• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 2 Il Documento preliminare all’avvio della progettazione

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "CAPITOLO 2 Il Documento preliminare all’avvio della progettazione"

Copied!
53
0
0

Testo completo

(1)

CAPITOLO 2

Il Documento preliminare all’avvio della progettazione

2.1. SITUAZIONE INIZIALE

Brevi cenni sul Comune di Porcari

Il Comune di Porcari (provincia di Lucca, da cui dista 10 km) che comprende anche Rughi (a nord del capoluogo) e Padule (a sud del capoluogo) è un territorio a 31 m di altitudine s.l.m.; il suo territorio si estende per un’area di 17,88 kmq nella pianura a nord dell’alveo prosciugato del lago di Bientina e la sua popolazione è costituita da circa 7100 abitanti.

Questo comune è appartenuto per secoli alla comunità di Capannori, fino al 22 Giugno 1913, quando con la legge n. 662 ottenne l’autonomia. La laboriosità, l’intelligenza, l’ intraprendenza dei suoi abitanti e, fin dagli anni cinquanta, la nascita di numerose industrie trasformarono il territorio che prima era noto solo per i suoi prodotti agricoli e per le sue corti, tipiche costruzioni rurali caratteristiche del luogo.

Oggi infatti le attività di Porcari sono maggiormente industriali.Con Altopascio e Montecarlo, Porcari costituisce il polo di più recente attrazione industriale della Piana di Lucca e annovera decine di imprese attive nei settori calzaturiero, della carta, metalmeccanico ed elettromeccanico, chimico, delle materie plastiche, alimentare, tessile e dell’abbigliamento; queste assicurano lavoro ad oltre 3.500 persone.

(2)

Comunque l’industria più importante e che determina il prodigioso sviluppo economico del territorio è quella cartaria. Favorita dalla ricchezza delle acque sotterranee, Porcari è diventata una delle capitali più importanti del settore ed un polo d’attrazione di cartotecniche ed officine meccaniche. Oggi l’industria cartaria di Porcari costituisce il 30% della produzione nazionale di carta ed imballaggi.

Grazie a questo sviluppo dell’industria, c’è stato negli ultimi anni un grande aumento della popolazione residente con conseguente costruzione di numerose nuove abitazioni e relative opere di urbanizzazione.

E’ da questo fatto che è nata la necessità da parte del Comune della costruzione di una nuova scuola materna che riesca a contenere in un unico edificio, maggiormente controllabile, il crescente numero di bambini presenti sul territorio.

Ubicazione e ambito territoriale dell’intervento

L’opera dovrà sorgere all’interno dell’abitato, a Sud - Est del centro storico del Comune di Porcari, in un’area di circa mq. 15300 di superficie, catastalmente individuato al foglio 10, particelle 1114, 1116, 1118, 1117 e 1120.

Il lotto di terreno interessato dall’intervento ha un andamento pianeggiante e pressoché orizzontale; la sua forma è irregolare e risulta delimitato su un lato da Via Romana Est, dalla quale si accede, sull’altro dal Rio Leccio e sugli altri da aree di proprietà privata occupate da abitazioni e aree destinate a produzioni agricole.

(3)

Tale area è facilmente accessibile perché situata direttamente su una delle principali strade del Comune e in diretta comunicazione con il centro del paese da cui dista circa 1 km.

Allo stato attuale tale lotto risulta suddiviso in due parti:

• la prima parte, di superficie pari a circa mq.10300, è occupata dall’edificio che ospita la Scuola Media Statale “Enrico Pea” , da aree sportive attrezzate per l’uso scolastico, da aree a parcheggio e da aree a verde; è presente anche un’area per la sosta temporanea degli autobus da utilizzare per la discesa e la salita degli studenti;

(4)

Scuola Media “Enrico Pea “

Area a parcheggio e sosta per gli autobus

Campo da basket

(5)

• la seconda parte, di superficie pari a circa mq. 4900, è occupata da un teatro all’aperto con annessa area a verde e parcheggio a servizio del teatro stesso; tale struttura è da molti anni inutilizzata e si trova in totale stato di abbandono e in gravi condizioni di degrado in ogni sua componente. Questa parte dell’area è la parte individuata dal Comune come possibile luogo di costruzione della nuova Scuola materna.

(6)

Teatro all’aperto

Parcheggio a servizio del teatro

Parcheggio a servizio del teatro

(7)

Detta area può quindi considerarsi inserita all’interno di un contesto urbano già definito; infatti l’unica strada che la delimita risulta asfaltata, dotata di segnaletica ed illuminazione pubblica ed è provvista di pubbliche fognature.

Segnaletica e illuminazione su Via Romana Est

Segnaletica e illuminazione su Via Romana Est

(8)

L’area in questione risulta facilmente accessibile dal punto di vista dei percorsi stradali in quanto a ridosso della Via Romana Est che attraversa il centro del Comune di Porcari e lo unisce al Comune di Altopascio mediante l’immissione su Via Puccini e al Comune di Capannori mediante l’immissione sulla Strada Provinciale Romana.

Per mezzo della Romana Porcari è anche in comunicazione diretta con la città di Lucca.

(9)

2.2. OBIETTIVI

L’obiettivo principale è quello di realizzare un edificio da destinare a Scuola Materna Statale che permetta il raggiungimento dei seguenti scopi:

- costruire un ambiente che rispetti le Normative vigenti, che sia adeguato agli incrementi di popolazione avvenuti negli ultimi anni e che possa sostituire i due immobili ( situati l’uno in Via Giannini e l’altro in Via Sbarra ) attualmente utilizzati a questo scopo, non più sufficienti né adeguati;

- il miglioramento delle condizioni di lavoro del personale assistente ( insegnanti );

- il miglioramento delle condizioni di permanenza degli utenti principali ( i bambini ) in modo tale che possano disporre di ambienti atti al soddisfacimento delle loro esigenze didattiche, educative e ludiche;

- la ricerca dell’integrazione e della consequenzialità didattica nello sviluppo formativo di bambini di età compresa tra tre e sei anni con l’offerta di un unico centro di riferimento anche se opportunamente separato per funzioni ed attività.

(10)

2.3. CONFORMITA’ URBANISTICA – IMPATTI DELL’OPERA SULLE

COMPONENTI AMBIENTALI

Situazione urbanistica

L’area oggetto dell’intervento è indicata nell’elaborato grafico n. 3 della Variante al Regolamento Urbanistico ( Planimetria generale degli interventi ) mediante la sigla “F.1.1”.

Nella Relazione Generale Illustrativa si chiarisce a cosa corrisponde tale sigla:

………

Art.24 Zone F : comprendono le aree del territorio comunale che sono destinate ad accogliere funzioni e servizi di interesse pubblico e per la fruizione comune.

24.1 Dette zone comprendono sia le aree di nuovo impianto, previste dall’ attuale R.U. ad integrazione o a modifica di quanto ipotizzato nel vigente strumento urbanistico, sia le zone già destinate ad uso pubblico con funzioni e servizi totalmente o parzialmente realizzati. Esse si suddividono nelle seguenti tre categorie:

F.1 aree destinate al soddisfacimento degli standard urbanistici, previste dal D.M. 1444/68 che si articolano nelle seguenti sottozone:

F.1.1 - aree destinate alle attrezzature per l’istruzione e la cultura;

(11)

F.1.3 - aree destinate a spazi pubblici attrezzati a parco per giuoco e sport;

F.1.4 - aree destinate a parcheggi pubblici;

F.1.5 - aree destinate a parcheggi e/o ad attrezzature a servizio dell’industria.

