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PASOLINI E I POETI ANTICHI

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Academic year: 2021

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U

NIVERSITÀ DI

P

ISA

Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica Dottorato regionale “Pegaso” - Toscana Corso di dottorato in Scienze dell’Antichità e Archeologia Curriculum: Filologico - Letterario

CICLO XXXI

PASOLINI

E

I

POETI

ANTICHI

Scuola, poesia, teatri

TUTOR

Prof. Alessandro GRILLI

CANDIDATO Andrea CERICA

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! 3

Ai miei con amore,

e a tutti i genitori del mondo (anzitutto metaforici)

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! 4

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! 5

Andrea si è perso

DE ANDRÈ

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I

NDICE

Introduzione. Poeta fra i poeti 9

Ringraziamenti 13

Capitolo zero. Archaiologia, o: il discorso sui maestri 15

0.0. Liceo Manin, 1933-1935: i disegni, lo scudo e le carte di Omero 16

0.1. Liceo Galvani, 1937-1939 28

0.1.1. Mario Borgatti e Alberto Mocchino . 31

0.1.2. Carlo Gallavotti, Virgilio e i lirici greci (I) 35

0.2. Università di Bologna, 1939-1945 44

0.2.1. Il superuomo Coppola, fra lirici greci (II) e Lucilio 46

0.2.2. Edipo in tuta, Edipo in coturni: Fulchignoni e l’Edipo all’alba 53

0.2.3. Corpi scolpiti (I): il manuale di Pericle Ducati e Il giovine della primavera 58

0.3. Due maestri ex libris 62

0.3.1. Pascoli e gli «antichissimi oggetti greci» 62

0.3.2. Kavafis e lo slancio vitale di Iasis: corpi scolpiti (II) 79

0.4. Un excursus: Pasolini insegnante di latino a Casarsa, Valvasone e Ciampino (1943- 1954) 86

Parte I – Grecia lucente,1941-1950 Capitolo primo. Poesia (greco-latina) a Casarsa 95

1.1. Lirici greci nell’Urtext di Poesie a Casarsa: tra classicismo scolastico e classicismo ermetico 98

1.2. Amore per la morte: la Saffo friulana 106

1.2.1. Tonuti Spagnol, l’Adone divorato da Narciso 117

1.2.2. La Saffo degli amici (Serra e Bemporad) 132

1.3. I tragici greci nella poesia e nel teatro friulano: la morte degli altri 136

1.4. «Oh Virgilio, Virgilio»: radici bucoliche tra agape, eros e thanatos . 153

1.5. Decentrare il classico (I): Coleo di Samo, tra geografia e filosofia 168

Parte II – Squarci di Roma, 1950-1965 Capitolo secondo. Ex praecordiis: poesie e prose romane all’insegna di Lucilio 185

2.1. Il realismo (e l’eros) di Petronio e Lucilio 188

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Capitolo terzo. Dalla tragedia a De Martino 217

