• Non ci sono risultati.

Abitare Occupando

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Abitare Occupando"

Copied!
64
0
0

Testo completo

(1)

Abitare

Occupando

(2)

Abitare

Occupando

Volume 2

(3)

5 4

1. Introduzione

Introduzione al dibattito Premesse - Step 2 e 3 Metodologia - Step 2

2. Gli interlocutori si presentano

Giovanni Ceraolo Marco Bruciati Andrea Romiti Gianfranco Barba Andrea Raspanti

3. Il dibattito

A. Crisi Abitativa a Livorno Fattori determinanti

Disoccupazione Sfratti

Operato delle Giunte comunali

Quantificare il fenomeno delle occupazioni

B. Case Popolari e Soluzioni Alternative Edilizia Residenziale Pubblica

CASALP Tempi di attesa Emerzenga Abitativa

Terzo Settore e Chiesa Cattolica C. Patrimonio Edilizio Vacante

Quadro generale

Punto di vista amministrativo Target delle occupazioni

D. Occupazioni a Livorno Distinzioni ASIA-USB Casi a confronto Situazione abitativa Componente straniera

E. Il caso della Torre della Cigna Coinvolgimento degli interlocutori Prime fasi di occupazione

Giunta Nogarin

Giunta Salvetti e scenari futuri

9

Indice

17 21 25 29 33 39 40 42 50 53 58 60 62 64 67 69 73 75 80 85 89 93 37 97 103 109 111

(4)

4. Conclusioni

5. Glossario

6. Sitografia rassegna stampa

119 123 125

(5)
(6)

1. Introduzione

Il secondo volume della tesi ha come obbiettivo la comprensione del contesto che ha portato all’occupazione della Torre della Cigna a febbraio 2016. Il caso in studio fa parte di una serie di occupazioni strutturate e appoggiate dal sindacato ASIA-USB, fenomeno che ha avuto inizio nel 2012 in risposta all’emergenza abitativa che ha colpito Livorno. L’indagine si è dunque interessata alle cause che hanno portata a registrare quella che è diventata una vera e propria crisi abitativa, in particolare: alle politiche messe in atto nell’ultimo decennio; alla situazione delle case popolari e delle relative soluzioni alternative facenti parte di un iter istituzionale; alla presenza di strutture vacanti sul territorio utilizzabili dalla Pubblica Amministrazione per far fronte all’emergenza che, allo stesso tempo, sono possibili target di occupazioni future; a casi eclatanti di occupazioni passate e presenti a Livorno per un indagine qualitativa del fenomeno; per arrivare ad un indagine mirata sull’occupazione della Cigna. La ricerca è avvenuta principalmente tramite interviste semi strutturate ad osservatori privilegiati e si presenta in forma di dibattito.

Introduzione al dibattito

Il primo capitolo del dibattito consiste in un’indagine della situazione socio-economica che ha portato a registrare la crisi abitativa livornese, evidenziando fattori determinanti come: disoccupazione; alto numero di sfratti; e politiche territoriali non sufficientemente attente ai cambiamenti e alle difficoltà riscontrare da un numero crescente di famiglie e persone. Il secondo capitolo del dibattito consiste in un approfondimento sulla situazione dell’Edilizia Residenziale Pubblica del territorio labronico: criticità del patrimonio; gestione da parte dell’ente CASALP; tempi di attesa dello scorrimento delle graduatorie; e le politiche messe in atto dalla Municipalità, con uno sguardo anche alle intenzioni e gli scenari futuri. Data la nota insufficienza di unità abitative a disposizione degli enti pubblici per far fronte all’alto numero di richieste per alloggi popolari, la discussione si sposta nel terzo capitolo sul patrimonio edilizio, residenziale e non, pubblico e privato, vacante, inutilizzato e abbandonato presente sul territorio. Nel volume precedente è stata approfondita, a livello teorico, la questione riguardante le possibili configurazioni di occupazione, in particolar modo per quanto riguarda le occupazioni abitative. Nel quarto capitolo gli interlocutori spiegano la situazione tangibile delle occupazioni presenti sul territorio labronico esponendo: distinzioni; ruolo e azione dei sindacati casa; questione giuridica (che verrà approfondita nel quinto e ultimo capitolo all’interno della discussione sul caso della Cigna); confronto tra occupazioni; riflessioni riguardanti la situazione abitativa da un punto di vista qualitativo; e la presenza di persone e famiglie provenienti da background differenti. Nell’ultimo capitolo si arriva infine ad indagare le questioni che riguardano prettamente l’oggetto di tesi. Gli interlocutori, spiegato il loro coinvolgimento con gli abitanti della struttura, approfondiscono: le regole da rispettare; la questione degli allacci; i vari passaggi di proprietà avvenuti negli anni; e infine la collaborazione con le Giunte comunali. Si ripercorrono così gli avvenimenti e le vicissitudini

(7)

13 12

Premesse Step 2-3

La ricerca che ha portato al contenuto di questo secondo volume è avvenuta nella maggior parte dei casi, successivamente a quella riportata nel terzo ed ultimo volume, dove lo studio si interessa prevalentemente alla scala architettonica e microsociologica.

Il nostro interesse per la torre della Cigna inizia ad Ottobre 2019 quando per una delle prime consegne per il Laboratorio di Tesi, ci viene chiesto di portare dei possibili oggetti di studio. Da qui abbiamo iniziato a ricercare dei contatti che potessero aiutarci ad avere più informazioni riguardanti l’occupazione e la struttura. Risalgono infatti a metà Ottobre i primi due contatti proficui con: Marco Bruciati, Consigliere comunale d’opposizione, il quale si è dimostrato indispensabile per la rete di conoscenze che ha messo a nostra disposizione e che hanno portato in un secondo momento all’accesso al campo; e Gianfranco Chetoni, ex ingegnere dirigente presso il Comune di Livorno, il quale, oltre ad essere stato fonte d’informazioni e di dialogo sempre interessante e critico, ci ha permesso di entrare in contatto con l’architetto Paola Piazza, figlia dell’ingegnere che progettò la torre, la quale ci ha fornito delle scansioni parziali del progetto del padre che ci hano permesso un’iniziale comprensione dell’oggetto architettonico.

Impegnate con il Laboratorio di Tesi, in cui abbiamo approfondito la tematica dello Squatting che ha portato ai risultati del primo volume di questa tesi, oltre a portare avanti una rassegna stampa sistemica1 riguardante non solo la torre della Cigna ma il discorso delle occupazioni a Livorno, siamo rimaste in contatto costante con Marco Bruciati per aggiornamenti sugli sviluppi delle possibilità di sgombero della struttura e appena è stato possibile abbiamo ricercato le modalità di accesso al campo. Ad inizio gennaio 2020 abbiamo avuto un primo incontro di persona con Bruciati che ci ha permesso di entrare in contatto con Giovanni Ceraolo, responsabile provinciale di ASIA-USB, che ha portato a sua volta al primo incontro con Gianfranco Barba, portavoce degli abitanti della torre.

Questi incontri hanno permesso il nostro primo ingresso il 9 gennaio, con la partecipazione all’assemblea settimanale degli occupanti in cui abbiamo esposto la nostra posizione ed il nostro interesse, definendo quindi una modalità di osservazione palese2, riscontrando una risposta positiva dalla maggior parte dei partecipanti. È così che a gennaio abbiamo ottenuto l’accesso al campo ed abbiamo instaurato un rapporto privilegiato con Gianfranco Barba. Una volta concluso il Lab. di Tesi siamo tornate alla torre ad inizio febbraio, abbia partecipato nuovamente all’assemblea degli abitanti il 6 febbraio e in quattro giornate di lavoro sul campo abbiamo raccolto il materiale che ci ha permesso di arrivare ai risultati del terzo volume. Durante questo secondo sopralluogo a Livorno abbiamo inoltre cercato di stabilire dei contatti con gli osservatori privilegiati: in data 7 febbraio abbiamo intervistato Giovanni Ceraolo presso la sede del sindacato ASIA-USB (intervista oggetto del dibattito), grazie a Marco Bruciati siamo entrate in contatto con Andrea Raspanti, Assessore al Sociale, coinvolto in prima linea nella questione riguardante lo sgombero della torre, con il quale non siamo riuscite ad avere un incontro. Interrogandoci sulla necessità di ricoprire un più largo spettro di posizioni politiche abbiamo contattato Andrea Romiti, ex candidato Sindaco per Fratelli d’Italia, il quale si è mostrato disponibile ma anche in questo caso non è stato possibile, per questioni tempistiche, avere un incontro durante il nostro secondo soggiorno a Livorno. Abbiamo perciò programmato un terzo ed ultimo sopralluogo in cui raccogliere le informazioni mancanti presso la struttura, e fissato gli incontri con Raspanti, Romiti, Barba e Bruciati, per condurre le interviste ad inizio marzo ma sfortunatamente gli eventi

legati alla crisi pandemica COVID-19 non hanno permesso la nostra presenza a Livorno. Fortunatamente i rapporti privilegiati stabiliti con Marco Bruciati, Gianfranco Barba e con l’abitante che nel terzo volume chiamiamo Marco Cecchi, nome fittizio per non ledere la privacy dell’occupante, stabilita nelle giornate di Febbraio, ci hanno permesso di portare avanti, in modalità altervative a distanza entrambi gli intenti.

