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CAPITOLO 3 L’AZIENDA CA’ DEL BOSCO: UN’ANALISI DEI BILANCI DI ESERCIZIO NEL TRIENNIO 2010-2012 3.1 Origini e storia dell’azienda

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CAPITOLO 3

L’AZIENDA CA’ DEL BOSCO:

UN’ANALISI DEI BILANCI DI ESERCIZIO

NEL TRIENNIO 2010-2012

3.1 Origini e storia dell’azienda

Il mercato italiano delle “bollicine di qualità”, prodotte con il metodo classico di rifermentazione e maturazione in bottiglia, viene coperto da due grandi aree di produzione aventi una vocazione territoriale per la coltivazione dello Chardonnay e il Pinot Nero, come si è precedentemente ricordato: la zona collinare della Franciacorta, situata tra Brescia e l’estremità meridionale del Lago d’Iseo, e la zona del Trento Doc che spazia dal Lago di Garda alle Dolomiti.

Nell’anno 2012 sono state commercializzate dalle due regioni circa 23 milioni di bottiglie di Spumante di cui 60% proveniente dalla Franciacorta. Sicuramente un dato molto importante considerato che la produzione di tale vino è relativamente recente, inizio degli anni ’70, rispetto agli omonimi prodotti d’oltralpe (Champagne), circa 300

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milioni di bottiglie commercializzate nel 2012, che vantano una storia produttiva vecchia di centinaia di anni1.

L’azienda oggetto del presente lavoro è sicuramente una delle più famose e conosciute realtà vinicole ed economiche della Franciacorta, la società agricola Ca’ del Bosco.

La storia della cantina Ca’ Del Bosco comincia alla fine degli anni ’60, precisamente nel 1968, quando nel comune di Erbusco si iniziarono a piantare i primi vigneti dell’azienda. Da quei vigneti, così come in pochi altri vigneti d’Italia, iniziò anche il cosiddetto “Rinascimento Enologico Italiano”, compreso il lancio del Franciacorta verso i vertici della produzione spumantistica di qualità del mondo2.

L’evoluzione della produzione di Ca’ Del Bosco si può riassumere in quattro significative fasi storiche, in ognuna delle quali l’azienda ha introdotto nuove tipologie di vini fino ad arrivare all’attuale offerta e produzione.

Durante la prima fase, all’inizio degli anni ’70, l’azienda ha esordito con due vini fermi: un bianco e un rosso di Franciacorta.

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Fonte http://www.vinit.net/it/mercato-2012.

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Per tutte le informazioni sull’identità, le origini, i valori e la storia dell’azienda si veda quanto pubblicato sul sito ufficiale http://www.cadelbosco.com/it.

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Nella seconda fase, in un periodo compreso tra il 1978 e il 1980, l’azienda ha deciso di avviare la produzione spumantistica che ha portato all’introduzione dei Franciacorta Brut, Dosage Zero, Rosé, Satèn e la prestigiosa Cuveè Anna Maria Clementi.

Negli anni ’80, periodo che può essere considerato la terza fase, Ca’ del Bosco si è concentrata sulla produzione di vini fermi e ha proposto il Maurizio Zanella, un vino che porta il nome del fondatore e composto dal classico uvaggio Bordolese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, uno Chardonnay in purezza, il Pinero, prodotto con uve Pinot Nero in purezza, ed infine, Elfo, un interessante vino bianco prodotto con Sauvignon Blanc ed altre uve autoctone.

Nella quarta ed ultima fase, l’azienda ha completato la propria linea di produzione con altre “bollicine non vintage”, come previsto dal disciplinare di produzione DOCG Franciacorta. La strada della qualità dei grandi vini è comunque attiva e viva anche ai giorni nostri ed è proprio uno degli ultimi vini nati da Ca’ del Bosco che sta suscitando un nuovo e confermato interesse verso l’azienda franciacortina, il Carmenèro, un particolare quanto eccellente vino prodotto con un’uva altrettanto particolare, il Carmenère.

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La vicenda di Maurizio Zanella, e con lui quella di Ca’ del Bosco, è piuttosto singolare e sorprendente. Iniziò a produrre vino, e a credere nella produzione di grandi vini di qualità, in un periodo nel quale in Italia si producevano prevalentemente vini che non erano certamente cattivi, tuttavia non avevano nessuna possibilità di confronto con i vini di quella nazione che invece aveva già fatto della qualità il proprio punto di forza, ovvero la Francia.

La scelta di Maurizio Zanella si fondò proprio a seguito di un suo viaggio agli inizi degli anni ’70 in Francia, per la precisione in Borgogna, e a soli 17 anni rimase folgorato dalla qualità francese e sconcertato da quella italiana. Fu in quel periodo che decise che la sua missione sarebbe stata quella di produrre grandi vini nei luoghi dove viveva. Una scelta certamente coraggiosa anche perché a quei tempi non fu nemmeno capita dai suoi “colleghi” produttori di vino italiani e, nemmeno a dirlo, fu considerato insieme agli altri pionieri del rilancio dell’enologia italiana, come un visionario3.

L’anno della nascita dell’attuale azienda Ca’ del Bosco è il 1994, quando la famiglia Clementi-Zanella decise di entrare nel gruppo Zignago della famiglia Marzotto, costituendo la nuova società con un capitale sociale di Euro 14.000.000 controllata al 60% dalla Santa

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Margherita e Kettmeier e Cantine Torresella Spa e il rimanente 40% nelle mani della famiglia Zanella.

