La disseminazione di strumenti
di ricerca archivistici nel web
Strumenti di ricerca: una definizione
• Termine generico con cui si indicano i vari tipi di strumenti messi in opera per rendere possibile o facilitare l'accesso alla documentazione archivistica ed il suo controllo. Vi sono strumenti appositamente predisposti per la ricerca storico archivistica quali gli inventari, le guide e i censimenti descrittivi. Altri strumenti quali gli elenchi, le guide topografiche ecc. hanno funzioni prevalentemente interne e amministrative. (Lombardia Beni Culturali -
http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/glossario/)
Strumenti di comunicazione
• Gli strumenti di ricerca archivistici,
indipendentemente dalla loro tipologia e dalle loro caratteristiche specifiche, sono innanzitutto strumenti di comunicazione.
• A prescindere da ogni valutazione di ordine
metodologico il lavoro sotteso alla loro complessa elaborazione è “filosoficamente” finalizzato a
sostenere e agevolare l’individuazione e la
comprensione del materiale documentario
conservato negli archivi
La stratificazione degli strumenti
• Gli strumenti di accesso sono frutto di una
elaborazione concettuale, scientifica e culturale che ne fa prodotti originali e fortemente legati ai contesti di produzione e utilizzazione
• In linea generale per una loro prima
classificazione si può fare riferimento al modello
proposto nelle Linee Guida dell’ICA
Lo schema delle Linee guida per l’elaborazione dei sistemi di ricerca: un modello stabile
A Strumenti di ricerca che includono descrizioni a livello di fondo e/o di sub- fondo.
B Strumenti di ricerca che includono descrizioni di materiale archivistico a tutti i livelli, fino al livello del fascicolo.
C1 Strumenti di ricerca con descrizioni di documenti presentati come ultimo livello della descrizione di un fondo nel suo complesso.
C2 Strumenti di ricerca con descrizioni di documenti presentati come singole entità senza il contesto gerarchico di cui sono parte
Il caso italiano
• Nello specifico caso italiano ferma restando questa distinzione si possono individuare
anche macro categorie su base cronologica, assumendo come cesure (per quanto molto elastiche) la diffusione degli standard di
descrizione e l’uso diffuso di ICT nella
descrizione stessa
Una sommaria distinzione
“cronologica”
• Una sommaria distinzione potrebbe essere
questa, fermo restando l’alto livello di reciproca contaminazione tra i diversi modelli:
– Prima degli standard (“passato”)
– Dopo gli standard (“presente”)
– Nell’archivio digitale
La tradizione descrittiva e gli strumenti di corredo prima degli standard
• La lezione del metodo storico: il contesto come chiave di accesso e “decodifica”: Cencetti e il ruolo dell’introduzione nell’inventario
• La centralità dell’inventario : la circolare 39/1966
• Formalismi redazionali e tipografici come elementi di rappresentazione di strutture complesse
• Il modello della Guida Generale
Dagli standard alla rappresentazione degli archivi in ambiente digitale
• Gli standard di descrizione come elemento di codifica della descrizione
• I presupposti per la costruzione di sistemi
“articolati” e (ipoteticamente) integrati di strumenti di ricerca che sono essi stessi strumenti di nuova
generazione (finding aids system)
• Il rapporto con la produzione pregressa: strategie di
selezione, acquisizione e restituzione
L’impatto dei software: dall’inventario alla banca dati di descrizioni archivistiche
• Data structure standard e data content standard
• L’analisi dei requisiti e dei modelli di
restituzione delle descrizioni archivistiche
• L’esigenza di definire adeguate politiche di pubblicazione (stampare o immettere on line?)
• Il potenziamento delle funzionalità di ricerca
Il web e gli archivi
• Internet e il web rappresentano risorse altamente strategiche per conferire un più alto livello di
accessibilità agli strumenti archivistici
• una efficace disseminazione degli strumenti di ricerca, cioè delle “informazioni” archivistiche
qualificate è il punto di partenza per ogni possibile potenziamento della mission archivistica
• Il web è quindi esso stesso uno strumento (anche)
archivistico
Un approccio equilibrato
Detto questo bisogna anche sottolineare come, ovviamente, la rete, intesa come ambiente di pubblicazione e consultazione di strumenti di corredo, sia solo uno dei “luoghi” della
comunicazione archivistica, per quanto si avvii ad una sempre più massiccia frequentazione.