F.2 - aree per le quali non viene fissata una specifica destinazione di uso pubblico ma che saranno destinate, sulla base di una delibera dell’ A.C., a funzioni e servizi di uso pubblico scelti tra quelli specificatamente elencati;

F.3 - aree per attrezzature pubbliche di interesse generale, destinate alla realizzazione di grandi parchi urbani e degli impianti per Io sport e lo spettacolo, che eccedono gli standard urbanistici

F.4 - aree destinate ad ospitare i manufatti del depuratore consortile con le attrezzature e i servizi connessi e collegati.

Art.25 Zone F.1. aree previste dal D.M. 1444/68 e destinate al soddisfacimento degli standard urbanistici, si articolano nelle seguenti sottozone:

25.1 F.1.1.- aree destinate alle attrezzature per l’istruzione e la cultura:

le zone classificate F.1.1. e distinte nelle tavole grafiche da apposita campitura o simbolo grafico comprendono le aree

(12)

destinate ad attrezzature scolastiche della scuola dell’ obbligo.

25.1.2 Destinazione d’uso:

attività dell’istruzione e della cultura: sono incluse anche funzioni accessorie connesse alle esigenze del processo educativo.

25. 1.3 Procedura di intervento: intervento diretto. 25.1.4 Parametri urbanistici:

sia l’indice di fabbricabilità, sia il rapporto di copertura, sia l’altezza dei manufatti di queste attrezzature scolastiche è subordinato solo alle esigenze funzionali ed alle vigenti norme tecniche dell’edilizia scolastica, sia nazionali che regionali.

……..

Impatto sulle componenti ambientali

L’intervento in parola non è compreso fra quelli indicati nell’allegato “A” né fra quelli indicati nell’allegato “B” al DPR 12 Aprile 1996 ( “Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'art. 40, comma 1, della L.22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale” ). Pertanto non emerge la necessità di effettuare la valutazione di impatto ambientale ai fini della relativa prescrizione nella fase di elaborazione del progetto.

(13)

2.4. VINCOLI, LEGGI E NORME TECNICHE

Norme tecniche di riferimento

Il progetto dell’intervento dovrà essere redatto nel rispetto della normativa vigente in materia di lavori pubblici ed in particolare delle seguenti leggi e regolamenti:

- Legge 11 Febbraio 1994, n° 109, e successive modifiche ed integrazioni;

- Regolamento di attuazione della legge sopraccitata approvato con il D.P.R. 21 Dicembre 1999, n° 554 e successive modificazioni.

Si dovrà inoltre tenere conto di tutte le disposizioni legislative e regolamentari vigenti in materia urbanistica, di igiene, sicurezza, abbattimento delle barriere architettoniche, nonché sul dimensionamento delle strutture e dell’impiantistica, etc. che a titolo esemplificativo e non esaustivo, vengono di seguito elencate:

- Piano Regolatore del Comune di Porcari con relative Norme Tecniche di Attuazione;

- Regolamento Edilizio del Comune di Porcari; - Regolamento di Igiene del Comune di Porcari; - Regolamento di Fognatura del Comune di Porcari;

- Legge 5 Novembre 1971, n°1086 “Norme per la disciplina delle opere in conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica”;

(14)

- Legge 2 Febbraio 1974, n° 64 “Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche”;

- D.M. 16 Gennaio 1996 “Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche”;

- D.M. 16 Gennaio 1996 “Norme tecniche relative ai criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi”;

- D.M. 26 Agosto 1992 “Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica”;

- D.M. LL. PP. 14 Giugno 1989, n° 236 “Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica e sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche”;

- D.M.18 Dicembre 1975 “Norme tecniche aggiornate relative all'edilizia scolastica (compresi gli indici minimi di funzionalità didattica), edilizia ed urbanistica da osservarsi nell’esecuzione di opere di edilizia scolastica”.

- D.P.R. 24 Luglio 1996, n°503 “Norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici pubblici”.

Grado di sismicità

L’intervento ricade in area classificata sismica come zona 3 ( Nuova Classificazione 2003-2004 ) che corrisponde ad una zona con grado di sismicità S = 6 ( Classificazione dei D.M. antecedenti al 1984 ).

(15)

Zona climatica

L’area ricade in Zona Climatica “D” con gradi giorno 1676:

• Legge 09 Gennaio 1991, n° 10 “Norme per l’attuazione del Piano energetico Nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e dello sviluppo delle fonti rinnovabili di energia”

• D.P.R. 26 Agosto 1993, n° 412 “Regolamento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi energetici, in attuazione dell’art.4, comma 4 della Legge 09 Gennaio 1991, n° 10

Per i mesi invernali abbiamo le seguenti temperature:

• T minima media del mese più freddo ( Febbraio ) : 0,3 °C • T minima media del mese più caldo ( Agosto ) : 15,9 °C • T massima media del mese più freddo ( Dicembre ) : 12,1 °C • T massima media del mese più caldo ( Agosto ) : 31,7 °C • T media media del mese più freddo ( Gennaio ) : 6,1 °C • T media media del mese più caldo ( Agosto ) : 23,6 °C Latitudine : 43° 50’ Nord

Quota : 32 m s.l.m.

Sicurezza dei lavoratori

Dovrà essere verificata ed accertata l’eventuale necessità di particolari misure di sicurezza di cui al decreto legislativo n°494/1996 e successive

(16)

modificazioni che potranno influire sulla valutazione economica dell’intervento.

Vincoli di legge del contesto in cui l’intervento è previsto

L’area è assoggettata al vincolo sismico secondo leggi e decreti sopra citati.

L’area è gravata da vincoli secondo la Delibera del Consiglio Regione Toscana ( DCRT ) 230/1994 “ Provvedimenti sul rischio idraulico “ essendo il lotto confinante con un corso d’acqua chiamato Rio Leccio.

(17)

2.5. ESIGENZE E BISOGNI DA SODDISFARE

L’intervento riguarda specificatamente la realizzazione di un edificio da destinare ad una Scuola Materna costituita da sette sezioni, che possa quindi ospitare fino ad un massimo di 210 bambini contemporaneamente. Al suo interno dovranno potersi svolgere tutte le attività necessarie a compiere il percorso formativo del bambino dai tre ai sei anni, specificate all’interno del D.M.18 Dicembre 1975.

Il nuovo edificio dovrà comprendere sostanzialmente i seguenti nuclei e spazi funzionali:

• sette unità pedagogiche ( sezioni ), ciascuna con spazi e servizi annessi. Ogni sezione può ospitare fino a 30 alunni.

• spazi per le attività libere fuori dall’ambiente destinato alla sezione;

• una mensa con doppio turno di refezione e 1 cucina con spazi e servizi annessi;

• un ufficio amministrazione con spazi e servizi annessi; • un aula per gli insegnanti con spazi e servizi annessi; • un ambulatorio con spazi e servizi annessi;

• ampio spazio di ingresso ( atrio ); • spazi comuni e/o di connessione;

• ampio spazio esterno quale prosecuzione dell’unità pedagogica interna.

(18)

Le suddette zone dovranno avere una loro autonomia funzionale pur essendo inserite in un unico disegno distributivo.

Al fianco di queste esigenze trovano implicitamente la loro esistenza le normali esigenze classificate dalla norma UNI 8289 che sono di seguito riportate.

Fruibilità

Per fruibilità si intende “l’insieme delle condizioni relative all’attitudine del sistema edilizio ad essere adeguatamente usato dagli utenti nello svolgimento delle attività” ( UNI 8289:1981 ) e si può esplicare attraverso:

- eliminazione delle barriere architettoniche: eventuali dispositivi architettonici, quali rampe, ascensori ed altro, dovranno essere integrati in modo naturale, fruibili da chiunque, evitando che il loro uso risulti discriminante per chi le utilizza.

