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CESANO MADERNO, CONFLITTO A FUOCO CON I CARABINIERI: IDENTIFICATI E ARRESTATI DUE ALBANESI

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Academic year: 2022

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CESANO MADERNO, CONFLITTO A FUOCO CON I CARABINIERI:

IDENTIFICATI E ARRESTATI DUE ALBANESI

Redazione

Cesano Maderno (MB) – Alle prime ore di questa mattina i Carabinieri e della Compagnia di Desio (MB), del Nucleo Investigativo di Monza e della Compagnia di Cantù hanno localizzato e sottoposto a “fermo di indiziato di delitto” due giovani albanesi, gravemente indiziati di aver preso parte al conflitto a fuoco con i Carabinieri, avvenuto a Cesano Maderno la sera del 10 aprile scorso. Costoro, unitamente ad altri due connazionali (già sottoposti a fermo nei giorni scorsi) – avevano esploso diversi colpi d’arma da fuoco all’indirizzo dei Carabinieri, forzando un posto di controllo. A bordo del

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veicolo in fuga avevano sequestrato un cittadino tunisino, per ottenere il pagamento di un debito maturato verosimilmente n e l l ’ a m b i t o d i u n ’ a t t i v i t à d i s p a c c i o d i s o s t a n z e stupefacenti.

Al culmine di serrate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano oggi i Carabinieri hanno localizzato i due pregiudicati albanesi in un appartamento del centro di Mariano Comense (CO) e, dopo aver fatto irruzione, li hanno sottoposti a “fermo di indiziati di delitto” per

“Sequestro di persona a scopo di estorsione, tentato omicidio nei confronti dei Carabinieri, porto illecito di armi e munizioni”.

I due, tra l’altro noti come elementi emergenti nell’ambito criminale comense, stavano preparandosi a lasciare il paese e a fuggire oltralpe. Insieme a loro è stata tratta in arresto una donna pakistana, intestataria dell’appartamento, che li stava ospitando.

TORINO DROGA: ARRESTATI 16

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TRAFFICANTI

Redazione

Torino – La droga arrivava dall'Africa per rifornire le piazze di spaccio piemontesi; e africani erano anche tutti gli appartenenti all'organizzazione criminale che importava cocaina ed eroina.

Dopo più un anno di indagini gli agenti della Squadra mobile di Torino hanno concluso l'operazione "Sun" che ha portato all'interruzione dei traffici della banda e all'arresto in totale di 16 persone. Sono invece quattro i destinatari delle ordinanze ancora ricercati.

Dieci membri del gruppo sono stati presi in flagranza di reato d u r a n t e i l c o r s o d e l l ' i n d a g i n e , e 6 i n e s e c u z i o n e dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal tribunale di Torino, ed eseguita dai poliziotti al termine dell'operazione.

Ai corrieri arrestati in flagranza sono stati sequestrati più di sei chili di droga, trasportata in ovuli nascosti nell'intestino.

I trafficanti sbarcavano dall'aereo a Roma e Napoli e poi si dirigevano a Torino viaggiando su treni ad alta velocità, utilizzando solo biglietti di prima classe. In questo modo riuscivano a fingersi uomini in viaggio d'affari e a passare inosservati, arrivando rapidamente a destinazione.

Gli agenti del capoluogo piemontese, hanno sequestrato anche un appartamento in via Don Bosco, che l'organizzazione utilizzava per ospitare i corrieri di passaggio in città.

L'alloggio era gestito come un vero e proprio albergo: ogni ospite, al suo arrivo, riceveva la chiave che poi avrebbe restituito al momento della partenza.

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All'esecuzione degli arresti hanno partecipato anche gli agenti delle Squadre mobili di Alessandria e Grosseto, oltre a due unità cinofile antidroga della questura di Torino.

