Capitolo 3
Il documento preliminare all’avvio della progettazione (Dpp)
Con l’entrata in vigore nel luglio 2000, del D.P.R. 554/99,
“Regolamento di attuazione della legge 109/94”, è divenuto operativo il nuovo ordinamento in materia di lavori pubblici che, oltre ad introdurre nuove figure quali il responsabile del procedimento (project manager), i coordinatori dei gruppi di progettazione (design leaders), gli analisti del valore, ecc., prevede che il responsabile del procedimento rediga e/o faccia redigere il Documento preliminare all’avvio della progettazione, Dpp.
Il documento preliminare alla progettazione, così come individuato dalla normativa di settore, è l’atto propedeutico a qualsiasi successiva fase di progettazione (preliminare, definitiva ed esecutiva) ed ha come allegato ogni atto necessario a consentire l’espletamento delle varie fasi progettuali dell’opera. Tali fasi si distinguono secondo tre livelli di successivi approfondimenti tecnici in preliminare, definitiva ed esecutiva, in modo da assicurare per ogni opera da realizzare:
• la qualità e la rispondenza alle finalità relative;
• la conformità alle norme ambientali ed urbanistiche;
• il soddisfacimento dei requisiti essenziali, definiti dal quadro normativo nazionale e comunitario.
Tale documento contiene gli obiettivi che si vogliono raggiungere con l’opera in programma, le esigenze del committente e/o utilizzatore, le prestazioni attese e i requisiti per l’ottenimento di un prodotto che soddisfi le esigenze manifestate all’interno delle risorse economiche del committente (per la produzione) e dell’utilizzatore (per la gestione del ciclo di vita ipotizzato per il prodotto esaminato).
Oltre a rappresentare una linea guida per la progettazione fino alla scala di dettaglio, della scelta dei materiali e dei componenti, il Dpp è al contempo una lista di controllo per le verifiche della completezza del progetto e della rispondenza funzionale degli elementi in esso riportati, verifiche da compiersi in fase progettuale internamente al gruppo di progettazione (design review) e al termine, nella validazione degli elaborati esecutivi da parte del responsabile del procedimento.
Il documento preliminare riporta fra l’altro l’indicazione dei seguenti fattori secondo l’art 15. comma 5 del D.P.R 554:
a) la situazione iniziale e la possibilità di far ricorso alle tecniche di ingegneria naturalistica;
b) gli obiettivi generali da perseguire e le relative strategie;
c) le esigenze e i bisogni da soddisfare;
d) le regole e norme tecniche da rispettare;
e) i vincoli di legge relativi al contesto in cui l’intervento è previsto;
f) le funzioni da svolgere;
g) i requisiti tecnici da rispettare;
h) gli impatti dell’opera sulle componenti ambientali e, nel caso degli organismi edilizi, le attività ed unità ambientali;
i) le fasi di progettazione da sviluppare e la relativa sequenza logica e temporale di svolgimento;
l) i livelli di progettazione e gli elaborati grafici e descrittivi da redigere;
m) i limiti finanziari da rispettare, la stima dei costi e le fonti di finanziamento;
n) il sistema di realizzazione da impiegare.
I suddetti elementi vanno integrati caso per caso previe valutazioni del responsabile unico del procedimento, al fine di contenere tutte le informazioni necessarie alla completa caratterizzazione dell’intervento da realizzare, di fornire indicazioni esaustive al progettista e di minimizzare il rischio di mancato raggiungimento degli obiettivi (economici, tecnici e prestazionali).
3.2. Obiettivi
La nuova costruzione oggetto di questa tesi riguarda l’area EX- GEA, area adiacente le mura urbane e posta tra via Vittorio Veneto e via Emanuele Filiberto.
L’area in oggetto è di proprietà dell’università ed inizialmente l’idea era fare uno studio su una possibile utilizzazione estranea ad usi universitari e che potesse massimizzare il guadagno. In un secondo tempo, però , non si è ritenuto opportuno sfruttare tale zona per scopo di lucro quindi la scelta è ricaduta su di una destinazione universitaria.
Basandoci comunque sull’idea iniziale si è però cercato una soluzione che potesse dare ugualmente una sorta di guadagno: la scelta è ricaduta sull’utilizzo di questa nuova costruzione per l’ufficio tecnico universitario e gli uffici delle segreterie che tuttora sono in affitto in un edificio in via E. Fermi.
Quindi guadagno a lunga scadenza ma pur sempre guadagno.
Insieme alle funzioni prettamente universitarie si è pensato di inserire un punto di ristoro, posto proprio davanti all’area verde, che potesse essere punto di riferimento anche per tutto il complesso Marzotto, in quanto proprio in quest’area è assente.
3.3. Vincoli, regole e norme tecniche
Vincoli programmatori ed urbanistici.
Si riportano in seguito i principali riferimenti in quanto progetto dovrà essere redatto in conformità alle normative vigenti in materia compresi i testi che regolano la progettazione e la realizzazione delle opere pubbliche.
Indicazioni a scala territoriale ed urbana.
• Piano Regolatore Generale del Comune di Pisa;
• Regolamento Urbanistico del Comune di Pisa;
• Regolamento Edilizio del Comune di Pisa.
Per le indicazioni contenute nei vari strumenti si rimanda al capitolo precedente.
Indicazioni a scala internazionale, nazionale e regionale.
