CAPITOLO 3: LE DISABILITA' IN AMBITO SCOLASTICO
Le patologie che possono essere causa di disabilità sono numerosissime soprattutto nel campo di disabilità motorie: una persona può perdere l'uso della mano in seguito ad un ictus o a un incidente, o nascere non-vedente/sordo o con disordine neuromotorio che colpisce il sistema nervoso centrale nella fase di sviluppo (Paralisi cerebrali infantili).
Il deficit di moto, di cui mi voglio occupare nell'ambito di questo lavoro, comprende molte e complesse condizioni nelle quali la "funzione movimento", con le tante modalità di attuazione e i tanti significati che questo termine comprende, è alterata, ridotta. Il deficit di moto può riguardare molte e diverse funzioni motorie: è una competenza motoria dell'essere umano il cammino (deambulazione), ma anche la capacità di stare seduto, la motricità del capo (i movimenti del collo, della testa, della mimica del viso, della bocca, della lingua ecc.), la motricità delle braccia, delle mani e ancora, la motricità dei muscoli che ci permettono di respirare, di quelli che sono deputati al movimento degli occhi…
Le competenze motorie non sono separabili dalle strutture sensoriali e dalle capacità che queste strutture presiedono. Ai noti cinque sensi (vista, udito, tatto, gusto, olfatto) si deve aggiungere almeno un altro "senso", che è il senso cinestesico: quello che ci
permette di conoscere come il nostro corpo e le sue diverse parti sono posizionate rispetto allo spazio circostante e rispettivamente tra di loro.
L'organizzazione dell'atto motorio, nelle sue caratteristiche esecutive (l'orientamento spaziotemporale, l'inibizione alla diffusione degli stimoli e il processo d'integrazione somatica), le competenze di analisi visiva, l'adeguata conoscenza delle potenzialità di lavoro delle parti corporee, costituiscono le basi per l'evoluzione delle scelte motorie di adattamento alle variabili ambientali, premesse essenziali per accedere alle capacità prassiche.
Il movimento può essere danneggiato in uno degli aspetti che lo caratterizzano: tono muscolare, postura, coordinazione e prassia.
Con il termine tono muscolare si intende l’attività del muscolo che si mantiene e si adatta ai bisogni delle azioni da svolgere che si realizzano grazie alle cellule nervose che innervano il
muscolo.
La postura corrisponde all’atteggiamento spaziale assunto dal corpo umano in seguito a una distribuzione differenziata del tono muscolare dipendente dalla personalità, dallo stato
d’animo, dal sesso, dall’età e da eventuali patologie.
La coordinazione invece, è la capacità di eseguire un movimento, controllandolo e regolandolo in base alle necessità.
La prassia è l'abilità di compiere correttamente gesti coordinati e diretti al proseguimento di uno scopo.
Altre malattie che portano un deficit del movimento, sono conseguente a difetti della mente come il Ritardo Mentale, o a alterazioni del sistema nervoso centrale come la Paralisi Cerebrale Infantile.
Le disabilità che andrò a trattare sono: Disprassia (Goffaggine o Impaccio motorio) autismo, disturbi della lateralità e schema corporeo, cecità e sordità, Paralisi Cerebrali Infantile, Ritardo Mentale.
3.1 La Disprassia
Con il termine Disprassia si intende un deficit nell'organizzazione del movimento: sono perturbazioni nella pianificazione di uno schema corporeo e della rappresentazione spazio-temporale.
In questi casi il movimento appare scoordinato e maldestro e può verificarsi sia nelle prime fasi dello sviluppo (disprassia evolutiva) sia con il sopraggiungere di una causa specifica come un danno celebrare causato da un trauma (disprassia acquisita).
La disprassia investe sia a livello della motricità grossolana come camminare, correre, saltare, sia nella motricità fine e rende alcuni azioni della vita quotidiana difficili da compiere come per esempio vestirsi, battere le mani, allacciarsi le scarpe.
I bambini soprattutto possono trovare difficoltà anche a livello scolastico con problemi nella scrittura e problemi nella lettura per una difficoltà nel movimento oculare.