GROPELLO CAIROLI: ARRESTATO IL PREGIUDICATO GAROFALO ESPOSITO DI NOCERA INFERIORE (SA) PER RAPINA IN CONCORSO

Redazione

Gropello Cairoli (PV) – Durante la nottata di ieri martedì 15

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aprile 2014, in Gropello Cairoli (PV), i militari del locale Comando Stazione, traevano in arresto nella flagranza del reato di rapina in concorso:

• GAROFALO ESPOSITO Giuseppe, nato a Nocera Inferiore (SA) cl. 1983, residente a Gropello Cairoli, celibe, disoccupato, pregiudicato;

Il Garofalo unitamente ad altri due complici ancora in fase di identificazione, travisato con un passamontagna, dopo aver atteso, nascosto tra i cespugli della villa di sua proprietà il rientro di un pensionato 68enne, vedovo, che in tali circostanze stava rientrando, lo aggrediva e lo colpiva alla testa con il calcio di una pistola, sottraendogli una catenina d’oro ed un orologio rolex che portava al polso. Il tempestivo intervento degli operanti, già in fase di perlustrazione in quella zona residenziale e inviati sul posto da questo “112”, su segnalazione dei vicini di casa che avevano udito le urla della vittima, permetteva di sorprendere l’aggressore ancora in fase di colluttazione con il malcapitato e con un vicino accorso in suo aiuto. Il malvivente veniva bloccato e tratto in arresto mentre gli altri due complici, accortisi dell’arrivo della pattuglia, si davano alla fuga nelle campagne circostanti con la refurtiva.

Nelle disponibilità dell’aggressore, venivano rinvenuti un passamontagna, un paio di guanti e la pistola scacciacani utilizzata per compiere l’azione delittuosa, a seguito della quale, il malcapitato, riportava una “trauma cranio/facciale, distorsione rachide cervicale”, giudicato guaribile in gg. 10 s.c.. La successiva perquisizione domiciliare effettuata presso l’abitazione dell’arrestato, permetteva di rinvenire grammi 700 (settecento) lordi di sostanza stupefacente tipo marijuana, parte della quale suddivisa in dosi termosaldate, confezionate con cellophane, destinate allo spaccio, occultata sotto il letto. L’arrestato, espletate le formalità procedurali, veniva associato presso la Casa Circondariale di Pavia. Sono tutt’ora in corso accertamenti da parte dei militari della Compagnia di Vigevano al Comando del Cap. Rocco

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PAPALEO al fine di risalire all’identità dei due complici e di comprendere la scelta del pensionato, da parte dei rapinatori quale obbiettivo del reato.

PADERNO DUGNANO, MILANO:

RAPINA IN BANCA GRAZIE A GUARDIA INFEDELE

Redazione

Paderno Dugnano (MI) – All'alba di questa mattina i Carabinieri della Compagnia di Desio hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dall'Ufficio del Giudice per Indagini Preliminari del Tribunale di Monza, nei confronti di quattro persone che, a vario titolo, sono indagate per rapina aggravata in concorso.

L'episodio delittuoso risale all'agosto 2013 allorquando i malfattori assaltarono la filiale della Banca Intesa – San Paolo di Paderno Dugnano. L'indagine ha consentito di far luce sulle responsabilità del gruppo di malavitosi, specializzato nelle rapine in banca. Oltre all'organizzatore e agli esecutori materiali del "colpo", è finita in manette anche la

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guardia giurata che prestava servizio di vigilanza presso la banca che, d'accordo con i banditi, finse di farsi rapinare dell'arma in dotazione, facendosi prendere in ostaggio con gli ignari clienti e i dipendenti dell'istituto di credito.

MORTARA, CONTRASTO AL "LAVORO

NERO": CARABINIERI E

ISPETTORATO DEL LAVORO

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DENUNCIANO TRE CITTADINI CINESI

Redazione

Mortara (PV) – Lo scorso 11 aprile 2014, a Mortara in provincia di Pavia, alle ore 14.00, i carabinieri della locale Stazione, coadiuvati da personale del Nucleo Carabinieri dell’Ispettorato del lavoro di Pavia, procedevano al controllo di un opificio gestito da cittadini cinesi, specializzato nella produzione di calzature e denunciavano in stato di libertà per i reati ascritti ed a fianco di ciascuno indicati, i sottonotati:

• J. X., nata nella Repubblica Popolare Cinese cl. 1975, residente a Mortara, imprenditrice (d.lgs. 81/2008, art. 12 d.lgs 286/1998 – tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, art. 44 dpr 380/2001 in relazione all’art.

