demidenko C. Boccadoro Nuova commissione Filarmonica Pianoforte A. Borodin Danze Polovesiane da Il Principe Igor

Lunedì 21 marzo 2022ore 11 Fabio Luisi A. Bruckner Sinfonia n. 8 in do minore

Stagione Filarmonica Direttore

Lunedì 11 aprile 2022 ore 11 M.Whun Chung G. Mahler Sinfonia n. 9 in re maggiore

Stagione Filarmonica Direttore

Lunedì 2 maggio 2022 ore 11 Speranza Scappucci F. Schubert Ouverture in re magg. D 590

Stagione Sinfonica Direttrice W. A. Mozart Sinfonia concertante in mi bem. magg. K297B

F.Mendelssohn Sinfonia n. 4 in la magg. Op.90 “Italienische”

Lunedì 23 maggio 2022 ore 10.30 Lahav Shani C. Ives The Unanswered Question

Stagione Filarmonica Direttore e pianoforte W. A. Mozart Concerto in la maggiore per pianoforte e orchestra KV488

Venerdì 7 ottobre 2022 ore 11 Tugan Sokhiev S. Rachmaninov Concerto n.2 pianoforte e orchestra Stagione Sinfonica Direttore

P.I.Čajkovskij Sinfonia n.4 in fa min. op. 36 Haochen Zhang

Pianoforte

Lunedì 14 novembre 2022 ore 11 Thomas Adès T. Adès Asyla op.17

Stagione Filarmonica Direttore Y. Abudushalamu epression

B. Britten Sinfonia da requiem op.20 O. Respighi Feste Romane

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Prezzi

Posto Unico Studenti € 10 Posto Unico Accompagnatori € 1

(17)

P

ERCORSO PROVE APERTE

O

RCHESTRA

F

ILARMONICA DELLA

S

CALA

2021/2022

1 PERCORSO CAJKOVSKIJ

Lunedì 24 gennaio 2022 Stagione Filarmonica Direttore, Riccardo Chailly Musiche, Čajkovskij Stravinskij

Lunedì 23 febbraio 2022 Stagione Sinfonica Direttore, Lorenzo Viotti

Musiche, Čajkovskij Rachmaninov

2 PERCORSO RACHMANINOV

Lunedì 23 febbraio 2022 Stagione Sinfonica Direttore, Lorenzo Viotti

Musiche, Čajkovskij Rachmaninov

Lunedì 14 marzo 2022 Stagione Filarmonica

Direttore, Gianandrea Noseda Musiche, Rachmaninov, Skrjabin, Borodin, Boccadoro

3 PERCORSO MOZART

Lunedì 2 maggio 2022 Stagione Sinfonica

Direttore, Speranza Scappucci

Musiche, Schubert, Mozart, Mendelssohn

Lunedì 23 maggio 2022 Stagione Filarmonica Direttore, Lahav Shani Musiche, Mozart, Ives

3 PERCORSO MAHLER

Lunedì 17 gennaio 2022 Stagione Sinfonica

Direttore, Riccardo Chailly Musiche, Beethoven, Mahler

Lunedì 11 aprile 2022 Stagione Filarmonica Direttore, M. W Chung Musiche, Mahler

Le Prove dell’Orchestra Filarmonica possono essere richieste anche singolarmente

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Tabella Prezzi Promozione Culturale 2021/2022

OPERA

TITOLO GALLERIE

Macbeth Adriana Lecouvreur

Don Giovanni da 13 a 24 euro Un ballo in maschera

Rigoletto

I Capuleti e i Montecchi Thaïs

La dama di picche da 11 a 20 euro Ariadne auf Naxos

La Gioconda Fedora

The Tempest da 10 a 19 euro Il matrimonio segreto da 8 a 18 euro

BALLETTO

TITOLO GALLERIE

La Bayadère Trittico

Jewels da 10 a 19 euro Sylvia

Afterite - Les Noces Giselle

Riferimenti

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