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Moneta e Occupazione (cap. IX del libro Corsi-Roncaglia)

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(1)

M. Bovi Pag. 1

Moneta e Occupazione (cap. IX del libro Corsi-Roncaglia)

Teoria neoclassica dell’occupazione.

Nel Sistema c’è solo disoccupazione volontaria: chi vuole lavorare al salario reale di mercato lo può fare. Perché?

Perché in condizioni di concorrenza perfetta e con prezzi perfettamente flessibili, in tutti i mercati c’è equilibrio dom=offerta =>

anche nel mercato del lavoro il salario reale assicura domanda=offerta di lavoro

Questo vale anche nel mercato dei capitali dove il prezzo per l’uso del capitale, cioè il tasso d’interesse, riesce ad uguagliare domanda e offerta di fondi a prestito, ovvero riesce a stabilire l’uguaglianza tra I e S.

IMPORTANTE: il tasso d’interesse riguarda la scelta “moneta vs titoli” o riguarda I e S?

Per Keynes il tasso d’interesse è una variabile monetaria nel senso che è determinato nel mercato monetario e riguarda la scelta tra moneta e titoli (curva LM).

Per i neoclassici, il tasso d’interesse è una variabile reale nel senso che è legato a due scelte “reali”: gli I via confronto con la produttività marginale del capitale, e i S via confronto con le preferenze intertemporali dei consumatori: il tasso d’interesse è il premio pagato per convincere le persone a risparmiare, cioè per C in futuro(=S) e non oggi. Per i neoclassici S non è reddito non consumato, ma C posticipato.

Per i neoclassici vale la Legge di Say: l’offerta crea la propria domanda Perché Say (economista classico) diceva così?

Le imprese, nel loro complesso, riescono a vendere tutto ciò che producono perché, producendo, pagano lavoratori, fornitori,…=>

immettono nel Sistema risorse sufficienti per dare agli acquirenti il necessario potere d’acquisto => si ha sempre off=dom.

Inoltre, dato che le imprese riescono a vendere tutto =>

per massimizzare i loro profitti producono al max possibile =>

usano tutte le risorse disponibili =>

Q sempre pieno impiego.

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M. Bovi Pag. 2

Teoria keynesiana dell’occupazione

Sono possibili situazioni caratterizzate da persistente disoccupazione.

È proprio per questo motivo che le variabili monetarie possono influire direttamente sui valori di equilibrio delle variabili reali (come I e Y).

Es. il tasso d’interesse, che è determinato nel mercato monetario (LM), influisce sulla quantità di equilibrio degli I. Ovvero,

il mercato monetario influisce sul mercato reale, cioè su I;

la variazione di I si diffonde poi alle altre variabili reali: essa fa scattare il

moltiplicatore/acceleratore che influenzano il livello di equilibrio di Y e dell’occupazione il che è possibile poiché è possibile che il Sistema sia in equilibrio di sottoccupazione.

Ricordo poi, che per Keynes le aspettative sono cruciali in queste dinamiche: influiscono - sui “calcoli” della redditività futura dei vari progetti d’investimento, e

- sulla relazione tra tasso d’interesse e domanda di moneta a scopo speculativo Insomma:

Per Keynes i mercati monetari influiscono sull’andamento di Y e occupazione Per Keynes => la moneta non è un velo, non è neutrale

Keynes “inverte” la Legge di Say: è la domanda che determina l’equilibrio del Sistema.

Lo abbiamo già visto nelle dispense sulla teoria quantitativa della moneta studiando le critiche di Keynes a questa teoria.

Vediamo meglio come Keynes giunge alle sue conclusioni

studiando insieme i mercati reali (IS) e i mercati monetari (LM) nell’interpretazione del pensiero di Keynes da parte di John Hicks

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M. Bovi Pag. 3

Lo schema IS-LM Assunzioni di Sistema:

1. Sistema chiuso agli scambi con l’estero e senza Stato 2. Prezzi fissi (inflazione=0)

3. Solo tre mercati (privati):

- Dei beni “reali” (IS). Ipotesi: anche con inflazione l’equilibrio IS non cambia - Della moneta (LM). Ipotesi: con inflazione l’equilibrio LM cambia

- Dei titoli

4. Mercati interconnessi:

se mercati IS e LM in equilibrio => automaticamente in equilibrio anche il terzo mercato (come per la legge di Walras).

