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Guida al Consiglio Regionale dell’Umbria

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Academic year: 2022

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è ormai breve, ma occorre sapersi orientare.

Questa piccola guida per giovani cittadini dà indicazioni per conoscere il funzionamento del Consiglio Regionale

ed esplora parole misteriose come appartenenza e identità, partecipazione e democrazia.

Guida al Consiglio Regionale dell’Umbria

F

RANCESCO

F

AGNANI

Viaggiare da cittadini è bello!

Pubblicazione per le scuole in visita al Consiglio Regionale dell’Umbria.

CM 79593PEdizione fuori commercio

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Il Consiglio Regionale dellʼUmbria ha aperto la propria sede alla visita delle scuole fin dal 1982, raggiungendo nel 2009 più di 150.000 visitatori.

Lʼofferta formativa dellʼistituzione per lʼeduca- zione alla cittadinanza dei giovani si è, negli anni, arricchita e diversificata, anche attraverso la produzione di strumenti metodologico-didatti- ci e le azioni definite dal progetto Cittadino con- sapevole.

Nel 2005, lʼallora Presidente del Consiglio Regionale, Mauro Tippolotti, ha inteso rispon- dere allʼesigenza di informazione sulle funzioni e attività dellʼente con una guida agile e di faci- le consultazione. Così è nata questa pubblica- zione, edita nel 2005 e ristampata una prima volta nel 2008.

Diventata uno strumento indispensabile per studenti e insegnanti in visita al Consiglio, più di settemila nellʼanno scolastico 2008/2009, viene ora riproposta in seconda ristampa.

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3 Questi bei tipi con lo skate che se ne vanno allegramente a spasso per tutto il libro con lʼaria di chi non ha altro da fare nella vita sono Francesco e Valentina. Francesco si riconosce da un tentativo di pizzetto solo parzial- mente riuscito e dalla “F” che, con mossa originale, si è disegnato sul casco;

Valentina è quella dallʼaria sveglia e col piercing a una delle orecchie del suo casco rosa. Contenta lei…

Ma chi sono in realtà i nostri due amici? Qual è la loro vera identità? E soprattutto: riusciranno a salvare il mondo? Un momento, non facciamoci prendere dallʼentusiasmo, lasciamo perdere lʼultima domanda: Valentina e Francesco non sembrano esattamen- te dei supereroi… (magari però un giorno il mondo proveranno a salvarlo lo stesso).

Comunque, anche se non sono supereroi in incognito, la questione della loro identità rimane interessante: a parte il nome, che ormai conosciamo, e il loro aspetto, cosa li rende quello che sono? Sicuramente sono importanti gli insegnamenti della loro famiglia, ma anche i geni che hanno ereditato, e che dire della lingua del loro paese, che hanno imparato (chi più chi meno) fin da piccoli? E poi cʼè la memoria di tutto quello che hanno vissuto, ma pro- prio tutto, perfino una bella nuvola vista in cielo o un chewing-gum sui capel- li della sorella, e anche la memoria che condividono con il loro prossimo: per esempio tutti noi italiani condividiamo lʼesperienza di una fila sullʼautostrada per il mare o i ricordi dei nonni sui loro tempi. Insomma tutte queste cose – le varie esperienze fatte e la conoscenza delle esperienze degli altri – fanno sì che siamo quello che siamo: formano la nostra identità.

L’identità (chi sono questi?)

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Lʼidentità “segreta” di Valentina e Francesco è dunque questa: sono due ragazzi come tanti (vabbeʼ, quasi). Inoltre sono molto amici.

Appartengono dunque alla categoria dei ragazzi (come tanti) e a quella degli amici, ma nel corso della loro vita di ogni giorno si trova- no a far parte di moltissimi altri gruppi di persone: per esempio non cʼè dubbio che appartengano al gruppo dei figli e, dato che vanno entrambi a scuola, apparterranno al gruppo degli studenti, anche se uno dei due – indovinate quale – non studia un granché. Fin qui nulla di speciale: praticamente di appartenenze ce ne sono unʼinfinità, ma quello che importa è la forza del senso d’appartenenza, cioè la consapevolezza del legame che

ci unisce ai vari gruppi: Vale e Francesco in base alla loro identità

sentono molto lʼappartenenza alla famiglia, un bel poʼ meno quella al gruppo degli studenti e, per esempio, moltissssssimo quella al loro gruppetto di amici, tifosi fanatici della propria squadra di calcio.