La disprassia può essere associata spesso a problemi nel linguaggio, di percezione e di elaborazione del pensiero: questo appare semplificato nella struttura sintattico-grammaticale ed alterato negli aspetti articolatori.
All'osservazione diretta, la disprassia può presentare questi sintomi:
• goffaggine: caratterizzata ma movimenti impacciati, alterati nelle sequenze temporali, maldestri e poco o affatto efficaci;
• posture inadeguate, dipendenti da scarsa consapevolezza del proprio corpo, le quali interferiscono sia sul mantenimento di un buon equilibrio sia sulla coordinazione del movimento;
• confusione della lateralità con difficoltà ad orientarsi nello spazio e di trovare il proprio posto in una situazione nuova;
• problemi di consapevolezza del tempo con difficoltà nel rispettare gli orari e nel ricordare i compiti nella giornata;
• ipersensibilità al contatto fisico e problemi a portare vestiti in modo confortevole; • problemi nell'eseguire attività fisiche come correre, prendere ed usare attrezzi, tenere
la penna e scrivere;
• ridotto sviluppo delle capacità di organizzazione, con conseguenti evidenti difficoltà nell'eseguire attività che richiedono sequenze precise;
• facile stancabilità;
• scarsissima consapevolezza dei pericoli;
• comportamenti fobici, compulsivi ed immaturi.
La causa rimane ancora sconosciuta: infatti non si riscontrano deficit neurologici che possano giustificare l'inizio della malattia.
La disprassia evolutiva si trasforma in una sotto-categoria: goffaggine/impaccio motorio. Le abilità di coordinazione motoria sono influenzate da condizioni neurologiche, ambientali e psicologiche: da qui la necessità di offrire alla persona tutti gli stimoli necessari affinché si verifichi un buon funzionamento del sistema nervoso e in particolare dell’apparato senso motorio e un’adeguata integrazione delle informazioni dei diversi sistemi percettivi (sistema visivo, cinestesico, acustico, tattile e dell’equilibrio). Ciò si traduce attraverso un’educazione motoria che tenga conto di un ottimale sviluppo delle capacità di apprendimento e sviluppo motorio, che consiste nell’assimilazione e nell’acquisizione di movimenti precedentemente non posseduti, che devono essere stabilizzati ed automatizzati.
3.1.1 Goffaggine/Impaccio motorio
Per impaccio motorio si intende una serie di gesti goffi e pesanti o un'impossibilità a ottenere un rilassamento muscolare attivo che può arrivare a irrigidimento muscolare.
Il bambino goffo ha inoltre una difficoltà specifica nella percezione somatocentrica del proprio movimento: ha cioè difficoltà nell’utilizzare il proprio corpo come matrice di azioni e spostamenti nello spazio.
Riscontrano problemi nel tono e mantenimento della postura, nella coordinazione e nell'equilibrio, i movimenti sono poco efficaci con deficit di velocità e destrezza.
Anche qui, abbiamo problemi nella motricità fine con una mancata coordinazione oculo-manuale e talvolta tremori.
Nei goffi inoltre è stato riscontrato una minore sensibilità visiva, sia nella competenza legata all’individuazione delle forme degli oggetti sia in quella relativa all’identificazione del movimento-posizione degli oggetti.
3.2 Autismo
L'autismo non è catalogata come disfunzione motoria, ma come un disturbo globale della funzione cerebrale, ma ho voluto fare un piccolo accenno perchè molte volte i bambini autistici hanno delle difficoltà nell'apprendimento e nel svolgere alcuni compiti motori. L'autismo è un disturbo generalizzato dello sviluppo che si evidenzia sin dall'infanzia, intorno a secondo/terzo anno di età, che comporta problemi a livello della comunicazione, socializzazione ed immaginazione.
Come prima accennato, si pensa che la causa dell'autismo sia data da un'interruzione dello sviluppo celebrare in fase precoce della vita intrauterina.
Molte sono le conseguenze dell'autismo ed ogni caso è diverso dall'altro: una persona può manifestarlo attraverso un atteggiamento completamente assente, mentre altri esattamente l'opposto.
