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Transiti psichici e culturali, di Gabriele Profita, Giuseppe Ruvolo e Valentina Lo Mauro, Cortina: Milano, 2007

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Narrare i gruppi. Prospettive cliniche e sociali. Anno III, Vol. 2, Settembre 2008

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Transiti psichici e culturali. Una prospettiva culturalista sulle dinamiche psicologiche dei gruppi mediani e allargati, di Gabriele Profita, Giuseppe Ruvolo e Valentina Lo Mauro, Cortina, Milano, 2007, pp. 233, euro 19,80.

Con questo lavoro gli autori vogliono mostrare come il setting del gruppo allargato possa costituire uno spazio psichico e un luogo di produzione, elaborazio- ne e trasformazione di rappresentazioni personali e gruppali che possono dare vita e/o riemergere come codici culturali.

Particolare attenzione è riservata all’elaborazione teorica inerente ai gruppi di transito culturale intesi come luoghi privilegiati dove il singolo individuo, nella costruzione della propria soggettività, può elaborare e visualizzare i propri passaggi trasformati- vi. I gruppi mediani e quelli allargati, come sostenuto nel testo, sono i contesti nei quali il soggetto ridefinisce i legami e le appartenenze familiari e relazionali, luoghi culturali che rendono possibile il transito verso la complessità dei contesti relaziona- li quali il mondo del lavoro e delle professioni, la cittadinanza e il mondo della poli- tica.

Transiti psichici e culturali nasce, infatti, con l’intento di analizzare sul piano teorico e operativo l’esperienza di lavoro degli autori in vari contesti istituzionali quali l’Università, le organizzazioni sanitarie, le amministrazioni penitenziarie e le aziende produttive in generale.

Il testo nella prima parte si occupa del gruppo come luogo antropologico e psicolo- gico per la costruzione dell’identità. Vengono approfondite le analisi fra la psicolo- gia dei partecipanti e la loro cultura, la loro appartenenza e il loro transiti da un gruppo all’altro.

Il gruppo assume così un sapore prettamente antropologico fino a fare emergere un vero e proprio aspetto iniziatico. Si vedano a tal proposito anche gli studi di Van Gennep e di Turner sui riti di iniziazione e sui riti sociali ai quali gli autori non mancano di fare riferimento.

La seconda e la terza parte del testo scendono sul piano operativo e presentano le ricerche sul campo. La prima si svolge all’interno del contesto universitario, e marca il suo sapore formativo per lo psicologo clinico, mentre la seconda va ad approfon- dire il campo sociale e psicodinamico del quale lo psicologo clinico spesso non ap- prezza il valore intrinseco che ha per la formazione e la crescita delle identità indi- viduali.

Una ampia prefazione di Girolamo Lo Verso vuole innanzitutto marcare l’utilità di

questo lavoro per la formazione delle future generazioni di psicologi clinici. E lo fa

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rivisitando quello che può essere considerato il background che lo psicologo clinico deve necessariamente avere. Sottolinea, inoltre, il carattere di novità di questo testo per la psicologia clinica con l’autorevolezza di chi scrive ormai da trentenni e passa di temi che si occupo di psiche e di gruppi e di ciò che all’interno di essi i soggetti vivono. Di Lo Verso si vedano i suoi studi sul transpersonale e quelli sulla psicolo- gia mafiosa intesi come studi della psiche alle prese con la cultura dei luoghi.

Chiude il testo una postfazione di Franco Di Maria che, per chi conosce gli psicologi palermitani, da parecchi decenni è un nome che compare come prima o seconda firma nella maggior parte di lavori pubblicati dalle cattedre di psicologia dinamica e clinica dei gruppi scritti a Palermo, assieme a Lo Verso.

Come il lettore potrà constatare, Di Maria suggerisce intanto che questo è un testo che va letto almeno due volte, prima per capire e imparare e dopo per pensare as- sieme al testo il proprio elaborato teorico. Ne è un esempio la sua postfazione ri- portata in forma puntuale pronta per divenire essa stessa un patrimonio teorico che l’autore pedagogicamente ci porge come un dono.

Ringrazio gli autori per avere scritto questo testo perché personalmente mi ha fatto capire molte cose dal punto di vista psicologico e culturale che ritenevo elementi separati e appartenenti ora alla psicologia ora all’antropologia. Questa è la mia sinte- si teorica che accolgo volentieri e che mi fa ritenere questo testo di rilevante impor- tanza anche per chi non esercita la professione di psicologi clinico.

Giuseppe Licari

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