3.1. Squarci di tragedia greca nelle poesie 223

3.2. Il pianto antico: da Stendalì ai film “greci” 234

Capitolo quarto. Pasolini traduttore classico . 255

4.0. La recensione di Degani: fu vera filologia? 259

4.1. Orestiade e Il vantone: le traduzioni di successo 264

4.2. Gli abbozzi: altre due traduzioni per la scena? 269

4.2.1. Antigone, vv. 1-281 269

4.2.2. Eneide I, vv. 1-304 . 283

4.3. Un excursus: le “traduzioni” di Edipo re e Medea 297 Parte III – Tragici contro, 1966-1971

Capitolo quinto. Il teatro di Dioniso nel buio del ’68 305

5.1. Una Grecia (quasi) ‘solo’ barbarica: il teatro e il cinema del ’66 . 307

5.2. Trasumanar e organizzar: l’altruismo di Meneceo-Panagulis e il «terrore» demarti-

niano di Maria 320

Parte IV – Eleusi km 0, 1972-1975

Capitolo sesto. «L’ultimo degli antichi»: Petrolio/Vas 339

6.1. Decentrare il classico (II): sesso e antropologia 340

6.2. Ridere di tutto: il cinismo di Luciano’o Sarracino 343

6.2.1. Tra satira, performance cinica e poesia . 343

6.2.2. Dalla recensione lucianea all’Appunto 84: mordere personaggi da «rotocalco» 351

6.2.3. Per una satira del successo: Appunti 32, 97 e 129c . 356

Bibliografia

1. Fonti primarie . 369

1.1.1. Opere (cartacee) di Pasolini . 369

1.1.2. Edizioni DVD dei film discussi . 370

1.2.1. Classici greci e latini e traduzioni . 370

1.2.2. (Alcuni) libri di scuola di Pasolini . 373

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INTRODUZIONE

POETA FRA I POETI

Il titolo dell’introduzione e Pasolini e i poeti antichi potrebbero sembrare a chi banali a chi persino fasulli perché questa tesi sulle fonti antiche degli omnia pasoliniani non tratta solo di poesia latina e greca ma di altri generi letterari e tocca pure ambiti non letterari sia dell’antichistica (storia dell’arte, antropologia) sia degli studia humanitatis contemporanei (cinema, pedagogia, storia); tuttavia non sono farlocchi perché la mia ricerca ha avuto per primo oggetto di analisi la poesia e come primo metodo di analisi quello della vecchia critica storico-letteraria: nel corso del triennio ho sì studiato tutti e dieci i Meridiani ‘poetici’ (poetici in senso cocteauiano), eppure, poiché il nostro cominciò la propria attività creativa come poeta e, nonostante le diverse metamorfosi e l’eclettismo, rimase sempre tale, creando a fianco dei versi tout court prose poetiche, ‘cinema di poesia’, tragedie in versi, articoli poetici, etc., e poiché lesse, spiegò, tradusse soprattutto poeti antichi, era inevitabile concentrarsi sui due Meridiani poetici

stricto sensu – dopo l’iniziale ricognizione di tutta l’opera. Rinnovando con il titolo

dell’introduzione quello della tesi voglio porre al centro la poesia perché oggi non lo si fa a sufficienza: nell’ambito specifico della letteratura su Pasolini e i classici antichi si sono privilegiati e si continuano a privilegiare il cinema e il teatro; e sia nella critica generale sia nella cultura, sia in Italia sia soprattutto nel mondo, il nostro poeta è conosciuto principalmente come regista (e in secondo luogo come narratore). Insomma, oggi più di un tempo si leggono poco i versi e invece, senza nulla togliere al cinema, alla narrativa, agli scritti giornalistici, proprio essi meriterebbero un’attenzione maggiore (anche a prescindere dagli echi antichi discussi qui): perché è l’evoluzione dai versi incerti anteriori a Poesie a Casarsa a quelli giovanili, per quanto freschi già potenti, e dalle raccolte più celebri fino alla poesia eclettica e metamorfica del cinema, del teatro e infine di Petrolio/Vas, il maggiore lascito che Pasolini ci ha lasciato e il principale motivo della sua monumentalità; in altre parole, nonostante i piccoli singoli capolavori, ciò che più conta, come già segnalava chi prima di me si è avventurato negli

omnia, è l’insieme, la tensione evolutiva incessante, sempre in fieri1. Anche per questo, dunque, non solo per deformazione professionale la mia tesi parla di poesia in una prospettiva storico-letteraria, ossia cerca di ricostruire il contributo dei poeti antichi alla poesia di Pasolini dai testi adolescenziali fino al celebre romanzo postumo, e con enfasi più sull’evoluzione complessiva di tale classicismo che su singole opere o stagioni creative. Esiste però un’altra ragione: la presente prospettiva storica discende anche !

1 «Scriveva tutti i giorni, e conservava tutto; con un talento che non aveva paura di sprecarsi. Montale è un poeta

migliore di lui, la Morante è un narratore [sic] più indiscutibile, Fellini è un regista più grande di lui: ma lui sta lì, messo di traverso, e non riusciamo a scordarcelo. [...] Si ha sempre l’impressione che [...] il suo “capitale poetico” non sia mai stato investito interamente in una singola opera» (SITI 2015, p. 232).