Per quanto riguarda l'attività motoria, adatto per questo argomento, alcuni bambini sviluppano la capacità di gattonare o camminare più tardivamente rispetto al normale e manifestano nel corso dello sviluppo movimenti del corpo stereotipati.
auto-stimolatori (ad esempio quelli stereotipati non finalizzati: dondolarsi, agitare le mani), autolesionistici (mordersi le mani, picchiare la testa), problemi del sonno e dell'alimentazione, scarso contatto di sguardo, insensibilità al dolore, iper/ipo-attività e deficit dell'attenzione.
Una caratteristica abbastanza comune nell'autismo è il comportamento “insistentemente ripetitivo” o “insistentemente perseverante”. Molti sono estremamente insistenti sulle routine e se vengono cambiate, anche di poco, possono sconvolgersi o diventare collerici.
Uno dei trattamenti di soggetti autistici finora più sottoutilizzati è l'esercizio fisico. Ovviamente, esso è importante per tutti, specie per gli autistici. Diversi studi hanno dimostrato che un vigoroso o duro esercizio è spesso associato con la diminuzione delle stereotipie, dell'iperattività, dell'aggressività, dell'autolesionismo e degli atteggiamenti distruttivi.
La tendenza all’isolamento dei bambini autistici, unita alla frequente comparsa di comportamenti problema di natura aggressiva diretti verso gli altri e alla difficoltà di comprendere gli stati d’animo e le intenzioni altrui, rendono estremamente difficile l’integrazione nel gruppo, specialmente quando si ha a che fare con bambini piccoli. È indispensabile coinvolgere i compagni informandoli, con parole adatte alla loro capacità di comprensione, sui problemi del bambino autistico e chiedendo loro una collaborazione attiva per superarli.
Si possono proporre attività da svolgere nel piccolo gruppo, senza mai forzare la partecipazione e senza lasciare che l’introduzione di nuove persone nel gioco significhi un aumento di fattori imprevedibili o una variazione di alcuni elementi quali ad esempio il luogo di svolgimento e la durata del gioco. Se il bambino interagisce positivamente con due o tre bambini si può provare a proporgli un’attività particolarmente gratificante all’interno di un gruppo sempre più grande, per poi passare a differenziare maggiormente le attività in base al livello di interesse e di difficoltà e ridurre gradualmente la mediazione dell’adulto.
3.3 Disturbi di lateralità e schema corporeo
La lateralità è un processo naturale facente parte del percorso evolutivo dello schema corporeo. La maturazione della lateralità è peraltro fortemente implicata nello sviluppo
dell'organizzazione spazio-temporale, poiché consente di prendere e consapevolezza del lato destro e sinistro del corpo ed ovviamente di prediligerne una parte nell'esecuzione di alcuni compiti.
Quindi, in poche parole, con lateralità si intende la predominanza funzionale di un lato rispetto all'altro; si può già intravedere intorno ai 5-6 mesi di vita con i primi tentativi del bambino di afferrare gli oggetti, dove una mano raggiunge lo scopo prima dell'altra.
I disturbi di lateralità, cioè quei disturbi che si realizzano a livello psico-motorio quando c'è una scarsa regolazione del tono ed il movimento non è più eseguito in maniera fluida, si esprimono con: impaccio, lentezza motoria, sincinesie.
Altri disturbi che possono verificarsi durante la fase di sviluppo sono: tensione muscolare, disgrafia, disattenzione, disturbi della coordinazione del movimento, ansia, aggressività, insicurezza.
Una lateralità non ben definita può portare a:
-Disomogeneità e disarmonia nel corpo
- Difficoltà a capire ed interiorizzare destra e sinistra su se stessi e sugli altri - Problemi di orientamento nello spazio quotidiano
- Problemi di orientamento nel foglio. - Difficoltà nell’eseguire operazioni matematiche.
- Difficoltà in geometria e in geografia.