Le interviste telefoniche condotte con Marco Bruciati, Gianfranco Barba e Andrea Romiti sono state effettutate a fine Marzo mentre per l’intervista con Andrea Raspanti è stato necessario aspettare metà aprile, data la mole di lavoro richiesta all’Assesore a causa dell’emergenza COVID-19.

1. La rassegna stampa è un lavoro di raccolta di tutte le notizie della stampa e di tutti gli altri media (web, social media, tv e radio) riguardanti uno specifico argomento.

2. Da Metodologia e tecniche della ricerca sociale. Corbetta P., 1999. Il Mulino, Bologna. : In generale, in uno studio di comunità, il fatto di dissimulare il proprio ruolo va in linea generale escluso: la gente non sarà disposta a concedere interviste senza una ragionevole motivazione.

(8)

Metodologia - Step 2

La ricerca portata avanti nello Step 2 è pincipalmente di tipo qualitativo dato che il nostro obbiettivo è la comprensione del fenomeno, anche a costo di perderci nell’inseguimento di situazioni atipiche e di meccanismi non generalizzabili, come da definizione1.

Per la scarsità di informazioni reperibili rigardanti questa tematica così delicata, data l’illegalità dell’azione, la natura informale e la precarietà della condizione, si è deciso di portare avanti l’indagine intervistando degli osservatori privilegiati2. Le interviste svolte sono di tipo qualitativo data la natura colloquiale guidata sulla base di una chema flessibile e non standardizzato di interrogazione, definibili semistrutturate:

In questo caso l’intervistatore possiede una “traccia” che riporta gli argomenti che deve toccare nel corso dell’intervista. L’ordine con il quale i vari temi sono affrontati e il modo di formulare le domande sono tuttavia lasciati alla libera decisione e valutazione dell’intervistatore. Questo modo di condurre l’intervista concede ampia libertà a intervistato e intervistatore, garantendo allo stesso tempo che tutti i temi rilevanti siano discussi e che tutte le informazioni necessarie siano raccolte.1

Le interviste riportate in questo volume si distinguono da quelle del volume successivo in quanto le persone intervistate non sono esse stese oggetto di studio, perchè non facenti parte del fenomeno, ma in quanto conoscitori esperti dell’ambito di ricerca.

Nella conduzione delle interviste abbiamo proceduto cercando di instaurare un rapporto di collaborazione e fiducia seguendo i suggerimenti riportati da Piergiorgio Corbetta in Metodologia e tecniche della ricerca sociale: spiegazioni preliminari necessarie per iniziare l’intervista ma soprattutto per far capire all’intervistato cosa ci aspettiamo, descrivendo lo scopo della ricerca; domande primarie che introducono un nuovo tema oppure aprono un nuovo interrogativo; e domande secondarie finalizzate ad articolare e approfondire l’argomento. La distinzione tra domande primarie e secondarie viene sottolineata in questo volume dalla diversa dimensione del carattere.

Le domande poste agli interlocutori sono di diverso tipo: descrittive (es: Qual è la situazione delle case popolari a Livorno?); domande-contrasto basate su un contronto (es: L’occupazione del Picchetto in cosa si differenzia dall’occupazione della torre della Cigna?); e domade- sonda, non vere e prorie domande ma stimoli neutrali che hanno la funzione di incoraggiare l’intervistato ad andare avanti, a dare maggiori dettagli, a volte è bastato riformulare le domande mentre altre è stato necessario richiedere esplicitamente un chiarimento o un approfondimento. Lo stile linguistico delle domande non è cambiato consistentemente da sogetto a soggetto, e ciò ci ha permesso di assimilare le risposte degli intervistati ad una stessa domanda in fase di rielaborazione.

Le interviste hanno avuto una durata media di un ora, sono state registrate e in seguito trascritte interamente inserendo anche forme dialettali, errori di sintassi, frasi monche, etc., in quanto sono proprio questi aspetti del linguaggio parlato a rendere più vivace e comunicativa l’intervista1.

La rielaborazione dei contenuti delle interviste ha fatto sì che gli argomenti trattati fossero divisi in cinque capitolo ed il risultato ottenuto ha preso la forma di un dibattito ricreato

questioni politiche, riguardanti una comunità o accademiche3, dove solitamente tra i tre e i cinque partecipanti, dagli interessi e dai background differenti e variegati, prendono parte ad una discussione nella quale si contrappongono e valutano idee e opinioni diverse in merito a determinati argomenti proposti o a decisioni da prendere4. Riteniamo per questo coerente la definizione di dibattito da noi scelta.

I dati raccolti durante le interviste non sono affidabili, precisi, rigorosi e univoci, come sarebbe richiesto per una ricerca quantitativa, perché non ci poniamo il problema dell’oggettività e della standardizzazione dei dati stessi ma ci interessiamo invece alle sfumature di narrazione del fenomeno stesso. Questo ci porta ad affiancare ai dati primari qualitativi, dati secondari prettamente quantitativi definibili hard in contrapposizione a quelli soft della ricerca qualitativa1, quando si rendono necessari alla comprensione del fenomeno. È così che le due forme classiche di presentazione dei dati nelle tradizioni quantitativa e qualitativa, rispettivamente tabelle, o meglio apparato grafico che riporta dati statistici, liste e informazioni specifiche; e narrazione coesistono, affiancate da mappe territoriali e foto dove ritenuto necessario.

1. Metodologia e tecniche della ricerca sociale. Corbetta P., 1999. Il Mulino, Bologna.

2. Idem: Si ricorre a questo tipo di intervista quando si intende interrogare soggetti che non necessariamente fanno parte del fenomeno da studiare ma ne sono conoscitori esperti perché hanno una visione diretta e profonda in quanto ricoprono una posizione privilegiata di osservazione.

(9)

Il Sindacato si occupa di seguire le famiglie materialmente durante le trattative con il Comune.

IL RESPONSABILE PROVINCIALE DEL SINDACATO ASIA-USB...

(10)

Giovanni Ceraolo

Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit, sed do eiusmod

tempor incididunt ut labore et dolore magna aliqua. Ut enim ad minim

veniam, quis nostrud exercitation ullamco laboris nisi ut aliquip ex ea

commodo consequat. Duis aute irure dolor in reprehenderit in voluptate velit

esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. Excepteur sint occaecat cupidatat

non proident, sunt in culpa qui officia deserunt mollit anim id est laborum.

Curabitur pretium tincidunt lacus. Nulla gravida orci a odio. Nullam varius,

turpis et commodo pharetra, est eros bibendum elit, nec luctus magna felis

sollicitudin mauris. Integer in mauris eu nibh euismod gravida. Duis ac tellus

et risus vulputate vehicula. Donec lobortis risus a elit. Etiam tempor. Ut

ullamcorper, ligula eu tempor congue, eros est euismod turpis, id tincidunt

sapien risus a quam. Maecenas fermentum consequat mi. Donec fermentum.

Pellentesque malesuada nulla a mi. Duis sapien sem, aliquet nec, commodo

eget, consequat quis, neque. Aliquam faucibus, elit ut dictum aliquet, felis nisl

adipiscing sapien, sed malesuada diam lacus eget erat. Cras mollis scelerisque

nunc. Nullam arcu. Aliquam consequat. Curabitur augue lorem, dapibus

quis, laoreet et, pretium ac, nisi. Aenean magna nisl, mollis quis, molestie eu,

feugiat in, orci. In hac habitasse platea dictumst.

(11)

EX CANDIDATO SINDACO PER BUONGIORNO LIVORNO, ORA CONSIGLIERE D’OPPOSIZIONE

Nel momento in cui l’amministrazione non

riesce a trovare delle soluzioni adeguate,

delle persone si auto-organizzano...

(12)

Sono Marco Bruciati, ho 36 anni, sono Consigliere comunale da sei anni.

Sono stato eletto la prima volta nel 2014 nella lista di Buongiorno Livorno e

poi rieletto nel 2019 nella stessa lista ma come candidato Sindaco. Da sei anni

ricopro quindi il ruolo di Consigliere comunale di minoranza, non faccio

parte della maggioranza che governa attualmente la città e che la governava

nei cinque anni precedenti, quindi sono Consigliere d’opposizione. Dal 2014

al 2018 ho anche ricoperto il ruolo di Consigliere provinciale, nella provincia

di Livorno. Nella vita faccio l’insegnante, sono insegnate precario presso un

liceo scientifico su Livorno, in attesa di concorso e abilitazione. Nel tempo

che mi rimane sono un operatore culturale, in particolar modo mi occupo

di cinema e teatro, quindi promuovendo rassegne cinematografiche, incontri

dedicati alla cinematografia e regista teatrale. Questo è più o meno il quadro

di chi sono.

(13)

Diciamo che lo Stato ha sicuramente mancato di risposta, però la risposta

non può essere un’occupazione abusiva....