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dalla singolare simbiosi tra vita e opera; cioè credo che un autore così grafomane, Narciso e ‘impuro’2 vada studiato e spiegato passo dopo passo, seguendone la progressiva crescita.

Dei testi “latini” e “greci” di Pasolini si è iniziato a discutere, in sede critica, con interesse vieppiù crescente solo a partire dagli anni ’90 del secolo scorso: prima di allora erano già stati pubblicati diversi articoli e recensioni, eppure quasi tutti di modesto valore; nel 1994 a Fisciano e nel 1996 ad Aix-en-Provence si svolsero due convegni sulla sua opera in rapporto ai modelli ‘antichi’3, con unico riguardo per i testi macroscopici, cioè per il cinema, le tragedie e le traduzioni da Eschilo e Plauto – quasi gli stessi oggetti illuminati dal libro di Massimo Fusillo, pubblicato nel 1996 e riedito nel 2007. La Grecia secondo Pasolini è la pietra miliare della letteratura critica sul tema, uno studio tuttora valido e raccomandabile non soltanto per la profondità di analisi ma anche per la prima applicazione del principio della panopsia al nostro caso di studio, ossia per il primo tentativo di leggere le opere ispirate al mondo classico senza dimenticare tutto il resto del corpus pasoliniano (poesie comprese): ed è proprio per quest’ultimo aspetto che la fortunata monografia è stata pionieristica e lungimirante e mi ha esortato a fare altrettanto o, per meglio dire, ancora di più; facilitato dall’edizione dei Meridiani (1998-2003), che ha reso accessibile una ricchissima mole di testi inediti (o solo parzialmente editi) ignoti a Fusillo, io ho potuto continuarne l’opera estendendo il campo di indagine dal cinema-teatro degli anni ‘60 agli omnia a oggi editi, cioè dall’Edipo all’alba e dall’Urtext di Poesie a Casarsa (I confini) fino a Petrolio/Vas4. Il

magistero di Fusillo non ha tuttavia illuminato esclusivamente il sottoscritto, ha avviato un’intera nuova stagione della presente letteratura: dopo di lui e dopo l’edizione sitiana, i letterati e le letterate hanno prodotto contributi sul medesimo tema sempre più frequenti, e alcuni di essi si sono rivelati profondi quasi quanto l’opera del maestro. Penso soprattutto al saggio di Leopoldo Gamberale, debitore nei confronti di Fusillo fin dal titolo (Plauto secondo Pasolini, 2006); e in atti di convegni, in volumi collettanei o in rivista non sono mancati altri fini interventi: come quelli di Walter Siti, Andrea Rodighiero, Stefano Casi, Federico Condello, Paolo Lago, Emanuele Trevi, Silvia De Laude, Giulia Bernardelli, Francesco Morosi, Sotera Fornaro (nonché Fusillo medesimo, più volte tornato sul tema)5. Né sono mancati altri convegni interamente

dedicati alla produzione “greco-latina” del nostro, come quello udinese-casarsese del 20026 o quello – divulgativo – di San Vito al Tagliamento, curato nel 2015 da Alberto Camerotto; addirittura, il 14 marzo 2018 si è svolto a Caen un incontro su una singola !

2 Per la definizione critica di ‘impurità’ cfr. infra, n. 39 (cap. 6). 3 T

ODINI 1995 e PRALON 1997a.

4 Ma la tesi dimostra in realtà che i periodi ‘quantitativamente’ più produttivi in termini di riscritture dell’antico

furono gli anni ’40 e ’60, pertanto la principale integrazione alla monografia di Fusillo sta nell’analisi del periodo giovanile.

5 Fini, beninteso, alcuni di più altri di meno: chi vorrà leggere per intero la tesi scoprirà le riserve che possono

essere mosse dalla singolare prospettiva di un secondo pionieristico studio panottico.

