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Il mondo è cambiato profondamente rispetto al contesto in cui famosi economisti enumeravano i primi assiomi su cui ancora oggi è improntata l’economia mondiale.

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE

Il mondo è cambiato profondamente rispetto al contesto in cui famosi economisti enumeravano i primi assiomi su cui ancora oggi è improntata l’economia mondiale.

Il pensiero capitalistico moderno, visti gli sviluppi che ha incontrato, sembra tendere a concepire solamente la realtà economica, ignorando il vincolo inscindibile fra principi morali e azione umana, la quale è pur sempre il motore dell’economia.

Criticando questa impostazione, ricordiamo che l’importanza e il ruolo dei valori si ricavano dalla stessa etimologia della parola ECONOMIA, che è la congiunzione di OIKOS (=casa) e NOMOS (=legge), termini greci con i quali si individua l’insieme di regole che governano la casa.

Sicuramente il concetto ha acquistato nel tempo una valenza più allargata e carica di significati, ma ugualmente l’economia moderna sembra essersi sostanzialmente impoverita: ciò proprio a causa della distanza che si è venuta a creare nel legame con l’etica e con l’insieme di riflessioni riguardanti i rapporti tra gli individui, gli interessi e gli ideali da cui scaturiscono i comportamenti, il sistema di valori insomma su cui si fondano i fini della vita stessa.

Infatti questo binomio (Etica ed Economia)

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, di cui la scienza economica per molti aspetti ne è fautrice, avrebbe dovuto marciare parallelamente, mano nella mano. Invece la scienza economica, nel proseguire indisturbata il proprio moto costante sino ai giorni nostri, si è sempre concentrata sugli aspetti strumentali della razionalità economica trascurando l’etica comportamentale quale lembo indispensabile del suo funzionamento.

Negli ultimi anni, si è accentuata l’attenzione verso i problemi dell’etica del comportamento economico ed in particolare sull’etica del capitalismo, e quindi per meglio esplicitare il pensiero, prima di citare le diverse scuole economiche, introdurremo il concetto di etica.

Quest’ultima è una scienza che ha significato vasto e vario, conforme ai diversi sistemi filosofici, economici e cristiani dei quali è parte integrante; ma fa sempre riferimento alla condotta umana, della quale ne giudica gli atti.

1 Cfr., SEN A., Etica ed Economia, Laterza, Bari, 1988.

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Secondo la natura e il fine attribuiti alla vita umana, si sono avute varie dottrine etiche, tra cui ci viene da pensare alla teoria utilitaristica propugnata da Jeremy Bentham

2

. Secondo quest’ultimo, la scienza economica si è sempre appoggiata alle regole comportamentali ma con il grave difetto di concentrare l’attenzione sul singolo individuo trascurando l’etica del gruppo. Quindi la posizione da lui esaminata è stata il punto di partenza di ulteriori analisi ed evoluzioni.

Successivamente anche Adam Smith aveva separato l’economia dall’etica e ne aveva garantito l’autonomia, assicurandoci che il mercato, in uno Stato ben governato, avrebbe accresciuto il benessere di una società attraverso il valore della ricchezza, parametro indispensabile per decifrare il principio di utilità che governa gli individui.

La posizione di Adam Smith non appare più convincente, oggi, quando sappiamo che l’etica è un complesso di norme e valori variamente distribuito fra le persone, diversamente presente nelle legislazioni e nei comportamenti, variabile da popolo a popolo e, soprattutto, modificabile nel tempo. Quindi non è indifferente oggi per l’economia occuparsi di morale e dei principi ad altre scienze, perché un complesso di norme etiche si distinguerà da un altro non solo per i valori ed i principi che esso racchiude, ma anche e, per quel che ci riguarda, soprattutto, per gli effetti sullo sviluppo economico della società che li esprime.

Il punto di svolta, quindi, è sicuramente rappresentato dal famoso saggio di un non economista, Max Weber

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, “sull’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, proprio perché indica con chiarezza che dietro il successo economico esiste una particolare etica. La differenza rispetto alle tendenze precedenti tale saggio è assoluta, e, secondo alcuni autori del tempo, del tutto rivoluzionaria.

2 Bentham Jeremy: giureconsulto, filosofo ed economista inglese (1748-1832). È considerato il fondatore dell’utilitarismo in quanto considera l’interesse base di ogni estimazione pratica; anche la morale è fondata sull’utilità individuale armonizzata con quella altrui. Cercando di rendere attuabile nella legislazione questo principio utilitaristico, concepì lo Stato non come semplice organismo di diritti politici, ma altresì di interessi sociali. In Dizionario Enciclopedico Moderno, Edizioni LABOR, Milano, 1959, p. 668.