- accessibilità ( solo di tipo pedonale ) all’area edificata da parte degli utenti ( i bambini che frequentano la scuola, gli insegnanti, gli addetti alla cucina.. ) e dei non utenti che necessitano di accedere all’area per altri motivi ( genitori dei bambini, addetti allo scarico di prodotti per la mensa… );

- accessibilità ( di tipo meccanico e pedonale ) all’area sistemata a parcheggio da parte di coloro che per qualche motivo si trovano ad usufruire del nuovo edificio e da parte dei mezzi di trasporto scolastici che, trattandosi di bambini di età inferiore ai sei anni,

(19)

necessitano la discesa dei passeggeri nelle immediate vicinanze dell’ingresso all’area pedonale;

Integrabilità

Per integrabilità si intende “l’insieme delle condizioni relative all’attitudine delle unità e degli elementi del sistema edilizio a connettersi funzionalmente tra loro” ( UNI 8289:1981 ).

L’edificio dovrà essere caratterizzato dalla coesistenza di spazi sia interni che esterni, finalizzati ciascuno alla propria specifica funzione, e, al tempo stesso, suscettibili di essere posti in relazione gli uni con gli altri. La flessibilità spaziale e funzionale dovrà costituire infatti un requisito fondamentale della Scuola Materna all’interno della quale potranno essere svolte attività molteplici e di diverso segno anche se sempre inerenti all’attività didattica.

Aspetto

Per aspetto si intende “l’insieme delle condizioni relative alla fruizione percettiva del sistema edilizio da parte degli utenti” ( UNI 8289:1981). Da un punto di vista distributivo – funzionale si preferisce che l’edificio sia organizzato su un solo livello in quanto i principali fruitori sono bambini dai tre ai sei anni, fatta eventualmente eccezione per la parte dedicata all’amministrazione.

(20)

Benessere

Per benessere si intende “l’insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio adeguati alla vita, alla salute ed allo svolgimento delle attività degli utenti” ( UNI 8289:1981 ).

Particolare attenzione dovrà essere rivolta alla gestione della qualità ambientale degli spazi interni caratterizzati da livelli adeguati di :

- temperatura e umidità relativa dell’aria degli ambienti ( comfort termo-igrometrico );

- purezza dell’aria; - radioattività;

- non emissione di sostanze nocive; - elettrosmog;

- non rumorosità;

- illuminazione ( comfort visivo );

Gestione

Per gestione si intende “l’insieme delle condizioni relative all’economia di esercizio del sistema edilizio” ( UNI 8289:1981 ).

Si dovrà porre attenzione a possibili soluzioni che prevedano la conservazione ed il risparmio dell’energia nonché l’uso di sistemi intelligenti di gestione dell’energia.

Si può optare ad una riduzione dei costi di gestione mediante un investimento iniziale leggermente più consistente per la realizzazione di un edificio a basso consumo energetico in considerazione delle più recenti

(21)

normative in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia.

Sicurezza

Per sicurezza si intende “l’insieme delle condizioni relative all’incolumità degli utenti, nonché alla difesa e prevenzione di danni in dipendenza da fattori accidentali, nell’esercizio del sistema edilizio” ( UNI 8289:1981 ). Dovranno essere attuate le norme vigenti in modo da garantire la sicurezza intrinseca dell’edificio e nell’uso di ogni sua parte.

Salvaguardia dell’ambiente

Per salvaguardia dell’ambiente si intende “l’insieme delle condizioni relative al mantenimento e miglioramento degli stati dei sovrasistemi di cui il sistema edilizio fa parte” ( UNI 8289:1981 ).

Nella progettazione si dovrà cercare di incentivare:

- una sistemazione a verde che sia spazio adeguato anche per attività didattiche all’aperto e creazione di spazi verdi, anche sui tetti, per il miglioramento del microclima;

- l’ecobiocompatibilità: uso di materiali da costruzione basati su materie prime naturali e locali, minime distanze di trasporto, uso di prodotti riciclabili e realizzati con processi poco o addirittura non inquinanti.

(22)

2.6. REQUISITI

2.6.1. ORGANIZZAZIONE GENERALE DELLE ATTIVITÀ

Dal punto di vista dell’organizzazione funzionale, la scuola materna va distinta da tutte le altre scuole per due caratteristiche fondamentali: le attività pedagogiche sono meno codificabili e riconducibili alle attività didattiche che si svolgono in altri tipi di scuola nelle aule normali; lo sviluppo su un solo piano esclude l’inserimento del sistema distributivo scale-ballatoi che generalmente agisce da struttura di mediazione tra i vari spazi nelle altre scuole.

Gli ambiti pedagogici vanno definiti in forma dinamica e suscettibile di frequenti mutazioni, sia verso l’esterno sia verso gli spazi interni che ospitano le attività libere. Il sistema connettivo non deve risultare nettamente separato dagli altri spazi, ma, al contrario, deve poterne diventare all’occorrenza espansione.

Indubbiamente, la corretta progettazione e disposizione degli spazi, preordinati a molteplici attività mediante l’inserimento di pareti scorrevoli, lo studio delle diverse posizioni degli arredi mobili, le giuste condizioni acustiche e dì illuminazione in ogni ambiente e una complessiva caratterizzazione architettonica, appropriata all’età degli utenti, possono determinare le condizioni ottimali per uno sviluppo delle attività della scuola secondo indirizzi appropriati alla nostra epoca e alle possibili previsioni di evoluzione futura del modello di insegnamento.

(23)

Ma l’uso che nella prassi viene fatto di questi spazi, e anche di quelli relativi alle attività libere e della mensa, dipende non soltanto dall’imposta-zione progettuale dell’edificio, ma anche dalla disponibilità degli insegnanti verso forme educative che non sì esauriscano nelle sole attività ordinate.

2.6.2. GLI AMBITI SPAZIALI OMOGENEI ( ASO ) E I LORO REQUISITI DIMENSIONALI

Area per l’unità pedagogica

( art. 2 punto 3.1.1. del DM 18/12/1975 )

(...) Per la scuola materna, dove l’unità pedagogica è costituita dalla sezione, e dove tutte le attività assumono una funzione eminentemente educativi e globale, concentrata nell’unità stessa, gli spazi principali destinati all’unità, il cui numero e dimensioni minimi sono prescritti nella tabella n. 5, debbono avere le seguenti caratteristiche:

1) essere raggruppati in modo che non più di tre sezioni usufruiscano degli stessi spazi comuni, salvo che per la mensa e la lavanderia. L’organismo architettonico relativo ad un numero maggiore di sezioni o di edifici dovrà essere organizzato tenendo conto di quanto sopra;

2) dovranno consentire, pur nella integrazione spaziale di cui al precedente punto 3.1.0. lo svolgimento separato delle attività seguenti, che, malgrado la molteplicità dei programmi e dei metodi educativi, sono state individuate come comuni ad ogni programma: - Attività ordinate (attività che gli scolari svolgono a tavolino o su

(24)

bancone);

- Attività libere (di carattere motorio o ludico o di carattere complementare, ecc.);

- Attività pratiche ( indossare o togliersi gli indumenti, piccole operazioni di toletta personale, uso dei servizi, mensa, ecc.).