- Difficoltà di ragionamento e difficoltà di scrittura. 12
Un esercizio molto utile è proporre al bambino nel processo di sviluppo della lateralità, per un completo e corretto sviluppo motorio, la capacità di individuare la destra e la sinistra sul corpo di un'altra persona e di proiettare questi rapporti rispetto gli oggetti e allo spazio in generale; deve saper imitare alcune azioni proposte e su comando: sul proprio corpo e su quello del terapista, in rapporto agli oggetti, in relazione allo spazio. I giochi dovranno essere svolti per la conoscenza e il rinforzo della lateralità della mano, da eseguire in diverse posizioni (stazione eretta, seduti, in ginocchio, in situazione di decubito) come: afferrare e poi lanciare un palla con entrambe le mani contemporaneamente, solo con la destra, solo
con la sinistra, con la destra e la sinistra alternate; far rotolare la palla con entrambe le mani e poi con prima la destra e poi la sinistra; lanciare la palla con precisione in un cerchio; con la mano destra toccare l’occhio sinistro e viceversa; colorare con la destra e tenere il foglio con la sinistra.
Quindi si dovrà puntare sullo sviluppo della capacità coordinative generali e speciali, e sugli schemi motori di base.
3.4 Cecità e sordità
Per cecità si intende la perdita parziale o nulla della percezione ottico-visiva, la quale può essere congenita, acquisita o da affezioni dell'apparato visivo o da traumi.
La sordità è una condizione di minoranza o totale mancanza di udito, derivante da malattie, malformazioni o traumi.
La condizione di “disabilità visiva” più che la sordità, comporta molte volte a disabilità motorie: come la scrittura, la capacità di movimento autonomo nell'ambiente e di auto-gestione delle attività nella vita quotidiana.
La persona non-vedente potrà essere autonoma in alcune attività ma non in altre: per esempio essere in grado di deambulare autonomamente con ausili ottici ma non di
notte, oppure essere in grado di camminare perfettamente in presenza di determinate condizioni di illuminazione, ma assolutamente dipendente se le condizioni variano.
Quindi i livelli di disabilità possono variare non solo per il tipo di menomazione, ma anche in rapporto di alcuni fattori specifici dell'individuo e per i fattori ambientali.
In questa tipologia di casi, è molto importante far un'attività fisica che riguardi soprattutto il rinforzo delle capacità coordinative speciali e la motricità fine: il non-vedente cosi, ottiene sempre di più la massima autonomia personale cosi da non dipendere da altri per alcuni compiti.
La sordità è una condizione meno delicata della cecità, ma che può comportare anch'essa molte difficoltà.
Nel campo motorio, la sordità comporta la mancanza di coordinazione uditivo-motoria: è la facoltà molto precoce per cui uno stimolo – segnale uditivo comporta un movimento di risposta come voltare la testa verso la fonte del suono, alzare la mano..ecc
Un intervento educativo deve tener conto delle capacità motorie e intellettive. A tal fine bisogna valutare con prove specifiche: le capacità motorie globali, la coordinazione del movimento, le capacità posturali, la coordinazione oculo-manuale, le capacità percettive e operative, la qualità delle capacità prassiche, l’evoluzione della conoscenza dello schema corporeo, l’organizzazione spazio-temporale, la creatività nel gioco, le capacità attentive e di memorizzazione, la lateralità.
L'obiettivo è quello di far conoscere alla persona sorda lo schema corporeo: dovranno essere proposti giochi, soprattutto con l'aiuto dei piccoli attrezzi, per sviluppare le capacità sensoriali e quindi manipolare, toccare, classificare secondo la forma gli oggetti, aiutarlo a conoscere l'ambiente e sentirsi al sicuro.
Sia che si lavori con un non-vedente sia si lavori con un sordo, in entrambi i casi è importante che l'ambiente sia favorevole per le loro condizioni ma soprattutto accogliere queste persone in un gruppo, farle sentire parte di esso, trovare sempre un contatto: porgere loro la mano, o prenderli “sotto-braccio” li aiuta nella pratica degli esercizi.
3.5 Paralisi Cerebrale Infantile
I disturbi della funzione motoria sono tutti riconducibili a danni e lesioni o dell’apparato esecutivo, si parla pertanto di danno periferico a carico dei muscoli o di arti (es. ipo-atrofia, distrofia, amiotrofia), oppure del sistema nervoso centrale ed in questo caso si parla di
danno centrale.