Equazioni del Mercato dei beni (IS)

1) S funzione crescente del reddito Y (nb S indipendenti da i)

2) I funzione decrescente del tasso d’interesse i (nb i determinato altrove)

3) Condizione di equilibrio: I=S (equilibrio nel senso di flussi e deflussi che si compensano) Per memoria: IS = insieme di coppie “Y;i” di equilibrio, ovvero che realizzano I=S:

gli I generati da quel i sono = ai S generati da quel Y Matematicamente:

3 equazioni ma 4 variabili incognite: S, I, Y, i =>

per determinare un unico punto d’equilibrio bisogna avere un’ulteriore equazione.

Economicamente:

non è possibile determinare l’equilibrio del mercato reale (dei beni) senza considerare quello che accade nel mercato finanziario (della moneta):

una variabile monetaria (i.e. determinata nel mercato monetario), i, influisce su una variabile del mercato dei beni, I

Equazioni del Mercato della moneta (LM)

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M. Bovi Pag. 4

4) Ly funzione crescente del reddito Y

5) Li funzione decrescente del tasso d’interesse i 6) Condizione di equilibrio: Ms = Md

Ms ≡ offerta di moneta = 𝑴̅ (per Keynes offerta di moneta esogena) Md ≡ domanda di moneta = Ly + Ly

Matematicamente:

3 equazioni ma 4 variabili incognite: Ly, Li, Y, i =>

per determinare un unico punti d’equilibrio bisogna avere un’ulteriore equazione.

Economicamente:

Similmente a, ma all’opposto di, prima, non è possibile determinare l’equilibrio del mercato della moneta senza considerare quello che accade nel mercato dei beni:

una variabile reale, Y, influisce sulla domanda di moneta

Soluzione: considerando le 6 equazioni tutte insieme si hanno 6 incognite.

Facendo così, tutte le equazioni sono sintetizzabili in due condizioni di equilibrio:

Matematicamente:

Ora abbiamo 2 equazioni nelle 2 variabili incognite cruciali: Y e i.

Cruciali poiché, a differenza delle altre 4, esse non sono determinabili con le altre equazioni.

Economicamente:

Le equazioni 7) e 8)

 danno le condizioni di equilibrio nel mercato dei beni (7) e della moneta (8)

 forniscono informazioni circa le relazioni SIMULTANEE tra variabili reali e monetarie, i.e., tra mercato dei beni e mercato monetario.

Questi due mercati sono interconnessi e vanno “risolti” in simultanea.

 sono coerenti con la tesi di Keynes secondo cui “la moneta non è neutrale”, ovvero che non c’è dicotomia tra mercato dei beni e mercato monetario.

Vediamo graficamente questi collegamenti

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M. Bovi Pag. 5

Ogni punto sulla IS (sulla LM) è una delle soluzioni del sistema a tre equazioni 1-3 (4-6) Dato che sia ogni punto sulla IS che ogni punto sulla LM è un punto di equilibrio, il punto E indica l’equilibrio simultaneo di entrambi i mercati, ovvero

E indica la coppia “Y;i” che mette in equilibrio sia il mercato dei beni che della moneta.

Per l’ipotesi di interdipendenza tra i tre mercati, poi,

E indica la coppia “Y;i” capace di mettere in equilibrio anche il mercato dei titoli Insomma, trattasi di equilibrio economico generale.

“Generale” stante le ipotesi (niente scambi con l’estero, niente Stato, prezzi fissi,…)

Altra considerazione importante: E è un punto di equilibrio economico generale, ma non è detto che Ye sia tale da assicurare la piena occupazione:

potrebbe essere equilibrio economico generale di sottoccupazione

 intervento dello Stato poiché i mercati sono in equilibrio

 non si muoverebbero spontaneamente

 serve un deus ex machina che sblocchi la situazione per far muovere il Sistema verso un Ye

tale da assicurare la piena occupazione

Aumentiamo il grado di realismo del modello inserendo in modo più esplicito lo Stato

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M. Bovi Pag. 6

Il settore pubblico dell’economia: G e T

Senza lo Stato, la condizione di equilibrio per il flusso circolare del reddito era S= I Inserendo lo Stato nel modello, il circuito del reddito si arricchisce di nuovi flussi:

 in uscita dal circuito ora abbiamo, oltre ai S, anche le tasse T.

 in entrata nel circuito ora abbiamo, oltre gli I, anche la spesa pubblica G.

