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Rassegna stampa. Denaro, Il "La parificazione dell'età pensionabile" Enti Locali & Cittadini. pubblico impiego La parificazione dell'età pensionabile

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Rassegna stampa

Denaro, Il

"La parificazione dell'età pensionabile" Data:

16/03/2009

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Enti Locali & Cittadini pubblico impiego

La parificazione dell'età pensionabile

Pari opportunità: la Corte di giustizia delle Comunità europee condanna l'Italia

Con la sentenza del 13 novembre 2008, nella causa C-46/07, la Corte di giustizia delle Comunità

europee ha condannato la Repubblica italiana per aver mantenuto in vigore una normativa in forza della quale i dipendenti pubblici hanno diritto a percepire la pensione di vecchiaia ad età diverse a seconda che siano uomini o donne, venendo meno agli obblighi di cui all'articolo 141 del Trattato Ce.

FRANCESCO INGARRA*

In caso di mancato adeguamento la Commissione

aprirebbe formalmente la procedura ai sensi dell'articolo 228 Trattato CE inviando una lettera di messa in mora (con ogni probabilità all'inizio della primavera del 2009) ed eventualmente un parere motivato (con ogni probabilità, all'inizio dell'estate del 2009). Il perdurante inadempimento provocherebbe un nuovo ricorso in Corte di Giustizia

(presumibilmente nell'autunno del 2009) da parte della Commissione che chiederebbe, a quel punto, l'erogazione delle sanzioni specificandone l'importo. Le sanzioni consistono in una somma forfetaria e in una penalità di mora, adeguate alla gravità e alla persistenza dell'inadempimento. Per l'Italia è stata fissata una somma forfetaria minima di 9.920.000 euro, mentre la penalità di mora per il nostro Paese può oscillare tra 22.000 e 700.000 euro per ogni giorno di ritardo nell'attuazione della seconda sentenza, a seconda della gravità dell'infrazione.

Ne deriverebbe, in ogni caso, l'applicazione di sanzioni per somme molto ingenti.

L'urgenza del provvedere deriva anche dal fatto che il giudice nazionale è tenuto a disapplicare qualsiasi disposizione discriminatoria senza doverne attendere la previa rimozione da parte del legislatore.

Pertanto, allo stato attuale, un dipendente pubblico di sesso maschile potrebbe adire il giudice nazionale per ottenere la concessione della pensione di vecchiaia a 60 anni.,

invocando la norma che prevede tale facoltà per le donne, con una parificazione al ribasso dell'età pensionabile pregiudizievole per il bilancio dello Stato.

Anche per questi motivi non è praticabile l'ipotesi di lasciare senza esecuzione la

sentenza. Al fine di parificare l'età pensionabile tra uomini e donne nel pubblico impiego,

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le soluzioni astrattamente prospettabili limitando il più possibile il perimetro dell'intervento normativo sono tre:

1a) Elevare, nel settore pubblico, l'età pensionabile delle lavoratrici parificandola a quella dei lavoratori rendendo obbligatorio e non più facoltativo anche a loro l'accesso alla pensione di vecchiaia a 65 anni. Tale soluzione comporterebbe risparmi di spesa pensionistica. Senza effettuare un analogo intervento sul settore privato si aprirebbe, comunque, un problema di parità di trattamento nella normativa pensionistica riferita alle lavoratrici tra settore privato e pubblico impiego.

1b) Estendere nel settore pubblico anche agli uomini la facoltà di accesso alla pensione di vecchiaia all'età di 60 anni, fermo restando il limite legale a 65 anni. Tale opzione

sarebbe onerosa per la spesa pensionistica e, comunque, in contrasto con la tendenza generale all'aumento della vita media e dell'età pensionabile. Anche in questo caso, poi, verrebbe a crearsi una notevole disparità tra i lavoratori del settore privato e di quello pubblico.

2c) Fissare per entrambi i sessi il requisito di età per l'accesso facoltativo alla pensione di vecchiaia nel settore pubblico, ad un'età intermedia tra 60 e 65 anni (61, 62, 63, o 64 anni), con costi per l'erario da quantificarsi e comunque crescenti in relazione alla diminuzione dell'età minima stabilita, lasciando per tutti il limite legale a 65 anni. Si tratterebbe, in ogni caso, di una misura in contrasto con la tendenza generale all'aumento della vita media e dell'età pensionabile, e che aprirebbe un'asimmetria nella normativa pensionistica riferita ai dipendenti di sesso maschile tra il settore pubblico e quello privato.