L’azienda Ca’ del Bosco è ubicata nel comune di Erbusco, la capitale vitivinicola della Franciacorta, immersa nel verde delle vigne e dei boschi in una struttura moderna di sasso, legno, vetro ed acciaio, sotto la quale si cela il “tesoro” di Ca’ del Bosco, una cantina che si snoda in un percorso di circa 22.000 mq dove il vino viene messo a maturare in piccole botti di rovere e successivamente ad affinare in bottiglia.

L’azienda possiede circa 150 ettari di terreno per una produzione annuale di circa 1.100.000 bottiglie tra vino e fermo e vino spumantizzato. All’interno dell’azienda sono impiegate 79 persone suddivise in tre categorie: 3 dirigenti, 31 impiegati e 45 operai addetti alla produzione4.

Il processo produttivo chiamato “Metodo Ca’ del Bosco” non ha paragoni. Un’idea personale, utopica e forse folle di Metodo Franciacorta “Tradizione”. Non significa adagiarsi in una sterile adorazione del passato bensì unire innovazione tecnologica a naturalità e qualità, aspirando alla creazione del vino nobile, che esalti soprattutto la caratteristica del vitigno e del territorio.

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Le uve, appena raccolte in cassette apposite, vengono classificate e raffreddate. Ogni grappolo viene selezionato da parte del personale, per poi beneficiare di esclusive “terme degli acini”5.

Dopo la pigiatura in assenza di ossigeno, il mosto fermenta in piccole botti di rovere o in tini di acciaio. Una coppia di serbatoi volanti agevola il travaso dei mosti e dei vini, per gravità. Ogni dettaglio per Ca’ del Bosco è importante, ambienti in atmosfera controllata, tecnologie e strumenti di ricerca all’avanguardia, design innovativo, uso sapiente del legno, lungo affinamento sui lieviti, tappi

controllati con scrupolo, impianti di imbottigliamento e degorgement

personalmente progettati ed ideati dall’azienda onde evitare shock ossidativi per il vino. Infine la marcatura univoca di ogni bottiglia per garantirne la tracciabilità. Tutto questo è il metodo produttivo Ca’ del Bosco che permette di avere prodotti di eccezionale qualità e straordinaria longevità.

Per l’insieme di questi motivi, come vedremo meglio fra poco, Ca’ del Bosco può vantare una posizione sul mercato e uno status aziendale assolutamente invidiabili.

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Esclusivo sistema di lavaggio e idromassaggio dei grappoli che tende a purificare le uve. Per un approfondimento sulle tecniche si veda quanto rassegnato in VALLI R. - CORRADI C., op. cit., con riferimento specifico al cap. 3.

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3.1.1 La produzione: varietà e qualità

L’azienda Ca’ del Bosco si fregia una produzione che si distingue nel panorama dei propri concorrenti sia per la notevole varietà che per la sua eccezionale qualità.

I principali prodotti si possono suddividere in due categorie:

a) i Franciacorta; b) i vini;

Alla prima appartengono i vini spumanti vinificati secondo il

disciplinare DOCG del Franciacorta6 che prevede un affinamento

minimo in bottiglia variabile dai 18 ai 30 mesi a seconda se si tratti di

una cuveè senza o con millesimo7 tra cui possiamo citare i seguenti:

1. La cuvèe Prestige, un cuvèe composta da Chardonnay (75%), Pinot Nero (15%) e Pinot Bianco (10%) proveniente da ben 134 vigne ed assemblata con il 20% di vino di riserva delle migliori annate, con un affinamento in bottiglia di 28 mesi;

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Disciplinare di produzione dei vini a denominazione ed origine controllata e garantita del Franciacorta approvato con Decreto Ministeriale del 01/09/1995 in GU n.249 del 24/10/1995.

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Cuvèe non millesimata è quel vino prodotto con diverse tipologie di uve con annate diverse, mentre il millesimato prevede l’utilizzo di differenti uve con medesima annata.

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2. La cuvèe Prestige Rosè, una cuvèe composta per la maggior parte da uve Pinot Nero (75%) e Chardonnay (25%) il colore rosato viene ottenuto dalla lenta e breve macerazione delle uve di Pinot Nero, il tempo di affinamento in media è di 30 mesi;

3. La Vintage Collection Brut, un millesimato selezionando le migliori uve dell’annata composta da Chardonnay (55%), Pinot Nero (30%) e Pinot Bianco (10%), per questa Cuvèe occorrono 48 mesi di affinamento;

4. La Vintage Collection Dosage Zero, un Extra Brut che si caratterizza rispetto alla precedente per l’assenza della

liquer d’expedition8 , anche in questo caso l’affinamento è

di 48 mesi;

5. La Vintage Collection Satèn, si ispira ai Cremant Francesi con assenza di Pinot Nero, principalmente composta da Chardonnay (85%) e Pinot Bianco, prevede un affinamento di 48 mesi e un dosaggio di zuccheri pari a 3gr/l dopo la sboccatura.