EX CANDIDATO SINDACO PER FRATELLI D’ITALIA, ORA CONSIGLIERE D’OPPOSIZIONE

(14)

Andrea Romiti

Sono Andrea Romiti, sono stato candidato a Sindaco nelle ultime

amministrative del 2019, 26 Maggio e poi c’è stato il ballottaggio il 9 Giugno

dove però ho perso con il Sindaco del Centro Sinistra. Io ero candidato con

il Centro Destra e rappresentavo Fratelli d’Italia del quale ero Segretario

Provinciale ed ero appoggiato da Lega, Forza Italia e da una Lista Civica che

era un Consigliere Comunale del Movimento Cinque Stelle, che poi è uscito ed

ha fatto una Lista Civica con noi. Ad oggi sono un Consigliere d’opposizione

e Capogruppo di Fratelli d’Italia. Nella mia vita normale la mia professione

è ispettore della Polizia di Stato, sono entrato in Polizia a 24 anni, prima ho

fatto l’operaio e ho fatto altri lavori perché mi sono sposato da giovane a 20

anni. Nel percorso della mia carriera mi sono laureato in Giurisprudenza,

sono abilitato a fare l’avvocato, l’abilitazione l’ho presa in Spagna ma la laurea

qui in Italia.

(15)

IL PORTAVOCE DEGLI ABITANTI DELLA TORRE DELLA CIGNA...

L'occupazione della Cigna è nata con un

gruppo di famiglie, ci si trovava tutti

(16)

Gianfranco Barba

Mi chiamo Barba Gianfranco, nato a Campobello di Licata il 14 Luglio

1971. Nel 1990 sono venuto a Livorno dove c’era già mio fratello maggiore,

e dopo poco abbiamo deciso di riunire la famiglia facendo venire su dalla

Sicilia anche l’altro fratello con i miei genitori. Abbiamo creato un’impresa

edile familiare, e mano a mano le cose andavano bene, siamo arrivati ad avere

undici dipendenti e sempre almeno tre cantieri aperti su Livorno, eravamo

molto conosciuti sul territorio. La crisi per noi è iniziata nel 2005 fino a dover

chiudere nel 2009. con il blocco di un paio di cantieri per mancati pagamenti.

Nel 2008 la situazione è peggiorata e le banche ci hanno chiuso i rubinetti,

nel 2009 abbiamo lavorato esclusivamente per pagare il TFR agli operai che

avevamo licenziato rimanendo solo in tre. Ai miei genitori è toccato vendere

la casa e tornare in Sicilia perché con la pensione qui a Livorno non potevano

vivere. Io tra i fratelli avevo i figlioli più piccini, quindi ho cercato di resistere

il più possibile ma una volta che mi hanno levato la casa nel 2011 e sono

andato in affitto cercando di pagarlo per un anno o due però non ce l’ho

più fatta, lavoro non ce n’era più, e sono arrivato al punto che nel 2016 sono

andato a finire dentro all’occupazione della Cigna. Ad oggi sono il portavoce

degli abitanti, le chiavi ce le ho io e non le do a nessuno almeno fino a quando

con consegneremo la Cigna.

(17)

Nelle occupazioni noi troviamo un livello di

solidarietà tra le persone molto forte....

ASSESSORE ALLE POLITICHE ABITATIVE,COESIONE SOCIALE, ASSOCIAZIONISMO,TERZO SETTORE E DIRITTI

(18)

Andrea Raspanti

Ho 39 anni, faccio 40 anni a Luglio, sono stato nominato Assessore alle

politiche abitative, coesione sociale, associazionismo, terzo settore e diritti

a Giugno 2019 quando il Sindaco Salvetti ha vinto alle ultime elezioni

Comunali. Prima di questo periodo ho fatto cinque anni come Consigliere

d’opposizione, ero stato candidato Sindaco nel 2014 per Buongiorno

Livorno, che è la lista che poi ha candidato Marco Bruciati all’ultima tornata

elettorale. Durante gli ultimi cinque anni, prima di iniziare a fare l’Assessore

a tempo pieno, ho lavorato per la Fondazione Caritas Livorno, dove mi sono

prevalentemente occupato di tutta la parte di progettazione e gestione di

progetti. Quest’esperienza di coordinamento di servizi, che vanno dalle case

famiglia per l’infanzia, ai servizi per i senza dimora, al disagio abitativo, la

sofferenza psichiatrica etc., è stata la palestra che mi ha permesso di non

arrivare a fare l’Assessore al Sociale facendo un salto nel vuoto. Mi sono

trovato a confrontarmi con problemi di una realtà socialmente compromessa

e complessa come quella di Livorno, entrando a stretto contatto con tante

situazioni di disagio che precedentemente conoscevo, ma non in prima

persona. Precedentemente invece, avevo lavorato per anni in teatro e

parallelamente ero finito ad occuparmi sempre di una parte più legata agli

aspetti educativi dell’infanzia e dell’adolescenza ed avevo un percorso mio

personale di studi. Ho una laurea e master in filosofia poi ho preso un altro

master in psicopedagogia delle disabilità. Per anni ho appunto lavorato in

ambito scolastico, quindi progetti rivolti sostanzialmente ai bisogni speciali,

dal disagio socio-economico, culturale, e soprattutto nell’ultimo periodo,

a disabilità e difficoltà comportamentali relazionali etc. La collocazione

politica è nell’ambito di quell’area estremamente sfuggente ed eterogenea, del

Centro Sinistra. Vengo dall’esperienza di Buongiorno Livorno, dove credo di

aver rappresentato la parte più vicina a quello che poteva essere un progetto

iniziale di un Partito Democratico che poi era stato abortito. Il percorso con

BL si è interrotto nel 2016, una parte di BL, ha scelto di lanciare un progetto

di tipo diverso, spesso provando a realizzare quel cambiamento che nel 2014

avevamo cercato di realizzare dall’esterno, invece cercando un dialogo con

il PD e altre forze politiche, in modo da spostare il baricentro del Centro

Sinistra attuale sulle posizione che ritenevamo fossero più adeguate. Nel 2019

siamo arrivati ad avere questo candidato esterno, un candidato civico, non

un candidato del PD, con un programma che era ovviamente di discontinuità

rispetto alle posizioni del PD che anch’io non avevo condiviso nel passato.

(19)

37 36 Crisi abitativa a Livorno

A. Crisi Abitativa a Livorno

Fattori determinanti

Cosa ha portato a registrare a Livorno una così forte crisi abitativa?

Quando si è vista maggiormente?

Andrea Romiti

La situazione a Livorno è abbastanza tragica come in molte parti d’Italia. Livorno è una delle nuove aree di crisi industriale complessa sul territorio italiano. La situazione è critica per quanto riguarda disoccupazione e reddito pro-capite. Livorno è una città che subisce, non solo la crisi economica del 2008, che è stata una crisi finanziaria, ma la globalizzazione, la delocalizzazione industriale. Livorno essendo una città principalmente industriale, dal dopoguerra in poi, in questa fase successiva a questa delocalizzazione, a questa de-industrializzazione dell’Italia, ha perso migliaia di posti di lavoro. Non si è riuscito a convertire la città al turismo, ci sono stati dei tentativi ma questo non è stato sufficiente per rispondere ai ventimila posti di lavoro persi per la chiusura delle varie fabbriche negli anni.

Questo come ha influenzato la questione abitativa?

Questo è evidente, la perdita di lavoro fa andare in morosità incolpevole, teoricamente darebbe l’accesso poi, nel momento dello sfratto, a un sistema di emergenza abitativa che non sempre è stato attivato perché non sono stati trovati degli alloggi idonei a dare un emergenza abitativa quindi il cittadino privo di risposte ha iniziato ad occupare spinto anche da delle associazioni sindacali, diciamo fuori dalla triplice CISL CGL UIL, che si sono auto-organizzati, hanno favorito queste occupazioni di immobili privati. Questo è un analisi oggettiva, di quello che è capitato.

Marco Bruciati

Il dato del 2012 non è casuale, è successivo alla crisi economica del 2008 che ha colpito l’intero sistema, sicuramente europeo, ma anche su scala globale, mettendo in difficoltà tantissime persone che si sono trovate senza lavoro, senza ammortizzatori sociali e in molti casi senza la possibilità di permettersi un affitto o di poter pagare un mutuo, quindi costrette a lasciare le proprie abitazioni. La situazione del 2012 è sicuramente figlia di una crisi sistemica ma è una situazione che è stata dettata anche da alcune politiche, che a livello globale, ma per quanto ci riguarda a livello locale, non sono state sufficientemente brave ad interpretare quello che sarebbero stati gli eventi successivi.

(20)

Andrea Raspanti

Conseguenza di una crisi occupazionale, la crisi prima finanziaria poi economica, che a partire dal 2008 ha riguardato tutto il mondo, diciamo che a Livorno ha trovato un tessuto produttivo e sociale, abbastanza impreparato a reggere l’urto. Pensate che, l’economia livornese storicamente si reggeva su tutta la parte della portualità, parte di traffici e una parte invece produttiva, cantieristica che era molto legata però alle commesse statali, che si sa, ad un certo punto sono finite. D’altra parte sull’industria della componentistica auto, dell’Automotiv, che però aveva sul territorio degli stabilimenti legati a delle produzioni con impiego di mano d’opera poco qualificata, quindi più soggette rispetto ad altre a subire la concorrenza dei paesi, così detti emergenti, dove la mano d’opera costava meno, quindi non avendo qui (a Livorno) ricerca sviluppo, e altre cose che potevano essere effettivamente competitive, avendo delle produzioni che, spostandole in paesi come l’India, la Cina ma anche la Romania o la Polonia, avevano dei costi di lavoro inferiore, abbiamo visto come progressivamente si sono aperte una serie di vertenze industriali importanti e abbiamo avuto una perdita di posti di lavoro piuttosto significativa.