Poiché la divisione di distinti ordini di attività scolastica ha anche la necessità di separare le attività rumorose da quelle più silenziose, ed allo scopo di consentire una più libera interpretazione dei programmi ed un’organizzazione morfologica adeguata, per le attività prima indicate andranno previsti altrettanti gruppi di spazi, diversamente dimensionati e combinati tra loro;

- lo spazio per le attività ordinate deve servire una sola sezione, e deve essere opportunamente studiato per consentire, nella sua forma, una serie di possibili variazione dell’arredo; non sono da escludere soluzioni che prevedono forme diverse dal parallelepipedo nelle tre dimensioni. Si possono prevedere nel suo ambito spazi minori, adeguatamente attrezzati, per lo svolgimento di attività speciali;

- lo spazio per le attività libere può servire una, due o tre sezioni; la sua forma non dipende dal metodo pedagogico ma dalle attività di movimento o di partecipazione allo spettacolo che vi si possono svolgere; inoltre, qualora sia attigua allo spazio per le attività ordinate, la divisione può essere mobile per consentire un indifferenziato uso degli ambienti, a seconda delle necessità

(25)

didattiche;

- lo spazio per le attività pratiche deve, compatibilmente con lo svolgimento delle sue funzioni, essere integrato con lo spazio totale della sezione per le sue funzioni pedagogiche ed educative. Esso deve essere previsto, possibilmente. in ciascuna sezione, e deve comprendere lo spogliatoio, i locali d’igiene, e i relativi servizi igienici.

Affinché le attività ordinate o quelle libere possano svolgersi in parte al chiuso e in parte all’aperto, gli spazi relativi debbono essere in stretta relazione con lo spazio esterno organizzato all’uopo, anche per consentire l’esercizio dell’osservazione e della sperimentazione diretta a contatto con la natura; esso può essere comune a più sezioni: dovranno, inoltre essere previsti spazi coperti, ma aperti, intesi ad assolvere un compito di mediazione tra l’aperto e il chiuso.

Area per la mensa

( art. 2 punto 3.6. del DM 18/12/1975 )

La mensa può essere collocata in uno spazio a sé stante, comune a tutte le sezioni; deve anche essere prevista una adeguata cucina e una dispensa, opportunamente disimpegnata; lo spazio destinato alla mensa potrà essere previsto attiguo a quello delle attività libere ed essere da questo separato per mezzo di porte scorrevoli, allo scopo di consentire, eccezionalmente, una sua diversa utilizzazione.

(26)

numero dei commensali, calcolato tenendo presente che i pasti potranno essere consumati in più turni, convenientemente compresi nel tempo disponibile e che la sua dimensione, compresi i relativi servizi, non dovrà superare i 375 m2.

È possibile, considerando l’eventuale concentramento di più scuole, prevedere un unico servizio di mensa; in questo caso la superficie afferente viene dedotta dal globale delle singole scuole.

Inoltre lo spazio perla mensa potrà costituire un ambiente isolato ed in questo caso la superficie afferente, con le relative funzioni, verrà distribuita all’interno dell’organizzazione degli spazi didattici con un criterio di polifunzionalità.

A servizio dello spazio per la mensa si deve prevedere:

1. un locale cucina di dimensioni e forma tali da permettere lo svolgimento in modo razionale delle funzioni cui è destinata (preparazione, cottura, ecc.) e di poter accogliere le attrezzature necessarie all’uopo;

2. una dispensa per la conservazione delle derrate anche in frigorifero, con accesso proprio dall’interno;

3. un’anticucina e un locale per lavaggio delle stoviglie;

4. uno spogliatoio, doccia e servizi igienici per il personale addetto, separati con idonei disimpegni dai locali precedenti;

5. uno spazio per la pulizia degli allievi corredato di lavabi.

Le amministrazioni competenti potranno comunque prevedere un servizio centralizzato perla preparazione dei cibi ed in tal caso i locali di cui ai punti

(27)

1, 2 e 4 potranno essere in parte o totalmente eliminati, mentre il locale di cui al punto 2 dovrà avere un accesso diretto dall’esterno.

Data la natura dei locali richiesti, particolare cura dovrà essere posta nella scelta dei materiali e degli impianti tecnologici atti a garantire, in stretta relazione con i requisiti dell’igiene, l’osservanza delle norme relative alle condizioni di abitabilità.

Area per l’assistenza

Questo spazio non è dettagliatamente descritto nel DM 18/12/1975, esiste infatti un unico riferimento all’interno della Tabella n.5 sugli indici standard di superficie dal quale si capisce che al suo interno deve essere previsto:

1. stanza per l’assistente ( 15 mq fissi per ogni scuola );

2. spogliatoio e servizi igienici per gli insegnanti ( 6 mq fissi per ogni scuola );

3. piccola lavanderia ( 4 mq fissi per ogni scuola ).

Area per gli spazi di distribuzione e connessione

art. 2 punto 3.8. del DM 18/12/1975

In ogni tipo d scuola gli spazi per la distribuzione dovranno assumere la funzione sia di collegamento tra tutti quegli spazi e i locali dell’edificio che, per la loro attività, non possono essere interdipendenti nei riguardi dell’accesso, che di tessuto, connettivo o interattivo, visivo e spaziale, di tutto l’organismo architettonico (ad esempio: con l’affaccio continuo verso gli spazi posti a diverso livello, con integrazione di parti dell’organismo,

(28)

con il considerare la scala non solamente come mezzo per passare da un piano all’altro, ma come strumento di mediazione spaziale, ecc.); essi devono consentire, nelle varie articolazioni, rapporti di scambio non formalizzati tra tutti i fruitori della scuola e permettere la collocazione di arredi ed attrezzature particolari, quali vetrine, arredi per collezioni. arredi mobili, posti di lavoro individuali.

Qualora gli spazi per la distribuzione orizzontale assumano l’aspetto di corridoi di disimpegno di locali ad uso degli allievi, essi dovranno avere larghezza non inferiore a 2 m; nel caso che essi siano ubicati gli spogliatoi, la larghezza dovrà essere non inferiore a 2,50 m.

art.4 punto 4.1.9. del DM n. 236 del 14/06/1989 ( accessibilità )

Corridoi e passaggi devono presentare andamento quanto più possibile continuo e con variazioni di direzione ben evidenziate.

I corridoi non devono presentare variazioni di livello; in caso contrario queste devono essere superate mediante rampe.

La larghezza del corridoio e del passaggio deve essere tale da garantire il facile accesso alle unità ambientali da esso servite e in punti non eccessivamente distanti tra loro essere tale da consentire l'inversione di direzione ad una persona su sedia a ruote.

Il corridoio comune posto in corrispondenza di un percorso verticale (quale scala, rampa, ascensore, servoscala, piattaforma elevatrice) deve prevedere una piattaforma di distribuzione come vano di ingresso o piano

(29)

di arrivo dei collegamenti verticali, dalla quale sia possibile accedere ai vari ambienti, esclusi i locali tecnici, solo tramite percorsi orizzontali.

art.8 punto 8.1.9. del DM n. 236 del 14/06/1989 ( accessibilità )

I corridoi o i percorsi devono avere una larghezza minima di 100 cm, ed avere allargamenti atti a consentire l'inversione di marcia da parte di persona su sedia a ruote (vedi punto 8.0.2 - Spazi di manovra). Questi allargamenti devono di preferenza essere posti nelle parti terminali dei corridoi e previsti comunque ogni 10 m di sviluppo lineare degli stessi. Per le parti di corridoio o disimpegni sulle quali si aprono porte devono essere adottate le soluzioni tecniche di cui al punto 9.1.1, nel rispetto anche dei sensi di apertura delle porte e degli spazi liberi necessari per il passaggio di cui al punto 8.1.1; le dimensioni ivi previste devono considerarsi come minimi accettabili.

art.11 del DPR 384/78

“Al fine di agevolare la circolazione interna, questa deve svolgersi attraverso corridoi e passaggi aventi andamento quanto più possibile continuo o con ben determinate variazioni di direzione, senza asimmetrie [...] Non sono ammessi pilastri, colonne o mobili sporgenti o addossati alle pareti [...]”.