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Termine di origine francese che identifica il liquido zuccherino che viene aggiunto allo Champagne dopo il

degorgement prima di essere messo in commercio. La quantità e qualità di liquer determino la dolcezza o lo

secchezza del prodotto. Solitamente per la liquer viene utilizzato Cognac o vini di riserva delle annate precedenti per a seconda del risultato desiderato.

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6. La Cuvèe Anna Maria Clementi è il fiore all’occhiello della produzione Ca’ del Bosco, prodotta in tiratura limitata utilizzando solamente le migliori uve di Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco ha una permanenza sui lieviti di addirittura 84 mesi ed un dosaggio di zuccheri molto basso 1.5 gr/l.

Alla seconda categoria appartengono esclusivamente i vini fermi tra cui possiamo elencare i seguenti:

1. Curtefranca Rosso, un vino composto principalmente composto di uve Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon che viene affinato per circa 2 anni in legno ed acciaio;

2. Curtefranca Bianco, un connubio perfetto tra Chardonnay (80%) e Pinot Bianco (20%) fragranza ed eleganza, viene affinato per circa 8 mesi esclusivamente in tini di acciaio ed imbottigliato per gravità naturale;

3. Chardonnay, classico Chardonnay in purezza con fermentazione in botti di rovere vecchie 3 anni, di circa 8 mesi;

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4. Pinero, Pinot Nero in purezza anch’esso con fermentazione, in botti di rovere nuove per il 50% e vecchie, di circa 13 mesi.

Appare quindi evidente come la produzione attuale di vini spumanti dell’azienda Ca’ del Bosco si distingua sul mercato e abbia tutte le carte in regola per conquistare un numero crescente di appassionati e consumatori, così come evidenziato da molti osservatori del settore9.

3.2 Profili patrimoniali

Tipico delle aziende vitivinicole è l’utilizzo di importanti quantità di capitale, in quanto il processo produttivo è molto

complesso e contraddistinto da lunghe fasi di lavorazione10.

Dal punto di vista teorico possiamo dividere gli impieghi in due macro categorie:

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Cfr. ad esempio quanto dichiarato recentemente sul web in un articolo pubblicato in marzo 2014 sul portale http://www.lemillebolleblog.it/il-successo-di-cadelbosco.

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1. Attivo Consolidato; 2. Attivo Corrente.

Fanno parte della prima tutti gli impieghi che hanno un utilità produttiva pluriannuale. Nel caso specifico: i terreni con le coltivazioni delle viti, i fabbricati, i mezzi di raccolta delle uve, i tini e le botti di rovere per la fermentazione del mosto, le attrezzature per l’affinamento in bottiglia, l’impianto di imbottigliamento, i brevetti di utilizzazione industriale e le concessioni licenze e marchi11. Fanno

invece parte della seconda gli impieghi che hanno un utilità produttiva annuale, nel caso specifico le disponibilità liquide, i crediti verso i clienti, i crediti diversi e le rimanenze.

In un normale ciclo produttivo le rimanenze di materie prime, semilavorati e prodotti finiti vengono considerate dal punto di vista patrimoniale come attivo circolante in quanto hanno una rotazione molto veloce e vengono reintegrate con la normale attività produttiva. Nel caso specifico di un’azienda vitivinicola ciò non accade in quanto l’attività di affinamento (delle cuvèe particolari) o la rifermentazione in bottiglia (degli spumanti metodo Franciacorta) hanno una durata pluriennale che può arrivare anche a 5/7 anni.

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Da qui nasce la difficoltà a considerare le rimanenze di prodotti finiti nell’attivo circolante. Sicuramente è più corretto considerare nell’attivo circolante solamente i prodotti “vendibili” pronti per essere immessi sul mercato e quelli che lo saranno nei 12 mesi successivi, mentre per i restanti è più corretto indicarli nell’attivo consolidato soprattutto per mantenere il giusto equilibrio tra impieghi e fonti.

Nella tabella alla pagina seguente sono stati riclassificati secondo lo schema del Bilancio UE gli attivi patrimoniali degli ultimi 3 esercizi, ovvero 2010 – 2012. Analizzando in modo concreto e specifico le varie voci che la compongono, si trarranno le relative considerazioni di carattere economico e aziendale.

Prendendo in considerazione la struttura dell’attivo

patrimoniale, da una prima analisi rileviamo nel triennio un sostanziale equilibrio tra attivo consolidato e attivo corrente, la dinamica degli investimenti strutturali è stabile, mentre si trova un costante incremento delle rimanenze sia di materie prime, di prodotti in lavorazione che prodotti finiti nel triennio, (collegati ai programmi futuri di vendita), che fanno evolvere il peso dell’attivo corrente dal 54.91% del 2010 al 57.21% del 2012.