In parte questa è stata tamponata anche con l’utilizzo delle società municipalizzate, società partecipate come ammortizzatore ma a loro volta le società partecipate sono poi quella realtà sulla quale, in una logica di contenimento delle spese di bilancio in Italia, le pubbliche amministrazioni hanno spesso spostato le magagne e poi inevitabilmente si è spostata l’attenzione anche di chi sulle magagne doveva vigilare, quindi sono state particolarmente interessate da tutte quelle attività di controllo della stessa, di contenimento del debito e si è iniziato a passare dai bilanci che erano degli enti locali ai bilanci dei Comuni come holding cioè bilanci consolidati per cui il Comune è un gruppo e il bilancio viene fatto tenendo conto anche dei bilanci delle società partecipate, quindi anche lì la cosa è diventata molto più stringente.

Basta pensare che il Comune di Livorno ha praticamente dimezzato nel giro di pochi anni il numero dei suoi dipendenti perché non c’è stato il turn-over sui pensionamenti, sono cose che sono successe un po’ su tutti i territori, diciamo che Livorno, lo strutturale che è quello che è successo un po’ dappertutto in tempo di austerity e spending review, si è incontrato con questo tessuto abbastanza acerbo o forse troppo maturo. Quindi qui la crisi ha picchiato particolarmente duro, le persone che hanno perso il lavoro sono state tante e si è venuta a creare di conseguenza, il fenomeno della perdita delle case.

Giovanni (Ceraolo) lo sa meglio di me, ma si è proceduto, negli anni passati, a dei ritmi di sfratto piuttosto elevati, con un cosa come trenta/quaranta procedimenti mensili che anche l’amministrazione migliore e più solida, che a Livorno non c’era, comunque non sarebbe stata in grado di gestire.

(21)

41 40

Qual è la situazione degli sfratti?

Giovanni Ceraolo

Il boom degli sfratti a Livorno c’è stato dal 2012 al 2014. Noi avevamo decine e decine di famiglie che venivano ai nostri sportelli, lavoratori che avevano perso il lavoro sotto sfratto a cui il Comune diceva che non c’era niente da fare, il cortocircuito è nato lì, ora non è più così, ora se vai in Comune non ti dicono “ tieni le chiavi, questa è la casa”, no, però c’è un percorso rodato per cui qualche soluzione ti viene proposta, anche di lungo periodo, prima non c’era niente. Non c’era né il riconoscimento della morosità incolpevole, né soldi, né case, né strutture. In pratica quando c’è stata la crisi a Livorno, qui è arrivata qualche anno più tardi del 2008, chiudevano molte fabbriche, il 2014 è stato l’anno più nero, arrivavano (persone in difficoltà) in Comune e c’era un impreparazione totale rispetto a quelle che erano le soluzioni abitative che il Pubblico poteva dare. Il picco è stato raggiunto nel 2014 con 260 esecuzioni materiali, 260 famiglie che in un anno sono uscite materialmente di casa. I numeri a seconda di come li guardi c’è una bella differenza. Il numero degli sfratti è molto più alto, il numero delle esecuzioni in forza pubblica è più basso perché c’è quello che esce prima, quello che va in un altro affitto, quello che sta 10 anni con lo sfratto perché si mette d’accordo, in quell’anno lì le persone uscivano senza soluzioni.

Andrea Romiti

Il numero degli sfratti è elevato perché è il modo di accedere poi alle case popolari. In questo modo vieni seguito subito da organizzazioni che ti portano o ad occupare un immobile, o in emergenza abitativa e ti fanno il pacchetto. Ti iniziano a seguire da quando sei in sofferenza, che non paghi l’affitto e ti portano poi ad avere un’emergenza abitativa o un’occupazione abusiva. Però ti spiegano che alla fine ti conviene non pagare perché avrai una risposta, avrai qualche cosa comunque...

...infatti tanti vanno in emergenza abitativa, che comunque alla fine, è come avere una casa popolare. Non è un’assegnazione definitiva, è un’assegnazione provvisoria in alloggi peggiori ma insomma... che non rispondono a determinati standard...

Andrea Raspanti

Abbiamo fatto un protocollo con la Prefettura importante, prima del COVID, sulla programmazione di sfratti, dove sostanzialmente la Prefettura può intervenire programmando gli sfratti indipendentemente dal parere concorde del proprietario dell’abitazione. Giovanni (Ceraolo) è stato uno dei promotori di questo protocollo che era nato nella scorsa amministrazione, non è mai stato portato fino in fondo e l’abbiamo fatto, ci sono tutti i sindacati, però il motore di questa cosa sono stati principalmente Unione Inquilini e ASIA.

(22)

Come è cambiata la gestione delle occupazioni con le varie Giunte

comunali?

Andrea Raspanti

Le amministrazioni cambiano e le sensibilità cambiano, diciamo che l’ultima amministrazione di Centro Sinistra, se vogliano, sebbene la discontinuità sia forte, perché quella era un’amministrazione molto targata PD, questa calcolate che siamo in dieci in Giunta compreso il Sindaco e del PD, iscritti ce ne sono tre, però di fatto il colore, la maggioranza in Consiglio Comunale è per buona parte dello stesso partito e la discontinuità sul fronte dell’atteggiamento sul tema delle occupazioni è piuttosto forte.

Sicuramente l’ultima amministrazione Cosimi, sebbene un’amministrazione di Centro Sinistra nel senso dell’area politica a cui ufficialmente faceva riferimento, sebbene non abbia messo in atto delle politiche repressive rispetto al fenomeno delle occupazioni, anzi, questo non l’ha fatto nessuno a Livorno nemmeno rispetto alle occupazioni delle case popolari che invece sono una piaga, comunque sia ha avuto un atteggiamento di chiusura, rischio di essere ingeneroso magari perché è un giudizio che si è formato un po’ da fuori, però ha avuto un atteggiamento di chiusura al dialogo rispetto a tutto quello che si stava muovendo, non ha avuto secondo me la capacità di cogliere la fase storica che si stava vivendo. L’ultima amministrazione di Cosimi è stata 2009-2014 quindi ha coinciso con la crisi finanziaria e poi economica...

Io ho sentito parlare tante volte il PD di occupazioni e ho avuto l’impressione che vivessero il problema delle occupazioni in maniera monolitica come se ASIA-USB o l’Unione Inquilini1, fossero la stessa cosa rispetto alle altre occupazioni, mentre per esempio ASIA-USB ha un’organizzazione che non ha mai orientato le occupazioni sull’ERP, ne ha mai sostenuto persone che occupano l’ERP, stessa cosa l’Unione Inquilini. Quindi ecco, ho l’impressione che non si sia mai voluta sviluppare in quel frangente una vera conoscenza del fenomeno, probabilmente anche rispetto ad un atteggiamento di forte pregiudizio nei confronti di ASIA. Probabilmente era una conflittualità ormai sclerotizzata da cui poi era difficile uscire, quindi c’era questa polarizzazione molto forte delle posizioni.

1. Dall’intervista ad Andrea Raspanti: “Unione Inquilini è il Sindacato più rappresentativo, offrono supporto, fanno i

picchettaggi, sono principalmente due persone Daria Faggi e Paolo Gangiani che fanno questa cosa da cinquant’anni e ora ne hanno settanta, sono agguerritissimi però non da mettersi a fare un’occupazione o gestire un occupazione questo no, però devo dire che, ho avuto in passato i miei conflitti con Daria e con il marito che erano molto legati anche

(23)

45 44

Quello che ho visto io nel corso del precedente mandato, M5S con Nogarin, sostanzialmente è cambiata nella misura in cui, non c’è stata sicuramente la volontà di penalizzare e contrastare, però non c’è stata nemmeno la volontà di fare un vero progetto per riaccompagnare le persone fuori da un determinato tipo di sistema. Io credo che il grande lavoro, che per esempio è stato fatto sulla torre della Cigna, sia un lavoro che si deve in gran parte agli uffici del fabbisogno abitativo che qui a Livorno sono straordinari davvero, io devo dire che abbiamo un ufficio Casa che lavora veramente molto molto bene, con sensibilità, con intelligenza, con grande spirito di equità. Secondo me prima non c’è stata. Forse c’è stata di più quando c’è stato l’ultimo Assessore Leonardo Apolloni che è il mio predecessore, subentrato un anno e mezzo, forse neanche, prima della fine del mandato Nogarin, allora lì, per le qualità di Leonardo, secondo me è iniziata una progettualità. I primi anni che sono quelli dell’assessorato di Navingini, non c’è stata nessuna idea di come affrontare il problema abitativo a Livorno, quindi nessuna idea di come affrontare il problema delle occupazioni. Per loro appoggiare i movimenti delle occupazioni era un modo per dire “non siamo il PD” e per segnare una discontinuità...

L’unica cosa che io penso possa essere detta come frutto vero, credo sia stata la storia dei cinque punti2.

Gianfranco Barba

Hanno iniziato a dare le case con la Giunta Nogarin, ma dopo qualche anno, l’ultimo anno, gli ultimi due di amministrazione. Con Nogarin siamo entrati subito in sintonia, ma è chiaro che quando è entrato in Amministrazione non poteva mica aprire tutte le case ERP e dire “tutte le occupazioni andate nelle case”, c’è voluto il suo tempo e siamo riusciti con Filippo (Nogarin) e con De Bonis, il responsabile dell’ufficio Casa e l’Assessore al Sociale, Apolloni, siamo entrati in dialogo e siamo riusciti a sbloccare qualcosa. All’inizio abbiamo dovuto battagliare molto, abbiamo anche occupato il Comune, la Cigna l’avevano già occupata, sarà stato Agosto 2016.