6 F

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opera, la traduzione in romanesco del Miles gloriosus plautino7. Benché tutti i critici e tutte le critiche appena menzionate abbiano esteso lo sguardo al di là dei loro singoli oggetti di studio, ancora nessuno – tra loro e fra gli altri – ha avuto il desiderio, la pazienza e soprattutto la fortuna di avere molto tempo a disposizione per applicare alle estreme conseguenze il principio della panopsia e approfondire ‘davvero’ la monografia miliare. La mia ricerca non si contraddistingue però da tutte le altre solo per aver messo al centro per la prima volta l’intero classicismo di Pasolini, ma inoltre per il particolare risalto riservato all’inedito e al microscopico e per aver individuato le fonti sia tramite un’analisi comparata del corpus pasoliniano e quello dei poeti antichi a lui cari (da Omero a Luciano, da Lucilio a Virgilio, da Alceo a Euripide, da Plauto a Petronio, etc.) sia attraverso un esame storico-culturale: da un lato, cioè, assieme alle opere celebri ho studiato con cura pure i molti testi minori che il poeta preferì non pubblicare o che, quando editi, passarono inosservati; dall’altro ho provato a lumeggiare la genesi di questi ultimi o di alcuni fra i versi più famosi inquadrandoli grazie a un’indagine filologica attenta e alle loro fonti testuali (o iconiche) e alla mediazione in carne e ossa dei ‘maestri’. La ricognizione attenta di tale corpus “minore”8 risulta importante non soltanto perché inedita, ma perché rivela un grande sommerso e ci lancia dunque un monito: che l’amore di Pasolini per i poeti antichi non è mai stato prevaricatore, una passione anzi alla quale si poteva rinunciare o che si poteva dimenticare, a premio su altre letture e altre riscritture; né ha prodotto sempre capolavori, come invece alcuni critici e alcune critiche vorrebbero far credere. Poiché la mia è una ricerca scientifica originale, ossia non compilatoria né divulgativa, ho scelto di privilegiare nella seguente esposizione proprio le opere e gli anni poco o nulla indagati e pure numerosi testi di scarso valore letterario: beninteso, ho mantenuto ben ferma l’idea di uno sguardo su tutta la linea evolutiva e quindi ho trattato anche di opere note quali Edipo re,

Orestiade, etc., però ho cercato il più possibile di introdurre nella discussione critica

argomenti ‘nuovi’ – più della metà della tesi (capp. 0-3) si fonda su quanto è stato omesso fino a oggi – affinché nei prossimi anni chi vorrà seguirmi possa approfondire ulteriormente la letteratura critica: credo infatti che più di studiare i testi la cui “grecità” o “latinità” è macroscopica, e sui quali sono già state spese molte parole ficcanti, sia necessario estendere e acuire ancora di più il mio sguardo sviluppando una nuova comparazione fra Pasolini e le new entry (per esempio Lucilio o Virgilio sul versante della poesia; o Gallavotti, Coppola o Mondolfo su quello dei Maestri e dei mediatori più e meno illuminanti).

Resta da affrontare un ultimo punto: proprio i Maestri; ossia che la tesi ha la singolarità di presentare una sorta di seconda introduzione, di dimensioni così notevoli da fungere da crepidoma e da vera premessa al discorso che ho cercato di sviluppare nel !

7 Omaggio a Pier Paolo Pasolini. I classici di un classico contro, svoltosi al Teatro Arrigoni di San Vito al

Tagliamento il 4 dicembre 2015, e Modernité de l’Antique. Il vantone, una variation pasolinienne, curato da Marco Borea, Rosana Orihuela e Raphaëlle Hérout presso l’Università di Caen, sono gli unici due convegni che non hanno prodotto – né produrranno – degli atti e risultano perciò assenti nella bibliografia finale.

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corso dei sei capitoli. Se a grandi linee la prima e la seconda parte vertono sulle opere giovanili e la terza e la quarta sui testi maturi9, il capitolo zero tratta invece della eccezionale formazione classica di cui Pasolini poté fruire tra il Liceo Galvani di Bologna e l’Alma Mater; ho infatti deciso di raccontare non solo la storia di una lunga evoluzione inter- e intra- testuale ma persino l’incontro evenemenziale da cui quella è scaturita (così come questo emerge sia dai documenti d’archivio sia dai testi scolastici e scientifici): l’ho fatto nella profonda convinzione che non soltanto le opere più precoci celino il segno dei maestri che per primi hanno acceso e ravvivato la curiosità del poeta per il mondo classico, bensì la sua intera vita; il capitolo zero si chiude appunto con una divagazione sul Pasolini in-segnante di latino, un excursus di fondamentale importanza per il quarto capitolo10.