Su un altro versante, per quanto i dati che provengono dagli istituti non siano sempre confortanti, gran parte della ricerca archivistica continua a svilupparsi nelle sedi fisiche che le sono più consuete, supportata da strumenti non sempre
particolarmente efficaci.
Quando ci affacciamo - e con entusiasmo – alle opportunità
del web non dobbiamo dimenticare questo dato quantitativo.
Il web come strumento di comunicazione archivistica
• Il web è assolutamente funzionale a garantire un’efficace circolazione dell’informazione
archivistica codificata
• La rete può divenire l’habitat naturale e per certi versi ineludibile per gli strumenti di ricerca
archivistici
• Il web come opportunità strategica per ovviare ai
deficit comunicativi che in senso ampio hanno da
sempre penalizzato il lavoro archivistico
I problemi di fondo
• peculiarità degli oggetti della descrizione
• peculiarità degli strumenti di mediazione e dei modelli di rappresentazione
• Rispetto delle esigenze di utenti non sempre e non necessariamente consapevoli della
complessità (usability test e user study dimostrano la “sofferenza” degli utenti)
• effettiva fruibilità, in termini di visibilità,
reperibilità e “usabilità”
Il web avvicina agli archivi
• Il processo di delocalizzazione digitale degli strumenti non penalizza ma anzi incentiva la frequentazione fisica degli archivi, conferendo loro una visibilità ed una
familiarità che nel contesto tradizionale non sono forse mai esistiti, malgrado i grandi sforzi di mediazione da sempre sostenuti dagli archivisti.
• Soprattutto in un contesto come quello italiano dove,
per una serie di motivi, la disponibilità di fonti primarie
on line è ancora limitata, il web non è una tecnologia
che allontana gli utenti dagli archivi reali, ma anzi li
incoraggia a frequentarli
Evoluzioni
• Il significato di “strumento di ricerca” nel contesto digitale
• Tipologie e finalità nuove rispetto ai paradigmi cui siamo abituati a fare riferimento.
• La “contaminazione” digitale influenza e potenzia la metodologia archivistica, almeno sul fronte comunicativo
• Chiunque abbia provato a illustrare ad utenti non specializzati il
sistema di relazioni che costituisce l’archivio muovendo ad esempio da una sua rappresentazione cartacea bidimensionale non potrà nascondere il sollievo provato a svolgere lo stesso compito
appoggiandosi su una restituzione digitale e, per certi versi, tridimensionale, dello strumento descrittivo capace di rendere
immediatamente percepibile la profondità strutturale e il potenziale informativo delle relazioni tra gli oggetti della descrizione.
• La tradizionale rappresentazione ad “albero” non è però l’unica soluzione
• Il rapporto tra modelli di rappresentazione e modalità di ricerca
Le descrizioni prima delle soluzioni
• A prescindere da ogni altra considerazione resta comunque il fatto che senza adeguati strumenti descrittivi gli archivi rimangono conglomerati di informazioni inanimate e di difficile utilizzazione, qualunque sia l’uso che di queste informazioni si vorrà fare.
• Necessità di descrivere gli archivi nella loro
fisicità, indipendentemente dai mezzi impiegati.
• Il digitale nelle sue molteplici declinazioni è solo
un veicolo più potente, non una scorciatoia.
Archivi e archivi nascosti
• “Libraries, archives, and cultural institutions hold millions of items that have never been adequately described. These items are all but unknown to, and unused by, the scholars those organizations aim to serve (…). Reducing
archival backlogs and exposing once-hidden collections will likely require that archives
revamp their workflows, but software can play a role in making archives more efficient and
their collections more visible”. Lisa Spiro
Opportunità
• La scelta digitale e telematica genera insomma almeno due opportunità
• recuperare il pregresso descrittivo (che è
comunque imponente), contribuendo a dargli maggiore visibilità
• incentivare descrizioni e riordini di quanto è
ancora davvero “nascosto” nei diversi depositi.
Gli strumenti del futuro
• Quali possono essere gli “inventari” degli
archivi informatici o almeno di quella parte di archivi informatici che riusciremo a conservare nel tempo.