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74 Tabella n.1 2010 2011 2012 ATTIVO A CREDITI VS. SOCI € - € - € -B IMMOBILIZZAZIONI I Immobilizzazioni Immateriali

3 Diritti di Brevetto Industiale € 106.279 € 151.776 € 120.903 4 Concessioni, Licenze e Marchi € 38.298 € 37.056 € 45.815 7 Altre Imm.Immateriali € 7.673 € 4.774 € 1.753 Totale Immobilizzazioni Imm. € 152.250 € 193.606 € 168.471

II Immobilizzazioni Materiali

1 Terreni e Fabbricati € 14.928.616 € 14.400.652 € 13.963.643 2 Impianti e Macchinari € 8.763.342 € 9.260.667 € 8.960.750 3 Attrezzature Industriali e Comm.li € 1.246.365 € 1.282.335 € 1.280.313 4 Altri Beni € 522.678 € 536.379 € 697.889 5 Immobilizzazioni in Corso € 269.035 € 248.602 € 359.623 Totale Immobilizzazioni Materiali € 25.730.036 € 25.728.635 € 25.262.218 III Immobilizzazioni Finanziarie

1 Partecipazioni c/o Altre Imprese € 1.316 € 1.316 € 1.316 2 Crediti Vs.Altri € 2.102 € 1.688 € 1.965 Totale Immobilizzazioni Materiali € 3.418 € 3.004 € 3.281

Totale Immobilizzazioni € 25.885.704 € 25.925.245 € 25.433.970

C ATTIVO CIRCOLANTE

I Rimanenze

1 Materie Prime Suss.di Consumo € 6.120.446 € 6.724.066 € 7.182.615 2 Prodotti in corso di Lavorazione € 11.683.416 € 12.882.318 € 13.649.247 4 Prodotti Finali e Merci € 2.482.261 € 1.841.539 € 2.646.041 5 Acconti € 333.672 € 394.704 € 539.149 Totale Rimanenze € 20.619.795 € 21.842.627 € 24.017.052 II Crediti 1 verso clienti € 6.486.624 € 7.047.731 € 7.032.959 4 verso controllanti € 28.170 € 4.326 € 4.299 4b crediti tributari € 114.121 € 2.427 € 1.884 4t imposte anticipate € 11.751 € 13.388 € 17.777 5 verso altri € 73.047 € 139.123 € 246.743 Totale Crediti € 6.713.713 € 7.206.995 € 7.303.662 IV Disponibilità Liquide 2 Depositi Bancari € 4.165.492 € 3.610.729 € 2.672.087 3 Denaro e Valori in Cassa € 24.571 € 8.128 € 9.478 Totale Disponibilità Liquide € 4.190.063 € 3.618.857 € 2.681.565 Totale Attivo Circolante € 31.523.571 € 32.668.479 € 34.002.279

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Le immobilizzazioni immateriali hanno un peso irrisorio sul totale attivo e comprendono principalmente investimenti legati all’acquisto di software gestionale e diritti per la registrazione dei marchi e brevetti. Nel corso del 2012 ci sono stati acquisti di brevetti e registrazioni di marchi per Euro 78.992 ed ammortamenti per Euro 94.034.

Gli investimenti in immobilizzazioni materiali nell’anno 2012 sono stati pari ad Euro 2.090.068 suddivisi nel modo seguente:

 Fabbricati per Euro 102.201, riguardanti il completamento del

nuovo refettorio;

 Impianti e vigneto per Euro 24.450, relativi alla realizzazioni di nuovi impianti di viticultura;

 Impianti e macchinari per Euro 1.233.511, principalmente per la costruzione della nuova rete gas/metano, per l’integrazione dell’impianto di lavaggio uva e l’acquisto di cestoni e giropalette per il remuage del metodo franciacorta;

 Attrezzature agricole industriali ed altri beni per Euro 730.806

soprattutto per innovazioni, incrementi e sostituzioni di impianti già esistenti.

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Al netto degli ammortamenti (Euro 2.630.144) e delle dismissioni (Euro 73.659) abbiamo un decremento delle immobilizzazioni materiali pari ad Euro 466.417.

La società produce e commercializza vini di alta qualità che, come detto precedentemente, richiedono un processo produttivo pluriannuale che può arrivare anche fino a sette anni. Si individua la necessità di suddividere a livello di bilancio le rimanenze in tre categorie:

 Materie Prime: principalmente il prodotto della vendemmia

dell’anno (mosto);

 Prodotti in corso di lavorazione: il prodotto già imbottigliato in fase di invecchiamento ed affinamento nelle cantine;

 Prodotti finiti: il prodotto in fase di commercializzazione.

Nel confronto dei dati 2010 – 2012 notiamo il forte incremento delle peso sull’attivo patrimoniale delle prime due categorie, mentre una sostanziale stabilità dei prodotti finiti. Il peso sull’attivo delle materie prime sull’attivo patrimoniale passa dal 10,66% al 12.08% con un incremento in valore assoluto di Euro 1.062.169, mentre il peso dei semilavorati passa dal 20,35% al 22.96% con un incremento in valore assoluto di Euro 1.965.831. Il dato aggregato segna un incremento di circa 5 punti percentuali passando dal 35,92 % al

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40.41%. Questo dato è molto importante in quanto ci indica sostanzialmente i piani di crescita futuri dell’azienda.

Un altro dato da analizzare è la posizione creditizia nei confronti della clientela che dopo una crescita “importante” di circa 10 punti percentuali nell’anno 2011, legata soprattutto alla crescita del fatturato, rispetto al 2010, ha visto una stabilizzazione nell’anno 2012 nonostante la crescita del 4.7% del fatturato. Tutto ciò legato alla migliore gestione del credito ed all’introduzione di regole pragmatiche per arginare l’abitudine del mercato ad effettuare i pagamenti oltre i termini pattuiti.