È stato quello il momento in cui siete riusciti ad ottenere i cinque punti?

Sì, i cinque punti sull’occupazione li abbiamo ottenuti con Nogarin e De Bonis, da lì è partito anche il discorso dell’emergenza abitativa che hanno iniziato a dare gli alloggi alla gente. Con Cosimi non c’era nulla, non ricordo nemmeno di averci mai parlato con lui. Con Nogarin invece ci si incontrava spesso per parlare dei problemi della Cigna.

2. Cinque punti: questione appofondita a p. 3. Proprietà: questione appofondita a p.

4. Il Movimento Lotta per la Casa presenta coordinamenti cittadini nei capoluoghi e nelle città in cui è maggiormente presente un azione politica in difesa del diritto alla casa.

Quindi il rapporto con la nuova Giunta è positivo?

Sì sì, il discorso è questo, quando si è insediata la nuova Giunta si è trovata una situazione più problematica per via della proprietà3. I proprietari si sono fatti avanti perché rivorrebbero la torre, quindi stanno facendo da mediatori.

Giovanni Ceraolo

L’attuale Giunta comunale si è trovata una situazione molto più tranquilla rispetto a quattro, cinque anni fa. Qui il boom è stato nel 2013/2014. Loro arrivano in una situazione in cui gli sfratti sono in numero minore, il “patatrac” è stato nel 2012, è da lì che sono nate tutte le occupazioni. Noi abbiamo sempre visto l’occupazione come il fine per riuscire ad ottenere una sistemazione pubblica e in questi ultimi anni stiamo sperimentando un rapporto con l’Amministrazione comunale abbastanza positivo, perché ci sono state delle soluzioni. C’è stato un periodo dove c’è stata una forte conflittualità fino al 2014, infatti le prime occupazioni grosse sono di quegli anni lì.

Definirlo difficile come rapporto, è anche buono, abbiamo raccattato una settantina di procedimenti penali che tutt’ora vanno avanti, una marea di processi, le famiglie, non solo militanti, siamo arrivati ad un momento di scontro totale da tutte le parti.

Puoi spiegareci come avete ottenuto i cinque punti?

Abbiamo buttato giù la porta (del Comune), scardinata! Quella è stata una vittoria molto importante, ha dato la svolta al Movimento Lotta per la Casa a Livorno4. Nello stesso periodo in cui cominciava ad esserci la mentalità di dire “gli occupanti vanno buttati fuori, vanno tolti i punti, vanno ammazzati, abusivi illegali”, da noi gli occupanti c’avevano cinque punti per avere l’emergenza abitativa in più rispetto a chi sta fuori. È una mossa intelligente per chi vuole risolvere il problema delle occupazioni, è l’unica maniera: “ hai i requisiti? Sì!” ti metto nelle condizioni di avere un alloggio pubblico. Sennò le occupazioni come le eviti? Con la repressione? Può funzionare fino ad un certo punto, quando c’è la gente per strada, non è che si ferma con le leggi come quella del distacco delle utenze, della residenza, non è servito a niente che tanto la gente continua ad occupare, anzi ha messo disagio su disagio perché la funzione di deterrente non c’è stata. In quel momento il M5S ha fatto...

...a parte che a noi c’è convenuto, è stata una scelta intelligente perché ha funzionato. Leon Battista è stata liberata*, tra qualche mese ma anche meno verrà lasciata un’altra occupazione storica, una delle prime, via Ernesto Rossi, quasi venti nuclei familiari ora due o tre, il tempo di sistemare queste ultime e viene liberata anche questa che verrà riconsegnata alla proprietà. La torre della Cigna, se dovesse andar bene, uguale. Se te dai le case alla gente, non c’è bisogno di occupare. De, non è che uno la mattina si sveglia e dice “vieni mi fai occupare un alloggio”, però le devi mettere nelle condizioni, devi darglielo questo alloggio, perché sennò come fai?

(24)

Oltre a questo, l’altra cosa che ha fatto sì che si andasse verso una situazione più rilassata è che il numero delle famiglie che vivono nel disagio abitativo è calata in questi anni, gli sfratti sono meno, c’è stato un assestamento da un momento tragico. Ora che la situazione si è assestata è il momento giusto per riuscire a far un ragionamento di questo tipo, se manca uno dei due elementi non ce la fai. Puoi dare anche dieci punti ma se ci sono 250 persone che vanno fuori, non ce la fai comunque, idem se hai l’occupante ma non gli dai lo strumento per entrare, per avere una soluzione, per quello ti dicevo che Raspanti e la Giunta in generale sono fortunati, perché si sono trovati almeno fino ad ora, ad amministrare una situazione molto più tranquilla e rilassata rispetto al passato. In passato, non volendo difendere il PD, assolutamente, ma la vecchia giunta PD, Cosimi, prima di Nogarin, era nel periodo più nero, poi non hanno fatto “un tubo”, però ora il contesto è più rilassato, fare l’Assessore alla Casa ora è più semplice, fino a dieci anni fa era più complicato, c’erano tante persone che avevano perso il lavoro, avevano perso la casa, non c’erano strumenti per aiutare, non c’erano soldi. C’è stato un periodo infatti in cui si dimisero due Assessori alla Casa, uno dietro l’altro, e alla fine il Sindaco (Cosimi) si tenne la delega lui per un tot di mesi perché non trovavano nessuno che si immolasse a fare l’Assessore alla Casa, successe agli ultimi mesi del mandato.

La conflittualità sindacale è utile, è chiaro che c’è Amministrazione e Amministrazione. L’era Cosimi è stata la peggiore che abbiamo vissuto, però Nogarin prima e Raspanti/Salvetti ora, stanno quantomeno cercando tutti e due di proseguire su un binario avviato che è quello del dialogo, del confronto, del dare delle soluzioni, non fare quelli che dicono “no l’occupazione è una cosa illegale, con loro non ci parliamo nemmeno” visione miope della politica. Se uno li vuole risolvere i problemi si deve sporcare le mani, sennò se non te ne frega niente le occupazioni aumentano e forse è quello che vogliono. Noi siamo fortunati da questo punto di vista a Livorno perché c’è anche una mentalità da parte dei livornesi che è cambiata sicuramente perché, non è che dicono che gli occupanti fanno bene, però è anche vero che se dovesse esserci uno sgombero violento di un’occupazione abitativa con bimbi piccoli dentro, Livorno non l’accetterebbe tanto facilmente una cosa del genere. È successo in passato un momento in cui il livello di tensione è stato alzato5 e ci sono state delle reazioni da parte dei livornesi abbastanza pesanti. Penso che tutti preferiscano mantenere una situazione tranquilla, trovare una soluzione piuttosto che andare allo scontro.

Qual è il rapporto con la Destra politica adesso che c’è nuovamente una Giunta di Centro Sinistra?

In realtà le scelte più di Sinistra in questa città le ha fatte il M5S paradossalmente. Il M5S a Livorno non è stato, né votato, nè sostenuto, dalla destra, anzi, quando ha vinto è stato sostenuto molto dalla Sinistra anche non PD. Cosimi non ci riconosceva, noi non eravamo un interlocutore, solo botte e denunce, botte e denunce, e noi chiaramente ci difendevamo. La prima cosa che fece Nogarin per la Casa, il primo provvedimento dopo una settimana, fu inserire noi (ASIA-USB) dentro le commissioni del Comune. Fece un taglio netto, magari

(25)

49 48

La Destra culturalmente a Livorno, anche in un momento come questo, non è che abbia questo gran peso. Lo ha sugli stranieri, chiaramente, ma sulla questione delle occupazioni, degli abusivi, non attacca molto, ci provano a fare i soliti discorsi, ma a Livorno, generazioni di livornesi hanno occupato le case, dagli anni ‘70 in poi.

Non è un rapporto, noi non abbiamo alcun rapporto con la destra, però ti dico che la destra, in questo momento, non ha neanche tutto questo consenso per poter attaccare le occupazioni abitative, non è in queste condizioni. La destra ad oggi non è un problema per le occupazioni in generale, per gli stranieri sai è più difficile, ci provano, c’è questa mentalità di dire “sono degli scrocconi, hanno i macchinoni...“, però basta vedere che nelle ultime due campagne elettorali i due Sindaci che hanno vinto, per il consenso elettorale, tutti e due pubblicamente si sono schierati contro gli sgomberi e in favore delle soluzioni per l’occupazione abitativa. Qualcosa vorrà dire questo, sennò vinceva quello che diceva “ammazziamoli tutti, bruciamoli”. Comunque non c’è ad oggi questo clima come potrebbe esserci in altre città.

Marco Bruciati

Ricordo che in passato, il PD di Lamberti e Cosimi, aveva un atteggiamento molto più conflittuale rispetto alle esperienze “antagoniste” che lavoravano su dinamiche politiche diverse, più irregolari e apparentemente illegali. C’era sicuramente un conflitto diverso che negli ultimi sei anni è stato molto ammorbidito. Vuoi anche perché effettivamente la crisi è talmente forte e i numeri sono talmente alti che sarebbe scellerato e criminale rapportarsi a queste situazioni con il fare dello sceriffo e con l’unico elemento dell’illegalità come faro conduttore.

