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Santi Consolo, Intervento del capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria - Roma, 18 aprile 2016

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INTERVENTO DEL CAPO DEL DIPARTIMENTO

DELL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA, SANTI CONSOLO

Desidero innanzitutto, a nome mio e dell’Amministrazione che ho il privilegio di rappresentare, porgere il più cordiale saluto e il più sincero, sentito ringraziamento al Signor Presidente della Repubblica, per avere voluto - presenziando, oggi, a questo importante Evento - suggellare la preziosa attività svolta dagli Stati Generali, riconoscendone il valore e la straordinaria, innovativa, modalità operativa, che ha visto aprire la riforma dell’esecuzione della pena alla consultazione pubblica; e per aver, onorandoci con la Sua autorevole presenza, consentito di accendere i riflettori sul carcere, invitando la società tutta a informarsi correttamente, a prepararsi a scelte di politica penitenziaria con maggiore consapevolezza.

I miei saluti e ringraziamenti vanno all’On.le Ministro della Giustizia - cui va tributato ogni merito per aver indetto gli Stati Generali dell’esecuzione penale, una iniziativa assolutamente inedita, nella giusta consapevolezza dell’importanza della condivisione, nella coscienza civile del Paese, delle ragioni ispiratrici del cambiamento.

Un saluto e un ringraziamento, ancora, a tutte le Autorità qui convenute, civili, militari, religiose e del mondo accademico che testimoniano - con la loro presenza - la stima e l’apprezzamento per il lavoro, corale, che per quasi un anno ha visto impegnati molteplici studiosi, operatori del settore, professionalità comunque impegnate sul fronte dell’esecuzione della pena.

Molti sono gli spunti di riflessione offerti dai 18 Tavoli, molte le idee per

una riforma volta a definire un nuovo modello di esecuzione penale e una

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migliore fisionomia del carcere, più dignitosa per chi vi lavora e per chi vi è ristretto.

Ci si è interrogati, e si è lavorato, sugli spazi detentivi, da realizzare con criteri architettonici che si inseriscano nel solco del nuovo modello detentivo che sappia restituire valore all’autodeterminazione delle persone nell’ambito di una nuova dimensione di Spazio e di Tempo legittimamente fruibile; sono state avanzate proposte in merito al riconoscimento e all’esercizio del diritto all’affettività con particolare riferimento alla condizione delle detenute madri; tante le considerazioni, anche, sulla detenzione straniera e su tutte le problematiche ad essa correlate; tanti i ragionamenti sul lavoro e sulle misure necessarie per ovviare alle attuali gravi insufficienze normative e organizzative; è stato affrontato il problema della salute, ed evidenziata l’importanza della digitalizzazione dei diari clinici e dell’implementazione della telemedicina negli istituti di pena.

Il cambiamento dell’intero sistema dell’esecuzione penale ha interessato

anche il personale, per l’ avvertita esigenza di valorizzare le diverse figure

professionali che in essa vi operano, attraverso la costruzione di un

modello organizzativo che - nel conferire autonomia ai ruoli direttivo delle

diverse aree nei processi di gestione ordinaria - riconosca nella dirigenza

penitenziaria, responsabile ultima del progetto di istituto e degli obiettivi

ad esso connessi, funzioni prettamente manageriali; un modello

organizzativo che valorizzi il personale del Corpo di polizia penitenziaria,

attraverso il riconoscimento sia della pari dignità con le altre Forze di

Polizia sia delle funzioni dirigenziali, e che si accompagni ad una

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implementazione delle risorse, specie alla luce dei compiti sempre più delicati che la situazione di emergenza, legata al terrorismo, impone di assolvere.

Un’attività, quella svolta dagli Stati Generali, preziosa perché è su di essa

che sarà costruita la riforma dell’Ordinamento penitenziario: una riforma

complessa e coraggiosa ma fortemente, coralmente, voluta, ed è questo il

suo punto di forza.

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