3.3 Profili finanziari

Da un punto di vista strettamente finanziario possiamo suddividere lo fonti di finanziamento dell’azienda in oggetto in due macro categorie:

 Capitale proprio;

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La prima categoria è costituita inizialmente dal fondo di dotazione o capitale sociale, ad esso confluisce inoltre la riserva legale (fino ad un massimo del 20% del capitale sociale), le riserve straordinarie e gli eventuali utili portati e nuovo. La natura del capitale proprio è consolidata, cioè un capitale permanente senza una scadenza temporale predefinita ad eccezione delle riserve straordinarie e degli utili portati a nuovo che possono essere oggetto di distribuzione da parte della società.

Nella seconda categoria come dice la parola stessa fanno parte tutte le fonti non proprie dell’azienda. Possiamo suddividere lo stessa in due categorie:

 Passivo corrente;

 Passivo consolidato.

Fanno parte della prima i debiti a breve termine con scadenza entro i 12 mesi successivi, ad esempio; anticipazioni bancarie, debiti vs. fornitori, debiti vs dipendenti ecc.

Tra il passivo consolidato troviamo viceversa i debiti che l’azienda ha contratto con scadenza superiore ai 12 mesi, il fondo trattamento fine rapporto e gli accantonamenti per rischi ed oneri. Nella tabella alla pagina seguente sono stati riclassificati secondo lo schema del Bilancio UE i passivi patrimoniali degli ultimi 3 esercizi.

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79 Tabella n.2 2010 2011 2012 PASSIVO A PATRIMONIO NETTO I Capitale € 14.000.000 € 14.000.000 € 14.000.000 IV Riserva Legale € 858.611 € 1.077.647 € 1.319.322 VII Altre Riserve € 458.219 € 458.219 € 458.219 VIII Utili Portati a Nuovo € 9.595.444 € 10.687.126 € 11.893.957 IX Utile d' Esercizio € 4.380.718 € 4.833.506 € 4.525.783 Totale Patrimonio Netto € 29.292.992 € 31.056.498 € 32.197.281 B FONDI PER RISCHI ED ONERI

3 altri € 629.942 € 792.236 € 1.095.332 Totale Fondo per rischi € 629.942 € 792.236 € 1.095.332 C TRATTAMENTO FINE RAPPORTO € 267.934 € 247.254 € 249.660

D DEBITI

4 Verso Banche entro es.succ € 11.218.249 € 14.902.786 € 17.064.577 4b Verso Banche oltre es.succ € 4.334.666 € 3.133.226 € 1.885.563 6 Acconti entro es.succ € 18.343 € 10.191 € 5.167 7 Debiti Vs. Fornitori € 4.144.510 € 4.269.450 € 5.434.690 11 Verso Controllanti € 6.282.390 € 2.814.487 € 134.466 12 Debiti Tributari € 173.221 € 321.348 € 279.184 13 Debiti Previdenziali € 348.340 € 415.688 € 432.896 14 Altri Debiti € 957.384 € 944.233 € 998.239 Totale Debiti € 27.477.103 € 26.811.409 € 26.234.782 TOTALE PASSIVO € 56.770.095 € 57.867.907 € 58.432.063

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Cominciamo dall’analisi del patrimonio netto, la prime cose che colpiscono sono l’elevata capitalizzazione e capacità di produrre utile da parte della società.

Il patrimonio netto è cresciuto nel triennio 2010 – 2012 da Euro 29.292.992 ad Euro 31.197.281 con un incremento del peso sulle fonti totali dell’azienda dal 51,60% al 55,60%, permettendo di incrementare la propria solidità finanziaria. La voce Fondi per rischi ed oneri è composta dalle seguenti voci:

 Fondo indennità suppletiva della clientela: accantonamento

effettuato per coprire i costi legati alla cessazione dei rapporti passivi di agenzia, il valore è passato da Euro 455.048 del 2011 ad Euro 516.758 del 2012;

 Fondo rischi commerciali: per controversie legali non ancora definite, il valore passa da Euro 321.359 ad Euro 370.659;

 Fondo spese legali: per rischi di accertamento in corso per periodi di imposta ancora non definiti. Nell’anno 2012 era in corso un accertamento da parte dell’agenzia delle entrate ad oggetto degli esercizi 2008 – 2011 relativo alle imposte dirette.

Non essendo ancora terminate le verifiche la società ha provveduto a stanziare Euro 200.000, volto alla copertura di eventuali spese stimate per l’assistenza fiscale.

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La voce debiti in termini aggregati non ha subito importanti variazioni, tuttavia a livello di singola voce possiamo notare le seguenti peculiarità:

 I debiti a breve termine nei confronti degli istituti di credito sono aumentati da Euro 11.218.249 nel 2010 ad Euro 17.064.577, soprattutto per effetto di un anticipazione sui prodotti in corso di lavorazione di Euro 11.500.000 nell’anno 2011 ed Euro 13.600.000 nell’anno 2012;

 I debiti a medio termine, principalmente la rata capitale di un

Mutuo Agrario con scadenza 2014 è passato da Euro 4.334.666 nel 2010 ad Euro 1.885.563 nel 2012;

 Il debito finanziario fruttifero verso la controllante Santa Margherita Spa, concesso negli anni passati per esigenze di cassa, pari ad Euro 2.600.000 è stato estinto nel corso dell’anno 2012.