Diciamo che nel corso degli ultimi sei anni, dall’esperienza in Consiglio, non si è fatto molto, devo dire la verità, se non quanto meno, fortunatamente dal nostro punto di vista, non abbiamo avuto Sindaci sceriffi o Giunte sceriffe che in qualche modo hanno fatto speculazione politica sulla pelle di queste persone che vivevano in stato di occupazione. Gli sgomberi in tal senso sono stati pochi, negli ultimi cinque anni c’è stato il caso eclatante della struttura del Picchetto6. È stato l’unico caso in questi sei anni di Consiglio comunale di sgombero di un luogo. Nell’ultimo anno, con la nuova amministrazione, è stata liberata la struttura della Chiccaia7. Per il resto purtroppo evidenziamo che anche dal punto di vista regionale, come a livello nazione perché servirebbe un piano Casa a livello nazionale, gli interventi continuano ad essere pochi e poco efficaci purtroppo.

5. Giovanni Ceraolo si riferisce allo sgombero dela struttura del Picchetto 6-7. Caso del Picchetto e della Chiccaia

Andrea Romiti

Questo fatto qua (dialogo con ASIA-USB) è accaduto quando c’è stato il Movimento Cinque Stelle. Prima in realtà non era così, invece da quando è arrivato il M5S, lo Stato ha abbandonato il suo ruolo di dare risposte ai cittadini affidandosi a questo aspetto di occupazione abusiva che non può essere la gestione giusta. Lo Stato non è questo, noi paghiamo le tasse e lo Stato ci deve dare delle risposte. È una società organizzata proprio perché ci autotassiamo per riuscire a dare a tutti noi cittadini delle risposte in ambito welfare, sanità, sicurezza. A questo serve lo Stato, sennò non si paga le tasse.

Non devo difendere io il Partito Democratico, ma il PD ha un senso dello Stato, come lo ha il Centro Destra. Noi si paga le tasse in questa società, allora smettiamo di pagare le tasse e ciascuno occupa le case in modo prepotente, chi è più forte, chi è più armato occuperà la cosa più bella. Se questo è il modello che vogliono seguire loro, ma non funziona così. Siamo in una società civile, ci sono delle regole, si paga le tasse, lo Stato ci deve dare delle risposte. Noi dobbiamo arrabbiarci con lo Stato che non ci dà le risposte, non renderci e farci giustizia da soli, questo vuol dire essere incivili, deve essere fuori dalla civiltà per lo meno occidentale.

C’è stata una arrendevolezza verso gli strumenti democratici, un’incapacità nel gestirli e quindi un fai-da-te selvaggio di occupazioni, non è quella la risposta che in una civiltà moderna si può dare. Succedono nelle favelas brasiliane queste cose, ecco! Vorrei che l’Italia fosse un pochino meglio delle favelas brasiliane.

(26)

È possibile quantificare le persone in stato di occupazione a Livorno? Come

si spiegano i numeri?

Andrea Raspanti

A livello di LODE Livornese, cioè a Livello Ottimale di Esercizio8, quindi Provincia di Livorno, le occupazioni abusive di ERP sono circa 300 unità abitative, credo la maggior parte siano su Livorno, stiamo bassi, diciamo 200/250 di ERP , stiamo facendo una ricognizione ma credo, tra immobili pubblici non ERP e immobili privati, probabilmente ci saranno in città almeno altre 150 persone se non di più, quindi i numero sono alti.

I numeri sono così alti perché, ripeto, si è perso tanto lavoro, perché esiste un problema rispetto ai costi degli affitti, che per essere una città come Livorno, sono alti, perché si è lavorato poco in passato per i canoni calmierati e perché non si è mai intervenuti sull’ERP per risolvere tutta una serie di questioni.

Giovanni Ceraolo

Ci stavano quasi 500 persone tra tutte. Per Livorno non è poco, sai 500 persone in occupazione per una città è un grosso numero. Tutte organizzate con noi.

Per quanto riguarda le occupazioni spontanee qual è la situazione?

Ci sono sempre meno organizzazioni spontanee, in particolar modo di case popolari, perché ora c’è una repressione abbastanza forze di chi occupa da sé.

Andrea Romiti

Perché siamo una città che ha una percentuale di disoccupazione tra le più alte d’Italia, siamo una città che è stata governata dai Cinque Stelle, cioè degli incompetenti totali che hanno affidato, questo è stato detto sia da Nogarin sia da chi ha preso questa gestione, l’aspetto dell’emergenza abitativa a dei sindacati, a dei movimenti politici di estrema Sinistra. È successo per questo motivo.

E la Destra a Livorno come ha cercato di reagire a questa cosa?

Ma, come abbiamo cercato di reagire? Non è la destra, io penso qualsiasi persona evoluta, anche il Centro Sinistra non è a favore delle occupazioni abusive, nessuno che ha un senso minimo di civiltà e di democrazia è a favore delle occupazioni abusive. A meno che non si voglia trasformare Livorno in Rio de Janeiro con le favelas. Se questo è il modello, io e tanti altri non siamo d’accordo. Noi vogliamo una società moderna, una società dove si possa dare delle risposte a chi ha bisogno, una società meritocratica, dove non ci sia l’assistenzialismo. Questo sicuramente è quello che vogliamo.

Marco Bruciati

Ci sono tante persone sì, nell’ordine delle centinaia di nuclei familiari, mi sembra che siano 600/700 i nuclei familiari che sono in stato di occupazione, diciamo censiti regolari. Sono pochi? Sono tanti? Bisogna vedere. Io so che ci sono tante persone che hanno difficoltà ad arrivare in fondo al mese, a pagarsi i pasti, a mandare a scuola i figli e a potersi permettere un tetto sopra la testa regolare pagando un affitto o un mutuo, quindi io mi pongo quel problema, di mettere in condizione le persone di vivere meglio. Si vive in una società e in una fase storica difficoltosa, non si può pretendere che tutto funzioni come vorremmo e bisogna affrontare anche delle anomalie del sistema. Livorno ha dei numeri più alti? Vorrà dire che vive di un tessuto sociale più carente e che ha maggiori difficoltà.

Livorno è una città che dal punto di vista economico non gode di buona salute, da tanti punti di vista, e ormai da più di quindici anni, non è un caso quindi che a Livorno i numeri possano essere più alti, semplicemente perché è una città che rispetto al resto della Toscana è molto più impoverita, questo va detto, rispetto a città come Pisa, Firenze, Arezzo, Siena e così via. Questo è un dato oggettivo, che non è colpa di chi rimane senza lavoro o senza casa che poi si trova a dover entrare in circuiti diversi. I numeri sono dettati anche da questo fenomeno che non può essere eliminato o demandato solo alla volontà di un sindaco di essere più morbido rispetto ad altri nel tollerare certe situazioni rispetto ad altre.

C’è stato un periodo, questo sì, in cui effettivamente sono arrivate a Livorno più persone anche da fuori, perché evidentemente c’era la percezione che ci fossero più possibilità da quel punto di vista, però è stato un momento particolare che poi non si è tradotto in una crescita così esponenziale delle occupazioni. Non si parla di eserciti, di città nelle città o di favelas con diecimila persone stanziate in un quartiere. Non si parla di questo, ecco, bisogna sempre ridimenzionare il fenomeno.

La mania del controllo è un falso mito, quello non è ottenibile in nessun caso, io preferisco che ci siano dei corpi intermedi, come sono a punto i sindacati che, anche se non possono controllare in assoluto e farsi carico in assoluto di tutto quello che succede all’interno di uno spazio, hanno il polso di una situazione, e che sono degli strumenti con i quali l’Amministrazione può interloquire. Se non ci fossero l’Amministrazione dovrebbe interloquire con i singoli nuclei familiari e sarebbe molto più complesso questo. È un lavoro di filtro fondamentale e importantissimo che il sindacato fa. Questo è importante perché in molti casi negli ultimi anni il sindacato è stato demonizzato, anche da una stessa parte politica, M5S per esempio, per errori che nel tempo sono stati fatti e qui si è voluto mettere in discussione il valore stesso del sindacato in termini generali, come un qualcosa che non è più utile, in realtà è assolutamente utile e la situazione che viviamo a Livorno lo dimostra.

(27)

53 52 Case Popolari e Soluzioni Alternative

B. Case Popolari e Soluzioni Alternative

Edilizia Residenziale Pubblica

Qual è la situazione delle case popolari a Livorno?

Andrea Romiti

L’istituto della Casa Popolare, in parte è superato. Oggi non siamo più in una società del ‘900 in cui c’è il proletariato, la borghesia e la nobiltà. Oggi si è in una società liquida, in cui a parte l’élite che è comunque molto distante da tutto il popolo, il resto, bene o male, è tutto uguale. Puoi avere un lavoro per cinque anni o per cinque mesi e non averlo mai più, oppure averlo ad intermittenza, o averlo per quarant’anni, ma dare la risposta a chi perde il lavoro e magari lo riacquista dopo un anno, dargli una casa popolare, che ha un costo enorme per la società quindi per i contribuenti, è una risposta in parte sbagliata oggi.