Se tutte queste appartenenze vi sembrano troppe ancora vi manca il meglio: i genitori di Valentina sono nati in Africa, nel Senegal, e lei ovviamente sente di appartenere anche al paese dei suoi e alla sua cultura (specialmente quando le arrivano i dolci che le spedisce sua nonna…). Dato che sono così numerose queste appartenenze si dicono appartenenze plurime. Questa espressione sta ad indicare che si può appartenere a più gruppi con la stessa intensità e convin- zione, senza che ci siano contraddizioni o problemi.

e l’appartenenza (di chi sono questi?)

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* diritto e dovere

ogni cittadino ha dei diritti; per esempio ha diritto ad avere unʼi- struzione, a cercare di fare il lavoro che preferisce, che sia veli- na o astrofisico, a non essere

derubato del motorino, a votare chi lo rappresenta, a pregare il proprio dio… e molti altri. Ma per avere dei diritti occorre anche avere dei doveri: cose che si è obbligati a fare o a non fare per garantire i diritti fondamentali degli altri. Per esempio non si possono rubare motorini, si devono pagare le tasse, si deve curare chi sta male e così via.

Io, cittadino che non sono altro

Fra i vari gruppi cui si può appartenere ce ne sono alcuni che ti capitano più o meno per caso: la famiglia che ti tocca te la tieni, come pure la classe, mentre altri te li scegli perché composti da persone che hanno interessi e obiettivi simi- li ai tuoi: i tifosi come Francesco e Valentina hanno il medesimo interesse per il trionfo totale e assoluto della loro squadra, o almeno per un campionato passa- bile, e ciò li fa sentire uniti da un vincolo indissolubile. Però oltre al campionato di calcio esistono da sempre altre (quasi altrettanto importanti) esperienze comuni che portano le persone a riconoscersi in un gruppo: per non morire di fame o non dover fare da merenda a una tigre dai denti a sciabola i primi uomi- ni trovarono utile unirsi in tribù; nellʼantica Grecia alcuni individui uniti sia da legami di sangue che da necessità economiche e difensive “inventarono” la polis, la città-stato dove si sperimentarono le prime forme di democrazia

*

(da

polis viene il termine “politica”, che è quello che fa chiunque si occupi della vita della comunità), in cui le decisioni venivano prese da unʼassem- blea di cittadini che avevano tutti gli stessi diritti. Beh, certo, tranne le donne e gli schiavi, ma si sa: nessuno è perfetto… Da allora si è fatta molta strada, ma lʼidea di base è sempre la stessa: anche la società in cui viviamo e di cui siamo cittadini è nata come associazione di persone unite da progetti condivisi.

Ma cosa vuol dire essere cittadini? No, per fare i cittadini non basta evita- re di indossare camicie a scacchi e scarponi da montagna: sono proprio le nostre identità e appartenenze che ci portano a sentirci cittadini, a sceglie- re di appartenere a delle collettività e ad impegnarci in esse. Questo com- porta dei diritti e dei doveri

*

, che si basano su delle regole

*

.

* democrazia

significa letteralmente “governo del popo- lo”. Si parla di democrazia diretta, quando i cittadini esprimono, appunto, diretta- mente la propria opinione (come nei refe- rendum o nellʼelezione dei Sindaci) e di democrazia rappresentativa, nel caso in cui attraverso il voto alcuni rappresentan- ti sono legittimati ad agire per conto degli elettori (come nella nostra democrazia parlamentare).

* regola

le regole definiscono e delimi- tano i diritti e i doveri, servono a farli rispettare. In democra- zia queste regole sono soprattutto le leggi: esse devono considerare le esi- genze sia della maggioranza che delle minoranze dei citta- dini e devono valere per tutti.

Come in qualsiasi gioco anche nel “gioco della demo- crazia” le regole si fanno e si modificano, purché in modo chiaro e pubblico, accordan- dosi con tutte le parti. Ma anche per fare le regole ser- vono delle regole: per lo Stato Italiano queste sono stabilite dalla Costitu zione della Repubblica, che è in vigore dal 1948 e a cui devo- no ispirarsi tutte le leggi.