Può pertanto ritenersi che “[...]la collocazione di arredi ed attrezzature particolari, quali vetrine, arredi per collezioni, arredi mobili[...]”, di cui al DM

(30)

del 18.12.1 975, possa avvenire nei corridoi e passaggi, purché con soluzioni tali da non ostruire la circolazione di utenti portatori di handicap (per esempio, prevedendo taluni elementi di arredo in posizione incassata rispetto alle pareti; perlomeno problematica risulterebbe invece, in questo caso, la collocazione di “posti di lavoro individuali”.

Area per i servizi igienico/sanitari e per gli spogliatoi

I servizi igienico - sanitari e gli spogliatoi devono essere variamente distribuiti nei vari ambienti (spazi-mensa, amministrazione, attività parascolastiche e integrative ecc.) e possono anche essere organizzati per blocchi. Oltre a quelli destinati agli utenti propri della scuola (studenti, insegnanti, personale) devono essere previsti servizi igienici per il pubblico. opportunamente organizzati e distribuiti (auditorio, zone di attesa ecc.), e, naturalmente, suddivisi per sesso.

Il DM del 18/12/1975 stabilisce comunque quanto segue:

Servizi igienico - sanitari

art. 2 punto 3.9.1. del DM 18/12/1975

Il numero di vasi per gli alunni dovrà essere di 3 per ogni sezione per le scuole materne e di 1 per classe per gli altri tipi di scuole, oltre ad alcuni vasi supplementari per servire gli spazi lontani dalle aule. Il locale che contiene le latrine e le antilatrine deve essere illuminato e aerato direttamente. Possono essere installati efficienti impianti di aerazione e ventilazione in sostituzione della aerazione diretta nell’antilatrina. Le

(31)

latrine debbono:

- essere separate per sesso, salvo che per la scuola materna;

- essere protette dai raggi diretti del sole, specie nelle regioni più calde;

- essere costituite da box, le cui pareti divisorie siano alte, salvo che per la scuola materna, non meno di 2,10 metri e non più di 2,30 metri;

- avere le porte con senso di apertura verso l’esterno della latrina, sollevate dal pavimento e con chiusura all’interno, salvo che per la scuola materna, tale però che si possano aprire dall’esterno (in caso di emergenza);

- avere impianti col sistema a caduta d’acqua con cassetta di lavaggio o altro tipo equivalente, purché dotato di scarico automatico o comandato;

- avere le colonne di scarico munite di canne di ventilazione, prolungate al di sopra della copertura;

- avere le colonne di scarico dei servizi igienici dimensionati in relazione agli apparecchi utilizzati, con possibilità di ispezioni immediate;

- avere, preferibilmente, vasi del tipo misto a tazza allungata (a barchetta) e con poggiapiedi per essere usati anche alla turca, e dotati, inoltre, al piede della colonna di scarico, di un pozzetto formante chiusura idraulica.

(32)

norma collocati anche gli orinatoi, con opportuna schermatura tra l’uno e l’altro, I lavabi e gli eventuali lavapiedi debbono essere ad acqua grondante. Le fontanelle per bere, ubicate nei punti più accessibili, o nell’antilatrina, debbono essere dotati di acqua sicuramente potabile, erogata a getto parabolico.

Il locale latrine dovrà essere munito, sul pavimento, di un chiusino di scarico a sifone, ispezionabile e di una presa d’acqua con rubinetto portagomma per l’attacco di una lancia per l’effetto di acqua.

art.4 punto 4.1.6. del DM n. 236 del 14/06/1989 ( accessibilità )

Al fine di consentire l’utilizzazione dei locali igienici anche da parte di persone con ridotte o impedite capacità motorie, i locali igienici stessi devono essere particolarmente dimensionati e attrezzati. Non meno di un locale igienico per piano, pertanto, deve possedere le caratteristiche prescritte nel DM n. 236 del 14/06/1989.

Nei servizi igienici devono essere garantite, con opportuni accorgimenti spaziali, le manovre di una sedia a ruote necessarie per l'utilizzazione degli apparecchi sanitari.

Deve essere garantito in particolare:

- lo spazio necessario per l'accostamento laterale della sedia a ruote alla tazza e, ove presenti, al bidet, alla doccia, alla vasca da bagno, al lavatoio, alla lavatrice;

(33)

al lavabo, che deve essere del tipo a mensola;

- la dotazione di opportuni corrimano e di un campanello di emergenza posto in prossimità della tazza e della vasca.

Si deve dare preferenza a rubinetti con manovra a leva e, ove prevista, con erogazione dell'acqua calda regolabile mediante miscelatori termostatici, e a porte scorrevoli o che aprono verso l'esterno.

Alcuni locali igienici, infine, non meno di uno, oltre a possedere le caratteristiche descritte sopra, devono essere accessibili mediante un percorso continuo orizzontale o raccordato con rampe.

art.8 punto 8.1.6. del DM n. 236 del 14/06/1989 ( accessibilità )

Per garantire la manovra e l'uso degli apparecchi anche alle persone con impedita capacità motoria, deve essere previsto, in rapporto agli spazi di manovra di cui al punto 8.0.2, l'accostamento laterale alla tazza w.c., bidet, vasca, doccia, lavatrice e l'accostamento frontale al lavabo.

A tal fine devono essere rispettati i seguenti minimi dimensionali:

- lo spazio necessario all'accostamento e al trasferimento laterale dalla sedia a ruote alla tazza w.c. e al bidet, ove previsto, deve essere minimo 100 cm misurati dall'asse dell'apparecchio sanitario; - lo spazio necessario all'accostamento laterale della sedia a ruote

alla vasca deve essere minimo di 140 cm lungo la vasca con profondità minima di 80 cm;

(34)

lavabo deve essere minimo di 80 cm misurati dal bordo anteriore del lavabo.

Relativamente alle caratteristiche degli apparecchi sanitari inoltre:

- i lavabi devono avere il piano superiore posto a cm 80 dal calpestio ed essere sempre senza colonna con sifone preferibilmente del tipo accostato o incassato a parete;

- i w.c. e i bidet preferibilmente sono di tipo sospeso, in particolare l'asse della tazza w.c. o del bidet deve essere posto ad una distanza minima di cm 40 dalla parete laterale, il bordo anteriore a cm 75-80 dalla parete posteriore e il piano superiore a cm 45-50 dal calpestio. Qualora l'asse della tazza w.c. o bidet sia distante più di 40 cm dalla parete, si deve prevedere, a cm 40 dall'asse dell'apparecchio sanitario, un maniglione o corrimano per consentire il trasferimento;

- la doccia deve essere a pavimento, dotata di sedile ribaltabile e doccia a telefono.

[...] Nei servizi igienici dei locali aperti al pubblico è necessario prevedere e installare il corrimano in prossimità della tazza w.c., posto ad altezza di cm 80 dal calpestio, e di diametro cm 3-4; se fissato a parete deve essere posto a cm 5 dalla stessa.

[...] Per raggiungimento dell'apparecchio sanitario si intende la possibilità di arrivare sino alla diretta prossimità di esso, anche senza l'accostamento laterale per la tazza w.c. e frontale per il lavabo.

(35)

Spogliatoi ( art. 2 punto 3.9.3. del DM 18/12/1975 )

Nel caso che la scuola disponga di appositi locali a uso di spogliatoi, questi debbono avere la larghezza minima di metri 1,60.