In formula, la condizione di equilibrio per il flusso circolare del reddito è:

S + T = I + G [1]

Trattasi di condizione di equilibrio, non di una identità contabile:

I sono quelli ex ante, desiderati dagli imprenditori,

non quelli ex post (che includono le variazioni non desiderate delle scorte).

Nel modello si hanno:

Variabili esogene rispetto a Y (i.e., esterne al flusso circolare per ipotesi) sono soprassegnate:

I dipendono dalle decisioni degli imprenditori

G dipende dalle decisioni delle autorità di politica economica

Variabili endogene rispetto a Y (i.e., interne al flusso circolare):

T=tY => dipendono dal reddito (t=aliquota fiscale media) S (rectius C) dipendono da Ydisp = Y – T

Il modello con lo Stato si arricchisce di una serie di equazioni che legano le variabili:

Ultima riga: si parte dalla fz del S e poi la si aggiorna con le nuove variabili (es. Ydisp=Y-T)

Come calcolare il livello di equilibrio di Y?

Bisogna esplicitare per Y =>

inseriamo nella condizione di equilibrio [1] le quattro equazioni S, T, I, G:

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M. Bovi Pag. 7

S T I G

=>

Limitandoci ai termini in parantesi quadra e ricordando che 1-s=c:

=>

il reddito di equilibrio è Y = A

Da ciò è banale calcolare il moltiplicatore del Y in questo modello con lo Stato

Il moltiplicatore scatta in presenza di un ↑ della domanda autonoma(esogena), A, e fa crescere Y fino a quando i deflussi dal circuito, cioè S+T), sono uguali agli influssi, A:

S+T) = A Dato che, come detto, Y=A => (s+ct)Y = A =>

S+T) = A = (s+ct)Y

=>

 il moltiplicatore è pari a 1/(s+ct) =. Come si vede, per avere l’effetto di A su Y si può semplicemente partire dalla Y = A e poi applicare l’incremento: Y = A

 la presenza del prelievo fiscale riduce il valore del moltiplicatore.

Ricordo la logica di fondo del moltiplicatore (anche dei depositi):

 qualunque flusso in uscita dal circuito sottrae forza all’effetto moltiplicatore

 l’effetto moltiplicatore si esaurisce quando flussi = deflussi

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M. Bovi Pag. 8

Il bilancio pubblico Definiamo

D = G – T =>

D > 0 => avanzo di bilancio D < 0 => disavanzo di bilancio

Dato che T = tY

t = aliquota fiscale costante rispetto a Y 𝑮̅ = spesa esogena rispetto a Y

si può anche scrivere D = 𝑮̅ - tY

Graficamente:

o 𝑮̅ è orizzontale poiché è esogena rispetto a Y

o T(Y) ha inclinazione pari a t (T = tY): se ↑t => T(Y) si verticalizza

o La distanza verticale tra le due rette misura il saldo di bilancio D = 𝑮̅ - tY o Pareggio di bilancio nel punto Y*

Che succede al saldo D se ↑𝑮̅? (es. Δ𝑮̅ = ↑stipendi dipendenti pubblici) Si parte da D = 𝑮̅ – tY => politica fiscale espansiva =>

ΔD = Δ𝑮̅ – tΔY => uso il moltiplicatore per sostituire ΔY, cioè ΔY=[1/(s+ct)] Δ𝑮̅ =>

ΔD = Δ𝑮̅ – [t/(s+ct)] Δ𝑮̅ => ΔD/Δ𝑮̅ = 1 – [t/(s+ct)] = (s+ct – t) / (s+ct) =>

ricordo che c = (1-s) e sostituisco c nel numeratore (s+ct – t) =>

s+(1-s)t – t = s + t – st – t = s(1-t) =>

ΔD/Δ𝑮̅ = s(1-t) / (s+ct) =>

Nella politica fiscale keynesiana c’è un caso più interessante e particolare rispetto a Δ𝑮̅:

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Il teorema del bilancio in pareggio

Teorema: una G totalmente finanziata da tasse esogene aumenta il PIL uno-a-uno: Δ𝑮̅ = ΔY (sotto ipotesi keynesiane, ovviamente)

Il teorema del bilancio in pareggio si pone la seguente questione

Supponiamo che T sia indipendente da Y: 𝑻̅ (esempio: imposta sulla casa) Che succede a Y se ↑𝑮̅ = ↑𝑻̅, cioè se ↑𝑮̅ e ↑𝑻̅, ma D = 0?