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Le cittadinanze non sono mai troppe

* partecipazione

in democrazia si partecipa attraverso le elezioni, ma anche in generale interes-

sandosi della vita delle comunità cui si appartiene, dalle più piccole – la propria scuola, il proprio quartiere, il proprio Comune – fino alle più grandi, come lo Stato o lʼEuropa.

La partecipazione dei cittadini è importantissima in una democrazia che funzioni bene anche perché fa sì che i rappresentanti politici si sentano controllati dai cittadini che li hanno votati: in questo modo è assai più probabile che si comportino come hanno promesso di fare.

Tra i vari strumenti della partecipazione i più importanti sono:

- la consultazione dei cittadini attraverso il referendum consultivo (in Umbria introdotto con il nuovo statuto);

- lʼiniziativa legislativa;

- la petizione.

Abbiamo visto che ci sono identità plurime e appartenenze plurime, ma esisto- no anche cittadinanze plurime. Francesco e Valentina sono cittadini del Comune dove abitano, mettiamo Perugia, non tanto perché sono nati lì (Valentina tra lʼaltro sarebbe una “straniera”: è nata ad Assisi…) ma perché risie- dono in quel territorio e sentono di appartenere a quella comunità, e per la stes- sa ragione sono cittadini anche della Provincia di Perugia; poi – sempre più dif- ficile! – sono cittadini della Regione Umbria, che a sua volta fa parte dello Stato Italiano, di cui naturalmente sono cittadini, e sono cittadini anche dellʼUnione Europea e per finire, ne manca solo una: cittadini della comunità umana nel suo complesso, cittadini del mondo! Degli abitanti di altri pianeti per ora le notizie scarseggiano, ma non si sa mai…

Tutte queste cittadinanze hanno la stessa importanza, intrecciate come sono tra loro, e il modo in cui ognuna viene vissuta si riflette anche sulle altre.

Se Francesco (uno a caso) butta a terra nel suo Comune i vuoti dei dodici sac- chetti di patatine che si pappa ogni giorno sporcherà ovviamente anche Provincia, Regione, Italia, Europa e mondo, e ugualmente se Valentina racco- glie gli stessi sacchetti e li mette nel cassonetto della carta rende un servizio oltre che alle strade di Perugia anche al nostro simpatico pianeta, per non par- lare della soddisfazione di stracciare lʼamico sul

piano morale…Questo, si capisce, vale non solo per lʼambiente ma anche per gli altri aspetti della vita individuale e collettiva.

Il significato dellʼessere cittadini allora non sta tanto nel luogo in cui si è nati ma

nella consapevolezza di apparte- nere a gruppi di persone che hanno valori e inte-

ressi condivisi e nella partecipa- zione

*

alla vita delle comunità.

Non è spiacevole avere tanti concittadini, vero? Ci si sente protetti!

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Lo Stato Italiano comprende un territorio molto vasto, in cui vivo- no circa 57 milioni di persone. Dato che la nostra è una democra- zia rappresentativa deve cercare di rappresentare al meglio tutta questa gente, cosa che in pratica non è affatto facile! Abbiamo visto che insieme e allʼinterno dellʼidentità italiana stanno molte altre identità. Lo stesso succede anche al territo- rio: lʼItalia è un insieme di molti territori con caratteristiche natu- rali, storiche, umane diverse, ognuno con bisogni specifici. Tanto per dire, difficilmente un valdostano si appassionerà ai problemi della pesca al tonno rosso, mentre la tutela dei laghetti glaciali non è esattamente fra le priorità della Puglia. Perciò nel 1948, quando entrò in vigore la Costituzione italiana, si istituirono le regioni per rappresentare i vari territori e le loro comunità.

Le Regioni con la erre maiuscola, l’Umbria è una di esse, sono Enti, strutture organizzate che ammini- strano le regioni geografiche, con la erre minuscola.

Alle Regioni lo Stato delega

*

alcune delle sue competenze, in modo da favo- rire i processi decisionali e la partecipa- zione dei cittadini e sprecare meno risor- se (chissà perché ci viene più spontaneo controllare chi si occupa di problemi vici- ni a noi…). Per lo stesso motivo le Regioni delegano la gestione di alcuni servizi pubblici a enti locali, come i Comuni; è quella che viene detta “sussi- diarietà”.