3MAX WEBER, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, SANSONI EDITORE, Firenze, 1965.

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Il fascino di queste interpretazioni è quello di unire etica ed economia, e di ridistribuire le parti del dramma ai diversi attori della scena sociale ed economica.

Proseguendo con l’analisi precedente e rapportandola ai giorni nostri, citiamo una delle teorie del premio Nobel, l’economista Amartya Sen, il quale sostiene che al valore della ricchezza, la quale rimane sempre un elemento base del mercato, debba essere aggiunta anche la felicità, che è un concetto diverso dal benessere.

Una persona è più ricca di un’altra quando è più felice ed ha ottenuto una migliore qualità della vita. Quest’ultima diviene quindi una variabile algebrica nei calcoli economici.

Allora il punto di approdo più recente colloca al centro delle convergenze più significative il principio secondo cui se “l’agire economico non è più il “locus”

dell’asocialità, ma in esso vengono riconosciuti i caratteri distintivi dell’agire sociale, possiamo affermare che l’azione economica è sociale e di conseguenza anche il mercato, l’istituzione economica per eccellenza, deve avere una natura sociale

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”.

Sulla scia di quest’assioma possiamo introdurre quello di altri due illustri autori i quali affermano che “il mercato è vero mercato quando non produce solo ricchezza ma soddisfa anche attese e valori etici”.

Infatti, oggi, nella cosiddetta “economia sociale

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”, sopravviveranno le aziende che avranno rispetto dei propri clienti come persone e non solo come consumatori in base all’assunto che i “mercati sono fatti di persone e non solo di settori demografici

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”.

Alcuni autori sostengono che “chi vuole fare business nel nuovo ambiente economico è costretto (dal mercato) ad assumere atteggiamenti etici nei confronti della persona che decide di acquistare il suo prodotto/servizio”.

4Cfr., MEGATTI M. (a cura di), “Azione economica come azione sociale”, Angeli, Milano, 1991.

5Nell’esperienza francese ed europea più generale, il termine di maggiore successo (prima di importare massicciamente quello statunitense di terzo settore) è stato quello di “economia sociale”, che

effettivamente si attaglia meglio alla nostra realtà in quanto pone l’accento sulla finalizzazione verso interessi collettivi e sulla dimensione partecipativa dei componenti (associazioni, cooperative, mutue ecc.).

6Cfr., Cluentrain Manifesto, tesi 2: ”I mercati sono fatti di esseri umani, non di settori demografici”.

Documento disponibile su internet all’indirizzo: www.clurtrain.com.

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Quindi il valore più importante sta nella relazione di fiducia, nella trasparenza e nella lealtà con cui le aziende si relazioneranno con i soggetti del proprio specifico settore di appartenenza.

Nell’ottica di tali mutamenti anche l’imperativo dell’economia aziendale - il perseguimento di condizioni di “economicità”

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- tende sempre più a corrispondere all’affermazione dei fondamentali valori etici dell’uomo.

Sta quindi nascendo un nuovo settore dell’economia, si stanno sviluppando nuove forme di scambio, nuovi soggetti vanno configurandosi sia sul fronte della produzione sia su quello della domanda e nell’ambito di queste nuove formazioni sociali attraverso le quali l’uomo tende a soddisfare i propri bisogni stanno assumendo un peso crescente le “aziende non profit”, un fenomeno che testimonia l’importanza che si comincia ad attribuire al sistema dell’economia civile ed alla tipologia di rapporti che lo caratterizzano.

In riferimento al nuovo ruolo, quindi, che le aziende non profit potrebbero rivestire in futuro - sorge la necessità di analizzarne, sotto una nuova luce, i meccanismi che ne caratterizzano il funzionamento e come le medesime entità perseguono il successo economico in base al gradimento che incontrano nell’ambiente in cui operano.

Nella riflessione economica tradizionale l’esistenza delle non profit viene collegata ai fallimenti del mercato e dello Stato.

Oggi si assiste sempre in maniera crescente, da parte di queste entità, ad una mutazione verso forme più evolute. In quanto inizialmente erano soggetti che reperivano risorse grazie a rendite, donazioni e sovvenzioni che venivano ad essere ridistribuite eventualmente sottoforma di prestazioni o servizi; ora stanno passando dalle primitive forme organizzative ad aziende che programmano la produzione di beni e servizi e si attivano per acquisire, attraverso normali forme di scambio, le risorse necessarie a realizzare l’attività, cercando di conseguire un surplus economico necessario a garantirne la sopravvivenza e lo sviluppo nel medio e nel lungo periodo. Di

7L’economicità è la caratteristica attitudinale che conferisce all’azienda la natura di strumento

economico durevole. È importante tener presente che “economicità” non significa attitudine a perseguire il lucro: ed è proprio per questo che a tale principio sono ispirate sempre in maniera crescente anche le aziende non profit.