• Legge 11 febbraio 1994, n.109 “ Legge quadro in materia di lavori pubblici” (in Gazz. Uff. 19 febbraio, n.41);
• Legge 18 novembre 1998, n.415 “Modifiche alla L. 11 febbraio 1994, n.109, e ulteriori disposizioni in materia di lavori pubblici” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 4 dicembre , n. 284);
• Decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 199, n.554 “Regolamento di attuazione della legge quadro in materia di lavori pubblici 11 febbraio 1994, n.109 e successive modificazioni” (in Suppl. ordinario n. 66/L, alla Gazz. Uff.
n.98 del 28 aprile);
• Decreto Ministeriale 19 aprile 2000, n.145 “Regolamento recante il capitolato generale d’appalto dei lavori pubblici, ai sensi dell’art.3, comma 5 della legge 11 febbraio 1994, n.109 e successive modificazioni” (in Gazz. Uff., 7 giugno, n.131);
• Decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n.380
“Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia” (in Suppl. ordinario n.239 alla Gazz. Uff., 20 ottobre, n.245);
• Indirizzi tecnici di igiene edilizia per i locali e gli ambienti di lavoro della Regione Toscana;
• Decreto legislativo 163/2006 “Codice dei contratti”;
• Decreto legislativo 81/2008 “Testo Unico sulla sicurezza”.
Secondo la normativa che regola il settore dei lavori pubblici, ed in particolare la Legge 109/94, il progetto va redatto secondo tre progressivi livelli di definizione: preliminare, definitivo ed esecutivo.
La legge ed il regolamento di attuazione della stessa definiscono per ciascuno di tre livelli gli elaborati grafici e descrittivi richiesti.
Le caratteristiche e gli specifici contenuti degli elaborati dipendono dal livello di definizione necessaria, di volta in volta, in rapporto alla natura ed alla tipologia dei lavori.
Il responsabile del procedimento deve predisporre un documento preliminare all’avvio della progettazione nel quel sono indicate le esigenze da soddisfare, le norme tecniche da rispettare ed i limiti economici.
Vincoli inerenti la tutela ambiente – risparmio energetico.
• Legge 9 gennaio 1991, n. 10. “Norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia” (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 16 gennaio, n.13);
• Decreto Legislativo 29 dicembre 2006, n. 311. “Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nell’edilizia”.
Con la Legge 10/91, il progettista è chiamato a considerare il rapporto del sistema edificio-impianto con il contesto ambientale non solo in termini di perdite di calore da parte dell’edificio ma sulla base di un bilancio complessivo che tenga conto dell’insieme dei fattori climatici e morfologici che sono in relazione con l’intervento architettonico.
Vincoli inerenti la sicurezza antincendio
• Decreto Ministeriale 30 novembre 1983 “Termini, definizioni generali e simboli grafici di prevenzione incendi.” (in Gazz.
Uff., 12 dicembre, n. 339);
• Decreto Ministeriale del 22 Febbraio 2006, “Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l'esercizio di edifici e/o locali destinati ad uffici”
• Decreto Ministero dell’Interno del 1 febbraio 1986, “Norme per la costruzione e l’esercizio delle autorimesse e simili”. (in Gazz. Uff., 15 febbraio, n. 38);
• Decreto Ministeriale 10 marzo 1998, “ Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro” (in Suppl. ordinario n.64, alla Gazz. Uff.
n.81, del 7 aprile).
Vincoli inerenti la fruibilità
• Decreto del presidente della Repubblica 27 aprile 1978, n.
384 “Regolamento di attuazione dell’art.27 della legge 30 marzo 1971, n. 118, a favore dei mutilati ed invalidi civili,in materia di barriere architettoniche e trasporti pubblici” (in Gazz. Uff., 22 luglio, n.204);
• Decreto Ministeriale del 14 Giugno 1989, “Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visibilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche.”(in Suppl.
ordinario alla Gazz. Uff., 23 giugno, n.145):
• Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n.503 “Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici”
(in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 27 settembre, n.227);
• DPR 24 luglio 1996, n°503, “Regolamento recane norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici”.
3.4. Classi di esigenza
Nella fase iniziale del processo di un intervento edilizio, dopo aver individuato obiettivi e vincoli, è necessario prendere in considerazione le Classi di esigenza e successivamente tradurle tecnicamente in termini misurabili o Requisiti da riscontrare in sede di collaudo ed in fase di esercizio.
Secondo la norma UNI 8289 “le classi di esigenza sono…
l’esplicitazione dei bisogni dell’utenza finale tenendo conto dei vincoli che l’ambiente naturale pone all’ambiente costruito… La loro individuazione passa attraverso l’analisi dei bisogni da soddisfare confrontati con fattori di tipo ambientale, culturale ed economico”.
Le 7 Classi individuate dalla norma sono:
1. Sicurezza: “insieme delle condizioni relative all’incolumità degli utenti, nonché alla difesa e prevenzione di danni in dipendenza da fattori accidentali, nell’esercizio del sistema edilizio”.
L’incolumità degli utenti richiede una progettazione accurata degli spazi e dei flussi che in essa si generano, con attenzione particolare verso i percorsi pedonali e la loro separazione nei confronti del traffico veicolare.
L’edificio nel suo complesso deve garantire adeguate condizioni di sicurezza, riferite in particolare alla:
• sicurezza strutturale (attitudine della struttura a salvaguardare l’incolumità fisica degli occupanti in condizioni normali e in condizioni aggravate da agenti esterni quali neve, vento e pioggia);
• sicurezza agli incendi ed agli eventi eccezionali;
• sicurezza nell’uso degli spazi (idoneità alla salvaguardia fisica nei confronti dei malesseri e infortuni, a tal fine, saranno disposti appositi sistemi per poter esplicare attività di soccorso);
• sicurezza nell’uso degli impianti.
2. Benessere: “insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio adeguati alla vita, alla salute ed allo svolgimento delle attività degli utenti”.
Il concetto di benessere, che rimanda alla percezione di stimoli sensoriali avvertita dagli utenti/utilizzatori di un’opera, riguarda quindi tutte quelle condizioni che rendono l’ambiente adeguato alla salute ed allo svolgimento delle attività.