Le ragioni delle regioni

Una legge per tutti,

tutti per una legge

A cinque delle Regioni italiane (Trentino-Alto Adige, Val dʼAosta, Friuli, Sardegna e Sicilia) viene attribuito dalla Costituzione uno “Statuto spe- ciale” (calma: cosʼè uno Statuto ve lo spieghiamo dopo) che assegna loro più autonomia

*

rispetto alle altre. Sono Regioni che hanno carat- teristiche un poʼ particolari, perché sono isole o sono importanti territo- ri di confine, dove si parlano più

lingue. In verità, come abbiamo visto, ogni territorio ha unʼidenti- tà “speciale” e richiede politiche fatte apposta per essa, ed è proprio in questo senso che si è evoluta la Costituzione del nostro Paese: da pochi anni una riforma ha aumentato i poteri di tutte le Regioni dando loro ampie possibilità di autonomia.

Una maggiore autonomia consi- ste soprattutto nel poter fare leggi su più temi, cioè in una più ampia potestà legislativa, e nel decidere come farle applicare, potestà regolamentare. Tutto ciò consente più efficacia nel

governare e più trasparenza nelle scelte.

Naturalmente se per ipotesi Francesco proponesse una legge regiona- le per obbligare i ragazzi umbri a un periodo di vacanze triplo rispetto ai loro coetanei, questo, spiacenti, non

sarebbe possibile: le leggi prodotte autonomamente dalle Regioni seguo- no comunque sempre i principi della Costituzione e non possono mai esse- re in contrasto con quelle dello Stato o dellʼUnione Europea. Inoltre solo lo Stato può stabilire leggi su temi che riguardano tutta la nazione, come la difesa, lʼimmigrazione, lʼordine pubbli- co e, per lʼappunto, lʼistruzione.

* autonomia

viene dal greco autòs = egli stesso, e nòmos = legge. Autonomo è così chi segue le proprie leggi. Da notare che lʼautonomia oltre che le Regioni riguarda anche i cittadini: significa in parole povere pensare il più possibile con la propria testa. Questo è fondamentale per poter sviluppare la propria identità, essere consape- voli delle proprie appartenenze e quindi, cosa non trascurabile, poter scegliere in modo intel- ligente da chi farsi rappresentare.

* delegare

autorizzare qualcuno ad agire al proprio posto. È evidente (a meno che non vi piaccia molto il pugilato) che in uno Stato con milioni di abitanti sarebbe impos- sibile partecipare tutti direttamente ai processi decisionali. Per questo motivo, soprattutto, si ricorre alla delega, che in democrazia ha due significati possibili:

- i cittadini autorizzano, mediante le elezioni, qualcuno a rappresentarli, a inter pretare la loro volontà.

- un organo trasferisce ad un altro alcune delle sue funzioni: questo è ciò che fa lo Stato con le Regioni.

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La Giunta applica le leggi approvate dal Consiglio, è cioè un organo esecuti- vo, e i suoi compiti sono paragonabili a quelli del Governo a livello statale. In Umbria è composta dal Presidente della Giunta e da un numero di Assessori non superiore a otto. Ognuno degli assessori, proprio come i Ministri nel Governo, si occupa di un particolare ambito della vita sociale, come lʼagricol- tura, lʼambiente, lʼurbanistica, il turismo, le attività culturali, la sanità ecc.

Il Presidente della Giunta lo eleggono direttamente i cittadini. Dirige la poli- tica della Giunta e rappresenta la Regione presso il Governo e le altre istitu- zioni, italiane e internazionali.

Il meccanismo della Regione è in fin dei conti piuttosto semplice e si compone di tre parti, tre organi, fondamentali che agendo insie- me lo fanno funzionare: il Consiglio Regionale, la Giunta Regionale e il suo Presidente.

Il Consiglio è per la Regione quello che il Parlamento è per la Repubblica, è un organo legislativo e il suo lavoro consiste soprat- tutto nellʼapprovare le leggi di competenza della Regione.

In Umbria la legge di modifica del nuovo Statuto prevede 30 Consiglieri oltre al Presidente della Giunta Regionale. Chiunque, se ha compiuto 18 anni dʼetà e non ha commesso particolari reati, può essere eletto consigliere. I consiglieri eleggono il Presidente, che ha il compito di rappresentare il Consiglio, di convocarlo, di dirigerne imparzialmente la discussione. Le sedute sono pubbliche e tutti i cittadini possono assistervi in modo da rendersi conto di come lavorano i loro delegati (andate a dare unʼocchiata, è quasi meglio del cinema: divertente, istruttivo e soprattutto gratis!