37 – interventi eseguiti in assenza o in difformità dalla denuncia di inizio attività e accertamento di conformità);

• J. X. F., nato nella Repubblica Popolare Cinese cl. 1990, domiciliato a Mortara, coniugato (art. 10 bis d.lgs 286/1998 – disposizioni contro le immigrazioni clandestine);

• Z. Y., nata nella Repubblica Popolare Cinese cl. 1989, domiciliata a Mortara, coniugata, incensurata (art. 10 bis d.lgs 286/1998 – disposizioni contro le immigrazioni clandestine);

poiché, al termine di una mirata attività avviata d’iniziativa dal reparto operante, finalizzata al contrasto del cosiddetto fenomeno “del lavoro nero” in relazione ai lavoratori irregolari ed all’emersione, veniva accertato che la summenzionata J. X., in qualità di legale rappresentate dell’omonima azienda con sede a Mortara ed operante nel settore manifatturiero della produzione delle scarpe, ometteva, in relazione norme che regolano la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro:

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• di nominare il medico competente per l’effettuazione della sorveglianza sanitaria (art. 18 c.1 lett.a);

• di inviare i lavoratori alla visita medica entro le scadenze previste (art. 18 c.1 lett. g);

• di adottare idonee misure per prevenire gli incendi e per tutelare l’incolumita’ dei lavoratori (art. 46 c.2);

• di effettuare la valutazione dei rischi e di adottare il relativo documento di valutazione dei rischi (art. 29 c.1).

durante il controllo, all’interno della struttura venivano identificati i suddetti Z. Y. e J. X. F. che venivano deferiti all’A.G. per la mancanza del permesso di soggiorno, ai sensi dell’art. 10 bis del d.lvo 286/1998, con conseguente deferimento in stato di libertà dell’imprenditrice cinese per aver favorito l’immigrazione clandestina dei due connazionali, ai sensi dell’art.12 del d.lvo 286/1998. Nello stesso contesto emergeva inoltre, che il citato j. X. F., sorpreso dagli operanti intento ad attendere ad alcune mansioni specifiche, non era stato regolarmente assunto dall’azienda, ovvero veniva impiegato come lavoratore “in nero”, per tale motivazione, gli operanti procedevano:

• alla contestazione di violazioni amministrative per un valore di circa 7.000 (settemila) euro;

• al recupero contributivo di circa 300 (trecento) euro;

• ad elevare ammende contravvenzionali per circa 16.000 (sedicimila) euro;

nella circostanza veniva altresì disposta la sospensione dell’attività oggetto del controllo con il contestuale sequestro di parte della struttura operato ai sensi dell’art.44 del dpr 380/2001 in relazione all’art.37 per gli interventi eseguiti in assenza o in difformità dalla denuncia di inizio attività e accertamento di conformità, essendo lo stabile accatastato come “casa agricola”. Indagini in corso anche in relazione a moltissimi prodotti già confezionati e pronti per essere immessi sul mercato, in particolare in relazione all’autenticità dei marchi rinvenuti e riportanti note griffe della moda “made in Italy”.

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BELLUNESE: RITROVATO BAMBINO DISPERSO IN GITA CON LA PARROCCHIA ALL'EREMO DEI ROMITI

Redazione

Belluno – Tantissima paura e apprensione per la scomparsa del bambino di 8 anni che ha tenuto l'Italia intera con il fiato sospeso e per cui si sono mobilitati oltre cento uomini delle forze dell'ordine, Per fortuna è stato ritrovato Giuseppe, scomparso ieri pomeriggio nel Bellunese. Lo rende noto il soccorso alpino che lo ha cercato tutta la notte. Il piccolo, che aveva raggiunto la strada che porta a Lorenzago di Cadore, è stato individuato da una delle squadre impegnate nella ricerca. E' in discrete condizioni di salute, ma è stato portato in ospedale per un controllo. Giuseppe era in gita con la parrocchia all'eremo dei Romiti, sopra Domegge di Cadore, in provincia di Belluno. Ha raccontato ai soccorritori di