Il Teorema dice: Y =𝑮̅

Dimostriamolo (procedura alternativa ma equivalente a quella del libro).

Le costanti non cambiano => elimino i termini soprassegnati (es. 𝑪̅) tranne 𝑮̅ e 𝑻̅ poiché l’ipotesi è che Δ𝑮̅=Δ𝑻̅ > 0

Rimane Y = C + 𝑮̅ . Lascio C poiché dentro C c’è 𝑻̅:

C = cYdisp = c(Y−𝑻̅) Sostituiamo C in Y

Y = c(Y−𝑻̅) + 𝑮̅ = cY −c𝑻̅ + 𝑮̅ =>

Y- cY = −c𝑻̅ + 𝑮̅ =>

Y = [1/(1-c)] (𝑮̅ − c𝑻̅) =>

implementiamo la politica espansiva con bilancio in pareggio Δ𝑮̅=Δ𝑻̅ > 0 ΔY = [1/(1-c)](Δ𝑮̅ − cΔ𝑻̅) =>

sostituisco Δ𝑮̅=Δ𝑻̅ =>

ΔY = [1/(1-c)](Δ𝑮̅ − cΔ𝑮̅) = [1/(1-c)][(1-c)Δ𝑮̅] = Δ𝑮̅ =>

ΔY = Δ𝑮̅ Morale:

una G totalmente finanziata da tasse esogene, quindi a saldo zero, è tale che Δ𝑮̅ = ΔY ovvero:

il moltiplicatore di una G totalmente finanziata da tasse esogene è pari a uno.

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M. Bovi Pag. 10

Politica fiscale (di bilancio) nello schema IS-LM Ricordo che IS “senza Stato” era basata su S=I

Qui il modello è (per ipotesi) sempre a due mercati e a prezzi fissi, ma ora c’è G e T:

S + T = I + 𝑮̅ 𝑴̅ = Ly + Li = I+𝑮̅ =immissioni nel flusso del reddito.

Grafico 3 (fz degli I)

Nello spazio “I+𝑮̅;i” (I+𝑮̅) è fz decrescente di i: se ↑i => ↓I (ipotesi: 𝑮̅ non dipende da i) Politica espansiva Es. Δ𝑮̅>0 finanziata con debito =>

(I+𝑮̅) si sposta parallelamente verso dx (I+G)’ (𝑮̅ non dipende da i):

Dopo la politica, quindi, la retta di riferimento è (I+G)’

Costruiamo la IS “post-intervento” (IS’):

 si parte dal livello del tasso d’interesse i1 (Grafico 4)

 che determina il corrispondente livello (I+G)’ (Grafico 3)

 che, data la condizione di equilibrio, dà il corrispondente livello (S+T)’ (Grafico 2)

 che, data la funzione del S, dà il corrispondente livello di Y’1 (Grafico 1)

 che, associato al tasso d’interesse i1, dà il primo punto, P’1, della IS’ (Grafico 4) Ripetendo la procedura si può disegnare la IS’ completa, che è più in alto e a dx di IS.

Mettiamo IS e IS’ nello schema IS-LM: statica comparata con equilibri pre- e post-politica.

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M. Bovi Pag. 11

Il sistema economico passa da E ad E’: c’è aumento sia del reddito che del tasso d’interesse.

Graficamente: ↑Y e ↑i poiché ci si muove LUNGO la stessa LM (𝐆̅ non sposta la LM) A parole, il meccanismo di trasmissione è:

 l’aumento della 𝑮̅ fa aumentare Y via moltiplicatore;

 l’aumento di Y fa ↑domanda moneta transattiva (Ly) => serve un ↑i per ridurre Li

Perché?

 Perché per ipotesi 𝑴̅ =cost (=> la LM rimane sempre quella) =>

l’equilibrio monetario impone ↑Ly = ↓Li => serve un ↑i per ↓Li Che cosa potrebbe far ↑i?