Lʼindirizzo è: Palazzo Cesaroni, Piazza Italia 2, Perugia).

Signore e signori: la Regione!

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Quando Valentina e Francesco vanno a vedere una partita di pallo- ne spesso si sentono in dovere di dare dei suggerimenti, diciamo così, ad alta voce, allʼarbitro. Quello che gli danno più di frequente è di andare a rileggersi il regolamento (dʼaccordo, forse ce ne sono di più frequenti), specialmente in casi di fuorigioco molto dubbi.

Qualcuno non sa cosʼè un fuorigioco? Appunto, vada a rileggersi il regolamento! È evidente che ogni gioco ha bisogno di regole chiare per funzionare bene, e abbiamo già visto che il gioco della democra- zia non fa eccezione. Ebbene, le regole della Regione, i principi fon- damentali del suo funzionamento, sono scritte in un essenziale documento di poche pagine che si chiama Statuto, più o meno come la Costituzione per lʼItalia.

La “Costituzione” della Regione: lo Statuto

Lo Statuto è un poʼ il “cuore” della Regione: non è solo un elenco di norme tecniche, ma rappresenta anche il carattere e le aspirazioni dei suoi organi e dei suoi cittadini. Già il primo articolo

*

del nuovo Statuto dellʼUmbria dice molto a questo riguardo.

Abbiamo visto che ci sono Regioni a Statuto speciale: le altre, e lʼUmbria è fra queste, sono a Statuto ordinario. Le Regioni a Statuto ordinario si fanno da sé il loro Statuto, senza bisogno dellʼapprovazione del Governo nazionale, che però può intervenire mettendone in dubbio la costituzionali- tà. In questo caso la Corte Costituzionale dovrà decidere se lo Statuto è o no in contrasto con la Costituzione Italiana.

Il primo Statuto della Regione Umbria risale al 1971, poi sostituito da un altro nel 1992. Il 29 luglio 2004 è stato approvato un nuovo Statuto che è ora divenuto legge ed entrato in vigore il 3 maggio 2005.

* art. 1

Ed ecco il primo articolo del nuovissimo Statuto Regionale.

1. LʼUmbria è Regione auto- noma, parte costitutiva della Repubblica Italiana una ed indivisibile nata dalla Resistenza, ed esercita le proprie funzioni nel rispetto della Costituzione.

2. La Regione riconosce il valore dellʼunità nazionale espres so nel Risorgimento.

3. La Regione opera, nel rispetto

della laicità delle istituzioni, per la piena attuazione dei principi della Costituzione e della dichiarazione Universale dei diritti dellʼuomo, riconoscendosi in particolare nei valori di libertà, democrazia, uguaglianza, solidarietà e dellʼidentità nazionale.

4. La Regione promuove il progresso civile, sociale, culturale ed economico della comunità regionale e favorisce il processo democratico della riforma dello Stato e la piena realizzazione politica e sociale dellʼUnione Europea, fondata su principi e valori condivisi.

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Ci sono molti modi in cui può nascere una legge; uno dei più interessanti è quando lʼini- ziativa viene dai cittadini. Qualcosa non va? O comunque potrebbe andare meglio? Prova con una legge! Chiunque, da solo o insieme ad altri accomunati dallʼinteresse verso un particolare problema del territorio, può inviare una petizione al Consiglio chiedendogli di occuparsi della questione. Se poi alcuni consiglieri ritengono fondate le richieste dei cittadini possono proporre al Con siglio una leg ge sul tema.

A questo punto la proposta di legge viene affidata alle cure della com- missione competente. Le commissioni permanenti sono come dei

“laboratori” com- posti da membri dei gruppi consi- liari che hanno lʼimportantissimo compito di preparare i testi delle leggi. Il Consiglio Regionale dellʼUmbria istituisce commissioni permanenti a ognuna delle quali spettano determinate materie: in ogni commissione ci sono consiglieri della maggioranza e della minoranza, affinché tutte le voci siano rappresentate in modo equilibrato nelle fasi di analisi e stesura.

Una volta che il testo è bello chiaro e completo è pronto per venir discus- so: si va in aula!