Le case popolari oggi sono sature. Nonostante siano 6800 unità abitative, quindi l’8% delle abitazioni a Livorno, uno dei dati più alti della Toscana, sono tutte piene. Ma è sbagliato, perché poi ci sono persone con redditi molto alti che pagano 400/500 euro di affitto al mese e a quel punto potrebbero stare benissimo nel mercato privato, oppure gli andrebbe venduta la casa, e con quei soldi costruire altri immobili per altre case popolari o ristrutturare quegli immobili pubblici per poi darli a chi ha diritto ad avere l’emergenza abitativa. Diciamo che è una gestione completamente sbagliata rimasta ai primi del ‘900 quando è stato fatto l’Istituto delle Case Popolari. Non c’è la volontà di mettere altri istituti che diano una risposta più immediata e più modulare, perché una persona può essere senza lavoro per sei mesi e poi trovare lavoro, e a quel punto ti dò un contributo per quei mesi e poi non te lo dò più perché hai trovato un lavoro. Così eviti situazioni di occupazioni e le tantissime domande di emergenza abitativa. Andrebbe rimodulato il sistema, così non dai risposte.

È stata fatta una proposta del genere in passato?

Sono state fatte varie proposte ma, almeno in regione Toscana, queste soluzioni non sono prese in considerazione, c’è sempre una gestione delle case popolari come si poteva fare nel ‘900 in uno stato sociale e in una società divisa in classi sociali, cosa che oggi non è così.

Non può essere una situazione positiva quella delle case popolari, perchè é gestita male. È evidente che se vuoi dare ad ogni persona che ha un reddito basso o un lavoro precario una casa popolare, non gliela potrai dare. È evidente questo. È evidente che è un sistema al collasso, perché gestita profondamente male e viene incentivato con questo sistema l’aspetto di andare in morosità incolpevole per passare dal mercato privato all’alloggio pubblico. Oggi per tantissime famiglie il miraggio è di avere una casa popolare, quindi magari gli

(28)

conviene farsi licenziare, non pagare l’affitto, gli conviene andare in morosità incolpevole, avere uno sfratto esecutivo con la forza pubblica e poi iniziare un percorso di emergenza abitativa e casa popolare, ma questo non è possibile. Non si può costruire una società in questo modo, questo è sbagliatissimo.

Sono state fatte delle case popolari nuove, sono state assegnate nel 2015 e nel 2016 il complesso del giardino in Corea, sono state create altre strutture per l’emergenza abitativa. Ti ripeto è sbagliato l’istituto perché dobbiamo fare l’affitto concordato e il contributo in conto affitti, non dare la casa popolare a tutti. Anche perché non è il modello economico, non siamo in uno stato socialista, sociale, sovietico, siamo nella globalizzazione, uno stato liberale, quindi non si può pensare di dare le case dello Stato a tutti. Dobbiamo riuscire a mettere nel circuito lavorativo le persone che si possano permettere poi di pagare un affitto, anche se basso, magari concordato con le garanzie date dal Comune, dalla Regione, in modo che possano pagare un pochino meno, questo è quello che dovrebbe fare uno Stato moderno, non sforzarsi di dare una casa dello stato a tutti, questo è un altro tipo di economia c’è non c’è più, non esiste più nel mondo quest’economia, non so se ve ne siete accorti, non c’è da nessuna parte, né in Africa né a Cuba, non c’è più, non c’è in Cina, non c’è in Russia. Solo a Livorno si pensa ancora a queste cose qua, non si può fare, non regge, noi si paga le tasse e le tasse equivalgono ad un entrata che deve coprire la spesa, se la spesa è maggiore, si fallisce tutti, si muore tutti. Non abbiamo i soldi per la sanita, non abbiamo i soldi per la sicurezza, non abbiamo i soldi per far nascere i bambini, per curare gli anziani, per curare gli ammalati. Lo capiamo o no?

Marco Bruciati

Livorno era una delle città che aveva uno dei patrimoni di edilizia residenziale pubblica, ERP, più importanti della Toscana. La Toscana è sempre stata tra l’altro una regione con delle leggi legate all’emergenza abitativa più positive1, però nel corso del tempo si è sottovalutata la possibilità che il sistema potesse entrare in crisi e, piano piano, la pratica è stata quella di svendere sempre di più il patrimonio di edilizia residenziale pubblica che nel corso di 15 anni, più o meno, tra il ‘95 e il 2010, si è praticamente dimezzato, parlo ovviamente di Livorno, fino ad arrivare agli attuali 4000/5000 unità abitative. Questo è stato uno dei primi errori strategici che in qualche modo sono stati fatti perché si è pensato che il problema casa non si dovesse presentare e si è preferito svendere il patrimonio. Si parla di unità abitative vendute a prezzi stracciati, in molti casi vendute anche a persone legate ad ambiti familiari, in cui la casa si è tramandata da madre in figlio a nipote e così via. Ciò è stato fatto segendo le procedure a norma di legge ma, probabilmente, non erano così giuste nell’ottica di una ridistribuzione equa delle risorse del territorio. Quindi c’è stato secondo me questo primo grosso errore che ha portato oggi ad avere un patrimonio di edilizia residenziale pubblica insufficiente rispetto alla richiesta che c’è attualmente e che di conseguenza ha portato molte persone a cercare delle soluzioni alternative.

Giovanni Ceraolo

Noi ci siamo trovati a rispondere ad una situazione critica perchè oltretutto, si continuava a venderle le case popolari e tutt’ora si può fare, la legge regionale lo permette. Però Nogarin quando ha vinto il M5S, una delle prime cose che fece fu interrompere le vendite degli alloggi popolari, lasciò solo le vendite negli alloggi misti per una questione di gestione condominiale, se ci sono appartamenti privati, quelli pubblici vendiamoli per una gestione uniforme, per quelli nuovi no, e tutt’ora è così.

Andrea Raspanti

A Livorno abbiamo 6100 alloggi, quindi tanti, calcolate Firenze ne ha 8000, ce n’erano 12000 alloggi a Livorno, ne sono stati venduti 6000, quindi già questo è un primo problema, dopodiché, di questi 6000 alloggi, una buona parte è veramente fatiscente, calcolate che 3500 alloggi all’incirca, non hanno impianto di riscaldamento, tanto per dirne una. Noi abbiamo stanziato due milioni quest’anno, penso uno stanziamento che non si vedeva da 10/15 anni, forse di più.

L’amministrazione del Centro Sinistra precedente PD, diciamo Cosimi aveva la logica dei Piani di Recupero: demolire e ricostruire. Il problema è che il saldo in termini di numero di alloggi era sempre negativo, nel senso: demolivi abitazioni costruire negli anni ‘40 o negli anni ‘20 quando la metratura quadrata per persona era diverso il parametro, e quindi dove c’erano 125 alloggi ne rifacevi 40/50, quindi la strategia...

Il M5S successivamente ha bloccato tutti i Piani di Recupero non facendosi minimamente carico del problema di alloggi fatiscenti, perché noi abbiamo veramente un problema gravissimo di alloggi fatiscenti, di gente prigioniera in alloggi senza ascensore nel frattempo divenuta disabile, di gente che manifesta problemi respiratori dovuti, dicono i medici che fanno la documentazione alle muffe, perché vivono in alloggi che sono insalubri, alloggi che abbiamo dovuto chiudere.

Quindi il M5S ha bloccato tutto però non ha fatto nuova costruzione, non ha lavorato sull’ampiamento, e non ha lavorato sulla manutenzione. In più è mancata completamente qualunque azione di contrasto all’occupazione delle case popolari, ma soprattutto le verifiche della sussistenza dei requisiti e il contrasto della morosità colpevole. Senza considerare un tema storico fondamentale, noi abbiamo ancora un welfare di tipo molto assistenzialistico per cui, noi abbiamo messo le persone nelle case popolari ma poi non ce le abbiamo più levate.

C’è purtroppo da parte della gente che è beneficiaria delle prestazioni di assistenza sociale, in senso generale, tra cui anche la casa, una scarsissima mobilità sociale, perché nell’assenso comune poi diventa: “eh lui c’aveva il nonno che poi l’ha passata al babbo che poi l’ha passata al figlio”, il problema non è questo, il problema è che il nonno stava in un modo, il babbo non sta meglio del nonno e il figliolo non sta meglio del babbo. Questo perché non c’è

(29)

57 56

un po’ tutto il sistema di welfare italiano e anche quello locale che sarebbe stato un tema su cui mi ero proposto di lavorare senza darmi obbiettivi troppo ambiziosi in questi anni, ma ora con la crisi che stiamo vivendo (COVID-19) e la gente che non c’ha da mangiare, non so se ce la faremo a fare un lavoro di questo tipo.

C’è un livello di morosità all’interno delle Case Popolari pazzesco, dei livelli, vi dico un dato: la nostra società che gestisce l’ERP (CASALP) ha 24 milioni di credito nei confronti degli inquilini. Buona parte della morosità è morosità sociale, perché poi sapete che la morosità incolpevole ha un suo parametro molto particolare legato alle riduzioni di reddito collegate a perdite di lavoro, lutti o incidenti, malattie etc. Però c’è una morosità sociale, c’è gente che non paga perché non c’ha. Però i canoni ERP sono commisurati al reddito, diciamo, il più povero paga 40 euro, questo la Regione Toscana così ha voluto, forse se uno ha reddito zero, inevitabilmente questa gente non pagherà e si creerà una condizione di morosità che i Comuni dovrebbero essere impegnati a saldare, ma da anni mancava lo stanziamento di soldi a copertura della morosità sociale.