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3.4 Analisi degli indici patrimoniali e finanziari

Dopo aver analizzato le voci dell’attivo e del passivo del triennio in oggetto, possiamo procedere a una breve valutazione di carattere più strettamente economico in base ai principali indici di bilancio di natura patrimoniale e finanziaria, onde poter maggiormente comprendere l’andamento dinamico dell’azienda in oggetto.

1. INDICI ANALISI PATRIMONIALE (COMPOSIZIONE DEGLI

IMPIEGHI)

1.1. Indice elasticità dell’attivo: misura il grado di elasticità dell’attivo ed è dato dal rapporto tra attivo corrente e totale impieghi, nel nostro caso passa da 55,16% nel 2010 al 57,48% nel 2012, dimostrando una maggiore elasticità degli investimenti;

1.2. Indice di rigidità dell’attivo: misura il grado di rigidità degli investimenti ed è ottenuto dal rapporto tra attivo consolidato e totale impieghi (esattamente il contrario del precedente indice), nel nostro caso è migliorato da 44.84% del 2010 al 42.52% del 2012 , confermando la minore rigidità degli investimenti.

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2. INDICI ANALISI PATRIMONIALE (COMPOSIZIONE DELLE

FONTI)

2.1. Indice di indebitamento a breve termine: misura la quota

di investimenti finanziati con capitale di terzi a breve, nel nostro caso tale indice è leggermente peggiorato passando da una valore 40,19% del 2010 al 40,78% del 2012 (legato soprattutto come evidenziato precedentemente all’aumento dell’indebitamento a breve termine);

2.2. Indice di indebitamento a medio lungo termine: misura la

quota di investimenti finanziati con capitale di terzi a medio lungo termine, nel nostro caso tale indice è fortemente migliorato passando da una valore 9,06% del 2010 al 5.40% del 2012 (legato soprattutto come evidenziato precedentemente al quasi totale estinzione del mutuo agrario);

2.3. Indice di indipendenza da terzi: misura la quota di

investimenti finanziati con il capitale proprio, anche in questo caso l’indice ha subito un leggero miglioramento passando da 50,74% del 2010 al 53.82% del 2012;

2.4. Indice di indebitamento finanziario: dato dal rapporto tra i

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rappresenta un leggero costante peggioramento passando da 0.53 del 2010 a 0.59 del 2012;

2.5. Tasso di rischio: misura l’equilibrio strutturale tra i mezzi

di terzi ed il patrimonio netto, c’è stato in questo caso un costante miglioramento passando da 0.97 nel 2010 allo 0.86 del 2012;

2.6. Grado di copertura delle immobilizzazioni: misura il grado

di copertura delle immobilizzazioni nette con capitale proprio e debiti a medio lungo termine, anche in questo caso l’indice ha subito un buon miglioramento passando da 2.23 del 2010 al 2.35 del 2012;

2.7. EAR (Equity Asset Ratio): misura il grado di copertura

delle immobilizzazioni nette con capitale proprio, anche in questo caso l’indice ha subito un buon miglioramento passando da 1.13 del 2010 al 1.27 del 2012;

3. INDICI FINANZIARI DI LIQUIDITÀ

3.1. Indice di Liquidità primaria (ACID TEST): misura

l’equilibrio tra liquidità immediata e differita e debiti a breve termine ed è dato dal rapporto tra attivo corrente escluse le rimanenze e il passivo corrente, nel nostro caso specifico l’indice

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è in lento e progressivo peggioramento passando da 0.48 nel 2010 allo 0.43 del 2012;

3.2. Indice di Liquidità secondaria (CURRENT RATIO):

misura l’equilibrio tra liquidità corrente e debiti a breve termine ed è dato dal rapporto tra attivo corrente incluse le rimanenze e il passivo corrente, nel nostro caso specifico l’indice è in progressivo miglioramento passando da 1.37 nel 2010 al 1.41 del 2012;

3.3. Durata media dei crediti verso i clienti: indica il periodo di

dilazione media dei crediti verso i clienti, nel 2012 è passato a 83 rispetto al valore di 88 nel 2010, indicando un netto miglioramento e l’efficacia delle politiche intraprese per accorciare i termini di dilazione commerciale;

3.4. Durata media dei debiti verso i fornitori: indica il periodo

di dilazione media dei debiti nei confronti dei fornitori, nel 2012 è passato a 115 rispetto al valore di 110 nel 2010, indicando un lento peggioramento;

3.5. Durata media del magazzino rimanenze finali: indica il

periodo necessario per convertire il magazzino in liquidità, nel raffronto tra il 2010 ed il 2012 si nota una sostanziale stabilità, passando da 319 a 318. Questo indice è molto importante nel

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caso specifico perché mette in evidenza con estrema chiarezza il peso del magazzino nella gestione aziendale;

3.6. Ciclo del Circolante: misura il divario tra incassi e

pagamenti tenendo conto della giacenza di magazzino: in questo caso abbiamo assistito nel 2012 ad un miglioramento sensibile, l’indice è passato da 297 nel 2010 al 286 nel 2012, evidenziando una maggiore capacità dell’azienda, nonostante l’elevato magazzino, a ridurre la discrasia strutturale tra le uscite e le entrate.