A queste tre ipotesi più "conservatrici" se ne possono affiancare altre due più innovative, una riferita alla revisione dell'intero sistema pensionistico pubblico, l'altra mirante a parificare e al contempo ad elevare per entrambi i sessi i requisiti di accesso alla pensione di anzianità nel pubblico impiego.

1d) Rendere applicabile ai dipendenti pubblici il regime previdenziale dell'Inps,

considerato dalla Corte di Giustizia di tipo c.d. legale. Tale soluzione consentirebbe di mantenere la differenza di età pensionabile tra uomini e donne ed escluderebbe la creazione di una disparità nell'ordinamento interno tra dipendenti pubblici e privati; ma comporterebbe una profonda riforma di tutto il sistema previdenziale, con l'assorbimento dell'Inpdap da parte dell'Inps ed effetti per l'erario di difficile quantificazione.

Occorrerebbe inoltre verificare preventivamente la percorribilità di questa soluzione con la Commissione europea.

2e) Fissare l'età della pensione di vecchiaia, uguale fra generi, a regime nella Pubblica Amministrazione del nostro Paese nell'arco flessibile dei 62-67 anni. Questa soluzione permetterebbe sia di parificare l'età pensionabile tra uomini e donne, sia di elevarla gradualmente e quindi di ottenere per il sistema pensionistico pubblico notevoli risparmi di spesa. La soluzione aprirebbe indubbiamente uno squilibrio rispetto alle condizioni di pensionamento nel settore privato, ma proporrebbe anche un cammino di equiparazione delle opportunità e di prolungamento della vita attiva che potrebbe prevedere una

estensione anche al privato. Quest'ultima scelta potrebbe comportare rilevanti risparmi all'intero sistema previdenziale italiano (pubblico e privato) e consentire così di liberare

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le risorse necessarie a compensare gli svantaggi ai quali sono esposte le carriere delle lavoratrici dipendenti, aiutandole nella vita professionale e ponendo rimedio ai problemi che possono incontrare durante la loro carriera professionale.

La delineazione delle ipotesi di possibile azione deve comprendere anche l'ideazione di un periodo transitorio di messa a regime delle norme, durante il quale i requisiti di età per il pensionamento di vecchiaia vengano elevati a gradini (ad esempio di un anno ogni due anni, o simili).

. (2. fine)

* Dirigente ministero economia e finanze Docente all'università di Cassino

del 13-03-2009 num.

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Rassegna stampa

Italia Oggi

"Previdenza, riforma urgente" Data:

16/03/2009

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ItaliaOggi

sezione: Tributaristi - Lapet data: 14/03/2009 - pag: 38 autore: Pagina a cura di Pamela Giufrè

A Roma un meeting sull'opportunità di dare più certezze alle nuove professioni

Previdenza, riforma urgente

Necessario un fondo autonomo per i senza albo

È già tutto pronto per il meeting sulla previdenza per le professioni non regolamentate. Il convegno, promosso da Assoprofessioni e Cna, è in programma per le ore 10,30 di giovedì 19 marzo 2009 nella sala Capranichetta in Piazza Montecitorio 125 a Roma. Professionisti e parlamentari che finora hanno dimostrato un interessamento particolare alla situazione previdenziale dei senz'albo, confermeranno la loro attenzione soffermandosi sugli interventi legislativi e tecnici in corso e futuri.In testa a tutti, un progetto di legge ad hoc che è stato approntato nel giro di poche settimane dall'ufficio legislativo della Confederazione nazionale dell'Artigianato unitamente al Centro studi della Confederazione delle associazioni delle professioni non regolamentate. «La nostra proposta», spiega il segretario generale di

Assoprofessioni, Roberto Falcone, nonché presidente nazionale della Lapet, che la prossima settimana, in occasione del convegno, esporrà l'articolato in maniera tecnica e dettagliata – è di facile e rapida attuazione. E, se approvata, potrà avere effetto già dal prossimo gennaio 2010». Sono cinque, nello specifico, gli articoli che disciplinano il progetto di legge Assoprofessioni/Cna in materia d previdenza per i professionisti non regolamentati. In sintesi, la proposta prevede l'attivazione di un apposito fondo nell'ambito della stessa Gestione Separata dell'Inps, finalizzato all'estensione dell'assicurazione generale per

l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti, con l'obbligo d'iscrizione per chi esercita abitualmente una attività di lavoro autonomo ai sensi dell'articolo 53, comma 1, del decreto del presidente della repubblica 27 dicembre 1986, numero 917, ad esclusione di coloro che sono già iscritti a casse previdenziali private in quanto aderenti ad ordini o albi professionali. Notevoli e numerosi i vantaggi che questo fondo comporterebbe tanto per i professionisti non regolamentati quanto per la stessa Gestione Separata dell'Inps, che di fatto non sarebbe privata di un consistente bacino contributivo con la perdita dei lavoratori autonomi. È infatti ormai risaputo e riconosciuto a tutti i livelli, comprese le sedi ministeriali direttamente