In sostanza la mia tesi vorrebbe aprire il terzo tempo della letteratura su Pasolini e l’antico e – obiettivi ancora più importanti – gettare nuova luce sia sulla tradizione classica italiana contemporanea sia sull’intero corpus del nostro; e chiudo perciò con il doppio auspicio che più mi sta a cuore. Se in principio ambivo tirannicamente (e ingenuamente) a dire tutto quello che c’era da dire sulla produzione “latina” e “greca” di Pasolini, dopo tre anni di studi matti ho compreso che «nun esiste la fine»11 e dunque, congedandomi dalla tesi, auspico che lei – sì, lei!12 – costituisca solo un nuovo punto di partenza, che lasci cioè un segno in chi ha un processore più capace del mio, un animo più calcentero e curioso del mio, strumenti più innovativi dei miei, nonché una capacità retorica più affinata: insomma, che tale erede un giorno possa scrivere una monografia che avvii il quarto tempo; e, soprattutto (!), che Paolina induca a leggere e a rileggere un’opera che può aprire la mente (e il cuore) ma di cui troppo spesso si parla e si scrive con superficialità.

Pisa, ottobre 2018

!

9 ‘A grandi linee’ è d’obbligo perché ho cercato di illuminare anche molteplici aspetti intratestuali e pertanto di

una singola opera si può trovare menzione in diversi capitoli.

10 Se questo studio documentale è un’assoluta novità per gli studi pasoliniani, non lo è invece per chi si occupa di

tradizione classica: per esempio Marian Makins ha recentemente dimostrato che per l’episodio delle Paludi morte l’autore de Il Signore degli Anelli attinse dalla descrizione tacitiana della selva di Teutoburgo, un brano che Tolkien conosceva bene perché proprio sui primi quattro libri degli Annales fu esaminato quand’era studente all’Università di Oxford; cfr. MAKINS 2016, p. 211.

11 P

ASOLINI 2001a, p. 2753.

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RINGRAZIAMENTI

In primis voglio esprimere la mia più profonda gratitudine verso quanti hanno

creduto in questo progetto di ricerca, in particolare Alessandro Grilli: che nel 2015, senza conoscermi, ha confidato nelle mie capacità e in tutto il triennio successivo ha mantenuto viva la fiducia. A lui e a tutti i miei Maestri, à rebours giù fino alle care insegnanti delle scuole elementari e ancora più in giù – ma anche più in su! – agli Augusti, un grazie speciale: senza di loro Paolina non sarebbe nata. Né sarebbe stato possibile scriverla senza Verena Gasperotti, Alessandro Iannucci e Cristina Chersoni, che nel 2015 hanno agevolato le mie ricerche d’archivio al Liceo Galvani e all’Università di Bologna; né senza l’aiuto, il lavoro o i consigli di Alberto Camerotto, Roberto Chiesi, Marcello Dani, Angela Felice, Sotera Fornaro, Carlo Franco, Nicola Gardini, Paolo Lago, Francesco Morosi, Filippomaria Pontani e Giuliana Ricozzi: a tutte e tutti loro rinnovo qui la mia gratitudine. Voglio inoltre ringraziare Alessandra Tempesta: che per ben due anni ha aperto le porte del Liceo Majorana-Corner di Mirano e mi ha permesso di divulgare prima alle sue allieve e allievi poi alle sue colleghe i risultati delle mie ricerche; sarebbe bello se un giorno Paolina venisse uccisa o mangiata in salsa piccante da uno o una studente di quel liceo. Infine, grazie anche alla gentile famiglia di Casarsa che il 5 dicembre 2015, senza conoscermi e senza il pollice dell’autostoppista da parte mia, mi ha dato un passaggio da San Vito al Tagliamento al cimitero dove riposa quello che per loro era semplicemente «Pier Paolo».

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