Il benessere è quindi una delle esigenze che è più facile riscontrare nella soddisfazione dei fruitori e può essere::
• termoigrometrico: si opera sulla temperatura dell’aria, sull’umidità relativa e sulla velocità dell’aria;
• acustico: negli ambienti chiusi l’effetto creato dalle pareti è quello di riprodurre delle onde riflesse che, se si sovrappongono all’onda principale, creano fenomeni di risonanza e di riverbero. Di conseguenza si dovranno utilizzare accorgimenti e materiali che riducano il livello sonoro ed eliminino qualsiasi ponte acustico;
• luminoso e visivo: si definiscono gli spazi sfruttando la luce naturale ed evitando gli abbagliamenti.
3. Fruibilità: “insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio ad essere adeguatamente usato dagli utenti nello svolgimento delle attività”.
Questa classe di esigenza è in diretta relazione con tutti quei fattori connessi al tema della progettazione con superamento di barriere architettoniche, che permettano il completo svolgimento dei servizi cui gli ambienti sono predisposti.
Poiché questa esigenza deve essere soddisfatta al massimo livello, cioè permettendo integrazione, comodità d’uso e di manovra in qualsiasi condizione, è necessario rispettare le normative attualmente vigenti, elencate nel paragrafo precedente relativo alle norme cogenti.
4. Aspetto: “insieme delle condizioni relative alla fruizione percettiva del sistema edilizio da parte degli utenti”.
L’aspetto è la classe di esigenza connessa alle condizioni relative alla fruizione percettiva del sistema edilizio da parte degli utenti, in relazione a vari elementi, come il tipo edilizio, la qualità dei materiali, la soluzione architettonica, la forma, ecc.
Nel caso specifico, la particolare destinazione d’uso prevista, che presuppone la fruizione da parte di un numero ampio e diversificato di utenti, comporta quindi un’attenzione specifica alle scelte compositive.
Ulteriore attenzione comporta il contesto in cui è inserito il complesso.
L’edificio, infine, si dovrà anche presentare di facile lettura, così da rendere la fruizione piacevole e semplice anche da parte di visitatori occasionali; soprattutto è importante che in caso di emergenza siano percepibili nel minor tempo possibile le vie di fuga più brevi e sicure.
5. Gestione: “insieme delle condizioni relative all’economia di esercizio del sistema edilizio”.
Questa classe di esigenza rappresenta un elemento importante sull’economia di un’attività in quanto prevede molti punti critici:
• manutenzione preventiva;
• pulibilità degli elementi;
• riparabilità degli elementi;
• sostituibilità di parte o completa degli elementi.
La gestione è una di quelle fasi che merita una progettazione a se, infatti l’articolo 15 comma 1 del D.P.R. 554 prevede che: “la progettazione ha come fine fondamentale la realizzazione di un intervento di qualità e tecnicamente valido, nel rispetto del miglior rapporto fra i benefici e i costi globali di costruzione, manutenzione e gestione. La progettazione è informata, tra l’altro, a principi di minimizzazione dell’impegno di risorse materiali non rinnovabili e di massima manutenibilità, durabilità dei materiali e dei componenti, sostituibilità degli elementi, compatibilità dei materiali ed agevole controllabilità delle prestazioni dell’intervento nel tempo”. Questo sta ad indicare che i costi di gestione per alcune attività, soprattutto per gli enti pubblici, sono superiori ai costi di realizzazione e per questo devono essere utilizzati degli accorgimenti costruttivi e tecnologici per ridurre questa voce nei costi globali.
6. Integrabilità: “insieme delle condizioni relative all’attitudine delle unità e degli elementi del sistema edilizio a connettersi funzionalmente tra di loro”.
Questa esigenza deve comprendere l’analisi dei seguenti elementi:
• rapporto con il contesto antropologico e con gli elementi naturali;
• rispetto dei valori paesaggistici e dei caratteri fondamentali del territorio;
• legami tra le varie unità ambientali;
• compatibilità tecnica e funzionale tra i materiali e gli elementi
A questa classe di esigenza rivolge una particolare attenzione anche la
7
tecnici.
vigente normativa in materia di lavori pubblici, come prevede il DPR 554/99: “la progettazione è informata, tra l’altro, a principi di…
compatibilità dei materiali”.
. Salvaguardia: “insieme delle condizioni relative al mantenimento c
Qu re in atteg ettuali mirati al
stemi atti alla riduzione di agenti
• n’opera che utilizzi materiali riciclabili in fase di
• elle fasi sia di realizzazione che di gestione alla
Alla salvaguard una particolare
ilizzo d
degli stati dei sovrasistemi di ui il sistema fa parte”.
esta esigenza si deve tradur giamenti prog conseguimento dei seguenti risultati:
• costruire un’area che preveda si inquinanti;
realizzare u smaltimento;
contribuire n
riduzione dello sfruttamento delle risorse terrestri.
ia dell’ambiente si deve rivolgere
attenzione anche durante la fase progettuale, come il DPR 554/99: “La progettazione è informata, tra l’altro, a principi di minimizzazione dell’impegno delle risorse materiali non rinnovabili e di massimo riut elle risorse naturali impegnate nell’intervento”.
3.5. Funzioni ed attività: Ambiti Funzionali Omogenei (AFO)
’analisi funzionale viene fatta per limitare opportunamente il
campo io i
chiaris
nostro
• are
io tecnico;
volta tali macroambiti sono formati da ambiti funzionali L
d’az ne nella progettazione; attraverso essa si def niscono e cono i requisiti così da classificare e organizzare le idee in modo sistematico e qualitativo. Individuando le aree funzionali possiamo omogeneizzare le funzioni così da poter distinguere all’interno del nostro spazio diverse unità, che rispondano a loro volta ai requisiti dati dalle indicazioni di carattere tecnico, approfondite nelle fasi successive.
Dopo aver individuato le aree funzionali possiamo omogeneizzare le funzioni così da poter distinguere all’interno del
spazio diverse unità, che rispondono a loro volta ai requisiti dati dalle indicazioni tecniche.