Parametri dimensionali e funzionali

Il Decreto Ministeriale del 18 Dicembre 1975 prescrive il numero e le dimensioni degli spazi principali destinati all’unità pedagogica costituita dalla sezione e l’ampiezza necessaria dell’area su cui deve sorgere l’edifico; tali prescrizioni sono contenute nella seguenti tabelle ( Tabella n.2 e Tabella n.5 nel DM suddetto):

SCUOLA MATERNA NUMERO CLASSI O

SEZIONI Superficie totale

per sezione m²

per alunno

7 5250 750 25

Poiché l’attuale area destinata al teatro all’aperto ha una superficie minore di 5250 mq si dovrà procedere ad intervenire in parte anche sull’area dedicata alla Scuola Media: in particolare si cercherà di diminuire e riorganizzare l’area destinata attualmente al parcheggio delle auto ( mai pienamente utilizzata ) e alla sosta degli autobus. Senza interventi che stravolgano eccessivamente l’attuale sistemazione, si può ottenere un‘area con le seguenti caratteristiche:

(36)

SCUOLA MATERNA NUMERO CLASSI O

SEZIONI Superficie totale

per sezione m²

per alunno

7 5700 815 27

Le altezze di piano (interne) di tutti gli ambienti devono rispettare i limiti previsti dalla seguente tabella ( Tabella n.4 del D.M. 18/12/75 ):

TIPO DI SPAZIO altezza minima

cm NOTE

1 Spazi per l’unità pedagogica

Parti per il lavoro di gruppo

300 240

Nel caso di soffitto inclinato altezza

minima 270

2

Spazi per l’insegnamento specializzato

Se con gradinate: nella parte più bassa

300 240

Con pavimento e soffitto piano

3 Spazi per la distribuzione 240

4 Spazi amministrativi e visita

medica 300

5

Spazi per la mensa:

se in nicchia fino a 30/35 mq di superficie

negli altri casi

240

(37)

Indici standard di superficie n. sezioni 1 n. sezioni 2 n. sezioni ( 1* ) 3 n. alunni 30 n. alunni 60 n. alunni 90 DESCRIZIONE DEGLI SPAZI

mq/al. mq/al. mq/al.

Spazi per attività ordinate: - attività a tavolino - attività speciali 1,80 ( 1 ) 0,60 ( 2 ) 1,80 ( 2 ) 0,45 ( 3 ) 1,80 ( 3 ) 0,45 ( 4 ) Spazi per attività libere 1,00 0,92 0,9 Spazi per attività pratiche:

- spogliatoio - locali lavabi e servizi igienici - deposito 0,50 ( 1 ) 0,67 ( 1 ) 0,13 ( 1 ) 0,50 ( 2 ) 0,67 ( 2 ) 0,13 ( 1 ) 0,50 ( 3 ) 0,67 ( 2/3 ) 0,13 ( 2/3 ) Spazi per la mensa:

- mensa ( 2* ) - cucina, anticucina, ecc. ( 30 mq fissi per ogni scuola )

0,67 ( 1 ) 1,00 0,40 ( 1 ) 0,50 0,40 ( 1 ) 0,35 Assistenza: - stanza per l'assistente ( 15 mq fissi per ogni scuola ) - spogliatoio e servizi igienici

insegnante ( 6 mq fissi per ogni scuola ) - piccola lavanderia ( 4 mq fissi per ogni scuola )

- - 0,50 - 0,20 - 0,13 - - 0,25 - 0,10 - 0,07 - - 0,17 - 0,07 - 0,04 Indice di superficie netta globale 8,24 7,12 6,65 - Somma indici parziali

- Connettivi e servizi 7,20 1,04 5,79 1,33 5,41 1,24

(38)

( 1* ) Le scuole fino a 9 sezioni si otterranno come combinazione di quelle riportate in tabella.

( 2* ) Con l’ipotesi di doppio turno di refezione.

Quindi indicativamente l’edificio per una scuola materna composta da 7 sezioni ha la seguente superficie netta globale minima:

SCUOLA MATERNA NUMERO

CLASSI O SEZIONI

indice di superficie netta

globale n. alunni

superficie netta globale

(39)

2.6.3. REQUISITI AMBIENTALI

Il progetto deve prevedere soluzioni che favoriscano il conseguimento del benessere ambientale con l’uso di elementi naturali, minimizzando i costi di gestione; in particolare deve prevedere:

1. l’uso di strumenti passivi per il controllo del clima (corretta esposizione solare; distribuzione e forma appropriata delle aperture e delle schermature – brise-soleil – tale da agevolare ombreggiamento, riscontro d'aria, raffrescamento passivo nei mesi estivi e penetrazione controllata del sole nei mesi invernali; utilizzo di tecniche costruttive che favoriscano il raffrescamento e il riscaldamento naturale, utilizzo di materiali coibenti e con elevata inerzia termica);

2. l’uso dell’illuminazione naturale, soprattutto per illuminare gli spazi destinati alla lettura e gli spazi di relazione (atri, piazze coperte, ecc.).

L’ubicazione e le caratteristiche degli spazi devono essere definite tenendo conto sia delle attività che devono ospitare che dei fattori ambientali ( l'esposizione al sole, al vento, ecc.).

Il progetto deve facilitare relazioni fra spazi interni e spazi esterni (vedute, aperture sul giardino, costruzione di spazi esterni abitabili, terrazze, giardino, ecc.).

Il progetto deve prevedere, per il controllo passivo del clima, l’uso di tecniche componenti a basso costo di costruzione e di manutenzione.

(40)

MATERIALI

Devono essere utilizzati materiali a basso impatto ambientale, facilmente reperibili, di facile manutenzione, di elevata durata, di conosciuta affidabilità.

Deve essere privilegiato l’utilizzo di materiali non inquinanti e facilmente riciclabili in previsione di una futura demolizione e smaltimento dei relativi rifiuti.

Devono essere impiegati preferibilmente materiali naturali e in particolare: • sistemi isolanti termici realizzati con materiali di origine naturale o

provenienti da riciclaggio, privi di trattamenti sintetici, altamente traspiranti ( pannelli in sughero, pareti ventilate, … );

• sistemi isolanti acustici realizzati con materiali di origine naturale o provenienti da riciclaggio, privi di trattamenti sintetici, altamente traspiranti ( pannelli in sughero…);

• intonaci interni ed esterni, tinte e vernici privi di inquinanti;

• elementi costruttivi realizzati con materie prime naturali ( laterizio…);

• arredamenti e tappezzerie preferibilmente in legno massello e tessuti naturali, con trattamenti esclusivamente naturali e traspiranti. Per quanto riguarda l’uso delle risorse la scelta dei materiali deve soddisfare i seguenti requisiti:

• reperibilità in loco;

• naturali, non nocivi, che non siano stati resi inquinanti da trasformazioni strutturali, stravolgenti la loro composizione chimica;

(41)

• conservazione della propria bioecologicità costante; • riciclabilità;

• rinnovabilità; • abbondanza.

REQUISITI DI BENESSERE TERMOIGROMETRICO INTERNO E IGIENE

La temperatura e l’umidità interne dell’edificio devono essere regolate con impianti meccanici che garantiscano le seguenti prestazioni:

Inverno Estate

Temperatura 20 °C ± 2 °C < 25 °C

Umidità relativa 45 - 55%

Ricambio d’aria > 2,5 volumi / h Velocità dell’aria < 0,15 m/s

Per i calcoli devono essere assunti i parametri di riferimento di cui alla Legge 10/91del 9/1/1991 e al DPR 412 del 26/8/1993 per la zona di Lucca:

• temperatura minima di progetto: 0 °C • gradi giorno ( Porcari ): 1676

• altitudine ( Porcari ): 31 s.l.m. • zona climatica: D

• classificazione dell’ edificio: E7 “Edifici adibiti ad attività scolastiche a tutti i livelli e assimilabili “

(42)

CRITERI DI PROGETTO

Controllo del clima con strumenti passivi

Il progetto architettonico deve utilizzare strumenti passivi per il controllo del clima, per minimizzare i costi di gestione.

