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Academic year: 2021

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07-12-2020

LA STAMPA

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RISPOSTA A PAOLA MASTROCOLA a didattica a distanza come op-

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di ripensare insieme ..41a didattica e l'uso del tempo? E

DEDICATA AI SI-DAI)

il suggerimento di Paola Mastrocola su La Stampa di ieri, che invita a non

CHIARA SARACENO chiudersi nella lamentazione. -P 27

LA MIA I IEZIONE DEDICATA AI SÌ-DAD

CHIARA SARACENO

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a didattica a distanza come opportunità di ripen- sare insieme la didattica e l'uso del tempo? E il suggerimento di Paola Mastrocola su La Stampa di ieri, che invita a non chiudersi- studenti, inse- gnanti, genitori-nella sola lamentazione per co- gliere le opportunità, nelle limitazioni del pre- sente ma anche in un futuro prossimo più libero da vincoli, offerte dal digitale. Non è la prima a farlo. Fin dal lunghissi- mo lock down di questa primavera molti - anche se forse non la maggioranza - degli insegnanti si erano resi conto che la didattica a distanza non poteva essere la pura ripeti- zione di quella in presenza, che per altro spesso è lungi dall'essere soddisfacente. E molti pedagogisti e osservato- ri vari si erano spinti ad auspicare che il ritorno in classe sa- rebbe stato accompagnato da una forte revisione delle mo- dalità didattiche: meno frontali e unidirezionali, più p arte- cipative e responsabilizzanti gli studenti non solo nell'ese- guirei compiti, ma nel fare ricerche, lavori di gruppo, esplo- razioni sul mondo circostante.

Modalità didattiche messe in pratica da tempo da diversi insegnanti, promosse da decenni da associazioni e movi- menti come il Movimento di cooperazione educativa, La scuola senza zaino, Saltamuri e altri, tra i più vocali a chie- dere il ritorno alla scuola in presenza, ma anche i più attivi nel dare senso e contenuto alla Dad, oltre a coglierne le dif- ficoltà per gli studenti più svantaggiati. Eppure, nonostan- te una antica e nobile tradizione aperta a innovarsi per far fronte al cambiamento sociale e tecnologico. Faticano a di- ventare prassi normale nelle scuole, a ispirare modalità strutturali di formazione degli insegnanti, programmi mi- nisteriali per la normalità e per l'emergenza. Anzi, sia la Dad che la scuola in presenza, nella situazione di incertez- za attuale, in cui interruzioni più o meno temporanee e fre- quenti sono una possibilità non remota, rischiano di solleci- tare gli insegnanti (e anche i genitori a chiedere loro che lo facciano) a "correre" per finire il programma, sacrificando tutto il resto: non solo le gite, le visite ai musei , le esplora-

zioni del territorio circostante la scuola, gli interventi di persone esterne - ovvero tutte le attività che anche nella scuola più tradizionale e frontale spezzano il ritmo, intro- ducono nuove prospettive - ma anche le attività più libere, che sollecitano la creatività e l'iniziativa degli studenti.

Sembra che il motto sia che "non bisogna perdere tempo", che occorre "dedicarsi ai fondamentali". Si, ma come? Sia- mo sicuri che la lezione frontale seguita dalla lettura del li- brodi testo e dall'esecuzione dei compiti connessi sia l'uni- co o il migliore dei modi? Molti pedagogisti lo negano (Si pensi ad esempio a ciò che scriveva De Mauro sull'insegna- mento dell'italiano).

La Dad da questo punto di vista può essere una opportuni- tà, non in sé, ma in quanto, costringendo all'uso del digitale, rende visibile in modo generalizzato la possibilità di accede- re a fonti di conoscenza, strumenti, variegati e ricchissimi, da usare per costruire il proprio palinsesto didattico (digita- le e non), e attraverso cui guidare gli studenti perché impari- no a distinguere tra tipi e validità delle informazioni e così via. Ma per fare questo occorre una concezione di sé come in- segnante e dell'insegnamento non come fonte/trasmettito- re monocratico e autarchico (con il libro di testo) di una co- noscenza di cui vengono sottratte alla vista e alla consapevo- lezza degli studenti i percorsi e le varietà degli approcci e dei punti di vista, ma come insieme mediatore di fonti e soggetti diversi di conoscenze e sollecitatore di curiosità e interessi.

Un ruolo cruciale, che richiede una capacità, e disponibilità, all'innovazione, a mettersi in gioco, a cooperare con altri e ad accettare la sfida della partecipazione attiva degli studen- ti. Una concezione dell'insegnamento e dell'apprendimento che, si badi bene, pre-data l'arrivo del digitale. La scuola ita- liana è piena di insegnanti così e sono fortunati gli studenti che li incontrano. Ma troppo spesso sono percepiti come una eccezione, talvolta anche fastidiosa, quando non rischiosa per i loro studenti, perché "non seguono il programma".

Non, almeno, nelle modalità codificate. —

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LA STAMPA

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