Es. Δ𝑮̅>0 è finanziata con debito pubblico => ↑offerta titoli => ↓Ptitoli => ↑i

La retroazione monetaria (o spiazzamento)

Graficamente, se i rimanesse costante => Y aumenterebbe fino a Y’ > Ye

Dunque, il fatto che serve un ↑i per ↓Li riduce l’effetto espansivo della manovra.

Si parla di retroazione monetaria poiché quello che succede nel mercato monetario riduce l’effetto espansivo della manovra.

Perché si ha retroazione?

Perché se ↑i => ↓I => l’effetto moltiplicatore è sminuito.

Si parla anche di spiazzamento =

effetto depressivo sugli I privati di politiche espansive tipo Δ𝑮̅ = Investimenti pubblici Come evitare la retroazione monetaria e lo spiazzamento?

Finanziamo Δ𝑮̅ con Δ𝑴̅ che, ovviamente, sposta la LM

Vediamo meglio la politica monetaria. Prima da sola, poi contestuale a quella di bilancio.

(12)

M. Bovi Pag. 12

Politica monetaria nello schema IS-LM

Si parte dall’equilibrio monetario Ms = Md ovvero 𝑴̅ = Ly + Li => facciamo Espansione monetaria: Δ𝑴̅ >0 (per ora niente politica fiscale)

Grafico 7: da 𝑴̅ a 𝑴̅1 è termine noto (Ly=𝑴̅ -Li) => retta va parallelamente in alto e a dx

Costruiamo la LM post-politica (LM1):

sentiero rosso e variabili con apici ’ (la figura 9.6 del libro è un po’ confusa) nel grafico 9) partiamo da un livello del reddito Y’ e andiamo verso l’alto =>

nel grafico 6) determiniamo L’Y =>

nel grafico 7) troviamo L’i =>

nel grafico 8), troviamo i’ =>

nel grafico 9) abbiamo le coordinate (Y’; i’) del punto P1

Ripetendo la procedura (variabili in blu con apici ”) si ottiene P1” =>

Si può disegnare la LM1 completa, che è più in basso e a dx di LM.

Mettiamo LM e LM1 (che nella prossima figura è indicata come LM’) nello schema IS-LM:

statica comparata con equilibri pre- e post-politica monetaria espansiva.

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M. Bovi Pag. 13

Il Sistema passa da E ad E’: ↑Y e ↓i:

Graficamente: passando da E a E’, ↑Y e ↓i: poiché ci si muove LUNGO la stessa IS Economicamente:

dato Y, => data LY, e data la politica espansiva (Δ𝑴̅ >0) => Ms > Md =>

per riavere l’equilibrio Ms = 𝑴̅ = Ly + Li deve ↑Li => deve ↓i (passa da ie a i’e) poiché bisogna convincere gli speculatori a detenere più moneta e meno titoli

E il tasso d’interesse i’?

i’ si realizzerebbe se Y = costante (vedi figura).

Ma il modello dice che Y non può rimanere costante:

se ↓i => ↑I => scatta il meccanismo del moltiplicatore => ↑Y L’effetto di retroazione reale:

Dato che ↑Y provoca ↑LY, l’equilibrio monetario impone ↓Li => serve un ↑i per ↓Li

Cioè, una parte della politica monetaria - che vuole espandere il Sistema riducendo i - viene

“spiazzata” da quanto accade nella parte reale del Sistema.

POLITICA FISCALE E MONETARIA INSIEME:

Il problema delle retroazioni dipende da ↑i =>

per neutralizzarlo, cioè per massimizzare gli effetti espansivi su Y

occorre aumentare contestualmente la spesa pubblica e l’offerta di moneta in modo tale che il tasso d’interesse rimanga invariato.

Graficamente, la politica monetaria dovrebbe rendere orizzontale la LM in modo che politiche fiscali, che spostano la IS senza modifiche di i, ottengono il max di crescita di Y Approfondiamo leggermente il funzionamento della politica monetaria

(14)

M. Bovi Pag. 14

Politica monetaria: Pratica e Meccanismi di trasmissione (cenni) Strumenti:

La BC manovra

 𝑴̅ e/o

 i tassi ufficiali Obiettivi:

modificare i per modificare Y (specie per ridurre le pressioni inflazionistiche) Dagli strumenti agli obiettivi: i meccanismi di trasmissione

1) La BC (cerca di) controlla(re) la quantità di moneta legale

La BC può ↑ l’offerta di moneta stampandola oppure la può ↓ vendendo i titoli che ha nelle sue attività (cfr. la tabella “strumenti-settori istituzionali”)

Esempio:

BC compra titoli dalle banche => ↑liquidità banche => ↑prestiti e depositi (moltiplicatore)

Ovviamente, la BC può anche modificare il coefficiente di riserva obbligatoria che impatta sulla liquidità delle banche che è disponibile per credito a famiglie e imprese.