3.5 Analisi del profilo economico

Dopo aver analizzato l’organizzazione dell’azienda in oggetto ed analizzato la sua struttura patrimoniale cercando di capire le peculiarità strutturali, è giunto il momento descrivere l’andamento economico nel triennio 2010 – 2012.

Il settore vinicolo nazionale ha registrato nel 2012 un incremento di fatturato nella distribuzione moderna dell’1,7%, mentre

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i volumi hanno subito una flessione del 3,6%. Tale andamento ha riflesso la contrazione dei consumi ed il conseguente aumento dei prezzi di cessione12.

Il settore della ristorazione chiude l’anno con una sensibile contrazione nel numero dei flussi di clientela con un saldo negativo di 15 punti percentuale, che ha determinato una sensibile flessione degli addetti in questo comparto13.

Per quanto riguarda le esportazioni, le stime riferite alle spedizioni a fine novembre 2012, evidenziano incrementi dei ricavi di un +7,5% ed una contrazione dei volumi del 9,1% rispetto al pari periodo dell’anno precedente. Le minori spedizioni hanno riguardato i vini sfusi per il 20,5%, i vini fermi per il 2,7% e gli spumanti per il 2,8%14.

La produzione di vino derivante dalla vendemmia 2012 si è attestata a 39,3 milioni di ettolitri inferiore di 8,3 punti percentuali rispetto al 2011 e di 12,5 punti percentuali rispetto alla media degli ultimi 5 anni15.

L’azienda Ca’ del Bosco, in un contesto di mercato “recessivo”, evidenzia una crescita dei volumi di vendita 2012 in incremento del

12

Fonte IRI.

13

Ufficio Studi Federazione Italiana Pubblici Esercizi.

14

Fonte I numeri del Vino su dati Istat.

15

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4,9% rispetto al 2011, tanto nel mercato domestico (+0,7%) che sui mercati esteri (+30,2%). I volumi consegnati sul mercato interno rappresentano 82,3% del totale (85,7% nel 2011) e le esportazioni il

17,7% (14,3% nel 2011).16

Nell’ultima tabella alla pagina seguente è stato riclassificato secondo il Normativa UE il conto economico relativo agli esercizi 2010 – 2012.

I ricavi dell’esercizio 2012 ammontano complessivamente ad Euro 25.143.790 (in aumento del 4,9% rispetto al 2011), comprendono la vendita di prodotti finiti per Euro 24.851.281 (+5% rispetto al 2011).

L’incidenza sui ricavi dei consumi di materie e servizi esterni, incluso le variazioni delle rimanenze e l’incremento delle immobilizzazioni per lavori interni è stato del 49,9% in crescita rispetto al dato rilevato nell’anno 2011 (48,1%).

Il costo del personale è incrementato rispetto all’anno precedente del 5,5% per un totale di Euro 4.247.170 rispetto ad Euro 4.024.074 dell’anno precedente soprattutto per la dinamica del costo del lavoro ed un incremento delle ore lavorate.

16

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Tabella n.3

A VALORE DELLA PRODUZIONE

1 Ricavi delle Vendite € 22.036.946 € 23.970.784 € 25.143.790 2 Variazione delle Rimanenze Finiti € 627.693 € 558.180 € 1.571.432 4 Incrementi Imm.x Lavori int. € 24.229 € 47.811 € 89.462 5 Contributi in c/esercizio € 75.000 € 134.273 € 164.174 5b Altri Ricavi € 507.691 € 235.857 € 223.109 Totale Valore della Produzione € 23.271.559 € 24.946.905 € 27.191.967 B COSTI DELLA PRODUZIONE

6 Per Materie Prime € 4.988.442 € 5.471.639 € 6.602.682 7 Per servizi € 6.240.029 € 6.708.050 € 7.432.949 8 Per Godimento Beni di terzi € 560.957 € 578.774 € 646.072 9 Per il Personale € 3.886.881 € 4.024.073 € 4.247.170 10 Ammortamenti e Svalutazioni € 2.566.820 € 2.739.635 € 2.782.441 11 Variazione Rim.Materie Prime -€ 183.999 -€ 664.651 -€ 602.995 13 Altri Accantonamenti € 64.889 € 220.289 € 334.498 14 Oneri diversi di gestione € 407.304 € 541.755 € 599.889 Totale Costi della Produzione € 18.531.323 € 19.619.564 € 22.042.706 Differenza (A-B) € 4.740.236 € 5.327.341 € 5.149.261 C PROVENTI ED ONERI FINANZIARI

16 Altri Proventi Finanziari € 11.732 € 12.623 € 6.558 17 Interessi ed Altri Oneri Fin. -€ 278.456 -€ 363.629 -€ 494.844 17b Utili e Perdite su Cambi € 226 € 5.571 -€ 2.712 Totale Proventi ed Oneri Finanziari -€ 266.498 -€ 345.435 -€ 490.998

Risultato Prima delle Imposte (A-B+C) € 4.473.738 € 4.981.906 € 4.658.263 22 IMPOSTE SUL REDDITO

Imposte correnti € 174.993 € 188.326 € 187.134 Imposte Differite -€ 7.914 -€ 7.914 -€ 7.914 Imposte Anticipate -€ 625 -€ 1.637 -€ 4.389 Proventi (oneri) Consolidato -€ 73.434 -€ 30.375 -€ 42.351 Totale Imposte Reddito € 93.020 € 148.400 € 132.480 23 Utile o Perdita di Esercizio € 4.380.718 € 4.833.506 € 4.525.783

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Il margine operativo lordo ha subito un decremento rispetto all’anno precedente dello 0,9% e si attesta ad Euro 8.360.804 e rappresenta il 33,3% dei ricavi, nel 2011 era Euro 8.434.029 e rappresentava il 35.2% dei ricavi.