Lo spazio in esame può essere suddiviso in 4 macroambiti funzionali:
a segreterie studenti;
• area uffic
• area bar;
• area parcheggio.
A loro
omogenei differenti.
Macroambito segreterie studenti: è costituita dall’insieme degli ambienti che verranno occupati da:
• op
• archivio;
en office;
• uffici pubblici;
• uffici non pubblici;
• aree accessorie;
• collegamenti.
Figura 2.1: tabella dell’individuazione degli AFO per le segreterie estratta dalla tavola allegata.
Figura 2.2: grafo di relazione tra gli AFO per le segreterie estratto dalla tavola allegata.
Macroambito ufficio tecnico: è costituita dall’insieme degli ambienti che verranno occupati da:
u
archivio;
ffici;
•
•
• sal
cessorie;
nti.
a plotter;
• sala riunioni;
• aree ac
• collegame
Figura 2.3: tabella dell’individuazione degli AFO per l’ufficio tecnico estratta dalla tavola allegata.
Figura 2.4: grafo di relazione tra AFO per l’ufficio tecnico estratto dalla tavola allegata.
Macroambito bar: è costituita da un’ampia area adibita a bar con relativi servizi pubblici e privati.
Fi .
Macroambito parcheggio:
gura 2.5: tabella dell’individuazione degli AFO per il parcheggio estratta dalla tavola allegata
è costituita da un’ampia area di parcheggio delle auto e dai collegamenti che portano al piano superiore.
Figura 2.6: tabella dell’individuazione degli AFO per il bar estratta dalla tavola allegata.
3.6. Requisiti derivanti dai vincoli
La norma UNI 10838:1999 definisce il requisito come la ne di un esigenza in fattori atti a individuarne le condizioni di acimento da parte di un organismo edilizio o di sue parti spaziali
in determinate condizioni d’uso e/o di sollecitazione”.
La traduzione in fase di programmazione delle varie classi di za in requisiti ha lo scopo di soddisfare, oltre agli obiettivi stessi
“traduzio soddisf o tecniche,
esigen
del processo edilizio, le prestazioni attese dall’utenza, definite dalla norma UNI 10838:1999 come “il comportamento reale dell’organismo edilizio e/o delle sue parti nelle effettive condizioni di uso e di sollec ne”.
requisiti che risultano quindi strettamente connessi alla classe di
esigenz cu engono classificati in:
itazio I
e di i sono la traduzione tecnica, v
• requisiti funzionali spaziali;
• requisiti ambientali;
• requisiti tecnologici;
• requisiti tecnici;
• requisiti operativi;
• requisiti di durabilità;
• requisiti di manutentibilità.
Requisiti funzionali spaziali
La classe dei requisiti funzionali spaziali è definita dalle norme UNI
are le condizioni di soddisfacimento da parte di un elemento spaziale”.
come “la traduzione di un’esigenza in fattori geometrico dimensionali e di organizzazione degli spazi, atti ad individu
Le condizioni di soddisfacimento previste dalla citata norma UNI sono r vigenti, soprattutto da quelle in campo di sicurezza e di progettazione per l’eliminazione delle barriere archite
ni della verifica delle dimensioni minime degli s z rà necessario rispettare i requisiti, che verranno esplicitati di seguito in relazione alle due seguenti classi di esigenza:
• sicurezza;
• accessibilità e fruibilità.
Sicurezza
La sicurezza verrà garantita, per l’incolumità dei fruitori e dei beni, attraverso la verifica della normativa vigente.
Di seguito verranno esaminati in modo autonomo i requisiti relativi alle sottoclassi di esigenze elencate nel paragrafo relativo alle classi di esigenza.
• sicurezza da agenti atmosferici naturali icavabili dalle normative
ttoniche.
Di conseguenza, ai fi
pa i e la loro disposizione, sa
: la protezione dell’edificio dagli agenti atmosferici naturali viene realizzata adottando i seguenti accorgimenti tecnici:
Vetri resistenti agli urti;
- Presenza di impianto di protezione in caso di fulmini.
• sicurezza statica:
-
tutti gli interventi previsti in fase di progettazione dovranno rispettare i requisiti previsti dalle specifiche normative in materia.
• sicurezza in caso d’incendio: dal momento che l’immobile ha prevalentemente la destinazione d’uso uffici occorre far
riferimento al Decreto Ministero dell’Interno 22 febbraio 2006 “Approvazione della regola tecnica di prevenzione
a disposizione di prevenzione incendi riguardanti la
annessi o inseriti in
r eposito di attività industriali e/o
a i
trutture portanti al fine di
1: da 26 fino a 100 presenze;
resenze;
incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio di edifici e/o locali destinati ad uffici”. Tale decreto ha per oggetto l
progettazione, la costruzione e l’esercizio di edifici e/o locali destinati ad uffici con oltre 25 persone presenti, ad esclusione degli uffici di controllo e gestione diretta
eparti di lavorazione e/o d rt gianali.
Gli obiettivi di tale norma sono:
- minimizzare le cause d’incendio;
- garantire la stabilità delle s
assicurare il soccorso agli occupanti;
- limitare la produzione e la propagazione di un incendio all’interno dei locali;
- limitare la propagazione di un incendio ad edifici e/o locali contigui;
- assicurare la possibilità che gli occupanti lascino i locali indenni o che gli stessi siano soccorsi in altro modo;
- garantire la possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizioni di sicurezza.
In primo luogo la disposizione fa una classificazione degli uffici in relazione al numero di presenze e divide:
- Tipo
- Tipo 2: da 101 fino a 300 p
- ze;
- -
ed
in lo II dell’allegato I).
- o in
dei mezzi di soccorso
.
delle
altezza antincendio:
i inferiore a 24 m : Tipo 3: da 301 fino a 500 presen
Tipo 4: da 501 fino a 1000 presenze;
Tipo 5: oltre 1000 presenze.
Nell’caso in esame ci troviamo quindi di fronte ad un ificio di tipo 4.