Il danno centrale può essere a sua volta classificato in danno specifico se riguarda un’area localizzata deputata alla motricità, danno aspecifico se non è localizzato in una precisa area anatomica del sistema nervoso centrale. Qui illustreremo una delle più significative patologie da danno centrale specifico: la paralisi cerebrale infantile da qui in avanti denominata PCI.
La PCI è un disordine del movimento e della postura dovuto a un difetto o ad una lesione del cervello ancora immaturo. La caratteristica peculiare delle PCI che le distingue da altre forme di disturbo motorio è la precocità della lesione che riguarda appunto un cervello non ancora ben strutturato, e la sua stabilità. Ciò significa che se l’entità anatomo-patologica del danno permane lo stesso per tutta la vita, la sintomatologia neuromotoria cambia a seconda
dello sviluppo del bambino e della sua maturazione cerebrale.
L'incidenza delle paralisi cerebrali infantili, che nei paesi occidentali risulta ormai stabile da alcuni anni, è di 2-3 casi ogni 1.000 nati vivi: è significativamente più elevata nei bambini nati prematuri e nei neonati di peso inferiore ai 1500 g. Queste particolari categorie di bambini, infatti, hanno una maggiore probabilità di andare incontro a fenomeni di alterazione prolungata del flusso cerebrale, indipendentemente dalle caratteristiche del parto, a causa dell'immaturità dei loro sistemi di regolazione fisiologica. La prevalenza è complessivamente stimata intorno a 1:500 bambini in età scolare.13
Le cause della PCI sono pre- peri- e post-natali (in genere al 3°-4° giorno di vita) e sono le più varie: vanno dalle malformazioni congenite del sistema nervoso centrale e da fattori genetici per le PCI pre-natali, alle emorragie intracerebrali, alle asfissie durante i parti, alle infezioni, agli agenti tossici e alle carenze di ossigeno nelle fasi peri- e post-natali.
La disfunzioni motorie che vengono classificate in base alla caratteristiche del movimento sono: la più classica nella PCI è la Sindrome Spastica14: è un disturbo a carico del sistema piramidale (quello deputato ai movimenti volontari) caratterizzata da un’anomalia del tono muscolare; poi abbiamo le forme atetosiche con disturbi dell'equilibrio e movimenti non controllati e le forme atessiche-distoniche con movimenti parassiti, fluttuazione del tono muscolare.
“La disabilità motoria riferibile agli individui affetti da PCI rappresenta un ostacolo
fortemente pregiudizievole dello sviluppo cognitivo dato che la mancanza di esperienze connesse al movimento corporeo limita enormemente la creazione di quegli schemi percettivo-motori che piagetianamente caratterizzano l’intelligenza del bambino.”15
---
13.www.wikipedia.it
14. Spastico: Con questo termine si designa un segno clinico che consiste in un abnorme aumento del tono muscolare che può originare da una lesione del cervello o del midollo spinale. Una caratteristica della spasticità è che l'aumento del tono muscolare dipende dalla velocità del movimento, ovvero aumenta con l'aumentare della velocità del movimento. Essa provoca il cosiddetto effetto a "serramanico" nei movimenti passivi degli arti e coinvolge sia i muscoli agonisti che antagonisti, interferendo così sia con la flessione che con la estensione di un segmento corporeo. La spasticità è sempre accompagnata da un disturbo della forza muscolare e viene oggi considerata un segno clinico "parapiramidale".
15. “Approccio integrato alla riabilitazione del bambino con paralisi cerebrale, le competenze multidisciplinari e la terapia centrata sulla famiglia” Editore: Franco Angeli 2011
Quindi, in definitiva, si può sostenere che le paralisi del sistema nervoso centrale non investano esclusivamente il movimento, ma attraverso le limitazioni di quest’ultimo riguardino tutta una serie di facoltà ed abilità (percettive, prassiche, cognitive, sensoriali, comunicative, relazionali) che determinano lo sviluppo di un individuo.