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competenti, che i professionisti senz'albo che non hanno altra copertura previdenziale se non l'iscrizione alla Gestione Separata dell'Inps, sono fortemente penalizzati dal repentino e continuo innalzamento delle aliquote contributive dovendo sostenere per intero e a loro carico i contributi previdenziali senza le adeguate prestazioni temporanee di cui godono sia coloro che esercitano attività affini, ma beneficiano dell'iscrizione ad una cassa privata, che i co.co.pro., ai quali, pur essendo iscritti allo stesso fondo dei senz'albo, la Finanziaria 2007 ha esteso le prestazioni accessorie.Di qui, dunque, la necessità di trovare una soluzione rapida ed efficace per porre fine a questa ingiustificata disparità di trattamento. «Abbiamo valutato tutte le strade percorribili», dichiara il segretario Falcone, «presentando le nostre proposte al ministero del Lavoro ed al Parlamento in occasione degli ultimi incontri con il presidente della IX Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, l'onorevole Stefano Saglia, il Vicepresidente della stessa Commissione, l'onorevole Giuliano Cazzola, e il Direttore Generale per le Politiche previdenziali del Ministero del Lavoro, il professor Giovanni

Geroldi. E siamo giunti alla conclusione che, senza trascurare le iniziative già in corso per la creazione di una nuova cassa e l'eventuale accorpamento in altre casse private già esistenti, questo fondo sia la soluzione più immediata e di più semplice realizzazione sotto tutti i punti di vista».Sul tavolo dei parlamentari, Assoprofessioni e Cna hanno infatti posto tre diverse alternative: la creazione di una cassa pluri-categoriale, la realizzazione di un fondo ad hoc nell'ambito della stessa Gestione separata, e l'accorpamento ad altre casse professionali private.«Al momento, in considerazione della particolare congiuntura economica», aggiunge il segretario generale della confederazione, «l'ipotesi più plausibile è appunto quella di

distinguere nella Gestione separata tra co.co.pro. e liberi professionisti, facendo riferimento per questi ultimi all'articolo 53 del Tuir, mediante la creazione di un fondo Inps ad hoc.

L'intervento arginerà la concorrenza sleale tra iscritti all'Inps e appartenenti a casse

previdenziali private».Al meeting di giovedì prossimo, oltre a Falcone, interverranno anche il presidente nazionale ed il vicepresidente di Assoprofessioni, Giorgio Berloffa ed Eduardo Rossi, che introdurranno i lavori mentre per Cna, non mancherà il prezioso contributo del presidente nazionale di Cna Improprio, Giorgio Roveri e dell'onorevole Sergio Gambini, responsabile Cna Progetto Professioni. All'onorevole Gambini spetteranno le conclusioni del dibattito.

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Rassegna stampa

Milano Finanza

"F&F, la carica dei 1001" Data:

16/03/2009

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Milano Finanza

sezione: I Vostri Soldi in Gestione data: 14/03/2009 - pag: 33 autore: di Paola Valentini

F&F, la carica dei 1001

Ha archiviato il difficile 2008 in utile, con una raccolta di 183 milioni e 60 promotori in più.

E ora la rete di Deutsche bank si attrezza per avviare la consulenza

«Utile di bilancio, raccolta netta totale di oltre 183 milioni di euro e quota mille nel numero di pf. Per la rete di Finanza & futuro il 2008 ha segnato un risultato positivo, anche superiore a quello ottenuto da grossi nomi concorrenti, che testimonia una forte tenuta in questo

momento così particolare». È soddisfatto Daniele Forin, dal settembre 2006 a.d. della rete di pf del gruppo Deutsche bank (6,9 miliardi di patrimonio), che inizierà nei prossimi giorni una serie di incontri sul territorio per condividere questi risultati. Domanda. Come siete riusciti a tenere la rotta?Risposta. C'è stato un periodo favorevole fino a prima dell'estate, a ottobre abbiamo registrato una flessione e poi negli ultimi due mesi abbiamo ricominciato a raccogliere bene. Il segnale che il nostro modello di business funziona bene è arrivato anche dal reclutamento. Nel 2008 abbiamo aumentato il numero di pf di 60 unità, un dato che delinea come F&F venga oggi considerata attrattiva. In totale abbiamo raggiunto 1.001 promotori. D. Che tipo di reclutamento portate avanti? R. Un reclutamento costruito su due pilastri: i neofiti e i pf con esperienza. Nel 2008 siamo andati bene in tutte e due i filoni.