Per quanto riguarda gli edifici di tipo 4 la norma destina un tero titolo ( Tito
In tale Titolo vengono esplicate:
indicazione della migliore ubicazione dell’edifici funzione a se è un edificio isolato o misto e sull’acceso all’area per consentire l’intervento
dei Vigili del fuoco. Per quest’ultimo vengono indicati i requisiti minimi:
· larghezza: 3,50 m;
· altezza libera: 4 m;
· raggio di volta: 13 m;
· pendenza: non superiore a 10%
- indicazioni riguardanti la resistenza al fuoco
strutture e dei sistemi di compartimentazione in funzione dell’
· piani interrati: REI 90;
· edifici di altezza antincend REI 60;
· edifici di altezza antincendi inferiore compresa tra 24 e 54 m : REI 90;
· edifici di altezza antincendi oltre 54 m: REI 120.
Definendo l’altezza antincendio “l’altezza massima misurata dal livello inferiore dell’apertura più alta agibile e/o abitabile, escluse al livello del piano esterno
ù tto si trova nella classe di
m quindi con
- e al fuoco dei vari
mate a comprendono anche i
rives
- indicazi rdanti le misure per l’evacuazione in caso
· ipotizzabile fissato in
eterminata dal rapporto tra il all’interno del piano
quelle dei vani tecnici, pi basso” il caso in ogge
edifici con altezza inferiore a 24
resistenza al fuoco delle strutture REI 60 per i piani fuori terra e REI 90 per il piano interrato.
indicazioni riguardanti la reazion ri li da costruzione che timenti e le finiture.
oni rigua
di emergenza che comprendono:
il massimo affollamento
0,1 pers/m2 per aree destinate ad attività lavorative, 0,4 pers/m2 per aree ove è previsto l’accesso al pubblico.
· La miglior disposizione e organizzazione delle vie d’uscita per il deflusso rapido ed ordinato degli occupanti all’esterno dell’edificio.
· il numero delle uscite che non deve essere inferiore a due ed ubicate in posizione ragionevolmente contrapposta.
· la larghezza delle vie d’uscita che deve essere multipla del modulo di uscita, non inferiore a due moduli, e d
massimo affollamento e la capacità di deflusso del piano.
· la lunghezza massima del percorso di esodo che è fissata in 45 m per raggiungere un luogo sicuro dinamico oppure l’esterno dell’attività e 30 m per raggiungere una scala protetta considerando
uni sino
·
inta.
- indicazi degli in
portatili per il quale rimanda per numero e capacità al punt
dell’Inte rischi d essere accessib
- indicazi segnalaz
l’obblig di segnalatori di
allarme incendio del tipo pulsante manuale che la misurazione deve essere effettuata dalla porta di uscita di ciascun locale con presenza di persone e da ogni punto degli spazi com
a luogo sicuro o scala protetta..
le porte delle uscite di sicurezza che devono aprirsi nel senso dell’esodo a semplice sp
· indicazioni sui vani scala in funzione dell’altezza antincendio dell’edificio.
oni riguardanti i mezzi ed impianti di estinzione cendi che tratta in particolar degli estintori
o 5.2 dell’allegato V al Decreto del Ministero rno 10 marzo 1998 con riferimento ad attività a
’incendio elevato e per il quale dice che devono ovviamente ubicati in posizione facilmente ile e visibile.
oni riguardanti gli impianti di rilevamento, ione ed allarme. Infatti viene reso pubblico o di istallazione in tutte le aree
oppo u
prossim e
segn z
rilevare rincipio d’incendio.
ei mezzi fissi e portatili di
-
e
cendio al fine di garantirne rt namente distribuiti ed ubicati, in ogni caso in
ità delle uscite e impianto fisso di rivelazione ala ione automatica degli incendi in grado di
e segnalare a distanza un p
- indicazioni riguardanti la segnaletica di sicurezza per cui viene fatto il collegamento alle vigenti disposizioni dettate dal Decreto Legislativo del 14 agosto 1996, n°
493. In particolare viene inserita la cartellonistica più importante da utilizzare:
· uscite di sicurezza e i percorsi d’esodo;
· punti di raccolta e spazi calmi;
· ubicazione d estinzione incendi;
· divieti di fumare ed usare fiamme libere;
· divieto di utilizzare ascensori in caso d’incendio;
· posizionamento pulsanti di allarme
indicazioni riguardanti l’organizzazione e gestione della sicurezza antincendio per cui rimanda ancora agli specifici punti enunciati dal Decreto Ministero dell’Interno del 10 marzo 1998 con particolar riferimento a:
· riduzione della probabilità di insorgenza di un incendio;
· controllo e manutenzione degli impianti e delle attrezzature antin
l’efficienza;
· formazione ed informazione del personale;
• sicurezza n l
· pianificazione e gestione dell’emergenza in caso d’incendio.
e normale utilizzo degli impianti: il riferimento per la progetta o
marzo 199 n pianti” che
preve
- tu
n al
- i ati dovranno rispondere alle conformità richies
in modo opportuno e meno invasivo possibile per la struttura;
- particolar
dislocazio dri e di tutte le apparecchiature
utilizz , ma
anche sicurezza;
ti i sistemi di controllo per un zi ne degli impianti elettrici dovrà essere la legge 5
0 °46 “Norme per la sicurezza degli im de i seguenti requisiti:
tti i componenti dell’impianto dovranno essere a orma, e, una volta realizzati, dovranno essere collaudati
fine di ottenere le opportune certificazioni;
materiali utilizz
te dalle direttive guida della CEI e UNI, e installati
e attenzione dovrà essere apportata nella ne dei qua
ate garantendo spazi adeguati alle strutture, il miglior funzionamento possibile degli stessi in
- si dovrà fare in modo di evitare brusche variazioni di tensione elettrica, in relazione della sensibilità delle apparecchiature utilizzate;
- dovranno essere previs controllo programmato.
