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è colui che riesce a formare dei gruppi di lavoro e a farli funzionare evitando le liti interne

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Academic year: 2021

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127 Conclusioni

Le mire di questo lavoro erano di riuscire ad illustrare il significato dei termini Management e Manager e di arrivare ad illustrare quale fosse il lavoro svolto da quest'ultimo, nonché quali studi gli fossero necessari per giungere ad avere le adeguate conoscenze per poterlo compiere e quali ancora poter effettuare per migliorare le sue performance.

Una volta eseguito tale compito, cerchiamo di trarne alcune conclusioni.

Partendo dalla considerazione che i compiti manageriali si sono evoluti nel tempo, inizialmente adeguandosi ai mutamenti del mercato, dovuti alle variazioni culturali o tecnologiche, e solo successivamente cercando di anticiparli se non addirittura di influenzarli. Il modo di rapportarsi ai collaboratori si è molto modificato ed oggi giorno il bravo manager, non è più quel soggetto "isolato" dal resto della compagine aziendale che si comporta come un leader assolutista, le cui capacità sono viste come irraggiungibili dai sottoposti, bensì, è colui che riesce ad essere collaborativo e partecipativo, che sa ascoltare le critiche e trasformarle in idee innovative, che riesce a far crescere la fiducia in sé stessi nei collaboratori ed a mantenere quella che loro hanno in lui;

è colui che riesce a formare dei gruppi di lavoro e a farli funzionare evitando le liti interne. Oggi ad un dirigente vengono richieste più qualità contemporaneamente, non sono più sufficienti il coraggio, la spavalderia e l'intelligenza; a queste si devono forzatamente affiancare altre virtù quali la conoscenza delle lingue e della cultura degli altri paesi, la diplomazia, l'arte di infondere fiducia, quella di saper parlare in pubblico, quella dell'innovatività, ma soprattutto quella della collaboratività. Collaboratività che non dobbiamo collegare solo al rapporto con i propri dipendenti ma anche con i propri pari. I mercati di oggi giorno subiscono variazioni repentine ed un solo manager non può essere in grado di gestire l'evoluzione aziendale da solo, deve quindi colloquiare continuamente con i suoi pari. Solo così il vertice aziendale potrà essere in grado di gestire la complessità realizzando contemporaneamente il benessere organizzativo.

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Uno dei problemi più grossi per il management italiano è il ritardo culturale nel quale vive. La mentalità italiana è purtroppo molto tradizionalista e maschilista, motivo che rende faticosa l'evoluzione di questa categoria. Sarebbe necessario cominciare ad imitare i Paesi Anglosassoni che iniziano a formare i loro giovani alla leadership già dai banchi di scuola e aprire la mente alla ricezione sia di donne-manager che di giovani-manager, uomini o donne che siano; dalla ricerca Asfor risulta infatti che i manager italiani, per i quali le aziende si trovano ad organizzare dei corsi di formazione o addirittura a finanziargli i master, hanno una età che si aggira tra i 35 ed i 45 anni. Occorre inoltre sfatare il mito che Leader si nasca e che non lo si possa divenire studiando, lavorando ed esercitandosi negli anni. Ricordiamo infatti le parole del testo, Ridisegnare l'impresa quando la mappa cambia il paesaggio, di Richard Norman a pagina

304: "le improvvisazioni occasionali di un pianista jazz sono il frutto di lunghi studi e di molteplici esperienze".

Altro problema, sempre di tipo culturale, è l'esistenza in Italia di una miriade di piccole imprese con a capo Imprenditori auto-certificatisi come manager. Queste figure non risultano più essere al pari con i tempi, sono soli, poco istruiti in termini di management e poco inclini al cambiamento. Raramente accettano l'introduzione in azienda di figure esterne e quando arrivano a farlo è solo perché la situazione economico-produttiva interna glielo impone, ma la maggior parte delle volte vi ricorrono così tardi da impedire poi la possibilità di una soluzione a lieto fine.

Solo il miglioramento delle tecniche formative, ante assunzione ma anche post, può a nostro parere garantire l'evoluzione culturale necessaria. Riteniamo comunque che, riferendoci sempre al caso Italiano, molto si sia già iniziato a fare; la formazione, che una volta si basava quasi esclusivamente sullo studio di concetti astratti in aula e sul metodo dell'affiancamento in azienda (sicuramente poco costoso ma anche lungo), ha ormai intrapreso la via dell'evoluzione, e vede l'utilizzo sia dei supporti multimediali sia di metodologie considerate all'avanguardia come l'esecuzione di corsi outdoor o l'utilizzo di figure fortemente professionali come il Coaching . Le parole chiave, per la formazione

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129 moderna sono senza ombra di dubbio "gruppo" e "formazione continua". Si è infatti osservato che i risultati raggiunti da un gruppo di lavoro ben gestito sono maggiori della somma dei risultati ottenuti dai singoli lavoratori e che la formazione non può mai considerarsi conclusa perché la continua evoluzione dei mercati non lo permette. L'azienda e per lei la sua Direzione deve sempre anticipare i tempi; sarebbe un enorme errore manageriale lasciare che l'azienda si evolva solo per sopravvivere al mercato.

Dallo studio realizzato, partito semplicemente dal desiderio di voler meglio comprendere cosa faccia effettivamente di lavoro un manager, ne traiamo dunque la positiva conclusione che la professione di costui sia in forte espansione; ed a provarcelo è il rapporto annuale eseguito dall'ASFOR che ha osservato come nell'anno 2014 le aziende non abbiano ridotto i loro investimenti nella formazione di tale categoria, nonostante la crisi economica in atto in tutti i mercati. L'evoluzione tecnologica che sta causando repentini mutamenti nei mercati e la crisi finanziaria che dura armai da anni stanno agendo negativamente nei confronti di quelle piccole azienda a carattere familiare che cercano di evitare l'espansione. Oggi sopravvive solo chi ha una struttura economicamente solida ma anche ben organizzata, generalmente di grandi dimensioni. Più è grande la dimensione e maggiore il numero di filiali, maggiore è l'esigenza di inserire manager.

Concludiamo citando quella che riteniamo essere una frase molto attuale anche se semplicemente citata nel libro Il Gattopardo, scritto da Tommasi di Lampedusa in cui uno dei personaggi appartenente all'aristocrazia siciliana, durante una discussione sostiene:

"Se vogliamo che le cose restino come prima, dobbiamo cambiare tutto".

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