• Un tema di grande interesse e complessità
intorno al quale con ogni probabilità si dovrà
ridefinire gran parte del bagaglio tecnico e
culturale della disciplina archivistica, con
conseguenze che al momento forse non
sappiamo neppure immaginare
Standard e comunicazione
• Nell’ambito dei processi di descrizione
archivistica la dimensione comunicativa è stata a suo tempo enfatizzata dagli standard di
descrizione e assume un rilievo ancora maggiore quando si parla di descrizioni archivistiche sul web e della loro
rappresentazione
Eterogenità e bisogno di normalizzazione
• Forti e diversificate peculiarità della descrizione archivistica, che si traducono nella eterogeneità degli strumenti e dei modelli di
rappresentazione generati nel tempo e nello spazio, quasi sempre senza prestare troppa attenzione ad una visione d’insieme.
• La tradizione descrittiva italiana, per quanto non siano mancati in passato tentativi di sintesi anche di un certo interesse, si è
avvicinata solo di recente al concetto di costruzione di quel finding aids system che sembra uno dei contributi più significativi che
scaturisce da una valutazione attenta delle linee guida ICA per la normalizzazione degli strumenti di corredo.
• In questo senso un tentativo interessante di lettura sinottica degli strumenti di ricerca relative agli archivi di Stato italiani è l’
Atlante storico degli archivi italiani e in particolare la sua
rappresentazione entro una tavola diacronica.
Le linee guida ICA
• “Uno degli aspetti innovativi delle Guidelines è l’affermazione del concetto di finding aid system, cioè della realizzazione di sistemi in cui ogni
strumento (dalle tradizionali descrizioni di fondi alle liste d’autorità, gli indici, i tesauri, ecc.) sia progettato in raccordo con gli altri così da
completarsi, accrescersi e supportarsi reciprocamente, al fine di rendere
completamente accessibili in tutti i loro dettagli e
tutti i loro aspetti, i fondi conservati” (Francesca
Ricci)
Sistemi e particolarismi
• Storicamente invece il concetto di strumento di corredo archivistico e in particolare quello di
inventario nascono, si sviluppano e si
perfezionano in un contesto culturale e all'interno di modelli di comunicazione che non conoscono le potenzialità integrative e le urgenze
comunicative che sono tipiche di questo tipo di approccio e risultano enfatizzate dalla rete,
privilegiando piuttosto approcci fortemente legati
allo specifico sostrato archivistico e istituzionale
di riferimento
Particolarismi e peculiarità informative
• L'intenso dibattito del secolo scorso,
incardinato intorno alle denominazioni, alle finalità, alla struttura e alla definizione dei
contenuti informativi sta lì a dimostrarcelo e ad imporci un’attenta riflessione in merito quando si valutino le modalità di restituzione web dei
“vecchi” strumenti di ricerca che non sacrifichi queste peculiarità (che costituiscono esse
stesse valore informativo) al nuova format
comunicativo.
I codici comunicativi del web e i valori informativi degli inventari
• Su un altro versante sta invece la constatazione che Internet e il web, indipendentemente dagli specifici domini cui si applicano, sono governati da codici comunicativi altrettanto peculiari, che influenzano inevitabilmente i modelli di trasmissione dei contenuti informativi che essi veicolano.
• Non è esattamente la stessa cosa pensare ad un inventario cartaceo in una sala di studio o alla sua trasposizione on line
• Ma, al tempo stesso l'inventario on line, soprattutto se frutto di una trasposizione, non deve dimenticare la sua origine culturale e
scientifica.
• I contenuti informativi possono essere in ultima analisi gli stessi ma cambiano – anche in ragione dei profili genericamente culturali
degli utenti – le strategie di interrogazione e lettura, si modificano i
tempi, crescono le aspettative.
• Le tipologie degli strumenti di ricerca tra
analogico e digitale
Modelli diriferimento
• Sulla natura, le tipologie, le finalità e le denominazioni degli strumenti di accesso come è noto l'archivistica si è interrogata a lungo. A più riprese si è tornati sulla questione, sia dal punto di vista concettuale e metodologico che da quello che potremmo definire applicativo. Sotto questo punto di vista la tradizione descrittiva italiana è solida e circostanziata e può fare affidamento su altrettanto solidi e
circostanziati punti di riferimento. Al tempo stesso il panorama italiano è caratterizzato da una forte eterogeneità dei modelli descrittivi, naturale
conseguenza della specificità istituzionale e archivistica dei contesti di produzione cui alludevamo sopra
• Per una sintesi del dibattito, anche in una prospettiva “storica” e per uno stato dell’arte aggiornato si veda P. Carucci, M. Guercio, Manuale di archivistica, Roma, Carocci, 2008 pp. 91 – 124.