Accessibili Nel ca d’uso pubbli
vigenti in materia di eliminazione di barriere architettoniche, la caratteristic
Per s permettano i condizione,
norme, relati ti elementi:
• le u
• i co
• gli a ibilità e la fruibilità.
Per n
seguito le line rme, specificate in relazione alle tipologie d azi.
La c noscenza di tali dati risponde ad una effettiva e ordinaria ze di questo particolare gruppo di utenti anche oltre i
SEDIA A ROTELLE tà e fruibilità
so dell’edificio oggetto di esame, essendo una destinazione ca, è richiesta, ai sensi delle sopraelencate normative
a di “accessibilità”.
oddisfare questa esigenza, realizzando ambienti che ntegrazione, comodità d’uso e di manovra in qualsiasi è necessario rispettare i requisiti indicati nelle suddette vi ai seguen
nità spaziali;
llegamenti, in particolar modo quelli verticali;
rredi atti a garantire l’access
u a più chiara esplicazione di tali requisiti, si riportano di e guida derivanti dalle no
egli sp o
integrazione delle esigen
l dettato normativo, in modo da evitare la mortificante esperienza di percorsi, accessi e fruizioni “alternative” degli edifici o parti di essi.
SPAZI DI MANOVRA CON
Si ritiene utile iniziare dagli spazi di manovra con sedia a rotelle, tratti dall’ art. 8 D.M. LLPP 14 Giugno 1989 n. 236, in quanto tali spazi serviranno da modulo base per la costruzione di tutti gli altri spazi.
Figura 2.7: spazi di manovra con sedia a rotelle.
PERCORSI PEDONALI ESTERNI
Per gli spazi esterni di pertinenza degli edifici pubblici, il necessario requisito di accessibilità è considerato soddisfatto se esiste almeno un percorso per l’accesso al fabbricato fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale.
Il percorso di collegamento accessibile a tutti deve quindi presentare le seguenti caratteristiche:
• un andamento quanto più possibile semplice e regolare;
• lunghezza minima di 150 cm, per rendere possibile il passaggio di una persona su sedia a rotelle e consentire lo scambio di persone su sedia a rotelle e persone normodotate;
• pendenza massima del percorso pedonale del 5%;
• presenza ogni 10 m di zone che consentano l’inversione del senso di marcia;
• pavimentazione antisdrucciolevole, il più possibile continua e non sconnessa;
• presenza di rampe con pendenze contenute, fino ad un massimo dell’8% nei limiti previsti dalla legge;
• dislivello tra il piano del marciapiede e le zone carrabili ad esso adiacenti inferiore ai 15 cm;
• consentire immediatamente l’individuazione dei percorsi più brevi e sicuri.
RAMPE
Le ram presentare le
seguenti caratteristiche:
• lunghezza minima di 150 cm;
• pendenza massima dell’8%;
• presenza di un ripiano di lunghezza minima di 150 cm ogni 10 m di sviluppo lineare;
• corrimano ad altezza di 80 cm e prolungato su almeno un lato per 50 cm sulle zone di piano;
• pavimentazione antisdrucciolevole.
pe per il superamento dei dislivelli devono
Figura 2.8: ambiti di movimento sulle rampe, proiezione orizzontale.
ACCESSI
l’edificio devono presentare le seguenti caratteristiche:
luce netta minima 150 cm;
le zone antistanti e retrostanti devono essere complanari agli
I varchi e le porte per l’accesso al
•
•
accessi ed avere profondità su entrambi i lati inferiore a 150 cm;
• la zona antistante all’accesso deve essere protetta dagli agenti atmosferici per una profondità di almeno 200 cm;
SCAL
ovranno avere le seguenti caratteristiche:
ogeneo per tutto il loro
•
ne;
• lunghezza minima rampa120 cm;
• la soglia, ove presente, deve essere di altezza inferiore a 2,5 cm, deve essere arrotondata e realizzata con materiale atto ad assicurare la percezione visiva ed acustica;
• gli infissi delle porte esterne devono consentire la libera visuale tra interno ed esterno.
PAVIMENTI
I pavimenti di tutti i locali dell’edificio devono presentare le seguenti caratteristiche:
• presentare uno sviluppo il più possibile orizzontale e planare;
• essere realizzati in materiale antisdrucciolevole;
• utilizzare lo stesso materiale, con gli stessi colori, nei percorsi con caratteristiche di continuità;
• non presentare differenze di livello o risalti, con zerbini incassettati;
• assicurare una perfetta planarità nel tempo.
E
Le scale previste d
• un andamento regolare ed om sviluppo;
essere immediatamente individuabili dalle piattaforme di distribuzio
• rampa con pendenza costante e uguale lunghezza per l’intero sviluppo della scala;
• il gradino dal disegno possibilmente continuo (preferibilmente rettangolare) a spigoli arrotondati;
pedata realizzata con materiale antisdruccio
• lo;
dimensioni di alzata e pedata che rispettino la seguente la empirica: 2a + p = 62 ÷ 64 cm;
dal primo e dall’ultimo scalino, deve indicare l’inizio e
altezza minima del parapetto che costituisce la difesa verso il vuoto di 100cm ed in attraversabile da una sfera di diametro 10 cm;
• il corrimano, di sezione adeguata atta a facilitare la presa e senza soluzione di continuità, posto ad un’altezza compresa
• corrimano sul parapetto o parete piena distante da esse almeno 4 cm.
PORT
Le porte interne, comprese quelle di servizi igienici, devono essere
• ima di 85 cm;
• profondità minima pedata di 30 cm ed alzata massima di 16 cm;
•
formu
• un segnale al pavimento, per i non vedenti, situato almeno a 30 cm
la fine della rampa;
• dotate in ogni caso di parapetto e corrimano;
•
tra 90 e 100 cm;
E INTERNE
di facile manovrabilità e presentare le seguenti caratteristiche:
luce netta min
• unico battente o doppio battente a manovra unica;
mento;
letamente
a recare danno in caso di urto;
maniglie, preferibilmente del tipo a leva, poste ad un’altezza massima di 90 cm.