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avere perso l'orientamento durante la passeggiata e, complice la notte, di non essersi reso conto di andare dalla direzione opposta rispetto a quella di casa. Il bambino, che ha trascorso la notte in montagna, quando è sceso dalla macchina dei soccorritori è stato accolto da un lungo applauso.

Giuseppe, racconta Gian Mario Meneghin, capo del Soccorso alpino del Centro Cadore, non ha versato una lacrima ma è apparso visibilmente frastornato. "Guardava quasi stranito tutta la gente, centinaia di persone, che lo aspettava a Domegge, nel punto di raccolta dei soccorsi – dice – . Sicuramente frastornato dagli applausi, dal rumore degli elicotteri e dall'abbaiare dei cani che lo stavano cercando da ieri". Il bambino ha subito cercato rifugio tra le braccia dei genitori, in particolare in quelle del papà, che aveva partecipato alle ricerche insieme a tutti i parenti. Secondo la ricostruzione dei soccorritori, durante la gita all'Eremo dei Romiti ha smarrito la strada, finendo nell'intrico del bosco. "Il suo ritrovamento – conclude Meneghin – è stata una vittoria per tutti noi". 100 uomini per le ricerche Nelle ricerche sono state impiegate cento persone tra personale e volontari del soccorso alpino, vigili del fuoco, carabinieri, forestale e guardia di finanza. Il bimbo era stato visto l'ultima volta attorno alle 17:30 di ieri da una bambina che si trovava con la nonna in un punto intermedio del sentiero per il rientro.

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SAVONA, VADO LIGURE AUTISMO E DISAGIO PSICHIATRICO: 12 ARRESTI PER MALTRATTAMENTI, AGGHIACCIANTI LE URLA DI DOLORE DEI PAZIENTI

Redazione

Savona – I finanzieri del Comando Provinciale di Savona hanno eseguito 12 provvedimenti cautelari (nove in carcere e tre ai domiciliari) e quattordici misure interdittive a carico di operatori socio-sanitari addetti alla cura di persone affette da problemi neurologici e psichiatrici ricoverate presso una struttura di degenza di Vado Ligure, nel reparto denominato 3D.

E' la fiducia dei cittadini nella Guardia di Finanza che ha portato agli arresti di oggi. Alcuni parenti di persone ricoverate avevano, infatti, telefonato al 117 del Comando Provinciale di Savona per segnalare i loro sospetti circa maltrattamenti sopportati dai loro cari.

Nelle telefonate al 117 i familiari dei ricoverati hanno riportato il disagio dei loro figli che vivevano nella paura e parlando di un operatore, dicevano: "con lui non ci voglio stare, quello mi massacra!".

Le indagini avviate hanno subito fatto intravvedere la possibile triste realtà e, sotto la direzione del Sostituto Procuratore Dott. Giovanni Battista Ferro, il Gruppo di Savona ha avviato accertamenti tecnici che hanno fissato, in circa cinquanta giorni di riprese, più di cento episodi di maltrattamenti (pugni calci schiaffi umiliazioni) resi evidenti dalla drammatica efficacia delle immagini e dei suoni registrati con l'ausilio delle microspie e telecamere collocati all'interno della struttura.

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I finanzieri hanno purtroppo dovuto ripercorrere tutte le agghiaccianti immagini e urla di dolore provenienti dal

"Nucleo 3D" al fine di attribuire a ciascuno le sue responsabilità. Alla fine degli accertamenti, il G.I.P.

Fiorenza Giorgi, accogliendo l'istanza del Pubblico Ministero, ha ordinato l'arresto di dodici operatori di cui nove con responsabilità più gravi in carcere e tre ai domiciliari. Solo quattro operatori su sedici sono risultati del tutto estranei agli episodi accaduti.