Protezione dal freddo

Per proteggere gli ambienti climatizzati nel periodo invernale l’ involucro dovrà essere dotato di:

• elevata capacità di isolamento termico e assenza di ponti termici ( isolamento a cappotto… ) per minimizzare le dispersioni di calore

verso l’esterno: i limiti sono stabiliti mediante valori massimi e minimi dei coefficienti volumici di dispersione termica degli edifici in relazione alla zona climatica di appartenenza (DM 30/07/1986 e L.1052 del 28/06/1977);

• elevata resistenza termica, per il contenimento delle dispersioni invernali;

• elevata inerzia termica per massimizzare i guadagni termici interni nel periodo invernale;

• impermeabilità al vento, perché le infiltrazioni incontrollate d’aria fredda aumentano il fabbisogno termico.

La progettazione dovrà privilegiare l'adozione delle misure atte al contenimento dei consumi energetici in funzione della massima disponibilità solare e del minimo ombreggiamento fra edifici (diritto al sole, orientamento prevalente e volumi compatti o accorpati).

(43)

Per una migliore captazione solare ed un più efficace bilancio energetico, preferenza per ampie superficie vetrate verso SUD e SUDEST progettate con elementi che evitino il surriscaldamento estivo ( sistemi di schermatura ) e dotate di bassa conduttanza ( U < 0,8 per edifici passivi e U < 1,8 per edifici a basso consumo energetico ).

Per il lato NORD le finestre dovranno avvicinarsi al rapporto minimo di legge ( 1/8 della superficie calpestabile ) per ridurre le dispersioni termiche invernali.

Con effetto tampone sui locali interni dovranno essere disposti a NORD gli ambienti di servizio ( corridoi, depositi… ) che non hanno particolari esigenze termiche;

In caso di utilizzazione dell’effetto serra per il riscaldamento degli ambienti ( coperture, facciate trasparenti e serre ) devono essere previsti sistemi di protezione da tale effetto nei mesi caldi ( frangisole, alberature, tendaggi…).

Protezione dal caldo

Per proteggere gli ambienti climatizzati nel periodo estivo:

• devono essere utilizzate chiusure esterne opache (pareti esterne e coperture) con elevata inerzia termica e/o protette da sistemi di ventilazione naturale (coperture e facciate ventilate);

• le chiusure esterne trasparenti devono essere protette dal soleggiamento con schermature fisse o mobili esterne. È opportuno

un uso della piantumazione per regolare il soleggiamento ( alberature a foglia caduca );

(44)

• l’afflusso di aria fresca deve essere facilitato dall’uso di sistemi di ventilazione naturale;

• in caso di coperture trasparenti, devono essere previsti un sistema di evacuazione naturale dell’aria calda (effetto camino) e un sistema di protezione dal soleggiamento.

Controllo del clima con impianti tecnici Protezione dal freddo

Per garantire con ogni condizione atmosferica ( anche cioè in assenza di sole ) le condizioni termoigrometriche interne adeguate si dovrà prevedere un sistema di riscaldamento misto, con uso di:

• sistemi radianti (pannelli a pavimento o altro) per il riscaldamento di base con impianto a regime;

• sistemi di termoventilazione sia per consentire il raggiungimento delle minime temperature previste negli ambienti nei tempi di avviamento occorrenti, sia per fornire il rinnovo d'aria necessario. Deve essere privilegiato l’uso di tecniche di recupero energetico ( ad esempio scambiatori di calore ) così come nello spirito e nella lettera delle normative vigenti più oltre richiamate.

Protezione dal caldo

Devono essere utilizzati sistemi di ventilazione naturale costante per afflusso di aria fresca ed evacuazione di aria calda nel periodo estivo.

(45)

Spazi per impianti

Deve essere prevista un’unica centrale termica.

Gli impianti frigoriferi vanno ubicati preferibilmente in copertura.

Le unità di trattamento dell'aria vanno ubicate in copertura o in corrispondenza ai locali servizi tecnici.

NORME DI RIFERIMENTO

Le principali norme per la progettazione degli impianti di climatizzazione sono qui sotto elencate:

- legge n. 10 del 9/1/1991 "Norme per l'attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia"; - DPR n. 412 del 26/8/1993 "Regolamento recante norme per la

progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell'articolo 4, comma 4, della Legge 9/1/1991, n. 10";

- DPR n. 1052 del 28/6/1977 "Regolamento di esecuzione della Legge 30/4/1976 n. 373 relativa al consumo energetico per usi termici negli edifici. Tale regolamento si applica per quanto previsto al comma 3 articolo 37 della Legge n. 10 del 9/1/1991";

- DM del 30/7/1986 "Aggiornamento del coefficiente Cd di dispersione termica degli edifici";

(46)

- norma UNI 10344/93 "Riscaldamento degli edifici". Calcolo del fabbisogno di energia;

- norma UNI 10345/93 "Riscaldamento e raffrescamento degli edifici". Trasmittanza termica dei componenti edilizi finestrati. Metodo di calcolo;

- norma UNI 10346/93 "Riscaldamento e raffrescamento degli edifici". Scambi di energia termica tra terreno ed edificio. Metodo di calcolo; - norma UNI 10347/93 "Riscaldamento e raffrescamento degli edifici".

Energia termica scambiata tra una tubazione e l'ambiente circostante. Metodo di calcolo;

- norma UNI 10348/93 "Riscaldamento degli edifici". Rendimenti dei sistemi di riscaldamento. Metodo di calcolo;

- norma UNI 10349/94 "Riscaldamento e raffrescamento degli edifici". Dati climatici;

- norma UNI 10351/94 "Materiali da costruzione". Conduttività termica e permeabilità al vapore;

- norma UNI 10355/94 "Murature e solai". Valori della resistenza termica e metodo di calcolo;

- norma UNI 10376 "Isolamento termico negli impianti di riscaldamento e raffrescamento degli edifici";

- norma UNI 10379 "Riscaldamento degli edifici". Fabbisogno energetico convenzionale normalizzato. Metodo di calcolo e verifica;

(47)

- norma UNI 7357/74 con relativi fogli aggiuntivi UNI FA83/79 - FA03/89 "Calcolo del fabbisogno termico per il riscaldamento di edifici”;

- norma UNI 5364/76 "Temperature esterne minime di progetto"; - norma UNI 8477/1/83 (esclusa Appendice B) "Riscaldamento e

raffrescamento degli edifici".

REQUISITI DI BENESSERE ACUSTICO INTERNO

Il progetto deve favorire condizioni di comfort acustico mantenendo i seguenti parametri entro certi valori limite stabiliti dalla Normativa vigente in materia ( DPCM 05/12/2005 ) in funzione della categoria di edificio:

1. Isolamento dai rumori aerei provenienti dall’esterno dell’edificio

Tutti gli spazi abitabili dell’edificio devono essere protetti dai rumori provenienti dall’esterno.

L’indice di valutazione dell’isolamento ai rumori aerei deve essere D2m,nT,w > 48 dB.

2. Isolamento dai rumori aerei tra i locali

Il progetto deve adottare accorgimenti perché tutti gli ambienti siano protetti dai rumori aerei, in modo da facilitare in ogni ambiente il conseguimento di un livello sonoro massimo appropriato alle attività che vi si svolgono.