CORRIDOI
asferimento e scamb
•
a di una carrozzella;
i;
pavimento né sdrucciolevole né abbagliante;
zone luminose e idonee alla sosta;
• materiali resistenti all’urto ed all’usura, in particolare le parti entro 40 cm dal pavi
• presenza di accorgimenti atti ad assicurare l’immediata percezione, per porte realizzate in materiale comp
trasparente;
• assenza di spigoli, riporti, cornici sporgenti e quanto altro poss
• spazio libero minimo tra due porte successive, oltre quello interessato dall’apertura della porta, di 150 cm;
•
I corridoi ed i passaggi, in qualità di spazi di tr io, dovranno presentare le seguenti caratteristiche:
larghezza non inferiore a 150 cm per permettere l’inversione di marci
• andamento il più possibile continuo o con ben determinate variazioni di direzione, senza asimmetrie o variazioni di livello;
• facilmente individuabili per mezzo di colorazione delle pareti e dei paviment
•
• presenza di
• rivolgere particolare attenzioni all’ingombro ed al movimento di apertura delle porte.
ASCEN O
terra, sarà ché funzionerà da collegamento
vertica r Dal
su poltron esenterà le seguenti caratteristiche:
e profondità di 150 cm;
porte, a scorrimento laterale automatico sia per quelle interne che esterne, con luce minima netta di 90 cm;
• sistema di apertura delle porte dotato di idoneo meccanismo per l’arresto e l’inversione della chiusura delle porte in caso di ostruzione del vano porta;
• spazio minimo sul ripiano di fermata anteriore alla porta della cabina di 200 cm;
• arresto ai piani dotato di sistema di autolivellamento del pavimento della cabina con quello del piano di fermata;
•
• tura di almeno 8 secondi e tempo di chiusura non inferiore ai 4 secondi;
S RI
L’ascensore, obbligatorio negli edifici con più di un piano fuori al servizio al pubblico, poi
le t a il piano terra e gli atri piani.
momento che dovrà essere idoneo al trasporto degli invalidi a a rotelle, pr
• dimensioni minime interne della cabina: larghezza di 137 cm
•
bottoniera di comando interna ed esterna con il pulsante più alto ad altezza massima di 120cm dal pavimento;
• un citofono, posto nella cabina, oltre il campanello d’allarme, ad un’altezza massima di 120 cm dal pavimento;
porte con aper
• stazionamento della cabina ai piani di fermata a porte chiuse.
SERV I
c ed un lavabo per og n
I c r i servizi igienici possono essere così riassunti:
apribili verso l’esterno, con luce netta minima i 85 cm;
cali, campanello elettrico di
ete opposta
lla parete destra, per chi entra;
gli accessori devono essere sistemati in modo da rendere il loro uso agevole ed immediato;
presenza di un corrimano orizzontale contiguo lungo tutto il perimetro, ad eccezione dello spazio occupato dal lavabo e dalla porta, posto ad un altezza di 80 cm dal pavimento e ad una distanza di 5 cm dalla parete;
•
er consentire l’apertura a spinta
•
laterale della sedia a ruote al wc ed al bidet, ove previsto, deve IZ IGIENICI
Deve essere prevista l’accessibilità ad almeno un w ni ucleo di servizi istallato.
riteri di progettazione pe
• porte,
• dimensioni minime del locale di 180 x 180 cm;
• attrezzatura consistente in tazza ed accessori, lavabo, specchio, corrimani orizzontali e verti
segnalazione;
• l’asse del wc deve essere collocato nella par
all’ingresso, con distanza minima di 140 cm dalla parete laterale sinistra e di 40 cm da
•
•
corrimano orizzontale ad 80 cm dal pavimento fissato sulla faccia interna della porta p
verso l’esterno;
lo spazio necessario all’accostamento ed al trasferimento
essere minimo di 100 cm, misurati dall’asse dell’apparecchi sanitario;
• lo spazio necessario all’accostamento frontale della sedia a ruote al lavabo deve essere minimo di 80 cm, misurati dal
• ente nella parete opposta al wc,
sempre senza colonna con sifone, preferibilmente del tipo arete o accostato;
nza minima di 40 cm dalla parete,
5 ÷ 50 cm dal calpestio;
dalla parete, si deve prendere a 40 cm dall’asse dell’apparecchi sanitario un maniglione o corrimano per il trasferimento;
• le rubinetterie devono avere preferibilmente il comando a leva;
•
•
bordo anteriore del lavabo;
il lavabo, posto preferibilm
deve avere il piano superiore a 80 cm dal calpestio ed essere
incassato a p
• l’asse del wc o del bidet, preferibilmente di tipo sospeso, deve essere posto ad una dista
con il bordo anteriore a 75 ÷ 80 cm dalla parete posteriore ed il piano superiore a 4
• qualora l’asse della tazza wc o bidet sia distante più di 40 cm
lo specchio, fissato a parete sopra il lavabo, deve interessare la zona compresa tra 90 e 170 cm dal pavimento;
le tubazioni di adduzione e di scarico del lavabo devono essere sottotraccia per evitare ogni possibile ingombro.
Figura 2.9: accessibilità del bagno, unità minima per edifici pubblici..
PARCHE De caratterist
GGI
vono essere previsti posti auto per i disabili con le seguenti iche:
• 1 posto auto per disabili ogni 50 o frazione di 50 di larghezza non inferiore a 320 cm, opportunamente segnalati con fascia d’acceso da 80 cm marcata al suolo;
• deve essere posto in una posizione dalla quale sia raggiungibile in breve tempo un “luogo sicuro” o una via d’esodo accessibile.
Figura 2.10: accessibilità dei parcheggi.