• Al di là dei molti esempi concreti in termini di inventari pubblicati resta di sicura rilevanza in questo senso la circolare 39/1966 che fissa appunto le norme da seguire per la pubblicazione degli inventari sia sotto il profilo dell’organizzazione della struttura che sotto quello della normalizzazione dei contenuti (cfr. Circolare Ministero dell’Interno n. 39/1966, Direzione generale degli Archivi di Stato, Ufficio Studi e Pubblicazioni)..
Il pregresso
• Nella loro eterogeneità tipologica, qualitativa e
quantitativa questi strumenti rappresentano un capace serbatoio da cui attingere le risorse da trasferire sul
web, il cosiddetto “pregresso” che descrive una mole davvero significativa di fondi archivistici, allo stato
attuale solo in parte individuabili compiutamente attraverso il web.
• Nella maggior parte dei casi questi strumenti sono
cartacei, prodotti all’interno di un intervallo cronologico
molto ampio, talvolta manoscritti, talvolta dattiloscritti,
talvolta stampati ma disponibili anche come file di word
processor, talvolta infine pubblicati a stampa.
Le banche dati di descrizioni archivistiche
• In misura crescente esistono poi banche dati di descrizioni archivistiche che a loro volta possono aver generato elenchi, guide o inventari destinati alla consultazione cartacea ovvero possono essere interrogate ricorrendo a diverse tipologie di
sistemi di restituzione digitale.
• Nel caso in cui le banche dati siano state esportate in formati per la stampa si rientra sostanzialmente nella fattispecie degli strumenti analogici e i problemi maggiori sono quelli di eventuali successivi aggiornamenti della banca dati che imporranno (o che dovrebbero imporre) l’inevitabile allineamento del prodotto cartaceo.
• Nel caso invece in cui le banche dati non prevedano output cartacei ma siano gestite, utilizzate e conservate solo in ambiente digitale la principale
preoccupazione è innanzitutto quella di garantire a questi oggetti un’adeguata conservazione e un’attenta gestione.
• Questo non solo per ovvie ragioni di obsolescenza ma anche per la tendenza (che emerge dal confronto con la dimensione pratica) a rimaneggiare, ritoccare e in definitiva non stabilizzare le banche dati, con il risultato talvolta di disallinearle rispetto alla realtà degli archivi che descrivono.
I software per la produzione di banche dati
• Nella fase attuale gran parte dei lavori di censimento e riordino si sviluppa utilizzando software di descrizione il cui prodotto finale è proprio una banca dati
• Quando gli interventi si dispieghino in seno a progetti che tengano conto delle problematiche di
aggiornamento e conservazione l’uso dei software è comunque positivo ed anzi propedeutico ad una più semplice utilizzazione dei risultati anche tramite il web
• Quando invece il controllo sistematico sulle banche
dati prodotte è più debole, i rischi reali di dispersione o di cattiva gestione devono sempre essere messi in
conto.
L’esigenza di linee guida
• Nella dinamica situazione attuale un compito precipuo dell’amministrazione archivistica dovrebbe essere quello della pubblicazione di circostanziati (e diffusi) criteri
qualitativi sulle modalità complessive di organizzazione e gestione degli interventi, cui magari subordinare anche eventuali finanziamenti.
• Di fatto questo avviene però solo in alcune realtà, mentre in molti casi le indicazioni sono assai meno solide e affidabili.
• La carenza di coordinamento oltre che sulla qualità si
riflette poi anche sulle modalità di restituzione dei prodotti, incoraggiando per certi versi il proliferare di ambienti e
strumenti non di rado in competizione tra loro.
Un quadro generale
• Gli strumenti di ricerca e le eventuali
riproduzioni di documenti, cioè gli oggetti della ricerca, possono essere allocati
all’interno di diverse risorse.