Le aziende sanitarie pagano cifre ingenti per garantire l'assistenza umana e dignitosa di persone con disturbi che spaziano dall'autismo al grave disagio psichiatrico, certo magari difficili da trattare ma per questo ancor più bisognose di assistenza attenta e qualificata.

TORINO: RITROVATA

UN'IMPORTANTE OPERA D'ARTE DOPO 80 ANNI

Redazione

Torino – Si conclude con la restituzione alla Diocesi di Acqui Terme da parte dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale del Piemonte e Valle d'Aosta, la lunga assenza "da

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c a s a " d i u n a p r e g i a t a o p e r a d ' a r t e e c c l e s i a s t i c a particolarmente significativa per la comunità religiosa della cittadina di Incisa Scapaccino. Si tratta di un dipinto risalente al XV secolo, tempera e oro su tavola, la cui realizzazione è attribuita al pittore conosciuto con il nome di "Maestro Incisa di Scapaccino", costituente la cuspide di un polittico che, sino al momento della sparizione avvenuta tra gli anni 1920 e il 1940, era esposta nella Chiesa di San Giovanni Battista nel territorio del piccolo borgo astigiano.

L'importante ritrovamento, che va ad aggiungersi ai numerosi recuperi effettuati negli anni dai Carabinieri dello specializzato Reparto dell'Arma istituito nel 1969 per contrastare il fenomeno dei furti di opere d'arte, conferma il principio secondo il quale la ricerca di beni d'arte illecitamente sottratti, nonostante il trascorrere del tempo, per gli investigatori del Tutela Patrimonio Culturale non perde mai d'attualità e si può ritenere conclusa solo con l'individuazione, il recupero e la restituzione del "maltolto"

a chi ne aveva subito la perdita, indipendentemente che possa trattarsi di un'opera di natura pubblica o appartenente a privati. Il dipinto, le cui misure corrispondono perfettamente a quelle di catalogazione (cm. 38 altezza, cm. 30 larghezza e cm. 3 spessore), secondo gli esperti della Soprintendenza per i Beni Storico Artistici e Etnoantropologici del Piemonte che ne hanno curato lo studio, appartiene senza ombra di dubbio al polittico smembrato e originariamente composto da 9 tavole, oggi conservate ed esposte presso la chiesa di Nostra Signora del Carmine, la cui realizzazione è stata indicata nel 1410 ca.. La cuspide lignea, dopo la scomparsa, era stata sostituita così come la tavola centrale ancora mancante raffigurante "Madonna con Bambino", da una copia fatta realizzare appositamente per l'esposizione, in sostituzione dell'originale illecitamente sottratto. L'attività d'indagine che ha portato i Carabinieri del Nucleo TPC torinese sulle tracce ed al successivo recupero del pregiato manufatto ha avuto origine nel 2008, quando il dipinto è ricomparso, dopo più di settant'anni, sul mercato antiquario e, tramite un noto

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mercante d'arte di Torino che lo aveva acquistato nel corso di un'asta avvenuta a Milano nel 2001, venduto ad un privato collezionista. Gli accertamenti attraverso la "Banca Dati dei Beni Illecitamente Sottratti", congiunti agli approfondimenti richiesti agli esperti funzionari della Soprintendenza, hanno confermato l'illecita provenienza. Il positivo riscontro immediatamente comunicato all'Autorità Giudiziaria ha portato al sequestro dell'opera, effettuato dai Carabinieri presso l'abitazione del detentore il quale, va sottolineato, l'aveva acquistata in buonafede ignaro della vicenda.

TREVISO, OPERAZIONE

"MAROCCO": IN MANETTE 25 TRAFFICANTI E SPACCIATORI

Redazione

Treviso – Sono in totale 25 gli arresti eseguiti dalla Squadra mobile di Treviso al termine dell'operazione "Marocco", che ha fatto luce su un traffico di droga proveniente dalla Spagna.