Requisiti ambientali
Una delle caratteristiche fondamentali di un edificio è l’elevato livello di qualità ambientale. Ciò significa garantire condizioni di
beness
magnetico e la qualità dell’aria.
alle varie relativo al
Re
Si definisce equilibrio termico la condizione in cui il corpo esce, facendo eventualmente ricorso ai suoi meccanismi di
ere ottimali per quanto riguarda l’ambiente termico, visivo, acustico, elettro
Di seguito verranno analizzati separatamente i requisiti connessi sottoclassi dell’esigenza benessere, già elencate nel paragrafo
le classi di esigenza.
quisito termoigrometrico
ri
autoregolazione, ad eguagliare i termini positivi e negativi relativi alla produzione interna di calore ed agli scambi di calore con l’ambiente;
mentre il benessere termoigrometrico rappresenta la condizione di soddisfacimento che un individuo prova nei riguardi del microclima.
Tale condizione può essere definita come neutralità termica, condizione che si verifica quando l’accumulo termico del corpo umano è nullo e l’organismo lascia pressoché inattivi i meccanismi di termoregolazione comportamentale (assenza di sudorazione o brividi).
Il benessere termoigrometrico è funzione di alcuni parametri, dei quali alcuni sono legati al comportamento dell’individuo nell’ambiente (parametri soggettivi) e altri dipendono dalle condizioni microclimatiche (parametri ambientali).
I parametri ambientali sono quattro e sono rappresentati da:
• temperatura dell’aria (°C), ovvero la temperatura dell’ambiente attorno alla persona, è importante ai fini della dispersione di calore per convezione dall’uomo all’ambiente;
• umidità relativa (%), è un parametro climatico importante per gli effetti che può avere sugli organismi biologici dal momento che influenza gli scambi di vapore acqueo tra l’organismo stesso e l’ambiente. L’umidità relativa è definita come il contenuto di vapore acqueo presente nell’aria secca ed il massimo contenuto di vapore acqueo che questa può contenere.
temperatura media radiante
• (°C), rappresentala media della
temperatura delle sei pareti interne (quattro laterali, soffitto e pavimento); all’interno di un ambiente confinato il corpo scambia calore per irraggiamento con le superfici che lo circondano e con le eventuali sorgenti calde concentrate. Il concetto su cui si basa la temperatura media radiante consiste, dunque, nel semplificare un ambiente radiante complesso riducendolo ad un valore unico di temperatura.
• velocità dell’aria (m/s), e di conseguenza la ventilazione di un ambiente, che agiscono direttamente sia sul benessere termico degli individui, sia sulla qualità dell’aria interna e quindi sulle condizioni di salute degli occupanti.
La norma UNI EN ISO 7730 del 1997 riporta qual è il livello di accettabilità dei parametri termoigrometrici:
temperatura dell’aria da 10°C a 30°C;
temperatura media radiante da 10°C a 40°C;
velocità relativa dell’aria da 0 a 1 m/s;
umidità relativa dell’aria dal 30% al 70%.
•
•
•
•
Requisito visivo
La percezione visiva è uno dei parametri che rappresenta un essenziale durante la progettazione di un’opera.
condizione di confort è perseguibile tramite un corretto elemento
La utilizzo d vantaggi c radiazion La luce n bisogni ed Il c
• ne visiva, cioè la velocità e l’accuratezza nello
•
ogici).
i parame corrispon I p
• la distribuzione delle luminanze;
i luce naturale ed artificiale, che tenga conto degli effetti e dei he la componente naturale, ottenuta dalla combinazione di e solare diretta e diffusa dalla volta celeste, ha sugli individui.
aturale, infatti, è la sorgente luminosa che più si adatta ai alle reazioni visive dell’uomo.
onfort visivo è determinato da due fattori:
la prestazio
svolgimento di un compito visivo, dipende sia dalle caratteristiche dell’illuminazione sia dalle caratteristiche del compito visivo e dalle capacità visive proprie del soggetto.
la gradevolezza dell’ambiente, che è la sensazione generale che si percepisce, a livello di illuminazione all’interno di un locale, dipende dall’illuminazione ( naturale o artificiale), dall’ambiente (caratteristiche dello spazio e delle superfici) e dal soggetto (attitudini, preferenze, aspetti psicol
Un ambiente luminoso può essere definito confortevole quando tri che lo influenzano rientrano in determinati limiti o dono a determinate esigenze qualitative.
arametri del confort visivo sono:
• livello di illuminazione;
• l’uniformità dell’illuminamento;
• l’abbagliamento;
• la resa del contrasto e direzionalità della luce;
l livello di illuminamento, ovvero la quantità di luce che raggiunge il piano di lavoro sul quale viene svolto il compito visivo, è stato u
ipende dalle caratte
rta altezza dal pavimento (in genera
illuminamento raccomandati dalla UN con luce artificiale”, secondo il dell’illuminamento d
uffici generici, da
• uffici per disegnatori e p
• sale per riunioni 300-500-750.
Requ
Il confort acu fisica
di soddisfacimento delle esigenze acustiche espresse dall’utente e
• il colore della luce;
• la resa cromatica.
I
no dei primi fattori ad essere preso in considerazione quando si è iniziato a studiare il problema del confort visivo. D
ristiche dell’attività, dalle caratteristiche del compito visivo e dall’attitudine visiva del soggetto.
In generale in un locale il valore degli illuminamenti non è lo stesso in tutti i punti e quindi di norma l’illuminamento al quale ci si riferisce è rappresentato da un valore medio in corrispondenza di un piano orizzontale o verticale ad una ce
le 80 cm).
Per l’edificio in oggetto si può far riferimento ai valori di I 10380 “Illuminazione di interni quale per un ufficio il valore
’esercizio medio, espresso in lx, è :
• ttilografia, sala computer 300-500-750;
er progettazione 500-750-1000;
isito acustico
stico viene definito come la condizione psico