• Il quadro italiano è al riguardo
particolarmente articolato
I “nuovi” strumenti
• In questa direzione si possono individuare tre categorie essenziali e per certi versi
complementari: i portali archivistici, i sistemi informativi archivistici e i siti web archivistici
• In misura non quantificabile e con diversi livelli di analiticità ognuna di queste tipologie offre descrizioni archivistiche e informazioni di
supporto alla ricerca
I sistemi dell’Amministrazione archivistica: un possibile punto di partenza per la costruzione di
una rete efficiente SAN e portali tematici
• Patrimonio archivistico statale
– Guida Generale/Sistema Guida Generale
– SIAS/
Sistemi “locali”• Patrimonio archivistico non statale
– SIUSA
Siti web AS
Siti web soggetti
produttori/conservatori Sistemi informativi
regionali
I portali
• Portale: “un sito web che costituisce un punto di partenza, una porta di ingresso, ad un
gruppo consistente di risorse di Internet”
(wiky)
• In Italia negli ultimi anni si sono moltiplicati i portali archivistici
• Un punto di sintesi nel portale della
Direzione Generale per gli archivi e nel SAN
La rete dei portali archivistici
• SAN il portale dei portali
• I portali tematici
– Archivio storico multimediale del Mediterraneo – Antenati. Archivi per la ricerca anagrafica
– Archivi di impresa – Archivi della moda – Archivi della musica
– Archivi per non dimenticare – Catasti
– Polvere di stelle
SAN
• Risorsa per certi versi innovativa si pone come punto di sintesi rispetto alle risorse esistenti
• “Il Sistema Archivistico Nazionale offre un punto di accesso alle informazioni sul patrimonio
archivistico italiano pubblicate in web dai diversi sistemi di descrizione archivistica che
vi aderiscono”
• Le informazioni più rilevanti per la ricerca
risiedono nei singoli sistemi
Portali tematici
• I diversi portali rispondono all’esigenza di valorizzare anche di risorse documentarie tradizionalmente lasciate sullo sfondo
• Possono avere un ruolo importante nel processo di valorizzazione
• Rispetto ai contenuti effettivi lasciano ancora a
desiderare
Sistemi informativi archivistici
• Patrimonio statale
– SIAS
– (Guida Generale)/Sistema Guida Generale
– Sistemi informativi locali (a livello di singoli istituti)
• Patrimonio vigilato
– SIUSA
– Sistemi locali (di solito su scala regionale)
I siti web archivistici
• Per un sito web la definizione di strumento di corredo archivistico è sostanzialmente impropria, almeno alla luce dei canoni secondo i quali questa espressione è stata tradizionalmente (e correttamente) recepita
• Il sito web archivistico è infatti un collettore di
informazioni più o meno strutturate, finalizzate alla comunicazione archivistica anche di alto livello
scientifico e solo in questo senso diviene uno
strumento di accesso e valorizzazione, soprattutto
quando i suoi contenuti siano costruiti in maniera
organica a sostegno e nel rispetto delle molteplici
esigenze degli utenti.
Digitalizzazione di fonti primarie
• La costituzione di vere e proprie digital library archivistiche rappresenta un’esigenza avvertita come prioritaria da buona parte della
comunità degli utenti e a cui si dovrà tentare
di dare risposta nel prossimo futuro, sia pure
nella consapevolezza delle complessità che la
digitalizzazione di fonti archivistiche porta con
sé
• La qualità e la quantità degli inventari on line
Valutare l’offerta
• Oggetto della nostra indagine saranno tutti gli
strumenti di descrizione che sia pure con modelli piuttosto diversificati, si spingono in verticale
attraverso la struttura dei fondi fino ad individuare le singole unità archivistiche.
• La precisazione è dovuta in quanto, come vedremo, in rete ci si imbatte in una gamma piuttosto ampia di strumenti di questo genere che solo in parte corrispondono appunto al
concetto che a lungo abbiamo avuto di inventario
archivistico.
Quantità e qualità
• Il numero degli inventari in rete è in crescita costante e ammonta ormai a cifre che per quanto difficilmente quantificabili sono nell’ordine delle migliaia.
• Ciò che invece lascia ancora a desiderare, malgrado il
problema sia stato individuato ormai da tempo e nessuno più lo ignori, è il livello di visibilità e di integrazione delle singole componenti informative in un sistema complessivo.
• Se guardiamo agli inventari e non ci limitiamo alle descrizioni dei livelli alti, alla gran mole di contenitori apparentemente disponibili non sembra innanzitutto corrispondere una soddisfacente ricaduta in termini
applicativi, quantitativi e qualitativi sul piano dei contenuti
Visibilità e reperibilità
• Il principale problema al riguardo, anche dando per accettabile il dato quantitativo, è, appunto quello di garantire visibilità e reperibilità agli inventari
disseminati sul web.