Al riguardo si veda FERRERO G., Istituzioni di economia d’azienda, GIUFFRÈ, Milano, 1968, p. 198.

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conseguenza, l’evoluzione, che le aziende non profit hanno conosciuto negli ultimi anni da una parte e la scarsa propensione alla pianificazione finanziaria, tanto nella determinazione previsionale dei flussi, quanto nella ricerca selettiva e appropriata delle fonti dall’altra, ha fatto sì che venissero ad emergere nuove esigenze nonché nuove problematiche di finanziamento.

Ma l’etica non è stata solo affrontata da imprese no profit, infatti anche per le imprese profit numerosi casi oggi, hanno dimostrato come la sola dimensione del valore di mercato non sia più sufficiente per fornire un quadro veritiero e corretto della qualità della gestione aziendale.

L’etica quindi non è più considerata un mero strumento ma un fine da affiancare al risultato economico riconoscendo l’ampliamento delle finalità dell’impresa e dell’obbligo per quest’ultima di produrre un valore allargato da poter distribuire tra tutti gli stakeholders.

La Responsabilità sociale di impresa (che tiene appunto conto della sfera etica, o finanza etica) diviene obiettivo strategico di un’organizzazione, ovvero anche le aziende profit pur continuando indefinitamente la loro attività tengono debitamente in considerazione il loro impatto sul capitale naturale, sociale ed umano.

Inoltre, la sfera etica è andata ad influenzare anche le scelte di investimento dei singoli risparmiatori che hanno iniziato a prendere in considerazione lo strumento finanziario etico ovvero, in una definizione convenzionale, l’offerta al sottoscrittore (risparmiatore o investitore) della garanzia di un uso del suo denaro equo e moralmente ineccepibile a livello di investimento o di utilizzo.

L’obiettivo del presente lavoro è quello di descrivere gli investimenti etici, partendo

dall’importanza della responsabilità sociale d’impresa, considerata nel mondo

economico attuale come un fattore competitivo in grado di creare un valore aggiunto,

che ha spinto ogni tipo di impresa a considerare anche la sfera etica e non solo quella

finanziaria ed economica nella valutazione degli investimenti, passando per la finanza

etica e gli investimenti etici che possono essere valutati ed usati dai piccoli risparmiatori

e investitori, per poi descrivere gli enti che per eccellenza svolgono attività etica ovvero

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le aziende no profit e quindi passare dopo ad un’ottica più operativa andando a redigere un Ethical Project Plan.

L’ Ethical Project Plan è un importante strumento a supporto della pianificazione strategica sia per le imprese che perseguono fini di lucro sia per le imprese no profit, le varie funzioni che esso svolge, sono di natura sia interna all'impresa, evidenziando all'alta direzione le conseguenze economiche, finanziarie ed etiche dell’ investimento che si ha intenzione di implementare, che esterna all'impresa, volta ad illustrare il progetto ai vari stakeholders

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.

Con il presente lavoro, si intende anche offrire un contributo, per quanto minimo, a coloro cui compete il compito di redigere un Ethical Project Plan, riferito ad un caso aziendale concreto, quello del “Centro Mondialità Sviluppo Reciproco” di Livorno, in ordine ai contenuti, ai criteri e agli strumenti logici e tecnici per la sua redazione, avendo comunque ben presente che ogni progetto imprenditoriale profit e non, si caratterizza con peculiarità proprie.

In particolare, si provvederà alla valutazione economico finanziaria ed etica dell’investimento che essi avrebbero intenzione di porre in essere, con lo scopo da un lato di prevedere gli effetti che è ragionevole attendersi dal nuovo progetto, dall’altro per permettere agli eventuali finanziatori, in tale caso specifico il Comune di Livorno, di provvedere alla copertura di parte del fabbisogno finanziario.

Un sentito ringraziamento al gruppo del Centro Mondialità Sviluppo Reciproco per la collaborazione prestata e per il tempo da loro dedicato, fornendo in tal modo un importante contributo ai fini della realizzazione del presente lavoro.

Per motivi di privacy aziendale e per la strategicità alcuni dati non sono stati forniti e si è reso necessario procedere a stime , anche con il supporto del personale dell’impresa di analisi.

8 Quando si parla di stakeholder ci si riferisce letteralmente ha colui che ha un interesse e cioè gruppo o individuo che influenza o è influenzato dal comportamento e dal raggiungimento degli scopi di

un’organizzazione

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