Inoltre, il nuovo esame di abilitazione darà un ulteriore sviluppo alla crescita del segmento giovani. Nella sessione di esame di marzo F&F porta 80 neofiti. Quest'anno continueremo fortemente a essere attivi sul fronte del reclutamento perché abbiamo la sensazione che, dopo due anni di lavoro impegnativo, oggi siamo riusciti nell'impresa di far percepire F&F un ambiente più favorevole. D. Dopo l'estate le reti più attrezzate sul fronte liquidità sono riuscite a trattenere i clienti. Come vi siete difesi?R. Grazie all'appartenenza al gruppo Deutsche bank possiamo fare leva sull'area dei finanziamenti. Un terzo dei nostri clienti fa l'imprenditore e, fatto importante in una fase di tensione finanziaria, noi abbiamo continuato a fare credito tanto che le erogazioni di affidamento negli ultimi quattro mesi sono cresciute molto. Nel 2008, inoltre, abbiamo completato la piattaforma prodotti e servizi. Sul fronte dei fondi siamo ormai da tempo multibrand: dalle due case del 2004 oggi distribuiamo una quindicina di società e l'obiettivo ora è di finalizzare qualche intesa con boutique

specializzate, tipo Carmignac lo scorso anno. Siamo anche molto impegnati a mettere a

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regime l'attività sul fronte delle polizze: è appena partito un'accordo con Zurich che si affianca ad Anima per i fondi pensione aperti. In questo modo saremo in grado di offrire anche una serie di prodotti innovativi tra cui le polizze variable annuities e le long term care.

Per giugno puntiamo a mettere a regime l'operatività con Zurich in concomitanza con il varo della consulenza. D. A proposito di consulenza, che cosa state facendo?R. Da gennaio stiamo testando su una quindicina di promotori il software di personal financial planning

TreSeiZero, con l'obiettivo di attivare gradualmente la consulenza perché è un servizio molto delicato che rappresenta una profonda evoluzione del nostro mestiere. Per questo vorremmo procedere senza fretta. Intanto nel 2008 è diventata pienamente operativa per tutti i pf la piattaforma tecnologica Horizon che permette di risparmiare tempo nell'attività di tutti i giorni perché questa professione è diventata carica di documenti: non andare a casa del cliente con lo zainetto carico di carta è fantastico.

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Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Plus)

"Concreto, nessuna linea riesce a battere il Tfr" Data:

16/03/2009

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Plus

sezione: ANALISI data: 2009-03-14 - pag: 23 autore:

Fondo pensione chiuso. Lavoratori dell'industria del cemento e settori affini

Concreto, nessuna linea riesce a battere il Tfr

I l fondo è strutturato in due comparti: Bilanciato e Garantito (in cui vengono destinati i flussi di Tfr conferiti tacitamente e attivo dall'1/07/07). Il Garantito assicura all'associato, nei casi previsti dalla normativa, la restituzione dei contributi netti versati e il consolidamento dei rendimenti positivi conseguiti. Le misure minime di contribuzione a carico del lavoratore e del datore di lavoro (1,20%) sono trattenute mensilmente dall'azienda e versate

trimestralmente. Al termine del 2008 ha aderito al fondo l'81% del bacino potenziale. Sono state stipulate con Unipol e Generali convenzioni per l'erogazione delle prestazioni

pensionistiche complementari sottoforma di rendita.

Commento sulla gestione

Il comparto Bilanciato esaminato da gennaio 04 a dicembre 07 ha ottenuto una performance (21,093%) superiore al Tfr (11,094%), tuttavia la crisi finanziaria nel 2008 che ha eroso i rendimenti del comparto (-6,418% nel 2008; -1,109% a gen09), ha comportato la chiusura dell0'intero periodo con un rendimento totale del 12,065% contro il 14,096% del Tfr. Il comparto Garantito, con grado di rischio basso e avvalendosi della prevalente componente obbligazionaria (95% strumenti obbligazionari e 5% azioni), dalla data di avvio registra una performance positiva (3,390%), seppur inferiore al Tfr (4,104%).

a cura di Giuseppe Romano www.consultique.com

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Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Plus)

"Fondi bancari a maglie rigide" Data:

16/03/2009

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Plus

sezione: ATTUALITA data: 2009-03-14 - pag: 9 autore:

Previdenza complementare. Le regole interne sugli investimenti dei dipendenti

Fondi bancari a maglie rigide

I limiti e le regole contrattuali "della casa" sono più restrittivi di quelli in vigore per i fondi dei comuni risparmiatori. Anche le norme dei fondi pensione interni preesistenti del

personale di Deutsche Bank e del Credito Emiliano

confermano quanto emerso nelle prime due puntate dell'inchiesta di «Plus24» sulla previdenza complementare dei bancari (si vedano le edizioni del 21 e del 28 febbraio).