• All’interno di un modello conservativo come quello italiano, tenacemente fedele al policentrismo della
conservazione, l’unica garanzia in questo senso sembra risiedere nell’efficacia dell’interazione tra le risorse
locali (che potremmo definire anche analitiche) e
quelle centrali (che potremmo invece definire nazionali
o, se vogliamo, “sintetiche”).
Cooperazione
• La capacità che i diversi sistemi hanno di “vedersi” e di cooperare riveste un ruolo decisivo per rispondere in maniera efficace alle richieste degli utenti
• A questo riguardo occorre tornare a ribadire l’importanza dell’interazione tra sistemi centrali intesi come ambienti di raccordo, di visione di insieme, e sistemi locali, intesi invece come approfondimento “verticale” e analitico
• Magari cercando di evitare, nella progettazione complessiva, sovrapposizioni e fenomeni di
incomunicabilità tra i diversi soggetti che operano su questi
temi (regioni, soprintendenze, province, reti di comuni).
Un prezioso strumento di sintesi
• Per quanto concerne gli archivi di Stato e le
Soprintendenze archivistiche una preziosa risorsa relativa agli strumenti di ricerca non editi è quella resa disponibile dall’ICAR nella sezione biblioteca digitale del suo sito. Pur senza indulgere a
particolari raffinatezze tecnologiche i due file pdf cui si accede da queste pagine offrono una
efficace sguardo di insieme sui diversi strumenti
disseminati sul web con soluzioni diverse dalle
rispettive istituzioni
L’architettura complessiva
• Stando ai dati di cui ad oggi disponiamo la situazione è ancora molto fluida. Se guardiamo al sistema dall’alto possiamo intanto prendere atto, dell’esistenza dei grandi sistemi centrali (SIAS, SIUSA, Guida) che, ognuno con le sue caratteristiche, costituiscono in qualche modo lo scheletro dell’intero edificio ed un inevitabile punto di riferimento, almeno laddove il loro popolamento e la loro utilizzazione sia
quantitativamente significativa.
• A prescindere da ogni altra considerazione tali sistemi non possono quindi essere ignorati da chi progetta “dal basso” e ogni ipotesi di restituzione di descrizioni archivistiche deve o dovrebbe tenerne conto.
• I sistemi informativi centrali costituiscono il reticolato di riferimento
per la costruzione di un modello di ricerca archivistica digitale ma, per
loro natura, soddisfano solo parzialmente le esigenze di utenti che
vogliano entrare davvero nel merito dei contenuti informativi dei
singoli fondi
I sistemi
• Coerentemente a quanto detto fin qui il punto di partenza non può essere che l’analisi di ciò che al riguardo offrono i sistemi informativi centrali, lasciando da parte la Guida generale che non offre contenuti informativi rilevanti ai fini del nostro tipo di ricerca, se non laddove individua l’esistenza di strumenti di corredo cui però non è poi possibile accedere
direttamente
SIAS
• In SIAS compare innanzitutto un nutrito catalogo degli strumenti di ricerca che individua e descrive, in
un’ottica appunto catalografica, quelli disponibili nei diversi istituti ma risulta di un’utilità relativa quando si ragioni in termini di ricerca on – line.
• SIAS, come è noto, dispone poi di un modulo inventario che consente agli istituti di “trascrivere” in formato
digitale i propri strumenti di ricerca.
• In questa forma tramite SIAS sono stati pubblicati nella sezione inventari on line “inventari” da parte di 46
istituti archivistici
“Inventari”…
• Le virgolette nel parlare degli strumenti di corredo
pubblicati in SIAS come di inventari sono d’obbligo perché spesso ciò che SIAS restituisce non si allinea esattamente al concetto più compiuto che abbiamo di inventario
• Questo può dipendere da molti fattori, dalla qualità degli strumenti che si è deciso di pubblicare ai modelli descrittivi, conservativi e organizzativi tipici degli specifici contesti
geografici e archivistici.
• Molti di questi strumenti fanno riferimento a fondi o a
porzioni di fondi di dimensioni relativamente contenute e in diversi casi si è privilegiato l’immissione on line di
descrizioni dei fondi diplomatici.