Gli oneri finanziari netti ammontano ad Euro 488.286 pari all’1,9% dei ricavi e sono superiori del 39,1% rispetto all’anno precedente (Euro 351.006 e 1,5%) per l’effetto combinato dell’aumento dei tassi ed il maggiore indebitamento a breve termine (anticipazione di Euro 13.500.000 sui semilavorati).

Conseguenza, nonostante la forte crescita del fatturato nell’anno 2012 (+5%), il risultato prima delle imposte si attesta ad Euro 4.658.263 (18,5% dei ricavi), inferiore del 6,5% rispetto all’anno precedente (Euro 4.981.906, 20,8% dei ricavi).

L’esercizio chiude con un utile netto pari ad Euro 4.525.783 (18% sui ricavi) dopo avere stanziato imposte per Euro 132.480. L’esercizio precedente aveva registrato un utile netto pari ad Euro 4.833.506 (20.2% sui ricavi) ed imposte per Euro 148.400.

Il flusso di cassa generato dall’utile netto e dagli ammortamenti nel 2012 è stato positivo per Euro 7.388.946 rispetto ai 7.553.346 del 2011 (-2,8%) e rappresenta il 29,4% dei ricavi contro il 31,5% nell’esercizio precedente.

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Adesso analizziamo i principali indici di Bilancio:

1. R.O.E. (Return on Equity); questo indice misura la redditività netta del capitale proprio investito nell’azienda, è dato dal rapporto tra Utile Netto e Capitale Netto, nel caso in esame dopo un miglioramento nel 2011 quando l’indice è passato da 14.95% del 2010 al 15,56% del 2011, c’è stata una flessione marcata nel 2012 (14,06%) legata all’effetto combinato della maggiore capitalizzazione da una parte e minore utile dall’altra; 2. R.O.I. (Return on Investment); questo indice a differenza del

precedente considera il capitale investito nell’azienda (senza distinzione tra capitale proprio o capitale di terzi) e lo rapporta all’utile operativo (utile della gestione caratteristica al lordo degli interessi e degli oneri e proventi straordinari). Nel caso specifico anche in questo caso abbiamo un risultato variabile nel triennio, nel 2010 era pari al 8,21%, è migliorato nel 2011 (9,04%) è peggiorato nel 2012 (8,61%);

3. R.O.I – R.O.D; questo indice indica l’incidenza degli oneri finanziari sul risultato operativo ed è data da rapporto Utile Operativo + Interessi passivi su Capitale investito. Anche in questo caso si è in presenza di un andamento altalenante, il valore sale nel 2011 a 7,02% per contrarsi nel 2012 a 6,00%;

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4. R.O.S (Return on Sale); semplicemente indica la redditività media per unità di ricavo dell’utile operativo, anche per questo indice valgono le considerazioni svolte nell’analisi degli indici precedenti, il valore cresce nel 2011 dal 20,37% al 21,35% e decresce nel 2012 a 18,94%.

3.6 Considerazioni economico-aziendali sulla base dei bilanci in

oggetto

In chiusura della presenta analisi, non rimane che tracciare un breve quadro sulla situazione economica aziendale presa in considerazione.

Appare indubbio innanzitutto come Ca’ del Bosco presenti tutte le caratteristiche di un’azienda di grandi dimensioni che opera in un settore complesso e in costante evoluzione, con delle proprie peculiarità che derivano sostanzialmente dalla natura dei prodotti e della dinamiche di mercato conseguenti. Il fatto che l’azienda produca vini di alta qualità all’interno di un processo produttivo che può arrivare addirittura a sette anni impone l’utilizzo di ingenti quantità

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93

di capitale suddette al fine di dare vita a un movimento economico che necessita di un grosso insieme di risorse per poter essere messo in atto. Dalla lettura attenta dei bilanci degli ultimi tre anni si evidenzia come l’andatura degli investimenti strutturali sia stabile mentre al contempo le rimanenze di prodotto siano in incremento costante, e questo è la diretta conseguenza della natura del prodotto nel mercato unita al concretizzarsi di una strategia aziendale che mira a ottenere il massimo profitto anche nei tempi futuri, sfruttando il maggior valore ottenuto dalle bottiglie prodotte attualmente.

Abbiamo visto come l’insieme dei ricavi aziendali sia cresciuto in modo costante negli ultimi tre anni, e questo certamente evidenzia un insieme di scelte aziendali azzeccate nonostante il momento di crisi economica che abbia investito non soltanto l’Italia ma tutta la società occidentale. Da ultimo, l’analisi dei principali indici di bilancio dimostra come, nonostante delle fisiologiche flessioni derivanti dall’andamento altalenante del mercato, la situazione patrimoniale complessiva di Ca’ del Bosco sia da ritenersi certamente sana e con ottime possibilità di crescita ed espansione negli anni futuri.

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