I locali confinati destinati ad attività rumorose ( spazio per le attività libere, mensa…) devono essere separati dai locali adiacenti con pareti divisorie fonoisolanti.

(48)

L’indice di valutazione dell’isolamento ai rumori aerei tra i locali deve essere R ’w > 50 dB.

3. Isolamento dai rumori di impatto

Tutti i pavimenti soprastanti spazi abitabili devono essere protetti contro la trasmissione di rumori di calpestio.

Devono essere adottati accorgimenti costruttivi per evitare la trasmissione di tutti i rumori di impatto.

L’indice di valutazione del livello di pressione sonora di calpestio normalizzato deve essere: L ’nw < 58 dB.

4. Controllo del livello sonoro degli ambienti

Gli spazi destinati ad attività didattiche ordinate devono essere progettati in modo da limitare i fenomeni di riverberazione sonora, anche quando si sia in presenza di poche persone.

I valori ottimali dei tempi di riverberazione vanno determinati in funzione del volume dell’ambiente e riferiti a specifiche frequenze secondo dei diagrammi riportati nel DM 18/12/1975.

5. Rumori prodotti dagli impianti

La rumorosità dei servizi, determinata dal massimo livello (A) misurato, non dovrà superare i seguenti limiti ( secondo il DM 18/12/1975 ): - servizi a funzionamento discontinuo A = 40 dB (A)

- servizi a funzionamento continuo A = 36 dB (A) e i seguenti altri limiti ( secondo il DPCM 05/12/1997 ): - servizi a funzionamento discontinuo A = 35 dB (A) - servizi a funzionamento continuo

(49)

( al valore medio misurato) A = 25 dB (A)

Gli impianti devono essere localizzati in modo da non provocare disturbo alle aule per attività didattiche ordinate a tavolino.

Nella realizzazione di tutti gli impianti devono essere utilizzate precauzioni contro la diffusione dei rumori.

NORME DI RIFERIMENTO

Le principali norme che regolano l’isolamento acustico relativamente all’edilizia scolastica sono qui sotto elencate:

- DPCM 05/12/1997 “ Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici “

- DM 18/12/1975 “ Norme tecniche aggiornate relative all'edilizia scolastica ( compresi gli indici minimi di funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica ) da osservarsi nell’esecuzione di opere di edilizia scolastica”

REQUISITI ILLUMINOTECNICI

Il progetto deve consentire il conseguimento, con illuminazione naturale e artificiale di valori di illuminamento adeguati alle prestazioni visive richieste per lo svolgimento delle diverse attività.

L'illuminazione naturale e artificiale degli spazi e dei locali della scuola deve essere tale da assicurare agli alunni il massimo del conforto visivo.

(50)

I valori minimi dei livelli di illuminamento naturale ed artificiale sul piano di lavoro sono esposti nella seguente tabella:

Lux Sui tavoli negli spazi per il disegno, il cucito, il ricamo,… 300

Sulle lavagne e sui cartelloni 300

Sul piano di lavoro negli spazi per lezione, studio, lettura,

laboratori, negli uffici. 200

Nei corridoi, nelle scale, servizi igienici, atri, spogliatoi, ecc.

misurati su un piano ideale posto a 1,00 m dal pavimento 100 Negli spazi per riunioni, per ginnastica, ecc, misurati su un

piano ideale posto a 0,60 m dal pavimento 100

Allo scopo di garantire che le condizioni di illuminamento indicate nella tabella siano assicurate in qualsiasi condizione di ciclo e in ogni punto dei piani di utilizzazione considerati, dovrà essere realizzato uno stretto rapporto mediante integrazione dell'illuminazione naturale con quella artificiale.

Particolare cura dovrà essere posta per evitare fenomeni di abbagliamento sia diretto che indiretto facendo in modo che nel campo visuale abituale delle persone non compaiano oggetti la cui luminanza superi di 20 volte i valori medi.

Allo scopo di assicurare l'economica realizzazione dei livelli di illuminamento prescritti al precedente punto 5.2.2 e contemporaneamente le esigenze derivanti dalla protezione dall'irraggiamento solare, è opportuno che il fattore medio di luce, definito come il rapporto tra

(51)

illuminamento medio dell'ambiente chiuso e l'illuminamento che si avrebbe, nelle identiche condizioni di tempo e di luogo, su una superficie orizzontale esposta all'aperto in modo da ricevere luce dall'intera volta celeste, senza irraggiamento diretto del sole, risulti uguale ai seguenti valori:

m m Ambienti ad uso didattico ( aule per lezione, studio,

lettura, laboratori, disegno, ecc. ) 0.03

Palestre, refettori 0.02

(52)

2.6.4. REQUISITI DI SICUREZZA

PREVENZIONE INCENDI E SCHEMI DISTRIBUTIVI

Di seguito sono richiamate alcune prescrizioni rilevanti ai fini del progetto dello schema distributivo ricavate dal DM 26/08/1992 “Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica”.

Percorsi esterni

I percorsi esterni devono consentire in ogni punto l’accostamento con autoscala, nel rispetto dei seguenti requisiti minimi:

- larghezza 3,50 m - altezza libera 4,00 m

- raggio minimo di volta 13 m - pendenza massima 10%

- resistenza minima al carico 20 t

Vie di esodo

Le vie di esodo fino a un luogo sicuro devono avere lunghezza massima pari a 30 m e la larghezza delle vie di uscita non deve essere inferiore a due moduli ( 1,20 m ).

La capacità di deflusso è pari a:

PIANO CAPACITÀ DI DEFLUSSO

primo interrato 37,5

primo fuori terra 50

secondo – terzo fuori terra 37,5 quarto fuori terra e oltre 33

(53)

SICUREZZA STRUTTURALE

Per quanto riguarda la sicurezza strutturale si deve far riferimento alle seguenti norme:

- Legge 5 Novembre 1971, n°1086 “Norme per la disciplina delle opere in conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica”;

- Legge 2 Febbraio 1974, n° 64 “Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche”;

- D.M. 16 Gennaio 1996 “Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche”;

- D.M. 16 Gennaio 1996 “Norme tecniche relative ai criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi”;

- D.M.18 Dicembre 1975 “Norme tecniche aggiornate relative all'edilizia scolastica (compresi gli indici minimi di funzionalità didattica), edilizia ed urbanistica da osservarsi nell’esecuzione di opere di edilizia scolastica”.

Riferimenti

Documenti correlati

progettazione integrata con passi mixed. esempio:

Incominciamo col discutere come le pi` u importanti operazioni nel dominio spaziale (o temporale) si trasformano nel dominio delle frequenze... ` E utile sapere quale operazione

Ogni documento andrebbe al contrario considerato nella sua singolarità, cercando di esaminare i tratti peculiari e la personalità del compositore, sebbene quasi sempre anonimo, e

In the corresponding IV-LATE estimation the assignment to treatment is de¯ned as the intersection of the following two events: \being born in Austria or Germany&#34; and \being

Ogni qualvolta una teoria ti sembra essere l’unica possibile, prendilo come un segno che non hai capito né la teoria né il problema che si intendeva

È, inoltre, da considerarsi che, come è stato osservato precedentemente, la donazione, nel caso di pluralità di eredi, è soggetta a collazione, in sede di apertura della successione

Nei secoli è sempre stato forte infatti il legame fra Pisa ed il mondo equestre e questo grazie anche alla presenza del quartiere di Barbaricina e del parco di San Rossore,

di un intervento di qualità e tecnicamente valido, nel rispetto del miglior rapporto fra i benefici e i costi globali di costruzione, manutenzione e.. La progettazione è informata,