Siti web degli istituti
• Restando sul terreno degli archivi di Stato bisogna poi prendere in considerazione la disponibilità di inventari sui siti web dei singoli istituti, secondo strategie di pubblicazione piuttosto diversificate e tutto sommato rarefatte
• Uso del web da parte degli istituti piuttosto diversificato e in
qualche caso abbastanza estemporaneo, ancora segnato da ampie lacune e in qualche caso decisamente poco allineato agli standard qualitativi (e normativi) cui ormai siamo abituati in altri contesti
• In linea generale il web archivistico per quanto in crescita sembra,
soprattutto nel caso italiano, ancora fermo a modelli per certi versi
arcaici o comunque molto rigidi, caratterizzati da un basso livello di
interazione tra l'ambiente telematico e gli utenti
Scelte diversificate
• Scelte diversificate per la restituzione.
• Si può dire che tutte le soluzioni possibili sono rappresentate
• Alcuni istituti scelgono il pdf (Catania, Milano, Treviso),
• Altri optano per pagine in html di diversa complessità di strutturazione e qualità di restituzione (Ancona, Prato, Firenze).
• In altri casi, ad esempio Siena, si adotta il modello XML/EAD.
• C’è poi chi propende per una massiccia digitalizzazione statica come Venezia.
• In diversi casi si assiste anche a soluzioni ibride, che combinano diversi modelli di restituzione.
• Non mancano neppure soluzioni che prevedono la generazione di “nuovi”
strumenti di accesso piuttosto che la trasposizione di vecchi inventari. Ecco quindi che ci si imbatte in diverse banche dati di descrizioni archivistiche (Milano,
Piacenza) o in sistemi informativi cui si agganciano le descrizioni delle unità (Roma, Cagliari). I
• n qualche caso - e anche qui secondo soluzioni di volta in volta diverse - agli strumenti sono associate le riproduzioni digitali come per esempio nel caso di Firenze, di Prato (archivio Datini)
SIUSA
• Lasciando il mondo sostanzialmente circoscritto e più facilmente monitorabile degli archivi di Stato, occorre ora andare a verificare cosa offra in
termini di strumenti di ricerca l’altro grande sistema centrale
• SIUSA è un altro punto di accesso sotto molti punti di vista privilegiato, che consente di
allargare l’ottica al panorama molto più articolato
degli archivi vigilati, uscendo dal “recinto” certo
molto ampio ma più stabilmente delineato degli
archivi di Stato.
Catalogo e inventari on line
• Come SIAS anche SIUSA dispone di un modulo catalografico che descrive gli strumenti di ricerca esistenti e nei casi in cui sia
possibile rinvia alla consultazione dello strumento che può risiedere fisicamente nel sistema stesso ovvero come più spesso accade
essere collocato in risorse esterne.
• Più recentemente è stata inoltre creata una nuova componente del sistema informativo che nel momento in cui scriviamo è ancora in qualche modo “nascosta”. La si raggiunge infatti solo passando dalle schede descrittive degli inventari che vi sono pubblicati ma le
caratteristiche del modulo lasciano presagire che sia destinato ad ampliamenti e sviluppi futuri La sezione Inventari on line di cui si tratta ed è raggiungibile a
<http://siusa.archivi.beniculturali.it/inventari/inventories>
costituisce una componente autonoma del sistema, come si deduce
anche dall’impostazione grafica rispetto a quella Inventari on line
cui attualmente si accede dalla home page di SIUSA.
SIUSA e gli inventari
• Come SIAS anche SIUSA dispone di un modulo catalografico che descrive gli strumenti di ricerca esistenti
• La sezione inventari on line disponibile nel portale descrive gli inventari realmente disponibili sia all’interno che all’esterno del sistema
• Più recentemente è stata inoltre creata una nuova componente del
sistema informativo che nel momento in cui scriviamo è ancora in qualche modo “nascosta”. La si raggiunge infatti solo passando dalle schede
descrittive degli inventari che vi sono pubblicati ma le caratteristiche del modulo lasciano presagire che sia destinato ad ampliamenti e sviluppi futuri
• La sezione Inventari on line di cui si tratta ed è raggiungibile a
<http://siusa.archivi.beniculturali.it/inventari/inventories> costituisce una componente autonoma del sistema, come si deduce anche
dall’impostazione grafica rispetto a quella Inventari on line cui attualmente
si accede dalla home page di SIUSA.