I cittadini possono proporre una loro legge anche senza intermediari: attra- verso lʼistituto dellʼiniziativa popolare se si riescono a raccogliere le ade- sioni di almeno 3000 elettori si

può presentare un progetto di legge direttamente al Consiglio Regionale, che sarà obbligato a discuterlo entro sei mesi.

Questa è una grandissima op - portunità di partecipazione!

La legge nasce e cresce

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E se c’è qualcosa che non va?

La legge è legge, si dice sempre così, nel senso che va rispettata, ma non è detto che tutti siano dʼaccordo o che vada ancora bene dopo qualche tempo. In questo caso i cittadini possono intervenire tramite un referendum: con il referendum il popolo è chia- mato a votare con un sì o con un no ad una semplice domanda: si vuole abrogare, cioè cancellare, una determinata legge o una parte di essa? Per fare un referendum occorre che lo chiedano almeno 10.000 elettori, un sacco di gente: certo, cambiare una legge non è mica uno scherzo!

È nell’aula del Consiglio che si svolgono i momenti decisivi di questa specie di partita il cui scopo è produrre delle buone leggi. Lʼatmosfera è elettrica, un pubblico appassionato di cittadini e di giornalisti segue le operazioni! Il clima è ideale, la visibilità perfetta e tutti e tre gli organi della Regione sono presenti. I consiglieri (suddivisi in gruppi: centrode- stra e centrosinistra, in base appartenenza politica) sono rivolti verso la Giunta e il suo Presidente. A dirigere il tutto sta il Presidente del Consiglio. Ci siamo: la seduta è aperta! Si comincia subito la discussio- ne su una proposta di legge; gli interventi dei consiglieri, favorevoli e contrari, sono animati ma si va ugualmente rapidi alla votazione! (Un ragazzino fra il pubblico con una “F” sul casco sviene dallʼemozione, la sua amica lo porta via, si direbbe imbarazzata…) I consiglieri votano col pulsante che hanno sul banco…i voti a favore sono la maggioranza… la legge è approvata! E adesso avanti unʼaltra…

Questa più o meno potrebbe essere la telecronaca di ciò che succede durante una seduta del Consiglio Regionale. Ma aspettiamo a tirare un sospiro di sollie- vo, il viaggio della legge non è ancora finito: manca ancora che il Presidente della Regione la promulghi (cioè ne autorizzi la divulgazione) e che venga pub- blicata sul Bollettino della Regione. Adesso sì che la nostra

legge ha pieno effetto, si tratta “solo” di applicarla e di vede- re come funziona. Saranno sempre i consiglieri che si occu- peranno nel tempo di controllarne lʼapplicazione chiedendo conto alla Giunta del suo operato, attraverso interrogazioni (semplici domande che richiedono una risposta breve e senza ulteriori spiegazioni) o interpellanze (richie-

ste di chiarimenti cui la Giunta deve rispondere ampiamente giustificando le sue azioni).

Legge al centro e pedalare

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Il conto, per favore

Comʼè facile immaginare le tante attività della Regione hanno un costo: per finanziare la costruzio- ne e il mantenimento di strade e ospedali, lʼapplicazione di una legge, gli stipendi dei dipendenti e così via occorre molto denaro! La Regione dispone di varie entrate:

innanzitutto può introdurre dei tri- buti, cioè tasse, specificando a cosa serviranno; ci sono poi finan- ziamenti dallʼUnione Europea e talvolta contributi statali; per finire cʼè lʼamministrazione dei beni di sua proprietà, come edifici o terre- ni che possono essere affittati o venduti.

Anche nella gestione delle sue finanze la Regione è autonoma e può investirle come ritiene più opportuno.

Se capita che un cittadino abbia bisogno di un contatto con la sua Regione un poʼ più urgente o personale di quanto con- sentano le normali procedure, la soluzione cʼè: al posto di maledire la sorte chiunque ritenga di essere vittima di irregolarità o di subire dei danni da parte della Regione o di altri Enti a essa collegati, come ad esempio Aziende Sanitarie o Ospedali, può rivolgersi direttamen- te al difensore civico. Questi ha proprio il compito di tutelare e assistere i citta- dini facendo sì che i loro problemi ottengano la giusta attenzione.