2) La BCE (cerca di) controlla(re) i tassi d’interesse: essa è la banca delle banche => presta alle banche “ordinarie” a tassi (ufficiali) più o meno alti.

Veniamo alla pratica.

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M. Bovi Pag. 15

Scenario 1: inflazione => politica monetaria deflattiva. Come?

La BCE riduce la moneta (comprando titoli) e/o presta alle banche a tassi (ufficiali) alti =>

le banche possono prestare di meno (cala il moltiplicatore dei depositi) e prestano a tassi maggiori alle imprese =>

aumenta il costo del denaro =>

calano investimenti, occupazione e redditi cioè calano le pressioni inflazionistiche Dati reali: come la BC cerca di impedire l’inflazione via tassi ufficiali (tus)

Scenario 2: crisi => politica monetaria espansiva. Come?

Espandendo la moneta legale e/o riducendo i tassi ufficiali.

Esempio: LA BCE E IL COVID-19

Comunicati stampa BCE di Marzo 2020 sull’uso del “bazooka monetario”:

«Rendiamo disponibili (alle banche) fino a quasi 3mila miliardi di euro di liquidità applicando il tasso di interesse più basso che abbiamo mai offerto:

-

0,75% (↓i) […]

La BCE ha varato un piano di acquisti di titoli pubblici e privati per 750 miliardi di euro da qui alla fine dell’anno, il “Pepp” (Pandemic emergency purchases programme)» (↑𝑴̅ )

Come fanno i tassi ufficiali a “propagarsi” nel Sistema dalle banche a famiglie e imprese?

C’è una “struttura temporale” dei tassi: ci sono quelli per prestiti a

brevissimo (durano un giorno) decisi dalla BC, essi sono collegati a quelli per prestiti a brevissimo tra varie banche (EONIA euro overnight index average) essi sono collegati a quelli per prestiti a

breve (entro un anno) tra le varie banche (EURIBOR = European Interbank Offered Rate) infine essi sono collegati a quelli a

medio-lungo termine che le banche offrono a famiglie e imprese.

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M. Bovi Pag. 16

I dati dicono che la “struttura” fa sì che quanto deciso dalla BCE si diffonde nel Sistema

EONIA

EURIBOR (a una settimana e ad un anno)

Perché l’Euribor è importante per sostenere/deprimere l’attività economica (cioè Y)?

Ad es., perché sono tassi molto utilizzati per indicizzare i mutui a tasso variabile =>

Basso Euribor = Bassa rata del mutuo per le famiglie

Insomma, quanto sopra serve ad avere un’intuizione di come la BC influenza la LM

la LM influenza i tassi d’interesse

i tassi influenzano la Domanda Aggregata (C+I) => il PIL

(17)

M. Bovi Pag. 17

Considerazioni finali sull’influenza delle politiche macroeconomiche sul Sistema:

1) Lo Stato può finanziarsi e finanziare le sue politiche macro via Tasse, Moneta e Debito.

Ognuna di queste modalità influisce sul Sistema, e l’influenza può essere maggiore di quanto ipotizzato nel modello.

Ad esempio, un “eccesso” di

Debito: implica pagare alti interessi il che sottrae risorse per le politiche anticongiunturali Moneta: anche senza essere monetaristi convinti è ovvio che troppa moneta alla ricerca di troppi pochi beni è pericolosamente inflazionistica.

Tasse: modifica le scelte degli individui e potrebbe ridurne la volontà di lavorare/produrre

0% 100%

2) Per poter intervenire con efficacia lo Stato deve:

 Conoscere quanta spesa pubblica in più o quante tasse in meno servono per la piena occupazione. Altrimenti espande troppo e porta il Sistema verso la “fase monetarista”

per cui la politica ha solo effetti inflazionistici che sono costosi sia per il Sistema sia per famiglie e imprese.