Possibili sviluppi
• Un efficace sviluppo di questa componente aggiuntiva di SIUSA potrebbe rivelarsi di
decisiva importanza in vista della definizione di progetti di pubblicazione di inventari in
quegli ambiti territoriali che non hanno
l’opportunità di creare autonomi sistemi
informativi.
I numeri di SIUSA
• Tornando però a ciò che è attualmente
disponibile in SIUSA, il numero maggiore di inventari, per quanto percentualmente basso rispetto alla quantità di soggetti produttori e conservatori che rientrano nella sfera della
vigilanza, si può recuperare passando invece dalle schede descrittive degli strumenti di corredo che come dicevamo rinviano in massima parte a
risorse esterne.
Prospettive
• Questi numeri davvero piuttosto esigui vanno letti come provvisori e
auspicabilmente in crescita e non esauriscono (né sostanzialmente possono
esaurire) la realtà delle risorse disponibili per gli archivi vigilati, i cui strumenti sono presenti in misura ben più significativa anche in altri sistemi descrittivi.
• Il problema che si pone in prospettiva è allora sempre il solito: capire se è possibile attraverso SIUSA - o più verosimilmente attraverso il SAN - realizzare un punto di accesso e monitoraggio di tutte le risorse ovvero se ci si deve arrendere alla
deregulation e sperare – dal punto di vista dell’utente – nell’efficacia dei motori di ricerca generalisti. (ovvero nella capacità di rendere visibili gli strumenti ai motori di ricerca)
• La questione non è banale perché non sono banali i numeri e la complessità del quadro conservativo. Quello che è certo è che se esiste una ragionevole speranza di tenere sotto controllo tale complessità questa risiede nella costruzione di un sistema federato di risorse locali compatibile con SIUSA e/o con le sue evoluzioni.
Lo dimostrano già, del resto, i casi di Lazio, Lombardia, Umbria ed Emilia Romagna, dove una diversificata ma sostanzialmente rigorosa e attenta programmazione locale crea condizioni assolutamente favorevoli ad un accesso più efficace agli inventari.
I vantaggi di una rete di sistemi
• La costruzione di sistemi locali – a ben guardare neppure troppo dispendiosa se se ne considerano le possibili ricadute positive- è quindi la prima risposta davvero sostenibile da fornire.
• L’esistenza di sistemi locali dotati di opportuni comitati scientifici e redazionali garantisce infatti non solo una maggiore visibilità agli inventari ma anche un più alto e affidabile livello qualitativo dei dati, soprattutto in termini di manutenzione delle risorse. Lo
dimostra quanto avviene con alcuni inventari descritti da SIUSA e pubblicati al di fuori di sistemi archivistici strutturati, spesso sui siti dei rispettivi soggetti produttori o conservatori.
• Indipendentemente dalla qualità e dalle scelte operate in sede di
restituzione, il problema principale che si manifesta al riguardo è
proprio quello del mantenimento costante dell’accessibilità della
risorsa.
SIUSA e i progetti tematici: alcuni esempi
• Proseguendo nella valutazione dell’offerta di SIUSA bisogna poi segnalare l’apporto, stavolta non indifferente, di alcuni progetti che orbitano intorno al sistema delle soprintendenze.
• Il progetto “Ecclesiae Venetae” descrive fino al livello di unità 520 complessi archivistici, per un totale di oltre 60.000 unità, utilizzando le risorse descrittive messe a disposizione da SIUSA
• Il progetto “Archivi di personalità. Censimento dei fondi toscani tra ‘800 e ‘900”
rende invece disponibili 59 inventari, individuati in questo caso in risorse esterne pubblicate in massima parte sui siti degli archivi storici dell’Unione Europea e dell’Istituto Vieusseux.
• Altro progetto tematico è il “Censimento degli archivi inquisitoriali” che però si ferma, coerentemente ai suoi fini, al livello di guida.
• Vanno infine segnalati i “percorsi tematici” che in sostanza filtrano risorse
disponibili a livello generale nel sistema sulla base appunto di istanze tematiche progettuali. A questo riguardo sono attualmente disponibili “Gli archivi
dell’architettura contemporanea” da cui si può accedere a un certo numero di inventari di architetti e “Carte da legare” censimento degli archivi degli ex ospedali psichiatrici.