E se volesse poi consigli o informazioni su leggi, regolamenti e attività della Regione? Niente paura, la soluzione è lʼURP. No, non è un versac- cio: URP significa Ufficio Relazioni con il Pubblico e serve appunto a far entrare in contatto i cittadini con la nostra Regione. Si può chiedere qual- siasi cosa e verrà risposto con la maggiore completezza possibile.

Con la diffusione delle nuove tecnologie poi, si cominciano a sperimenta- re nuovi modi per facilitare la partecipazione dei cittadini: il Consiglio Regionale ha inaugurato il servizio senso@lternato che tramite e-mail vi può tenere aggiornati sugli atti del Consiglio e che si può anche usare per inviare osservazioni, critiche o suggerimenti. Siamo ai primi passi della e- democracy, la democrazia elettronica!

Faccia a faccia

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23 Dopo aver esplorato la propria identità di persone e cittadini ed

essere sfrecciati attraverso le loro plurime appartenenze, dopo aver assistito allʼacrobatica nascita di una legge ed essersi addentrati nei confortevoli meandri della Regione Umbria, dove sono arrivati Francesco e Valentina? Lʼavete già capito (anche perché cʼè nel tito-

lo qui sopra): in Europa!

Abbiamo già visto come siano tra loro legate, (tanto che convivono nella stessa persona!) cittadinanze locali, come la cittadinanza umbra, e “glo- bali”, come quella europea: ciò significa che migliorare le forme della convivenza fra i cittadini di una Regione vuol dire anche lavo- rare alla convivenza fra cittadini di nazioni diverse, e lo stesso vale se invertiamo il percorso, dallʼEuropa allʼUmbria. È per questo che addirittura nel primo articolo del nuovo Statuto si legge che la Regione Umbria “…favorisce (…) la piena realizzazione politica e sociale dellʼUnione Europea, fondata su principi e valori condivisi”.

Abbiamo visto anche che la nostra identità di italiani è fatta di tante componenti: la lingua, la storia, il paesaggio, la musica, il cibo, le tradizioni… tutte cose che ci fanno sentire di appartenere allʼItalia e che fanno sì che la chiamiamo “patria”. Questa identità sarà tanto più viva e forte quanto più

sarà aperta al con- fronto con le identità di altri paesi dʼEuropa e

del mondo.

Quattro passi in Piazza Europa

Tutti sanno che non cʼè posto migliore di una bella piazza per incontrare gli amici, guardarsi, chiacchierare, guardarsi, conoscersi, guardarsi e così via… Beh, hanno pensato quelli del Consiglio Regionale dellʼUmbria, se la cittadinanza europea nasce dallʼincontro perché non costruire una piazza dove gli studenti possano trovarsi per fare amicizia? Così è nata Piazza Europa.

Per chi volesse farci quattro passi si trova in centro, per lʼesattezza al centro del sito internet del Consiglio, allʼindirizzo www.consiglio.regione.umbria.it, link “Cittadino con- sapevole”. Nella piazza virtuale si possono frequentare on line i luoghi del Palazzo.

Come in una vera piazza, ci sono edifici, negozi, passanti. Insomma, è una piazza da visitare assolutamente. Buona passeggiata!

Si va in Europa!

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COORDINAMENTO EDITORIALE

Simona Merlino

COORDINAMENTO E SUPERVISIONE PER ILCONSIGLIOREGIONALE DELL’UMBRIA

Laura Vasta

TESTI E ILLUSTRAZIONI

Francesco Fagnani

CONSULENZA PER I TESTI

Dino Renato Nardelli

PROGETTAZIONE GRAFICA E IMPAGINAZIONE

Bloodyfine, Firenze

REDAZIONE

Morgana Clinto

www.giuntiprogettieducativi.it

© 2005 Giunti Progetti Educativi S.r.l., Firenze Seconda ristampa: gennaio 2010

La prima edizione del settembre 2005 è stata realizzata con il sostegno della Fondazione Cassa Risparmio Perugia

Stampato presso Giunti Industrie Grafiche S.p.A. – Stabilimento di Prato

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è ormai breve, ma occorre sapersi orientare.

Questa piccola guida per giovani cittadini dà indicazioni per conoscere il funzionamento del Consiglio Regionale

ed esplora parole misteriose come appartenenza e identità, partecipazione e democrazia.

Guida al Consiglio Regionale dell’Umbria

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Viaggiare da cittadini è bello!

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