L’abbiamo rimesso quest’anno, parziale, perché è superiore a quello che abbiamo potuto stanziare, però c’è tanta morosità di persone che invece possono pagare e non pagano per malcostume, perché non hanno mai pagato. C’è gente che ha accumulato 80 mila euro di debito con CASALP perché non paga da 20 anni. Ecco questa è gente, assolutamente a maggior ragione che non ha mai pagato, in tutte le condizioni per poter mantenere un alloggio a libero mercato. Devo dare atto che questo tema il M5S l’ha posto anche se l’ha posto come pongono loro le cose, in modo sempre giustizialista, senza la capacità di saper fare delle distinzioni che invece sono opportune tra chi è oggettivamente povero e chi invece se ne approfitta, però l’ha posto e basta, nel senso che ha fatto delle paginate, creando l’immagine collettiva anche nella città che nelle Case Popolari ci fossero solo i furbi, però non ha fatto niente. Aveva iniziato, a fine mandato in fase elettorale, il mio predecessore, a pensa a un accordo con CASALP sperimentale, secondo me sbagliato nella sostanza perché basato anche su una delega di funzioni che sono proprio dell’ente pubblico a CASALP, che secondo me CASALP non era in grado di gestire e anche su un criterio ordinatorio delle priorità da indicare a chi si sarebbe occupato delle attività di riscossione, che penalizzava chi aveva meno.

Noi siamo arrivati a fare un accordo con CASALP nell’Ottobre scorso, è un accordo che sostanzialmente ordina le posizioni di morosità ultra semestrale, perché questo dice la regione Toscana, a partire chiaramente da coloro che hanno il reddito più alto e il debito più alto, quindi colore che, a maggior possibilità di pagamento, hanno sviluppato il debito maggiore nei confronti della società, escludendo in ogni caso i redditi ISEE al di sotto degli 8000 euro. E abbiamo iniziato un’attività piuttosto massiccia in questo senso e erano partiti a Gennaio i primi procedimenti di decadenza. Avevamo come obbiettivo a previsione annua, di arrivare almeno all’avvio di cento provvedimenti di decadenza, quindi rispetto a gente che non paga e poteva pagare.

(30)

Siccome i numeri sono altri io credo che per esempio si possa arrivare a recuperare, con un buon lavoro, alloggi nell’ordine delle centinaia in questo modo, ora non voglio dire 500, 300, ma anche 100/150, ma secondo me sono di più, uno può riuscire a farlo, ci vogliono anni, perché le procedure devono essere garantiste e quindi...

Poi c’è un’altra questione, la regione Toscana stabilisce che tu possa mantenere l’alloggio ERP se hai un reddito inferiore a 36000 euro, io pagando il mutuo, non ho mai avuto un ISEE del genere e non credo di avercelo nemmeno ora, quindi io credo che una persona, in assenza di una proprietà immobiliare, perché sennò non stavi in una casa popolare, c’hai un ISEE del genere fatto tutto di stipendi, probabilmente non ha senso che tu stia in una casa popolare in un Comune con la tensione abitativa che c’è a Livorno. Allora la legge della regione Toscana prevede che si possa, in Comuni ad alta tensione abitativa, arrivare a far scendere questa soglia a 27000 euro al massimo. Io faccio il metro con la mia situazione e probabilmente se uno ha due o tre volte l’ISEE che ho io, può pagarsi una casa a libero mercato o in affitto se non vuole prendere un mutuo. Abbiamo fatto una proiezione e questo potrebbe riguardare circa 130 alloggi in tutto il lode, una settantina forse su Livorno e anche questi sarebbero 70 alloggi recuperati...

Qual è il ruolo e/o il rapporto con CASALP?

Andrea Romiti

CASALP è l’ente a partecipazione pubblica, divisa in percentuali rispetto agli abitanti dei vari comuni della provincia di Livorno, che gestisce l’edilizia residenziale pubblica del territorio. Riscuote gli affitti, fa le manutenzioni e costruisce nuove case, non solo con gli affitti ma anche con i soldi che possono venire dalla Regione, da sovvenzioni o dai singoli Comini.

Giovanni Ceraolo

Il rapporto con l’ente è importante perché le persone anche se passano alla casa popolare, non hanno risolto i problemi della vita. Ci sono delle case popolari che sono da demolire, vecchie, minuscole, senza riscaldamento, senza manutenzione. Da lì la battaglia va avanti. A meno che tu abbia la fortuna di avere un alloggio popolare come si deve, la maggior parte delle persone vive situazioni di disagio anche dento le case popolari, anzi, non si dovrebbe dire ma in alcune situazioni tanti stavano molto meglio dentro le occupazioni invece di stare nelle case popolari. Magari lì sei in un contesto di degrado che dentro l’occupazione non c’è.

(31)

61 60

Quali sono i tempi di attesa per ottenere un alloggio ERP?

Marco Bruciati

In media i tempi di attesa per le case popolari non sono brevi. Poi ci sono casi più gravi, emergenziali che in qualche modo acquisendo più punteggio superano altri in graduatoria e accedono prima, può capitare, altrimenti non ci sarebbe la valutazione emergenziale, in altri casi dove la situazione è più o meno stabile, per esempio di un nucleo familiare che ha mediamente un lavoro e mediamente meno problemi di altri, anche quando si chiede una casa popolare l’iter è abbastanza lungo. È abbastanza lungo anche l’iter per cambiare unità abitativa, in alcuni casi c’è anche questo problema perché le esigenze dei nucrei familiari cambiano. In ogni caso però è chiaro che i tempi non sono brevi, perché il numero delle unità abitative non è sufficiente.

C’è anche un problema di altro tipo: nel patrimonio dell’edilizia residenziale pubblica, tante unità abitative, circa 200 unità, non sono utilizzabili perché richiedono manutenzione, perché ovviamente ogni volta che una casa si libera devono essere fatti lavori manutentivi che permattono di mettere la casa a norma rispetto a quello che sono le leggi regionali. Molto spesso il Comune e la Regione non hanno i soldi sufficienti per poter rimettere a norma alcune unità abitative oppure i tempi di investimento e di lavoro sono molto lunghi, per cui si ha tanta richiesta e magari 100/150 unità abitative ferme perché non sono state messe a norma, i tempi si allungano anche per questo motivo. Però di media purtroppo i tempi non sono brevi.

Gianfranco Barba

Sarà da due anni che si è sbloccata la situazione ma fino a due anni fa ne davano poche, pochissime di case. Da due anni a questa parte hanno iniziato a dare un po’ di case ma siamo sempre indietro. Io sono stato tre anni in occupazione e la domanda ho iniziato a farla due anni prima, mi ci è voluto cinque anni ma aspetta, nemmeno ho avuto la casa popolare, ho avuto un alloggio per emergenza abitativa. Qui ho un contratto di 3+3 che se voglio la posso anche tenere e rimanere qui, ovviamente se pago puntuale ogni mese, mentre invece a qualcuno hanno fatto il contratto solo per due anni, ad altri per tre anni. Queste case sono per l’emergenza, non sono ristrutturate, hanno il necessario: l’impianto elettrico che funziona e il gas, poi il resto è quasi fatiscente. Io ho dovuto prendere un finanziamento perché per poterci vivere ho dovuto fare molti lavori: dal bagno alla cucina all’imbiancatura.

A quanti punti scatta l’assegnazione?

Sai prima con 13/14 punti già assegnavano, mentre ora si sono riallungati a 17/18 perché il Comune non può dare le strutture solo a chi occupa ma devono dare gli alloggi anche a quelli che hanno sfratti dovuti a morosità incolpevole che avvengono mano a mano, che escono ora in questo periodo qui. Quindi fanno due tipi di graduatoria, quella per gli sfratti che avvengono ora, ovvero

Riferimenti

Documenti correlati

Le misure dei campi elettromagnetici di una cabina MT/BT possono essere eseguite tarando la sonda EHP-50 sulla singola frequenza dei 50Hz, e in particolar modo

È infatti possibile che la situazione polmonare nelle prime 12 ore possa deteriorar- si rapidamente per la comparsa di edema polmonare che richiederà un trattamento con diuretici

The Child in Time ci mette invece di fronte a diverse immagini dell’infanzia, ognuna connessa in qualche modo con le altre: la bambina perduta che non tornerà mai più,

“Ogni singolo evento della vita è come un negativo di una pellicola fotografica che può essere sviluppato in una fotografia a

Le facciate verdi (green façades) sono generalmente realizzate utilizzando piante rampicanti, che possono essere radicate nel terreno alla base della costruzione, direttamente

Un grazie di cuore va infine ai miei nonni, fondamentali nella mia vita, che hanno vissuto con me ogni ora di studio in tutti questi anni. e in particolare voglio ringraziare

A differenza di una variabile di tipo array, è possibile accedere ad una variabile di tipo record nel suo insieme, come se fosse una variabile semplice oppure campo per

Ci sono diverse persone che vorrei ringraziare, per questi sei anni lunghi, ricchi di studi ma anche di lezioni di vita e di persone che mi hanno arricchito giorno dopo giorno..