 Conoscere i tempi di intervento: deve agire quando serve e smettere quando serve. Il tutto rapidamente.

 Evitare di stimolare atteggiamenti opportunistici: Es. Superbonus al 110% => lo Stato si fa carico delle spese: se paga lo Stato, perché dovrei preoccuparmi che il prezzo di quanto compro sia quello più basso?

 Non deve cedere ai “gruppi di pressione”. Quando si deve fare la Legge di Bilancio spesso si ha un “assalto alla diligenza”. Google aiuta a farsi un’idea:

Curva di Laffer entrat e

fiscalii

A

B

aliquota fiscale

(18)

M. Bovi Pag. 18

3) Tra le varie ipotesi del modello c’è quella che le aspettative di consumatori e imprese rimangano costanti a seguito di politiche.

Ma è poco ragionevole ritenere che gli individui accettino questi interventi senza modificare i loro piani di risparmio/investimento/lavoro….

Fu proprio Keynes a sottolineare per primo, e giustamente, l’importanza e l’instabilità delle aspettative.

4) Tra le varie ipotesi del modello c’è anche quella che le politiche muovono le curve IS e LM senza modificare i prezzi dei beni: “fase Keynes”. In effetti, le politiche

fiscali muovono la IS e quelle monetarie la LM facendo spostare la AD lungo la curva dell’offerta aggregata (AS) la quale deve essere orizzontale altrimenti, se varia AD, varia P. Vediamolo graficamente:

(19)

M. Bovi Pag. 19

Notiamo:

 con offerta aggregata orizzontale (AS) la politica aumenta y senza modificare p

 offerta e domanda sono relazioni tra quantità (y) e prezzi (p) => vanno

disegnate nello spazio “y; p” => p deve poter variare => si leva l’ipotesi di p fissi Costruiamo dunque la AD usando la curva LM tenendo ferma la IS

Ricordo l’ipotesi: l’equilibrio del mercato dei beni - i.e., la IS - non cambia al variare dei p A questo scopo ci si può chiedere: che cosa succede alla LM se calano i prezzi?

In effetti, la

LM è l’unione di tutti i punti di equilibrio Ms=Md PER UN DATO LIVELLO DEI P Se il prezzo è costante (fase Keynes), cioè ce n’è uno solo, allora c’è una sola LM.

Ma qui i prezzi possono variare => abbiamo tante LM, una per ogni prezzo.

Se i prezzi possono variare, invero, bisogna parlare di moneta in termini reali: M/p

Ora, se ↓p => ↑M/p => un calo dei prezzi ha effetti simili ad una politica monetaria espansiva e già sappiamo che un’espansione monetaria sposta parallelamente la LM in basso e a dx, cioè per un più elevato y: Effetto su LM di un

- espansione monetaria - calo dei prezzi (ogni LM ha un diverso p)

Dato che ↓p => ↑y allora deduciamo che nello spazio “y; p” la AD è inclinata negativamente Vediamo meglio la relazione tra IS-LM e AD:

(20)

M. Bovi Pag. 20

La AD è l’unione delle coppie “y;p” che sono contestualmente punti di equilibrio IS=LM La AD si costruisce variando i p e vedendo – via nuovo equilibrio IS=LM – il nuovo y:

Grafico (2): si parte dall’equilibrio IS=LM indicato da e0 (pedici 0) =>

Grafico (1): I prezzi calano da p0 a p1 =>

aumenta la quantità di moneta reale offerta M/p => come detto,

grafico (2): la maggiore M/p sposta la curva LM verso il basso e dx: Ms >Md richiede ↓i (per aumentare Li) =>

il tasso d’interesse cala da i0 a i1 =>

il minor tasso di interesse stimola gli investimenti e la crescita del reddito da y0 a y1

Grafico (1): si va da A (pedici 0) a B (pedici 1) e si disegna il primo pezzo (AB) della AD:

Variando p e annotando le y prodotte dai relativi equilibri IS=LM si ottiene tutta la AD Pertanto, si osserva che:

Come ogni altra fz di domanda, anche la AD è inclinata negativamente: se ↓p =>↑dom=y La AD è l’unione dei punti “y;p” che sono contestualmente punti di equilibrio IS=LM A loro volta, sia IS che LM sono l’unione di punti di equilibrio

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