Rispetto alle previsioni di legge (indicate nella tabella a fianco), le strutture previdenziali del credito usano norme molto più restrittive. Ma le regole, da sole, talvolta non bastano a

evitare qualche svarione.

La Cassa di previdenza dei dipendenti del gruppo Credito Emiliano

ha una politica di gestione delle risorse, concordata con il gestore, orientata a una maggiore prudenza rispetto ai vincoli normativi. Non si sono pertanto resi necessari ulteriori interventi regolatori. Le risorse del fondo interno Credem sono gestite in modo da mantenere un rischio relativo contenuto rispetto ai benchmark

di riferimento. A questo scopo, informa in una nota la società, «i portafogli risultano

ampiamente diversificati e non sussistono situazioni di concentrazione su singoli strumenti finanziari quotati, eccezion fatta per obbligazioni governative italiane».

Nella gestione delle risorse del fondo per il personale del Credem non vengono utilizzatati titoli strutturati né derivanti da operazioni di cartolarizzazione. Inoltre sono assenti

investimenti in obbligazioni con rating inferiore all'investment grade.

Gli unici Oicr utilizzati nelle linee sono Etf azionari quotati in mercati regolamentati e dotati di un elevato livello di liquidità. Questi Etf, informa la società, «sono utilizzati al fine di efficientare la gestione e di mantenere un livello di

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tracking error rispetto ai benchmark

coerente con il mandato ». Non sono invece presenti Oicr obbligazionari.

Un caso a se stante è invece quello del fondo pensione per il personale di Deutsche Bank, che di recente è incappato in una spiacevole vicenda. Come spiegato da Gianfranco Ursino sul «Sole 24 Ore» del 17 febbraio, il fondo ha investito poco più dell'1% del proprio

patrimonio (3 milioni di euro su circa 250 milioni) in un Oicr gestito da Fairfield che a sua volta ha investito nei fondi Madoff.

Investimenti riferiti solo ai dipendenti attivi (circa 4mila) che sono stati prudenzialmente svalutati del 50%: secondo una nota dell'azienda, «metà della potenziale perdita è già stata inclusa nel conto economico del 2008». Nonostante lo scivolone Madoff, la stima sul rendimento 2008 è negativa per l'1,6%: un calo comunque limitato rispetto alla media del settore (-6,3 per cento). Forse anche per questi motivi il Consiglio di amministrazione del fondo DB, a seguito del passaggio a una struttura a comparti, il 12 febbraio ha adottato una nuova politica di investimento. Sulla base delle bozze di riforma del decreto 703 che regola il settore e dei colloqui con la Covip,

l'autorità di vigilanza sulla previdenza complementare, sono stati introdotti limiti di tipo qualitativo – anziché di tipo quantitativo – da monitorare strettamente.

Il fondo DB è multicomparto con linee specializzate (assicurativa garantita, monetaria,

obbligazionaria, azionaria ed etica). I limiti di concentrazione sono per singole linee e quindi più bassi se rapportati all'intero patrimonio. Non c'è preclusione alle possibilità di

investimento. Gli investimenti devono però rispettare le regole gestionali previste per ogni singolo comparto. Non ci sono limitazioni agli investimenti in Oicr. I fondi devono però fornire indicazione di tutti i titoli inclusi nel fondo in modo che l'advisor del fondo pensione possa verificare che i sottostanti degli Oicr rispettino le regole gestionali indicate nelle singole linee. Poiché i comparti del fondo DB sono di tipo "specializzato" e ogni aderente può scegliere il proprio profilo di investimento combinandoli come meglio crede le politiche di investimento deliberate ed i vari limiti sono relativi al singolo comparto. Per tutti i

comparti finanziari gli investimenti possono essere sia diretti che indiretti tramite fondi, Sicav ed Etf. Nel caso di investimenti indiretti, però, questi ultimi devono garantire la completa trasparenza dei prodotti in cui investono.

Nicola Borzi

nicola.borzi@ilsole24ore.com

In Credem norme più restrittive Deutsche Bank cambia politica dopo Madoff

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