Gli stupefacenti, prevalentemente hashish e marijuana, ma anche cocaina, arrivavano a Treviso passando attraverso la

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Francia e alimentavano le piazze di spaccio a nord della provincia veneta.

Questa mattina gli agenti dell'antidroga hanno messo le manette a 11 appartenenti al gruppo criminale composto da italiani e marocchini: 9 in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare e 2 in flagranza di reato effettuate durante le 18 perquisizioni svolte.

L'inchiesta ha anche portato alla denuncia in stato di libertà di 20 persone, per detenzione di quantità limitate di droga, e alla segnalazione di 108 giovani all'autorità amministrativa.

Sequestrati anche più di 15 chili di hashish, divisi in ovuli e panetti. Data la particolare qualità della merce, contenente un principio attivo 10 volte superiore alla media, la droga immessa sul mercato avrebbe fruttato più di 200 mila euro.

L'indagine della Mobile è iniziata nel luglio 2013, dopo l'arresto di un pusher italiano e, partendo da lui, gli investigatori hanno ricostruito l'attività del gruppo di spacciatori.

Una volta arrivato in città lo stupefacente veniva ripartito tra i vari pusher per essere poi venduto a ragazzi dai 13 ai 20 anni, nei principali luoghi di ritrovo dei giovanissimi come parchi pubblici e centri commerciali.

L'attività operativa di questa mattina ha coinvolto 120 poliziotti, unità cinofile ed elementi del Reparto prevenzione crimine Veneto.

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VIAREGGIO: PRESO LO STUPRATORE SERIALE

Redazione

Viareggio – Era diventato il terrore delle "squillo" della Versilia, lo straniero arrestato ieri dagli uomini del Commissariato di pubblica sicurezza di Viareggio. L'uomo, nell'ultimo anno e mezzo, aveva stuprato e rapinato 7 prostitute tutte residenti in provincia di Lucca.

Il modus operandi era sempre lo stesso: lo stupratore, un romeno di 37 anni, sceglieva sempre donne che si prostituivano all'interno di abitazioni; approfittando della propria forza fisica legava le donne dopo averle denudate e, poi, le stuprava.

Al termine il rapinatore prendeva soldi, gioielli ed ogni oggetto prezioso custodito in casa, dileguandosi rapidamente.

Le indagini della Squadra mobile e degli uomini del Commissariato erano confluite sull'arrestato che, per le sue caratteristiche fisiche, era stato ormai individuato. Le vittime infatti erano concordi nel descrivere lo stupratore come un uomo alto un metro e 90, molto forte, dall'accento romeno.

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Gli accertamenti tecnici effettuati sui telefoni cellulari hanno dato consistenza alle testimonianze e, ieri, gli agenti del Commissariato lo hanno sorpreso mentre stava scappando dopo l'ultimo stupro ai danni dell'ottava prostituta. La donna è stata trovata legata ed è stata trasportata in ospedale. A casa del rapinatore è stata trovata refurtiva collegata alle precedenti rapine.

BERGAMO PROSTITUZIONE: 20 ARRESTI TRA BERGAMO, LALLIO, DALMINE E OSIO SOTTO

Redazione

Bergamo – Alle prime luci dell'alba di oggi i Carabinieri del Comando Provinciale di Bergamo hanno dato esecuzione a 20 provvedimenti cautelari emessi dal GIP del Tribunale di Bergamo nei confronti degli appartenenti ad un gruppo criminale composto da soggetti di origine rumena, albanese ed italiana dedito al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione nella provincia di Bergamo, lungo la strada provinciale SP 525 che attraversa i territori dei comuni di Bergamo, Lallio, Dalmine e Osio Sotto.

L'indagine iniziava nel mese di settembre del 2012 a seguito

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della denuncia presentata da una prostituta rumena.

Sono state circa un centinaio le prostitute costrette a corrispondere ingenti somme di denaro al gruppo criminale per garantirsi il diritto ad occupare le piazzole di sosta ed essere tutelate dalla intromissione di altri gruppi criminali rivali.

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