Le cause della PCI sono pre- peri- e post-natali (in genere al 3°-4° giorno di vita) e sono le più varie: vanno dalle malformazioni congenite del sistema nervoso centrale e da fattori genetici per le PCI pre-natali, alle emorragie intracerebrali, alle asfissie durante i parti, alle infezioni, agli agenti tossici e alle carenze di ossigeno nelle fasi peri- e post-natali connesse al movimento corporeo, limita enormemente la creazione di quegli schemi percettivo-motori che caratterizzano l’intelligenza del bambino.
Quindi, in definitiva, si può sostenere che le paralisi del sistema nervoso centrale non investano esclusivamente il movimento, ma attraverso le limitazioni di quest’ultimo riguardino tutta una serie di facoltà ed abilità (percettive, prassiche, cognitive, sensoriali, comunicative, relazionali) che determinano lo sviluppo di un individuo.
3.6 Ritardo Mentale
“Il ritardo mentale è una grave alterazione della mente che si manifesta come una sindrome psichiatrica globale legata al difetto dello sviluppo delle funzioni astrattive della conoscenza e dell'adattamento.”16
Si possono aggiungere disturbi della personalità, della condotta, del linguaggio, delle funzioni percettive e motorie ; si tratta di una sindrome complessa, che compromette molte delle funzioni umane.
Il movimento è limitato, il linguaggio è povero, la persona affetta da ritardo mentale non è più in grado di badare a se stesso.
I sintomi sono molti per gli aspetti cognitivi, affettivi e adattivi: – difetti percettivo, nell'elaborazione delle varie informazioni
– difetti di organizzazione motoria che compromette la capacità di programmare il movimento e lo rendono goffo, impacciato, maldestro, disarmonico
difetti nel linguaggio – disturbi della condotta
Possiamo classificare il ritardo mentale a seconda del grado di QI17:
– da 50 a 70 si parla di ritardo mentale lieve – da 40 a 50 si parla di ritardo mentale medio – da 20 a 40 si parla di ritardo mentale grave
– inferiore a 20 si parla di ritardo mentale gravissimo
Ci sono poi i casi limite o borderline18 cognitivi, che hanno un QI compreso tra 70 e 90. Questa classificazione è stata approvata dalle più importanti classificazioni internazionali come l' International classification of disease (ICD) pubblicata dall'OMS.
Nel nostro caso, vorrei soffermarmi sui difetti motori del ritardo mentale: l'evoluzione di un deficit motorio è molto spesso benigna, ma già nello sviluppo possiamo notare goffaggine, disprassie, difetto di abilità, scarsa originalità dei movimenti.
Naturalmente quando siamo di fronte al ritardo mentale grave e gravissimo, la persona non è in grado di effettuare nessun compito della vita quotidiana, l'assistenza deve essere sempre garantita 24 ore su 24.
Il decorso del ritardo mentale è influenzato dal decorso delle condizioni mediche generali sottostanti e da fattori ambientali (per es. opportunità scolastiche e altre opportunità, stimolazione ambientale e adeguatezza della gestione). Se la condizione medica generale sottostante è statica, è più probabile che il decorso sia variabile e dipendente da fattori ambientali. Il ritardo mentale non dura necessariamente tutta la vita. Soggetti che erano affetti da un Ritardo Mentale Lieve nei primi anni di vita, manifestato con incapacità nei compiti di apprendimento scolastico, con un training e opportunità adeguati sviluppano buone capacità adattive in altri ambiti, e possono non presentare più il livello di compromissione richiesto per la diagnosi di ritardo mentale.
---17. quoziente intellettivo: è un punteggio ottenuto tramite uno dei molti t est standardizzati con lo scopo di misurare l'intelligenza. tali test sono utilizzati per valutare lo sviluppo intellettuale dell'individuo. persone con qi basso sono a volte inserite in speciali progetti di istruzione.
18. E' un disturbo di personalità che viene sinteticamente descritto come patologia caratterizzata da instabilità pervasiva dell'umore, delle relazioni interpersonali, dell'immagine di sé, dell'identità e del comportamento, e una più generale anomalia nella percezione del senso di sé. Le donne ne sono più colpite degli uomini, in genere